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This paper suggests a new interpretation of Ulysses’ expression ‘di retro al sol’ in
Inf. XXVI.117, based on the astronomic and poetic heritage of Antiquity. Instead of
the usual interpretation of the phrase as ‘westwards’, it is possible to consider this
indication as a reference to the annual pathway of the sun, and to infer that it
means ‘beyond the tropic of Capricorn’. The hypothesis is reinforced by the
interpretation of a similar expression found in Virgil’s Aeneid. Petrarca’s
development of the theme of the Antipodes is also considered.
KEYWORDS: Dante Alighieri, Commedia, Ulysses, Antipodes, ptolemaic astronomy,
Francesco Petrarca
Nel XXVI canto dell’Inferno Dante disegna per Ulisse un itinerario di viaggio oltre
le colonne d’Ercole verso la montagna del Purgatorio. La descrizione — come
afferma Maria Corti — ‘è precisa e coerente, oltre che ricca di un fascino strano,
che coinvolge’:1
Ulisse supera lo stretto di Gibilterra dirigendosi verso gli antipodi con una rotta
che punta a sud-ovest, sbilanciata dunque — adottando il punto di vista dei
naviganti — a sinistra, ‘dal lato mancino’. La meta è stabilita pochi versi prima:
‘non vogliate negar l’esperienza, / di retro al sol, del mondo sanza gente’ (vv. 116–
17). Come finisca l’avventura è noto: la nave arriva in vista di una montagna
altissima, identificabile con quella del purgatorio e del paradiso terrestre, e viene
travolta da un improvviso turbine. Il viaggio è ben raffigurato nella fig. 1. Il
purgatorio si trova esattamente agli antipodi di Gerusalemme, con cui condivide il
medesimo orizzonte:
*
Vorrei ringraziare Lucia Battaglia Ricci, Yahis Martari, Gian-Luca Galletti, Mara Ioriatti e
Michele Spadaccini per aver letto e discusso diverse redazioni di questo contributo. Correre dietro
al sole pare essere un’ossessione di famiglia: questo saggio è dedicato al sistema 3S e alla
magnifica avventura dell’Elettropiemme.
# Italian Studies at the Universities of Cambridge,
Leeds and Reading 2013 DOI: 10.1179/0261434012Z.00000000037
‘DI RETRO AL SOL’ 33
Rispetto alla città santa, dunque, la montagna si trova alla medesima latitudine
sud e spostata longitudinalmente di 180u, ovvero a 12 ore di fuso orario. Questo ci
viene detto alla fine dell’Inferno, quando Dante e Virgilio oltrepassano il centro
della terra: ‘qui è da man, quando di là è sera’ (Inf. XXXIV.118). Il cambio d’ora di
cui veniamo messi al corrente rende infatti necessario ‘supporre che nel passaggio
dall’uno all’altro emisfero i due poeti abbian percorso un tratto della linea
inclinata sull’asse del mondo, che unisce Gerusalemme al punto opposto del suo
meridiano, ove si trova la montagna dell’Eden’.4
LE INTERPRETAZIONI TRADIZIONALI
A giudicare da uno spoglio dei commenti al canto ventiseiesimo dell’Inferno, ad
apparire poco chiaro è soprattutto il significato di ‘di retro al sol’.5 Dal Settecento
in poi l’inciso viene sostanzialmente inteso in due modi leggermente diversi:6 il
primo, preponderante, legge ‘seguendo il corso del sole’; il secondo, non troppo
34 ANNA PEGORETTI
diversamente, intende ‘andando oltre il corso del sole, oltre la linea del tramonto’.
Poiché seguire il corso diurno del sole significa andare verso ovest, tali spiegazioni
appaiono almeno in parte contraddittorie rispetto a quanto appena detto della
rotta effettivamente seguita e sulla posizione della montagna purgatoriale, dunque
non pienamente soddisfacenti.7 Si potrebbe risolvere la questione evitando di
mettere in bocca a Ulisse determinazioni troppo precise: le letture correnti, d’altra
parte, permettono di elaborare ipotesi allettanti, che attribuiscono all’eroe una
rotta verso occidente simbolicamente coerente con la sua scelta insana e
autodistruttiva, oltre che con la sua vecchiaia.8 La presente nota, però, non
rinuncia alla ricerca di una più puntuale spiegazione e si augura di riportare alla
luce una discussione che ha avuto poca fortuna.
