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Rapporto tra chiesa cattolica e comunicazione

Esiste un nesso fondamentale tra etica e comunicazione, ma anche tra etica e la dimensione della
religiosa.
Di conseguenza dato che vi è legame tra etica e comunicazione, e anche tra etica e religione, vi è
anche un legame tra religione e comunicazione.
Anzi si può forse intendere come fanno molti studiosi, la religione stessa con una forma di
comunicazione molto importante.
Per Pace vi sono molti collegamenti che rendono le religioni meno lontane tra loro di quanto si sia
portati a credere.
‘’ sotto le sacre volte nulla si crea e nulla si distrugge”
Questa famosa frase tratta dal mondo della fisica.
Le religioni possono essere rappresentate come grandi sistemi di credenze stratificati correlati tra
loro, che si alimentano reciprocamente perché sono accomunate da una struttura comune e
profonda, ovvero il potere della parola della comunicazione che è capace di spostare i confini
degli universi di senso individuali e sociali.
Lo stesso rito religioso, e quindi atto esterno che manifesta appartenenza religiosa, per Pace è una
sorta di comunicazione in atto, narrazione che si trasforma in gesti che trasmettono un senso.
Quindi i riti permettono ad un sistema religioso di controllare i propri confini simbolici, cercando di
incanalare il flusso della comunicazione tra i credenti e fissare un limite tra ciò che è coerente e ciò
che non lo è, rispetto alle grandi narrazioni prodotte dal sistema religioso stesso.
Specificità che riguardano la chiesa cattolica
Fondamenti biblici e teorici.
Tutta la sacra scrittura, è la storia di un dialogo e una comunicazione tra dio e l’umanità, nella
visione cristiana. Per approfondire ci facciamo guidare dalle riflessioni di Carlo Maria Martini.
Martini
Egli nato a Torino nel 1927 e morto a Gallarate nel 2012, entrato nell’ordine dei gesuiti, studioso
della teologia e della sacra scrittura, rettore della pontificio università gregoriana di Roma,
nominato nel 1979 arcivescovo di Milano.
Nel 2002 si ritira per dedicarsi a studi biblici fino al 2007 ha vissuto a Gerusalemme ed è poi
scomparso a Gallarate nel 2012.
Noi affrontiamo queste tematiche però da un punto di vista laico, di tipo conoscitivo che ci serve
per sottolineare quelle che sono le implicazioni etiche e deontologiche nel campo della
comunicazione del rapporto che viene a crearsi tra religione e comunicazione, in particolare tra
cattolicesimo e comunicazione.
La comunicazione nell’antico testamento: La bibbia
Il testo sacro del cristianesimo è la sacra bibbia, che nella visione cristiana e cattolica rappresenta
la rivelazione di Dio, la parola stessa di Dio: la sua comunicazione vera e propria.
Composizione bibbia
La bibbia è composta da due parti: antico testamento e nuovo testamento.
L’antico testamento è composto da 46 libri di carattere storico, profetico che prepara la venuta di
Cristo.
Il nuovo testamento è composto da 27 testi, i più importanti dei quali sono:
▪ 4 vangeli
▪ Atti degli apostoli
▪ 14 lettere di San Paolo
▪ 7 lettere di altri apostoli
▪ Apocalisse di Giovanni
Il nuovo testamento prepara e porta a compimento la rivelazione di Dio, in Gesù Cristo.
La sacra tradizione
Accanto alla sacra scrittura, nella visione cattolica vi è la sacra tradizione, traditio in latino
Questa è la trasmissione della parola da parte di apostoli e dei loro successori che per la chiesa
cattolica sono i vescovi.
Si distingue dalla chiesa protestante, in quanto in quella protestante il singolo fedele deve
provvedere a esaminare e interpretare il testo sacro da solo.
La comunicazione nell’antico testamento
L’antico testamento precedente alla venuta di Gesù cristo e alcuni riferimenti alla comunicazione
nell’antico testamento: il primo è la vicenda che apre la bibbia, quella di Adamo ed Eva narrata nel
libro della genesi, primo libro della bibbia.
Adamo ed Eva
Il Signore ha creato l'uomo.
