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Il processo di ricontadinizzazione e le

marginalità rurali

Una soluzione la cooperazione di comunità

Una IDEA progetto

Antonio Memoli
UPSL Arcidiocesi Salerno-Campagna Acerno
IVO - Consulenza di Direzione
CRATOS
Una proposta di
comunità rurale per il
nostro territorio

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Cosa è CRATOS ?

Un cluster di coltivazione, prima


trasformazione e commercializzazione
di piante aromatiche e officinali su
terreni marginali

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CRATOS
cluster di coltivazione di piante aromatiche e officinali

Creare una cooperativa di comunità di


azienda agricole, associazioni agrarie, pal,
professionisti e ricercatori per un cluster di
sviluppo ed innovazione della produzione di
aromatiche.

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CRATOS
cluster di coltivazione di piante aromatiche e officinali

Obiettivi e Finalità
□ Migliorare la competitività dei produttori primari integrandoli meglio nella
filiera agroalimentare attraverso i regimi di qualità, la creazione di un valore
aggiunto per i prodotti agricoli, la promozione dei prodotti nei mercati locali,
le filiere corte.
□ Preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi connessi all’agricoltura
□ Favorire l'approvvigionamento e l'utilizzo dei sottoprodotti, materiali di scarto
e residui e altre materie grezze non alimentari ai fini della bioeconomia
□ Favorire la diversificazione, la creazione e lo sviluppo di piccole imprese
nonché dell'occupazione.

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La bella armonia

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Cooperazione

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COS’È
“Una cooperativa è un’associazione autonoma di
persone riunite volontariamente per soddisfare i
loro bisogni e aspirazioni economiche, sociali e
culturali, attraverso un’impresa di priorità
comune, democraticamente controllata.”
Definizione dell’ICA - International Cooperative Alliance

La cooperativa è un’impresa che si caratterizza per


lo scambio mutualistico. L’obiettivo, infatti, è
offrire migliori condizioni per i soci rispetto a
quelle presenti sul mercato.

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Una cooperativa, a seconda dello scambio
mutualistico, può essere:

DI LAVORO
DI CONSUMO / UTENZA
DI CONFERIMENTO

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La cooperativa, al fine di favorire la continuità nel
tempo, lo sviluppo e le generazioni fture, opera
secondo un modello organizzativo democratico e
non speculativo:

GLI UTILI VENGONO REINVESTITI


NELL’IMPREA

IL PATRIMONIO NON È DIVISIBILE

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CARATTERISTICHE
FORMA DI IMPREA
La cooperativa è un’impresa costituita da almeno 3 soci e
può avere la forma della s.r.l o della s.p.a.

PERSONE AL CENTRO
La cooperativa è un’impresa che mette al centro le persone.
Remunera l’impegno del socio nell’impresa e non il suo
capitale.

UN’IMPREA DEMOCRATICA
La cooperativa è controllata dai suoi soci, che esprimono il
proprio voo in assemblea secondo il principio “una testa, un
voto” e non in base alle quote di capitale possedute.

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LA PORTA APERTA
Non è previsto un capitale sociale minimo. Il capitale è
variabile, ogni socio può uscire quando vuole,
senza che vi sia necessità di modificare l’atto costitutivo: è
sufficiente la registrazione nel libro soci.
LA MUTUALITÀ
Lo scambio mutualistico è l’essenza della cooperativa, si
realizza tra soci e cooperativa e comporta
vantaggi e obblighi reciproci. La mutualità può avere forme
diverse: vantaggi, benefit o migliori
condizioni.
IL RISTORNO: LA MUTUALITÀ IN CONCRETO
È un vantaggio che viene riconosciuto solo ai soci. Viene
calcolato in proporzione alla quantità e
qualità degli scambi avuti con la cooperativa.
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CAPITALE SOCIALE
Per costituire un’impresa cooperativa non è previsto alcun
capitale sociale “minimo”.

Minimo 3 soci

Ogni socio deve sotoscrivere una quota/azione il cui valore


minimo è di 25 euro e massimo è di 500 euro

La partecipazione massima del singolo socio al capitale


della società è di 100.000 euro*
* Il valore massimo delle quote o azioni che un singolo
socio può avere
Lo statuto stabilisce i requisiti e la procedura di
ammissione dei soci, secondo criteri non discriminatori.
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PATRIMONIO
Nelle cooperative, il patrimonio è indivisibile, cioè non può
essere
ripartito tra i soci, neanche in caso di scioglimento della
cooperativa. In
tal caso, infatti, il patrimonio viene devoluto al fondo
mutualistico per
la promozione cooperativa.

INTERGENERAZIONALITÀ
La cooperativa è un’impresa cosiddetta intergenerazionale,
in quantosopravvive ai soci fondatori e per sua natura
favorisce il ricambio ela staffetta con le nuove generazioni.

