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5/2/2021 Luigi Albertini - Wikipedia

Luigi Albertini
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Luigi Albertini (Ancona, 19 ottobre 1871 – Roma, 29


Luigi Albertini
dicembre 1941) è stato un giornalista e editore italiano. Fu
direttore del Corriere della Sera dal 1900 al 1921, portandolo
alla posizione di prestigio che il quotidiano mantiene ancora
oggi.

Oppositore del fascismo, negli ultimi anni della sua vita si


dedicò alla compilazione di un ampio studio in tre volumi
dedicato all'analisi dettagliata della cause dello scoppio della
prima guerra mondiale. L'opera di Albertini, Le origini della
guerra del 1914, rimane ancora oggi il più autorevole,
documentato e completo lavoro storiografico dedicato
all'argomento.

Indice
Biografia
Luigi Albertini in età matura
Archivio
Onorificenze Senatore del Regno d'Italia
Opere Durata mandato 30 dicembre
Saggi 1914 –
Epistolari 29 dicembre 1941
Note Legislature XXIV
Bibliografia
Altri progetti Dati generali
Università Università degli
Collegamenti esterni
Studi di Torino
Professione Giornalista
Biografia
Nasce in una famiglia della borghesia marchigiana. Il padre Leonardo e lo zio Cesare gestiscono un
istituto di credito locale, il Banco Albertini. Nel 1889 il Banco fallisce in seguito ad investimenti sbagliati
nel settore dei lavori pubblici e delle aree fabbricabili. Al crollo finanziario fa seguito anche la
menomazione della reputazione pubblica della famiglia. Luigi Albertini, che in quegli anni è studente
liceale, decide di proseguire gli studi a Bologna.

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Si iscrive alla Facoltà di giurisprudenza dell'Università di Bologna.


Nel novembre 1891 chiede il trasferimento all'Università di Torino.
Nel 1892, in seguito alla morte del padre, decide di stabilirsi a
Torino con la famiglia.
Nella città sabauda frequenta il Laboratorio di Economia Politica
guidato dal professor Salvatore Cognetti de Martiis (1844-1901).
Durante l'anno accademico 1893/94 conosce Luigi Einaudi, con il
quale stringe una duratura amicizia. Quando, nel luglio 1900,
Albertini sale alla direzione editoriale del Corriere della Sera, uno
dei suoi primi atti è chiamare Einaudi a collaborare col quotidiano
(19 luglio). La collaborazione durerà per tutto il tempo in cui
Albertini rimane al Corriere, ovvero fino al novembre 1925.

Si laurea in giurisprudenza con una tesi su La questione delle otto


ore di lavoro[1]. Conosce Francesco Saverio Nitti, che lo presenta a
Luigi Roux, direttore del quotidiano Gazzetta Piemontese[2]. Roux
propone ad Albertini di collaborare al giornale. Il giovane, che ha Luigi Albertini
deciso di puntare sulla carriera universitaria, accetta di scrivere
articoli solo per finanziarsi il prosieguo degli studi. Il suo obiettivo è
avviare la carriera universitaria nell'ambito dell'economia politica[3]. Nel dicembre del 1894 si reca a
Londra a studiare i temi e problemi giuslavoristici nell'avanzato mercato anglosassone. Nella capitale,
dove rimane otto mesi, conosce il direttore amministrativo del Times, Frederick Moberly Bell. L'essenza
del rapporto peculiare che intercorre tra i vari attori sociali che animano la società londinese non sfugge
ad Albertini. I giornali seguono i propri interessi, ma inseriti in un sistema virtuoso come quello liberale
inglese, concorrono, concordemente con gli altri attori sociali, all'interesse pubblico. Albertini si
appassiona al suo lavoro di ricerca e strinse molte nuove conoscenze nell'ambiente accademico
londinese[4].

