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La sottomissione degli iloti [179] Fatto ciò, delle terre che ciascuno avrebbe
dovuto ricevere in ugual misura, essi, pur essendo po-
1. Eforo, FGrHist 70 F117 (= Strabone, Geografia VIII 5, chi, presero non solo le migliori, ma anche le più
4): Eforo dice che gli Eraclidi che presero possesso estese, tanto che nessuno degli Elleni ne possiede di
della Laconia, Euristene e Procle, divisero la terra in più, e invece alla massa del popolo assegnarono una
sei parti e fondarono in essa delle città (...). Tutti i pe- così piccola parte di quelle peggiori che lavorando
rieci obbedivano agli Spartiati, ma comunque erano con grande fatica riescono appena a ricavarne il so-
loro uguali nei diritti, con una quota di partecipa- stentamento quotidiano; quindi suddivisero la molti-
zione alla cittadinanza e alle cariche pubbliche. Agide tudine in gruppi i più esigui possibile e li stanziarono
figlio di Euristene tolse loro questa uguaglianza nei in piccoli e numerosi luoghi, a cui si dava il nome di
diritti e li rese soggetti a Sparta. Gli altri obbedirono, città ma che in realtà avevano un’importanza infe-
ma gli Elei – il popolo di Helos – si ribellarono, ven- riore ai nostri demi.
nero soggiogati con la forza in guerra e furono con- [180] Dopo averli privati di tutti i diritti di cui è
dannati a essere schiavi a condizioni non modifica- giusto godano gli uomini liberi, imposero loro la mag-
bili, cosicché i loro padroni non potevano né liberarli gior parte dei pericoli; nelle campagne di guerra che
né venderli al di là dei confini. Questo episodio è noto erano guidate da un re li schieravano in battaglia,
come la guerra contro gli Iloti. uomo per uomo, al loro fianco, e alcuni li collocavano
addirittura in prima fila; e se, dovendo inviare una
2. Pausania, Geografia III 20, 6: C’era una città costiera spedizione di soccorso, temevano le fatiche o i peri-
chiamata Helos, menzionata da Omero nel catalogo coli o la lunga assenza, li mandavano a rischiare la
degli Spartani: «Quanti abitavano Amicle ed Helos, la vita per gli altri.
città sul mare» [Iliade II 584]. Quest’ultima era stata [181] Ma che bisogno c’è di dilungarsi ad enume-
fondata da Helios, il più giovane figlio di Perseo, ma rare tutti i soprusi che subisce la massa della popola-
in seguito i Dori la presero d’assedio e tali uomini di- zione invece di limitarsi a dire il più enorme? Di co-
vennero i primi schiavi pubblici di Sparta e i primi ad storo, che fin da principio hanno sofferto mali così
essere chiamati iloti (dal momento che essi erano terribili e pur riescono così utili al momento oppor-
“cittadini di Helos”). Il nome “iloti” finì per essere tuno, gli Efori possono mettere a morte senza pro-
utilizzato anche per gli schiavi acquisiti posterior- cesso quanti vogliono; e ciò mentre per gli altri Elleni
mente, i Dori di Messenia: proprio come il nome El- anche l’uccisione dei servi più malvagi è un crimine
leni è stato applicato all’intera stirpe greca a partire empio.
dalla regione della Tessaglia chiamata Ellade.
La rhetra di Licurgo
3. Isocrate, Orazione XII (Panatenaico) 177-181: Quando
i Dori che avevano invaso il Peloponneso ebbero di- 4. Plutarco, Vita di Licurgo 6, 1-4: Licurgo si occupò di
viso in tre parti le città e le terre di cui avevano spo- questo organismo [cioè la gerousia, il Consiglio degli
gliato i legittimi proprietari, quanti avevano occu- Anziani], a tal punto da portare da Delfi un oracolo
pato Argo e Messene si diedero un governo analogo a che lo riguardava e che chiamano rhetra. Eccone il te-
quelli degli altri Greci, mentre il terzo gruppo, che sto: «Edificato un tempio a Zeus Sillanio e Atena Sil-
oggi chiamiamo Lacedemoni, furono in preda a con- lania, organizzate le phylai e ordinate le obai, istituito
tese intestine come nessun altro popolo ellenico; e un consiglio di trenta anziani inclusi gli archagetai, si
avendo preso il sopravvento coloro che per l’eleva- tengano periodicamente delle apellai tra Babica e il
tezza del sentire si distinguevano dalla massa, non Cnacione; in tal modo si presentino le proposte di
adottarono in rapporto all’accaduto nessuna deci- legge e si tolgano le sedute; all’assemblea del popolo
sione paragonabile ai popoli che erano passati per sia vittoria e potere».
