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727-829)
7.1) INTRODUZIONE
Anche se si parla di bicameralismo perfetto bisogna comunque creare una differenziazione tra i due rami del
parlamento per svolgere al meglio la funzione di reciproco controllo a distanza.
Le differenziazioni esistenti tra la Camera e il Senato hanno lo scopo di scongiurare il rischio della mera
duplicazione delle due assemblee, pur seguendo una logica che riconosce alle stesse la medesima
legittimazione politica e democratica.
Nell’ordinamento costituzionale italiano, tanto la Camera dei deputati, quanto il Senato della Repubblica
sono espressione dell’intera collettività nazionale, e come tali possono fungere ognuna da Camera di
“raffreddamento” rispetto alle decisioni politiche prese dall’altra.
La finalità del bicameralismo è quella del reciproco controllo a distanza e questo implica che le due
assemblee lavorino separatamente. In specifiche ipotesi indicate esclusivamente dalla costituzione i rami del
Parlamento si riunisco per deliberare congiuntamente (riunione del Parlamento in seduta comune).
Il parlamento in seduta comune elegge: il Presidente della Repubblica, un terzo dei componenti del consiglio
superiore della magistratura e un terzo dei giudici della corte costituzionale.
(Secondo una dottrina) Collegio imperfetto: assemblea la quale, come avviene nel caso del seggio elettorale,
non può disporre del proprio ordine del giorno, né può discutere attorno all’oggetto per cui essa è stata
convocata, ma deve limitarsi esclusivamente all’espressione del voto e alla proclamazione del risultato.
In generale:
· Il Parlamento può essere convocato solo in ipotesi espressamente previste, generalmente finalizzate a
determinare la composizione di altri organi costituzionali.
· Non vi sono elementi giuridicamente rilevanti per togliere all’assemblea, una volta legittimamente
convocata, la facoltà di far precedere la deliberazione da una discussione e/o dichiarazione di voto.
a) Leggi elettorali proporzionali: istituiscono dei congegni normativi che mirano a “riprodurre in
piccolo”, all’interno dell’assemblea elettiva, la realtà politica così com’essa emerge nel corpo elettorale.
b) Leggi elettorali maggioritarie: strutturazione diversa dell’assemblea che consente di individuare
l’ideologia politica dominante così da assicurare a questa il diritto di governare l’intera comunità.
Le leggi elettorali proporzionali sono quelle più rispettose dell’originaria rappresentanza democratica, ma le
leggi maggioritarie si presentano in genere più funzionali nel garantire la presenza di governi stabili, in
quanto sorretti da maggioranze parlamentari sufficientemente ampie.
Quindi, i sistemi elettorali proporzionali privilegiano le ragioni della rappresentatività su quelle della
governabilità; i sistemi elettorali maggioritari privilegiano le ragioni della governabilità su quelle della
rappresentatività.
I sistemi elettorali e maggioritari possono sub-classificarsi in “estremi” e “corretti” a seconda della presenza
di più o meno intensi correttivi che comportino modifiche dell’esito finale del conteggio nella fase della
conversione dei voti in seggi.
La scelta dell’Assemblea costituente di non dare una regolamentazione articolata a livello costituzionale, ha
determinato una variabilità elevata della legge elettorale.
A grandi linee, si può dire che il sistema elettorale italiano attuale si caratterizza per un recupero della logica
proporzionalistica, sebbene corretta attraverso due istituti: il premio di maggioranza e il premio di coalizione
regionale, che vengono incontro alle esigenze di governabilità.
Attraverso questi premi è possibile creare un divario tra l’opzione vincente e quella perdente maggiore, in
termini di voti, a livello di corpo elettorale, qualora questo divario sia troppo esiguo da permettere al governo
di contare su un margine di seggi sufficientemente ampio per consentirgli di operare in condizioni di
tranquillità.
Elettorato attivo (diritto di voto politico):
- È riconosciuto a tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età.
- I senatori sono eletti da coloro che hanno compiuto 25 anni.
- Esiste una riserva di legge al fine di determinare requisiti e modalità per l’esercizio del diritto di voto
dei cittadini italiani residenti all’estero.
- I cittadini non residenti in Italia possono esprimere 12 deputati e 6 senatori eleggibili nella
circoscrizione Estero secondo una ripartizione prevalentemente proporzionale.
Cause di ineleggibilità: svolgere, al momento della candidatura, alcune funzioni che potrebbero essere
utilizzate per acquisire un vantaggio rispetto agli altri competitori elettorali. Il candidato deve aver
abbandonato tale carica da almeno 6 mesi prima della candidatura.
Commissioni speciali e commissioni d’inchiesta: queste commissioni sono eventuali, non sono
espressamente individuate dai regolamenti e vengono istituite per far fronte a specifiche questioni, che una
volta risolte determinano la cessazione di queste commissioni.
Di conseguenza, queste commissioni sono temporanee o non permanenti.
Le commissioni d’inchiesta vengono messe in piedi per svolgere indagini su materie di pubblico interesse
con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria.
Le commissioni permanenti devono rispettare la regola di proporzionalità.
Commissioni bicamerali: composizione paritetica (vi siedono contemporaneamente deputati e senatori in
egual numero) e proporzionale.
La Costituzione prevede una commissione bicamerale per le questioni regionali, che deve essere consultata
obbligatoriamente prima di sciogliere un Consiglio regionale o rimuovere un Presidente di regione.
Viste le funzioni che svolge una commissione bicamerale si può parlare di commissione permanente, però
possono anche esserci commissioni bicamerali non permanenti.
Le commissioni bicamerali, in genere, vengono istituite con legge, specialmente nel caso in cui si tratti di
commissioni d’inchiesta, in alcuni casi anche con legge costituzionale.
2) Autonomia normativa
Autonomia normativa delle Camere.
Art. 64, comma 1: indica la maggioranza assoluta con cui devono essere adottati i regolamenti parlamentari.
I seguenti articoli dettano alcune regole organizzative più specifiche:
la normale pubblicità dei lavori parlamentari, i quorum costitutivi e deliberativi dell’assemblea e il diritto-
dovere dei membri del Governo di partecipare ai lavori dell’Assemblea.
Art. 72: istituisce una riserva di regolamento camerale rispetto all’esame dei disegni di legge, alla disciplina
dei procedimenti abbreviati e all’approvazione in commissione.
Tre tipologie di norme regolamentari:
Le disposizioni regolamentari, nel loro complesso, sono indici di efficienza del sistema parlamentare perché
permettono di far funzionare correttamente le Assemblee rappresentative, coniugando capacità decisionale
della maggioranza e garanzie della minoranza.
3) Autonomia funzionale
Distinzione tra:
Art.65: istituisce una riserva di legge in materia di determinazione dei titoli d’ammissione, delle cause
d’ineleggibilità e d’incompatibilità dei deputati e senatori.
Art.66: stabilisce una riserva di giurisdizione in capo a ciascuna Camera in ordine all’accertamento della
sussistenza di queste cause (quelle dell’art. sopra).
Queste due garanzie rendono possibile comporre ciascuna assemblea parlamentare in maniera totalmente
indipendente, al riparo da ogni pressione, interna ed esterna, sul Parlamento stesso.
Inoltre, la combinazione di questi due articoli contribuiscono in maniera decisiva a realizzare il principio
della separazione dei poteri e quello del bicameralismo perfetto perché attraverso gli istituti della riserva di
legge e di giurisdizione:
- Da un lato, il Parlamento viene sottratto alla sfera d’influenza degli altri apparati titolari di funzioni
costituzionali;
- Dall’altro, ciascuna Assemblea rappresentativa risulta effettivamente indipendente dall’altra.
La Costituzione include 3 disposizioni (artt.67,68,69) poste a tutela della libertà d’azione dei parlamentari
come singoli che delineano quello che può essere definito lo “status” del parlamentare.
Questo articolo è volto a preservare la serenità di giudizio del parlamentare dalle sollecitazioni dell’opinione
pubblica e anche dalle pressioni sullo stesso partito d’appartenenza.
- L’obiettivo viene perseguito attraverso una limitazione delle implicazioni estreme del principio
democratico.
- L’art.67, tuttavia, non vieta che sul piano politico si possano registrare forme di rappresentanza
vincolata.
- L’inviolabilità, nel senso che il parlamentare non può essere sottoposto a misure restrittive della
propria libertà personale, se non dietro autorizzazione della Camera d’appartenenza.
Questo articolo è volto a consentire ai deputati e senatori di prendere decisioni, anche non favorevoli al
Governo in carica o alla Magistratura, senza dover temere ritorsioni di quegli apparati che possano
minacciare la loro sfera personale o patrimoniale.
L’irresponsabilità:
- Riguarda le opinioni e i voti espressi dai parlamentari “nell’esercizio delle loro funzioni”;
L’inviolabilità:
- Si estende anche al di là dell’esercizio di attività strettamente parlamentari;
Gli atti coperti dalla garanzia dell’irresponsabilità sono tutti quelli che sono oggettivamente ricollegabili al
principio d’autonomia funzionale delle Camere.
Per quanto riguarda l’inviolabilità, in base ai commi 2 e 3 dell’art. 68 i parlamentari sono sottoposti alla
giurisdizione al pari dei comuni cittadini. Non possono, però, essere perquisiti, arrestati, detenuti o privati
della libertà personale senza l’autorizzazione della Camera d’appartenenza.