Al rientro in Italia, nella tarda estate del 1895, non può proseguire gli studi poiché la famiglia non è più
in grado di mantenerlo. Deve quindi rinunciare a un futuro impiego all'università per cercare subito
un'occupazione. Accetta di proseguire la collaborazione con la Gazzetta Piemontese. Agli inizi del 1896 è
a Roma, dove dirige la rivista delle banche popolari, Credito e cooperazione[5]. Il presidente onorario
della Banca popolare di Milano, Luigi Luzzatti, futuro Ministro del tesoro nel terzo governo Di Rudinì, lo
presenta a Ernesto De Angeli, industriale tessile e socio comproprietario del Corriere della Sera. A Roma
Albertini conosce Eugenio Torelli Viollier, direttore del quotidiano milanese[6]. Su consiglio di Luzzatti,
Torelli Viollier assume Albertini al Corriere; si trasferisce a Milano, dove comincia la sua nuova carriera.

A Milano Albertini coordina l'organizzazione interna Tappe dell'ascesa di Luigi Albertini al


al giornale, regolando i rapporti tra direzione e Corriere della Sera
redattori. I rapporti con il direttore politico
Domenico Oliva (in carica dal 1º giugno 1898) sono settembre 1896: assunto da Torelli Viollier
solo formali poiché Oliva risiede a Roma in quanto come segretario di redazione (nuova figura di
parlamentare. Nel gennaio 1900 Albertini acquista collegamento tra direzione e redazione);
una piccola quota della proprietà del Corriere: un gennaio 1900: nominato direttore
sessantaquattresimo. In soli due anni Albertini amministrativo
diventa il fiduciario, il braccio destro di Torelli luglio 1900: nominato gerente responsabile (=
Viollier. Pertanto quando il fondatore muore (26 direttore editoriale)
aprile 1900), egli appare subito come il suo erede ottobre 1900: nominato direttore politico (=
[7]
naturale . Il 13 luglio, quando viene rifondata la direttore responsabile)
società, Luigi Albertini è nominato gerente Il Corriere come azienda culturale
responsabile e direttore amministrativo. Il suo compenso è
pari al 5% dell'utile del Corriere[8].
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Uno dei comproprietari del Corriere è Ernesto De Angeli. Al Corriere, l'opera di riorganizzazione di
L'industriale ama circondarsi di artisti affermati, tra cui il Albertini è immediata e profonda.
critico letterario Giuseppe Giacosa. È proprio nel salotto di Albertini afferma: «L'industria
casa De Angeli che Giacosa presenta ad Albertini la figlia giornalistica si basa sulla fabbricazione
Piera. Nel marzo 1900 i due si sposano a Colleretto Parella di un prodotto rinnovato
(TO). Testimone di Albertini è Ernesto De Angeli. Poco quotidianamente. Il primato del giornale
tempo dopo Albertini lascia la casa in Foro Buonaparte per bisogna dunque riguadagnarselo ad ogni
trasferirsi definitivamente in piazza Castello, dove rimarrà nascere del sole: tutti i giorni e meglio di
per tutti gli anni milanesi[9]. tutti gli altri».