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INTERGENERAZIONALITÀ
Questa caratteristica si basa su alcune peculiarità:

L’indivisibilità del patrimonio

Il reimpiego degli utili nell’impresa

Il principio della “porta aperta”

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L’indivisibilità del patrimonio, anche in caso di
scioglimento, garantisce dall’eventualità che i soci possano
liquidare la società per dividersi il patrimonio. Questa
norma fa sì che l’impresa sopravviva ai suoi
fondatori (ecco perché molte cooperative hanno oltre cento
anni di storia).
Impiegare gli utili in impresa significa darle un fturo,
investire per far crescere la società, rendendola più forte e
strutturata.

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La “porta aperta” garantisce da discriminazioni o chiusure
che i soci possano attuare per evitare l’ingresso di nuovi
soci nella cooperativa. Considerando il basso valore della
quoa di capitale che un socio deve sotoscrivere, quello
economico non rappresenta un ostacolo all’ingresso dei
giovani nell’impresa.

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Queste condizioni rendono l’impresa cooperativa
un’impresa sostenibile e attenta alle opportunità delle
generazioni future.

“Lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che garantisce i


bisogni delle generazioni attuali senza compromettere la
possibilità che le generazioni fture riescano a
soddisfare i propri.”
Definizione di sviluppo sostenibile

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CHE COS’È UNA COOPERATIVA DI COMUNITÀ
Reale coinvolgimento nella gestione dei beni comuni.

La Cooperativa di Comunità, per essere considerata tale,


deve avere come esplicito obiettivo, quello di produrre
vantaggi a favore di una comunità alla quale i soci
appartengono o che eleggono come propria.
Questo obiettivo deve essere perseguito attraverso la
produzione di beni e servizi che incidano in modo stabile e
duraturo sulla qualità della vita sociale ed economica della
comunità. Non contano dunque la tipologia della
cooperativa (di lavoro, di utenza, sociale, mista, ecc.) o
la tipologia delle attività svolte, quanto piuttosto la finalità
di valorizzare la comunità di riferimento.

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Le Cooperative di Comunità devono riconoscere la
centralità del capitale umano, il che significa impostare
modelli organizzativi e gestionali che favoriscano la
partecipazione dei soci e dei membri della comunità. Sono
esperienze che valorizzano la cittadinanza attiva, la
sussidiarietà, la gestione dei beni comuni e la solidarietà.

Ogni cooperativa è unica e inimitabile nel suo genere, per


dimensioni,obiettivi e attività, perché diverse e uniche sono
le peculiarità della comunità, diversi i bisogni e le modalità
di risposta che affondando le proprie radici nella storia e
nei modi di essere di quella specifica comunità.

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La cooperativa può e deve essere intersettoriale, deve
fnzionare come una rete, perché così fnziona una comunità,
ricercando sempre un
miglioramento della qualità della vita, attraverso un uso
responsabil di tutte le risorse.
Alcune caratteristiche comuni devono però essere
sempre individuabili:

Un interesse generale
Una comunità di riferimento identificabile e partecipativa
La rilevanza economica dell’attività
Una rete di soggetti coinvolti

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La Cooperativa di Comunità è dunque uno strumento
attraverso il quale le persone, le imprese, le associazioni e
gli enti locali possono costruire risposte ai propri bisogni o
far crescere idee e progetti per migliorare
la qualità della vita delle persone e della comunità nel suo
complesso.

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La Cooperativa di Comunità è un modello di aggregazione
sociale in grado di costruire risposte condivise dai cittadini
ai bisogni collettivi, in quanto strumento di coesione della
comunità stessa, in cui ogni socio e cittadino mette a
disposizione la propria creatività, le proprie
capacità, il proprio saper fare, per rispondere, in termini di
servizi, ai fabbisogni emergenti in relazione al welfare, allo
sviluppo sostenibile, al miglioramento della qualità della
vita e del contesto ambientale e sociale locale.

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La Cooperativa di Comunità costituisce un progetto
condiviso, pensato da tutti, o almeno da tanti, che valorizza
e rafforza il capitale relazionale, facilitando l’azione
coordinata degli individui (Robert D. Putnam,
1993) e instaurando nuovi rapporti di fiducia e reciprocità,
non solo fra i soci, ma fra questi e la cittadinanza
destinataria dei servizi e dei progetti elaborati nel
“laboratorio di comunità”, dove i cittadini/soci identificano
insieme i bisogni, elaborano le idee e costruiscono
un percorso di risposta, coerente con le risorse disponibili
in termini umani, finanziari, organizzativi ed istituzionali.

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La Cooperativa di Comunità concretizza la governance della
sussidiarietà orizzontale aperta e trasparente in cui il capitale
sociale locale possa dispiegarsi e contribuire al cambiamento ed
al miglioramento di tutti.

Realizzare una Cooperativa di Comunità contribuisce a creare un


coordinamento stabile delle diverse possibili attività della
cittadinanza solidale, può creare nel tempo nuovi posti di lavoro,
rafforza o reintroduce servizi alla comunità oggi non più
sostenibili (soprattutto nei piccoli comuni) valorizza il ruolo
dell’associazionismo e delle banche del tempo, accoglie con
gratitudine le istanze e la creatività delle donne
e dei giovani e l’esperienza delle persone anziane, in sostanza
crea una intrapresa sociale di comunità.