L’autorità giudiziaria può, però, fare a meno dell’avallo camerale nei casi in cui:
- I provvedimenti restrittivi sono dati in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna;
- Il parlamentare sia stato colto nell’atto del commettere un reato, e tale reato figuri tra quelli per i quali
il codice di procedura penale preveda l’arresto obbligatorio in flagranza.
Questo articolo prevede un’indennità da corrispondere ai membri delle Camere per il periodo nel quale si
siedono in Parlamento.
La disposizione ha lo scopo di liberare il parlamentare dalle preoccupazioni materiali connesse alla necessità
di procurarsi un reddito per vivere, poiché in tal modo egli dovrebbe essere meno suscettibile di
condizionamenti esterni nell’adempimento del proprio mandato.
L’indennità è costituita da quote mensili comprensive anche del rimborso spese di segreteria e
rappresentanza.
Ai membri del Parlamento è corrisposta anche una diaria a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a
Roma.
Esiste, poi, un sistema pensionistico dei parlamentari che contempla l’erogazione di una pensione
proporzionata all’età contributiva e la percezione una tantum di un assegno di reinserimento nella vita
professionale in corrispondenza della mancata rielezione.
L’iniziativa appartiene ad un gruppo eterogeneo di soggetti che hanno una consistenza pluripersonale
→ per questa ragione, la proposta deve articolarsi in un autonomo SUBPROCEDIMENTO → la potestà
d’iniziativa esige comunque una precisa serie di adempimenti procedurali per dirsi perfetta, e cioè
giuridicamente esistente.
Resta salva la facoltà di entrambi i rami del Parlamento di scegliere se e quando discutere il disegno di
legge (si può parlare di insabbiamento): l’introduzione (alla Camera o al Senato) di una proposta di
legge perfetta obbliga il rispettivo Presidente ad assegnare il documento alla commissione competente
per materia, ma fino a quando il documento non viene formalmente inserito nel calendario dei lavori,
non c’è garanzia che il disegno di legge verrà effettivamente discusso.
Peculiarità di ciascun tipo di iniziativa:
1) Iniziativa governativa: il Governo è il più importante motore dell’iniziativa legislativa, infatti i disegni di
legge da esso provenienti sono gli unici ad essere sempre designati col termine “disegni”, mentre le altre
forme di iniziativa vengono denominate “proposte”.
Il subprocedimento che regola la presentazione delle proposte legislative del Governo alle Camere è
particolarmente articolato: la centralità dell’iniziativa governativa è determinata, infatti, da un triplice ordine
di fattori: politico, tecnico e giuridico.
Politico: esiste uno stretto collegamento tra il Governo e la maggioranza parlamentare, questo prende il
nome di rapporto fiduciario: un rifiuto sistematico da parte delle Camere delle proposte del Governo
assumerebbe il significato del venir meno della fiducia della maggioranza parlamentare nei suoi confronti.
Tecnico: soltanto chi svolge professionalmente certe mansioni può essere in possesso delle conoscenze
necessarie per predisporre un testo normativo coerente e funzionale allo scopo prefissato.
Giuridico: esistono ipotesi di riserva costituzionale al Governo dell’iniziativa legislativa in certe fattispecie
(= solo il Governo può avere iniziativa legislativa in alcuni casi).
2) Iniziativa parlamentare: i parlamentari non incontrano limiti formali all’esplicazione del proprio potere
d’iniziativa, se non che:
- possono presentare la loro proposta solo alla Camera d’appartenenza,
- non possono esercitare l’iniziativa in relazione alle materie per le quali ci sia una competenza riservata al
Governo o ad altri soggetti.
Nei fatti, più facilmente un parlamentare preferisce esercitare la propria prerogativa usando il potere di
emendamento (=modificazione) su un testo già predisposto: la sua iniziativa individuale, infatti, presenta una
scarsa incisività.
3) Iniziativa popolare: i cittadini possono esercitare l’iniziativa legislativa attraverso la proposta di un
progetto redatto in articoli da parte di almeno cinquantamila elettori. La mancanza anche di un solo requisito
fa sì che la proposta popolare vada a ricadere nella fattispecie della petizione popolare.
4) Iniziativa del Consiglio nazione dell’economia e del lavoro: si tratta del caso di rappresentanza degli
interessi e riguarda solo le tematiche economiche e sociali.
5) Iniziativa regionale: ci sono due richiami all’iniziativa regionale: uno speciale, l’altro generale.
L’Art. 116 consente alle Regioni ordinarie di integrare il proprio statuto d’autonomia attraverso una legge
statale per cui solo la Regione interessata può mettere in moto il relativo iter legislativo
L’Art. 121 individua nel Consiglio regionale l’organo deputato all’esercizio in linea generale dell’iniziativa
nei confronti del Parlamento: l’iniziativa può riguardare qualunque materia di competenza statale.
6) Iniziativa comunale: l’opinione maggioritaria ritiene che ai Comuni non sia ascrivibile una potestà
d’iniziativa legislativa propriamente detta → anomalia di veder riconosciuta ad un ente locale un’iniziativa
legislativa non accordata nemmeno al Governo.
L’ordinamento costituzionale odierno, però, è sensibilmente diverso: così riprende forza l’intuizione di
quella dottrina minoritaria che non aveva esitato a riconoscere piena giuridicità all’iniziativa legislativa
comunale.
Procedura urgente: gli ordinari termini procedurali vengono abbreviati. L’urgenza deve essere
dichiarata dall’Aula con una votazione apposita prima dell’inizio della fase istruttoria vera e propria.
Se la commissione si trova ad operare in sede redigente, l’Aula si troverà sottoposto all’approvazione un
disegno di legge predisposto dalla commissione ma non sarà possibile apportare alcuna modifica agli
articoli del progetto: non resta che approvarlo o rigettarlo così com’è → la delega del ddl alla
commissione redigente deve essere previamente deliberata dall’Aula e può essere accompagnata
dall’indicazione di criteri e principi cui la commissione dovrà attenersi nella redazione del testo.
Procedure speciali: in ordine alla sede deliberante, spetta ai regolamenti camerali definire i casi e le
forme in cui l’approvazione può essere delegata alle commissioni.
=
Un iter legislativo di questo tipo ha una portata potenzialmente lesiva delle prerogative funzionali dei
singoli parlamentari → CORRETTIVI A TUTELA DELLE MINORANZE:
1) in ogni momento, su richiesta del Governo, di 1/10 dei componenti dell’Aula o di 1/5 dei membri della
stessa commissione, il ddl deve essere comunque rimesso all’approvazione del plenum
2) la commissione non può in nessun caso operare in sede deliberante se si devono approvare ddl in
determinati ambiti (per esempio, in materia costituzionale ed elettorale).
Dato che nella sede deliberante la commissione si sostituisce al plenum, i regolamenti prevedono che in
essa si seguano le stesse regole di discussione e di votazione sul progetto di legge che valgono per l’Aula
nella procedura normale.
2. Fase deliberativa (discussione e votazione della proposta). Esclusa la fattispecie in cui l’iter
approvativo si compie integralmente in commissione (sede deliberante), in tutte le altre ipotesi il testo
viene prima inserito nel calendario dei lavori e quindi posto all’attenzione dell’Aula perché lo voti.
PROCEDURA NORMALE:
- La votazione è preceduta da una prima discussione sulle linee generali del ddl → in questa
occasione possono essere presentati emendamenti al testo base predisposto dalla commissione;
- Discussione e votazione articolo per articolo: se la discussione procede dal generale al particolare, la
votazione segue il percorso inverso (prima si votano i singoli articoli, poi il provvedimento nella sua
globalità);
- Unica votazione finale: dichiara la coerenza e la congruenza del testo approvato col testo-base
predisposto dalla commissione.
Ultimata la votazione finale, il testo passerà all’altra Camera per una nuova approvazione: si replicherà
esattamente l’iter legislativo relativo alla seconda fase nella Camera che ha deliberato per prima:
assegnazione del ddl alla commissione competente, scelta della “sede”, discussione e votazione.
TRE POSSIBILI SCENARI:
1) la seconda Camera approva il ddl pervenuto dalla prima Camera così com’è → avanzamento del
procedimento legislativo alla terza e conclusiva fase;
2) la seconda Camera respinge il ddl pervenuto dalla prima Camera → decadenza autonoma del ddl;
3) la seconda Camera approva con modifiche il ddl pervenuto dalla prima Camera → il testo approvato
dai due rami del Parlamento deve essere perfettamente identico: in presenza di un’approvazione con
modifiche, il testo risulta sempre e per definizione non identico, quindi la proposta di legge dovrà essere
interpretata come una prima deliberazione e sottoposta all’Assise gemella, la quale sarà chiamata a
riprocedere dalla fase II: NAVETTA (passaggio di un ddl da una Camera all’altra potenzialmente
all’infinito) – le navette raramente superano i tre passaggi.
RIASSUMENDO
- Il rinvio è un potere riconosciuto al Capo dello Stato di bloccare temporaneamente (veto
sospensivo) la volontà legislativa delle Camere → non discende dalla promulgazione regia quanto
dalla sanzione regia, e cioè dall’istituto che permetteva al Re di condividere con le Camere la
funzione legislativa = estromissione del Capo dello Stato dall’esercizio della legislazione
- La promulgazione, tanto nel contesto monarchico quanto nell’attuale fase repubblicana, serve a
ridurre ad unità le distinte volontà legislative delle due Camere
-
B) La pubblicazione dell’atto nella Gazzetta ufficiale della R. italiana è l’ultimo adempimento previsto: si
tratta di un giornale periodico che esce con cadenza esasettimanale, in essa vengono stampati i più importanti
atti giuridici.
