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-La vita
Luigi Pirandello nacque il 28 giugno 1867 presso Agrigento, da una famiglia di agiata
condizione borghese. Dopo gli studi liceali si iscrisse all’università di Palermo, poi
all’università di Roma e in seguito all’Università di Bonn.
dal 1892, si stabilì a Roma dedicandosi alla letteratura. Nel 1893 scrisse il suo primo
romanzo, l’esclusa.
A causa di un dissesto economico, successivamente, dovete intensificare la sua produzione
di novelle e romanzi, che fra il 1904 il 1915 si fece particolarmente fitta. Lavorò anche per
l’industria cinematografica scrivendo soggetti per film. Anche la sua vita fu segnata
dall’esperienza della declassazione, del passaggio da una vita di agio borghese ad una
condizione piccolo borghese con i suoi disagi economici, un fenomeno tipico della situazione
sociale del tempo. Anche questo fatto gli fornì lo spunto per la rappresentazione Del grigiore
soffocante della vita piccolo borghese, descritta da lui in molte novelle.
1910 Pirandello ebbe il primo contatto con il mondo teatrale e successivamente da quel
momento divenne anche scrittore per il teatro, anche se non abbandonò mai la narrativa.
Rappresentazioni teatrali —> esempio: Il giuoco delle parti, il berretto a sonagli, il piacere
dell’onestà e il più celebre, “Sei personaggi in cerca d’autore”
-La Poetica
dalla visione complessiva del mondo scaturiscono anche la concezione dell’arte e la
poetica.possiamo trovarle enunciate in vari saggi tra cui l’umorismo, che risale al
1908.l’opera d’arte nasce dal libero movimento della vita interiore; nell’opera umoristica
invece la riflessione non si nasconde, di qui nasce il sentimento del contrario. Lo scrittore
propone un esempio: se vedo una vecchia signora con i capelli tinti e tutta imbellettata
avverto che è il contrario di ciò che una vecchia signora dovrebbe essere. Questo
avvertimento del contrario è il comico. Ma se interviene la riflessione e suggerisce che quella
signora soffre a pararsi così e lo fa solo nell’illusione di poter trattenere l’amore del marito
più giovane, non posso più solo ridere: dall’avvertimento del contrario passo al sentimento
del contrario, cioè all’atteggiamento umoristico. La riflessione nell’arte umoristica coglie così
il carattere molteplice e contraddittorio della realtà.in una realtà multiforme e polivalente
tragico e comico vanno sempre insieme.
saggio, Pirandello afferma che l’umorismo si trova nella letteratura di tutti tempi, si tratta di
un’arte riflessa, sempre accompagnata da una lucida consapevolezza di essa.è un’arte fuori
di chiave, cioè disarmonica e piena di continue dissonanze. È un’arte che non costruisce
immagini armoniche, ma tende a scomporre disgregare e far emergere contrasti. E l’arte
moderna per eccellenza, perché riflette la coscienza di un mondo non più ordinato ma
frantumato, e quindi è un’arte e critica che dissolve luoghi comuni e abitudini di pensiero
radicate, che costringe a vedere la realtà da prospettive estranianti capaci di far saltare delle
certezze.
prenotiamo le sue opere sono tutti testi umoristici, in cui tragico e comico, riso e serietà sono
mescolati
-Le poesie
Pirandello compone poesie per un trentanni, dal 1883 al 1912. una raccolta di poesie fu il
mal giocondo il quale approda ad un invito vitalistico ad abbandonarsi alla natura . La
successiva raccolta, Pasqua di Gea propone anche accenti tristi e malinconici e sviluppa il
tema pagano e vitalistico che insiste sull’inutilità della vita. nella zampogna fa affiorare spunti
straniante e umoristi.con l’ultima raccolta, fuori di chiave, rovescia lo statuto lirico della
poesia e vi affiorano anche temi che ricorrono nella produzione narrativa dell’autore, come la
pluralità dell’io.