Nelle glosse post-settecentesche dominano soprattutto una certa genericità e
mancanza di precisione. Daremo un solo recente esempio, emblematico per lo
sforzo compiuto da Anna Maria Chiavacci Leonardi nel cercare una soluzione e
per l’importanza del suo commento:
di retro al sol: alle spalle del sole, oltre il sole, cioè oltre il limite dove lo vediamo
tramontare. Altri intende: seguendo il cammino del sole, andando dietro al sole. Ma
la posizione dell’inciso (il mondo sanza gente è appunto l’emisfero opposto al nostro
dove nasce il sole quando da noi tramonta; cfr. Par. I.43–44) e il maggior ardire e
rischio che questo significato comporta (andare oltre al sole a noi visibile, cosa mai
tentata) ci convincono a preferirlo (cosı̀ sembra intendere la chiosa di Benvenuto: ‘ad
aliud hemispherium inferius, ad quod sol accedit, quando recedit a nobis’).
mondo sanza gente: cioè l’emisfero opposto a quello di Gerusalemme, o delle terre
emerse (come si deduce dal volgere a sud-ovest, v. 126), che si credeva occupato
soltanto dall’oceano.
Cosa si intende con ‘emisfero opposto’? L’unica risposta plausibile che si può
desumere dalla prima glossa è che si tratti dell’emisfero occidentale, diviso da
quello dell’ecumene abitata lungo una linea meridiana coincidente con l’orizzonte
dell’osservatore. Una divisione degli emisferi lungo i meridiani, anziché lungo i
paralleli, sembra caratterizzare molte delle discussioni sull’altra metà del mondo.
Essa sembra ritrovarsi ad esempio in Giovanni Scoto Eriugena e in un commento
latino a Marziano Capella, ma non arriva a scalfire l’impostazione generale che
voleva gli antipodi nella parte ‘inferiore’ del globo,9 nell’odierno emisfero australe
(salvo poi trovare maggior fortuna nell’epoca della scoperta delle Americhe).10
La citazione di Benvenuto proposta da Chiavacci Leonardi non appare da questo
punto di vista delle più felici per chiarire la questione. In effetti, a causa della
diversa longitudine, il sole sorge sul purgatorio quando tramonta su Gerusalemme,
ma il commento parla esplicitamente di emisfero inferiore, il che ha poco a che fare
con il corso diurno del sole. Benvenuto, ad ogni modo (e qualunque sia il suo
ragionamento), ha ragione e l’emisfero opposto non è quello occidentale, tanto che
la stessa commentatrice è obbligata alla specificazione che si tratta dell’‘emisfero
opposto a Gerusalemme’, implicante una divisione obliqua del globo, che segua la
‘DI RETRO AL SOL’ 35
linea dell’orizzonte condiviso dalla città santa e dalla montagna del Purgatorio,
ben segnalato nella fig. 1. Ora: non si capisce in quale relazione stiano l’emisfero
inferiore cui accenna l’imolese e l’andare oltre ‘il limite dove […] vediamo
tramontare’ il sole, che è pur sempre a ovest.11
La confusione — presente fin nei commenti antichi, che non si discostano in
modo significativo dalle interpretazioni moderne descritte12 — sembra nascere
dalla non perfetta sovrapponibilità dell’emisfero australe con quello di cui il
purgatorio è il centro e con gli antipodi. In particolare questi ultimi sono
argomento estremamente dibattuto nella cosmologia e geografia medievali e
strettamente dipendente dalla dottrina della divisione del globo in cinque zone
climatiche,13 che viene enunciata per la prima volta da Aristotele nei
Meteorologica,14 e si trasmette al Medioevo per il tramite di Macrobio:15 alle
sfere polari, troppo fredde per essere abitate, si aggiunge quella equatoriale (o
torrida), eccessivamente calda; le due rimanenti — una in ciascun emisfero — sono
invece temperate.16 Diversa si presenta la questione per quanto riguarda l’esistenza
dei popoli Antipodi, che Macrobio divide addirittura in più gruppi, a seconda della
loro posizione rispetto all’ecumene boreale: antoeci alla medesima longitudine sud,
antipodi al punto diametralmente opposto.17 Abitate o meno (e per larga parte del
Medioevo esse sono considerate disabitate — il ‘mondo sanza gente’ — se non
inesistenti), queste terre, poste all’incirca sotto il tropico del Capricorno, erano
comunque ritenute per lo più irrangiungibili a causa del troppo calore della zona
torrida intermedia.18
In questa situazione, il succedersi di albe e tramonti non può essere di grande
aiuto nella risoluzione della nostra crux, poiché utile unicamente ad indicare
l’andare verso ovest, non una direzione che vada anche verso meridione, a sud
dell’equatore. Si tenterà dunque di seguire il corso del sole da un altro punto di
vista.