In particolare, questa fase si compone di tre adempimenti interconnessi ma distinti:
1. pubblicazione vera e propria nella G. ufficiale, che deve avvenire subito dopo la promulgazione →
adempimento amministrativo di competenza del Ministro della giustizia, deve avvenire entro 30 giorni dalla
promulgazione. Se il Ministro non rispetta l’adempimento, andrà incontro a responsabilità giuridiche e
politiche di tipo personale;
2. inserimento della legge nella Raccolta ufficiale degli atti normativi → adempimento di competenza del
Ministro Guardasigilli (o del M. della giustizia). L’inserimento nella Raccolta garantisce la certezza della
legge, mentre la pubblicazione nella G. ufficiale ne realizza la notorietà = prevalenza dell’atto inserito
nella Raccolta
3. entrata in vigore della legge il quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione → il periodo
intercorrente tra pubblicazione ed entrata in vigore è detto vacatio legis: è il periodo in cui la legge è
pubblica ma non ancora efficace poiché i quattordici giorni di vacatio servono a far maturare una ragionevole
presunzione di conoscenza della legge nei destinatari (pubblicità legale: l’atto pubblicato è conoscibile e
dunque conosciuto).
6. Le varianti al procedimento legislativo ordinario: il procedimento legislativo costituzionale (art. 138
Cost.)
PROCEDIMENTI LEGISLATIVI SPECIALI:
► Art. 138 Cost.: l’iter legislativo viene aggravato e limitato al fine di garantire alla Costituzione una
rigidità superiore a quella delle fonti primarie. Peculiarità del procedimento legislativo
costituzionale:
- Individuazione dei titolari dell’iniziativa: vengono esclusi i Comuni e il Consiglio nazionale
dell’economia e del lavoro
- Seconda fase del procedimento (approvazione): deve essere ripetuta quattro volte – non due – e i
ddl costituzionali devono essere approvati da ciascuna Camera con una maggioranza più elevata
(metà più uno dei componenti l’assemblea).
- Un ddl costituzionale deve obbligatoriamente seguire l’iter approvativo in sede referente.
Le ulteriori peculiarità procedimentali sono:
1. fermo restando che la maggioranza “minima” è quella assoluta (metà più uno dei componenti), qualora
le due assemblee legislative raggiungano la maggioranza particolarmente elevata dei due terzi dei
componenti (maggioranza qualificata), la legge costituzionale passerà direttamente alla fase finale
seguendo tutte le regole previste.
2. al contrario, sia stata raggiunta la maggioranza assoluta e non anche quella qualificata si apre
l’eventualità che il testo approvato possa essere sottoposto a referendum popolare d’approvazione purché
ne facciano richiesta un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli
regionali.
La richiesta di referendum deve essere avanzata entro tre mesi dalla pubblicazione del testo
(provvisoriamente) approvato dalle due Camere.
Espletato il referendum stesso con esito favorevole, la legge costituzionale viene promulgata dal Capo dello
Stato → se non viene raggiunta la maggioranza qualificata in seconda deliberazione, la legge viene prima
pubblicata e solo successivamente (esempio: in caso di esito positivo del referendum) promulgata.
=
La pubblicazione ha solo un valore notiziale, cioè serve a far conoscere ai cittadini il testo di legge
costituzionale provvisoriamente approvato in vista del possibile referendum.
Il bilancio annuale
È quello maggiormente rilevante sotto il profilo costituzionale.
Art. 81 Cost.: le Camere approvano ogni anno i bilanci e il rendiconto consuntivo presentati dal Governo ->
il documento contabile principale viene accompagnato da alti atti computistici; ad l’eccezione dell’esercizio
provvisorio di bilancio, i documenti che il Governo sottopone alle Camere sono pluriennali.
=
Lo Stato si comporta come ogni altro soggetto economico: organizza il proprio piano di azione economico-
finanziaria anno per anno.
Se l’articolo 81 denomina il bilancio consuntivo “rendiconto”, allora il “bilancio” per antonomasia è quello
preventivo.
I bilanci possono essere o di previsione o consultivi e attraverso essi si può apprezzare il livello di fiducia
delle Camere nei confronti del proprio Esecutivo.
Governo = organo titolare dei poteri amministrativi, attraverso i quali i programmi politici vengono tradotti
in provv. Reali (es. Servizi ai cittadini, costruzione di infrastrutture ecc.).
Le scelte politiche richiedono una fuoriuscita di ricchezza dalle casse statali cui deve corrispondere un
uguale o superiore flusso di entrata, che può essere alimentato attraverso il:
- prelievo fiscale;
- alienazione di beni di proprietà pubblica;
-risparmio su altre voci di spesa.
Si cerca almeno il pareggio del bilancio (pareggio di conti e ricavi).
L'Esecutivo è sottoposto al controllo democratico del Parlamento.
L'art. 81, comma 2, prevede l'eventualità che le Camere non approvino il bilancio presentato dal Governo, e
stabilisce che il Parlamento deve autorizzare con "legge l'esercizio provvisorio" del bilancio per un periodo
non superiore ai 4 mesi.
Il Governo viene autorizzato ad attuare le operazioni economiche in entrata e in uscita cosi come pianificate
nel bilancio non approvato.
Bilancio preventivo = bilancio annuale indicativo della situazione del rapporto fiduciario; frutto della
collaborazione tra Governo e Parlamento.
Bilancio consultivo (o rendiconto consultivo) = presa d'atto di quanto è accaduto al 31 dicembre dell'anno
d'esercizio rispetto a quanto è pianificato il 1 gennaio precedente. È l'approvazione del bilancio preventivo.
In caso di valutazioni errate non ci sono eventuali aggiustamenti.
Solo con la ''legge di bilancio" si determina l'esatto ammontare delle somme da incassare o da spendere; ha
sempre contenuto innovativo.
8. Cause di incompatibilità
Art. 84 Cost.: la funzione di P. della Repubblica è incompatibile
Con qualsiasi altra carica per assicurarne e sottolinearne l’indipendenza e l’imparzialità, quindi viene
esclusa la contemporanea titolarità di uffici pubblici sia elettivi sia non elettivi;
Con attività private e professionali, quindi gli si preclude qualsiasi altra fonte di reddito: per questo
motivo, al Presidente devono essere attribuiti mezzi adeguati per garantirsi il proprio sostentamento e per
svolgere efficacemente i propri compiti (retribuzione annua, una serie di immobili, una somma fissa di
denaro).
Orientamento polifunzionale: il valore della controfirma varia a seconda dei provvedimenti ai quali
si faccia riferimento → distinzione tra quelli rispetto ai quali prevale la determinazione ministeriale
da quelli rientranti nell’autonoma competenza del Capo dello Stato.
Primo caso: la controfirma attesta la provenienza governativa della decisione sostanziale;
Secondo caso: assume un valore meramente formale, costituendo l’occasione per una verifica
dell’Esecutivo sulle scelte del Presidente.
Questa interpretazione, tuttavia, si scontra con l’assolutezza della formula (art. 89 Cost.), che
implica che tutti i provvedimenti presidenziali debbano essere sottoscritti da un componente del
Governo; inoltre, il collegamento stabilito tra proposta e controfirma si presenta univoco nel senso di
assegnare l’iniziativa all’Esecutivo, escludendo qualsiasi possibilità di modulare in maniera
differente il rapporto tra i due soggetti.
Approccio monofunzionale: da preferire, assegna alla controfirma sempre il medesimo valore. Il
riconoscimento di un’autonoma capacità decisoria ad un organo (il Presidente) che non ne sarebbe
poi responsabile se non nell’ipotesi limite dell’alto tradimento e dell’attentato alla Costituzione
costituirebbe, infatti, una grave anomalia.
Eccezioni: esistono atti per i quali la controfirma è difficilmente immaginabile.
- Soluzione delle crisi di Governo: alle scelte presidenziali non possono concorrere né i ministri
dimissionari né quelli entranti, sia per ragioni di opportunità (sarebbe anomalo far concorrere il
vecchio Governo, privo della fiducia, alla determinazione di quello nuovo oppure i nominandi nella
propria stessa designazione), sia perché la controfirma dovrebbe essere apposta da chi non rivesta
più (ministri uscenti) la qualifica richiesta o non ne sia ancora stato investito (ministri entranti).
- Provvedimenti assunti dal Capo dello Stato in qualità di presidente di organi collegiali (di tali
collegi il C. dello Stato diviene presidente ex officio proprio in quanto P. della Repubblica). Questa
conclusione si adatta al Consiglio Supremo di Difesa, tuttavia appare più problematica la sua
applicazione al Consiglio Superiore della Magistratura: in questo caso, l’esenzione dalla controfirma
potrebbe essere sostenuta in forza dei principi di autonomia ed indipendenza della magistratura.