-Le novelle
Pirandello scrisse novelle per tutto l’arco della sua attività creativa e le raccolse in volumi:
amore senza amore, beffe della morte e della vita, quand’ero matto. nel 1922 suddivise
in 24 volumi una raccolta chiamata “novelle per un anno”
le sue raccolte non si riesce individuare un ordine determinato. Il corpus sembra riflettere la
visione di un mondo non ordinato e armonico, ma disgregato in una miriade di aspetti precari
e frantumati. All’interno della raccolta è possibile distinguere le novelle collocate in una
Sicilia contadina da quelle focalizzate su ambienti piccolo borghesi continentali. Pirandello
diverge dal verismo in due direzioni da un lato riscopre il sostrato mitico ancestrale e
folklorico della terra siciliana: dall’altro lato quelle figure di un arcaico mondo contadino sono
deformate da una carica grottesca e divengono casi paradossali, estremizzata e fino
all’assurdo. Su una linea fine si collocano anche le novelle per così dire romane.si allinea
una successione di figure umane che rappresentano la condizione piccolo borghese, una
condizione meschina grigia e frustrata. Queste figure non sono che la metafora di una
condizione esistenziale assoluta: la trappola in cui questi esseri sono prigionieri è costituita
da una famiglia oppressiva o da un lavoro monotono.aldilà di questa prospettiva filosofica,
l’analisi di Pirandello si focalizza sulle convenzioni sociali che impongono all’uomo maschere
fittizie e ruoli fissi rivelando il suo rifiuto anarchico e irrazionalistico di ogni forma di società
organizzata.
-L’atteggiamento Umoristico
nel tratteggiare questo campionario di umanità Pirandello mette in opera il suo tipico
atteggiamento umoristico. Questo meccanismo scaturisce il riso, ma è un riso sempre
accompagnato, il nome del sentimento del contrario, da una pietà dolente. Caricando la
maschera espressionisticamente che ognuno porta sul volto, Pirandello distrugge l’idea
stessa di personalità coerente e rivela le varie persone che si annidano nell’individuo.
-La Carriola
La trama ci presenta un uomo, un avvocato e professore di diritto, che vuole raccontare in
maniera misteriosa una sua recente mania che lo tormenta. È un uomo tutto d’un pezzo,
devoto al lavoro, che non indulge mai in distrazioni. Un giorno mentre sta tornando da
Perugia in treno, non riuscendo a concentrarsi sul lavoro, comincia a guardare l’incanto della
campagna, senza però vedere nulla in realtà. Questo perché non riesce a vedere ciò che c’è
fuori, bensì vede la vita che per via della maschera che il mondo gli ha imposto non potrà
mai vivere, vede i desideri che sono spariti prima ancora di nascere. Da qui comincia a
trovare insopportabile la vita che finora ha sempre vissuto.
Tornato a casa, l’uomo si mette a fissare la targa con i titoli e il suo nome e sgomento si
rende conto di non riconoscerla più, non è più sua. Si convince così di essere diverso
dall’uomo che fino a poche ore prima abitava in quella casa, si vede come un nemico di sé
stesso. Viene quasi invaso da un desiderio di distruzione contro gli oggetti e i famigliari, ma
uno strano sentimento d’angoscia lo blocca e ritorna alla sua solita esistenza. L’uomo non
modifica le proprie abitudini, mostra agli altri la maschera falsa che ha sempre portato. Si
concede tuttavia una trasgressione: ogni giorno, nel suo studio fa fare la carriola alla cagna
che dorme nel suo studio, facendole fare qualche passo sollevandola per le zampe
posteriori. La paura che vede negli occhi della cagna lo convince che non è possibile
emergere dal ruolo che il mondo ci ha assegnato.
Il treno rappresenta in questo caso lo scorrere del tempo, la società gli ha dato un ruolo da
ricoprire, ma dietro quel ruolo c’è il nulla, lui non ha mai vissuto realmente. Solo che non può
fuggire da quel ruolo, quindi per riuscire a tollerare queste scoperte deve continuare a
indossare la maschera.
