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VOLUME  3b I classici • Luigi Pirandello

Il Novecento. Il secondo periodo (1919-1943) Sintesi svolta

luigi pirandello
PERCHÉ PIRANDELLO vette essere ricoverata in una clinica. Luigi fu costretto
a un lavoro febbrile per provvedere al sostentamento
È UN CLASSICO? della famiglia: nel giro di pochi anni pubblicò diver-
1. Perché, spietato indagatore dei costumi borghesi e si romanzi (nel 1904 Il fu Mattia Pascal, nel 1911 Suo
della coscienza moderna, è stato un lucidissimo in- marito, nel 1913 I vecchi e i giovani, nel 1916 Si gira...,
terprete della crisi epocale che ha investito l’uomo nel 1926 Uno, nessuno e centomila) e molte raccolte
contemporaneo. di novelle (l’ultima, Una giornata, fu pubblicata po-
2. Perché in lui convivono la passione del poeta e la stuma). Pubblicò inoltre, nel 1908, i due saggi Arte e
freddezza del filosofo: alla base delle sue opere c’è in- scienza e L’umorismo, mentre dall’anno seguente ini-
fatti sempre un’idea, una tesi da dimostrare. ziò a collaborare con il “Corriere della sera”.
3. Perché si è accanito in modo particolare contro
le convenzioni sociali, il perbenismo borghese, le Il successo teatrale
continue finzioni e le “maschere” che celano il volto La fama internazionale di Pirandello, che gli valse
dell’uomo. nel 1934 il premio Nobel, è legata però principal-
4. Perché davanti alla miseria morale dell’uomo e alle mente al successo del suo teatro. Dopo i primi espe-
maschere sotto le quali tutti cerchiamo di nasconder- rimenti, che risalgono agli ultimi anni dell’Ottocento,
la, è stato capace di provare assieme dispetto e pietà: Pirandello si dedicò a tempo pieno al teatro a partire
di qui il suo riso amaro e l’umorismo, cardine della dal 1916, mettendo in scena capolavori come Così è
sua poetica, punto di incrocio fra l’atteggiamento del (se vi pare), Il berretto a sonagli (nel 1917), Sei perso-
filosofo che demolisce e del poeta che solidarizza, fra naggi in cerca d’autore (nel 1921 a Milano e a Roma,
ragionamento e passione, fra commedia e tragedia. quindi, con enorme successo, a Londra e a New York
nel 1922), e poi ancora Enrico IV (1922), Ciascuno a
suo modo (1924), Questa sera si recita a soggetto
(1930), fino ai Giganti della montagna (1936). Al 1924
LA VITA [1867-1936] datano sia l’adesione al fascismo sia la costituzione
L’infanzia, la giovinezza, gli studi della compagnia del Teatro dell’Arte (prima attrice
Pirandello nacque nel 1867 nelle campagne di Gir- fu Marta Abba, interprete e ispiratrice della sua ul-
genti (Agrigento), dove la famiglia si era trasferita per tima stagione teatrale), che Pirandello diresse fra il
sfuggire a un’epidemia di colera, in località Càvusu 1925 e il 1928 affrontando diverse tournées all’estero
(Caos): circostanza che Luigi avrebbe in seguito inter- per curare personalmente l’allestimento dei propri
pretato come un segno del destino. lavori.
L’agiatezza economica della famiglia (il padre, ex ga- Morì infine nel 1936, lasciando irrealizzato l’ambizioso
ribaldino, amministrava alcune zolfare) gli consentì di progetto di creare e dirigere un teatro di stato.
