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Introduzione
Nel mio piccolo pezzo vorrei partire dall’ etimologia del termine comunicazione e
menzionare alcune sue definizioni. Questo mi sembra importante, dato che nella mia lingua
madre la parola comunicazione corrisponde alle due aree semantiche diverse: una riguarda il
processo “di scambio di sapere e di emozioni tra due o più persone” (Borello 2007: 3),
mentre l’altra si riferisce al trasporto. Molto spesso dunque i miei amici polacchi mi
domandano, confusi: “Ma a cosa serve studiare il trasporto pubblico da un sacerdote?!”
Alla fine vorrei condividere la propria esperienza riguardo alla comparsa dei nuovi
strumenti della comunicazione di massa.
Gli studiosi anglosassoni richiamano l’attenzione alla difficoltà nel definire la parola
comunicazione. Theodore Clevenger osserva:
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più sovraccaricati [overworked – M.J.] nella lingua inglese” (Littlejohn
2017: 4).
Frank Dance aggiunge: “Cerchiamo di far fare al concetto della comunicazione troppo
lavoro per noi” (Dance 1970: 210).
Comunicare viene dal latino communis, cioè “mettere in ordine”, “rendere partecipi”.
Sono due, quindi, le caratteristiche principali della comunicazione: (1) si partecipa allo
scambio comunicativo e (2) quello chi riceve, può anche trasmettere a sua volta (Cfr. Borello
2007: 3).
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Insieme dei mezzi per far conoscere, diffondere e divulgare messaggi
significativi, carichi di valori diversi, a un pubblico anonimo, indifferenziato
e disperso, e anche le tecniche con le quali gruppi specializzati elaborano e
diffondono informazioni, messaggi, segni e simboli, nonché le informazioni
e i messaggi stessi (treccani.it).
Nonostante la diffusione della stampa, nei secoli XVI-XIX una forma di comunicazione
personale prevalente sia stata quella epistolare. Fino al XIX secolo (l’invenzione della
macchina a vapore) si basava sul trasporto a cavallo, fu quindi estremamente lenta. La
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comunicazione transoceanica fu ancora più inefficace (se applichiamo la misura
contemporanea).
Già nella seconda parte del XVIII secolo migliaia e migliaia di chilometri di cavi elettrici
attraversano mari e monti, arrivando perfino in Australia. Grazie al collegamento dei diversi
continenti, “per la prima volta comincia ad entrare nella cultura del cittadino comune la
nozione del mondo” (Petricone 2020: 180).
L’invenzione della telefonia mobile nel 1947 (Cfr. wikipedia.it) ha messo in scena uno
strumento di comunicazione che fino ad oggi si prolifera, lasciando indietro la telefonia fissa.
Come prevede Petricone,
Come è stato già menzionato, con l’avvento del XXI è stato l’Internet ad essere il
mezzo di comunicazione di massa più importante. Nonostante la sua invenzione risalga alla
seconda metà del secolo precedente, l’esplosione del numero degli utenti web avviene nei
primi decenni del XXI secolo e ancora non è un processo chiuso. In tanti Paesi la rete Internet
si sta sviluppando molto rapidamente (Cfr. wikipedia.it).
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Riferimenti personali
Quando ero piccolo, passavo almeno un mese delle mie vacanze estive (in Polonia
durano 2 mesi) da mia nonna. Abitava nel piccolissimo paesino composto da una decina di
famiglie. Siccome la linea fissa del telefono non era ancora moto diffusa in tali posti, l’unico
apparecchio telefonico si trovava nella casa di un capovilaggio. Ricordo perfettamente
quando sempre il martedì insieme con mia nonna andavamo dal capovilaggio e alle 19
aspettavamo una telefonata dai miei genitori. Finita la conversazione, la nonna pagava al
capovilaggio per il servizio. La diffusione della linea fissa è arrivata solo dopo qualche anno,
quando io già non avevo frequentato la nonna così spesso.
Il secondo ricordo – il nostro primo computer, che i miei genitori ci hanno regalati nel
1997. Ovviamente, ancora senza la connessione Internet. Per i primi anni il computer serviva
ai mei fratelli e a me per giocare (FIFA) e per imparare le lingue (mio padre ci ha comprato
una CD con un’applicazione per imparare tedesco ed inglese). L’Internet è arrivato circa
quattro anni dopo. Adesso l’Internet a casa nostra è indispensabile.
Il terzo ricordo: il mio primo cellulare. Con lo schermo in bianco e nero, mi serviva per
giocare “lo Snake”: l’unico gioco disponibile. I miei genitori non avevano i loro cellulari; mio
padre lo avrebbe acquistato fra 20 (!) anni. Chiamavo quindi solo le mie sorelle, i miei fratelli
e alcuni miei amici. Poi è arrivato il cellulare con lo schermo a colori, e poi – il touch screen.
***
Da adolescente e poi, da studente, passavo ore e ore scrivendo i messaggi sul mio
telefonino e navigando l’Internet. Adesso sto usando uno smartphone che combina due
queste cose. E mi da la nausea quando vedo sullo schermo “40 messaggi non letti”…
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Bibliografia
Libri e articoli
BORELLO, ENRICO e MANNORI, SILVIA (2007) Teoria e tecnica delle comunicazioni di massa. Firenze:
Firenze University Press.
CARROGGIO, MARC e MASTROIANNI, BRUNO e GAGLIARDI, FRANCESCO (2012) La relazione con i media.
Roma: Aracne.
DANCE, FRANK (1970) “The ‘Concept’ of Communication”, in: Journal of Communication 20, 201-210.
LITTLEJOHN, STEPHEN e FOSS, KAREN e OETZEL, JOHN (201711) Theories of Human Communication. Long
Grove: Waveland Press.
Fonti digitali