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Abitare la vita,

abitare la storia
A proposito di Simone Weil

A cura di Maria Concetta Sala

MARIETTI 1820
-

Indice

Maria Concetta Sala, La linfa e il lievito 7


Mariella Pasinati, La fragile bellezza della città 21
Chiara Zamboni, La città è un ponte verso altro 31
Giancarlo Gaeta, L'ideale politico di una città
a misura d'uomo 41
Rita Fulco, Potere, violenza, governo della città 49
Stefania Macaluso, Il respiro della città 61
Bruna Gambarelli, Un senso nuovo 73
Massimiliano Mori, Uno stile di vita sostenibile 79
Gisella Modica, Palermo come Venezia 85
Daniela Dioguardi, Un'altra politica 93
Nota della curatrice 99

Elenco delle sigle delle opere 103


Bibliografia generale 107
Profili delle autrici e degli autori 111
~ on c'è un lì, lì» scriveva Gertrude Stein in Autobiografia
di tutti narrando del suo ritorno dopo molti anni nella città in
cui era cresciuta e che le era divenuta ormai irriconoscibile: la
vecchia casa demolita, i pendii erbosi sostituiti dalla specula-
zione edilizia. Ci racconta la nostalgia di un mondo perduto
e di come la scomparsa di punti di riferimento fisici - e della
dimensione umana che li abita - si traduca in perdita di identi-
tà, alienazione dagli spazi del proprio essere. Siamo in molte/i,
credo, ad aver provato lo stesso senso di estraneità e di perdita.
Una città che non è un "lì", è un "non luogo", definizione
che ben si adatta a descrivere gli esiti di certi processi di trasfor-
mazione che hanno sfigurato le nostre città generando ambienti
urbani e sobborghi senza identità, quartieri desolati o degrada-
ti, senza volto e qualità, centri storici privati dei propri abitanti,
snaturati nelle loro funzioni, mercificati.
Tutte le città corrono il rischio di diventare "non luoghi".
Tutte le città, Venezia come Palermo - accomunate nella mostra
La città salvata. Omaggio a Simone Weil - sono costantemente
esposte alle minacce della forza nelle diverse forme che questa
può assumere. La loro bellezza (e con essa il nostro viverle in
armonia) è perennemente a rischio: non essendo al di fuori del
tempo, così come è stata creata, la bellezza si può distruggere.
Non si tratta, tuttavia, soltanto degli aspetti fisici e ambien-
tali; la città è infatti luogo della convivenza e del vivere civile,
luogo di relazioni e, come tale, luogo per eccellenza di media-
zioni, quindi di politica. Anche sotto questo profilo le nostre
città sono vulnerabili, tutte potenzialmente "non luoghi" se di-
sordine, disfunzioni e insensatezza, che spesso investono oggi
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il senso stesso della convivenza civile, le colpiscono causando si desidera senza volerlo mangiare. Desideriamo che esso sia»
disorientamento, senso di alienazione, sradicamento. (Q II, p. 294); se lo si mangiasse, il nostro desiderio di appro-
La mostra La città salvata e le iniziative correlate sono nate priarcene lo distruggerebbe, facendo così venir meno quella
dall' amore per la città, per l'arte e per la politica, dalla volontà .caratteristica della bellezza che, con apparente contraddizione,
di interrogar ci sul presente del nostro vivere la città, a partire ella definisce come «qualcosa che si mangia, un nutrimento»
dal desiderio di farvi esistere relazioni, politica, bellezza perché, (PR, p. 84), cioè la capacità del bello di essere, per noi, alimento
come scriveva Simone Weil, «le città umane [...] avvolgono di simbolico e spirituale.
poesia la vita di coloro che vi abitano» (Forme dell' amore impli- Vanno proprio in questa direzione, invece, quelle esperienze
cito di Dio, AD, p. 138). che, da anni ormai, hanno cominciato a ripensare l'abitare e
Per questo sono indispensabili racconto, confronto, condi- l'agire nella città e nel territorio in prima persona, a partire da