studiare a Palermo, a Roma e a Bonn, dove si laureò
nel 1891. Andava intanto pubblicando i primi volumi
di versi: Mal giocondo (1889) e Pasqua di Gea (1891). LE COSTANTI LETTERARIE
Gli anni romani Il relativismo
A Roma conobbe Luigi Capuana, che ne incoraggiò le Per Pirandello la realtà è caos: trasformazione conti-
ambizioni letterarie, prese a frequentare gli ambien- nua, flusso vitale, perenne movimento. Ogni tentativo
ti artistici e iniziò a pubblicare articoli e recensioni. di fissarla, darle una forma e un senso, è destinato a
Nel 1898 fondò con alcuni amici la rivista “Ariel”, dove rivelarsi illusorio. Qualunque conoscenza assoluta e
comparve il suo primo dramma, L’epilogo; in questi oggettiva su di sé e sul mondo è preclusa all’uomo,
anni pubblicò inoltre alcune novelle, raccolte nel 1894 che deve accontentarsi di opinioni soggettive, mu-
nel volume Amori senza amore, e due raccolte di poe- tevoli, anch’esse in perenne divenire. Tutto questo
sie, Elegie renane (1895) e Zampogna (1901). Dal 1897 coinvolge anche e soprattutto il concetto di identità
si dedicò all’insegnamento di lingua e letteratura ita- personale: attribuirsene una o attribuirla agli altri,
liana presso l’Istituto Superiore di Magistero. Nel frat- presumere di conoscersi o di conoscere gli altri, è
tempo (1894) aveva preso in moglie Maria Antonietta atto puramente arbitrario. La personalità di ciascuno
Portulano, da cui avrebbe avuto tre figli. è sfuggente, in perpetua metamorfosi, proprio come
Nel 1903 l’allagamento di una zolfara provocò la rovi- il corpo. Ogni tentativo di mettere ordine nella vita si-
na economica della famiglia; la moglie fu colpita da un gnifica soffocarla, rinchiuderla nella prigione di una
esaurimento nervoso che degenerò in paranoia e do- forma.

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Una missione demistificatrice Le Novelle per un anno [1894-1937]


Pirandello sembra essersi assunto in primo luogo il
compito di liberare l’umanità dagli inganni del Positivi- Fra il 1894 e il 1919 Pirandello pubblicò 15 volumi di
smo, sottoponendo a critica serrata i metodi dell’inda- novelle, successivamente ristampati, con varianti e
gine scientifica e gli istituti sociali, i valori e le ideologie modifiche, con il titolo complessivo di Novelle per un
che guidano la vita degli uomini. Ciò conferisce alle sue anno, nell’ambito di un progetto, rimasto incompiuto,
opere una caratteristica impronta dialettica. Di norma che prevedeva di raggiungere il numero totale di 365.
Pirandello elegge a proprio portavoce un personaggio Le novelle appaiono semplicemente giustapposte,
cui affida la missione di demolire convenzioni e con- senza alcun filo logico a collegarle, offrendoci la vita
vinzioni, pregiudizi e luoghi comuni; questo personag- nel suo multiforme e caotico disordine.
gio, scoperto l’inganno, si chiama fuori dal gioco e dal Molte novelle fornirono la materia prima per succes-
teatro della vita, convinto che per vivere davvero si deb- sive rielaborazioni romanzesche o teatrali: per esem-
ba uscire dalla pagliacciata collettiva dell’esistenza e pio il celebre dramma Così è (se vi pare) deriva dalla
imparare a guardare il mondo con distacco. novella La signora Frola e il signor Ponza, suo genero.
In piena coerenza con la sua filosofia della vita come
Il gusto del paradosso flusso incessante, Pirandello rifiuta di cristallizzare
A sostegno delle proprie argomentazioni, Pirandello vicende e personaggi in una forma definitiva.
propone nelle sue opere situazioni ed eventi dal valore Ambientate in una Sicilia arcaica e sottratta alla sto-
esemplificativo; si tratta tuttavia sempre di eventi pa- ria o in una Roma grigia e per nulla monumentale, le
radossali, al limite dell’inversomile, a dimostrazione novelle ruotano per lo più attorno al tema dell’effetto
del fatto che la vita è piena di sorprese e rifiuta di es- paralizzante dei ruoli sociali che mortificano e ren-
sere rinchiusa in una norma. Il personaggio pirandel- dono insopportabile la vita, ritratta soprattutto nelle
liano appare sempre in lotta per sfuggire alla prigione dimensioni della famiglia (luogo del dovere e della re-
della forma, alle maschere impostegli dal sistema sponsabilità, delle convenzioni e della finzione) e del
alienante delle relazioni sociali, e per conquistare la
lavoro (più che mai mortificante e alienante).
libertà è pronto alle azioni più stravaganti e inconsulte.