QUALE SOLE?
Nella scienza tolemaica i movimenti del sole (ciò che oggi definiamo moti
apparenti) erano due: uno diurno da est a ovest, parallelo alla linea dell’equatore;
l’altro annuale, ‘da ovest ad est, obliquo e di senso contrario rispetto al primo’.19 Il
secondo è il movimento che fa spostare annualmente il sole da un tropico all’altro
lungo il piano inclinato dell’eclittica compreso fra i due tropici (fig. 2). Dante
stesso lo illustra in questi termini:
Allo stesso fenomeno astronomico il poeta fa poi riferimento nel già citato quarto
canto del Purgatorio:
La ‘via del sole’, come la chiama innumerevoli volte Restoro d’Arezzo,21 attraversa
dunque tutta la fascia zodiacale, passando nel corso dell’anno di segno in segno,
iniziando da ovest e procedendo nella sua risalita verso est. Per questo Dante dice,
in un celebre passo del Paradiso, ‘Surge ai mortali per diverse foci / la lucerna del
mondo’ (I.37–38). Il sole, infatti, non sorge mai due giorni di seguito nello stesso
identico punto.
L’unica spiegazione plausibile per ‘di retro al sol’ è che Dante si riferisca a
questo movimento annuale del sole e che Ulisse voglia andare oltre il punto
meridionale estremo dell’eclittica, ovvero il tropico del Capricorno.22 Per questo è
‘DI RETRO AL SOL’ 37
Una prima lettura che tenga in considerazione quanto detto sul moto annuale del
sole già chiarisce come Virgilio intenda dire che i regni dell’imperatore
oltrepasseranno la fascia dello Zodiaco, si estenderanno cioè oltre le stelle e oltre
le vie del sole e dell’anno. Uno spoglio dei commenti a questi versi conferma
l’interpretazione: ‘extra sidera […] extra anni solisque vias’ non sembra avere
pressoché mai ricevuto, dall’Antichità fino ai nostri giorni, una spiegazione diversa
da ‘oltre la linea dello Zodiaco’.27 Servio afferma: ‘perite addidit extra anni
solisque vias, ut ostenderet xii signa in quibus est circulus solis. Significat autem
Maurorum Aethiopiam, ubi est Atlas: de qua Lucanus ,III 253.’,28 con chiaro
riferimento allo zodiaco e all’eclittica. Bernardo Silvestre chiosa: ‘Alius enim
Saturnus fuit extra vias solis, id est zodiaci’.29
L’immagine virgiliana — che non si può escludere sia basata a sua volta su testi
geografico-astronomici: Atlante, figura mitologica e monte, è tradizionalmente
reggitore della volta celeste30 — non è peraltro isolata. Il passo lucaneo citato da
Servio nel commento a Virgilio usa lo stesso riferimento zodiacale per indicare la
posizione dell’Etiopia.31 L’idea di andare oltre le stelle è inoltre ripresa da Stazio in
Silvae, IV.iii, 155–157, dedicata a Domiziano e alla via a lui intitolata: ‘ibis […] /
ibis sidera flammumque solem / et Nili caput et nives Atlantis’.32 Per quanto
questo poema fosse ignoto al Medioevo e a Dante, esso costituisce un ulteriore
tassello di una tradizione alla quale si potrebbe a questo punto ascrivere anche la
fonte assolutamente medievale proposta da Singleton nel suo commento a Inf.
