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“ Sempre avevo bisogno di Cristo, perché lui


comprendeva la mia sofferenza”
Zbigniew Herbert

Zbigniew Herbert, nato nel 1924 a Leopoli, ha vissuto, specialmente durante la sua
giovinezza, una vita piena di avventure, ma in fin dei conti si potrebbe dire che fosse stato
creato più per una tranquilla esistenza divisa tra il museo e la biblioteca. Ci sono ancora
molte cose che non sappiamo bene della sua esistenza durante la guerra: fino a che punto
era coinvolto nella resistenza, e cosa ha passato durante l’occupazione. Sappiamo che veniva
dalla classe media, da una famiglia dell’intellighenzia, come si direbbe in Polonia. L’ordine
della sua giovane vita venne distrutto, per sempre, allo scoppio della guerra nel settembre
del 1939. Quando la guerra finì e Leopoli venne annessa al territorio dell’Unione Sovietica,
Herbert era fra le migliaia di giovani che vivevano sospesi, tentando di imparare, di studiare,
nascondendo la loro attività nella cospirazione, attuale o passata. Si può dire senza dubbio
che Herbert quelli anni li ha sfruttati bene, acquisendo una profonda educazione classica.

Il suo rapporto privilegiato con il mondo classico non è certo un'eccezione nel
panorama letterario del XX secolo. Sono numerosissimi gli scrittori che ne condividono
l’amore per l’antichità, anche come reazione all’esperienza della seconda guerra mondiale,
che aveva distrutto ogni certezza, spingendo gli artisti a cercare rifugio nell’antico, un
passato imprescindibile dal presente e non concluso in se stesso, ma ancora in grado di
produrre idee e nuovo pensiero.

Ma per lo scopo di questo saggio è più importante domandare se Herbert fosse un


uomo che voleva trasmettere i valori cristiani ovvero, semplicemente, se fosse cattolico. La
domanda difficile, dato che tutta la poesia di questo autore è un grande “exodus” dal
copione. Certamente aveva la sua relazione personale con Dio, ma nello stesso tempo aveva
dei problemi con accettare la Chiesa come l’istituzione voluta dallo stesso Signore.
Nonostante questo, si vede che il suo pensiero sta evoluendo: nella Omelia (volume Rovigo)
è ancora scettico: “Certo padre lei non mi seppellirà in terra consacrata“, ma poi, alla fine
della sua vita, avrebbe chiamato il sacerdote e gli avrebbe detto: “Sempre avevo bisogno di
Cristo, perché lui comprendeva la mia sofferenza”.
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La relazione con Dio (non sempre identificato come Dio-Jahwe o Dio-Cristo) è


presente in quasi tutte le poesie di Herbert. Che la sua intenzione sia stato propagare la fede
o difenderla? Sicuramente aveva l’intenzione di propagare i valori, le virtù che originano nel
mondo judeo-cristiano. Si potrebbe constatare che il suo impegno nel parlare della fede era
molto spesso “indiretto”. Attraverso l’utilizzo delle storie bibliche, dei personaggi cristiani,
ma anche quelli mitologici, Herbert ci confrontava con il vero Dio.

Nella sua biografia c’è un episodio particolarmente interessante, raccontato da


Herbert come un aneddoto. Una volta il suo amico Julian Przyboś, anche un grande poeta
polacco, gli chiese: “Tu, Zbigniew, sei credente?” Herbert non seppe dirlo, cercò di aggirare
la risposta, ma alla fine disse: “Sì”. “E fu proprio quel istante in cui cominciai a credere” –
disse dopo tanti anni. Il suo interlocutore Julian commentò allora: “Tu, un intellettuale, crede
in quel schiavo crocifisso?”. Herbert spiegò alla fine: “Più Julian mi disgustava e
bestemmiava, più mi rafforzavo nella mia fede”.

Non potevo decidermi quale poesia di Zbigniew Herbert scegliere come esempio dei
suoi discorsi sulla fede e metafisica. Raramente utilizza tante figure retoriche, quindi
individuarne un paio non sarebbe il lavoro sufficiente. Mentre analizzare profondamente il
suo pensiero, il mischiarsi dei mondi classico e cristiano, ci porterebbe a ben oltre cinque
pagine. Alla fine ho deciso di scegliere il poema Tommaso, raccolto nel volume L’epilogo
della tempesta.