I protagonisti sono per lo più figure di inetti che su-
biscono la vita facendo di necessità virtù, oppure cer-
cando qualche innocente e segreta valvola di sfogo, o
LE OPERE ancora immergendosi nella natura o abbandonandosi
alla fantasia. Se la fuga non riesce o si rivela impos-
sibile, il motivo più futile è allora sufficiente per far
L’umorismo [1908] esplodere nel personaggio la tensione accumulatasi e
Questo saggio è diviso in due parti: nella prima si de- per farlo sprofondare nell’abisso della pazzia. Al con-
limita l’oggetto, nella seconda si passano in rassegna tempo, la crisi assume valore di epifania, aprendo gli
esempi tratti da diversi autori e opere. L’umorismo ha occhi al personaggio e mostrandogli lo stato di aliena-
a che fare unicamente con l’uomo e presuppone un’a- zione in cui vive.
zione intenzionale, una volontà in atto; l’azione istinti-
va obbedisce a una legge di natura, pertanto non è mai
umoristica. L’umorismo inoltre è distinto dal comico: I primi romanzi
quest’ultimo ha come solo scopo suscitare il riso, che
è un «avvertimento del contrario» e nasce quando, I primi romanzi di Pirandello muovono da istanze veri-
per esempio, un individuo indossa volutamente, ma in ste, per superarle. Nell’Esclusa (pubblicato nel 1901,
modo maldestro e grottesco, una maschera diame- ma scritto nel 1893 con il titolo Marta Ajala) la pro-
tralmente opposta alla propria vera realtà. Per pas- tagonista appare al centro di una vicenda parados-
sare dal comico all’umoristico, alla semplice consta- sale: cacciata di casa in seguito a un’ingiusta accusa
tazione deve subentrare la riflessione, nel tentativo di di adulterio, viene riaccolta con tutti gli onori dopo
intuire le ragioni che stanno alla base del comporta- aver consumato realmente il tradimento. Ne Il turno
mento ridicolo; si raggiunge così un «sentimento del (pubblicato nel 1902, ma scritto nel 1985) il protago-
contrario», che rende amaro il riso a cui si mescolano nista Pepè, uomo assolutamente “normale”, si mette
la commozione e la compassione. in coda e attende pazientemente il proprio turno per
In contrasto con l’estetica di Croce, Pirandello asse- sposare l’amata Stellina, riuscendo alla fine ad avere
gna alla riflessione una parte essenziale nella cre- la meglio sul nobile e ricco don Diego e sul giovane e
azione di un’opera d’arte umoristica: è solo grazie a brillante avvocato Ciro Coppa. I due romanzi intendo-
essa, infatti, che dall’«avvertimento del contrario» si no dimostrare due fondamentali assunti pirandelliani:
passa al «sentimento del contrario». Il ruolo centrale che le convenzioni sociali condizionano gli individui ar-
della riflessione comporta uno sdoppiamento nell’atto rivando a stravolgere la verità dei fatti, e che la vita si
della concezione artistica, per cui il vero umorista è al fa continuamente beffe di noi, vanificando tutti i nostri
tempo stesso poeta e critico. sforzi per darle un ordine e un senso.

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Il fu Mattia Pascal [1904] Nessuna provvidenza, o destino, o deterministica con-


catenazione di cause ed effetti, secondo Pirandello,
La trama guida la storia degli uomini, ma solo e unicamente
Bibliotecario in un paesino della liguria, Miragno, il caso, che devia e intreccia i casi della vita in modi
Mattia Pascal conduce un’esistenza grigia e vuota; per sempre singolari e imprevedibili. In questo senso il
sfuggirla, decide di emigrare segretamente in Ame- casinò, grande tempio eretto alla Fortuna, assurge a
rica ma, facendo tappa a Montecarlo, tenta la sorte metafora della vita stessa.