FUNZIONE ESECUTIVA:
1. nel modello primitivo, tale sfera di attività veniva imputata al Re in collaborazione con i
suoi ministri, i quali si riunivano insieme a lui in una stanza privata (cabinet)
2. progressivamente il legame di fiducia del Governo col Parlamento si consolida, fino alla
situazione attuale in cui il Governo dipende unicamente dalle Assemblee rappresentative.
► Risoluzione dei conflitti tra ministri e previsione che l’iniziativa del Premier di porre la
questione di fiducia debba ottenere l’approvazione del collegio
► Deliberazioni riguardanti la produzione normativa nonché i rapporti con le Regioni e gli altri
Poteri dello Stato
► Può prendere posizione su qualsiasi questione rientrante nella sfera d’azione del Governo
Responsabilità collegiale per gli atti del Consiglio e responsabilità individuale per quelli
dei loro dicasteri → l’amministrazione statale viene suddivisa in una serie di apparati
(dicasteri) individuati in base alle materie ad essi assegnate (= tendenza alla
specializzazione) e posti sotto la guida di un ministro (= snodo di collegamento tra la
dimensione politica ed il livello amministrativo\esecutivo).
Esiste una riserva assoluta di legge sul numero, sulle attribuzioni e sull’organizzazione dei
ministeri → schema rigido, allo scopo di evitare il riprodursi dei problemi emersi durante
l’esperienza precedente (S. Albertino e ventennio fascista), in cui la potestà organizzativa
era stata utilizzata dal Governo per soddisfare esigenze di carattere meramente politico
= l’azione dei singolo ministri in qualità di vertici dei rispettivi dicasteri si dovrebbe sempre
svolgere sulla base delle determinazioni consiliari ≠ frazionismo ministeriale: ognuno di
essi finisce per seguire un proprio orientamento indipendente dalle linee collegialmente
stabilite.
Il Presidente del Consiglio dei ministri può proporre l’attribuzione ad uno o più ministri delle
funzioni di Vicepresidente del Consiglio dei ministri: SUPPLENZA del Presidente
nell’eventualità di assenza o impedimento temporaneo, in alternativa al conferimento della
supplenza al ministro più anziano qualora non abbia provveduto alla designazione del
Vicepresidente.
Ministri senza portafoglio: non sono posti al vertice di un determinato apparato
amministrativo, pur potendo disporre di una propria struttura burocratica → anche quando i
ministri senza portafoglio sono previsti da una legge specifica, le competenze ad essi
assegnate devono essere determinate tramite delega del Presidente del Consiglio.
Incarichi ad interim: se un determinato dicastero rimane scoperto, esso viene affidato al P.
del Consiglio o ad un altro ministro.
Sottosegretari: affiancano i ministri nello svolgimento delle loro funzioni; essi sono nominati
con decreto del P. della Repubblica su proposta del P. del Consiglio formulata in accordo col
ministro implicato → ausiliari dei ministri. Una nuova tipologia di sottosegretari sono i vice
ministri, che possono essere incaricati, in un massimo di dieci, di occuparsi di aree o progetti
di spettanza di uno o più dipartimenti. La delega deve essere approvata dal C. dei ministri e i
delegati possono intervenire alle riunioni dello stesso.
Commissari straordinari: possono essere nominati, con decreto del P. della Repubblica, su
proposta del P. del Consiglio previa deliberazione del Consiglio stesso. Fanno fronte a
particolari e temporanee esigenze di coordinamento tra amministrazioni statali.
Comitati interministeriali: obiettivo di predisporre le condizioni per un efficace
coordinamento tra ministeri differenti.
Distinzione tra comitati interni ed esterni
*Comitati interni: investiti di un’attività meramente anticipatrice delle decisioni degli organi
disciplinati dalla Costituzione → non sollevano particolari problemi, si possono anzi rivelare
un luogo di dibattito e approfondimento su temi di interesse congiunto.
*Comitati esterni: posti nelle condizioni di produrre atti immediatamente operanti nell’ambito
dell’ordinamento complessivo dello Stato → vengono erose le attribuzioni del C. dei ministri
circa la determinazione della politica generale o quella dei singoli ministri per quanto
riguarda l’attuazione della stessa nei rispettivi settori.
9.4) LA FORMAZIONE DEL GOVERNO
Art. 92 Cost.: il P. della Repubblica nomina il P. del Consiglio e, su proposta di questi, i ministri.
Art. 93 Cost.: il P. del Consiglio dei ministri e i ministri, prima di assumere le funzioni, prestano giuramento
nelle mani del P. della Repubblica.
8. Rimpasto
Non si ha interruzione del rapporto fiduciario quando si verifica un rimpasto, cioè la sostituzione di uno o
più ministri senza dar corso ad una crisi di Governo in caso di morte o dimissioni degli stessi.
Le scelte del Governo finiscono per essere tutte giuridicamente consentite, salva la facoltà del Parlamento di
provocarne la caduta con lo strumento della sfiducia qualora ritenga inaccettabili i cambiamenti introdotti =
riconoscere al Governo una certa autonomia.
Statualità ed unità della funzione giurisdizionale, la statualità è correlata alla manifestazione della
sovranità mentre l’esigenza di garantire l’unita della giurisdizione sia preordinata alla tutela
dell’uguale libertà;
Configurazione del complesso degli organi preposti con “Potere” in virtù della titolarità esclusiva di
una funzione essenziale espressione della sovranità dello Stato;
Esigenza di rendere il giudice soggetto alla legge (indipendenza funzionale);
Garanzia dell’indipendenza dei giudici anche sotto il profilo del loro status;
Attribuzione dell’amministrazione del potere giudiziario e dell’adozione dei provvedimenti sullo
status dei magistrati per la maggioranza dei suoi componenti (interno alla stessa: C.S.M.);
Configurazione della magistratura come “potere diffuso” ed organizzazione della stessa, a differenza
delle amministrazioni pubbliche (indipendenza interna);
Equiparazione della posizione istituzionale della magistratura requirente a quella giudicante ed
estensione delle relative garanzie d’indipendenza anche ai pubblici ministeri.
Questi obiettivi vennero trascritti nel Titolo IV della Costituzione.
10.2. La funzione giurisdizionale nella Costituzione
La Cost. ha dato maggiormente importanza a un dato “soggettivo” degli organi titolari della stessa, ovvero
che prescinde dal contenuto dell’attività, individuando la specificità della funzione sulla base delle
prerogative degli organi che la esercitano; piuttosto che oggettivo basati sul contenuto dell’attività),
denominando il Titolo IV della Parte II “La Magistratura” (e non ad es. “La funzione giurisdizionale”).
Nel Titolo in esame è contemplata la disciplina del p.m., organo che non esercita la funzione di giurisdizione
in senso proprio.
Questi non sono giudici poiché il p.m. è “parte del processo” e quindi il suo compito è quello di perseguire
l’interesse generale della giustizia (della collettività) e non quello di giudicare una controversia.
Si ha cosi una differenza tra magistratura requirente e magistratura giudicante.
Inoltre il termine Magistratura fu scelto per rispettare la simmetria col resto della Cost. (articolata per organi
non funzioni) fin da sottolineare il principio di separazione organica dei poteri.
La funzione giurisdizionale indica quell’attività all’attuazione e dichiarazione del diritto con riguardo ai
concreti.
Vi è una distinzione tra giurisdizione e legislazione, la prima deriva da un organo di tipo burocratico (con
base d’una selezione tecnica), l’attività si svolge attraverso un procedimento in forma contenziosa ed attivato
su impulso delle parti; mentre la legge viene emanata da u organo politico-rappresentativo (selezionato sulla
base di determinati programmi politici) e il suo procedimento è disciplinato dagli artt. 70 e ss. Cost. e
connotato dall’attivazione autonoma (cioè non vincolata ad atti d’iniziativa esterni) del Parlamento.
Infine la sentenza è un atto motivato e con effetti limitati alle parti del giudizio ed è sprovvista di
motivazione e produce effetti “erga omnes”.
Vi è un’ulteriore distinzione tra la funzione giurisdizionale e quella esecutiva, mentre nella prima il giudice
applica norme col compito di risolvere una specifica controversia sorta tra le parti in giudizio, il potere degli
organi giurisdizionali è interamente vincolato dalla legge (la quale rappresenta l’unica fonte per decidere
delle controversie sottoposte all’esame del giudice) e nell’attività giurisdizionale gli organi giudiziari attuano
la legge su impulso di parte; nella funzione esecutiva la pubblica amministrazione opera con finalità di
perseguire pubblici interessi delineati nei limiti della legge, inoltre dispone della discrezionalità
amministrativa (libertà di scelta relativa ai mezzi coi quali perseguire i fini stabiliti dalla legge) e agisce
come parte.
La necessità di rivedere le concezioni tradizionali s’è manifestata con urgenza dopo l’entrata in vigore della
Cost., infatti essa è formata da disposizioni che si riferiscono alla funzione giurisdizionale (art. 120 Cost.,
che qualifica la giurisdizione come “funzione” e ne riserva l’esercizio alla magistratura, i seguenti precetti
costituzionali:
Art. 3 comma 1 si trae la singolarità degli atti giurisdizionali, il principio di uguaglianza formale
consente di dedurre il carattere degli atti giurisd. Oggetto della riserva ex art.102, i quali sono
comandi di contenuto singolare;
La giurisdizione è applicazione e attuazione della legge (art. 101, comma 2, sancisce la
subordinazione alla legge del giudice e anche della funzione giurisdizionale):
Art. 24 e 113, il ruolo della giurisdizione ha funzione attrattiva del diritto nel caso concreto e ha
attivazione su impulso di parte dell’organo giurisdizionale;
Art. 111 la giurisdizione si attua mediante giusto processo (caratterizzato dalla presenza di
contrarietà tra le parti, dell’imparzialità del giudice, dalla motivazione nel provv. Giurisd.,
dall’impugnabilità in Cassazione per violazione di legge delle sentenze e dei provv. Sulla libertà
personale; inoltre sancisce i principi fondamentali della funzione applicabili a tutte le tipologie di
giurisdizione come quella amministrativa, civile, militare…);
Art. 102 e ss. La riserva alla magistratura della giurisdizione è un elemento che diviene il suo
esercizio dei giudici.
