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CRITICA PSICANALITICA DELLA LETTERATURA ITALIANA DAL SETTECENTO AI GIORNI

NOSTRI (Rassegna)
Author(s): Michel David
Source: Lettere Italiane , GENNAIO-MARZO 1963, Vol. 15, No. 1 (GENNAIO-MARZO 1963),
pp. 84-116
Published by: Casa Editrice Leo S. Olschki s.r.l.
Stable URL: https://www.jstor.org/stable/26248849

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84 Marco Pecoraro

tempo. Il verso « vince di mille secoli


mille e mille anni il silenzio ».
Don Gaetano Melzi, che sta componendo un Dizionario degli autori
anonimi e pseudonimi italiani, desidera sapere quali delle opere di Carl'Antonio
Pezzi, da voi registrato in un vostro articolo, nel T. V della Biografia pubbli
cata per cura del Sig. Tipaldo, sieno anonime ο pseudonime, e quale l'anno della
loro pubblicazione66. Potete rispondere su ciò, a me direttamente in Milano,
ovvero costà in Venezia al Sig. Emmanuele Cicognara, secretarlo all'Appello.
Vogliatemi bene e scusate se non soddisfaccio in tutto al desiderio vostro.
Son qui per spirare un'aria più confacente al mio petto.
Addio di cuore.
Tutto vostro
Giovita Scalvini

Non sappiamo quante altre lettere furono mandate dallo Scalvini al


l'amico: non molte di certo; la penosa malattia polmonare, infatti, di cui egli
soffriva da lungo tempo, trovando conforto solo nell'« affetto de' buoni », lo
condusse alfine alla tomba dopo appena qualche anno.
Marco Pecoraro

CRITICA PSICANALITICA DELLA LETTERATURA


ITALIANA DAL SETTECENTO AI GIORNI NOSTRI *
(Rassegna)

Non mi soffermerò
mancati ritratti sul caso del Greco
psicanaliticilm né su per il quale
quello immagino
del Piranesi che la non saranno
critica
d'arte italiana più recente non ha esitato a chiamare « surrealista » per la sua
ispirazione « delirante » e l'« ansia senza fine » che lo ha fatto presago dell'an
goscia moderna. Mi fermerò invece su un autore che, seppure scrittore di
lingua francese, è oggi rivendicato dai critici come rappresentante di diritto
della cultura italiana. Casanova è infatti l'unico letterato italiano del Settecento
ad avere interessato gli studiosi di psicologia, in un secolo pur ricco di stra
vaganti e che altrove ha consegnato agli psicanalisti i casi insigni di un
Rousseau e di un Sade 107 bis.

66 II Dizionario di opere anonime e pseudonime di scrittori italiani ο come che s


aventi relazione all'Italia, riguardante il periodo che va dal 1500 al 1840, fu edi
come si sa, a Milano, coi tipi del Pirola, in 3 volumi, dal 1848 al 1859.
Per la vita e gli scritti (circa 60 tra inediti e stampati) del parroco venezian
Carlo Antonio Pezzi (1754-1833) cfr. il profilo di lui dettato dal Tommaseo in Biogra
degli italiani illustri nelle scienze, lettere ed arti del sec. XVIII, e de' contempor
a cura di E. De Tipaldo, Venezia, Alvisopoli, 1837, V, pp. 494-496, e ristampat
anche in Dizionario estetico, Firenze, Successori Le Monnier, 1867, coli. 759-760.
* La prima parte di questa rassegna è stata pubblicata nei n. 4 (ott.-aic. ryoδ) ai
questa medesima rivista.
107 Qualche spunto per una psicanalisi del Greco nella recensione di M. Choisy alla
vita romanzata del pittore dovuta a V. De Osa, in «Psyché», η. 116-117, 1957,
pp. 248-253.
icibis Cfr. in « La Stampa » del 29 ag. 1962 la pungente « scorciatoia » di Saba
su Parini.

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Critica psicanalitica della letteratura italiana 85

S. Zweig gli ha applicato il suo metodo psicologico, i suoi colori di roman


ziere, ma non si può parlare di vera psicanalisi poiché il freudismo di Zweig,
pur essendo di prima mano, vi appare estremamente diluito108. Bisognerebbe
semmai tener conto della sterminata letteratura medico-psicologica fiorita in
torno al caso Don Giovanni in cui avremmo certamente pagine dedicate al
grande seduttore italiano. In quanto egli si identifica con il mito dell'Irresisti
bile molte psicanalisi di Don Giovanni potrebbero essergli applicate. Si pen
serà tra l'altro al saggio di O. Rank 109. Vi sono anche studi dedicati ai rapporti
di Casanova con il mitico archetipo come quello di A. H. Schmitz110 e quello di
H. Giese m. L'unico contributo di vera psicanalisi mi sembra dover essere quello
di B. Freedman e S. Freedman 112, ma non ho potuto vederlo.
-C£. · -χ.
vjuouiiu ν α nu uiiaaviiiuLV un iiuiu^iu ai Lijoiiiiu v_ii uwiiiiiii.

seri ο no, e meriterebbe ogg


in Etiemble. Ci mostrereb
rigorosamente contrastanti
stica del mito. In attesa di q
« demitizzazione » di Casan
questi tentativi è quello di
ha conosciuto l'opera del vie
presso i medici, una funzion
suo Casanova 113 ribadisce u
gnolo e che ritorna con insist
vi è identità sostanziale tra
differenziate ed a caratter
pensi alla voce « tenorile »
a « liste » di « turista dell
l'austerità veramente viril
gami del tipo di Otello (la
bruno rude e forte » che su
trionfante — e questa osse
lisi di Verdi115). Insomma

108 S. Zweig, Drei Dichter i


vita (Casanova, Stendhal, Tol
109 O. Rank, Die Don Juan
« Imago », 1914, ripresi e trad
double, Parigi 1932. Si vedrà an
understanding of the caracter
pp. 166-180, e M. M. ROSSI, I
1930, pp. 173-183.
110 H. RiESE, Casanova und D
111 A. H. Schmitz, Don Juan
1913.
113 B. e S. FREEDMAN, The ps
1933, pp. 73-78.
113 II saggio su Casanova uscì
mente a Buenos Ayres nel 1927
114 Amiel ο della timidezza,
pp. 151-152; L'evoluzione della
passim; Il problema dei sessi
Francia recentemente il suo Do
115 Su Othello, ved. A. B. FeL

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86 Michel David

prostituta. Marafion indica come con


nei confronti dei Mémoires di Casan
ha avuto successo proprio presso le
in genere, l'altro una donna. Marafio
donne descritte da Casanova è sopr
mai stato per esse da parte dello scr
ma solo uno sfogo fisico. Marafion s
clusioni sul mito di Don Giovanni
coanalista » come lo Steckel in part
di questo mito di Don Giovanni da
di altri osservatori »116.
Si legga ad esempio il recente sagg
prova di questa demitizzazione in
quella di Marafion. Abirached infa
comune con Don Juan, il quale è r
interna che gli dà una unità profond
■flint*Î Ai ςρ fiPT* imnpr1it*ci rrvn il tnprriptnn namKiompntn Ai iìccofcì in ufi pccorn

ο in un amore. Un Casanova esistenzializzato più che psicanalizzato dunque,


e che si libera dall'angoscia di non essere altro che se stesso, nel sogno mito
maniaco dei Mémoires: « pour ne pas devenir fou ou mourir de chagrin ».
Qualche addentellato con la psicanalisi, più junghiana che freudiana in verità, vi
è pure nel saggio di Micheline Sauvage 118 in cui il mito di Don Giovanni viene
non più dissolto, ma rimesso in un posto metafisico altissimo: il « mendiant
de l'éternel » sarebbe simbolo dell'uomo moderno che ha scelto il tempo contro
l'eternità. Ma davanti a un mito così illustre, si capisce come la Sauvage non
possa fare a meno di deprimere il povero « seduttore » Casanova, copia reale
del mito che non riesce a sublimarsi nella catarsi dell'opera d'arte. Mozart
(e Da Ponte?) ci libera nell'arte del complesso di Don Giovanni, il quale ap
partiene al nostro « subcosciente collettivo » represso; Casanova, no.
Ma il problema della psicologia profonda di Casanova non ha finito di
porsi. La pubblicazione finalmente autentica dei Mémoires permetterà di stu
diarla senza possibilità di attribuirle tratti pertinenti invece a quella del buon
prof. Jean Laforgue le cui « vues chastes et grammaticales » (E. Henriot dixit)
hanno offuscato fino ad oggi il testo casanoviano. E la recente ristampa ita
liana del romanzo di fantascienza di Casanova, l'Icosameron, non mi sembra
abbia provocato le interpretazioni psicanalitiche che una fantasia così libera
mente associazionistica avrebbe dovuto suscitare. Il tema dell'incesto fraterno
ad esempio (il « doppio » di Rank) vi poteva rimandare a quel capitolo sul

9, 1952, pp. 147-164 (ma qui Othello è interpretato come tendenzialmente omoses
suale). La stessa conclusione è quella di M. Waugh, Othello: the tragedy of Iago, in
« Psychoanalytic Quarterly », 19, 1950, pp. 202-212. Si ricorderà che il tema di Otello
è trattato da Giraldi Cinzio prima che da Shakespeare.
Quanto a Verdi, potrebbe ingannare il titolo di un capitolo del libro di Th. Reick,
The hauntìng Melody, Ν. Y. I960 (pp. 163-169: La forza del Destino), ma non vi
si tratta dell'analisi dell'opera verdiana.
116 II problema dei sessi, p. 34.
117 R. ABIRACHED, Casanova ou de la dissipation, Parigi 1961.
118 M. SAUVAGE, Le cas Don Juan, Parigi 1954. Il Dott. C. Dedet ha discusso
quest'anno, in Francia, una tesi di medicina su « Physiopathologie du donjuanisme ».

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Critica psicanalitica della letteratura italiana 87

l'incesto dei Mémoires che il Comisso stesso aveva eliminato nella sua versione
italiana, preferendo il silenzio alla comprensione.
Ma, se la fortuna letteraria sembra segnare un passo avanti notevole, il
mito di Casanova mi pare dunque attraversare un momento difficile. Narciso,
mitomane, esibizionista, il veneziano sembra diventare il simbolo di quello che
l'uomo maturo deve fuggire. In realtà diventa anche un riflesso fedele dell'uomo
infantile che gli stessi psicanalisti ci indicano come diffusissimo oggi. A questo
punto ci si ricorderà dell'attacco recente di Comisso, il letterato più casano
viano di oggi, contro Piovene che aveva ripreso i temi marafioniani. Co
misso — senza però far nome — arrivava all'accusa di « ipocrisia ». E d'altra
parte, potrà forse stupire che un critico come C. Bo119 faccia osservare come
Casanova (che non va confuso con un Sade) sia « il cattolico di pura tradizione,
il veneziano », un uomo « semplice, naturale » che ama la vita « senza doppi
fondi, senza troppi rigurgiti della fantasia e veleni psicologici ». La sua « fon
damentale innocenza » da alla sua opera « un gusto naturale, immediato, il
gusto del vino buono, del vino di casa nostra (...) Casanova è uomo delle
nostre parti, semplice, naturale, autentico ».

Non è poi da credere che le grandi figure del Romanticismo italiano ab


biano avuto molta fortuna presso gli psicanalisti, come ci si poteva aspettare.
Il romanticismo italiano, così diverso dagli altri romanticismi europei ο ameri
cani, avrà forse respinto le ricerche degli stranieri per l'apparente accademismo,
per il neo-classicismo di molte sue manifestazioni, per una certa mancanza
di abbandono all'onirismo e alla fantasia. E se la psicanalisi più compiuta che
abbiamo oggi su uno scrittore è quella di un romantico, non si tratta già di
un italiano, ma di un americano, E. Poe™. Eppure non è che manchino in
questo periodo letterario italiano, mal conosciuto all'estero, figure di grand
format.
L'opera di un Alfieri, ad esempio, presenta una tale massa di elementi per
un analista che può stupire la mancanza quasi totale di indagini psicanalitiche
nei suoi riguardi. Così poco dissimulato, così apertamente, infantilmente esposto,
il suo caso è a questo punto di vista esemplare. L'unico, credo, che abbia
cercato, in modo velato, di indagare nelle pieghe di questa anima desolata,
vittima d'immaginari « tiranni », è G. Debenedetti di cui sono note le sim
patie freudiane e junghiane m. Potrebbe divertire, a questo punto, la scor
ciatoia di Saba, incisiva e piena di suggestioni: " Alfieri. Se il mondo fosse
tranquillo, ed abitato da uomini intelligenti, suggerirei un'ultima maniera di
rappresentare, per lo svago di una società riposata, le sempre belle tragedie
dell'Alfieri. Pilade, Elettra, Oreste, a morte tutti I E tu pur, donna, ove
da me ti scosti. Non è così che si esprime, fra la costernazione e la tene

119 C. Bo, Casanova senza veli, in « La Stampa », 6 mag. I960. Non ho conservato
purtroppo le date degli articoli di Piovene e di Comisso apparsi qualche anno fa su
« La Stampa » e « Il Mondo ».
129 M. Bonaparte, E. Poe, Parigi 1933.
121 G. Debenedetti, Saggi critici, III, Milano 1959, pp. 11-66. Si vedrà a p. 27,
32, 41, 66, come il D. si difende di fare della « psicopatologia letteraria », di parlare
di « algolagnie », di « chi sa quali complessi », pur usando in realtà molti strumenti
freudiani ο junghiani, per una diagnosi « da medici di campagna », come dirà mode
stamente (71) in un altro saggio della stessa epoca (1943-44).

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88 Michel David

rezza dei suoi, il settenne Antonio,


suoi « complessi », imitando la guerra
Dio solo sa per quali dei due intima
presentare una volta tanto Oreste dal
e compagne. Se la caverebbero beni
plaudirebbe — ne sono certo — dagli
Qualche cenno d'interpretazione psi
naturalmente trovare in opere di tipo
O. Rank, per esempio, cita il Filipp
stenza sul motivo dell'amore incestuoso tra Isabella e Carlo che non c'è nelle
altre interpretazioni artistiche dello stesso tema ,23. Ma naturalmente conside
razioni frammpntarie di onesto venere avvolse da una visione unitaria della

personalità di Alfieri hanno un interesse limitato.