e incredibilmente vince una somma ingente al casi-
nò. Sulla via del ritorno, legge per caso sul giornale
la notizia della propria morte: il cadavere di un uomo I vecchi e i giovani [1913]
è stato riconosciuto da sua moglie come Mattia Pa-
Il tentativo di fare un bilancio del Risorgimento si co-
scal. Deciso a cogliere l’occasione per cambiare vita, il
glie nel secondo romanzo di Pirandello, caratterizza-
protagonista assume il nome di Adriano Meis, viaggia
to dall’impianto storico e dal largo spazio dedicato al
in Italia e all’estero e infine si stabilisce a Roma, in
tema politico. Fra autobiografismo e cronaca, l’autore
casa dello stravagante Anselmo Paleari, appassio-
costruisce attorno alla nobile famiglia dei Laurentano
nato di occultismo, e si innamora, ricambiato, di sua
un vasto affresco segnato da episodi di attualità come i
figlia. Tuttavia, privo com’è di un passato e di un’iden-
Fasci siciliani e lo scandalo della Banca Romana.
tità anagrafica, Adriano Meis purtroppo deve prendere
La tesi, questa volta, è riassunta nelle parole di don
atto di essere persona fittizia, inconsistente, e decide
Cosmo Laurentano: la storia «non conclude», nel
pertanto di “suicidarsi”, inscenando il proprio anne-
senso che non approda a nulla, riducendosi a rasse-
gamento nel Tevere. Tornato a Miragno, non può però
gna delle passioni deluse, delle grandi opere lasciate
riprendere la vita di prima: sua moglie si è risposata e
a metà, delle buone intenzioni rimaste irrealizzate. E
il posto di bibliotecario è ormai occupato da un altro.
tuttavia gli ideali, benché illusori, sono il motore della
Non gli rimane così che scrivere le proprie memorie
storia; come tutte le costruzioni fittizie della società (e
e fare visita alla propria tomba, rassegnandosi a non
della coscienza), appaiono al tempo stesso inganne-
esistere più se non come il fu Mattia Pascal.
voli eppure inevitabili: al di fuori di esse la vita umana
non sarebbe nemmeno concepibile.
Un romanzo a tesi
Don Eligio, nuovo bibliotecario, sintetizza così la “mo- Nel romanzo coesistono tre generazioni, ciascuna del-
rale della favola” al termine del romanzo: «fuori della le quali ha vissuto un passaggio cruciale della recen-
legge e fuori di quelle particolarità, liete o tristi che te storia d’Italia lottando in nome di un proprio ideale
sieno, per cui noi siamo noi, [...] non è possibile vive- politico: la generazione del Quarantotto per la libertà
re». Quello della libertà assoluta, non soggetta a con- dai Borboni, la generazione dei Mille per l’unificazio-
dizionamenti, si rivela dunque un miraggio: ufficial- ne nazionale, la generazione dei Fasci siciliani per la
mente morto come Mattia Pascal e inesistente come giustizia sociale. In definitiva, in ogni epoca i giovani
Adriano Meis, il protagonista scopre che non gli è pos- appaiono pronti a dare la vita per un grande ideale; poi
sibile acquistare una casa, denunciare un furto, sfida- però, tramontata la giovinezza ed esauritosi un ciclo
re a duello chi l’ha offeso, coltivare relazioni di amici- storico, le uniche prospettive sembrano essere quelle
zia o di amore. In fuga da un’esistenza opprimente e di scivolare lentamente nella degradazione del com-
soffocante, si illude di poter ricominciare a vivere in promesso, fino a tradire le antiche aspirazioni di un
modo più genuino, spontaneo, vero: in realtà tutta la tempo, oppure di mantenersi fedeli a esse smarrendo
sua nuova pseudoesistenza viene a essere fondata però il senso della storia e il contatto con la realtà.