visione: su quale città desideriamo, ad esempio, con chi voglia- desideri non esclusivamente materiali, come quello di vivere i
mo condividerla e in che modo, mettendo in gioco la portata vari contesti urbani e territoriali secondo modalità fondate sulle
innovativa e appassionata di un agire politico, come quello delle relazioni, mettendo al centro le pratiche di vita quotidiana e i
donne, sganciato dai meccanismi del potere. . . soggetti in carne e ossa: un approccio radicalmente diverso ri-
Di che desiderio si tratta? Provo a partire da tre quesnoni spetto a quello degli specialisti della città e del territorio, perché
che stanno a cuore a me, tenendo come linee guida il "saper sposta l'attenzione dalla città costruita alla città vivente.
vedere la bellezza" e l'esigenza di "risvegliare l'amore e la cura Si tratta di azioni concrete, sperirnentazioni anche creative
necessarie a non distruggerla". Occorre, infatti, come insegna volte a segnare simbolicamente lo spazio urbano, esercitate con
Simone Weil, «discernere» e «amare [. ..] le fragili possibilità modalità e pratiche politiche anche differenti fra loro ma acco-
terrestri di bellezza, di felicità e di pienezza»; «desiderare di munate da analogo orientamento. Penso, ad esempio, all' opera
preservarle tutte» e «là dove esse sono assenti», «desiderare di di relazione e di confronto promossa su questi temi dalla rete
rianimare con tenerezza le più piccole tracce di quelle che sono delle donne delle Città Vicine con il coinvolgimento di comitati
esistite, i più piccoli germi di quelle che possono nascere» (Stia- cittadini, artiste, architette/i o urbaniste/i, di soggetti diversa-
mo lottando per la giustizia?, 1943, CE, p. 186) perché la città mente impegnati a conservare «vivi certi tesori del passato e
possa essere preservata non solo per la sua b~~ezza fis~ca n:a certi presentimenti del futuro» (PR, p. 39), per dirla ancora con
in quanto tessuto vivo di relazioni, risorsa spirituale, rimedio Simone Weil.
contro la perdita di sé e lo sradicamento.
Un'altra tematica riguarda la cura della città, il lavoro sim-
La prima questione ha a che fare con il consumo della città, bolico e pratico necessario perché essa continui ad essere, per
del territorio, l'atteggiamento predatorio nei confronti di quan- chi la abita, luogo quotidiano di benessere e di accoglienza che
to è comune e che andrebbe invece preservato e custodito. La struttura la nostra vita.
perdita di quei beni che abbiamo ereditato, s.enza ~lcun. meri~o e Nella città contemporanea c'è un grande bisogno di lavo-
che dovremmo sentirei obbligati a tutelare e infatti, a mio avviso, ro di cura, non solo per rammendare ferite aperte da pratiche
causa di immiserimento spirituale, prima ancora che materiale. edilizie e scelte urbanistiche spesso sconsiderate, piuttosto per
Non a caso nella sua riflessione non sistematica sulla bellez- una ridefinizione e riappropriazione dello spazio urbano come
za Simone Weil scriveva, fra l'altro, che «il bello è un' attrazione spazio per la vita, per rinsaldare (o creare) legami e comunità
carnale che tiene a distanza e implica una rinuncia [. ..J Si vuoI lì dove c'è il rischio di un' estraneità escludente. Adopero qui
mangiare tutti gli altri oggetti del desiderio. li bello è ciò che il termine cura come pratica quotidiana di vita, al di là della
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dimensione privata e dell"'obbligatorietà" del "lavoro di cura" fra gli spazi e la vita che vi si può condurre; partire dalla mate-
tradizionalmente attribuito alle donne: quella sapienza e quelle rialità dell'esistenza e dalla dimensione del corpo. Questa espe-
competenze intorno a cui il femminismo italiano ha iniziato a rienza, evidentemente antitetica rispetto ad ogni sistematica