XXVI.117, l’Alexandreis di Gualtiero di Châtillon (X.5309), la quale riprende
invece l’aspetto riguardante il corso del sole: ‘quaeramus alio sub sole iacentes
Antipodum populos’.
È interessante notare, almeno en passant, come tutti questi passi si riferiscano a
imprese di esplorazione e/o di conquista da parte di grandi dell’Antichità,33 un
fatto che ben si accorda con la vicenda dell’Ulisse dantesco. La tradizione offriva
dunque a Dante ben collaudati motivi poetico-retorici per l’invenzione del viaggio
38 ANNA PEGORETTI
dell’eroe, oltre che per la sua orazione, tanto più credibili in quanto saldamente
ancorati a nozioni cosmografiche note.
A chiudere il cerchio viene nuovamente in soccorso Restoro d’Arezzo, che nel
descrivere insistentemente l’eclittica come ‘via del sole’ doveva avere in mente
qualche eco classica. Quando si accinge, nella sua Composizione del mondo, a
illustrare le parti della terra, egli prende come punto focale proprio la fascia
zodiacale, affermando che gli animali dello zodiaco hanno il capo rivolto verso
nord:
E questo mondo n’è deventato rotondo, e ha quatro parti oposite l’una a l’altra,
come la parte de settentrione e quella del mezzodie, e la parte là o’ stanno revolti
li animali del zodiaco (e quella parte potemo chiamare per rascione parte denanti)
e l’altra parte oposita, la quale per rascione potemo chiamare dirietro.34
Quid autem miri si angusta animo litteratissimi hominis terra erat, in hunc
assidue celi verticem qui supra nos gelido temone convertitur; inque illum alterum
quem siqui sunt antipodes, australi clarum regione suspiciunt, in obliquum denique
solis callem inque fixas et errantes stellas infatigabili studio conscendentis? (Fam.
IX.13, 9)
nella sestina XXII, che ha per diretta corrispondente la canzone sestina di Dante Al
poco giorno e al gran cerchio d’ombra, la quale conserva anche questa volta una
focalizzazione stagionale (si veda in particolare il richiamo alla primavera ai vv.
10–12). Il ‘giorno’ dell’incipit di Dante diventa in Petrarca parola-rima, assieme
(emblematicamente) ad ‘alba’ e a ‘sole’, di contro ad una serie di rimanti
danteschi in cui l’unico riferimento astronomico è di ben altra densità tecnica:
‘ombra’.
All’estremo tecnicismo astronomico-geografico delle cosiddette ‘canzoni inver-
nali’ di Dante sembra dunque subentrare in Petrarca una predilezione tematica
per il portato metaforico dell’alternanza giorno/notte.45 Il riferimento al nesso
corso del sole-antipodi non può che portare con sé il ricordo dell’Ulisse dantesco e
del suo andare ‘di retro al sol’ verso un mondo ritenuto ‘sanza gente’. Esso, però,
non conserva obbligatoriamente il medesimo tasso di tecnicismo, altissimo in
Dante.
CONCLUSIONI
Ritengo dunque che ‘di retro al sol’ sia da leggersi come ‘oltre il tropico del
Capricorno’, ovvero ‘al di là del percorso annuale del sole’, secondo una tradizione
scomparsa dal secolare commento a Dante, ma ben viva e presente nell’esegesi
dell’omologo passo di Aen. VI.795–96. Questa appare come l’unica interpretazione
in grado di dare senso specifico, tecnico, alle parole di Ulisse, cosı̀ come sempre è
nelle indicazioni geografiche e astronomiche offerte dal poeta nella Commedia e
non solo. Rimarrà come unico dubbio il significato da darsi a ‘volta nostra poppa
nel mattino’ (Inf. XXVI.124), ancora ancipite fra una lettura temporale (l’orazione
viene pronunciata di notte) e una strettamente geografica (mattino 5 est):46 basti
notare che l’interpretazione qui proposta non modifica i termini del problema, che
sono dati unicamente dalla rotta di Ulisse, più che certa e raffigurata efficacemente
nella fig. 1.