La sua collocazione fu il giardino che aveva fatto germogliare: qui vi erano alberi piacevoli da
vedere e ricchi di frutti prelibati da mangiare. In mezzo a questi tanti alberi, nel giardino, ne era
presente un altro, quello della vita e quello della conoscenza del bene e del male.
Il Signore gli disse che poteva cibarsi di tutti i frutti presenti in qualsiasi albero, ad eccezione
dell'albero della conoscenza del bene e del male perché se l'avesse mangiato sarebbe morto
sicuramente.
Eva conobbe il demonio sotto forma di serpente, questi la fece cadere in tentazione e così Eva
mangiò il frutto proibito (una mela) ed ella riuscì a persuadere anche Adamo che lo mangiò.
Il Signore si sdegno così tanto dell'accaduto che da quel giorno Adamo ed Eva furono cacciati dal
paradiso terreste.
Logica menzognera del serpente: non morirete affatto, anche se il tentatore da una parvenza
credibile alla sua menzogna ‘ dio sa che il giorno in cui voi ne mangerete si aprirebbero i vostri
occhi e sareste come Dio, conoscendo come Dio il bene e il male.
Spiegazione episodio
Qui si può parlare di una vera e propria logica del serpente capace di camuffarsi e di mordere: il
serpente astuto di cui parla la genesi, ai primordi dell’umanità si rende protagonista e artefice della
prima fake news della storia dell’umanità, seppur a livello simbolico, che porta le tragiche
conseguenze del peccato concretizzatesi con l’abbandono del paradiso terrestre da parte di
Adamo ed Eva e più avanti quello di Caino e Anni di Abele, figli di Adamo ed Eva.
Il serpente, che poi è il diavolo definito anche padre della menzogna, ha una strategia di tipo
mimetico:
Quindi si tende a screditare la raccomandazione fatta da Dio che era volta al bene, e l’uomo segue
la seduzione maligna del serpente.
Il concetto fondamentale di verità della comunicazione. Anche dall’episodio del serpente, si ricava
il concetto fondamentale che nessuna manipolazione della verità, nessuna disinformazione è
innocua.
Anzi, fidarsi di ciò che è falso produce delle conseguenze nefaste. Anche una distorsione della
verità in apparenza lieve può avere effetti molto pericolosi.
La torre di Babele
La famosa Torre di Babele è una costruzione leggendaria di cui si narra nel libro della Genesi
dell'Antico Testamento, più precisamente nel capitolo 11.
«Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. Emigrando dall'oriente gli uomini
capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e vi si stabilirono.
Si dissero l'un l'altro: "Venite, facciamoci mattoni e cociamoli al fuoco".
Poi dissero: "Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un
nome, per non disperderci su tutta la terra".
Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. Il Signore disse:
"Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e
ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile.
Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua
dell'altro". Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città.
Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il
Signore li disperse su tutta la terra.»
Spiegazione episodio
Babele è il simbolo di una crisi profonda, di un collasso della comunicazione. Questo concetto
viene scolpito con grande efficacia proprio da Martini:
‘ Babele Rappresenta dunque l’impossibilità di tutti gli umani a parlare tra loro con un unico
linguaggio. Essa evoca segnali che si accavallano, si confondono ed elidono a vicenda. Babele E il
luogo degli appuntamenti mancati: le lingue non si intendono, gli equivoci si moltiplicano e la gente
non si incontra’.
La comunicazione nel nuovo testamento : il comunicatore Gesù cristo e la pentecoste
Il nuovo testamento, in particolare i racconti evangelici, presentano lo stesso Gesù che la visione
cattolica, figlio di Dio, seconda persona della trinità, padre figlio spirito santo, è il vero
comunicatore.
Cristo incarna le vesti del perfetto comunicatore. Egli infatti attraverso storie semplici che
esprimevano verità profonde, attraverso episodi della vita quotidiana, attraverso insegnamenti,
azioni, miracoli, esprimeva atti di comunicazione e manifestavano la forza di Dio.
