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6) Demanio accidentale
fanno parte del demanio accidentale dello Stato, delle Regioni, delle
Province e dei Comuni gli “immobili riconosciuti di interesse storico,
archeologico e artistico a norma delle leggi in materia, le raccolte dei
musei, delle pinacoteche, degli archivi e delle biblioteche. Demanio
accidentale significa che le cose appena elencate possono essere di
proprietà pubblica o privata. Sono demaniali solo se appartengono
agli enti territoriali.
7) Demanio culturale
I beni in questione costituiscono il nuovo genus del demanio
culturale. La demanialità si estende alle pertinenze di un immobile e
alle servitù costituite a favore degli stessi beni. Sono inoltre soggetti
al regime del demanio pubblico i diritti reali spettanti a enti
territoriali e costituiti per il conseguimento di fini di pubblico
interesse corrispondenti a quelli a cui servono i beni demaniali
Capitolo 2
10) Competenze
Il settore del patrimonio culturale è aperto all’intervento e perciò
alle azioni di diversi soggetti, tanto pubblici, come lo Stato, gli enti
pubblici territoriali e non territoriali, quanto privati, siano essi
persone fisiche, ossia singoli individui, o persone giuridiche. Vale
a dire complessi organizzati di persone e/o di cose, profit o non
profit, o enti non riconosciuti.
Nell’articolo 9 della Costituzione si legge che: “La Repubblica
promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e
tecnologica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico
della Nazione”.
In questo modo sia la tutela che la valorizzazione del patrimonio
culturale sono state riconosciute tra i doveri (tutela) e tra le
finalità (valorizzazione) della Repubblica. I precetti costituzionali
hanno la capacità di operare come fonti del diritto, ovvero sono
uno dei mezzi attraverso i quali si creano le norme giuridiche.
Il termine Repubblica ricorre più volte nel testo costituzionale:
talvolta esso è impiegato per riferirsi a ciò che, nel linguaggio
giuridico, si definisce Stato-persona o Stato-apparato, ossia al
livello di governo centrale o nazionale. L’orientamento
prevalente, oggi consolidato, è nel senso di ritenere che il
riferimento sia allo Stato-ordinamento. L’articolo 9 può perciò
annoverarsi tra le disposizioni che hanno introdotto l’esigenza di
definire il quadro delle competenze.
Con la l.cost 18 Ottobre 2001, n.3, di modifica del Titolo V, parte
seconda della Costituzione, cambiano gli assetti delle
competenze: viene riconosciuta più autonomia alle articolazioni
territoriali della Repubblica (Regioni, Province, Città
metropolitane, Comuni). Vengono perciò ribaltati i principi che
regolavano i rapporti tra Stato e autonomie territoriali.
Ciò comporta che vi siano materie e questioni assegnate alla cura
e alla competenza degli enti territoriali. Viene riscritto l’art 117
della Costituzione, ridefinendo quantitativamente e
qualitativamente gli ambiti di competenza di Stato e Regioni.
Capitolo 3
16) La tutela
La tutela costituisce una delle funzioni che le amministrazioni
pubbliche espletano in ordine ai beni culturali e paesaggistici.
Ciascuna funzione si caratterizza per le finalità generali cui tende
e si articola in istituti (nuclei di disciplina). Le funzioni relative ai
beni culturali hanno acquisito evidenza normativa in momenti
temporali diversi. La prima a emergere è stata appunto la tutela.
In tempi recenti è emersa la funzione di valorizzazione, nel segno
di un diverso approccio ai beni culturali, attenti cioè, in coerenza
con le indicazioni dell’art. 9 Cost, non solo ad assicurare la loro
conservazione, ma anche a promuoverne le potenzialità come
fattori di diffusione dei valori della cultura.
Un tentativo di elencare e definire le funzioni fu operato dagli
artt. 148 ss. Del d.lgs 112/1998. Vennero menzionate la tutela, la
gestione e la valorizzazione.
Tale indicazione si rivelò per più aspetti insoddisfacente,
sussistendo una notevole sovrapposizione tra le funzioni:
- la gestione e la valorizzazione erano entrambe finalizzate alla
fruizione del bene culturale, seppure l’una era volta ad
assicurarla, l’altra ad incrementarla
- per gli evidenti conservativi presentati, ambedue le funzioni
richiamavano la tutela, della quale sembrava peculiare il compito
di conservare e proteggere.
17) Tutela 2
Nel nuovo art. 117 risultante dopo la riforma del Titolo V, le
funzioni in tema di beni culturali sembrano polarizzarsi nella
tutela e nella valorizzazione:
25) Comodato
L’art. 44 consente ai direttori degli archivi e degli istituti che
abbiano in deposito raccolte o collezioni artistiche di ricevere in
comodato da privati proprietari beni culturali mobili per
consentirne la fruizione da parte della collettività.