L’operazione compiuta da Dante con il viaggio di Ulisse è, da un punto di vista
cosmografico, quanto mai sincretica. Da un lato il poeta rende il globo
attraversabile fino agli antipodi, seguendo la posizione innovativa di Alberto
Magno47 e smentendo di fatto una lunga schiera di pensatori a partire da
Agostino; sotto questo profilo, il tecnicismo individuato non diminuisce in alcun
modo il valore dell’inaudita esplorazione di Ulisse, anzi: se possibile, lo aumenta.
Dall’altro lato Dante immagina l’altra parte del globo come disabitata, anzi,
abitata dai morti, secondo una tradizione che risale a Pitagora e che lo stesso
Alberto illustra per poi respingere:
La tradizione di associare alla divisione delle zone climatiche anche una linea di
limite fra la vita e la morte è però più vasta, cosı̀ come la sua rappresentazione
nella Sfera di Pitagora (o di Apuleio, ma attribuita anche a Petosiris, Democrito,
Platone), diffusissima nei manoscritti medievali, specialmente medici e computa-
zionali. L’entrata dell’Ade nell’emisfero inferiore è anche nelle Tavole facili di
‘DI RETRO AL SOL’ 41
Solis portas physici vocaverunt […]. Per has portas animae de caelo in terras meare et
de terris in caelum remeare creduntur. Ideo hominum una, altera deorum vocatur
[…]. Et hoc est quod Homeri divina prudentia in antri Ithacensis descriptione
significat.51
NOTE
1
Maria Corti, ‘La ‘‘favola’’ di Ulisse: pp. 81–89 (p. 87). Sui tentativi di
invenzione dantesca?’, in Percorsi dell’in- definire esattamente le coordinate geo-
venzione: il linguaggio poetico e Dante grafiche della montagna del Purgatorio
(Torino: Einaudi, 1993), pp. 113–45 (p. e sui disaccordi fra gli studiosi, cfr.
126). Rinuncio in partenza a ripercorrere Alessandro Scafi, Mapping Paradise: A
la bibliografia sull’Ulisse dantesco: viene History of Heaven on Earth (London:
in questa sede citato unicamente quanto British Library, 2006), pp. 183 e 190 n.
utile al proposito del contributo. 127; trad. it. Il paradiso in terra: mappe
2
Si cita la Commedia da Dante Alighieri, del giardino dell’Eden (Milano: Bruno
La Commedia secondo l’antica vulgata, Mondadori, 2007). Mi pare che la
a cura di Giorgio Petrocchi (Milano: questione sia relativamente semplice: il
Mondadori, 1966). viaggio di Dante e Virgilio, che si
3
Da Giovanni Buti-Renzo Bertagni, sviluppa intorno a un asse verticale,
Commento astronomico della ‘Divina costringe a pensare che Gerusalemme
Commedia’ (Firenze: Sandron, 1966), sia esattamente agli antipodi della
p. 94. montagna, il che aiuta a determinarne
4
Bruno Nardi, ‘Il canto XXXIV sia la latitudine che la longitudine.
5
dell’Inferno’, in ‘Lecturae’ e altri studi Un rapido controllo delle edizioni
danteschi (Firenze: Le Lettere, 1990), Petrocchi e Sanguineti non evidenzia
42 ANNA PEGORETTI
17
indicano l’emisfero inferiore senza ulte- In Som. Sc., II.v, 31 ss. Una versione della
riori specificazioni. Ambiguo appare stessa definizione ristretta degli antipodi
Pietro Alighieri (terza red.), ad loc.: propriamente detti è quella di Alberto
‘‘‘nolite negare habere mecum experien- Magno, De natura loci, I, 10, in Alberti
tiam de remanente’’, idest ‘‘de residuo Magni Opera Omnia, V, a cura di
alio mundo inferiori post solem sine Paul Hossfeld (Aschendorff: Monasterii
gente’’’. Una spiegazione alternativa, Westfalorum, 1980), 1–44, che però
tutt’altro che peregrina, era data da calcola solo 90u di distanza longitudinale
Guiniforte Barzizza, ad loc.: ‘andiamo a e quindi 6 ore di fuso orario.