Quanto poi ai saggi di G. Antonini e L. Cognetti121 basta la data
prefazione di Lombroso per farci capire che si tratta di studi di psic
logia. Utili forse, almeno per la parte stesa dall'Antonini, come racco
elementi di fatto e anche per qualche intuizione sulla debolezza voli
l'impotenza di azione dell'Alfieri, non ci sembrano oggi validi per la diagn
di epilessia psico-motrice — che il Morselli volle trasformare poi in semp
« isterismo » —.
Sull'altro grande « ruggì tore », Foscolo, ho trovato solo la scorciatoia acuta
di Saba, nata dopo una lettura di una poesia del corcirese, Per la morte del
Padre125: "Mi sono sempre meravigliato che questa poesia di morte, ogni
parola della quale si richiama alla morte, metta invece a chi la legga — spe
cialmente ad alta voce — l'eccitazione di una musica guerriera. Il Foscolo
amava suo padre; lo spettacolo della sua agonia e della sua morte lo empi
rono — non v'è dubbio possibile — di dolore, angoscia e sgomento; sensibili
anche attraverso la trasfigurazione poetica. Ma... ma l'anima dell'uomo è com
plessa; e complessa e (preistoricamente) primitiva è l'anima del fanciullo. L'idea
— non confessata certamente nemmeno a se stesso, di remota origine infan
tile — che morto (allontanato) il padre, egli sarebbe rimasto sulla terra solo
colla madre (il sonetto è a tre personaggi: il poeta ancora ragazzo, la madre
sua, ed il padre morente; gli altri componenti la famiglia ο figurano assenti,
ο sono « accantonati » in quel « E tacque ognun » con cui s'inizia la seconda
terzina) è forse alla radice profonda dell'ispirazione che agitava il Foscolo
quando compose la sua prima grande poesia. Egli la intese come una musica
funebre e un tributo di pietà figliale; la pietà figliale e la musica di dolore
sono rimasti; ma l'accento lirico cadde — al di fuori della sua volontà — su
qualcosa d'altro, che non è detto né accennato, e fa tuttavia sentire la sua
presenza; qualcosa che il lettore, a sua insaputa, avverte; e senza la quale
il sonetto non sarebbe nato, ο sarebbe nato diverso
Per Leopardi, stessa mancanza d'interesse da parte degli psicanalisti. Forse

122 Saba, op. cit., p. 42.


123 Ο. Rank, Das Inzest-motiv in dichtung und Sage, Lipsia 1912, p. 126.
121 G. Antonini e L. Cognetti De Martiis, Alfieri, Studi psicopatologici, To
rino 1898.
125 Saba, op. cit., pp. 105-106.

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Critica psicanalitica della letteratura italiana 89

perché in Italia le considerazioni sulla « purezza » della poesia hanno avuto il


loro emblema nel Leopardi dei rondisti, forse anche per lo scandalo sollevato
dal Patrizi126 che non si era peritato di insistere sulle malformazioni e l'impo
tenza sessuale del poeta (oltre alla diagnosi di epilettoidismo, di psicopatia, di
lipemania, di paranoia, e chi più ne ha più ne metta), forse per quel compren
sivo senso di disagio e di pietà, ο di cattiva coscienza, che si ha davanti a un
uomo così schiacciato dalla vita quando ci si ritiene felice, un pudico velo è
stato steso su tutta la parte « offesa » di questa esistenza. Strano a dire, il
meno idolatra, il più « positivista » nei riguardi di Leopardi, fu il Croce che
parlò di « vita strozzata », di « ingorgo sentimentale », di « parte viziata »
dell'opera, e conclude che « c'è del malsano in quelle prose »127. Ma De Sanctis
j:
uv vvu giù ^/uiiuiv ui >> ναιιινυ ιιου rr v, ui » v^-iivivn-u rr,

Nelle ampie biografie del Ferretti e dello Zottoli12


ordine psico-fisiche ο sessuali sono ridottissime e elim
« Nella spiegazione del pensiero leopardiano l'incap
massimo una funzione simbolica. Nel formarsi però di
siva non la gracilità fisica del suo uomo: Giacomo
morale dell'ideale astratto... ». Ma l'analisi e la illu
dell'uomo e delle sue espressioni richiederebbero u
situazione familiare di Leopardi: non del solito quadr
ma di quel « romanzo » soggettivo che il poeta ne
remota. C. E. Gadda, in un suo saggio divagante del 1
lisi, ci ha dato una rapida direzione di ricerca insisten
della madre del poeta 129. Ammetto che l'analisi profo
una grande cultura letteraria, storica e psicologica.
E non sarà certo l'articolo di C. Rycroft130 a reali
Infatti, aiutandosi con l'esame di un bambino suo clie
d'onnipotenza dei fanciulli e i sogni di delusione nel
pardiano. Per non urtare le « âmes sensibles » non
simbolico soggettivo che il Rycroft crede di potere a
a quello di bellezza ideale e illusoria; dirò solo che è frutto di timore di
evirazione ed ambivalentemente maschile e femminile. Si tratta comunque di
un'analisi limitata ad un solo componimento e non poggiato su di una cono
scenza rigorosa dell'opera totale del poeta.
La « burletta » di Paolo Bellezza è del 1898 131. Recensendo quella minu

m PATRIZI, Leopardi al lume della scienza, Milano-Palermo 1899; Saggio psico


antropologico su G. Leopardi e la sua famiglia, Torino 1896. Cfr. pure IMPALLOMENI,
La psicosi di G. L., Catania 1913.
127 Croce, Poesia e non poesia, cap. X, passim, Bari 1950.
128 FERRETTI, Vita di G. L., Bologna 1940, p. 37; ZOTTOLI, Leopardi, storia di
un'anima, Bari 1947, p. 63.
129 C. E. Gadda, I viaggi, la morte, Milano 1958, p. 56.
130 C. RYCROFT, Two notes on idealization, illusion and disillusion as Normal and
Abnormal Psychological Processes, in « International Journal of Psycho-Analysis »,
1955, pp. 81-87.
131 P. BELLEZZA, Genio e follia di A. Manzoni, 1898; la ree. di LOMBROSO in
« Archivio di Psichiatria », 19, p. 479 s.; Bellezza risponde in « Rassegna nazio
nale », 1898, LOMBROSO di nuovo in « Archivio di Psichiatria », 19, p. 648 s.; e
BELLEZZA chiude la discussione in « Rassegna Nazionale », aprile 1899.

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90 Michel David

ziosa scheda clinica del Manzoni, nella


alla follia larvata, alla degenerescenza, ni
numerosi documenti e prove, Lombroso
il dotto autore. Solo rimpiangeva che
gnosi d'« imbecillità » che a lui sembrava
dell'autore dei Promessi Sposi. Bellezz
e Lombroso, che aveva approvato con più
solidi, gridò ma un po' tardi allo « sch
allora gli studi sulla nevrastenia del M
male1®. Ma non esiste, ch'io sappia, u
né del suo romanzo.
Un libro recente di R. Maggi sulla Monaca di Monza all'esame psicoana
litico 133 potrebbe dal titolo indurre in errore. Non vi si tratta in realtà della
monaca manzoniana, del « personaggio » Gertrude, bensì di Suor Virginia di
Leyva. E per di più non si tratta neppure di una psicanalisi, ma di uno dei
più assurdi « pasticci » che mi sia capitato di leggere. La critica giornalistica

dimostrando di non aver letto il libro e mi riprometto di darne una estesa


recensione in altra sede. In fondo, la psicanalisi alla buona del Mazzuchelli131
mi pare più esatta nella sua modestia e nella sua innocua genericità. Ma era
impresa disperata l'analisi tentata su di un personaggio storico di cui non sap
piamo quasi niente di intimo, a parte un resoconto processuale, la trama delle
avventure e qualche lettera.
Il Maggi però ci da una notizia interessante, in un'appendice135: « M.
Gorra, in uno studio intitolato Mito e realtà del Manzoni, Gentile editore,
Milano, 1945, scrive che il Manzoni risale la vita di Gertrude fino agli anni
dell'infanzia e della puerizia anzi fino all'esistenza prenatale già gravata dalla
sua fatalità, ma con particolare attenzione si sofferma sul periodo della pubertà,
di cui non gli sfugge la delicatezza e l'importanza e lo fa — ripetiamo — con
un metodo tale che non ha niente da imparare dai procedimenti della psica
nalisi e da quella indagine retrospettiva intesa a individuare certi segni rive
latori, a ritrovare nel passato i cenni della vigile subcoscienza che indichino
la via da tenersi per comprendere e per curare ». Il Maggi, dottamente, rileva
che « esistenza prenatale » « di norma significa vita endouterina » e confessa
di non sapere dove Manzoni descrive questa vita fetale di Gertrude — ma
la Gorra ha per sé una frase famosa del ritratto della Monaca —; Maggi
discute ancora l'uso di certe espressioni (come quello di « stimolo rientrato »
invece che « rimozione », di « sfoghi di compenso » per « isteria di conver
sione ») da parte dell'autrice, e non consente sulla diagnosi di « schizofrenia »
avanzata, dato che per lui — ed è la « profonda » conclusione delle sue 413
lussuose pagine — Gertrude era afflitta da narcisismo isterico. Ma se la Gorra
sbaglia certamente parlando di schizofrenia, rivela invece una visione cri

132 Si vedrà ad es. P. Fossi, La conversione di A. M., Bari 1933, cap. I e so


prattutto p. 80, η. 1.
133 R. MAGGI, La Monaca di Monza all'esame psicoanalitico, Milano I960, pp. 413.
134 M. MaZZUCHELLI, La Monaca di Monza, Milano 1961, pp. 394.
135 Maggi, op. cit., pp. 111-112. Ma la citazione è riferita senza le dovute virgo
lette all'inizio.

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Critica psicanalitica della letteratura italiana 91

tica del personaggio manzoniano abbastanza vicina a quella della psicanalisi,


e la sua conclusione, che il miglior psicanalista di Gertrude sia il Manzoni,
mi sembra molto esatta. Comunque, né Maggi, né M. Gorra hanno utilizzato
le pagine di Freud su un caso di nevrosi demoniaca che poteva essere di aiuto
in questo caso186.
La critica più recente non mi sembra disposta ad avvicinarsi a un esame
psicologico dei Promessi Sposi ο del loro autore. Se un Contini accenna discre
tamente al « sadismo » ed alle « ipoteche nervose » del Manzoni, insiste subito
sull'« armatura al solito razionalmente catafratta » con la quale questi si difen
deva137. Moravia, di cui si conoscono i gusti freudiani (almeno in un certo
periodo della sua cultura) non ha insistito sull'analisi di quel « decadentismo »
che gli funge da chiave per la sua rumorosa interpretazione manzoniana138 e a
cui « dobbiamo la poesia del Manzoni ». Eppure un suo recensore non manca
di ricordargli " che la parte migliore della critica storicistica italiana ha da
lungo tempo fruttuosamente liquidato questo problema, con il netto rifiuto di
qualunque lettura psicologica e « moderna » dei testi letterari del passato "139.
Non sono sicuro, per me, che Manzoni non abbia ancora da essere studiato
tiLLciitemente aLLiavciau ic sue sicasc «jpcic aliene, se ugguiìc, guu n uiciuuu
psicanalitico.
Sugli altri romantici minori non posso citare un vero esempio di ps!
canalisi. Né Monti, l'infantile Monti dai motivi famigliari piuttosto pesanti
(il « complesso del figlio di famiglia » di cui parlò S. Negro), né il Pellico
il cui complesso d'inferiorità generalizzato che lo portava ad « adorare » i
« grandi » del presente ο del passato, la cui vocazione al carcere in cui « ritrovò
la sua natura più profonda », il cui sdoppiamento tra « romanticismo passivo »
e « attivo », sono stati finemente rilevati dal Fubini (in termini, inutile dirlo,
affatto psicanalitici; ma, parlando della curiosa vocazione al carcere, Fubini
si scusa di poter sembrare « irriverente e forse crudele ») 14°; né il Giusti la
cui tubercolosi viene indagata per i suoi riflessi letterari dal Cherubini141 in una
direzione psicopatologica tradizionale; né C. Porta, voltairiano e razionalista,
preda della critica ideologica; né Mazzini, studiato solo sotto l'aspetto lom
brosiano e psico-sociale da P. Rossi142 e ricondotto naturalmente ad « epilessia
larvata » e « iperestesia psichica », hanno avuto un trattamento psicanalitico.
Lo stesso Tommaseo non ha suscitato un ritratto che non sia di psicologia
tradizionale, se non si voglia ricordare la pagina veramente acuta del Rosmini

136 FREUD, Une névrose démoniaque au XVII', in « Revue française de psychana


lyse », 1927, pp. 337-369, trad. franc, dell'articolo uscito su « Imago », 1923.
137 G. Contini, Un anno di letteratura, Firenze 1946, p. 105.
138 Moravia, introduzione a I promessi sposi, Torino 1961, p. XVI.
130 A. Asor Rosa, in « Rassegna della lett. it. », 1961, pp. 125, η. 18.
Si vedrà pure di G. Getto, Il tema della casa e la struttura del capitolo Vili dei
P.S., in «Lettere italiane», 13, 1961, pp. 410-433, ove una acuta analisi del tempo
e dello spazio vissuto (« morale » dice Getto) dei personaggi del cap. Vili sfocia in
una fenomenologia del tema della casa, specialmente della « casa violata » (426-7). Ma
l'analisi tematica di Getto si ferma consapevolmente alle soglie dell'interpretazione
psicanalitica.
110 M. Fubini, Il melanconico Pellico, in « Il Mondo », 20 luglio 1954.
141 A. Cherubini, Della tubercolosi; la letteratura, la società, psicologia dell'artista
tubercolotico, Roma I960.
112 P. ROSSI, Genio e degenerazione in Mazzini, Cosenza 1899.

