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Commento sulla “Ricerca sull’emergenza del

Coronavirus o COVID 19, presso la


popolazione della PUSC dal 9 marzo ad
oggi”

La nostra ricerca è stata svolta presso la popolazione della Pontificia Università della Santa
Croce a Roma. Essa conta circa 1700-1800 persone. Il numero delle risposte pari a 175 (a parte un
caso speciale), abbiamo quindi raggiunto i 10% della popolazione (condizionatamente al numero
dell’intera popolazione sono tra i 9,7% e i 10,3%). Questo significa che nel campo della statistica il
nostro sondaggio rispecchia in modo fedele tutta la popolazione della PUSC.

L’inchiesta è composta dalle 10 domande seguenti:

1 Sei rimasto a Roma? 


2 Com'è cambiata la tua vita durante l'emergenza di Coronavirus? 
3  Sei stato contagiato dal Virus?
4 Hai avuto contagi in famiglia o tra amici e colleghi?
5 Di quale genere sessuale sei?
6 Quanti anni hai?
7 Quale è la tua occupazione alla PUSC?
8 Quale aree della tua vita hanno subito più cambiamenti?* (Puoi scegliere più risposte)  
9 Durante questo periodo hai potuto svolgere comunque la tua attività?
10 Vuoi aggiungere tue considerazioni personali su questo periodo della tua vita?

Con lo scopo di chiarezza e brevità alcune domande sono analizzate insieme.

Domande 5,6,7: genere sessuale, età, occupazione

I 82,9% delle riposte sono state fornite dai maschi, mentre i 17,1% dalle femmine. Le
struttura del genere sessuale tra la popolazione universitaria è simile, il che rafforza la qualità
statistica della ricerca.

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Anche la domanda sull’età rispecchia bene la struttura demografica della PUSC: Tra 175
risposte i 53,7% provengono dal gruppo di 20 – 35 anni, i 30,3% sono le risposte del gruppo di 35-50
anni e i 16% delle risposte sono stati forniti dalle persone di 50 o più anni.

I 76,6% sono le risposte degli studenti. Il secondo gruppo più rappresentato sono gli
professori (con i 11,45%). Il terzo gruppo significativo è il personale amministrativo (con 9,1%). Gli
altri 2,85% sono le risposte del personale tecnico, bibliotecario o l’atro personale che non è
compreso nelle suddette categorie. Anche in questa domanda che riguardava la occupazione è stata
mantenuta la proporzionalità.

Domanda 1: residenza corrente

La prima domanda (sempre con 175 risposte) è una dei più interessanti, perché il luogo della
residenza corrente sicuramente ha influenzato le risposte alle altre domande.

La stragrande maggioranza degli intervistati è rimasta a Roma (i 86,3%). Sono invece i 13,7%
che sono tornati nei loro paesi. Quello significa che tante risposte si inseriscono in un contesto
italiano.

Domande 3 e 4: contagi

Nella domanda 3 si chiedeva se la persona intervistata era stata contagiata dal COVID-19,
mentre nella domanda 4 si chiedeva se la persona intervistata aveva avuto i contagi in famiglia o tra
amici e colleghi.

A causa dell’errore umano (uno dei moderatori dell’inchiesta ha scambiato la domanda per
facoltativa, tutti altri, invece, erano obbligatorie) solo 161 persone hanno risposto alla domanda 3.
C’erano tre risposte tra cui scegliere: Sì, No e NO. L’ultima possibilità è, di nuovo, dovuta all’errore di
uno dei moderatori che l’ha messa. Le risposte No e NO saranno considerate come un’unica risposta.

Nonostante manchino 14 risposte degli intervistati, tutte le risposte ricevute rispecchiano


circa 10% della popolazione universitaria nell’ipotesi che essa conti 1700-1800 membri (si tratta,
quindi, di un campione tra 9,47% e 8,95% della popolazione).

Analizzando le riposte si vede che la stragrande maggioranza delle persone intervistate non
sono state contagiate dal Coronavirus. Solo il 1,3% ha risposto di sì, mentre i 98,7% hanno indicato
No/NO.

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La situazione cambia nella domanda 4. I 33,7% degli intervistati hanno avuto contagi in
famiglia o tra gli amici e colleghi. Sebbene la maggioranza (i 66,3%) non abbia avuto tale esperienza, i
numeri cambiano notevolmente. Questo significa che un terzo della popolazione universitaria è a
conoscenza della questione del virus che viene dai rapporti personali.

Domande 2 e 8: cambiamenti

Le domande 2 e 8 riguardavano i cambiamenti nella vita quotidiana sperimentate dagli


intervistati. Abbiamo ricevuto 175 risposte.