18
provare di vedere il mondo dell’altro Spicca su tutte l’opinione di Agostino, De
emisperio, nel quale non è gente, ed a cui civ. Dei, XVI.ix. Gli eventuali abitatori
volendo noi andare, facendo nostra degli Antipodi erano oggetto delle opi-
navigazione verso le parti meridionali in nioni più fantasiose e si intrecciavano alle
processo di cammino ne rimarrà il sole numerose leggende sui popoli mostruosi
dietro alle spalle sull’ora del mezzodı̀, che si riteneva abitassero l’India e l’Africa.
mirando noi verso l’altra tramontana L’anonimo lettore di questo saggio, che
opposita a quella del mondo abitato’. ringrazio vivamente, si domanda se queste
13
Non c’è testo che si occupi di geografia e ipotesi abbiano qualcosa a che fare con
cosmologia medievali che non tratti anche l’esortazione di Ulisse a non ‘viver come
il tema degli antipodi. Mi limito a bruti’. La suggestione ha certamente un
rimandare all’ancora utilissimo articolo suo fascino, ma, sul piano dell’analisi
di Giuseppe Boffito, ‘La leggenda degli interna dell’orazione, mi pare contraddi-
antipodi’, in Miscellanea di studi critici rebbe il piano di andare a vedere il
edita in onore di Arturo Graf (Bergamo: ‘mondo sanza gente’. Non è detto, però,
Istituto Italiano d’Arti Grafiche, 1903), che Dante autore non stia giocando su
pp. 583–601. Per una breve introduzione questa possibile ambiguità linguistica.
19
alla cosmologia e geografia del poema e Buti-Bertagni, p. 37.
20
per una bibliografia al riguardo, sia Dante Alighieri, Convivio, a cura di
concesso il rimando a Anna Pegoretti, Franca Brambilla Ageno (Firenze: Le
Dal ‘lito diserto’ al giardino: la costru- Lettere, 1995), III.V.13, 80–90. Tutta la
zione del paesaggio nel ‘Purgatorio’ di spiegazione contenuta nel capitolo V
Dante (Bologna: Bononia, 2007), pp. 13– postula due città immaginarie —
36, e Ead., ‘Allégorie et conscience de Maria e Lucia — rispettivamente al polo
l’espace dans le Purgatoire de Dante’, in nord e sud. Poiché l’ipotesi è unicamente
Le paysage allégorique: entre image men- al servizio di una migliore visualizza-
tale et pays transfiguré, a cura di zione e comprensione dei fenomeni
Christophe Imbert e Philippe Maupeu astronomici (‘imaginando adunque, per
(Rennes: Presses Universitaires de meglio vedere, [che] in questo luogo
Rennes, 2011), pp. 125–39 (pp. 127–32). ch’io dissi sia una cittade e abbia nome
14
Cfr. Aristotle, Meteorologica: Translatio Maria […]. E qui[vi] imaginiamo un’al-
Guillelmi De Morbeka, Corpus Philoso- tra cittade, che abbia nome Lucia’, 11
phorum Medii Aevi. Aristoteles Latinus, 10–11), non mi pare che la città di Lucia
10.2 (Turnhout: Brepols, 2008), II.5, rr. implichi un’ipotesi di antipodi abitati.
558 ss. Cfr. inoltre Barbara Obrist, La Trattasi caso mai di una modalità
cosmologie médiévale: textes et images caratteristica del linguaggio scientifico,
(Tavarnuzze (Firenze): SISMEL-Edizioni anche se i nomi conferiti alle due città
del Galluzzo, 2004), pp. 148–51. nascondono naturalmente una venera-
15
Macrobii Ambrosii Theodosii Commen- bile simbologia. Dante poteva avere
tariorum in Somnium Scipionis libri duo, contezza del percorso annuale del sole
a cura di Luigi Scarpa (Padova: Liviana, da numerosissime fonti e da qualunque
1981–83), II.v. buon testo di cosmografia di base. Cito
16
Cfr. almeno Scafi, pp. 165–70. unicamente, come fonte poetica, il
44 ANNA PEGORETTI
tutto omologo, di Afr. VIII.1–3: ‘Pronus Scafi, pp. 179–82, dove si estende l’ana-
ad Occeanum, cupiens narrare profundis lisi anche a Tommaso.