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92 Michel David

(« ... È ritirato nel proprio centro e f


grande intensità che pare, per poco, a
ciclotimia dello scrittore ο il finissimo
sdoppiato nel sangue stesso (di cui fa eg
mine freudiano usato da Contini), ma
catalogo », diviso anche tra colpa e re
l'adulterio (egli cercava la « donna mate
sulla « ferrea presenza della coscienza
Tommaseo esige strumenti raffinatissim
il materiale non manca e sarà ancora
d'inediti che si succedono. Vorrei rico
Pancrazi, recensendo il Diario intimo·
e in sé il contrario riflusso dei sogni, c
d'un psicanalista d'oggi »145.
Un'altra curiosa figura, enimmatica
la quale una nuova messe di documen
trebbe attrarre lo psicanalista, quella
si possa definirlo autenticamente freudi
per sottolineare come si possa fondere i
gusto estetico « ermetico » con una tem
Vigolo, che ai suoi inizi non mi sembra
litici, ma che la sua notevole cultura ge
con prudenza, tenta un intrepido ritrat
in rilievo ι traumi infantili (la perdita
l'« infanzia piena di angoscia e batticu
quello che chiamerei il complesso di Tel
vedova, il desiderio esplicito di « vendet
gli scompensi tra i diversi piani dell'ani
come sfogo dell'irrazionale), la mania di
(« inquisitore e bruciatore di se stesso »
interpreta il Vigolo — dell'anima pro
della società romana che lo fa scender
ficarsi nella loro stessa parola odiosa-am
quello che il poeta vi dice del popolo,
chiave del suo stesso temperamento »
si libera in questo travestimento inco
e veglia, tra demoniaco e comico; e Belli
rimasto inconscio se ha potuto rivelar
nella nostra letteratura »147. Perfino
netto, viene assimilata « alla chiocciol

143 II testo del Rosmini fu pubblicato in


144 G. Contini, Progetto di un ritratt
teraria », 2 e 9 ott. 1947.
145 P. PANCRAZI, Nel giardino di Candid
146 Introduzione all'ed. mondadoriana d
pp. I-CXCI.
147 Op. cit., p. XLII.
148 Op. cit., p. LV.

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Crìtica psicanalitica della letteratura italiana 93

tentato per vie junghiane (lontanamente, e non so fino a che punto indiretta
mente) di rendere conto dell'unità di un poeta fin qui ritenuto inspiegabile
autobiograficamente.
Si vedrà, infatti, come un critico tradizionale continui a parlare dei due
Belli, « il Belli uomo e il Belli poeta (...) io non credo affatto che sia neces
sario ricorrere alla spiegazione della doppia personalità (...). E non capisco
proprio che cosa ci sia di strano ο di contradittorio nel fatto che un signore
posato e rispettoso dell'ordine costituito potesse poi ogni tanto aprire un
occhio un po' scanzonato sulla realtà 143 » mentre l'eclettico Bo (recensendo lo
stesso volume di Lettere) concludeva: « Sembrerebbe che alla base della sua
visione del mondo dovesse esserci una specie di scompenso, una mancanza di
equilibrio », formula in cui si rispecchia fedelmente il giudizio di Vigolo.
Un altro punto di vista nettamente opposto a quello di Vigolo è stato
espresso duramente da C. Muscetta 15°. Sarebbe interessante inserire nel dossier
delle discussioni intorno al valore dei metodi contenutistici comparati (ideo
logica ο psicanalitica) proprio questa polemica tra due critici sensibili, prepa
rati, e così divergenti in apparenza. Muscetta il quale vuole avanzare « con il
Belli in mano, e leggerlo storicamente « come va letto », scende in campo contro
le «divagazioni rondesche »151 e le «interpretazioni divaganti... come sono
tutte quelle nelle quali il Vigolo si sbizzarrisce davvero con hoffmaniano ca
priccio e vien fuori un Belli che sembra consacrato poeta nel « conclave dei
sogni », cari all'arte del suo moderno interprete »152, insomma contro le « for
zature » del testo. Per Muscetta era «lontano dal suo idi Belli! animo il
demoniaco romantico-decadente », « il sogno non era per lui mitica matrice
di un mondo fantastico » e non vi era posto per l'« abissale divinità della
Morte, della Carne e del Diavolo ». L'arte è « riflesso » della vita e la via
maestra è quella del « realismo »153: perciò le « fonti » letterarie indicate dal
Vigolo sono sistematicamente ridotte da Muscetta per cui prevalgono le fonti
« reali », storiche. Se vi sono fonti abissali, « la fantasia del Belli riaffiora
sempre dal surreale al reale, trovando nel riso la serena liberazione di ogni
vario prodotto dei desideri, impliciti nei nostri sogni »I54. Muscetta non può
evidentemente accettare che vi sia nell'uomo maturo possibilità d'irrazionale,
d'inconscio non risolto in termini razionali (« Nous qui voulons toujours raison
garder » diceva un famoso « irrazionalista ») e che Vigolo cerchi di spiegare
metastoricamente quelle deflagrazioni inanalizzabili della creazione-liberazione
poetica. Ma, si potrebbe chiedere a Muscetta, perché il Belli non si sia espresso
unicamente in prosa politica.
Quando lo stesso Muscetta vuol tracciare un profilo storico dell'infanzia
del Belli, un po' infastidito di avere a trattare di una « preistoria » senza impor
tanza decisiva, egli lo fa però con mano rapida e leggermente freudiana (« padre

149 P. Gentile, Le lettere del Belli, in « Corriere della Sera », 1 marzo 1962;
C. Bo, in « La Stampa », 12 gen. 1962.
150 C. MUSCETTA, Cultura e poesia di G. G. Belli, Milano 1961, soprattutto
pp. 265-285 e p. 300.
151 Op. cit., p. 274.
152 Op. cit., p. 267.
153 Op. cit., pp. 16, 215.
154 Op. cit., p. 276.

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94 Michel David.

repressivo », « carattere cupo e appassiona


a guardare alla vita « reale », la « ferita
della madre, l'« eccitato gusto per l'orido
E quando indica in un sonetto una esper
diare nulla ai moderni esperti di psicolo
scetta, nel caso, non abbia preciso il sen
viene presentato come quello che « smitiz
come spiegare storicamente che Belli poss
In ogni modo, citerò per concludere sul
che favorevole alla psicanalisi157, P. Milan
Vigolo 158 invitava gli studiosi a scrivere,
« a presentare e documentare un Belli ant
pologia contemporanea e della psicologia d

Vi è un libro la cui singolare fortuna ne


ciale, il Vino echio di Carlo Lorenzoni, ο
bare Freud ormai non costa nulla, si può os
figlio soltanto di babbo, il suo autore,
soltanto della mamma, la venerata Ang
perdita, avvenuta quando lo scrittore era
irreparabile »159. Che Collodi amasse la
avesse simpatia per il buon vino e il giu
in mezzo a singhiozzi avvinazzati la mad
rava i copioni) « non c'è nulla di singolare »
infatti, « chi non ama la propria madre? I
sono fortunatamente delle eccezioni » e d'
naria una preferenza per il vino cattivo ».
Non è questo il parere di E. Servadio,
zione, della prima in Italia, e noto divulga
metapsichica, il quale in un articolo raccol
partendo dalla costatazione che non gli r
tuato uno studio esauriente sui motivi i
Collodi può aver proiettato nelle immagin
vuol darci solo alcuni spunti per chi voles
Partendo dall'immagine del Pinocchio prim
da semplici istinti, l'aggressività e la fame
(il Grillo), Servadio nota che la realtà ester
che il principio del piacere non può essere

155 Op. cit., pp. 11 a 22.


157 P. Milano, Il disagio nella cultura, in «
Polemiche psicanalitiche, ibid., 4 maggio 1930
158 P. Milano, Il Belli a New York, in « Il
159 L. PESTELLI, Collodi e il '59, in « La S
160 D. Provenzal, Collodi misterioso, in «
161 E. SERVADIO, La psicologia dell'attuali
venture di Pinocchio all'esame della psicoan
vedrà la posizione, non molto chiara, di R. BE
p. 14 e 278.

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Critica psicanalitica della letteratura italiana 95

affascinanti del racconto è la varietà delle « potenze » incontrate dal burattino,


tutte maschili si noti, tranne la Fata. Servadio naturalmente è condotto da
queste affermazioni ad osservare che Collodi non era psicologicamente « adulto »
nei confronti dell'altro sesso ed era notevolmente « fissato » alla figura materna,
più ancora nella fantasia che nella realtà. La Fata appare infatti prima come una
irreale creatura dell'ai di là « senza che ciò possa giustificarsi se non in sede
di psicologia del profondo ». Del resto le donne sono assenti dal libro:
« La Fata-madre assorbe ogni possibilità di rapporto fra i due sessi sul piano
manifesto » ed il rapporto parentale è largamente pre-edipico. Servadio insiste
anche sulla fantasia infantile di nascita che simboleggia l'uscita dal mostro
marino. E qui vien fatto di ricordare le brillanti divagazioni del Bachelard sul
« complesso di Giona »162 e di stupirsi che lo psicanalista dell'immaginario
non abbia pensato di fare entrare l'episodio collodiano in così illustre com
pagnia letteraria. Servadio conclude che questi motivi psicologici fondamentali
sarebbe auspicabile venissero sviluppati: un lavoro del genere « potrà forse
apparire in un tempo non lontano ». Può darsi che simile lavoro non dica
gran che sul valore estetico del racconto, ma sarà forse di non inutile lettura
per i pedagogisti, se si pensa alla letteratura psicanalitica che un Lewis Carrol
ha suscitato163 !
Ê stato notato che laddove Pinocchio finisce incomincia Cuore, cioè Enrico
Bottini (anche cronologicamente: Pinocchio è del 1881 — l'anno del « trasfor
mismo » — Cuore si svolge nel 1882) e l'uno ha dietro di sé solo una storia
eterna, mentre Cuore ne ha una precisa. Si capisce che l'uno possa tentare
la psicanalisi, l'altro la sociologia politica. L'uno è della Toscanina rurale e
preistorica, l'altro di Torino sotto Depretis. Non è che la mania della lagri
muccia, del bacio posato dappertutto, del dolce commuoversi, l'esigenza perma
nente di affetto corrisposto come anche il bisogno d'esasperare ogni piccola
esperienza per far commuovere il lettore, e perfino una certa delectatio negli
spettacoli di destruzione ο di amputazione (il dito tagliato di Camilla) possa
far considerare De Amicis alieno da fantasie inconscie da elucidare. Resta che
non è stato fatto. E non avrei neppure nominato l'autore di Cuore, libro così
importante nella formazione affettiva e sociale degli italiani, se non avessi
ascoltato recentemente il tentativo divertente fatto alla Televisione italiana
di presentare De Amicis come precursore della psicanalisi, nell'occasione di
una ripresa di Carmela. « Per la verità, scrive il critico televisivo di un gior
nale di sinistra164, non condividiamo del tutto la meraviglia del presentatore,
che ha parlato di un De Amicis antesignano della psicanalisi e della sua com
media come di una sorta di fantascienza rispetto ai futuri sviluppi delle ricerche
scientifiche in questo campo. Si dimentica, in tal modo, che proprio in quegli
anni, e in Italia, quella che sarebbe divenuta più tardi la scienza della psi
chiatria poneva con le opere del Lombroso alcuni punti fermi assai impor
tanti. E il Lombroso, tra l'altro, ebbe una influenza determinante nella for

102 G. Bachelard, La terre et les rêveries du repos, Parigi 1948, cap. V.


163 E. Zolla, Nota su Lewis Carrol, in « Aut Aut », 36, 1956, pp. 93-97. Lo Zolla
dichiara con disinvoltura che 1 '« analisi psicanalitica di Alice in Wonderland è troppo
facile per essere fruttuosa ».
161 Cronaca televisiva di Gis. in « Paese-Sera », del 1/2 die. 1961.

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96 Michel David,

mazione dei primi gruppi di intellettual


ricollegava il De Amicis ». Ma parliamo a
lisi, ο usciamo dalla « storia »!
E ora bisogna passare rapidamente su tan
quelli della « terza Italia », perfino sul C
vi è nulla che entri nella mia lista. Forse
ciatoia di Saba a proposito del « sano »
Sei nella terra negra... due settenari car
morto, perché non risorga? Ahimé! il c
solana »165.
Il Pascoli non ha incontrato neppure l
parte il brevissimo intervento di E. Ser
saggio dotto sul tema dell'aquilone quale
poesia pascoliana, sottolineando la finezz
simboleggiare la morte del compagno con
scorciatoia già citata: « Se quasi solo il b
già formato appena un embrione d'uomo
ne proviamo insoddisfazione e un po' di
la sua ostilità nei confronti di quel Pasc
come ne sono prova tante pagine di Stor
Eppure Pascoli rappresenta un caso ver
incestuose, di regressione permanente, di
capire fino ad ora dalla sua poesia, ma c
λ·. Λ/f i:u>„ j: r„: „i A Ar;„:„„n: L.

temente168. Bisognerà certo aspett


quella estetica, ο quella psicologica,
grafico. Le prime recensioni giornali
probabili. Cecchi scrive169: « Per ta
non va disgiunta da un senso che pot
troppo acri, violente, ο morbosame
vedere risepolte nel buio dei cassetti
non ne esce diminuito affatto ». Ma,
introverso » (Cecchi non avrebbe m
essere « toccat(e) con massima prud
che è detto bene. C. Bo in un artico
sulla necessità che questo materiale, q
della statura di un Jean Delay e sul
(anche Bo non avrebbe mai parlato
Ma P. Citati170 ha dato un saggio p
rispettosa ma lucida ed ha fornito

165 Saba, op. cit., p. 23.


166 E. SERVADIO, L'aquilone, il fuoco e
di S. Freud, 1936, pp. 97-130.
167 Saba, op. cit., p. 22.
168 M. Pascoli, Lungo la vita di G. Pa
169 E. CECCHI, Il libro di Mariù, in «
170 In « Il Giorno », 21 marzo 1962.