un’esperienza del genere. [2] In questa formula le espressioni “organizzare
[178] Gli altri convivevano nella città con i vecchi le phylai” e “ordinare le obai” significano dividere e
avversari e li rendevano partecipi di tutti i diritti distribuire il popolo in gruppi (denominati gli uni
tranne le cariche pubbliche. Gli Spartani ben pen- phylai e gli altri obai), archagetai sono detti i re, e “te-
santi però li giudicarono dissennati, se credevano di nere le apellai” equivale a “tenere l’assemblea”, per-
governare con sicurezza lo stato insieme a quelli cui ché Licurgo fece risalire al dio pitico, Apollo, il prin-
avevano inferto i più gravi soprusi. Perciò essi, senza cipio e l’origine della sua costituzione. Per quanto ri-
far nulla di tutto ciò, attribuirono solo a se stessi l’iso- guarda alla Babica e al Cnacione, ora li chiamano (...)
nomia e una forma di democrazia quale è indispensa- e Enunte; Aristotele da parte sua dice che il Cnacione
bile ad uomini che vogliono mantenersi sempre con- è un fiume e la Babica un ponte.
cordi, mentre ridussero il popolo nella condizione di [3] I Lacedemoni tenevano le assemblee in mezzo
perieci, asservendo le loro anime non meno di quelle fra di essi, e non c’erano né portici né qualsiasi altra
degli schiavi. costruzione. Licurgo pensava che questi edifici non
Sparta in età arcaica
servissero affatto a deliberare bene, anzi fossero piut- fra i perieci in trentamila lotti il territorio della Laco-
tosto di danno, rendendo le menti dei convenuti fri- nia, e in novemila lotti divise invece la parte di esso
vole e gonfie di vana presunzione, quando nell’as- tributaria alla città di Sparta: tanti infatti furono i
semblea si voltano a guardare statue e quadri o pro- lotti degli Spartiati. (...) (4) Il lotto di ciascuno era
sceni di teatri o soffitti di sale consiliari sontuosa- tanto esteso da dare un reddito di settanta medimni
mente decorati. Quando i cittadini si erano radunati, d’orzo al marito, dodici alla moglie, e un’analoga
il popolo era sovrano di deliberare sulla proposta quantità di prodotti liquidi. Licurgo pensava che que-
presentata dagli anziani e dai re, ma a nessun altro sta quantità di alimenti bastasse per assicurare agli
era consentito avanzarne. (4) Ma poiché il popolo con Spartiati un’adeguata vigoria e salute, e che essi non
emendamenti soppressivi o aggiuntivi distorceva e avrebbero avuto bisogno di nient’altro. Si racconta
forzava le proposte originarie, i re Polidoro e Teo- che qualche tempo dopo, mentre attraversava la
pompo aggiunsero alla rhetra questo articolo: «Qua- campagna di ritorno da un viaggio all’estero, ve-
lora il popolo parli in modo distorto, gli anziani e gli dendo i mucchi di spighe gli uni accanto agli altri e
archagetai tolgano la seduta», cioè non ratifichino la tutti eguali, egli sorrise e disse ai presenti che gli sem-
delibera, ma si allontanino subito e sciolgano l’assem- brava che la Laconia appartenesse tutta a molti fra-
blea, perché essa devia e modifica in peggio la propo- telli i quali si fossero da poco divisi l’eredità.
sta. (...)