sulla menzogna, e Adriano è costretto a recitare una
parte senza mai potere essere davvero se stesso. Alla Suo marito [1911]
fine, tagliato fuori dalla vecchia identità come dalla
nuova, dovrà accontentarsi di vivere come «l’ombra di Ispirato, sembra, alla biografia di Grazia Deledda, il
un morto». romanzo racconta la vicenda di Silvia, scrittrice di ta-
Narrando un fatto «strano e diverso», Pirandello lento, e del marito Giustino, individuo mediocre che
prende le distanze dal canone naturalista della vero- nell’amministrare il talento della moglie trova il modo
simiglianza; anzi, ai critici che accusarono la vicenda di riaffermare il proprio ruolo di capofamiglia; almeno
di essere palesemente inverosimile, Pirandello rispo- fino alla progressiva emancipazione di lei, che giun-
se riportando un caso analogo comparso sul “Corriere gerà ad abbandonare il tetto coniugale per una vita
della sera” e sostenendo che l’opera d’arte, se davve- da single. In questo romanzo Pirandello tratteggia
ro deve rispecchiare la vita, deve poterne raffigurare un quadro sarcastico degli ambienti letterari roma-
tutta l’assurdità. Tanto bizzarri e inverosimili sono i ni, dominati da vanità, gelosie e meschinità; inoltre fa
«casi della vita [...] che tacciare d’assurdità e d’inve- della protagonista un personaggio, letterariamente
rosimiglianza, in nome della vita, un’opera d’arte è parlando, fortemente autobiografico (fino a prestar-
balordaggine». le la paternità di alcune sue opere): scrittrice istinti-

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va, estranea a correnti e movimenti, Silvia incarna la La distruzione dell’io


spontaneità naturale della creazione artistica, che è L’ultimo romanzo di Pirandello è ancora una narrazio-
mistero e miracolo, in ciò assimilabile al concepimen- ne a tesi sviluppata in prima persona, in cui predomi-
to e alla gestazione di un bimbo. na però la componente argomentativa: l’io-narrante
si rivolge di continuo al lettore, assunto come interlo-
cutore dei suoi ragionamenti. Il punto centrale è che
Quaderni di Serafino Gubbio operatore quello che chiamiamo “io” è qualcosa di soggettivo e
[1916-1925] di relativo, dal momento che ciascuno possiede tante
identità quante sono le persone con cui viene in con-
Pubblicato per la prima volta in volume nel 1916 con
tatto e la stessa coscienza, proprio come il corpo, è in
il titolo Si gira e poi nuovamente nel 1925 con il titolo
continuo mutamento. Ne consegue che ogni rapporto
definitivo, il romanzo è tra i primi dedicati al mondo
tra individui si basa su un equivoco di fondo, perché
del cinema. Protagonista e io narrante è un operato-
non entriamo realmente in relazione con le persone
re cinematografico, che riprende le scene sul set e
ma solo con le immagini che ce ne siamo fatti; inoltre
consegna ai propri diari la propria distaccata visione
le parole stesse altro non sono che contenitori sonori
del mondo. Serafino conosce bene l’alienazione del
che ognuno riempie di significato a suo modo, e dun-
lavoro meccanico: egli altro non è che «una mano
que ogni tentativo di comunicazione non può che dare
che gira una manovella», un prolungamento della
origine a fraintendimenti e malintesi.
macchina da presa, asservito al suo funzionamento;
ragione e sentimento sono elementi superflui, anzi
La prigione della forma
la massima efficienza verrebbe raggiunta solo nel
Tuttavia l’identità che gli altri attribuiscono a una
momento in cui l’uomo stesso si facesse macchina,
persona, per quanto arbitraria e deformante, finisce
“cosa muta”. Di qui il messaggio centrale dell’ope-
per condizionarne la vita: crea infatti un pregiudizio
ra: nella nascente civiltà delle macchine, queste, da
da cui non ci si può liberare, e se qualcuno cerca di
strumenti, si vanno trasformando in idoli tirannici
comportarsi diversamente da come gli altri si aspet-
che sottomettono l’uomo; le macchine dettano ormai
tano, ottiene solo di passare per pazzo. Vitangelo in
il ritmo alla vita umana, un ritmo fragoroso e alie-
realtà è un filosofo pervenuto alla «coscienza della
nante che può portare solo alla follia, al delitto e alla
pazzia»: ha infatti compreso il «gioco», ossia che la
stupidità. Divoratrici della vita e dell’anima dell’uo-
pazzia non è una malattia ma parte integrante del-
mo, le macchine uccidono anche l’arte, negandone
la natura umana. Gli uomini non si dividono in pazzi
l’essenza che è il linguaggio; Pirandello nega dunque
e sani, ma in pazzi inconsapevoli, che non sanno o
lo statuto di arte al cinema (ancora muto all’epoca),
non vogliono comprendere il gioco della vita, e pazzi
relegandolo nel settore dell’industria dello svago.