27) Circolazione
La circolazione dei diritti varia in ragione della condizione
giuridica del bene, che dipende dalla natura pubblica o privata del
soggetto che ne ha la proprietà e dalla categoria cui il bene va
ascritto.
Beni pubblici: la proprietà pubblica del bene culturale non è solo
funzionale al godimento da parte della collettività e alla
conservazione del bene, ma ne costituisce altresì la migliore
garanzia. Il Codice si pone come unica fonte della disciplina della
circolazione dei diritti relativi ai beni del demanio culturale e dei
beni culturali pubblici. I beni pubblici vengono distinti in beni
inalienabili e beni alienabili.
28) Alienazione
L’alienazione consiste nel trasferimento del diritto di proprietà, a
titolo oneroso o gratuito, e nella costituzione o traslazione di un
diritto reale di godimento o garanzia.
34) Competenze
La varietà di interessi rende impossibile affidare ad un unico potere
pubblico tutti i compiti legislativi e amministrativi in materia. Occorre
quindi richiamare il riparto delle competenze, legislative e
amministrative.
La Costituzione riserva alla potestà legislativa esclusiva statale la
tutela dei beni culturali, mentre include la valorizzazione tra le
materie di legislazione concorrente tra Stato e Regioni.
La tutela dei beni culturali è inclusa sia tra le materie in cui lo Stato
può attribuire alle Regioni ulteriori forme di autonomia, sia tra i casi
in cui la legge statale disciplina, per l’esercizio di funzioni
amministrative, forme di coordinamento tra Stato e Regioni.
Alla legislazione Regionale compete pertanto la disciplina della
fruizione e della valorizzazione dei beni presenti negli istituti e nei
luoghi della cultura non appartenenti allo Stato o dei quali lo Stato
abbia trasferito la disponibilità sulla base della normativa vigente.
Se tutela e valorizzazione esprimono aree di intervento diversificate,
è necessario che restino inequivocabilmente attribuiti allo Stato, ai
fini della tutela, la disciplina e l’esercizio unitario delle funzioni
destinate alla individuazione dei beni costituenti il patrimonio
culturale nonché alla loro protezione e conservazione, e, invece,
anche alle Regioni, ai fini della valorizzazione, la disciplina e l’esercizio
delle funzioni dirette alla migliore conoscenza e utilizzazione e
fruizione di quel patrimonio.
Le funzioni di tutela sono attribuite al Mibact, che le esercita
direttamente o ne può conferire l’esercizio alle Regioni, tramite
forme di intesa e coordinamento. Quanto alla valorizzazione, le
competenze amministrative, come quelle legislative, sono ripartite
secondo il criterio della disponibilità del bene. Stato, Regioni ed enti
pubblici assicurano la fruizione e valorizzazione dei beni presenti nei
luoghi a loro appartenenti; sono previste, poi, delle forme di
cooperazione (lo Stato, tramite il ministero, le Regioni e gli altri enti
pubblici definiscono appositi accordi).
Quanto alla valorizzazione, è adottato un criterio secondo il quale il
soggetto pubblico che dispone del bene potrà svolgere la funzione
nel modo più adeguato.
A livello europeo, si registra una piena applicazione del principio di
sussidiarietà nel distribuire le funzioni tra Unione Europea e Stati
membri.
35) Valorizzazione
La valorizzazione del patrimonio culturale è una funzione recente: la
funzione di valorizzazione si manifesta in correlazione all’essere i beni
culturali destinati alla fruizione, la cui attuazione richiede misure per
consentire, agevolare e accrescere la possibilità di accesso ai valori di
cui i beni protetti sono testimonianza.
La lunga storia della valorizzazione mostra le difficoltà
dell’ordinamento italiano nel regolare una funzione amministrativa
diversa dalla tutela.
Nel 1964, l’espressione valorizzazione comincia ad essere utilizzata in
modo stabile e continuativo. Nel 2001 è inserita nell’art. 117 Cost.
Nel 2004 la valorizzazione è ridimensionata dal Codice.
L’ordinamento si è progressivamente mosso verso una nozione di
valorizzazione sostenibile.
La valorizzazione si presenta come una funzione amministrativa, in
cui il patrimonio è l’ambito di intervento e la fruizione è il fine.
La nozione di valorizzazione è aperta, poiché comprensiva di ogni
possibile iniziativa diretta a incrementare la fruizione dei beni
culturali, e dinamica, in quanto espressione di un processo di
trasformazione delle modalità di godimento dei valori di cui i beni
sono portatori. ⇒ la funzione di valorizzazione mantiene così una
natura ambigua.