Tommaso

Qui hanno appoggiato la lama sul corpo


proprio qui
e hanno spinto
e c’è un ricordo
che urla in tutte le lingue del pesce
– la ferita –

Il viso concentrato
i solchi sulla fronte
la luce bluastra del mattino
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fredda e avversa

La mano del Maestro


guida dall’alto
l’indice di Tommaso

dunque è permesso il dubbio


consentita la domanda
dunque vale qualcosa la fronte
corrugata di Leonardo
le mani impazienti
invocate in aiuto

Questa poesia Herbert la dedicò a Józef Życiński, l’arcivescovo di Lublino. Życiński fu


un personaggio molto noto nel firmamento dei vescovi polacchi, ma allo stesso tempo le sue
riflessioni non erano molto condivise dagli altri pastori. Il filosofo della natura e grande
intellettualista, spesso “guardava oltre”, cercava il dialogo, gli piaceva incontrarsi con le
persone non credenti o non cattolici e discutere sulla fede. Il solo fatto che Herbert dedicava
il Tommaso a Życiński, ha un gran valore apologetico e polemico.

È interessante vedere, come Herbert utilizza il motivo del dubbio di San Tommaso.
Non si riferisce direttamente al Vangelo, ma comincia con guardare il famoso quadro di
Caravaggio (che oggi si trova a Sanssoussi vicino a Berlino). Da questo fatto si può trarre due
conclusioni che sono molto significative per tutto lo stile di Herbert.

Per primo, il poeta sempre “guarda”, e poi “vede” il mondo che non è lineare o
armonico. Nelle sue poesie Herbert usa le antinomie spessissimo. Il suo viso taglia la realtà
per mettere alla luce cose che normalmente non si sarebbero viste. Per chi conosce un po’ le
opere di Herbert, l’accuratezza (“qui”, “proprio qui”) con la quale comincia il poema
Tommaso, e già un segnale che la vivisezione della realtà sta per cominciare. Questo
atteggiamento, questo stile di pensare è molto “digeribile” per le perone che stanno
cercando le risposte su Dio e sulla fede. Herbert è molto “onesto” nel suo sguardo. Non
presume mai a priori, e quando si legge qualche sua poesia per la prima volta, non si sa mai,
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se le sue osservazioni saranno contro o a favore delle nostre convinzioni. Ecco perché
Herbert è così persuasivo.

Per secondo, Zbigniew Herbert raramente tocca il tema di fede in modo diretto.
Molto più spesso la sua riflessione religiosa va a pari passo con il pensiero classico. Il
personaggio biblico spesso si incontra con i protagonisti dei miti greci e romani. La fede è
preceduta, è annunciata dall’arte. Grazie a questo modus operandi le poesie di Herbert
possono essere comprese da tante persone fuori della Chiesa. Leggendo Herbert, ognuno si
sente come se fosse “a casa”, basta che conosca il mondo occidentale, basta che sia
familiare con l’eredità di Atene, Roma o Gerusalemme.

Torniamo al testo del Tommaso. Herbert guarda attentamente “il ricordo”, cioè “la
ferita” inflitta a Gesù crocifisso. Utilizza qua una metafora bizzarra: la ferita “urla in tutte le
lingue del pesce”. Essa può essere classificata come realizzazione della barocca coincidentia
oppositum, la figura spesso utilizzata nei contesti mitici. Di nuovo, il mondo cristiano si
mischia con quello classico.

Sicuramente “la ferita” non si riferisce solo a Gesù. Herbert guarda anche la sua
propria ferita, dialoga con Signore e gli racconta la sua sofferenza. Gli ultimi anni della sua
vita erano segnate della grande malattia. Herbert patisce e guarda la ferita come Narcisio
guardava l’acqua calma in un altro famoso quadro di Caravaggio. Il pesce urlante può anche
condurci sul sentiero dell’esperienza cristiana universale – tutti i pesci catturati nella rete del
Cristianesimo condividono le stesse sofferenze. Il pezzo suddetto è una vera fenomenologia
della ferita.

La parte seguente descrive San Tommaso: “viso concentrato” (di nuovo: il senso della
vista!), “i solchi sulla fronte”… Queste descrizioni introducono il tema del dubbio. La faccia di
San Tommaso non è la faccia di un uomo prevenuto, di un uomo strafottente o arrogante,
che ancora prima di sperimentare qualcosa, già sa la risposta. Il dubbio di San Tommaso è
vero, e onesto, e il dubbio di tantissime persone nel mondo che non conoscono bene il Cristo
e vorrebbero onestamente conoscerlo, anche se l’inizio della loro ricerca (“la luce del
mattino”) può essere “fredda e avversa”. Questa freddezza e avversità possono essere segni
del metodo empirico. Herbert spesso descriveva gli apostoli come gente comune, senza
capacità di comprensione astrattiva, che ogni giorno si sforza di comprendere la Parola
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incomprensibile. Il suo Tommaso è diverso – vuole comprendere davvero, tenta di non


essere ingannato. La sua tentazione è fredda, sterile da laboratorio, si allontana dai colori
caldi, di terra, dell’originale di Caravaggio. Herbert cambia la messa in scena e rinuncia al
chiaroscuro caravaggesco per ottenere la massima onestà.