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Il capitale relazionale di una comunità, infine, diviene il
contesto ideale dove sprigionare il capitale territoriale,
valorizzando il capitale naturale, culturale e cognitivo, l’energia
sociale della popolazione locale e dei potenziali residenti, i
legami di fiducia e di rispetto degli altri, il saperfare locale.
Mantenere viva, attiva, coesa e solidale la comunità
locale e mettere a valore le energie da essa costantemente
prodote, rappresentano il fine ultimo, il senso, di una
Cooperativa di Comunità.

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GLI AMBITI TERRITORIALI

I PICCOLI COMUNI
La nascita di una Cooperativa di Comunità trae forza dalla volontà di
migliorare la qualità della vita e in alcuni casi di reagire al declino.
Valorizzare il proprio patrimonio e trasformarlo in occasione di sviluppo
economico e di occupazione, far rivivere i servizi essenziali, rompere
l’isolamento e dare una prospettiva alla comunità.

In Italia ci sono 5.683 comuni con meno di 5.000 abitanti (pari al


70,2% del toale), nei quali vivono complessivamente oltre 10 milioni
di persone (il 17% della popolazione). Le principali caratteristiche:

Centri di dimensioni ridotte

Contesti territoriali disagiati

Scarsi collegamenti con le reti infrastrutturali

Difficoltà di accesso

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Nelle aree interne poi, i vincoli di bilancio mettono a rischio
i servizi essenziali e, unitamente alla toale assenza di
investimenti privati per mancanza di remuneratività, è
sempre più realistico uno sgretolamento
sociale, con un peggioramento delle condizioni di vita e
conseguente spopolamento di intere aree del territorio
nazionale.

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La Cooperativa di Comunità può essere lo
strumento utile a rigenerare
i territori e a favorire la partecipazione delle
persone nella costruzione
del futuro della propria comunità.

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AGRICOLTURA

La cooperazione costituisce oggi una grossa fetta della


produzione agroalimentare e ittica del nostro paese. Allo
stesso tempo, forte è il legame con lo sviluppo di altri
settori e altri mercati: i prodotti agroalimentari e della
pesca rappresentano un forte attrattore turistico e un
elemento importante dell’offerta turistico-culturale. Esi
evidenziano, più di altri tipi di prodoti, il legame con il
territorio e le sue caratteristiche, il connubio con la cultura,
le tradizioni, la storia di una comunità.

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Spesso sulle produzioni locali si costruisce l’identità di una
comunità e delle persone che la vivono. Comunità e
produzione agroalimentare trovano un legame che ben si
presta ad essere valorizzato attraverso l’auto-
organizzazione di cittadini. Questi ultimi individueranno
facilmente, tra le risorse sotoutilizzate del territorio in cui la
comunità vive, un prodoto dell’agricoltura locale o una
pratica di produzione, che può diventare moore di
un’imprenditorialità diffusa.

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I cambiamenti nei consumi alimentari e una sempre
maggiore attenzione delle persone alla propria
alimentazione guidano la scelta verso prodoti di qualità,
naturali, spesso biologici, e con una chiara identificazione
territoriale. L’esperienza alimentare dei consumatori più
consapevoli, inoltre, si arricchisce di elementi “cognitivi”,
culturali, valoriali ed etici connessi al prodoto che consuma.

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Allo stesso tempo, alcune sfide che il settore agroalimentare
si trova ad affrontare negli ultimi anni incontrano una
possibilità di risposta nello strumento delle Cooperative di
Comunità:
- Le dimensioni e l’aggregazione: una comunità che si
organizza intorno alle proprie produzioni e alla possibilità
di valorizzarne le peculiarità e l’attrattività, ha in sé
l’opportunità di puntare sulla forza dell’aggregazione, che
rende praticabili mercati e canali più ampi, e rafforza le
capacità competitive.

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- L’innovazione: la comunità diventa luogo di incontro di
competenze e applicazioni (dalla tecnologia e la
comunicazione che accorciano le filiere e valorizzano la
qualità, alle opportunità che la ricerca può fornire allo
sviluppo dei prodoti).
- Il ricambio generazionale: la comunità che si auto-
organizza può costruire un modello di inclusione molto
ampio, che valorizza l’incontro intergenerazionale e facilita
lo scambio di competenze e l’incontro con nuovi approcci e
nuovi modi di produrre e valorizzare.

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Identificazione degli elementi del modello

I “fattori abilitanti” ovvero gli elementi per la definizione dei


break even di analisi vengono ora presentati suddividendoli
nelle quattro dimensioni di analisi:
• La dimensione tecnica;
• La dimensione organizzativa;
• La dimensione economico-finanziaria;
• La dimensione giuridica.

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Grazie per l’attenzione
Per Contatti antonio memoli
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