riflettere, a partire da sé, facendone un nuovo paradigma della astrazione che cancelli il corpo per le "funzioni", può costituire
convivenza. un orientamento capace di ridare senso e attivare nuovi saperi
Le attività legate alla cura, alla riproduzione, alle relazioni, dell' abitare e, con questi, nuove culture di cittadinanza, ripar-
infatti, sono ancora oggi relegate in una zona oscura dell'esi- tendo dal corpo per abitare e ridi segnare i luoghi nell' ottica di
stenza, mancano le parole perché diventino discorso comune. una dimensione più intima e domestica in cui riconoscersi e re-
Di contro, le parole che solitamente si usano per descrivere il lazionarsi all' altralo e ridestare il desiderio di vivere nella città.
quotidiano sono più spesso quelle del lamento, della rivendica-
zione. In questa assenza di discorso si nasconde il valore di un Un ultimo punto problematico è relativo al tema dell' arte e
impegno che non è confrontabile con nessun'altra attività di della bellezza come elemento dell' agire politico.
tipo produttivo, sebbene il linguaggio capace di dirne l'impor- Sono convinta che il brutto e la volgarità, che segnano pro-
tanza, ma anche la potenzialità creativa, sia ancora insufficiente. fondamente il nostro tempo e i contesti in cui viviamo, possano
Questo valore si intravede, invece, per esempio là dove compromettere la nostra capacità di riconoscere la bellezza, fi-
gruppi di abitanti si prendono cura degli spazi urbani del pro- no a cancellarne il desiderio. Pensiamo solo a come si presenta-
prio quartiere - una piazza, un giardino, una fontana ... - opera- no, quotidianamente, la gran parte dei luoghi del nostro vivere.
zione che va ben oltre la semplice manutenzione poiché investe Nelle scuole, ad esempio, ogni giorno bambine e bambini, ra-
i legami che connettono una comunità, rafforzandoli; oppure in gazze e ragazzi abitano spazi spesso mal funzionanti e privi di
quelle esperienze vissute in contesti più rispettosi delle esigenze valori formali, luoghi in cui viene meno quella che dovrebbe
della vita umana e che mostrano la possibilità di un approccio essere una funzione propria, sebbene indiretta, dello spazio ar-
diverso anche nella progettazione e nell'uso della città, come chitettonico, cioè educare ai valori visivi e percettivi.
avviene più frequentemente nei paesi del Nord Europa. Di questa rimozione della bellezza e dei suoi effetti negativi
In questa direzione, la riflessione delle donne sviluppata a ha scritto J ames Hillman, lo studioso e psicanalista junghiano
partire dall'esperienza può dirci (e darei) molto per rendere le che ha osservato come la costante esposizione al brutto ci
competenze della cura disponibili e spendibili anche in ambiti porti a non tenere conto del mondo e renda incapaci di vedere
come quello della progettazione architettonica, della pianifi- «l'importanza che il bello, riveste per l'anima» e come tale
cazione urbanistica, della costruzione politica e per segnare la «stato di ignoranza», una simile «an-estesia» caratterizzino la
città (e l'architettura) della capacità di riconoscere, praticare e condizione umana attuale, fino a suscitare un vero e proprio
rispettare la civiltà della cura. «ottundimento psichico [...] che ho il sospetto favorisca la
Anche la sapienza dell' abitare, infatti, non è neutra: uomini passività politica del cittadino euro-americano, e quindi aiuti
e donne pensano e abitano diversamente gli spazi, i loro cor- i poteri dominanti a proseguire, senza impedimenti, sulla loro
pi differenti segnano e qualificano in modi diversi i luoghi, sia rotta rovinosa» (La politica della bellezza, p. 15).
pubblici sia privati. La città è, ovviamente, il contesto in cui questa rimozione
È proprio dell'esperienza femminile dell'abitare, ad esem- determina le conseguenze più rilevanti sul piano della qualità