consapevoli, che cioè si rendono conto di recitare una
Uomo di teatro, Pirandello al cinema rimprovera la
parte, giacché l’identità che l’uomo crede di possede-
totale sottomissione alle leggi del mercato e l’alie-
re altro non è che un goffo tentativo di costringere in
nazione dell’attore, costretto a recitare davanti a una
una forma il flusso inarrestabile della vita.
macchina anziché a un pubblico.
Nell’uomo, causa di tutti i mali è la coscienza, che
pretende di dare un nome e un significato alle cose,
Uno, nessuno e centomila [1926] uccidendo così la vita che è flusso incessante, dispo-
La trama nibilità infinita di significati; e tuttavia l’uomo non ha
Una banale osservazione della moglie sulla forma altro modo per rapportarsi a sé e al mondo: «Possia-
del suo naso scatena in Vitangelo Moscarda una se- mo conoscere solo quello a cui riusciamo a dar forma
rie di riflessioni che mettono radicalmente in crisi [...] io non mi riconosco nella forma che mi date voi, né
il concetto di identità. Resosi conto che gli altri non voi in quella che vi do io [...] eppure non c’è altra realtà
lo vedono come lui si vede, il protagonista decide di fuori di questa, se non cioè nella forma momentanea
sfatare la propria nomea di usuraio, ottenendo però che riusciamo a dare a noi stessi, agli altri, alle cose».
il risultato di essere creduto anche pazzo. La situa- Unica via d’uscita è dunque rinunciare alla coscienza,
zione precipita quando Anna Rosa, un’amica della esistere senza sapere di esistere, immergendosi nella
moglie, svela a Moscarda il piano dei parenti teso a natura, perdendosi in essa: è questa la scelta finale
farlo interdire per impedirgli di dilapidare il patrimo- cui approda Vitangelo Moscarda.
nio; allorché l’amica, in preda a una crisi isterica a
seguito dei ragionamenti di Vitangelo, gli spara fe- Il teatro: Maschere nude [1918-1938]
rendolo, egli per difenderla lascia intendere di averla
aggredita, guadagnandosi anche la fama di maniaco Come per le novelle, così anche per il teatro Pirandel-
sessuale. Lo scandalo viene infine messo a tacere lo volle raccogliere i suoi lavori in un’edizione com-
dal vescovo, che convince Vitangelo a devolvere tutti i plessiva, con il titolo di Maschere nude; il progetto
propri beni alla costruzione di un ospizio per i poveri fu avviato nel 1918 con l’editore Treves, proseguì con
e a ritirarvisi lui stesso. Bemporad, fra il 1920 e il 1929, e quindi con Mondado-

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ri. Un’edizione completa delle Maschere nude in dieci per evitare l’accusa di omicidio volontario a seguito
volumi uscì per Mondadori fra il 1933 e il 1938. dell’uccisione di un rivale in amore.