7. Plutarco, Vita di Licurgo 9, 1-5: Poi si accinse anche
5. Plutarco, Vita di Licurgo 7, 1-3: Sebbene Licurgo a spartire i beni mobili, per eliminare del tutto l’ine-
avesse così contemperato i vari elementi costitutivi guaglianza e la sperequazione; ma vedendo che gli
dello stato, i suoi successori videro che l’oligarchia, Spartani accettavano con difficoltà un’espropria-
ancora potentissima e forte, era gonfia d’orgoglio e zione aperta, li aggirò per un’altra via e con misure
d’arroganza, come dice Platone; e le imposero come politiche vinse la loro smania di primeggiare per il
un freno l’autorità degli efori, istituiti sotto il re Teo- lusso. In primo luogo dichiarò fuori corso qualsiasi
pompo 130 anni dopo Licurgo. (...) (2) Con la perdita moneta d’oro e d’argento e prescrisse di ricorrere sol-
di quanto aveva di eccessivo, la monarchia evitò in- tanto a monete di ferro: a queste assegnò un valore
sieme all’invidia anche il pericolo di subire la sorte piccolo in rapporto a un peso e a un volume grandi,
inflitta dai Messeni e dagli Argivi ai loro re, i quali così che per tenere in casa l’equivalente di dieci mine
non avevano voluto spontaneamente cedere o allen- occorreva un vasto deposito e ci voleva una coppia di
tare in nulla il loro potere a favore delle masse popo- buoi per trasportarlo. (2) Con l’approvazione di que-
lari. Ciò rese manifesta anche la saggezza e preveg- sto provvedimento furono banditi da Sparta molti ge-
genza di Licurgo, se si considerano le lotte intestine e neri di delitti. Chi infatti sarebbe stato disposto a ru-
il malgoverno dei popoli e dei re messeni e argivi, che bare, ad accettare come donativo, a sottrarre o a ra-
pure erano della stessa razza e confinanti. (3) I Mes- pinare quanto non era possibile nascondere? (...) A
seni e gli Argivi, i quali all’inizio erano alla pari con quanto si racconta, faceva indebolire con l’aceto la
gli Spartani, anzi sembravano avvantaggiati nella tempra del ferro incandescente, rendendolo fragile e
spartizione del territorio, non conservarono a lungo difficile da lavorare, così che non poteva essere uti-
la loro prosperità (...). lizzato per altri usi. (3) In seguito Licurgo mise al
bando i mestieri inutili e superflui; ma, penso, la mag-
6. Plutarco, Vita di Licurgo 8, 1-4: Il secondo e il più ar- gior parte degli stranieri se ne sarebbe andata via da
dito fra i provvedimenti di Licurgo è la ridistribu- Sparta insieme alla moneta comune, anche se nes-
zione della terra. A Sparta c’era infatti una terribile suno li avesse messi al bando, perché i loro prodotti
disuguaglianza, e molti nullatenenti e poveri si river- non avevano commercio. La moneta di ferro non era
savano in città, mentre la ricchezza era concentrata trasferibile presso gli altri Greci e non vi aveva va-
completamente nelle mani di pochi. (2) Allora Li- lore, perché era derisa: non era quindi possibile com-
curgo, per eliminare la prepotenza, l’invidia, la crimi- prare nessuno dei prodotti stranieri nemmeno di
nalità, il lusso e i due mali della società ancor più in- poco prezzo, e nessun carico di mercanzie approdava
veterati e più gravi di questi, cioè la ricchezza e la po- ai porti; e non mettevano piede in Laconia né ciarla-
vertà, persuase i cittadini a mettere in comune tutta tani né indovini né sfruttatori di prostitute né fabbri-
la terra, a ridistribuirla per intero e a vivere tutti canti di monili d’oro o d’argento, perché non c’era
uguali fra loro, e proprietari di lotti di pari reddito. moneta. (4) Dunque il lusso, privato così a poco a poco
Avrebbero dovuto ricercare la supremazia nella di quanto lo suscitava e alimentava, si estingueva da
virtù. Egli pensava infatti che fra un uomo e l’altro sé; e quelli che possedevano molto non ne avevano
l’unica differenza o disuguaglianza è quella determi- alcun vantaggio, perché la ricchezza non aveva modo
nata dal biasimo delle azioni turpi e dalla lode di di mostrarsi in pubblico, ma rimaneva confinata in
quelle nobili. (3) Passando dalle parole ai fatti, divise casa e costretta all’inerzia. Questo è il motivo per cui
Sparta in età arcaica
a Sparta venivano lavorate con grande perizia le sup- conquistata dagli Spartani, Polidoro venne assassi-
pellettili di uso comune e indispensabili, come letti, nato. Nel regno di Euricrate figlio di Polidoro [metà
scanni e tavoli, e la coppa laconica era apprezzatis- VII secolo] i Messeni furono assoggettati a Sparta; (...)
sima per le campagne di guerra, come dice Crizia. (5) ma sotto Anassandro figlio di Euricrate [seconda metà
Se si era costretti a bere dell’acqua ripugnante, il suo del VII secolo] (...) i Messeni insorsero contro gli Spar-
aspetto era nascosto dal colore della coppa e il sorso tani. Per un certo periodo i Messeni riportarono dei
arrivava alla bocca più puro, perché il torbido urtava successi, ma alla fine vennero sconfitti e stipularono
contro i bordi rivolti all’interno e veniva trattenuto. un trattato per ritirarsi dal Peloponneso, mentre
Anche il merito di questo è del legislatore: distolti quanti erano rimasti indietro sul territorio spartano
dalle opere inutili, gli artigiani mostravano la loro divennero schiavi, ad eccezione di quelli delle città
abilità negli oggetti necessari. costiere.