Quindi la funzione giurisdizionale è una funzione statale volta all’applicazione del diritto in via autoritaria,
attivata su impulso di parte ed esercitata in una controversia fa un organo (il giudice) soggetto alla legge,
imparziale nelle forme del “giusto processo”.
10.3. Funzione giurisdizionale e sovranità popolare
L’art. 1 comma 2 Cost. sancisce che “la sovranità appartiene al popolo” e il principio democratico
rappresenta ‘unica fonte di legittimazione del potere pubblico.
Il potere giudiziario dev’essere concepito come una forma d’esercizio della sovranità popolare (art.101
comma 1 “la giustizia è amministrata in nome del popolo”).
Questo legame è realizzato per 3 modelli diversi:
1.
Elezione diretta dei giudici considerati come organi direttamente rappresentativi e politicamente
responsabili;
Subordinazione organica, cioè degli organi giurisdizionali a quelli rappresentativi, per garantire
in diversi modi il controllo da parte del popolo sugli organi titolari della giurisdione;
Subordinazione funzionale degli atti giurisdizionali agli atti promananti dagli organi
rappresentativi, vincolando alla volontà popolare espressa in forma di legge dello stesso
esercizio della funzione giurisd. Espressa in forma di sentenze.
2. Art. 104. Cost. sancisce l’autonomia e l’indipendenza della Magistratura, confermando il
principio di separazione dei poteri ed impedendo qualsiasi forma di controllo o di
subordinazione dei giudici a vantaggio di altri Poteri dello Stato.
3. Schema della subordinazione funzionale confermato all’art.101 Cost, il quale ribadisce il legame
tra principio democratico e giurisdizionale (al comma 1) e che i giudici sono sgg. Soltanto alla
legge (comma 2). Si cosi una realizzazione del vincolo gerarchico senza riserve tra il giudice e la
legge, rende palese la volontà dei Costituenti d’escludere ogni confusione tra creazione ed
applicazione del diritto.
Per cui gli organi giurisdizionali sono indipendenti ma gli atti sono soggetti a quelli legislativi.
Quindi ogni decisione giurisdizionale dev’essere conforme alla legge e su di essa fondata.
10.4. I principi fondamentali del sistema: art.101 Cost.
Relativamente alla Magistratura, i Costituenti si trovarono a dover adempiere 2 obbiettivi distinti e per alcuni
versi opposti, ovvero: l’esigenza di garantire una rigida applicazione del principio di separazione dei poteri
(gravemente compromesso durante il fascismo) e evitare un isolamento della Magistratura dagli altri organi.
L’istanza della separazione insieme a quella dell’unità si tradusse in un numero notevole di disposizioni.
L’art.101 è l’unico riferibile all’organo e alla funzione giurisdizionale che assicura la legalità della
giurisdizione.
La soggettazione dei giudici alla legge deriva da:
Attribuzioni
Secondo l’art. 105 Cost. al C.S.M. spettano “le assunzioni, le assegnazioni e i trasferimenti, le
promozioni e i provvedimenti disciplinari nei riguardi dei magistrati”, quindi alla carriera dei
magistrati.
Tale competenza inizia a partire dal momento antecedente alla nomina dei magistrati e permane per
tutta la durata dell’incarico.
Oltre ad occuparsi della carriera, esso si occupa della designazione per meriti insigni all’ufficio del
consigliere di Cassazione dei professori ordinari di università o d’avvocati (purchè quest’ultimi
abbiano almeno 15 anni di attività o siano iscritti negli albi speciali per le giurisdizioni superiori).
Esso non ha discrezionalità illimitata ed inoltre il suo potere decisionale è circoscritto in caso di
provv. Sospensivi (art. 107 Cost., il qualche sancisce che tali atti possono essere adottati soltanto per
motivi e le garanzie di difesa stabilite dall’ordinamento giuridico).
Esistono orientamenti volti ad ammettere la facoltà del Consiglio d’adottare atti atipici, cioè non
espressamente previsti né dalla Costituzione, né dalla legge, purchè strumentali a garantire il fine
ultimo cui il C.S.M. stesso è preposto.
Questa tendenza contrasta però il principio di legalità ma anche le riserve sancite negli artt. 105, 107
e 108 Cost.
Sempre per garantire l’indipendenza al magistrato bisogna tener conto del sistema d’impugnazione
degli atti del C.S.M.
Il giudice amministrativo presso il quale si possono impugnare gli atti del C.S.M. è il T.A.R.
(tribunale amministrativo regionale) del Lazio.
Rapporti col Ministro della Giustizia
Il Ministro (di grazia e) giustizia svolge funzioni amministrative finalizzate a garantire l’efficienza
della giustizia (art. 107, comma 2”le forme di controllo sui magistrati da parte del potere politico, si
intrecciano nell’esercizio dell’azione disciplinare (essendo ogni decisione riservata al C.S.M.).
I rapporti tra il Ministro della giustizia e il C.S.M. vengono cosi ricostruiti:
1. Amministrazione della giustizia, sono i servizi relativi alle strutture materiali necessarie
all’amministrazione della giustizia
2. Potere generale di richiesta, inerente all’assolvimento dei compiti attribuiti al Ministro, il
quale dispone d’un generale potere di richiesta su tutti i provv. Emanati dal C.S.M. e relativi
ai magistrati.
3. Conferimento di incarichi direttivi tramite concerto, “concerto” inteso come la
collaborazione tra commissione consiliare ed Esecutivo finalizzata all’emanazione d’una
proposta comune.
4. Procedimenti disciplinari, accertare il compimento, da parte del magistrato, d’illeciti
disciplinari ed d’irrogare le relative sanzioni previste dalla legge, ovvero ammonizione,
censura, perdita dell’anzianità del servizio, incapacità temporanea, rimozione.
Questo procedimento può essere attivato soltanto in seguito all’iniziativa del Ministero della
giustizia o del Procuratore generale presso la Corte di Cassazione.
10.10. L’indipendenza dei magistrati
L’indipendenza del magistrato è tutelato dagli artt. 106, 107 e 109 sotto tre diversi profili contenenti: il
reclutamento, la carriera ed i rapporti con la polizia giudiziaria.
Reclutamento, esso inizia con la nomina che avviene per concorso. Questo sistema è approvato
dall’art. 106 ed il precetto di cui al comma 1 dell’art.101 Cost., ogni dubbio dell’incompatibilità
deve essere escluso perchè il principio secondo cui la giustizia è amministrata in nome del popolo
trova compiuta realizzazione attraverso il “diaframma” legislativo.
Tuttavia questo principio per la nomina per concorso subisce due eccezioni ad opera dei commi 2 e 3
dello stesso art. 106, che prevedono la nomina anche elettiva dei magistrati onorari e quella per
meriti insigni dei consiglieri di Cassazione.
In quest’ultimo caso è importante osservare che non si tratta di magistrati ordinari ma di magistrati
che hanno pieno titolo a far part dell’Ordine giudiziario e inoltre l’ufficio ricoperto è quella di
consigliere di Cassazione.
L’art. 107, Cost. e l’inamovibilità, tutela i magistrati dalle pressioni che possono provenire sia
dall’esterno, sia dall’interno dell’Ordine giudiziario.
L’indipendenza esterna viene sancita l’inamovibilità, che postula l’assenza di condizionamenti sulla
loro carriera ad opera di Poteri esterni all’ordine giudiziario (in primis dall’Esecutivo).
L’inamovibilità trova una tutela ampia escludendo le funzioni, la sede e la stabilità della carica.
Sancisce l’impossibilità di sospendere o di dispensare dal servizio o di destinare ad altre sedi o
funzioni i magistrati.
L’intervento del C.S.M. trova il suo limite nella legge o nel consenso del magistrato.
Il comma 1 determina i criteri di composizione del C.S.M., rinvia alla varie categorie in cui si
articola l’Ordine giudiziario, onde assicurare la massima rappresentazione della Magistratura.
Il secondo comma presuppone la presenza di meccanismi di avanzamento di carriera e una
differenziazione in varie classi di magistrati.
Il terzo sancisce che “i magistrati si distinguono fra loro soltanto per la diversità delle funzioni”,
significa che non possono esservi differenziazioni tra magistrati non derivanti dalla diversità dei
compiti cui essi sono assegnati.
La disposizione della polizia giudiziaria, autorità di pubblica sicurezza deputate a svolgere
un’attività repressiva, finalizzata al compimento delle indagini ed alla reintegrazione dei diritti
violati.
Il nuovo c.p.p sancisce che “le funzioni di polizia giudiziaria sono svolte alla dipendenza e sotto la
direzione dell’autorità giudiziaria” (art. 56).