Il titolo generale esprime in forma di ossimoro l’idea
secondo cui la finzione drammaturgica svela l’altra La «trilogia del teatro nel teatro»
finzione, di cui ognuno è protagonista nella vita in È questa la definizione sotto la quale Pirandello riunì
quanto interprete di un personaggio che si è asse- tre drammi che hanno tutti come oggetto il mondo del
gnato o è costretto a ricoprire. teatro: Sei personaggi in cerca d’autore (1921), Cia-
Pirandello fu incoraggiato a dedicarsi al teatro da due scuno a suo modo (1924), Questa sera si recita a sog-
conterranei: l’impresario Nino Martoglio e il capocomi- getto (1930). In tutti, l’autore, autocitandosi in chiave
co Angelo Musco, per il quale compose diversi lavori in ironico-pubblicitaria, mette a tema il rapporto fra vita
dialetto siciliano, ripresi in seguito in lingua italiana, tra e teatro e l’inevitabile travisamento dell’idea origina-
cui ‘A birrita cu ‘i ciancianeddi e ‘U cuccu, che diverran- ria dell’autore operato da attori e regista durante la
no rispettivamente Il berretto a sonagli e La patente. rappresentazione di un’opera teatrale.
Nei Sei personaggi in cerca d’autore i protagonisti
Il teatro grottesco sono appunto dei personaggi rifiutati dal loro creatore
I primi lavori importanti, come Il berretto a sonagli e i quali, per non svanire nel nulla, convincono un ca-
Così è (se vi pare), entrambi del 1917, rientrano nel pocomico e la sua compagnia (impegnati nelle prove
cosiddetto “teatro grottesco”, che si affermò durante del Giuoco delle parti di Luigi Pirandello) a mettere
la Grande guerra e decretò la fine, attraverso la sua in scena la loro vicenda. L’esito è drammaticamente
deformazione caricaturale, del teatro borghese ot- deludente, perché la verità della tragedia vissuta dai
tocentesco, in particolare denunciando la doppiezza personaggi viene completamente travisata dagli atto-
della classe borghese e la finzione che domina le re- ri e dal regista, a dimostrazione del fatto che la vita,
lazioni sociali. Nel Berretto a sonagli il protagonista è quando si trasforma in teatro, assume una forma che
Ciampa, un marito disposto ad accettare la relazione la falsa, degradandosi nella caricatura di se stessa.
della moglie con il suo principale, a patto che rimanga In Ciascuno a suo modo Pirandello finge di mettere in
segreta e che la sua immagine non sia compromes- scena un fatto di cronaca in modo tanto fedele da pro-
sa agli occhi della gente; quando però la moglie del vocare le reazioni sdegnate dei reali protagonisti della
principale minaccia di rendere la relazione di pubbli- vicenda, che impongono la sospensione dello spetta-
co dominio, Ciampa si vede costretto a interpretare colo. In realtà la rappresentazione, più che sul palco-
il ruolo del marito tradito e a minacciare di uccidere scenico, avviene all’esterno del teatro, al botteghino e
gli amanti, a meno che la signora non accetti di farsi nei corridoi, dove attori mescolati al pubblico danno
passare per pazza, così da troncare ogni pettegolezzo. vita ad animate discussioni con ingiurie e schiamazzi,
Due temi emergono con chiarezza: il ruolo del pregiu- trasformando per la prima volta il pubblico da spetta-
dizio sociale, che imprigiona l’uomo in un ruolo ob- tore in attore.
bligandolo a recitare una parte anche suo malgrado, Infine in Questa sera si recita a soggetto Pirandello
e la pazzia, vera o presunta, vista come un mezzo di riflette sul ruolo del regista, che spesso si appropria
straniamento dalla realtà. Ciampa afferma infatti che dell’opera di un autore per creare arbitrariamente
ciascuno ha nella testa come tre «corde d’orologio»: qualcosa di originale e personale. In questo caso il
la «civile», quella della finzione sociale e dell’ipocrisia protagonista, Hinkfuss, convince una compagnia di
dei rapporti quotidiani; la «seria», quella del ragiona- attori a recitare una novella (di Pirandello stesso) “a
mento cui si ricorre per chiarire le situazioni proble- soggetto”, improvvisando nei modi dell’antica Com-
matiche; la «pazza», che si scatena allorché i rapporti media dell’arte sulla base di un canovaccio. In preda a
tra le persone raggiungono il punto di rottura e non una sorta di delirio di onnipotenza, Hinkfuss pretende
esistono altre valvole di sfogo. di controllare ogni aspetto della messa in scena e, an-
che dopo essere stato cacciato dal palcoscenico dalla
I drammi della pazzia reazione insofferente degli attori, continua a guidare
Il tema della pazzia è ricorrente nel teatro di Piran- la rappresentazione da dietro le quinte.