pio: rendere i luoghi vivibili e accoglienti, in una relazione stori- della vita e dell' etica; la struttura urbana non è, infatti, neutra:
camente fluida fra casa e spazi urbani; mettere al centro il punto tra forme, modi dell'abitare e comportamenti c'è un rappor-
di vista della vita quotidiana, il rapporto (spesso conflittuale) to stretto, sebbene non deterministico. Nella storia recente dei
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processi di trasformazione dei nostri centri urbani, casi concreti quartiere dalle diverse forme di "consumo" che possono minac-
di questa tragica direzione sono, ad esempio, la dissipazione ciarlo - la speculazione edilizia, lo sfruttamento intensivo del
delle qualità formali, il degrado e la perdita del senso dello spa- suolo, lo sfruttamento turistico svalorizzante - oppure propo-
zio pubblico, l'assenza di una nozione condivisa di città, la so- ste recenti come il "Social Street", finalizzate a costruire legami
stanziale espropriazione alle cittadine e ai cittadini di qualsiasi di scambio, sostegno, comunicazione con i vicini della propria
partecipazione attiva ai processi decisionali che riguardano strada e quindi a fare comunità; o ancora tutte le iniziative dal
l'ambito urbano, con il conseguente disconoscimento di qua- basso che puntano a riportare le città a misura di chi la abita, o
lunque desiderio di abitarlo in maniera creativa. quelle che tendono a rendere significativo l'anonimo, donando
Occorre allora ridestare la nostra sensibilità alla bellezza; senso e significato ai luoghi.
sono infatti convinta, con Hillman, che la risposta estetica sia . Gli ambienti urbani, infatti, non sono neutri, li abitano
azione politica e che questa azione non consista nel prendere significati stratificati dalla vita e dalla storia; è questo che li
parte a campagne o a marce o a proteste ma nel «coraggio del rende ricchi di valori simbolici e ordina la nostra quotidianità,
cuore di battersi per le sue percezioni», perché «questo tipo anche se non sempre ne siamo consapevoli. E sono proprio
di risposta personale, per quanto semplice possa sembrare, va le pratiche dell' abitare che contribuiscono ad attribuire
ancora più in profondità delle consuete proteste»; in essa «non significato ai luoghi, a concretizzare e dare fondamento ai
ci sono "ismi", non c'è ideologia: siamo al servizio dell'inestin- valori simbolici che definiscono l'immaginario urbano mentre,
guibile desiderio di bellezza che ha l'anima» (ivi, p. 16). La- con testualmente, creano legami e comunità. Questi legami sono
scio però Hillman sull'ultima affermazione: «sono fermamente le relazioni da cui una comunità, per la sua stessa esistenza,
convinto che se i cittadini si rendessero conto della loro fame non può prescindere.
di bellezza, ci sarebbe ribellione per le strade» (ibid.) perché Lo sapeva molto bene l'artista Maria Lai che, nel suo lungo
la risposta personale che va ben oltre le consuete proteste è, percorso creativo, ha costantemente mostrato come l'arte pos-
per me, la modificazione sperimentata nella pratica femminista sa offrire un approccio inedito per fare comunità. Nel 1981,
attraverso il "partire da sé" e l'agire in prima persona nella re- reinterpretando una vecchia leggenda locale, Maria realizzava
lazione con l'altra. infatti nel suo paese natale, Ulassai, una celebre performance
Con risposta estetica che è azione politica voglio allora in- fortemente simbolica, Legarsi ad una montagna, un intervento
tendere l'esercizio di attenzione, di cura e di manutenzione ambientale che coinvolse l'intera comunità chiamata a supera-
della bellezza, sia nella dimensione propriamente estetica, sia re diffidenze e inimicizie legandosi, con un nastro azzurro di
in termini di convivenza e condivisione armonica dei luoghi 26 km, di casa in casa e poi alle pareti del monte che sovrasta