Inoltre nel comunicare Gesù prestava rispetto per i suoi ascoltatori, simpatia comprensione per le
loro situazioni e necessità, e compassione per le loro sofferenze. Inviava gli altri ad aprire la mente
e cuore sapendo che così sarebbero stati condotti a lui e al padre.
Ma vi sono poi insegnamenti di Cristo specificamente dedicati alla comunicazione, intesa proprio
come atto morale.
‘ poiché la bocca parla dalla pienezza del cuore, l’uomo buono dal suo buon tesoro trae cose
buone, l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae cose cattive, ma io vi dico che di ogni parola
infondata gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio poiché in base alle tue parole sarai
giustificato e in base alle tue parole sarai condannato’.
Egli sull’autenticità della comunicazione, condannando ipocrisia, la disonestà e qualsiasi tipo di
comunicazione falsa e perversa.
Quindi Gesù nella visione cristiana cattolica è il modello ed esempio della comunicazione umana.
Come afferma San Paolo “perciò bando alla menzogna, dite ciascuno la verità al prossimo perché
siamo membra agli uni degli altri, nessuna parola cattiva esca più dalla vostra bocca ma piuttosto
parole buone che possano servire per la necessaria edificazione’
Cristo quindi è presentato dai testi del nuovo testamento, come il comunicatore vero, della verità
esprimendo quindi quella che è una caratteristica etica fondamentale dei mezzi di comunicazione
di massa.
La verità
Nella visione cristiana la verità ha a che fare con la vita intera dell’uomo, non è solo verità delle
cose: è verità dell’uomo. Quindi in questo senso, che è anche relazionale di verità, l’unico
comunicatore affidabile degno di fiducia, sul quale si può sempre contare è lo stesso Dio, Gesù,
incarnazione del Dio vivente.
Infatti Gesù, vangelo di Giovanni, afferma chiaramente che lui è la verità, ovvero si presenta egli
stesso come la verità : l’uomo allora scopre e riscopre la verità quando la sperimenta in sé stesso,
e questo libera l’uomo: infatti Gesù dice ‘ la verità vi farà liberi’. Quindi mette in relazione due
concetti fondamentali verità e libertà. E nella visione cristiana la verità porta l’uomo ad una vera
libertà.
Vi è una comunicazione divina, perché nella concezione cristiana cattolica, Dio è trinità, dal padre
al figlio allo spirito santo, ovvero la terza persona della trinità nella visione cattolica, ed è cristo
stesso che dona questo spirito, nel momento della pentecoste.
Episodio della Pentecoste
L’episodio della pentecoste, ovvero della discesa dello spirito santo viene narrata in un altro libro
del nuovo testamento che è quello degli atti degli apostoli, il capitolo secondo.
Mentre si stava compiendo il giorno della pentecoste, si trovavano tutti insieme gli apostoli nello
stesso luogo. Venne dal cielo un fragore, quasi un vento improvviso che si abbatte impetuoso e
riempi tutta la casa dove stavano.
Apparvero loro come lingue di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro e tutti
furono colmato di spirito santo e iniziarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo spirito dava
loro il potere di esprimersi.
Abitavano allora a Gerusalemme giudei osservanti di ogni nazione che a quel rumore la folla si
raduni e rimase turbata perché ciascuno gli udiva parlare nella propria lingua.
Erano stupiti e fuori di se per la meraviglia e dicevano : tutti costoro che parlano non sono forse
Galilei e come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa, siamo (..) alcuni li
sentivano e ridevano, altro dicevano che si erano ubriacati di vino dolce ‘
Quindi la comunicazione umana nella visione biblica è una sorta di lungo viaggio da Babele, il
fallimento della comunicazione alla pentecoste, con il dono delle lingue, dove si ritrova una sorta di
lingua comune dell’umanità con la comunicazione ripristinata dalla forza dello spirito inviato dal
figlio, e inviata nel mondo per annunciare la buona novella, il vangelo di Gesù.
Nella visione cattolica vi è il dovere della missione della chiesa dei suoi fedeli, ovvero proclamare il
vangelo in tutto il mondo a tutti gli uomini e fino alla fine dei tempi. È chiaro che ciò richiede anche
l’uso dei mezzi di comunicazione sociale, di massa. Qui si fonda il legame tra la chiesa cattolica e
la comunicazione che ha delle forti implicazioni di carattere etico.