dello, che indaga in particolare l’ambiguo rapporto
tra questa e la cosiddetta “normalità”. In Così è (se La stagione dei «miti»
vi pare) i due protagonisti, la signora Frola e il signor Nelle sue ultime opere Pirandello sentì il bisogno
Ponza, suo genero, sostengono ciascuno in modo di andare oltre la denuncia e la demistificazione dei
estremamente lucido e persuasivo la pazzia dell’altro, principi fondanti della società borghese per avanzare,
rendendo impossibile al pubblico comprendere da in chiave utopistica, proposte di salvezza collettiva. Lo
che parte stia la “verità”. Nell’Enrico IV (1922) il pro- stesso autore definì «miti», nel senso di grandi alle-
tagonista, a seguito di una caduta da cavallo durante gorie di una possibile rinascita del genere umano, tre
una sfilata in costume, impazzisce credendo di essere drammi: La nuova colonia (1928), Lazzaro (1929), I gi-
davvero l’imperatore dell’XI secolo; una volta rinsavi- ganti della montagna (rimasto incompiuto).
to continua però nella finzione, dapprima «per ridersi La nuova colonia pone a tema un’utopia di carattere
entro di sé degli altri che lo credono pazzo», e alla fine politico-sociale: un gruppo di contrabbandieri e una

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VOLUME  3b I classici • Luigi Pirandello
Il Novecento. Il secondo periodo (1919-1943) Sintesi svolta

prostituta sbarcano su un’isola dove tentano di creare zo dell’arte, interrogandosi sul destino dell’arte stessa
un nuovo modello di società, basato su libertà, pace nella moderna società del profitto. Uno di fronte all’al-
e giustizia; il progetto è però vanificato dal riaffiora- tro stanno il mago Cotrone con i suoi Scalognati, in-
re degli antichi egosimi che condannano la comunità carnazione dell’idea che la purezza dell’arte vada pre-
all’autodistruzione. Al terremoto finale che inghiotte servata nell’isolamento, e Ilse con la sua compagnia di
l’isola scampano solo la prostituta e suo figlio, simbo- attori girovaghi, i quali invece pensano che l’arte possa
lo del futuro dell’umanità: una conclusione che lascia essere strumento di cambiamento dell’umanità. Con-
aperto uno spiraglio di speranza. vinti di avere una missione sociale da compiere, Ilse e i
Lazzaro pone invece a tema un’utopia di carattere suoi attori decidono di rappresentare in tutti i teatri del
religioso; il dramma ruota intorno a due “miracoli”: mondo La favola del figlio cambiato (ancora una pre-
il miracolo della scienza, che mediante un’iniezione cedente opera di Pirandello, la cui paternità viene però
restituisce la vita a Diego privandolo però al contem- attribuita a un poeta morto suicida per amore). Ma Ilse
po degli scrupoli morali, e il miracolo della fede, che viene sbranata dal popolo che vive sulla montagna
consente a Lucio, figlio di Diego, di superare una crisi sotto il governo dei giganti, simbolo di un mondo bru-
vocazionale e addirittura di guarire la sorella parali- tale e imbarbarito. Nelle figure dei giganti e dei loro
tica. Pirandello qui prende le distanze dalla religione servi si è voluta vedere un’allusione al regime fascista,
confessionale, fatta di dogmi, riti e precetti, per vol- basato sulla violenza e la forza; inoltre nel rifiuto della
gersi con interesse a una religione dell’operosità quo- Favola che avrebbe portato alla salvezza, si è voluto
tidiana, fatta di gesti di misericordia e di amore. riconoscere un riflesso del fallimento del progetto di
Nei Giganti della montagna Pirandello esplora infine un teatro di stato, accarezzato da Pirandello nei suoi
la possibilità di una redenzione dell’umanità per mez- ultimi anni di vita.

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