La mano del Maestro che guida le dita di San Tommaso è un gesto di approvazione, è
un invito al dialogo, un segno di accoglienza. Sembra che questo gesto qua sia per Herbert
molto importante. Nelle sue poesie precedenti scriveva sul “Logos silenzioso”, su Dio che
non vuole mischiarsi nel mondo degli uomini. Il poeta non era certo se il suo atteggiamento,
le sue esplorazioni del tema della fede venissero accettati. Adesso ne è convinto, il che si
spiega nell’acclamazione centrale: quasi sentiamo con proprie orecchie il sospiro di sollievo
con il quale io lirico dice: “dunque è permesso il dubbio!” “Consentita la domanda!” Dopo
tanti anni l’arcivescovo Życiński scriverà, riportando ancora una volta il testo del Tommaso:
“Non solo è permesso il dubbio, ma il dubbio è benedetto. A volte si deve toccare la ferita
per essere più vicini al senso di vita” (Klich, 74).

Alla fine del poema Herbert torna nel mondo dell’arte. Leonardo da Vinci compare
nelle tante sue opere. È un sinonimo della ricerca continua che non si soddisfa mai. Anche la
sue fronte è solcata (sembra che sia un’allusione al famoso autoritratto di Torino), come la
fronte di Tommaso. Entrambi dubitano, entrambi vogliono con la massima diligenza empirica
arrivare alla verità – è vero questo Gesù? La ferita veramente appartiene al Risorto? Dubium
scientiae initium, come dice la regola cartesiana.

“Le mani impazienti”, senza sosta “invocate in aiuto”, chiudono il poema. Come se i
dubbi prendessero ancora il sopravvento. In una versione di Tommaso (ne ha scritto tre)
Herbert aggiunge alla fine: “Vinci”. Sicuramente fa un riferimento al paese dove nacque
Leonardo, ma anche sembra di voler dire: ho vinto dei dubbi!

Con questi cambiamenti leggeri – una volta i dubbi ci sono, l’altra volta sono dissipati
– Herbert trasmette una verità universale: i dubbi sempre ci saranno, fino alla fine. E quindi
quelli, che non vedono, ma credono, sono davvero beati.

Il poema Tommaso è un buon esempio del “metodo herbertiano”: nella sua poesia
più che affermazioni esplicite, si può trovare i semina verbi, le modeste indicazioni che
invitano il lettore a confrontarsi con il mistero di Dio. Herbert è sicuramente uno dei poeti
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polacchi moderni più celebri. Le sue opere sono state tradotte in varie lingue. Ho controllato
alcuni commenti sulle pagine delle librerie italiane che offrono la vendita dei volumi con la
sua poesia. I commenti sono sempre positivi. La gente apprezza il milieu classico di Herbert,
intrecciato con la tradizione judeo-cristiana. Penso che in questa “accessibilità” si trova la
forza persuasiva e apologetica di lui.

Bibliografia:

[Senza autore], Gąszcz srebrnych liści, Gąszcz srebrnych liści_DRUK_0.pdf (kk-nowy-


napis.s3.eu-central-1.amazonaws.com)

[Senza autore], Zbigniew Herbert, Herbert-wloski (unive.it).

Battistini Eleonora, Mito e cultura classica nell’opera di Zbigniew Herbert, 79619722.pdf


(core.ac.uk).

Anedda Anna, Zbigniew Herbert, la pianura fredda tra le parole,


(https://www.alfabeta2.it/2016/11/20/zbigniew-herbert/), «Alfabeta2», 20
novembre 2016.

Klich, Aleksandra, Świat musi mieć sens, Otwarte, Warszawa 2018.

Mikołajczak Małgorzata, Pomiędzy końcem i apokalipsą: O wyobraźni poetyckiej Zbigniewa


Herberta, Wydawnictwo UMK, Toruń 2013.

Starownik Agata, W Niebie na Ziemi Święci w poezji Zbigniewa Herberta w kontekście


tradycji chrześcijańskiej, Starownik.A.W_Niebie_na_Ziemi.pdf (uph.edu.pl).

Wesołowska Anna, „Proszę księdza – ja naprawdę Go szukałem”. Religijne rozterki w poezji


Zbigniewa Herberta, Konteksty Kultury_4_2015_436-450.pdf.

Zawadzki Arnold, Poetyckie przesłanie Zbigniewa Herberta i problem jego chrześcijańskiej


proweniencji, 23(2014-4)-Arnold-Zawadzki-Poetyckie-przeslanie-Zbigniewa-
Herberta.pdf.

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