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Critica psicanalitica della letteratura italiana 97

psicanalitica della condotta umana dei fratelli Pascoli: la « torbida violenza »


delle lettere, la « ossessione monomaniaca », la gelosia del fratello nei con
fronti delle sorelle, la « intensa voluttà di autoabbiezione », la « crudele ferocia,
che i membri di questa famiglia non mancavano mai di nascondere fra le loro
sviscerate tenerezze », le « scenate isteriche », il regnatelo che l'« enorme ragno »
Pascoli tesseva intorno a Mariù con la oscura complicità di lei, il « repertorio
fittissimo di rituali » e la mitologia famigliare, « il sogno regressivo di immo
bilità », la pluralità delle parti affettive recitate dai due (fratello, padre, marito,
fidanzato, e viceversa) e destinate a « ristabilire una situazione originaria, un
ritorno all'identità indistinta, al misterioso grembo materno, quando si è sciolti
in un unico bozzolo », il « complesso di persecuzione », i sogni di « folle e
ossessionante grandezza » della vecchiaia fino all'identificazione finale con Cristo
e Maria, il quadro tracciato rapidamente da Citati è una psicanalisi in nuce,
ma rigorosa.
E Citati si spinge fino ad affermare che il Pascoli, benché non uso a portare
i suoi sentimenti sotto il riflesso dell'intelligenza e a dipanarli, non si può
credere però che non avesse coscienza di questo suo carattere « mostruosamente
ossessivo », né questa vita rituale non fosse in lui « intenzionale ». Il critico
conclude poi con una ritrovata prudenza: « Ognuna di queste miserie era, non
c'è nemmeno bisogno di dirlo, una briciola, un nutrimento a suo modo neces
sario e indispensabile alla più geniale e inquietante poesia dell'Italia moderna ».
Sarebbe il caso di ricordare qui un altro tentativo che non esito a chiamare
psicanalitico, benché esso sia di una psicanalisi honteuse, voglio parlare dei
due brevi saggi di G. Debenedetti171 scritti nell'occasione del centenario del
poeta. Debenedetti che si difende ogni tre pagine dall'accusa di usare un metodo
« in apparenza più grossolano, perché psicologico », perché la psicologia sa
rebbe quasi sempre « perfida consigliera della critica », oggi poi che « la
critica sta diffidando della psicologia e cerca dopo tanti sprechi di accanto
narla », non fa poi quasi altro che individuare con acume i motivi psicologici
profondi della poesia di Pascoli. Direi che il punto di partenza della sua inter
pretazione è il noto complesso d'inferiorità (che tutti dicono freudiano, allorché
sarebbe più giusto renderlo ad Adler), senza che naturalmente abbia il « cat
tivo gusto » di nominarlo. « Dio ci guardi da tentare una critica da chiro
manti: eppure al Pascoli sembra siano mancati il coraggio, la superiore, ani
malesca, eleganza di far valere come atto gratuito l'esercizio del proprio dono (...)
suo esosissimo censore è quel modello del gran poeta, ficcatogli in testa da
una pedagogia superstiziosa, a cui non sa ribellarsi, tanto è vero che si vendica
della propria soggezione col fare l'anarchico ». Egli è « un impressionista atter
rito dal suo impressionismo ».

La seconda linea interpretativa, il Debenedetti la trova nel « vittimismo »,


non potendo egli usare la troppo volgare parola « masochismo ». « Se perso
naggio ermetico è personaggio estraneo, lui al centro di una poesia così desi
derosa di creare delle unanimità, è già personaggio ermetico. Eppure a quei
contenuti egli chiede, umanamente e moralmente, che gli facciano fare bella
figura di fronte ai propri simili, alla patria, alla società. Si capisce allora come

G. Debenedetti, Saggi critici, 3a serie, Milano 1959, pp. 235-253.

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Οβ Mirhpl ΏαιιίΛ

siano tutti intrisi di vittimismo


temi potrebbe essere una proiezi
occultamento, di un vittimismo d
tra le fenomenali capacità di p
valere ». E così il critico raggiu
« carenza della sua persona, l'av
ostentata affettività, come, per
do, raramente, il Pascoli si tradi
che non fa la sua migliore poesia
che ci permette di « decifrare »
juvj aicaac» ai uà xicn capicoaicMic ucn amuic. χ aaicui c pucLa utii aixiuit.

infantile. « Il nostro secolo, che ci ha provveduti, per i fe


del più assortito vocabolario, parlerebbe di regressione
nedetti ne parla anche lui: il suo commento al Gelsomi
attimo di regressione psicologica alza un capolavoro di
siamo dire, turbata purezza ») indica come il Pascoli
regressione all'infanzia ». (...) « In un caso solo il Pasco
fronto con l'amore adulto », nel canto d'amore della donn
in cui egli « proietta tutte le paure che altre volte gli
negli stadi infantili ». Ma anche questo è un « ricupero de
regressione, ancora una regressione », il « sublime nar
d'una donna, che si fanno l'uno all'altro specchio ». E n
sempre sotto il velo d'uno stile post-ermetico, da part
descrizione di un Pascoli « voyeur » delle nozze altrui.
Il caso del Debenedetti, così interessante, poiché ci
profondamente segnato da Freud, ma vergognoso di fare
modo scoperto in un ambiente a questa avverso e masc
con un vocabolario allusivo, mi sembra anche utile, qui, pe
rogativo posto da Citati: Pascoli ha « sempre evitato
propria psicologia »? Debenedetti risponde che la rag
nità » del poeta va cercata nella « disintegrazione dell'uom
Pascoli è sensibile testimonio, ma non lucido. Ha bisog
segregati. « Di qui forse, nel nostro poeta, l'obbligo a
trarsi, di sfuggirci come uomo ». C'è, si avvertirà, in ques
inaspettata, un sottile innesto di Marx su Freud.
Ma per tornare al Pascoli, questo poeta ufficiale dell'inf
il volume di Mariù non può mancare di suscitare gravi
i critici non freudiani. Anche prima, i più sensibili avevan
certo disagio davanti alla « psicologia » del poeta. Basta rim
iconoclastici di un Siro Chimenz 172 diretti a sfatare legg
stesso e a mettere in rilievo l'« ambigua personalità » di lu
argomenti del Chimenz vengono scossi dal volume di Mari
qualcuno), ο alle pagine di un critico ideologico come C. Sa
non può fare a meno di accettare, « nella ricostruzione de

172 S. Chimenz, Personalità di G. Pascoli, in « Studi pascolia


Cfr. dello stesso G. Pascoli e il fanciullino, in « La Nuova An
pp. 260-272.

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Critica psicanalitica della letteratura italiana 99

del Nostro » questo lato « torbido », ο ancora all'assai fine interpretazione


spitzeriana data da Pasolini173 del doppio aspetto di Pascoli in cui « coesistono
con apparente contraddizione di termini, una ossessione, tendente a mante
nérlo sempre identico a se stesso, immobile, monotono e spesso stucchevole,
e uno sperimentalismo che, quasi a compenso di quella ipoteca psicologica
tende a variarlo e a rinnovarlo quasi incessantemente ». Ma Pasolini non
insiste sul misterioso « compenso » come sarebbe appunto dovere di una critica
più profonda. Comunque queste sono testimonianze di un nuovo modo di
vedere il Pascoli, in cui non poco hanno influito le prospettive freudiane, anche
se indirette. Potrei ricordare il giudizio di un esperto, Pirandello, che già nel
1897 qualificava duramente le Miricae di « opera di stitico, di uomo che si
tormenta e tormenta » "\

Il libro della sorella Mariù ripropone il tema di Pascoli « poète maudit »,


in una luce più profonda: non più maledetto dagli altri, ma da se stes
eautontimoroumenos, come Baudelaire. Guai ai « riduttori » che tratteranno
dramma oscuro di quest'uomo con alterigia e superiorità, cioè con ipocri
vi è stata una sofferenza autentica, anche se infantile. Capire meglio le radi
di questo soffrire servirà ad amare meglio una poesia che tanta influenza ha
avuto e a togliere ogni sentimento di vergogna a chi ne ha subito l'influenz
« Se c'è un artista che abbia obbedito con severità al dettame di eclissarsi
dietro al proprio lavoro, quello è stato Giovanni Verga » scrive Debenedetti1
Infatti potrebbe sembrare che l'opera di Verga fosse il terreno di caccia del
sola critica ideologica ο sociologica, oggi. Ma appunto Debenedetti ci ha d
una specie di abbozzo di psicanalisi, non aliena d'altronde di considerazioni s
ciologiche. Debenedetti, dopo avere constatato in Verga « il malessere e
noia di uno che sfugga a se stesso, prima che agli altri, perché il ricapitolar
il vivere ο rivivere la propria storia interna non lo diverte, forse lo disgust
(e questo sia per igiene, ο forse paradossalmente per mancanza di informazi
su se stesso), crede di avere trovato la fessura, il difetto della corazza, in un
confessione « involontaria » del 1898, quando il Verga sconfessò la ristam
di Una Peccatrice. L'articolo del Verga pare al critico un « gesto coatto » che
nel rifiutare il segreto ci indica appunto dove sta. Gli è che Una Peccatr
è « come in un oroscopio, la storia di Giovanni Verga artista ». Riman

172bis c. Salinari, Miti e coscienza del decadentismo italiano, Milano I960


pp. 149-153.
173 P. P. Pasolini, Passione e ideologia, Milano I960, pp. 267-275; il testo
del 1955.
171 Citato in Lungo la vita..., p. 572, n. 2. Anche il VlCINELLI ha timidi accenni
freudiani in Momenti psicologici e letterari della vita pascoliana, Comunicazione fatta
al Convegno di studi pascoliani, 1956, citata da Salinari, oppure in qualche punto di
Lungo la Vita, come a pp. XIII-XIV, 461, η. 1, ma si noterà l'imprecisione dei termini
e dei concetti. Quanto agli uccelli la cui presenza nella poesia del Pascoli G. Pintor
trovava « insopportabile », Vicinelli ne da un bel catalogo a p. 466, η. 1, senza però
commentarla come avrebbe fatto Servadio. F. Antonicelli, Pascoli psicanalizzato, in
« La Stampa » del 10 ottobre 1962, recensisce brevemente il saggio « sessuologico » del
Dott. Agostini, La psicosessualità di G. P., ed. Minerva Medica, che non ho po
tuto leggere.
175 G. DEBENEDETTI, Saggi critici, cit., pp. 215-231, «Presagi di Verga». Si
vedrà ora di G. RAYA, La lingua del Verga, Firenze 1962, e la fenomenologia della
fame, e dell'amore come antropofagia, nello stile di Verga.

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100 Michel David

all'analisi del Debenedetti per sapere qua


inferiorità congenita » che sfocia in un
zione », di « pieno potere sul mondo », «
assume perfino il valore di un « riscatto d
ma dell'io collettivo, provinciale, isolano
da psicanalisi!) diventa per Pietro Brusio
e di vita, nello stesso tempo, reciprocam
è come possedere la cosa simboleggiata »
questo punto, non sarebbe difficile dim
e superstizioni magiche, quanto si voglia sot
nel comportamento del concretissimo e po
t-r\mon^i p» rlnnnnp t1 rrìmzanf» Vpfoa maaira tifi* la rnnnnistii

successo, fino a quando, persa l'ambizione e trovato l'ideale, la


logica » si chiuderà nel giro dei capolavori rusticani.
A parte questa interpretazione indubbiamente ingegnos
psicanalitico sugli altri veristi, ο sui crepuscolari. A meno che
derare la summa di M. Praz come una raccolta di materiale, te
freudiana — ma Praz si è energicamente difeso da tale acc
lasciare questa fin de siècle di fanciullini, di tisici, di crepusco
gere, senza fermarci e constatare che le analisi di Cherubin
psicologia del tubercolotico 176 rientrino nel campo della psichi
D'Annunzio invece ha fermato l'attenzione di qualche psi
potrebbe meravigliarsene? (La Duse aveva fermato l'occhio del
Freud un giorno del 1897 ad Assisi!)177. Ma in realtà, per
sfidava apertamente l'indagine — « chi mai oggi e nel sec
potrà indovinare quel che di me ho io voluto nascondere? » scr
Segreto —, ben poco ho trovato di psicanalitico intorno all'uom
due articoli soltanto, uno di G. Dalma e uno di N. Perrotti,
nalisti della prima generazione italiana179.
Il fiumano Dalma mostra di conoscere già, oltre a Freud, Jun

176 A. Cherubini, op. cit., pp. 116-123.


177 E. Jones, The life and the work of S. Freud, 195710, t. I, p.
178 II prof. Mariano, attuale sovrintendente al Vittoriale, profondo
bibliografia e dell'opera di D'Annunzio, mi scrive cortesemente,
mente, che « nella Biblioteca di G. d'A. al Vittoriale non esiston
Jones, M. Bonaparte, Steckel, Rank. Neppure fra le sue carte d'arch
al riguardo. La nostra biblioteca dannunziana, che raccoglie tutto
sul poeta, non possiede libri che trattino della psicanalisi in D'A.
allegava alla sua lettera una bibliografia degli studi di carattere psic
nente D'A. che qui riproduco: S. Sighele, Letteratura tragica, M
Ferraris, Criminali in D'A., Genova, s.d.; B. CASSINELLI, Arring
Storia della pazzia, Milano 1952; E. Ferri, / delinquenti nell'art
tratta, come si vede, di studi condotti secondo il tradizionale indir
della scuola italiana. Si aggiunga pure M. GlANNANTONlO, La m
di G. d'A., Firenze 1929.
179 G. DALMA, La figlia di Iorio di G. d'A., saggio d'interpretazi
in « Archivio Generale di Neurologia e Psichiatria », 1929, pp. 383-
La psicoanalisi e il teatro, in II surrealismo - La psicoanalisi, Ed. RA
Lo studio del Dalma è citato da T. ROSINA, Mezzo secolo della figl
1955, pp. 383, 395 e 207.