48
/ Antipodum populis nostro que viderat Alberto Magno, De nat. loci, I.12 (p. 20,
orbe, / Sol rapidos stimulabat equos’. rr. 51–56). Alla stessa tradizione che
Nathalie Bouloux, Culture et savoirs collocava nell’emisfero meridionale il
géographiques en Italie au XIVe siècle mondo dei morti appartiene quel cur-
(Turnhout: Brepols, 2002), p. 41, com- ioso testo antico di divinazione che è la
menta cosı̀ le numerose allusioni pet- greca Epistola di Petosiris, che ricom-
rarchesche al tema degli antipodi: ‘il n’y a pare in traduzione latina in età carolin-
[…] pas lieu d’interpréter les allusions de gia: cfr. Thomas G. Tolles, ‘The Latin
Pétrarque comme des preuves d’une con- Tradition of the Epistola Petosiridis’,
ception moderne du monde mais bien Manuscripta, 26 (1982), 50–60.
49
comme l’utilisation de données géogra- Cfr. Obrist, p. 157 ss.
50
phiques banales, issues de la lecture de Cfr. Porphyry, On the Cave of the
Macrobe et d’un savoir partagé’. Nymphs, a cura di Robert Lamberton
44
Cfr. 1124–25 dove, nella rassegna dei (Barrytown, NY: Station Hill Press,
viaggiatori dell’Antichità, Petrarca 1983), pp. 21–22.
51
annovera l’eroe omerico, che ‘maria In Som. Sc. I.12, 1–3. Sulla diffusione
lustravit ac terras’. Sulle presenze del del porfiriano De antro nympharum
mito di Ulisse in Petrarca, cfr. Giulio cfr. Jean Pepin, ‘La fortune du De antro
Ferroni, ‘Tra Dante e Petrarca’, in nympharum de Porphire en Occident’,
Ulisse: archeologia dell’uomo moderno, in Plotino e il Neoplatonismo in
Atti del Convegno Internazionale Oriente e in Occidente (Roma:
(Roma, 29–31 maggio 1996), a cura di Accademia Nazionale dei Lincei,
Piero Boitani and Richard Ambrosini 1974), pp. 527–36. Qualunque sia il
(Roma: Bulzoni, 1998), pp. 165–85. tramite oltre a Macrobio, l’interpreta-
45
Non mancano comunque in Petrarca i zione porfiriana ha raggiunto molti dei
riferimenti al corso annuale del sole. Si maggiori pensatori del basso Medioevo:
veda ad es. la descrizione degli Sciti, cfr. anche Robert Lamberton, Homer the
gente ‘tutta lontana dal camin del sole’ Theologian: Neoplantonist Allegorical
(Rvf XXII.48), ovvero dalla fascia zodia- Reading and the Growth of the Epic
cale, a conferma di una tradizione Tradition, (Berkeley-London: University
poetica di lungo corso. Si rilegga anche of California Press, 1989), p. 270; cfr.
il passo riportato sopra della Fam. IX.13, inoltre p. 70 ss., pp. 318–24; alle
9, in cui lo sguardo si volge verso il polo pp. 290–92 non si esclude che Dante
settentrionale, quello meridionale, verso possa aver conosciuto direttamente il
il corso obliquo del sole e infine verso le saggio di Porfirio, estremamente rile-
stelle fisse ed erranti. vante sotto il profilo della tradizione
46
Si veda ancora Pagliaro, pp. 411–12. esegetica allegorica in generale. Per
47
Alberto Magno, De nat. loci, I.12 (p. 20, quanto interessa qui, la testimonianza
rr. 68–69): ‘credo […] quod difficilis sit macrobiana è sufficiente a far supporre
transitus et non impossibilis’. Ricordo che Dante avesse presente la grotta di
che il testo è citato, assieme al IX libro Itaca e il significato dato alle sue porte.
della Pharsalia, in Conv. III.v, 12 nel Sull’antro omerico, si veda anche
quadro della spiegazione del moto Gioachino Chiarini, ‘Percorsi astrali. I
annuale del sole. Sull’attraversabilità viaggi di Ulisse e l’immagine del cosmo in
del mare nella fascia tropico-equatoriale età arcaica’, in Ulisse: archeologia del-
cfr. J.B. Russell, p. 15 e n. 34. Sulla l’uomo moderno, pp. 77–86, soprattutto
complessa elaborazione di Alberto, cfr. pp. 80–81.
48 ANNA PEGORETTI
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