Nell’art.59 viene infine sancita la responsabilità nei confronti de procuratori della Repubblica degli
ufficiali preposti ai servizi di polizia giudiziaria e la possibilità di distoglierli dalle loro attività
soltanto per ordine dei magistrati dai quali dipendono.
10.11. Le garanzie relative al processo: i diritti d azione e di difesa e il principio del giudice naturale
precostituito
Le regole fondamentali del processo indicano il procedimento attraverso cui la funzione giurisdizionale si
svolge.
Ad esso sono dedicate tante disposizioni costituzionali (es. Titolo IV, Sezione II, Parte II…) per garantire
l’imparzialità e l’uguaglianza anche all’interno del singolo giudizio.
Innanzitutto per avere un processo bisogna che ci sia un’azione, ovvero l’atto di impulso del procedimento
relativo, essa sarà proposta a una singola parte, ossia da un soggetto che abbia un interesse atta tutela
giurisdizionale o comunque che sia istituzionalmente predisposto a garantire l’interesse pubblico alla
persecuzione dei reati.
Per avere l’uguaglianza invece occorre garantire a tutti il diritto d’azione (art. 24 Cost.) ed estende la
garanzia della possibilità di rispondere contro chi agisce (quindi di difendersi in giudizio).
Sempre nell’art. 24 (questa volta nel comma 2) vi è il diritto di difesa dichiarandolo “inviolabile in ogni stato
e grado di procedimento”.
Il terzo comma infine assicura “ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad
ogni giurisdizione” dotando così di sistema del gratuito patrocinio, attraverso il quale lo Stato assicura
l’esistenza legale a coloro che non potrebbero permettersela.
(I diritti di difendersi e d’agire operano sia nel settore pubblico sia in quello privato, art.113 Cost.).
Per far avvenire il processo l’art. 25 Cost. sancisce che “nessuno può essere distolto dal giudice naturale
precostituito dalla legge” esprimendo così il principio del giudice naturale precostituito (vero e proprio
diritto fondamentale del singolo individuo) e una riserva di legge (rafforza tale diritto escludendo il
riferimento a fonti secondarie).
Precostituito= compito specifico del legislatore di istituire il giudice prima dell’insorgere della causa, con
esclusione di norme retroattive (divieto di sottrazione vale anche per il legislatore).
La naturalità pone un nesso tra precostituzione e competenza del giudice, imponendo che venga
predeterminato il giudice e la sua competenza, ossia il QUANTUM di giurisdizione ad esso attribuita.
Naturale = giudice cui una determinata causa sia stata assegnata seguendo i criteri normali di competenza,
essa rilevata in base al territorio, alla materia della causa, al valore della controversia e dall’entità della pena.
Concludendo il principio del giudice naturale precostituito può essere ulteriormente specificato nel senso che
tale è il singolo giudice quando una data causa gli sia stata assegnata seguendo i normali criteri con cui un
dato ufficio distribuisce al suo interno i carichi di lavoro.
Il p.m. non può essere privato del potere di promuovere l’avvio dei procedimenti penali;
Il p.m., alla ricezione della notizia criminis, è obbligato ad esercitare l’azione penale, senza che gli
sia consentito alcun margine di scelta o che possa essere condizionato da direttive esterne o da
contingenti situazioni soggettive.
Di conseguenza, l’obbligatorietà dell’azione penale garantisce l’indipendenza funzionale del p.m. . Tale
tutela è preordinata al perseguimento della legalità nella repressione dei reati e dell’uguaglianza di tutti i
cittadini di fronte alla legge penale.
Quindi la riserva di legge “alza” il livello di tutela da quello regolamentare a quello legislativo e la sua
ripetizione “abbassa” la tutela dal livello costituzionale a quello legislativo.
Nulla vieta al legislatore di regolamentare la magistratura requirente in termini diversi da quella giudicante
(ad es. accentuando l’assetto gerarchico della prima sulla seconda). Pur in assenza di un vincolo di
subordinazione tra i vari uffici del p.m., la gerarchia cui era tradizionalmente improntata la Procura della
Repubblica si è fatta sentire nell’organizzazione interna dei suddetti uffici.
Dal punto di vista dell’efficienza amministrativa si preferiva una creazione di amministrazioni più
idonee ad assumere decisioni sulle questioni locali
Dal punto di vista politico i Costituenti furono concordi nel ritenere che l’istituzione delle regioni
avrebbe favorito la coesione sociale e l’emergere d’istanze separatistiche (piena realizzazione del
pluralismo politico/istituzionale, riducendo la distanza tra governanti e governati)
Secondo il disegno della Carta Costituzionale del 1948, l’organizzazione territoriale della Repubblica aveva
le seguenti caratteristiche:
Centrale era l’art. 5 Cost. che divenne elemento portante delle successive riforme. Accanto
all’affermazione dell’unità e indivisibilità della Repubblica vi è il riconoscimento e la promozione
dei principi d autonomia e decentramento, ai quali dev ’essere improntata l’organizzazione
amministrativa e la legislazione dello Stato.
Inoltre importante è la differenza tra “riconosce e promuove” e “autonomia e decentramento”.
Riconosce = significato comune di “ammette”, art.114 “la Repubblica si riparte in Province, Comuni
e Regioni” dove il verbo riparte indica che gli enti territoriali sono enti derivati che compongono
l’originario ordinamento repubblicano.
Enti Autonomi in positivo: riconoscono un innalzamento della natura e del ruolo delle varie
articolazioni territoriali dello Stato, le quali divengono sogg. Pubblici e
rappresentativi delle autorità locali;
Enti Autonomi in negativo: ribadiscono la differenza tra Stato (che è sovrano) e gli altri enti (che
non sono sovrani ma soltanto autonomi.
Autonomia = potestà di autodeterminazione di una collettività relativamente all’esercizio di
pubbliche funzioni e qualifica la nostra forma di Stato come regionale;
Decentramento = principio organizzativo che postula la distribuzione territoriale dei centri
decisionali e degli uffici pubblici destinati a servire determinate collettività di utenti.
Due tipologie di Regioni: le Regioni speciali, dotate di particolari forme di autonomia e provviste di
statuti approvati con apposite leggi costituzionali e le Regioni ordinarie, le cui condizioni di
autonomia vennero definite in maniera uniforme e dettagliata direttamente in Cost.
La convivenza di più amministrazioni pubbliche rese indispensabile stabilire dei criteri per la
divisione delle funzioni pubbliche tra le varie amministrazioni (“criteri di ripartizione delle
competenze”).
Potestà legislativa = le regioni potevano emanare fonti primarie
La legislazione venne suddivisa in tre tipologie:
Legge novembre 1999 n.1 modificò la forma di governo delle Regioni ordinarie introducendo
l’elezione diretta del Presidente della Regione
Legge gennaio 2001 n.2 estese alle Regioni speciali quanto previsto per le regioni ordinarie dalla
legge sopra riportata
Legge ottobre 2001 n.3 apportò modifiche al resto del Titolo V della Cost., modificando i rapporti
tra Stato e sistema delle autonomie territoriali (in favore delle regioni e per gli enti locali)
I tratti fondamentali del nuovo assetto sono:
Nuova formulazione del comma 1 del art-118 “la Repubblica è costituita dai Comuni, dalle
Province, dalle Regioni e dallo Stato” inoltre c’è la differenza tra stato ed enti territoriali in cui il
primo è sovrano mentre i secondi sono enti autonomi. Per cui il nuovo assetto del Titolo IV non
è federale.
Rimane la distinzione tra Regioni ordinarie (disciplinate secondo un modello unitario) e speciali
dotate di particolari condizioni di autonomia in virtù di statuti approvati dalla legge Cost.
(art.116, commi1/2). Tuttavia secondo l’art.116 comma 3 possono esserci ulteriori condizioni di
autonomia avendo così forme di autonomia differenziata
Potestà legislativa (nuovo art. 117 della Cost. ha ribaltato il criterio precedentemente adottato
realizzando l’inversione delle competenze legislative individuando materie di competenza
legislativa esclusiva statale e concorrente statale e regionale nelle quali il legislatore dispone
della normazione di dettaglio ovvero ha potestà legislativa salvo che per la determinazione dei
principi fondamentali riservato allo stato. Al potere regolamentare spetta materie di legislazione
esclusiva statale; alle Regioni materie di competenza concorrente; agli enti locali (Comuni
Province Città metropolitane) l’organizzazione e lo svolgimento delle funzioni loro assegnate.
Infine alle funzioni amministrative hanno come soggetto competente il comune salvo che operi
ad un livello territoriale più ampio.
Ai rapporti tra Stato e Regioni viene eliminato il controllo preventivo del Governo sulle leggi
delle Regioni inizialmente previsto dall’art.127 della Costituzione. Entrambi possono ricorrere
per vizi di illegittimità costituzionale dopo 60 giorni dalla pubblicazione dei rispettivi atti
legislativi alla Corte Costituzionale
L’autonomia degli enti territoriali viene tutelata sotto il profilo finanziario. L’art.119 sancisce
che la legge statale deve garantire sia agli enti che alle Regioni “autonomia finanziaria di entrata
e di spesa.”
11.3 Le autonomie territoriali nella Cost.: Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni
Il potere politico è distribuito anche a livello territoriale. L’art.114 menziona oltre allo stato Comuni,
Province, Regioni e Città metropolitane.