Luigi Albertini è un liberale conservatore di singolare Il suo giornale diviene uno strumento di
intelligenza politica e di grande onestà intellettuale. Nel informazione ricco e moderno. Lo
quarto di secolo della sua direzione, Albertini è sempre conduce ad un livello tecnico esemplare,
presente nella vita politica del Paese, in modo combattivo e a un prestigio europeo e ad una tiratura
aperto. Si oppone a quella che gli sembra la demagogia di di oltre 600 000 copie. Fra le altre cose
Giovanni Giolitti, appoggia l'intervento dell'Italia nella vara una serie di periodici tematici, che
prima guerra mondiale, critica la politica del ministro degli fanno da corona e da completamento del
esteri Sonnino e, dopo qualche simpatia iniziale per il quotidiano, per amplificarne la diffusione:
fascismo»[10], ne diviene un risoluto oppositore nel 1923. nel 1899 nasce il settimanale illustrato e
Parla contro il fascismo non solo dalle colonne del Corriere, popolare "La Domenica del Corriere", nel
ma anche dai banchi del Parlamento (è senatore dal 1914). 1901 il mensile "La Lettura" diretto dal
celebre commediografo torinese
Tra gli azionisti del giornale, "il rapporto che si sviluppò con Giuseppe Giacosa.
Giovanni Battista Pirelli fu sicuramente molto intenso, al
punto da spingere Albertini, per solito molto riservato nel Fra le prestigiose firme del suo giornale
manifestare i propri sentimenti, a definirlo – nel momento si ricordano Luigi Einaudi, Luigi Barzini,
in cui dovette registrare, alla fine del 1919, la sua uscita dalla Giuseppe Giacosa, Scipione Borghese,
proprietà, per consentire la nuova sistemazione con i Crespi Renato Simoni, Ugo Ojetti, Annie Vivanti,
– il «più caro amico» che aveva a Milano, al quale lo Gabriele D'Annunzio e Luigi Pirandello.
legavano «i vincoli della stima e della simpatia più Albertini lancia Giovanni Amendola,
profonda»[11]. assumendolo nella sede romana del
Corriere (1914) e poi nominandolo capo
Al subentro della famiglia Crespi nell'azionariato[12], della redazione locale (1916).
Albertini era diventato il secondo socio per importanza, con
22 quote su 60. Nell'ottobre del 1921 è designato membro
della missione italiana che partecipa alla Conferenza di Washington sul disarmo negli armamenti navali.
Alla partenza per Washington rinuncia formalmente alla direzione; rimane però a capo della società
proprietaria del giornale.[13]. Gli succede alla carica di direttore il fratello Alberto, che assume tutte le
funzioni operative. Dopo la parentesi americana, Luigi Albertini ritorna nel suo ufficio in via Solferino,
calandosi nel nuovo ruolo di “padre nobile”: supervisiona il giornale, dà consigli e suggerimenti al
fratello. Nel 1923 riprende a scrivere, pubblicando sul Corriere editoriali di politica interna ed
internazionale[14].

Nel 1925 è tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti, redatto da Benedetto Croce. Il 7
maggio di quell'anno interviene al Senato affermando:

Credo che non si sia mai visto un governo che si regga al potere in un paese costituzionale godendo di
così ristretto consenso. La maggioranza del paese manifesta il suo modo di pensare non leggendo che i
fogli d'opposizione.
MUSSOLINI: Questa è réclame al suo giornale.
ALBERTINI: Questa è verità numerica. E il pubblico preferisce anche i fogli clandestini quando li
trova. La stampa clandestina è la dolorosa conseguenza della compressione della libera stampa.[15]
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Per la sua volontà di mantenere libertà e indipendenza di giudizio,


nel novembre 1925 viene estromesso dalla proprietà del giornale.
Sfruttando un cavillo giuridico, i Crespi inviano agli Albertini una
comunicazione di nullità del contratto di società. Messi con le spalle
al muro, i fratelli Albertini il 27 novembre riunciano alla gerenza e
cedono tutte le quote in loro possesso. Ad acquistarle è la famiglia
Crespi, che diviene proprietaria unica del giornale. Il 28 novembre il
direttore firma lo storico fondo «Commiato», denunciando le
ingerenze fasciste e l'estromissione della sua famiglia dalla
proprietà:

L'articolo di commiato di Luigi


Albertini sul «Corriere della Sera»
(28 novembre 1925)

Dall'articolo di fondo scritto da Luigi Albertini il 28 novembre 1925,


dal titolo «Commiato»:

La domanda di scioglimento della società proprietaria del Corriere della Sera intimatami dai
fratelli Crespi porta al mio distacco da questo giornale. Avrei avuto il diritto in sede di liquidazione
di entrare in gara con essi per l'acquisto dell'azienda; ma era il mio un diritto teorico che in pratica
non potevo esercitare. Non potevo esercitarlo, sia perché mi mancavano i mezzi per vincere nella
gara i fratelli Crespi, possessori della maggioranza delle quote sociali, sia perché, quand'anche
fossi riuscito a vincerli, la mia vittoria sarebbe stata frustrata dalla minacciata sospensione del
Corriere. Abbiamo dovuto dunque, mio fratello ed io, rassegnarci alle conseguenze
dell'intimazione dei signori Crespi, cedere loro le nostre quote e rinunziare alla gerenza ed alla
direzione di questo giornale. [...] A tale immenso sacrificio vado incontro col cuore gonfio
d'amarezza ma a a testa alta. Perdo un bene che mi era supremamente caro, ma serbo intatto un
patrimonio spirituale che mi è ancora più caro e salvo la mia dignità e la mia coscienza.

