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Papa Francesco invita i sacerdoti ad essere corraggiosi.

Lo fa durante la Messa
mattutina da Santa Marta, la seconda Messa in diretta streaming. Il “coraggio”. Questa
parola suona quasi come un antidoto per onnipresente paura. Perché tutti siamo almeno in
parte in preda alla paura del nostro nemico invisibile, il coronavirus.
Il Vaticano sta facendo tutto il possibile per gestire bene la crisi – perche c’è da dire
che infatti la Chiesa è uno degli attori più importanti nella panorama dei protagonisti
combattenti contro la pestilenza. Da un canto è un punto di riferimento per tanti fedeli in
cerca del senso di sicurezza, di conforto, o persino di qualche intervento divino. Dall’altro: le
chiese sono luoghi (relativamente) affollati, dove è molto facile trasmettere l’infezione.
Il Papa parla del coraggio. È vero che tutte le chiese nell’Italia sono chiuse, pertanto
non si sa in che modo l’auspicio de Santo Padre potrebbe diventare carne. Visitare i malati e
metterli in pericolo? Il governo ha messo tutti noi in quarantena e l’ha fatto mica per
facilitare i spostamenti dei preti che – data la natura del loro servizio – possono
semplicemente risultare positivi. Negli ultimi giorni il numero dei contagiati aumentava ad
una velocità folle – cira milecinquecento nuovi casi ieri e molto probabilmente la tendenza
continua. Senza il loro aiuto.
E dunque forse il vero coraggio sia stato prendere la decisione di sospendere le
messe? All’inizio si percepiva tramite le dichiarazioni della Chiesa che ad averla spinta a tale
decisione era la paura per essere accusata di diffondere il virus. Gran parte dei fedeli ha
avuto qualche problema nell’accettare questa linea d’azione. Fortunatamente (per gli esperti
PR vaticani) qualche giorno dopo quello che era il timore dell’ostracismo è diventato una
necessità. Ma ci ricorderemo sempre quelle domeniche quando la gente, nolens volens,
passava le chiese chiuse a chiave, dirigendosi direttamente al bar, affolato come se fosse
niente.
Le parole del Papa sembrano belle. Ma forse sarebbe meglio incoraggiare i preti a
restare a casa e supplicare Dio perché ponesse fine alla pestilenza. Inoltre si può confortare
la gente in tanti modi, e andare in giro per le case o gli ospedali durante la quarantena non è
uno che ne abbiamo bisogno.

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