Comune = ente territoriale di base ossia ente politico più vicino ai cittadini che rappresenta la propria
comunità, ne cura gli interessi e ne promuove lo sviluppo (art.3 del “Testo unico degli enti locali” = TUEL).
Nel nostro Paese i comuni sono oltre 8000 e hanno dimensioni di popolazione e territoriali variabili.
Città metropolitane = Nonostante la loro menzione sia nel TUEL sia nella costituzione esse non sono ancora
state costituite. L’art.114 Cost. sembra imporre alla legge statale che esse possano essere realizzate e non
abrogate una volta che sono state poste in essere.
Provincia = ente territoriale intermedio tra Comune e Regione ed è costituita dall’insieme di più Comuni.
Rappresenta la propria comunità, ne cura gli interessi, ne promuove e coordina lo sviluppo (art. 3 TUEL).
Esse sono circa 100 ad ecc. della Valle d’Aosta, dove esiste soltanto la Regione.
Regioni = enti territoriali che comprendono più Provincie. La Cost., all’art.131 fissa sia il n. sia il nome delle
stesse, originariamente 19 (Piemonte, Lombardia…). Non viene precisato invece il Capoluogo
(determinazione del quale è rimessa alla potestà statutaria regionale).
Essi apparati sono strumentali allo svolgimento delle funzioni dell’ente alla produzione e applicazione del
diritto entro i rispettivi confini territoriali (comma 2 art. 114 Cost.).
Sono enti, ossia persone giuridiche di diritto pubblico:
Politici, titolari di una sfera di autonomi a politica, non sono vincolati all’indirizzo politico generale,
potendo determinare il proprio indirizzo politico negli ambiti di loro competenza;
Rappresentativi, espressione delle rispettive collettività territoriali
Territoriali, individuate sulla base del territorio
Necessarie, tutti i cittadini appartengono ad Comune, ad una Provincia ed a una Regione.
Territorio = elemento essenziale, circoscrive le comunità rappresentate ed amministrate dagli enti
determinando la spera spaziale in cui vengono esercitate le funzioni amministrative e normative di questi
ultimi. Inoltre concorre a definire la dimensione dell’autonomia, ovvero fusione o creazione o distacco-
aggregazione.
Fusione = quando 2 o più Regioni esistenti ne formano una nuova.
Creazione = si da origine ad una nuova Regione a distacco di un’altra.
Si può disporre con Regioni esistenti o crearne di nuove purchè con un minimo di 1 milione di abitanti,
previa richiesta di tanti Consigli comunali che rappresentino almeno 1/3 delle popolazioni interessate, con
approvazione della proposta da parte della maggioranza tramite Referendum.
Distacco-aggregazione = distacco da una Regione e nell’aggregazione ad un’altra di Comuni e Provincia
fino a realizzarsi una modificazione e del territorio regionale lasciando invariato il n. Complessivo delle
Regioni (comma 2 art. 132 Cost.). Tale effetto può realizzarsi in seguito alla richiesta dei Comuni e delle
Province, sentiti i Consigli regionali, e con l’approvazione della maggioranza delle popolazioni espresse
tramite Referendum.
Art. 133 Cost.: prende in esame l’istituzione e il mutamento delle circoscrizioni territoriali di Provincie
(comma 1) e Comuni (comma 2).
Per le Provincie interviene la legge ordinaria statale, su iniziativa dei Comuni e sentita la Regione, mentre
per i Comune interviene la legge regionale, previa consultazioni delle popolazioni interessate.
11.4. Gli organi e la forma di governo regionale
Forme di governo = esprimono le relazioni tra gli organi titolari dell’attività di indirizzo politico.
Legge Cost. novembre 1999, n.1, indica che la determinazione dei caratteri dell’organizzazione politica della
Regione dev’essere rimessa all’autodeterminazione di quest’ultima, costituendo parte integrante della sua
autonomia.
La Cost. riserva alla legge regionale la disciplina del sistema di nomina degli organi della Regione, nel
rispetto dei principi fondamentali stabiliti con la legge della Repubblica (art.122); agli Statuti regionali la
determinazione, in armonia con la Cost., della forma di Governo e dei principi fondamentali di
organizzazione e funzionamento (art.123). La riserva alle fonti regionali non avviene in maniera
incondizionata e totale. Infatti gli art. 121 e ss. Della Cost. configurano un preciso modello di forma di
governo cui le Regioni ordinarie devono transitoriamente (ossia fino all’entrata in vigore dei nuovi statuti)
conformandosi. Inoltre avendo una forma di governo diversa, le Regioni sono comunque obbligate ad
attenersi al rispetto di alcuni principi fondamentali.
Come organi della Regione non possono mancare (art.121 Cost.) il Consiglio, la Giunta e il Presidente della
Giunta.
La Cost. si limita a sancire che:
il Consiglio è titolare della potestà legislativa regionale e può fare proposte di legge alle Camere;
la Giunta è l’organo esecutivo della Regione e spetta ad esse la direzione di tutto l’apparato
amministrativo regionale;
il Presidente è l’organo posto al vertice dell’ Esecutivo e dirige la politica della Giunta.
L’art. 122 sancisce inoltre che spetta:
Alla legge regionale: il sistema di elezione del Presidente dei Componenti della giunta e del
Consiglio; i casi di ineleggibilità e di incompatibilità di tali soggetti;
Alla legge statale determinare i principi fondamentali in materia di elezione, di incompatibilità ed
ineleggibilità degli organi in esame e la loro durata in carica;
Agli statuti regionali prevede che il presidente della Giunta possa essere eletto in modo diverso dal
suffragio universale diretto.
E’ la stessa costituzione a stabilire direttamente i componenti della giunta e che essi debbano essere nominati
e revocati dal presidente; ove lo statuto abbia optato per un diverso sistema di nomina del presidente, dovrà
essere la regione a decidere in merito ai casi di ineleggibilità ed incompatibilità.
Art.122 comma 4 Cost.: la previsione per i parlamentari dell’immunità dei consiglieri regionali per le
opinioni espresse e i voti dati nell’esercizio delle loro funzioni
La costituzione spinge a regolare i rapporti tra organi necessari delle regioni e le funzioni, delineando un
modello transitorio di forma di governo regionale. Il modello dalla revisione costituzionale del 1999 ha come
tratto principale l’elezione a suffragio universale diretto dal presidente della giunta il quale ha anche poteri di
nomina e di revoca di componenti della stessa. La centralità del presidente è confermata dal dato che, qualora
il consiglio approvi una mozione di sfiducia nei confronti di quest’ultimo o di dimissioni volontarie,
rimozione, morte o impedimento, occorrerà procedere a nuove elezioni sia del presidente sia del consiglio
(art.126 comma3). Queste elezioni vi sono anche nel caso in cui vi siano dimissioni della maggioranza del
consiglio.
Sempre nell’art.126 si spiega che la sfiducia deve essere votata sulla base di una motivazione motivata e
sottoscritta da almeno 1/5 dei suoi componenti e messa in discussione non prima di 3 giorni dalla sua
presentazione e approvata da maggioranza assoluta.
Si vede così il legame tra l’Esecutivo e il corpo elettorale e il rafforzamento della stabilità dell’esecutivo.
Gli statuti vedono riconosciuta la possibilità di derogare all’elezione diretta del presidente della Giunta
art.122 comma 5; qualora si ha un elezione a suffragio universale diretta deve essere mantenuto anche il
principio espresso nell’art 126 comma 3.
Gli organi della regione hanno un potere normativo secondario.
In conclusione la forma di governo regionale delineata in costituzione è un modello ibrido quindi non
collocabile tra le forme di governo tradizionali.
11.5 Le Regioni a statuto speciale
Il nostro ordinamento regionale si caratterizza di 5 regioni e 2 province dotate di forme e condizioni
particolari di autonomia secondo i rispettivi statuti adottati con la legge costituzionale (art.116 comma 1
Cost.). Questo richiamo si riferisce alle regioni del Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Valle d’Aosta, Sicilia,
Trentino Alto Adige e le province di Trento e Bolzano le quali fanno parte di quest’ultima.
Le Regioni a statuto speciale sono denominate così per motivi di carattere formale e sostanziale.
Gli statuti devono essere approvati secondo lo speciale provvedimento previsto dall’art.138, se tale
previsione riconosce una maggiore autonomia si parla di statuti eteronomi cioè deliberati dal parlamento.
Meccanismo: legge costituzionale gennaio 2001 n.2, consente alle regioni speciali di provvedere con la
propria fonte autonoma a determinare la loro forma di governo, il sistema elettorale di rapporto tra gli organi
della regione, l’iniziativa legislativa popolare e il referendum regionale. Il procedimento d’approvazione
delle leggi può essere:
Attività di rilievo internazionale: sin dalla loro istituzione le regioni hanno dato vita ad una serie
di rapporti sia con enti simili stranieri sia con altri stati che talvolta si sono conclusi nel
perfezionamento di accordi di intesa nelle materie rientranti nelle competenze regionali. Si è così
avuto un rilievo internazionale, ossia di attività preordinate alla migliore cura degli interessi
regionali senza che ne derivi, l’assunzione di obblighi da parte dello stato. Il riconoscimento del
potere estero dalle regioni è avvenuto in seguito alla modifica del Titolo V della Cost. con il
nuovo articolo 117 comma 9 che sancisce che la regione può concludere accordi e intese con enti
territoriali interni ad altro stato purché dento i limiti e nelle forme disciplinate da leggi dello
stato.