Albertini ottiene una consistente liquidazione: il giornale gli versa 6 milioni di lire/oro.[16]

Dopo il suo allontanamento dal Corriere Albertini deve darsi nuovi obiettivi. Decide di iniziare a scrivere
le sue memorie e di acquistare una proprietà terriera. Nel 1926 acquista una tenuta di 1.450 ettari a
Torre in Pietra, nell'Agro Romano, dove si dedica alla bonifica e alla coltivazione della terra. L'anno dopo
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lascia Milano e, in autunno, si trasferisce a Roma, andando ad abitare in via XXIV Maggio[17]. Nella
residenza romana concepisce e scrive Le origini della guerra del 1914, considerato ancora oggi un
classico della storiografia sull'argomento.

Fino al 1929 partecipa alle sedute del Senato fascista, votando contro il regime, ma nel 1935 durante la
guerra d'Etiopia prende parte alla "Giornata della fede" donando la propria medaglietta da senatore[18].

Nel dicembre 1941 contrae una forte febbre che colpisce il suo fisico, già indebolitosi negli anni. Muore il
29 dicembre a Roma, due mesi dopo aver compiuto 70 anni.

Il figlio primogenito, Leonardo (stesso nome del nonno) si sposò con Tatiana Suchotina[19], nipote di
Leone Tolstoj. La figlia Elena, sposata con Nicolò Carandini, fu una scrittrice.

Archivio
L'archivio di Luigi Albertini[20] conservato dagli eredi, pervenne a più riprese e secondo differenti
modalità (dono, deposito) all'Archivio Centrale dello Stato. Il materiale è stato ordinato in primis dalla
famiglia, a cui seguirono successivi lavori di ordinamento ed inventariazione effettuati dal soggetto
conservatore. La documentazione è costituita da corrispondenza, diari, discorsi, appunti, ritagli
stampa[20].

Onorificenze
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell'Ordine della Corona d'Italia

Opere

Saggi
La questione delle otto ore di lavoro, Torino, F.lli Bocca, 1894 (versione digitalizzata (http://www.byter
fly.eu/islandora/object/librib%3A579101#page/13/mode/2up))
Le origini della guerra del 1914, Collana Biblioteca di scienze moderne n.129, Milano, Bocca, 1942-
1943; Gorizia, LEG, 2010-11, 2019. Essa comprende:
volume I: Le relazioni europee dal Congresso di Berlino all'attentato di Sarajevo.
volume II: La crisi del luglio 1914: dall'attentato di Sarajevo alla mobilitazione generale
dell'Austria-Ungheria.
volume III: L'epilogo della crisi del luglio 1914: le dichiarazioni di guerra e di neutralità.
In difesa della libertà: discorsi e scritti, Milano, Rizzoli, 1947. (versione digitalizzata (http://www.byterf
ly.eu/islandora/object/librib%3A611654#page/2/mode/2up))
Venti anni di vita politica. (cinque volumi), Bologna, Zanichelli, 1950-1953. Comprende:

Parte prima. L'esperienza democratica italiana dal 1898 al 1914.

Volume I. 1898-1908
Volume II. 1909-1914

Parte seconda. L'Italia nella Guerra mondiale.

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Volume I. La crisi del luglio 1914, la neutralità e l'intervento.


Volume II. Dalla dichiarazione di Guerra alla vigilia di Caporetto. (Maggio 1915- Ottobre
1917).
Volume III. Da Caporetto a Vittorio Veneto: ottobre 1917-novembre 1918.

Epistolari
Epistolario: 1911-1926, a cura di Ottavio Barié, Milano, A. Mondadori, 1968. Comprende:
Dalla guerra di Libia alla Grande Guerra.
La Grande Guerra.
Il dopoguerra.
Il fascismo al potere.
I giorni di un liberale. Diari 1907-1923, a cura di L. Monzali, Collezione Storia/Memoria, Bologna, Il
Mulino, 1999, ISBN 978-88-150-6701-2.
Luigi Einaudi-Luigi Albertini: lettere (1908-1925), a cura di Marzio Achille Romani, prefazione di
Mario Monti, Milano, Fondazione Corriere della Sera, 2007.
Il ricordo del viaggio, un carteggio familiare di Luigi Albertini: 1921-1922, a cura e con l'introduzione
di Paola Magnarelli, Macerata, Eum, 2007.
"Mussolini ha deciso di internarmi col piccino". Lettere di Ida Dalser a Luigi Albertini. 1916-1925, a
cura di Lorenzo Benadusi, Milano, Fondazione Corriere della Sera, 2010, ISBN 978-88-96820-03-2.

Note
1. ^ La tesi fu pubblicata nel 1894 sul Giornale degli economisti.
2. ^ Dal 1895 La Stampa.
3. ^ O. Barié, p. 17.
4. ^ O. Barié, pp. 22-23.
5. ^ Lasciò la direzione della rivista soltanto nel 1899. Vedi Ferruccio De Bortoli, Poteri forti (o quasi),
Milano 2017, pag. 261.
6. ^ O. Barié, p. 26.
7. ^ O. Barié, p. 59.
8. ^ O. Barié, p. 89.
9. ^ O. Barié, p. 30.
10. ^ «Rifiutando qualsiasi rapporto diretto con Ida Dalser, non volle "nuocere in alcun modo a
Mussolini" e alle sue creature politiche: l’interventismo democratico/rivoluzionario nel 1915-1919, il
fascismo, "visto come l’ultimo argine a difesa dello stato liberale e del capitalismo borghese
dall'attacco del socialismo", nel 1919-1925». Vedi Eros Francescangeli, Memorie e documenti,
Mestiere di storico: rivista della Società italiana per lo studio della storia contemporanea, III, 1, 2011,
p. 79.
11. ^ Decleva Enrico, Luigi Albertini e Milano : un rapporto non scontato, Nuova antologia : 609, 2264, 4,
2012, p. 52 (Firenze, Le Monnier, 2012).
12. ^ CRESPI, Mario, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
13. ^ Lorenzo Benadusi, Il «Corriere della Sera» di Luigi Albertini, Roma, Aracne, 2012. Pag. 90
14. ^ O. Barié, p. 483.
15. ^ Sam Carcano, Il giornalismo, Milano, 1956, p. 94.

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16. ^ Stefano Lorenzetti, Lo scippo del "Corriere" Rizzoli: volevano che morissi, vivo per accusarli
(pagina 4), Il Giornale.
17. ^ O. Barié, pp. 518-519.
18. ^ Enzo Biagi, Storia del fascismo, vol. 2, Sadea-Della Volpe Editori, Firenze, stampa Milano, 1964, p.
291.
19. ^ Tat’jana Michajlovna Suchotina-Albertini, su russinitalia.it. URL consultato il 2 ottobre 2020.
20. Fondo Albertini Luigi, su SIUSA Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.
URL consultato il 3 Maggio 2018.

Bibliografia
Corrado Alvaro, Luigi Albertini, Roma, Formìggini, 1925 (2ª ed., «Calabria Cultura», introduzione di
Piero Treves, 1977).
Augusto Guido Bianchi, Il senatore Luigi Albertini, direttore del «Corriere della Sera», Milano, Orem,
1945 (1ª ed., Milano, 1919).
Alberto Albertini, Vita di Luigi Albertini, Milano, Mondadori, 1945.
«Corriere della Sera» 1919-1943, antologia a cura di Piero Melograni, Bologna, Cappelli, 1965.
Giovanni Spadolini, Albertini e Giolitti, Firenze, Olschki, 1968.
Ottavio Barié, Luigi Albertini, il "Corriere della sera" e la crisi dello stato liberale, Milano, Giuffrè,
1971.
Ottavio Barié, Luigi Albertini, Torino, UTET, 1972.
Glauco Licata, Storia del «Corriere della Sera, Milano, Rizzoli, 1976.
Denis Mack Smith, Storia di cento anni di vita italiana visti attraverso il «Corriere della Sera», Rizzoli,
Milano, 1978.
Sarah Zappulla Muscarà, De Roberto, il «Corriere», Albertini e Ojetti, in «L'Osservatore politico-
letterario», Milano, a. XXIV, n.5, maggio 1978.
Sarah Zappulla Muscarà, Federico De Roberto a Luigi Albertini. Lettere del critico al direttore del
«Corriere della Sera», Roma, Bulzoni, 1979.
Elena Albertini Carandini, Passata la stagione... Diari 1944-1947, prefazione di Sergio Romano,
Firenze, Passigli, 1989.
Luigi Albertini nella sua Ancona, a cura di Luca Guazzati e Walter Orazi, Ancona, Circolo della
stampa Luigi Albertini, 2001.
Renata Broggini, Eugenio Balzan. Una vita per il «Corriere», un progetto per l'umanità (1874-1953),
Milano, Rizzoli, 2001.
Franco Di Tizio, D'Annunzio e Albertini. Vent'anni di sodalizio, Ianieri, Chieti 2003, ISBN 88-88-302-
10-7.
Pasquale Jovino, I cinque lustri di Luigi Albertini al Corriere della Sera (1898-1925). Ancona,
Mediateca delle Marche, 2004. ISBN 88-89328-00-2
Andrea Moroni, Alle origini del Corriere della Sera: da Eugenio Torelli Viollier a Luigi Albertini, 1876-
1900. Prefazione di Paolo Mieli, Milano, Franco Angeli, 2005, ISBN 88-464-6394-3.
Flavia De Lucia Lumeno, Luigi Albertini e la direzione di "Credito e Cooperazione", prefazione di
Giulio Sapelli, Roma, Edicred, 2009.
Lorenzo Benadusi, Il Corriere della Sera di Luigi Albertini: nascita e sviluppo della prima industria
culturale di massa, Roma, Aracne, 2012, ISBN 978-88-548-5160-3.
Giuseppe De Lucia Lumeno, I tre Luigi: Luzzatti, Albertini ed Einaudi nel passaggio dall'Ottocento al
Novecento in Italia e in Europa, prefazione di Giulio Sapelli, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2013,
ISBN 978-88-498-3783-4.

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Collegamenti esterni

Luigi Albertini, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.


Luigi Albertini, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Luigi Albertini, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
Luigi Albertini, su sapere.it, De Agostini.
(EN) Luigi Albertini, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
Luigi Albertini, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Luigi Albertini, su siusa.archivi.beniculturali.it, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze
Archivistiche.
Opere di Luigi Albertini, su openMLOL, Horizons Unlimited srl.
(EN) Opere di Luigi Albertini, su Open Library, Internet Archive.
Luigi Albertini, su Senatori d'Italia, Senato della Repubblica.
Il segreto del successo di Luigi Albertini (http://archiviostorico.corriere.it/2001/febbraio/23/segreto_de
l_successo_Luigi_Albertini_co_0_0102235594.shtml) articolo di Indro Montanelli, Corriere della
Sera, 23 febbraio 2001, p. 43, Archivio storico. URL visitato il 13/07/2012
Archivi di famiglie e di persone, su Archivio Centrale dello Stato. URL consultato il 3 Maggio 2018.
VIAF (EN) 17231740 (https://viaf.org/viaf/17231740) · ISNI (EN) 0000 0001 1600 2076 (htt
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