Le riflessione di Martini. I fondamenti biblici della comunicazione
Due lettere pastorali di Martini quando era vescovo della chiesa di Milano, indirizzate ai fedeli della
chiesa milanese.
Sono due riflessioni dedicate al tema della comunicazione.
Episodio guarigione del sordomuto
Testo tratto dal vangelo di Marco, capitolo 7.
Episodio in cui Gesù fa uscire un uomo dalla sua incapacità di comunicare: la guarigione del
sordomuto a cui Gesù dà un comando riportato nel vangelo, nell’antica lingua ebraica effata, apriti,
che dà il nome anche alla lettera di Martini, a cui facciamo riferimento.
A seguito di questo comando di Gesù effata, si aprirono le orecchie e si sciolse il nodo della lingua
di questa persona che inizia a parlare correttamente.
Messaggio :la comunicazione soffre di molte malattie, ma c’è la possibilità di guarire da queste
malattie, sia pure con intervento di Gesù
Episodio lembo del mantello
Nell’altro suo testo, dal titolo il lembo del mantello, Martini propone un’altra significativa immagine
evangelica: la folla si accalca intorno a Gesù e lo preme da ogni parte e all’improvviso Gesù
domanda:” chi mi ha toccato” ?
Pietro risponde che la folla lo stringe da ogni parte, ti schiaccia come puoi fare una domanda
simile. La Gesù insiste che ha sentito che una forza è uscita da lui e allora si fa avanti una donna
malata da molto anno confessando, gli si avvicina furtivamente alle spalle, pensando tra sé ( “se
riuscirò a toccare almeno solo il lembo del suo mantello, sarò guarita”).
Infatti la vicenda si conclude con l’effettiva guarigione di questa donna che aveva toccato il lembo
del mantello di Gesù in mezzo alla folla.
Interpretazione
Si tratta di un miracolo emblematico di Gesù : quello di una guarigione che è avvenuta al semplice
contatto della persona malata sofferente del lembo del suo mantello.
Per Martini questa è una immagine dei mezzi di comunicazione di massa, perché vi è la massa e
la folla anonima che si accalca intorno a Gesù e in molti lo toccano anche fisicamente, ma non
succede nulla a queste persone : nessuno si distingue e assume un particolare rilievo, nessuno
appare con un volto o un desiderio proprio.
Questa può essere l’immagine delle masse dei fruitori passivi dei mezzi di comunicazione,
chiamati di massa.
Nell’episodio evangelico però tra la massa, una persona inizia a emergere, ha un progetto e una
volontà precisa, quella di toccare il lembo del mantello di Gesù. E soprattutto ha una grande fede.
Infatti viene guarita e Gesù dirà alla fine alla donna: figlia la tua fede ti ha salvato.
Questa donna vive un processo di personalizzazione ( come dice Martini). È l’unica, in una folla
numerosa e anonima, che riesce a entrare in un contatto autentico con Gesù, contatto di cui Gesù
stesso si accorge e lo proclama pubblicamente tra la sorpresa e incredulità degli stessi apostoli.
Quindi dalla massa emerge la persona. È l’immagine che Martini offre dei mass media: in
particolare della TV che è al centro della sua riflessione, nella sua lettera al lembo del mantello,
perché il più forte di tutti mezzi di comunicazione che detengono un potenziale enorme ( Auxley,
Popper, eco) che può essere anche distruttivo, nefasto, subdolo che non è facile cogliere subito
nella sua pervasività e gravità.
Tuttavia vi può essere anche una visione positiva dei mezzi di comunicazione di massa: Anche i
mass media pur potenzialmente pericolosi, possono essere considerati dei doni di Dio, come il
lembo del mantello di Gesù.
Vi possono essere anche dei beni che vengono dai mezzi di comunicazione di massa. Vi è una
libertà dell’incontro possibile tra dio e uomo attraverso i media. Quindi dell’incontro possibile tra
chiesa e pianeta dei mezzi di comunicazione sociale.
Martini instaura così una sorta di dialogo serrato con il televisore, rivolgendosi direttamente a
questo mezzo di comunicazione.
Sceglie la TV tra tutti gli altri media perché la considera un po’ il simbolo di questa babelica città
dei media, dove viviamo e dove vogliamo incontrarci.
Chiesa e TV
Per Martini, vi sono alcuni compiti che la chiesa stessa ha in rapporto alla TV e più in generale ai
mezzi di comunicazione di massa.
Innanzitutto la chiesa deve essa stessa praticare la comunicazione: deve avere dei propri mezzi di
comunicazione a tutti i livelli, giornali, radio, Tv, editoria che hanno il compito fondamentale
dell’evangelizzazione.
La diffusione del messaggio di Gesù deve avvenire attraverso mezzi di comunicazione sociale. Qui
il collegamento è con l’episodio della pentecoste che abbiamo evocato prima.
La discesa dello spirito fa parlare gli apostoli nelle lingue dei vari popoli presenti a Gerusalemme,
questa immagine portata nel mondo moderno e contemporanea della comunicazione, viene letta
da martini come un invito all’utilizzo retto da parte della stessa chiesa dei mezzi di comunicazione
per la diffusione del messaggio evangelico.
In secondo luogo, la chiesa deve svolgere principalmente riguardo ai media, un ruolo educativo e
profetico, ovvero un ruolo di educare le persone e gli operatori della comunicazione, al corretto e
retto uso dei mezzi di comunicazione e profetico, ovvero di annuncio di verità del cristianesimo
anche con riguardo ai media.
In terzo luogo, altro compito della chiesa è quello di influenzare i mezzi di comunicazione nella
produzione dei messaggi veri e corretti.
In quarto luogo, i fedeli cristiani e cattolici che sono i membri della chiesa, che hanno compito
cruciale nella comunicazione, in particolare i laico che devono entrare nel mondo dei media anche
gestendoli direttamente.
Quindi l’invito alla chiesa a praticare la comunicazione, a svolgere ruolo educativo e profetico, a
influenzare la produzione di messaggi dei mass media, e invito ai cristiani ad entrare come
protagonisti nei medi anche gestendoli direttamente.
Comunicazione e informazione
Martini dedica una parte della sua riflessione anche al rapporto tra comunicazione e informazione.
Egli ritiene che la comunicazione dei mass media porti ad un accumulo di informazioni e dati non
filtrati. Infatti questi mas media ci rovesciano una enorme quantità di informazioni: ma questo non
sempre corrisponde ad una qualità dell’informazione stessa.
E soprattutto, per Martini ci si trova di fronte alla solitudine, all’incapacità di comunicare anche a
chiusure e ghettizzazioni delle persone in questo mondo dove in apparenza non mancano le
informazioni ma spesso possono mancare le vere informazioni e gli scambi sono apparentemente
intensi e facili ma spesso non sono veri scambi di comunicazione, non sono vere e profonde
relazioni.
Quello che rimane fondamentale per Martini è proprio l’impegno educativo nel campo dei mezzi di
comunicazione di massa. La riflessione qui di Martini si lega a quella di Popper che riteneva
fondamentale l’educazione nel campo dei mass media per preservare la democrazia.
Per Martini questo compito educativo deve essere anche della chiesa e delle comunità cristiane in
un duplice ambito: vi deve essere educazione dei recettori, dei mezzi di comunicazione ovvero di
tutti perché oggi i media caratterizzano e invadono la vita di ciascuno.
Un cattivo uso dei mezzi di comunicazione di massa rischiando riportarci alla biblica Babele, che
rappresenta l’impossibilità di tutti gli uomini a parlare tra loro con un unico linguaggio.
Viceversa un uso giusto dei mezzi di comunicazione di massa può avere delle conseguenze
positive dal punto di vista etico e delle conseguenze positive anche per la fede e per la vita
cristiana.
“Ora so che anche nella massa un incontro personale è possibile, e che perfino attraverso un
lembo di mantello può raggiungermi la Vita che non passa, la Verità che illumina e riscalda.
Aiutami a non dimenticarlo più, fa che io sappia lodarti insieme al "villaggio globale" che è il mio
mondo”

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