Rapporti con l’Unione Europea: il ruolo delle regioni ha trovato riconoscimento nella normativa
nazionale e in un secondo tempo a livello costituzionale dove si sancisce che le Regioni e le
province autonome (Trento e Bolzano) nelle materie di loro competenza, partecipano alle
decisioni dirette alla formazione degli atti normativi comunitari (art.117 comma5). Le funzioni si
distinguono in fase ascendente (propriamente formativa) e discendente (esecuzione ed
attuazione).
Rapporti con lo Stato: ai rapporti tra Stato e Regioni è prevista una serie di strumenti di
coordinamento e controllo reciproci al fine di garantire efficiente funzionamento del
complessivo apparato pubblico (esempio art.75 comma , art.121 comma 2…). Nell’’art.116
comma 3 Cost. si prevede che possano essere attribuite alle regioni ordinarie forme e condizioni
particolari di autonomia in virtù di una legge statale approvata con la maggioranza assoluta delle
Camere e sulla base di un’intesa tra lo Stato e la Regione interessata. L’art.11 della legge Cost.
del 2001 prevede che alla Commissione parlamentare per le questioni regionali possano esserci i
rappresentanti delle Regioni, delle Province autonome e degli enti locali. L’art.118 comma 4
Cost. attribuisce alla legge statale il compito di disciplinare forme di coordinamento o di intesa e
l’art.120 comma 2 subordina l’esercizio del potere sostitutivo del governo a rispetto del principio
di leale collaborazione.
Rapporti con le altre regioni: nell’art.117 comma 8 Cost. le regioni possono stipulare intese con
le altre regioni per un migliore esercizio delle proprie funzioni e tali accordi devono essere
ratificati con legge regionale.
Rapporti con enti locali: la collaborazione e il coordinamento tra regioni e comuni è stata
prevista dall’articolo 123. Cost. dove ogni statuto regionale debba prevedere e disciplinare il
consiglio delle autonomie locali con obiettivo di garantire una sede permanente nella quale
vengano definite le linee d’indirizzo della regione in merito ai rapporti con quest’ultima. Il
consiglio è così reso obbligatorio.
11.7 I controlli dello Stato sulle Regioni
Nell’ambito dei rapporti tra Stato ed autonomie territoriali la Costituzione prevede un articolato sistema di
controlli sullo stato delle regioni. Sugli atti amministrativi della Regione rimane soltanto il controllo
giurisdizionale affidato ai tribunali amministrativi regionali, nonché quello contabile della corte dei conti,
alla quale competono anche forme di vigilanza sulla gestione amministrativa regionale (art.125 comma 2) e
il sindacato sulla legittimità costituzionale delle leggi regionali e ora successivo sia per lo stato che per le
regioni. I controlli sugli organi della Regione vengono esercitati
Attraverso gli istituti di scioglimento, della rimozione e del potere sostitutivo.
(Scioglimento e rimozione si distinguono sia per i sogg. Nei confronti dei quali tali forme di governo
vengono esercitate, sia per le funzioni assolte.)
L’art.126 Cost. prevede lo scioglimento del Consiglio regionale e la rimozione del Presidente della Giunta,
sancendo che entrambi i provvedimenti debbano essere adottati con decreto motivato dal Presidente della
Repubblica, il quale rappresenta l’atto finale e contempla il parere necessario della Commissione
parlamentare per le questioni regionali. Le ragioni sono individuate:
art.114 comma 2, affianca alle regioni i comuni, le province e le città metropolitane, qualificandoli
come enti autonomi con proprio statuti, poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla costituzione.
Viene così garantita la loro esistenza e la loro potestà statutaria.
Art.117 comma 6, prevede la potestà regolamentare di Comuni, Province e città metropolitane in
ordine alla disciplina dell’organizzazione e dello svolgimento delle funzioni loro attribuite. Il potere
trova riconoscimento costituzionale. Inoltre riserva alla potestà legislativa esclusiva statale il
compito di provvedere il sistema elettorale di organi di governo e funzioni fondamentali di Comuni,
Province e Città metropolitane
Art.118 indica come criterio generale quello di attribuire le funzioni amministrative ai comuni
(principio di sussidiarietà verticale)
Art.119 pone il principio di autonomia finanziaria di entrata e di spesa per tutti gli enti territoriali
Al di fuori di queste materie torna ad esserci la competenza residuale della regione la quale può provvedere a
definire le competenze “non fondamentali” di quest’ultimo.
Il TUEL pone i principi e le disposizioni fondamentali degli enti locali basandosi sulla legge Cost. n.3 del
2001.
Comuni e Province vengono considerati enti generali aldilà delle competenze necessarie le loro funzioni
incontrarono soltanto limiti negativi cioè possono perseguire quanti scopi ritengono opportuni nell’interesse
della comunità da loro governata. Nei Comuni di dimensioni minori (con una popolazione <15000 abitanti)
si ha un sistema maggioritario ad un solo turno, ovvero il sindaco vincente ottiene la maggioranza dei 2/3 dei
seggi, mentre il restante viene distribuito in maniera proporzionale; nei comuni superiori (con una
popolazione >15000 abitanti) si ha un sistema maggioritario a due turni dove il sindaco e il consiglio
potrebbero essere espressioni di due maggioranze diverse con il rischio di difficoltà di funzionamento del
sistema e infine il voto del sindaco può esser separato da quello della lista collegata.
Alla forma di governo vi sono organi di governo come Sindaco, la Giunta e il Consiglio.
Sindaco = soggetto che ha la responsabilità di tutto l’apparato amministrativo, rappresenta l’ente, nomina e
revoca gli assessori e anche i membri della giunta, adotta i provvedimenti di emergenza, può far cadere il
consiglio attraverso le sue dimissioni…
Consiglio = organo di indirizzo e di controllo politico-amministrativo con competenza limitata all’adozione
degli atti fondamentali previsti dall’art.12 dello stesso testo unico. Il suo scioglimento anticipato si verifica
per dimissioni o approvazione di mozione di sfiducia, morte, inadempimento o rimozione del sindaco.
Giunta = organo a competenza generale, collabora col sindaco nel governo del comune svolgendo tutti gli
atti di amministrazione che non siano riservati al sindaco o al consiglio.
Segretario comunale = figura tradizionale del nostro ordinamento che è posto alle dipendenze di una
specifica agenzia autonoma, viene nominato dal sindaco e ha il compito di garantire che tutti gli atti siano
conformi allo statuto, alla legge e ai regolamenti.
Comuni e Province per lo svolgimento delle loro funzioni possono avvalersi di strutture differenziate come:
aziende municipalizzate, istituzioni, concessionari, convenzioni (accordi o contratti che definiscono i
reciproci obblighi e rapporti finanziari) e consorzi (organismi dotati di personalità giuridica collegati all’ente
locale in base all’atto costitutivo).
I Comuni possono dar vita a: unione di comuni (enti locali costituiti da due o più comuni allo scopo di
esercitare una pluralità di funzioni di loro competenza) e comunità montane (particolare tipologia d’unione,
con lo scopo di valorizzare le zone montane per l’esercizio di funzioni proprie conferite o comunali).
11.9 I controlli sugli enti locali
Art.118 Cost. dispone che per assicurare l’esercizio unitario, le funzioni possono essere conferite ad un
livello territoriale più ampio. Anche per gli enti locali c’è la distinzione tra rimozione e scioglimento.
La rimozione degli amministratori avviene (con decreto del presidente della repubblica, su proposta del
ministero dell’interno) in seguito al compimento di atti contrari alla costituzione o per gravi violazioni di
legge o gravi motivi di ordine pubblico (art.142) in attesa del decreto si può sospendere gli amministratori.
Lo scioglimento dei consigli degli enti locali (“””””””””””, previa deliberazione del consiglio dei ministri)
può avere diversi motivi:
Atti contrari alla costituzione, violazione di legge o gravi motivi di ordine pubblico
Non normale funzionamento del consiglio determinato da cause politiche
Mancata approvazione del bilancio
Fenomeni di infiltrazione o di condizionamento di tipo mafioso
Viene nominato inoltre un commissario governativo che si sostituisce agli organi dell’ente per massimo 90
giorni.
11.10 Autonomia finanziaria
Esso rappresenta un momento cruciale della stessa autonomia normativa ed amministrativa (quest’ultime in
assenza di risorse rischiano di risolversi in enunciazioni).
Art.119 Cost. si apre con l’enunciazione che “i Comuni, le Province, le città metropolitane, le regioni hanno
autonomia finanziaria di entrata e di spesa”. Viene estesa a tutti gli enti locali l’attitudine ad avere risorse
proprie in virtù di poteri sia di imposizione tributaria sia di determinazione della modalità di spesa.
Il principio di autonomia finanziaria di entrata e di spesa è formato dalle fondamentali esigenze dell’armonia
con la costituzione e del coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, attraverso le quali si
vuole garantire l’equilibrio finanziario all’interno dell’intero territorio nazionale.
Federalismo fiscale = modello di finanza pubblica che riconosce tutti gli enti territoriali sul piano
finanziario. Congiunto operare si distingue in tre risorse degli enti territoriali: