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CAPITOLO 1 – La civilta Musicale Greca

Nell’epoca antica e medievale l’oralità prevalse sulla scrittura.La tradizione orale è stata tramandata
per quasi millenni precedenti il IX secolo e continuò a coesistere con la tradizione scritta fino ai
nostri giorni.
Nell’antichità greca si giunse un antico sistema di notazione basato sulle lettere dell’alfabeto, basata
sia su scopi teorici e sia per necessità mnemoniche degli attori tragici.
Intorno al IX secolo nasce la scrittura neumatica per esigenza di trasmettere il repertorio gregoriano
in modo che rimanesse immutato nel corso dei secoli.
I greci raggiunsero la fase della stesura scritta, le fonti di cui si dispone sono ditipo trattatistico
letterario e iconografico, sono fonti che informano sulla concezione della musica all’interno della
società. Sembrerebbe che i Greci abbiano sentito l’esigenza di conservare il pensiero sulla musica e
la letteratura relativa che la musica in sé. L’esecutore faceva riferimento a dei moduli melodici e
durante l’esecuzione elaborava delle improvvisazioni. La scrittura musicale era un’eccezione e si
ricorreva ad essa laddove se ne sentiva la necessità.
I greci concepivano il mondo musicale come gravitante intorno a due poli opposti, simboleggiati da
una parte la lyra, capostipite degli strumenti a corde, creata per unirsi alla poesia umana per istruirsi
(i poeti lirici accompagnavano le loro poesie con strumenti a corde pizzicate, quali tipi di liuti,
arpe); dall’altra parte l’aulòs, capostipite degli strumenti a fiato e simbolo della musica che si
accompagna alla possessione rituale. Questa contrapposizione può essere messa in relazione al
dualismo che divideva la religiosità greca: da una parte la religione “olimpica” che dava una
separazione tra gli dei e gli uomini, ad essa erano associati gli strumenti a corde. Dall’altra parte era
il culto dionisiaco, connesso agli strumenti a fiato; questo ammetteva la possibilità per l’uomo di un
rapporto intimo con il divino. Nella musica queste concezioni diverse coinvolgeva anche altri
fattori.
I greci basavano il loro sistema musicale sulle cosiddette harmoniai, o modi, caratterizzate ciascuno
dal nome di un’antica popolazione ellenica: harmonia dorica, frigia, lidia, ionica, ecc. ad ognuna di
esse corrispondeva una determinata scala musicale, probabilmente ogni harmonia comprendeva
anche tutto l’insieme di elementi, cioè ritmo, melodie tradizionali, modi di esecuzione, che
costituivano il carattere della musica dei popoli. Ogni harmonia causasse un ethos, un particolare
effetto sull’animo e sul corpo umano.
Secondo Platone nella polis ideale la presenza della musica doveva essere regolamentata per scopo
di educazione morale nella futura classe dirigente. In campo musicale permetteva solo le harmoniai
dorica e frigia, venivano banditi tutti gli strumenti musicali in grado di suonare le altre harmoniai.
L’unico repertorio ammesso era quello delle melodie tradizionali, respingeva le innovazioni della
musica moderna. La sua musica si svincolava da un rapporto stretto con la direzione narrativa del
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testo e con la sua metrica, cercando di aprire i contenuti emotivi attraverso l’autonomia e libertà dei
mezzi musicali.
Più permissivo era Aristotele, cioè l’animo può togliere da sé la negatività e ritornare allo stato
normale. Sia Platone che Aristotele erano d’accordo nel vietare ai giovani ogni professionismo
musicale, la musica doveva essere un impiego del tempo libero di un giovane colto.
La profonda differenza che il mondo greco avvertiva nella musica pratica aveva antiche radici; sin
dall’età di Pitagora era considerata come la vera musica, degna della speculazione filosofica di un
uomo libero, solo la musica teorica, cioè la scienza acustica, fondata sul numero. I filosofi pitagorici
ritenevano che il moto degli assi fosse regolato da proporzioni numeriche; poiché anche gli
intervalli musicali erano determinati da simili rapporti matematici. Un opportuno uso della musica
poteva reintrodurre nell’uomo l’equilibrio turbato da emozioni, ripristinando il rapporto tra
macrocosmo e microcosmo.
La musica pratica non era considerata utile da essere tramandata, al contrario dei poemi epici,
poiché fondata sulla trasmissione orale di tecniche e repertori utilizzati nella tradizione.

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