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Critica psicanalitica della letteratura italiana 101

il che per l'epoca è fatto da segnalare. La tragedia dannunziana è naturalmente


vista sotto l'aspetto edipico, ma più precisamente nelle forme tribali del famoso
complesso (Totem e Tabù è appunto del 1923). Lo sfondo sociale del dramma
è costituito, secondo Dalma, da una società primitiva in fase di trapasso tra
una visione magico-animistica del mondo e l'epoca cristiana. Non vi è dunque
ancora coscienza veramente individuale ed etica, a parte quella che si forma
per introiezione in qualche personaggio (Ornella, Mila di Codro). L'Abruzzo
diventa così terra e simbolo della vita primordiale dell'umanità, in cui agiscono
il « fascinus » dell'orda e il « canto dell'antico sangue » e vige il « jus necandi »
del paterfamilias. Il figlio qui si ribella contro il padre a cui ruba la donna
(nel Trionfo della Morte, G. Aurispa rimane passivo, senza ribellione contro
il padre). Anche l'ambiente sentimentale è indistinto: Aligi e le sorelle (III, 3)
si esprimono in « versi d'un vago e casto ma pur sconcertante erotismo » e la
madre sembra più innamorata di suo figlio che di suo marito. Gli è che la
matrice etnica unica è ancora preponderante e chi si ribella per troppa diffe
renziazione è soggetto alla collera del clan: Mila, legata pure al Super-Io più
che veramente ispirata dall'amore introiettato, sarà vittima dell'aggressività
del clan. Insomma La Figlia di Iorio ci offrirebbe una chiara visione della
lotta tra due tipi di ethos, lotta che è ancora leggibile nella neurotica di oggi.
Si vede immediatamente come il Dalma sia sotto l'influenza del libro di
Freud appena letto e consideri la psicanalisi non tanto nelle sue implicazioni
individuali quanto nelle sue ipotesi sociologiche. Intuizione certamente degna di
interasse duella Hel T~)a1ma e fnrse Aa nnn rlim<=»ntirar#a AeA tiittr» T1 crvttrvfr»r»/-1r\

primitivo della tragedia è stato avvertito da tanti esegeti, ma forse si dovrà


ancora scavare il suo significato sociologico, con i più agguerriti mezzi d'inda
gine di oggi (penso alle ricerche di De Martino, per esempio). Come sarà pure
da indagare il sottofondo « dannunziano » dell'opera, cosa che il Dalma non
ha fatto, ligio all'altro modello freudiano, lo studio sulla Gradiva, e ricono
scendo l'« unilateralità » della propria interpretazione.
L'altro studio, di Perrotti, è solo un rapido confronto tra Hamlet e la
commedia di D'Annunzio, che mostra come nel primo non vi sia catarsi del
complesso edipico mentre nella seconda esso si liberi decisamente. Perrotti
insiste anche sulle figure femminili ed il loro significato: Candia la madre domi
natrice, Mila la sensualità proibita di fronte alla sposa imposta dalla madre e
perciò incestuosa. Ma neppure Perrotti si azzarda a risalire dai personaggi
alla psiche del loro autore. Quanto al saggio di A. Angelacci180 in cui tra gli
altri sono studiati Michelangelo e D'Annunzio, basta dire che non vi è traccia
di psicanalisi all'infuori del titolo. Potrei anche ricordare che secondo M. Gua
bello 181 Freud si sarebbe occupato di certi versi dannunziani sull'ermafrodito.
ma non ho ritrovato nulla di simile nell'opera del viennese.
L'interesse del Bachelard per D'Annunzio può essere pure messo in rilievo:
lo « psicanalista dell'immaginario », il fenomenologo delle « immagini elemen
tari » cita infatti numerose volte l'immaginifico nei suoi 5 volumi dedicati ai
4 elementi e vi si potrebbero trovare spunti per una psicanalisi di D'Annunzio.
Non posso ovviamente condurre la mia ricerca nella enorme bibliografia

180 A. Angelacci, Psicoanalisi e sublimazione nell'arte, Napoli 1929.


181 M. GUABELLO, Raccolta Dannunziana, Biella 1948, pp. 39, 65.

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102 Michel David

d'annunziarla per ritrovarvi tracce di el


contenterò di citarne due recentissimi m
di gusti freudiani, in un suo saggio 182,
lare del furore sadico di D'Annunzio nei
bivalenza fondamentale della sua profo
zione del poeta dei Notturni-, e Salinari
analisi della sensualità dannunziana, «
a chiamare « psicologico »183 —, nel suo
turali e ideologici (Nietzsche e Swinbu
serissimo storico Nino Valeri, il quale in
ha esitato ad interpretare « freudianame
D'Annunzio, come tentativo di realizz
vita attiva.
Non vorrei lasciare l'Ottocento senza accennare a qualche brano di lette
ratura psicanalitica concernente gli artisti italiani non scrittori. Il saggio più
noto di tale letteratura è naturalmente quello di Karl Abraham, uno dei primi
freudiani, su Giovanni SegantiniI85. Abraham ha tentato su di un moderno
pittore quello che il maestro aveva fatto su Leonardo. È un saggio esemplare
del metodo delle prime « psicanalisi dell'arte » che insiste sulla fissazione alla
madre, sull'ostilità al padre e le conseguenti scelte tematiche nella pittura di
Segantini. Vi è perfino un saggio di psicanalisi musicale di I. Macalpine e di
R. A. Hunter186 in cui sono studiati certi pezzi per pianoforte che Rossini nei
suoi lunghi momenti di depressione inattiva scriveva senza volerli rendere pub
duci, rissato ancn egli a sua maure m mouu parucuiarc, avussuu avicuuc capicaau
l'inconscia immagine di una scena primordiale nel simbolismo di uno di questi
pezzi. Anche Puccini ha avuto un interprete recente che ha creduto utile usare
certi concetti vulgati di psicanalisi a proposito dell'inconscio sadismo che c
stringeva il musicista ad ammazzare sulla scena le sue eroine ed a creare figur
materne particolarmente esigenti: ogni volta che l'artista riusciva a liberarsi
dall'affetto materno e ad amare l'eroina degradata, la doveva poi offrire i
olocausto alla figura materna187. « Questa tesi particolare può essere cert
discussa ο addirittura rifiutata, ma ciò non toglie nulla al suo fascino » ha scrit
un recensorem. Possibili interpretazioni psicanalitiche del famoso « sogno

182 C. SALINARI, D'A. e la ideologia del superuomo, in « Nuovi Argomenti »,


1958-59, n. 35-36, pp. 141-211.
183 Art. cit., pp. 116-123.
181 Sul 3° Programma RAI, 20 marzo 1962. Ora, in « Terzo Programma », 1962
2, p. 84.
185 K. Abraham, Giovanni Segantini, A psychoanalytical essay, in « Psycho
analytic Quarterly », 1957, pp. 453-512, traduzione inglese del saggio in tedesco
uscito nel 1925.
186 I. MALCAPINE e R. A. Hunter, Rossini: Piano pièces for the primai scene,
in « American Imago », 1952, pp. 213-219.
187 M. Carner, G. Puccini, Milano 1961, pp. 372-383. Su questa « biographie
psychanalytique » ν. le pagine vivaci di J. F. R.EVEL, La cabale des dévots, Parigi
1962, pp. 125-127, il quale pur professandosi convinto freudiano conclude all'« arbi
trario » del tentativo di M. Carner.
188 G. CoNFALONlERI, in una recensione al libro del Mosco Carner, su « Epoca »,
maggio 1961.

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Critica psicanalitica della letteratura italiana 103

del settecentesco Tartini si troveranno senz'altro sparse in molti trattati sui


sogni come per esempio nel libro di H. Silben189.

Ed eccoci arrivati all'era « psicanalitica ». Problemi e metodi cambiano


per forza: la mia inchiesta dovrebbe diventare più complessa ed allargarsi a
nuovi interrogativi. Un Saba, uno Svevo, hanno conosciuto la psicanalisi? l'hanno
utilizzata nell'arte loro consapevolmente? La critica ha rilevato questo? Quale
giudizio ne ha tratto? e, infine, vi sono indagini di tipo psicanalitico sulla loro
vita e sulla loro opera? Ecco le domande che l'autore contemporaneo pone
e che naturalmente si presentano tutt'altro che facili. In questa rassegna, mi
atterrò all'ultima di queste domande, come finora ho fatto. Rinuncio quindi a
insistere sui rapporti personali che gli scrittori moderni possono aver avuto
con la disciplina freudiana e sui giudizi che hanno dato i critici in proposito.
Svevo, infatti, ha conosciuto a modo suo le teorie del maestro viennese
in un'epoca « preistorica » (forse già nel 1908) e si sa che ne Ha tentato una
descrizione in atto nel suo Zeno, ricavandone la conclusione che è pericoloso
all'uomo conoscere se stesso. Ma non sembra che Svevo abbia capito tutta l'im
portanza di Freud poiché si è come vergognato di esserne stato influenzato,
collocando poi Freud tra Charcot e Bernheim, l'ipnotista di Nancy. In ogni
modo non conosco altra psicanalisi di Svevo fuorché quella che egli stesso ha
eseguita per interposta persona su Zeno. P. Citati, analista così acuto di
Pascoli, ci ha dato un ritratto sottile di Svevo attraverso i suoi personaggi, anche
se un po' troppo crudele190 : la « incapacità di vivere », la « infantile rivalsa
xìx ovxgxxx \_t<* xxxv^gctxvyxxian^j v. xii aouaiu vataivat-n vai abitane, aa ixiv^mia^ivaiit ava

abbandonarsi ad una prolifera rete di illusioni, il desiderio e la volutt


lagrime, l'isterico bisogno di soddisfazioni sentimentali », « il complica
di trasposizioni psicologiche, un meccanismo di irresponsabilità, per ev
siasi rapporto col mondo », l'« incapacità di un'adesione completa », la
della malattia come « protezione » ed alibi, tutto rivela « una forma i
vole di candido narcisismo », che invecchiando arriverà a fargli « recita
parte di vecchio esibizionista chiacchierone e vanesio », con una gioia
febbrile, nevrotica »1M.
Di Saba, caso esemplare, vi è una vera psicanalisi, quella che condus
di lui il Dott. Eduardo Weiss, il primo freudiano italiano, e di cu
elemento ci è rivelato da Saba nella Storia e Cronistoria ο nelle Sc
oppure più indirettamente nelle poesie del Canzoniere (Il Piccolo
un'anamnesi liberatrice): ma il segreto professionale impedirà per sem
Weiss di rivelarcela. Di quanti altri segreti lo stesso Weiss sarà de
egli che curò certamente molti intellettuali negli anni 1925-1938 (Sandr
se non erro, fu curato da lui)! Non esiste al di fuori di quella reale ps

189 H. SlLBEN, The dream, Introduction to the psychology of dream, in


analytic Review », 1942.
190 In « Il Giorno », 19 die. 1961.
κι Per ;i « dossier » concernente Svevo e la psicanalisi, si vedrà A. Le
Castris, I. S., Pisa 1959, pp. 341-351, append. 2; G. Luti, /. S. e altri stud
1961, pp. 389-397; G. Cattaneo, Svevo e la psicanalisi, in « Belfagor »,
pp. 454-460. In Β. MAIER, La personalità e l'opera di I. S., Milano

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104 Michel David

altro tentativo per quanto sappia, a parte torse una paradossale battuta di
C. E. Gadda 192 per cui l'amore essenziale di Saba fu quello della balia Peppa
sulla quale egli proiettava la sua « lubido » prima di diventare « dedito al
piramidone ed agli endecasillabi »; Contini, per primo, ha sottolineato la pre
destinazione di Saba alla psicanalisi, questa sua « crudeltà analitica e cono
scitiva » che lo faceva « nascere psicanalitico prima della psicanalisi », ed ha
rilevato anche in lui un « morbido desiderio pedagogico »193. Ma sono accenni
e non indagine analitica. D'altra parte, per un esame approfondito della psico
logia di Saba gioverà aspettare l'edizione, prossima, sembra, dell'Epistolario,
di cui A. Marcovecchio ci ha dato utili frammenti194.
G. Debenedetti, nei cui vecchi articoli sabiani non vi è traccia di abito
psicanalitico, ha tentato nella prefazione all'ultima raccolta poetica di Saba
una interpretazione a base freudiana1S5. Descrivendo l'ultima crisi « ciclica »
del poeta, preso da una « delusa volontà di amare », (« Un vecchio amava un
ragazzo... »), Debenedetti cerca una unità profonda che giustifichi insieme il
Piccolo Berto, Epigrafe e Uccelli, scoprendola nell'assunzione ad esorcismo della
attività poetica per tentare di liberarsi da un « destino » (è la parola chiave
della filosofia di Debenedetti) insopportabile — Saba, si sa, era spesso animato
da tentazioni di suicidio, sin dall'adolescenza —. Si tratta ogni volta di una ceri
monia crudele d'espiazione alla quale egli ci invita e per la quale si vale di
una persona a lui cara: il Piccolo Berto, l'io puerile e nascosto nel ricordo,
gli uccellini in gabbia, il commesso Carletto, il « ragazzo ». Capri espiatori reali
ο onirici, elusivi ο rassegnati, vengono sottomessi alla magia naturale della
η a tentativi rnnrrpti rit rlnminavinnp t-*prrViP crnntinn t fallimpnti rli ÇiiKa

stesso. Il poeta « escluso », « carcerato », in un « moto di ritorsione », incaric


di vivere le sue vittime, ma nello stesso tempo ne fa dei « carcerati » a s
immagine; e gliene duole, ne ha rimorso. Si vede subito quello che uno ps
nalista potrebbe concluderne sulla « evirazione » e le « fissazioni ». Ma De
nedetti, a ragione, non va fino a quel punto e si limita a indicarci una di
zione interpretativa estremamente suggestiva, per cui certe poesie apparente
mente leggere vengono incupite da un « pedale » tragico.
Conto di trattare altrove il grosso problema di Saba e la psicanalisi, per il
quale abbondano i documenti e che ha valore esemplare per una storia deg
atteggiamenti critici di fronte al freudismo letterario in Italia. Quanto a
psicanalisi fatte da Saba su altri scrittori ne ho citato qualcuna e ci si sar

pp. 233-234, si troverà una bibliografia in parte utile per la mia ricerca (tra l'altr
W. SOSLEIN, I. S. Translates the problems of Psychoanalysis into a Novel, in « T
Evening Post », New York 4 agosto 1930. Non è citato di B. Freedman, I. S. a
psychoanalytic novelist, in « Psychoanalytic Review », 18, 1931, pp. 434-438).
192 C. E. Gadda, op. cit., pp. 58-59. L'articolo è del 1946.
133 G. Contini, op. cit., pp. 89, 92, 98.
191 A. Marcovecchio, L'epistolario di Saba, in « Terzo Programma », ed. RAI,
1961, n. 2, soprattutto, p. 134.
195 G. DEBENEDETTï, La quinta stagione di Saba, prefazione a U. SABA, Epigrafe
Ultime Prose, Milano 1959, pp. 7-31. Ved. pure la premessa di DEBENEDETTï a Lettere
di U. S., in « Nuovi Argomenti », 1959, pp. 1-32 (In una di queste lettere Saba,
paradossalmente, rimprovera, al critico dei « destini », di mancare della « fatalità del
l'argomento », p. 17). In Omaggio a U. Saba, « Galleria », I960, pp. 4-5, una lettera
del poeta in cui fa un'analisi di sogno.

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Critica psicanalitica della letteratura italiana 105

reso conto che i suoi schemi in proposito erano piuttosto semplici e rudimen
tali, seppure intuitivamente penetranti, e umani. Per chi volesse avere un'idea
dei concetti generali di Saba sulla rivoluzione freudiana, rimando alla lettera
che il poeta scrisse al direttore della « Fiera Letteraria » in risposta polemica
a Croce, « campione mondiale di scherma »196.
Pirandello dovrebbe essere per la psicanalisi un soggetto particolarmente
affascinante: la mole dell'opera, l'onirismo profondo dell'ispirazione, il « rea
lismo allucinato », la specie di eterno monologare, il tono di confessione che
assume quasi ogni sua novella ο commedia, una certa aria ossessiva che si spri
giona da ogni suo personaggio, tutto ciò era fatto per provocare diffidenza da
parte della critica italiana tradizionale poco abituata ad una letteratura così
surreale, e nello stesso tempo doveva guadagnare i favori della critica straniera,
e quindi degli indagatori dell'inconscio. Ora, poiché manca ancora uno studio
biografico oggettivo veramente rigoroso su Pirandello (il libro di Nardelli è
incompleto e discutibile), poiché manca ancora l'epistolario197 e « la vita intima
di Pirandello è ancora da conoscere »198, l'unico mezzo per avvicinarsi a questa
intimità rimane lo studio attento dell'opera e delle sue costanti fantastiche e
concettuali. Ma non credo che l'interesse degli psicanalisti abbia corrisposto al
successo mondiale dell'opera pirandelliana.
Non posso tenere conto, qui, delle intuizioni brevi, talvolta illuminanti,
che possono averci date in merito scrittori ο critici di formazione psicanalitica,
perché sarebbe un'impresa che ovviamente esorbiterebbe dai limiti della mia
inchiesta. Potrei accennare, per esempio a certe osservazioni di un Moravia
ι« li cosiaetto piranaemsmo, cioè quena specie ai rurore aenrante e ìuciao cne
spingeva Pirandello a denudare i suoi personaggi e a ridurli all'essenziale anch
quando quest'essenziale non fosse più che un grido di dolore ο di gioia, questo
pirandellismo va messo tra le maggiori operazioni igieniche di cui abbia fruit
l'arte del nostro tempo »139) ο di un Debenedetti (« Si sa quale appassionato e
dolente rancore lo animasse contro quelle sue creature troppo smaniosamente
vive (...) Si sa quale sentenza di male e di patimento egli pronunciava contr
quella smania (...) E lui puniva: dopo di averli umiliati in aspetti meschin
spesso e ripugnanti, li trascinava, come per un labirinto di torture, attravers
tutte le possibilità, casuistiche, combinazioni, deformazioni, che una vera logica
intrepida e senza riguardi, solo a se stessa obbediente, una sorta di furor logicu
era capace di escogitare... »200) ο di un Piovene (" Pirandello riflette nella sua
opera la condizione tipica del piccolo intellettuale del sud, tagliato fuori dalle

196 U. SABA, Poesia e -psicanalisi, in « Fiera letteraria » del 5 sett. 1946, n. 22.
11 volumetto delle Scorciatoie e Raccontine non ebbe il successo di pubblico che ave
vano avuto le puntate uscite prima su un giornale romano nel 1945 : si trova ancora
in magazzino da Mondadori, nella povera edizione prima, a 180 lire! Su « La Stampa
dei 17, 25 luglio e 29 agosto 1962 e su « Paese-Sera » del 28 agosto 1962, sono stat
pubblicate 31 « scorciatoie » inedite, scritte tra il 1928 ed il 1935 all'epoca della sc
perta di Freud da parte di Saba.
197 Si veda in proposito Lettere ai famigliari di L. Pirandello, estratti con presen
tazione di S. d'Amico, in « Terzo Programma », ed. RAI, 3, 1961, pp. 273-312.
198 S. D'Amico, introd. cit., p. 280.
199 A. MORAVIA, Pirandello (a dieci anni dalla morte), in « Fiera letteraria »
12 die. 1947.
200 G. DEBENEDETTI, Saggi critici, cit., p. 146.

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1 Π/^ Μ ir h pi Tinnì A

cose, in una paralisi storica (...) ques


pessimistica, confinato nella bizzarria
vivere ed il pensiero di se stesso è u
Quegli uomini hanno nel fondo un
reale esclude (...) quasi interamente
sogno della donna incontaminata: la
Di qui proviene la frequenza di parole
Vi è una parte di Pirandello dalla quale
Ma un tale campionario potrebbe esten
Mi limiterò dunque a ricordare i poc
litici della critica pirandelliana. Elimin
gerata fama si è oggi trasformata in g
di capire il significato profondo dei s
rapporti con Freud, senza poter dire d
nitido e acuto della tragedia ironisti
steriosi riflessi psicanalitici », « inter
assistere a una mirabile rappresentazio
non sono affatto poggiate su analisi fr
di Baldovino, di Leone Gala, di Barr
litico, se non forse una indicazione in
detto in Pirandello. E d'altra parte, se
riassuntivo delle idee freudiane, pos
edizione del suo libro, a convincerci d
una frase come la seguente potrebbe a
come in psicanalisi, si abbraccia il m
femminileP] paziente, così nel teatro
con la logica scaltra e decisa ».
G. Prosperi204 fa solo un breve ce
Non si sa come, in una rassegna del te
sotto una prospettiva psicanalitica. L

201 G. PlOVENE, Discorso commemora


in « Paese Sera », 7/8 luglio 1961.
202 II « dossier » di Pirandello e la psi
A. URETA, P. e Freud, in « Mercurio P
colo del 1930, senza altre indicazion
19 feb. 1936 (raccolta nel vol. IV di 30
A. Janner, L. Pirandello, Firenze 1948,
Lo Vecchio Musti, L'opera di L. P., Tor
e mito nell'arte di L. P., Roma 1954, p
1958, pp. 52-53; A. HERMET, Della vita
pp. 13-16; R. KANTERS, Théâtre et psy
n. 108, p. 163; E. IONESCO, Expérience d
feb. 1958, n. 62, pp. 255-256. Ma si tra
clusioni definitive. Un fatto rimane: Pira
203 S. Ti S Si, La psicanalisi, scienza de
nel 1945, senza varianti per il capitolo d
nalisi »). Utilizzo la ristampa.
204 G. Prosperi, La psicoanalisi e il teat
205 P. L. Goiten, The phantasy of th
« Psychoanalytic Review », 16, 1929, pp.

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Critica psicanalitica della letteratura italiana 107

potuto vedere, è certamente ortodosso e insiste sul legame edipico che unisce
suocera e genero nella loro tacita connivenza, in Così è. Quanto a E. Mor
purgo 'm, la sua analisi dei Sei personaggi rivela una buona conoscenza delle
idee generali freudiane e può ancora oggi essere utile, benché non vi si tratti di
una psicanalisi approfondita. È un esempio dei primi tentativi italiani (rarissimi)
di unire la tradizionale analisi psicologica con la nuova, allora scandalosa. « Con
la lente di Freud » infatti cerca di chiarire la « rivelazione imbarazzante » della
commedia. Senza soffermarsi sul problema di sapere se Pirandello conosca
Freud, che egli giudica problema senza grande importanza, Morpurgo indica
il significato anti-eroico del teatro delle Maschere Nude ed il suo clima onirico.
Poi illustra la « geniale analisi » dei personaggi, dal padre narciso, incestuoso,
nevrotico, alla madre masochista, e stranamente resistente all'analisi, alla figlia
stra, esempio di rimozione dell'ideale verso il basso e il sudicio, e di ambiva
lenza nei confronti del fratello, al figlio traumatizzato e oscuramente colpevole.
Fratelli di Edipo e Hamlet, segnati dal destino degli istinti questi personaggi
vivono il dramma edipico grazie alla scissione tra loro e gli attori, simbolo della
scissione tra conscio e inconscio, vita e meccanismo.
Ma chi ha particolarmente studiato Pirandello dal punto di vista stretta
mente freudiano è G. Resta207 di cui già conosciamo un contributo ariostesco.
Rimando a quello che dissi a proposito dei principi generali e del metodo di
Resta. Ma aggiungerò qualche appunto particolare suscitato dalla lettura dei
suoi 4 contributi pirandelliani. Mi sembra, prima di tutto, un po' artificiale

psicologia sociale, sulla pedagogia, sull'orientamento professionale) evidente


mente richiesto dalla natura della rivista che lo pubblicava; poi di essersi troppo
attenuto ad analisi infinitesimali — del resto acutissime —, senza cercare di
sintetizzarle in una più vasta inchiesta sulla figura dello scrittore: non si è
messo insomma né sulle orme del Freud della Gradiva, né di quello del Leo
nardo, rimanendo a mezza strada. Rimproverei ancora al Resta di aver usato
le chiavi simboliche della psicanalisi un po' troppo rigidamente, desumendole
dai libri canonici più che dalla concreta situazione pirandelliana. Difetti dunque
di maturazione nell'uso degli strumenti e timidezza nell'impiego non cancel
lano però il valore positivo e coraggioso dell'impresa del Resta né la sottigliezza
e la ricchezza delle indicazioni particolari, che sono poi le più illuminanti per
la psicanalisi dell'arte (Resta, seguendo Musatti, vorrebbe che l'espressione
« psicanalisi dell'arte » fosse riservata « alle modificazioni nelle produzioni
artistiche indotte dalla terapia psicoanalitica », e quella di « psicologia del

206 E. Morpurgo, I « sei personaggi in cerca d'autore » di Pirandello, in « Ar


chivio Gener. di Neurologia, Psichiatria e Psicoanalisi », 11, 1930, pp. 134-139.
Il Dott. Kligerman, di Chicago, ha fatto il 6 sett. 1962 una comunicazione su Sei
personaggi nel corso della Décade di Cerisy-La-Salle (Francia) dedicata a L'Art et la
Psychanalyse-, il testo, che non conosco, dovrebbe uscire fra poco sul « Mercure de
France ».
207 G. RESTA, Arte e psicologia sociale, in « Rivista di psicologia sociale », 1957,
pp. 145-156; Fughe nella realtà e nell'arte, in « Medicina pedagogica », 1957, n. 3/4
(estratto, pp. 13); Psicologia dell'arte e orientamento professionale, in « I problemi della
pedagogia» marzo-aprile 1958 (?) (estratto, pp. 11); Un e. romanzo famigliare » nella
letteratura, in « Rassegna di Psicologia generale e clinica », 3, 1958, pp. 100-106.

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108 Michel David.

l'arte » alle indagini generalmente inclus


distinzione non mi sembra felice).
Non posso qui dare un riassunto com
solo che vi è messa in rilievo l'impor
variazioni fantastiche ed i suoi maschera
portatore di un peso di fantasia che l'a
ad un momento del suo sviluppo affet
i tre protagonisti maschili rappresentan
l'autore nei riguardi del padre e della
loro « similitudini inconscie » tre person
la commedia è espressione drammatizzat
l'identificazione dei motivi inconsci de
attenzione piuttosto al « come » sono rap
per esempio, che è uno dei temi più tipi
in un brano autobiografico, poi nella
Colonia (la « regressione » alla madre-iso
« nuova nascita » mancata), ο nel ritorno
Morii. Il tema dei fratelli nemici, dell'uc
dei rivali, riaffiora un po' dappertutt
del suicidio. La « nevrosi di successo »
in termini di coscienza, ma solo come ri
al timore dell'evirazione e ben presenti i
Insomma, dasli articoli del Resta, ricaviamo una visione particolareggiata dei
tentativi compiuti dallo scrittore per esorcizzare con « catarsi » sempre prov
visorie, sempre relative, un dramma infantile che è certamente all'origine del
cosidetto « pessimismo » del commediografo. Il Resta non va fino in fondo, ma
accenna m ad un possibile trauma di nascita. Dal punto di vista della psicanalisi
dell'artista dunque, le indagini di Resta sono solo frammenti, approssimazioni,
che si può sperare vadano ancora approfondite, collegate, in una interpretazione
unitaria. Quanto all'affermazione del Resta che sia da attribuire a Pirandello,
non solo una profonda conoscenza dei meccanismi inconsci della psiche, ma
anche «la conoscenza... precisamente, delle interpretazioni freudiane»®
non credo per ora che la si possa documentare sicuramente.

Siamo entrati ora in una epoca ancora più vicina a noi e le analisi rigoro
samente psicanalitiche, per ovvie ragioni, si fanno più rare, anche se la nuova
critica usa con meno scrupolo qualcuna delle parole ο delle intuizioni freudiane.
Il riflesso che impedì a Freud di passare dallo studio della Gradiva a quello
del suo autore funziona regolarmente.
Sul futurismo italiano, vi sarà poco da osservare, poiché il movimento si
è costruito prima del dilagare della dottrina freudiana e non vi sono studi di
carattere psicanalitico su opere ο autori di questo. Non vi fu infatti l'incontro
con Freud, come invece accadde per il dadaismo, nato nella seconda capitale
della psicanalisi, Zurigo, ο per il surrealismo di cui si conoscono le chiare radici

308 G. RESTA, Psicologia dell'arte ecc., p. 1, η. 2.


289 G. Resta, Fughe -nella realtà ecc., p. 12 e n. 15.
299bis Id., JJn romanzo..., cit., p. 100, η. 3.

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Critica psicanalitica della letteratura italiana 109

freudiane. La « libera forza » scatenata, le parole in libertà, l'« avviamento alla


pazzia » di un Consavola, non hanno trovato una giustificazione ideologica e
scientifica come il movimento di A. Breton210. La rarità stessa dei contributi
critici italiani sul primo surrealismo indica una mancanza di partecipazione
estetica, allorché la Spagna, per esempio, fu scossa dalla nuova poetica, come
ce lo dicono i nomi di un Larrea ο di un Garcia Lorca. Ora, appunto tra questi
primi pochi contributi critici, si dovrà insistere sul fatto che sono da collo
carvi in buona posizione quelli dei rari psicanalisti italiani: se un Angioletti,
per esempio, si dichiarava « tediato » dalle trovate di Breton e definiva il Sur
realismo come un futurismo con Freud in più2n, il Levi-Bianchini dava inte
ressanti giudizi su Breton, su Tzara, su Elouard (sic) (paragonato al Pascoli)
e su Dali (« schizoide »)m, e Servadio dimostrava che Breton tradiva Freud,
volendo ricondurre l'attività ideale del poeta a « mero automatismo psichico »:
Freud, infatti, ha sempre insistito sulla « sublimazione » di tale automatismo
per mezzo della coscienza. Servadio indicava perciò l'aspetto profondamente
regressivo del surrealismo. Il disinteresse della critica letteraria italiana per un
movimento che ha segnato così profondamente la cultura europea veniva se
gnaiaia già nei 17 jv ua r,. raiqui . wggi ancora, 1 raciii moralisa condannano
l'« irrazionale » futurismo e si rallegrano del fallimento in Ita
lismo. Sui pochi epigoni dunque, pochi contributi psicanalitici: Sa
troppo dimenticato, De Chirico ha destato qualche interesse all'es
Leonora Fini ha provocato un tentativo divertito, ma non estrem
dosso da parte di A. Lanoux (« Cette révélation d'un amour d
du néant, ce rêve d'une vie éternelle qui ne bougeât pas, cette no
et du matriarcat»...)216.
« L'oeuvre de Moravia est intéressante, parce qu'elle pose,
mière fois avec autant de netteté dans l'histoire de la littérature
des rapports entre l'oeuvre d'art et la psychanalyse (...) Il y a une

210 Si cercherà invano negli Archivi del futurismo, a cura di M. Du


e T. Fiori, Roma 1958, vol. I, un accenno a Freud, tranne in una nota a
riormente da Severini, a un suo articolo uscito sul « Mercure de Franc
1917 : « La psychoanalise (sic), avec Freud et bien d'autres, a fait dep
progrés (sic) dont les surréalistes ont su tirer parti » (p. 214, n. 6).
surrealisti fa collocare questa nota molto più tardi di quanto lo dic
p. 210. Severini, nel suo articolo, parlava solo di « psychométrie, psych
même métapsychie ».
211 G. B. ANGIOLETTI, ree. a A. Breton, Manifeste du surréalism
vegno », 1925, pp. 142-146.
212 M. Levi-Bianchini, ree. a opere di Breton, Tzara, Eluard, Dali, in
Generale di Neurologia, Psichiatria e Psicoanalisi », 1933, pp. 80-81.
213 E. Servadio, Surrealismo e medianità, in « Luce e ombra », april
dello stesso, Il surrealismo: storia, dottrina, valutazione psicoanalitica, in «
1946, n. 2, pp. 77-84, in cui ribadisce le stesse tesi del 1930. Segnalo
studio di A. Miotto, Surrealismo e psicanalisi, in « Rassegna medica
(riv. edita a cura della Lepetit S. Α.), 39, 1962, η. 6/7, pp. 28-40.
214 E. Falqui, Rassegna della stampa, in « Italia Letteraria », 25 m
215 H. C. Geyer, The mystique of light, « American Imago », 1
207-228.
216 A. LANOUX, Instants d'une psychanalyse critique: Leonor Fini, in « La Table
ronde», die. 1956, n. 108, pp. 178-189.

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110 Michel David

unique dans le cas de Moravia: la con


d'une doctrine publiche. Moravia, tout
et serait arrivé aux mêmes conclusio
sans l'appui intellectuel qu'il a trou
naissance de seconde main du freudism
la même hardiesse et son oeuvre n'a
positive et irréfutable qui la rend
permet donc de préciser ce qu'il faut en
en littérature »217 scrive D. Fernan
tere, ma con notevole forza e penetraz
analisi dei rapporti tra arte e psican
mente si potrà fare a meno per altr
di aggiungervi pochi cenni bibliografic
Quando uscì il primo romanzo di M
vatori come Pancrazi ο Solmi218 rifiutarono di ascrivere a l'influenza di Freud
l'ispirazione del libro, indicando più volentieri Dostoïevski ο un certo natura
lismo di stampo tedesco. Infatti Moravia non conosceva la psicanalisi a quel
l'epoca, come lo ha confessato a diverse riprese219: «Non posseggo una cono
scenza profonda delle teorie psicanalitiche... ho letto poco anche lo stesso
Freud » (« Fiera letteraria »); « je ne savais presque rien de la psychanalyse »
(« Figaro littéraire », 1948); « Al tempo degli Indifferenti non sapevo nulla di
Freud, ho letto testi di divulgazione psicanalitica solo più tardi e si è trattato so
prattutto di testi americani. Freud l'ho leggiucchiato più che letto, capisco che è
scienziato seno, ma io trovo aDDasranza noioso ». (,« v^uaaerm milanesi »).

Questo « freudiano senza saperlo » si è dunque fatto più tardi u


mario di psicanalisi che gli ha fornito una visione abbastanza s
dell'apporto di Freud: liberatore dal conformismo sessuale otto
ci insegna franchezza e obbiettività e ci aiuta a chiarirci a
Marx in altro campo. Non va interpretato perciò come rigido d
come liberatore di un certo determinismo morale. Perfetto
che quando afferma, ci da del sesso una visione più esatta, togl
intorno alle realtà sessuali e dandoci mezzi scientifici di ind
Queste idee, che venivano a rafforzare precedenti intuizioni pe
ficavano un'arte tutta tesa verso il mistero del sesso, credo abb
influenzato Moravia negli anni della Liberazione, come lo si
talvolta troppo chiaramente — in Agostino, la Disubbidienza, i
il Disprezzo, che vanno dal 1944 al 1954. Ho poi l'impressio
si sia allontanato a poco a poco da queste preoccupazioni fr
vandone appena un nucleo essenziale, uno schema mentale,
per forza d'inerzia, ma che non vivifica più le sue narrazion

217 D. FERNANDEZ, Le roman italien et la crise de la conscience


1958, pp. 11-138, e soprattutto 77-138. Passi cit., pp. 77, 79, 80.
318 P. Pancrazi, in Scrittori d'oggi, t. II, 1946, pp. 119-122;
Convegno », 1929, pp. 467-471.
219 Cfr. Opinione sulla psicanalisi, in « La Fiera letteraria », 25 l
vista di J. DUCHÉ, in « Figaro Littéraire », 20 marzo 1948; interv
ibid., 9 maggio 1959; intervista pubblicata su « Quaderni milanesi »,
di Moravia ad un'inchiesta sull'erotismo e la letteratura, in « Nuovi a

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Critica psicanalitica della letteratura italiana 111

sociologiche, economiche, diventano più urgenti per giustificare i romanzi « so


ciali ». Fernandez fa osservare che Moravia, « pour se faire peintre social de
l'Italie populaire et pauvre, met de côté les découvertes de la psychanalyse.
Quand il s'agit au contraire de dépeindre les milieux de la bourgeoisie, Mo
ravia choisit comme personnages principaux une mère et un fils unis, bien
entendu, par un lien d'essence freudienne »22°. Gli è che la borghesia è la
sua condizione odiosa-amata; il popolo un elemento estraneo e leggermente
mitico, « sano ». In ogni modo, uno dei compiti della critica moraviana sarà
appunto di misurare l'influenza esatta di Freud e il suo momento in un'opera
così smaniosa di metamorfosi221.
Ma per quanto riguarda le interpretazioni psicanalitiche date delle sue
opere, si possono citare vari contributi di carattere e di valore vario. Vorrei
dire che il primo a psicanalizzare se stesso è proprio Moravia nell'autocoscienza
che egli ha quando idea e scrive un suo romanzo, ma di questa analisi quasi
nulla ci rimane, all'infuori del romanzo stesso (nei due romanzi dell'adolescenza,
lo schema prefabbricato di marca psicanalitica è talvolta ben visibile) ο di
accenni rapidi in una conversazione con giornalisti (una breve psicanalisi del
Conformista si vede in « L'Express » del 31 die. 1959). Moravia ci ha anche
dato rapide psicanalisi di opere altrui 222. Accennerò solo ai brevi spunti di un
C. E. Gadda 223 ο di A. Pieroni224 ο di un Piroué 225. Più importante invece
l'analisi della Disubbidienza che ci dà uno specialista di studi psicanalitici,
A. Miotto 226, il quale si difende prudentemente dall'accusa di uscire dal suo
campo e dal voler dare giudizi di valore estetico. Per Miotto, la disubbidienza
e in tondo un atto di obbedienza a breud. ti non stenta molto a indicare come

il ritratto di questo adolescente autodistruttore, che scarica la pro


sività contro se stesso fino al suicidio ο quasi, per poi trasformars
due esperienze sessuali — la prima ambivalente, la seconda posit
essere liberato dai suoi complessi, sia chiaramente riferibile ad uno
diano classico. Ma il Miotto non può impedirsi di rilevare le di
applicazione di questo schema: prima di tutto, il ragazzo descri
temente neurotico, anzi schizofrenico, e la sua guarigione pare tro
(« persuade come tipo di anormale psichico, ma non persuade a
eventuale modello di una sana evoluzione psico-fisica »); il comp
poi non è affatto descritto, poiché la figura materna appare totalm
rata; il lato « sociale » dell'adolescenza, corrispondente al periodo d
non è neppure messo in rilievo. Miotto, malgrado le dichiarazi

m D. Fernandez, op. cit., p. III.


221 Si vedano per ora gli ultimi studi di A. Limentani, A. Moravia tr
e realtà, Venezia 1962, e E. SANGUINETTI, Interpretazione degli Indifjere
ratura moderna, 1962, pp. 40-67, e soprattutto pp. 65-67.
222 Cfr. ad es., gli articoli su Miller, T. Williams, Rimbaud, Faulkne
« Mondo », il 19 feb. 1949, il 1 luglio 1950, il 21 ottobre 1950, e il 9
223 C. E. Gadda, I viaggi ecc., pp. 58-60.
224 A. PlERONl, Il pensiero di J. Flescher, in « La Fiera Letteraria
1946, p. 5.
225 G. PlROUÉ, La psychanalyse et les lettres italiennes, in « La Table Ronde »,
die. 1956, n. 108, pp. 190-192.
226 A. MIOTTO, Moravia e la psicanalisi, in « La Fiera letteraria », 30 gen. 1949,
e « Giornale di Napoli », 6 luglio 1948.

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112 Michel David

finisce poi con scivolare in campo cri


rebbe tra la prima parte del romanzo
seconda — il crescendo della sessualit
romanziere dichiaratamente psicanalista
farsi anche lui critico letterario?
Quanto a I. Scaramucci, nel capitolo che dedica a Moravia 227, non si può
dire che aggiunga molto all'analisi di Miotto, di cui riprende apertamente le
conclusioni, se non una preoccupazione moralistica e religiosa: Moravia, dice,
si dichiara realista ma infatti si limita a descrivere solo una certa realtà, « quella
realtà ». E non è detto che la descriva oggettivamente, se è vero, come la
diagnosi di Miotto induce a pensare, che vi è nell'interpretazione moraviana
della « liberazione » un ottimismo un po' facile, volontaristico, e, come ho
detto, « mitico ». Ridurre la « libido » di Freud a semplice « genitalità » è poi
un errore grave, che Moravia sembra commettere allo stesso modo degli avver
sari idealisti della psicanalisi (Flora, De Ruggiero).
Fernandez non fa una vera e propria psicanalisi dell'opera di Moravia. Ma
l'attenta fenomenologia che ci da dei temi e delle ossessioni ricorrenti in questa
opera potrebbe essere utilizzata proficuamente da un'analisi profonda. In qualche
punto, anzi, vi è un tentativo in tale direzione: penso, tra l'altro, alle osserva
zioni sugli aggettivi ossessivi di Moravia, quelli che egli utilizza per descrivere
il sesso e altre realtà in apparenza ben diverse, oppure al ritratto del personaggio
esemplare di Giacomo che finisce per apparirci come un ritratto inconscio del
l'autore. Ma Fernandez non vuole darci una cartella clinica rigorosa, né soprat
lulivj uaxcx îuLcipiciaMuiu Lxvjppu· xacxxx ccuxic cjucxxt vaux pxxixx\_> xiv.uuiomw. wuic

solo materiali per una psicanalisi più aggiornata, più rispettosa del partico
e dell'individuale. Come un Debenedetti, Fernandez mi sembra rapprese
un esempio interessantissimo dell'incrocio tra la critica letteraria e la psican
di oggi.
Un altro esempio di come una grande umanità possa riscattare anche i
giudizi sommari della prima psicanalisi lo voglio trovare nella Scorciatoia di
Saba dedicata ad Agostino·. « Il Caso Moravia. Ho letto Agostino. È un bel
libro; il migliore — fino ad oggi — di questo Autore (...) Ma è un cattivo
libro (...) Insudicia amore. Tutto Moravia è — purtroppo — così. Si direbbe
che i suoi personaggi non provino nessun piacere a quella cosa dalla quale
pure — dice Euripide — derivano ai mortali le loro più care delizie. Gli amanti
(in verità) odianti di Moravia compiono — ο si sforzano di compiere — i gesti
amorosi, come fossero esclusivamente gesti di astio e di reciproco disprezzo (...)
A Moravia (egli non è il solo) deve essere accaduto qualcosa. Non oggi, non
ieri; in tempi per lui preistorici, sepolti nelle profondità di un totale (non
però irrevocabile) oblìo. È come se egli, essendo ancora piccolo bambino,
avesse (fingendo, magari, di dormire) spiato e sorpreso (...) l'« amplesso »; e
— come succede ai pargoli maldesti — scambiato questo con un'aggressione;
un atto sadico. Poi dimenticò. Ma era ormai — senza saperlo — fissato a quel
l'immagine mostruosa e irreale. Essa improntò, non dico la sua vita (che né so,

227 I. SCARAMUCCI, Romanzi del nostro tempo, Brescia 1956, ved. Moravia tra
esistenzialismo e freudismo, pp. 87-130 e soprattutto 115-130.

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Critica psicanalitica della letteratura italiana 113

né voglio saperlo); ma (questo posso affermarlo) la sua arte (...) Che non ci
sia nessuno che possa — essendo ancora tempo — strappargli dalla retina la
visione funesta; mutare una maledizione infantile in una benedizione d'adulto:
guarirlo insomma? » m.

È ora di chiudere la mia lista con rapide indicazioni su alcuni scrittori ο


artisti più ο meno contemporanei, senza naturalmente avere la pretesa di essere
completo. Su Ungaretti, Montale, Penna, vi sono le scorciatoie di Saba, crudele
la prima229, ermeneutica la seconda 230, sottile la terza231. Le Sorelle Materassi
di Palazzeschi hanno spinto un Gargiulo a parlare di « sensazioni, per inten
derci, freudiane » e I. Scaramucci, cui devo la citazione 232 aggiunge che il
freudismo di Palazzeschi va molto al di là di semplici sensazioni e può essere
una chiave di lettura più generale del romanzo (« il romanzo della femminilità
repressa »). C. E. Gadda potrà pure essere studiato nei suoi rapporti con la
psicanalisi (che mi pare abbia veramente approfondita durante gli anni di
guerra) come se lo augura C. Bo (« Un giorno qualcuno dotato e capace di
riduzioni psicologiche ci darà un ritratto dell'uomo, così stimolante nella luce
degli aneddoti, da svelarci la complessa meccanica dello scrittore»;"", ma nes
suno ancora l'ha fatto. Né credo che semplici spunti come quelli di C. Varese234
possano essere considerati quali psicanalisi degli eroi di Piovene. Un Pavese,
impietoso analista di se stesso e acutissimo analista degli altri — ne sono prove
il Mestiere di vivere e certe lettere ora pubblicate da D. Lajolo — non credo
abbia avuto un suo « riduttore » psicologico: il saggio che gli dedica D. Fer
nandez merita infatti le stesse osservazioni di quello consacrato a Moravia.
Rimane un gruppo di schede, che affido alle note bibliografiche, a proposito
di M. Soldati di B. Joppolo230, di G. Berto237, di N. Palumbo m. Dovrei
mettere in maggior rilievo, perché proviene da uno specialista di psicanalisi,

228 U. Saba, op. cit., pp. 113-115. Ci si può chiedere se Saba non abbia preso
l'idea di scrivere il romanzo autobiografico di cui parla nel maggio 1953 alla figlia
Linuccia (ved. A. MarcoveCCHIO, L'epistolario di Saba, cit., pp. 145-146) e su cui
si vedrà il giudizio di E. MORANTE (in « Nuovi Argomenti », 1961, n. 51/52,
pp. 46-48) : « Vi si narrano le prime esperienze erotiche (amorose) di un ragazzo : le
quali s'iniziano, per avventura, con una di quelle relazioni che — sebbene reali, e
umane, e comuni in natura — la superstizione considera, nella loro specie, tabù ». Si
penserà anche alla parentesi di Saba: « egli non è il solo ».
229 U. Saba, op. cit., pp. 74-75.
230 U. Saba, op. cit., p. 146.
231 U. Saba, op. cit., p. 75.
232 I. Scaramucci, op. cit., pp. 243-244.
233 C. Bo, La lente di Gadda, in « La Stampa », 24 settembre 1957.
234 C. Varese, Cultura letteraria contemporanea, Pisa 1951, p. 213.
233 La recensione di J. De RlCAUMONT, a Le festin du commandeur in « Psyché »,
1952, η. 63, pp. 62 s. non ha quasi nulla di psicanalitico, malgrado l'indirizzo della
rivista.
236 Ree. di J. DE RlCAUMONT, a Le chien, le photographe et le tram, ved. nota
precedente. Ma I. Scaramucci dà qualche indicazione più specificamente psicanalitica, in
op. cit., pp. 174-178.
237 Ved. I. Scaramucci, op. cit., pp. 159-160.
238 G. Sogliani, Scheda psichiatrica per N. Palumbo, in « La Fiera letteraria »,
26 ottobre 1958. Ma si tratta più di un esame psichiatrico che psicanalitico, a propo
sito del protagonista di II Giornale.

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114 Michel David.

l'articolo di G. Dalma dedicato al roman


il curioso caso di matricidio descritto da
renti contraddizioni, per mezzo degli str
colare con il complesso di Edipo, e risulta
un parricidio. E. Weiss non si dichiara
troppo semplice, la quale trascura la lotta
madre ossessiva 239. Nel campo del teatro
pici, anche se la critica scomoda spesso il
inchiesta seria sia stata condotta per acce
abbiano agito e neppure credo che vi sian
Quanto al cinema, non ho la competenza n
precisa sulle psicanalisi effettuate a partir
Esiste ancora un curioso saggio di auto-
dire due parole, quello di G. Hasselqui
vano Benussi242. Questo diario, estrema
rintico e, sembra, fallimentare, di una es
— e con la cecità ostinata di chi non vu
zione masochistica — dal 1936 al 1945.
al tentativo grandiloquente d'auto-analisi
merita, se non proprio la qualifica di oper
e ci induce a riflessioni ansiose, drammat
l'auto-analisi praticata senza controllo scien
Lo stesso Hasselquist mi fornirà, con un
raDida conclusione. La sua Antologia di prosa analitica, raccolta di « testimo
nianze sull'atteggiamento dell'io verso se stesso dal principio del secolo XVIII
ad oggi », cioè da Rousseau a Kafka, è come un vasto diario impersonale, co
stituito da pagine di autori vari che si agglomerano intorno a temi ed analisi
soggettive. Sembra che un « io » metastorico, un fantastico « homo occidentalis »
racconti gli sforzi compiuti da lui per più di due secoli di vita ipostatica e
finisca con un bilancio altrettanto fallimentare di quello dello stesso compi
latore (« la letteratura può offrirci un mondo veramente misterioso in quanto
può mediare l'esplorazione della profondità psichica » aveva già scritto Hassel
quist nel suo Viaggio). L'obbiettività di un così curioso scrittore, benché la

239 G. Dalma, Via del Maltempo di Onofrio Fabrizi, Psicodinamismo del matri
cidio, in « Psicoanalisi », 1945, η. 1, pp. 70-87. Cfr. ree. di E. WEISS, in « Psycho
analytic Quarterly », 16, 1947, p. 144.
210 Si vedrà però C. MUSATTI, L'Abisso ovvero responsabilità dei pensieri segreti,
in « Psiche », 1948, pp. 79-82; M. Choisy, Albertina di V. Bompiani, in « Psyché »,
1948, η. 17, p. 380.
Su II medium dell'italo-americano Menotti, ved. S. Tarachow, Psychoanalytic
observations on The Medium und The Téléphoné by G. C. Menotti, in a Psychoanalytic
Review », 36, 1949, pp. 376-384.
241 Ved. A. GRINSTEIN, Miracle of Milan: some psychoanalytic notes on a movies,
in « American Imago », 10, 1953, pp. 229-245; ree. di J. Quéval a Lo DUCA, L'éro
tisme et le cinema, Parigi 1961, in « Mercure de France », 1961, pp. 300-303; D.
DREYFUS, Cinéma et psychanalyse, in « Mercure de France », 1961, pp. 617-632, e
pp. 625-632 su L'avventura di Antonioni.
242 G. HASSELQUIST, Viaggio nell'enigma di me stesso, Bonacci, Roma 1957.
213 S. TlSSI, op. cit., parte seconda, Preludio a un saggio di autoanalisi, pp. 303-340.
244 G. FlASSELQUIST, Antologia di prosa analitica, Firenze, Vallecchi, 1954.

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Critica psicanalitica della letteratura italiana 115

sua appartenenza a due sangui diversi — veneto e nordico, come lo indica


lo pseudonimo « materno » — possa costituirne una garanzia, è infatti proble
matica. Ma mi colpisce la quasi totale assenza, in questo diario, di voci italiane
(a parte Alfieri e qualche altro), come se Hasselquist avesse ritenuto che la
prosa analitica non fosse cosa italiana. La dedica stessa (al « prof. Giacomo
Devoto che, primo, riconobbe l'autonomia della prosa analitica rispetto alla
narrativa tradizionale, ne ricercò le caratteristiche e ne interpretò il significato,
nel quadro della letteratura del nostro tempo ») vuole indicarci che fino a
poco tempo fa la prosa analitica non aveva ancora trovato in Italia un suo
difensore e teorico. Non voglio discutere qui le conclusioni e le omissioni
di Hasselquist, ma credo che vi sia in esse una intuizione esatta.
Potrei allora ricavarne la proposizione seguente: a letteratura poco ana
litica, superflui gli psicanalisti. Il mio bilancio, quasi fallimentare pure esso,
ne sarebbe giustificato. Ma credo che vi siano molte altre ragioni evidentissime
alla modestia dei risultati della critica psicanalitica nel campo dell'arte e della
letteratura italiana. Non è mio proposito parlarne. Piuttosto cercherò di trac
ciare un diagramma geografico-cronologico dei rari contributi che ho raccolti
nella mia « lista ». La prima ondata naturalmente ha la sua origine in Austria
Germania-Svizzera. Freud dà il tono e il suo Leonardo serve da modello a
tutti (Jones, Abraham, Sperber, Sterba, Christensen, Th. Reik, Stekel, Rank,
ecc...). Uno Spitzer e un Curtius ne sono largamente influenzati. Ma questa
produzione rimane confinata in una zona d'influenza ristretta, e in ogni modo
non italiana. Le scelte di questi primi freudiani si portavano su artisti più che
su scriuori itanam, su aniicrn più une su mouerrn, cu erano ueterminare aa un
gusto « bizantino-simbolista » ο « decadente » più che da una preci
scenza della letteratura italiana. Dopo il 1930, i contributi di lingua
spariscono. Qualche svizzero, come Baudouin ο la Fierz David, continua
dicamente sulle orme di Jung ad interessarsi alla cultura italiana. M
torte produzione di studi psicanalitici intorno a cose italiane la trov
America, a partire dal 1940. Vi era stato qualche tentativo, nei primi an
movimento freudiano, su riviste specializzate americane. Ma dopo il 1940
di aver segnalato una ventina di articoli di psicanalisti americani (fosse
tedeschi immigrati). Purtroppo non ho potuto leggerne che una minim
non avendo avuto modo di consultare le collezioni dell'« American Imag
della « Psychoanalytic Review ». Non credo comunque che si tratti d
molto originali, né di vasto respiro. D'altra parte, le scelte di autori
vi sono sempre dettate da gusti culturali specifici e da mode letter
appaiono spesso strane in Italia; e la documentazione filologica non
spinta. Quanto alla Francia ο all'Inghilterra, in cui la critica psicana
avuto numerosi cultori te accaniti avversari! l'imneonn richiesto Aa ricche

letterature nazionali da studiare e una diffusa ignoranza della produzione


stica italiana non hanno consentito risultati importanti in merito a quest'u
In Italia, malgrado gli esempi di Svevo, poi di Saba, la psicanalisi
raria è rimasta confinata in pochi ambienti e in rare riviste: i medici, g
spettiti dal freudismo, si sentivano intimiditi dalla filologia dei loro col
della Facoltà di Lettere; i critici letterari, assimilando, con leggerezza, Fr
a Lombroso, e vantandosi di ignorare lo psicologismo nel momento gravi
— e solo importante — della scelta estetica, fremevano al solo nom

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116 Michel David.

« libido ». Levi-Bianchini, Weiss, Servadi


larga zona di manovra per i loro timid
paralizzava. I due soli « psicanalisti del
psicanalista solo di nome, l'altro, Morpur
la liberazione hanno certamente provo
plina fino allora « proibita »: ai vecchi p
Miotto, Resta; Musatti scende anche l
tante fa le sue prove (Maggi, Mazzuche
al Leonardo di Freud. Qualche filosofo
non polemici. Artisti e critici di fama si
Moravia, Gadda, Vigolo, Debenedetti,
resse per un mezzo d'indagine troppo tr
dall'influenza di Croce ed aperti, fors
correnti straniere, scoprono la psicanalis
Jung, Sartre, e ne assimilano con rapi
Citati, un Pasolini, uno Zolla, ne sono
considerare « superata » la psicanalisi,
tata oggi « difficile », problematica. M
tematica ο di un vocabolario incontestab
Quanto alla critica militante di form
ostile a Freud si è molto sfumata da 15 a
visto, i detrattori sistematici, ma di soli
tori italiani quali precursori di Freud (
ecc...;, aliene ac cjucau. acniiuii amie» peu ìiiuieati cuinc caciiipi cu « aaiiiia ».

Da qualche parte si levano voci per augurare che venga


buon filologo e nello stesso tempo clinico esperto e ci aiuti a
ο un Gadda. Insomma, si è in un momento complesso in cui
approssimativo, come quello che ho tentato qui, può avere un valore di invito
a ripensare certi problemi e certe soluzioni.
Michel David

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