La domanda 2 era più generica: i rispondenti sono stati chiesti di valutare il livello generale di
com’era cambiata la loro vita. Solo i 5,7% hanno risposto: “pochissimo” e i 10,3% hanno risposto:
“poco”. La maggioranza ha optato per le risposte “in media”, e “tanto”: rispettivamente i 32,6% e i
33,1%. I 18,3% hanno segnato la risposta “tantissimo”. Le risposte, quindi, non si sono distribuite
equamente: solo i 16% non ha subito i cambiamenti della vita significativi, mentre i 84% ammettono
che la loro vita è cambiata notevolmente.

Nella domanda 8 gli intervistati hanno dovuto scegliere le aree della loro vita che hanno
subito più cambiamenti. Hanno potuto scegliere più di una risposta. Dato che si poteva inserire anche
la propria risposta, abbiamo ricevuto 21 risposte diverse, da cui sono tre con più voti. Per i 62,9% è
l’area personale a subire i cambiamenti più significativi. Anche più di metà dei rispondenti (i 55,4%)
hanno optato per l’area professionale. La terza area con più risposte è la vita familiare (i 29,1%). Le
altre risposte sono state inserite dagli intervistati stessi e tutti rappresentano il 0,6% delle risposte.
Alcune sono molto simili alle tre risposte già date. Comunque si può raggrupparne in modo seguente:

Risposta % Simile a:
“Academica”, “Di studente” 3% L’area professionale
“academic life”, “la qualità di
studio”, “Studio”
“Pastorale”, “Apostolica”, 2,4% L’area professionale
“Pastorale”, “liturgica”
“Attività formative e sociali”, 1,8% L’area familiare
“Relazione interpersonale”,
“relazioni con amici e parenti”
[senza i caratteri] 1,8% -
“Religiosa”, “Spirituale” 1,2% L’area personale
“la vita personale” 0,6% L’area personale

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Dunque, si potrebbero sommare le due prime righe con l’area professionale, ottenendo i
60,8% delle risposte. All’area familiare si aggiunge la terza riga, che dà i 30,9%. Con la quinta riga il
numero delle risposte che riguardano la vita personale aumenta a 63,5%.

L’analisi delle risposte a queste due domande mostra la natura dell’impatto che ha il virus
sulle vite della popolazione della PUSC. La maggioranza degli intervistati sta affrontando il periodo
dei gravi cambiamenti della vita personale. L’interessante sarebbe domandarne più specificamente.

D’altro canto una cosa che può sorprendere e il numero relativamente basso che riguarda
l’area familiare. È saltato fuori che solo circa un terzo degli intervistati ritengono, che la loro
situazione famigliare è cambiata significativamente. Occorre ricordare che i 86,3% sono rimasti a
Roma. Molti di loro provengono dai diversi paesi e adesso sono privi del contatto personale con le
loro famiglie. Magari è per questo che la pandemia non ha un grande impatto sulla loro vita familiare:
se c’è l’emergenza o meno, si comunicano con i parenti a distanza.

Domanda 9: l’attività quotidiana

I risultati di questa domanda si collega con l’ultima conclusione: i 86,9% degli intervistati
svolgono le loro attività normalmente, con il virus presente o meno. La minoranza, i 13,1%,
ammettono che non sono capaci di farlo.

Domanda 10: considerazioni personali

L’ultima è stata domanda libera. Abbiamo ricevuto 175 risposte. Più di 20 sono le risposte
brevi, tipo “No, grazie”, “No”, “Tutto bene”. Alcune domande contengono il carico emotivo forte
(“Fuck the system”, “My fellow students are also ‘double-edged.’ They show the delight in the class
but complains a lot in the group chat (pathetic!)”), alcune rivelano i sentimenti intimi (“I am trying to
battle against anxious disposition”). Tante domande contengono la riflessione sul disagio (“fa male a
la salute mentale”, “meno sport”) oppure noia che comporta la pandemia. Comunque nella parte
notevole delle risposte si parlava delle opportunità e cambiamenti positivi (“ho potuto trascorre più
tempo a casa con le mie figlie”, “un periodo che ho amato”, “ci si è potuti dedicare più alla
preghiera”, “Ho migliorato nella mia gestione del tempo”.

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*
Questo ci permette a inquadrare la nostra ricerca nella prospettiva molto ottimistica.
Nonostante l’emergenza coronavirus siamo capaci di svolgere la nostra vita quotidiana (com’è stato
mostrato nelle domande 1 e 9), subendo i cambiamenti significativi (domande 2 e 8) che non sempre
sono negativi (domanda 10).

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