Teme che qualcuno scopra la sua stranezza e ha l’impressione che la cagnolina abbia
capito tutto e che la possa improvvisamente parlare e rilevare la verità. Il vero “lui” è la
persona che gioca con la cagnolina, non l’avvocato che tutti conoscono e che vuole essere
considerato così. O ci si finge pazzi dai canoni imposti dalla società, o si vive per tutta la vita
infelici.
-Il treno ha fischiato
Belluca rappresenta l’uomo intrappolato nella forma impostagli dal suo lavoro di computista
e dalla famiglia opprimente. La novella prende piede grazie alla tecnica del Medias res.
Nella novella pirandelliana, “il treno ha fischiato”, il protagonista Belluca è l’emblema dei
problemi dell’uomo in questo periodo, e l’unica via di salvezza che dà ai suoi eroi è la fuga
nell’irrazionale: nell’immaginazione o nella follia che trasporta verso un “altrove” fantastico.
In questa novella, il treno ha fischiato, Belluca sogna paesi lontani e attraverso questa
evasione può sopportare l’oppressione del suo lavoro di contabile e della famiglia. Il rifiuto
della vita sociale dà luogo nell’opera pirandelliana al “forestiere della vita”, colui che ha
capito il giuoco, ha preso coscienza del carattere del tutto fittizio del meccanismo sociale e si
esclude guardando vivere gli altri dell’esterno della vita e dall’alto della sua superiore
consapevolezza, osservando gli uomini imprigionati dalla trappola con un atteggiamento
umoristico. È quella che Pirandello definisce “filosofia del lontano”: consiste nel contemplare
la realtà come da un’infinità distanza, in modo da vedere in una prospettiva straniata tutto
ciò che l’abitudine ci fa considerare normale, e in modo da coglierne l’assurdità. In questa
figura di eroe straniato dalla realtà si proietta la condizione stessa di Pirandello come
intellettuale, che rifiuta il ruolo politico attivo perseguito dagli altri intellettuali del primo ‘900
e, nel suo pessimismo radicale, si riserva solo un ruolo di lucida coscienza critica del reale.
Per descrivere Belluca, lo scrittore adopera la metafora del somaro perché tante volte egli
veniva rimproverato e fatto sgobbare dai colleghi di lavoro senza pietà e per scherzo, con lo
scopo di vedere la sua reazione. Ma Belluca non si era mai ribellato, ed aveva sempre
accettato le ingiustizie senza dire una parola. Un giorno arriva in ritardo in ufficio e non
svolge il suo lavoro. Quando il capo gli chiede il motivo, Belluca si scaglia con violenza
ripetendo più volte che un treno ha fischiato nella notte, portandolo in luoghi come la Siberia
e il Congo. A questo punto viene creduto pazzo e viene ricoverato in un ospedale
psichiatrico. Giunto in ospedale parla a tutti del treno ma un vicino di casa inizia a gridare
che Belluca non è impazzito ma che è necessario conoscere la vita che è costretto a
condurre. Infatti, la sua numerosa famiglia si compone di dodici persone: la moglie, la
suocera e la sorella della suocera sono cieche e non fanno altro che strillare. Con il suo
guadagno non è in grado si sfamare tutti per cui si è dovuto procurare anche un secondo
lavoro che svolgeva la sera, che lo ha portato all’esaurimento.
Quando Belluca riceva la visita del suo amico gli racconta di quella sera quando ha sentito
da lontano un fischio di un treno e la sua mente lo ha riportato indietro nel tempo quando
anche lui conduceva una vita normale a cui non pensava più. Viene dimesso e ritorna alla
solita vita, si scusa con il suo capo che gli concede ogni tanto di pensare al treno che ha
fischiato e di evadere con l’immaginazione verso paesi lontani.