La teoria di Sitchin, sostenuta dagli studi genetici, ci insegna che la
‘culla della civiltà’, intesa come insieme dei luoghi che furono testimoni delle prime attività complesse di popolazioni organizzate, fu il continente africano. In particolare il Sudafrica, o meglio tutta la fascia che va dal sud della Tanzania allo Swaziland, fu testimone della nascita dei primi insediamenti umani di un certo rilievo. E’ sorprendente quanto poco documentate siano le spedizioni in territorio africano, tanto che l’ uomo medio non é nemmeno al corrente delle scoperte che sono state fatte in quei luoghi. La maggior parte della gente continua a considerare l’ Africa un continente arido, desolato, per sempre privo di ogni cultura e avanzamento tecnologico, ove tutto ciò che di moderno possiamo vedere sia frutto del lavoro di altri popoli che vi si sono insediati. La realtà é ben diversa. Un importante saggio scritto da Andrew Reid e Paul Lane, intitolato “Ancient african archaeologies” affronta l’ argomento delle strutture monolitiche africane, in particolar modo soffermandosi sui ritrovamenti della zona di Cross River nella Nigeria sudorientale, e delle zone circostanti. In alcuni territori sono stati trovati monoliti alti fino a 25 metri che, seppur ritenuti recenti (ufficialmente primo millennio), mostrano strani allineamenti ‘astronomici’ che rimanderebbero ad almeno 3000 anni fa. Anche la famosa ‘Conical Tower’ del complesso chiamato Great Zimbabwe é ritenuta recente, con una datazione ufficiale intorno al 1500 a.C., ma qui le popolazioni locali sostengono che buona parte del visibile sia ricostruito su rovine precedenti. Una particolarità di questo luogo, la torre conica, lascia stupefatti per la sua similitudine con i nuraghi sardi, con i quali, se accettiamo la ‘datazione ortodossa’, condivide non solo lo stile ma anche l’ età. Analisi al radiocarbonio, in realtà, compiute negli ultimi 20 anni, sembrano indicare che questo complesso sia stato iniziato a costruire nell’ XI secolo d.C., ma questa datazione viene smentita dalla tradizione Lemba, un popolo di cui abbiamo già parlato, che sostiene che il complesso sia stato costruito dai loro antenati, che sappiamo essere di origine semitica e stanziatasi nella zona nel II millennio a.C. Ma il complesso sudafricano che lascia più sbigottiti, e che supporta in pieno la teoria di Sitchin, é senza dubbio quello rinvenuto nella Repubblica del Sudafrica da Michael Tellinger e Johan Heine, in linea d' aria a 150 km da Maputo, una cittadina costiera nel sud del Mozambico. Il sito é composto da una miriade di costruzioni in pietra, a struttura circolare, e spesso collegate tra di loro. Il sito, che ha un’ area di circa 1500 miglia quadrate, é datato a un periodo che va da 160.000 a 200.000 anni fa, ed é ritenuto la più antica costruzione finora conosciuta. E’ composto principalmente di quattro gruppi di costruzioni, chiamati Carolina, Badplaas, Waterval e Machadodorp. E’ importante notare la sua collocazione, una zona perfettamente congruente con il luogo che Sitchin indica come Abzu / Arali, le terre dove gli Anunaki lavoravano le miniere. E lo stesso luogo in cui l’ uomo fu creato. Per di più nei dintorni é realmente pieno di antiche miniere ormai esaurite d’ oro, e va ricordato che una delle più famose miniere sudafricane si trova a Mpumalanga, non molto distante dalle rovine. Qui di seguito due foto che rendono l' idea dell' estensione dei siti (rispettivamente Machadodorp, Mpumalanga e Waterval). Il complesso inoltre é orientato in maniera inequivocabile, alcuni dei ‘cerchi di pietra’, pur di struttura complessa, presentano allineamenti cardinali che lasciano esterrefatti, come possiamo vedere nell' immagine seguente:
Ma il sito megalitico composto da strutture circolari non é l’ unica
cosa strabiliante della zona. La cosa forse più sbalorditiva é l’ insieme di monoliti chiamato Adam’s Calendar, scoperto anche questo da Tellinger e Heine, composto di 18 strutture verticali maggiori più alcune altre ‘accessorie’. Queste pietre sono disposte a cerchio secondo un pattern solstiziale - equinoziale, ma 3 di esse hanno una disposizione che ritroviamo già a Giza e a Teotihuacan: sono allineate con la cintura di Orione come questa si presentava 160.000 ani fa, data congruente con la datazione del complesso megalitico. Una quarta pietra é allineata con queste tre esattamente come Sirio é allineata con la cintura di Orione. L’ analisi archeoastronomica dunque conferirebbe al sito 160.000 anni. Per ora comunque per il sito é accettata una datazione sicuramente superiore ai 50.000 anni, stimata con il metodo del C14, e probabilmente vicina ai 75.000 anni fa.