che abitiamo. Non, dunque, operazioni di "maquillage" urba- il paese.
no - inserire un po' di verde dove non ce ne è, o elementi di E Maria Lai non era la sola a operare in questa direzione;
arredo in quartieri che ne sono privi - piuttosto la possibilità negli anni Novanta, ad esempio, l'artista e femminista ameri-
di costruire, da parte di chi vi abita, pratiche capaci di fare cana Suzanne Lacy sviluppava la sua idea di un nuovo orien-
"città" e di modificarla, per quanto è possibile, a partire dal tamento dell'intervento artistico nello spazio pubblico deno-
proprio coinvolgimento diretto ricostruendo, nella relazione, minato New Genre Public Art: un'arte pubblica non in senso
una visione condivisa dell' abitare che consenta una migliore tradizionale perché avviene o si colloca negli ambienti urbani
qualità del vivere. - come un monumento nella città -, ma perché è pubblica
In questo quadro rientrano, ad esempio, le pratiche di nella sua essenza, in quanto interagisce con il pubblico nello
"resistenza" di cittadine/i che difendono il senso del proprio spazio pubblico.
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Da allora sono diverse le pratiche artistiche (Dialogic art, Mi piace però guardare a questo tipo di pratiche estetiche
Civic art , Community-based art, Art in public interest) che han- come a una delle risposte possibili al bisogno di poesia di cui
no introdotto programmaticamente il dialogo, l'interazione, parlava Simone Weil quando notava che «i lavoratori hanno bi-
l'impegno sociale come parte di una strategia estetica per coin- sogno più di poesia che di pane. Bisogno che la loro vita sia una
volgere il pubblico o addirittura, a un livello di discorso ancor poesia. Bisogno di luce di eternità [...]. La privazione di questa
più radicale, gruppi o intere comunità, ribaltando l'immagine poesia spiega tutte le forme di demoralizzazione» (Q I, p. 159).
di una fruizione passiva dell' arte.
Alla base, c'è un'idea di arte come pratica politica capace di
migliorare la vita quotidiana delle persone piuttosto che occa-
sione di contemplazione per una élite ristretta, una pratica che
si traduce in operazioni artistiche che prediligono il processo
più che il prodotto, l'evento temporaneo o effimero più che
l'''oggetto'' permanente.
Non si tratta, allora, di determinare nuovi "spazi", è il nostro
stesso modo di percepire e vivere lo spazio pubblico - e non
solo quello fisico - che risulta modificato nell'interazione e nel
coinvolgimento artistico. Sono operazioni che si interrogano e
ci interrogano sul senso e la ragione del fare arte, sulla possibili-
tà di collegare arte e vita, fuori dal mondo del solo mercato e in
prossimità della vita quotidiana. Non tendono a una "educazio-
ne" estetica del pubblico, piuttosto rappresentano una pratica
viva in grado di esprimere il senso sociale della comunicazione
e della relazione, per «aprire e dilatare la coscienza», come di-
ceva Maria Lai.
Le artiste- e gli artisti che lavorano nell' ambito di quest'idea
di arte forniscono un contributo inedito all' esperienza di vita
pubblica, per la loro capacità di ridefinire domande e problemi,
di ricercare e inventare soluzioni non predeterminate, di gene-
rare bellezza e renderla riconoscibile.
L'apporto di creatività dinamica può cambiare e rafforzare
la fiducia nelle relazioni all'interno delle comunità, il modo in
cui si vive insieme, il senso di appartenenza ai luoghi: un primo
passo verso una maggiore consapevolezza di come essere comu-
nità e affrontarne i problemi. Le azioni trasformative vere, tut-
tavia, non possono che dipendere da coloro che effettivamente
quei luoghi vivono e abitano, sta a loro, a noi, la possibilità di
renderli ricchi di senso e significati, di non farli esistere come
"non luoghi"_

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