Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
MeTis
Mondi educativi. Temi indagini suggestioni
www.metisjournal.it/metis/anno-iv-numero-2-122014-suggestioni-montessoriane-ripensare-lumanita-a-partire-dallinfanzia/133-saggi/631-lemerge… 1/5
24/6/2021 L’emergenza e le contraddizioni del diritto all’infanzia: dalla Montessori ai nostri giorni
PUBBLICA CON NOI meno sollecitavano a fare autorevoli pedagogisti e psicologi dell’epoca, da Vygotskij a
Piaget, da Dewey a Claparède, tanto da fare del Ventesimo secolo, come profetizzato
Norme redazionali dalla scrittrice e poetessa svedese Ellen Key, il secolo del bambino. Non si può più, dal
DOI - Digital Object momento della sua scoperta, considerarlo un essere vuoto da riempire, inerte e
Identifier incapace, inattivo e senza motivazioni profonde né interessi del tutto peculiari.
L’educatore dovrebbe cominciare a porsi dal punto di vista del bambino e modificare
Pdf l’ambiente educativo che lo circonda, smettendola di servirlo per sostituirsi a lui, di
Fatti recensire ostacolarne la naturale espressività e di proiettare su di lui dei falsati ideali, ma
cominciando a facilitare l’espressione della sua ritrovata vita psichica più intima,
Contatti spesso ignota agli occhi dell’adulto. Il suo acquisito «diritto al rispetto», come ebbe a
dire il pedagogista polacco Janusz Korczak, soprattutto il suo «diritto ad essere com’è»
(Korczak, 1994, p. 63), impone all’adulto, «l’homo rapax», la «bestia feroce» che detta
RISORSE le leggi (Korczak, 1994, p. 74), di osservarlo non come «una struttura psichica
inferiore, più povera e più debole di quella dell’adulto» (Korczak, 1994, pp. 72 e 73),
Codice etico
ma come un poeta e un pensatore, «un essere dotato di intelligenza che conosce da
Autori sé i propri bisogni, i propri problemi e le proprie difficoltà» (Korczak, 1994, pp. 55 e 56).
L’adulto deve riconoscergli una piena autonomia e dargli un’incondizionata fiducia.
Collegamenti
D’altra parte, come ci fa intendere acutamente il filosofo giapponese Itsuo Tsuda
Cookies policy (2014, p. 28), è davvero lieve la differenza tra il «considerare il bambino come fonte di
fastidio o come fonte d’ispirazione»; la soglia è minima: il mutamento di prospettiva sta
nella riconquista da parte dell’adulto di una sensibilità spesso perduta,
nell’abbandonare un’acquisita e diffusa sordità alle parole del bambino. Per questo
bisognerebbe mettersi dalla parte di quest’ultimo e fare quanto fece Korczak con
l’ispirato «romanzo psicologico» dal titolo emblematico Quando ridiventerò bambino, in
cui lo scrittore-pedagogista osserva il mondo con gli occhi dell’infanzia, da una
prospettiva che spesso risulta difficile all’adulto ricordare o addirittura ammettere che
esista.
2. Dalla riabilitazione del bambino alla sua “scomparsa”
www.metisjournal.it/metis/anno-iv-numero-2-122014-suggestioni-montessoriane-ripensare-lumanita-a-partire-dallinfanzia/133-saggi/631-lemerge… 2/5
24/6/2021 L’emergenza e le contraddizioni del diritto all’infanzia: dalla Montessori ai nostri giorni
informatizzazione, come per esempio l’utilizzo indiscriminato dei videogame online,
svolge un ruolo sempre più condizionante, andando a sostituirsi all’immaginario
fantastico del produttore di sogni e di giochi, quanto mai identificabile nella mente
immaginativa, flessibile e informale del bambino.
Se un tempo il bambino era negato e rettificato con la violenza di istituzionalizzate
torture disciplinari al fine di renderlo un passivo oggetto-vittima dell’adulto, oggi
l’infanzia è protetta, prolungata, omologata e sostituita dalla non meno violenta, per
quanto sottile e “democratica” società individualisticamente e narcisisticamente (Lasch,
1999; Lowen, 1993) tecnologica – una vera e propria technopoly (Postman, 1993) –,
che lo depriva della libertà immaginativa e inventiva del gioco, quale libera e autonoma
espressione delle sue risorse cognitive, emotive e pulsionali.
In molti processi socioeducativi è poi sottesa un’omologazione progressiva di gusti e
stili di vita a quelli degli adulti attraverso un processo che Postman (1984, p. 184)
definisce con l’efficace neologismo di «adultification», che potremmo tradurre con il
termine (altrettanto neologico) “adultificazione”. E neppure vanno trascurati gli
allarmanti dati sociali sul crescente fenomeno della devianza giovanile, «che
testimoniano come la distinzione tra infanzia ed età adulta stia sempre più scemando»
(Postman, 1984, p. 149); questo fenomeno può leggersi quale effetto di uno stato di
violenza del mondo adulto con cui il bambino è chiamato a confrontarsi
quotidianamente nei più svariati contesti sociali (come la cronaca nera testimonia con
crescente frequenza).
Franco Cambi (2004) riconduce il conflitto tra l’immagine culturale del bambino e la
sua realtà storico-sociale, spesso vigente in molte parti mondo, a una drammatica
lontananza degli assunti teorici rispetto agli usi e costumi e alle pratiche
socioeducative consolidatesi nel tempo nei diversi contesti comunitari.
In proposito, il pedagogista fiorentino osserva l’immagine di un’infanzia destinata a
rimanere prigioniera di un quadrilatero di dispositivi formato, da un lato, dal Mito e dalla
Conoscenza, in contrapposizione all’altro lato, costituito invece dal Mercato e dalla
Violenza: il Mito è rappresentato da chi ha favorito la nascita e scoperta dell’infanzia,
grazie a un assiduo impegno pedagogico (a partire da Rousseau fino ai tanti
pedagogisti moderni come la Montessori), storico (Ariès e De Mause) e psicanalitico
(Freud e Winnicott); questo impegno pluridisciplinare – e di riflesso culturale – ha reso
emergente l’idea, anche politica, di un bambino che fosse soggetto di diritti. Mentre la
Conoscenza, accanto al Mito, ha permesso di scoprire elementi differenziali del
bambino rispetto all’adulto, ma anche le tante peculiarità dell’universo infantile a livello
cognitivo, emotivo ed etico-sociale, i rimanenti estremi del quadrilatero descrivono una
condizione infantile troppo spesso sottoposta a pressioni economiche (sfruttamento
lavorativo, della sua immagine pubblicitaria ecc.) e vittimizzata da violenze fisiche e
psicologiche (Cambi, 2004).
Ciò non può che produrre stupore per tanta contraddittorietà e al contempo l’unanime
condanna di tensioni non attese in una società che davvero voglia dirsi civile. Di fatto
mutano le forme di controllo dell’infanzia, che comunque, seppure con nuove forme,
continua a essere sottoposta a controllo da parte della società adulta, oggi quanto mai
fondata su valori consumistico-commerciali e tecnologici. Questa nuova espressione
sociale di controllo può considerarsi una forma di violenza non tanto minore di quelle
del passato o di altri contesti culturali.
Cambi suggerisce almeno quattro condivisibili percorsi da intraprendere che,
intersecandosi, potrebbero rafforzarsi reciprocamente e costituire un messaggio
coerente di promozione e sostegno dei diritti dell’infanzia: denuncia di quanto avviene
nel modo, sostegno politico e finanziario ai servizi che a vario titolo si occupano
dell’infanzia, formazione culturale dei diritti al di là delle diverse culture e un lavoro
legislativo in grado di sostenere e coordinare l’intero processo.
Una possibile strada, che prenda avvio dall’ambito strettamente pedagogico, ma che
può orientare tutti gli ambiti che si occupano d’infanzia, potrebbe essere quella di unire
teoria e prassi, osservando e riscoprendo le buone pratiche educative del presente e
del passato alla luce di orientamenti psicopedagogici che riconoscono e accolgono la
sfida della complessità nell’essere bambini nel mondo e che si sono posti nella
condizione di ricercare un “fare” in grado di rispondere a queste concrete esigenze.
3. Dai bisogni ai diritti
www.metisjournal.it/metis/anno-iv-numero-2-122014-suggestioni-montessoriane-ripensare-lumanita-a-partire-dallinfanzia/133-saggi/631-lemerge… 3/5
24/6/2021 L’emergenza e le contraddizioni del diritto all’infanzia: dalla Montessori ai nostri giorni
dialogiche e improntante sul confronto, il cui implicito assunto è che ogni persona è
responsabile del suo agire nei confronti dell’altro, sia esso adulto o bambino.
Essere liberi di esprimersi costituisce dunque per ciascun individuo un’effettiva
responsabilità, comportando la necessità di compiere delle scelte tese a evidenziare la
propria finitezza, il rapporto con il confine del proprio agire, dato dai propri diritti come
dai propri doveri nei confronti degli altri. L’educazione e i servizi educativi possono
aiutare i soggetti in crescita a divenire persone libere e autentiche, capaci di
confrontarsi con le incertezze e le difficoltà dovute alle scelte, grazie alla realizzazione
di percorsi in cui si fanno centrali gli atteggiamenti di ascolto e di fiducia nelle
potenzialità di ciascuna persona (Malavisi, 2010, p. 7).
Perché tutto questo sia effettivamente possibile, necessitano alcuni atteggiamenti
orientativi che Gherardo Colombo descrive bene con termini piuttosto quali chiarezza,
coerenza, impegno e partecipazione.
I riferimenti su cui fondare le scelte progettuali e organizzative dovrebbero riferirsi, con
chiarezza, al fare del bambino e all’idea riconducibile a questo suo fare, un’idea da
condividere e tradurre socialmente con un linguaggio chiaro in grado di emergere con
tutta la sua vivezza. La coerenza, quale secondo tassello, permette di trasformare le
indicazioni progettuali in azioni concrete per non tradire nella pratica quotidiana tutti gli
assunti teorici relativi ai diritti dell’infanzia e alla centralità della persona. L’impegno e la
partecipazione sembrano costituire gli strumenti con cui realizzare tutto questo,
considerando la necessità che ciascuno sia fiducioso nelle sue reali possibilità e in
quelle degli altri per realizzare progetti difficili e complessi dove il processo conta più
del risultato. E questo è ancora più vero se si pensa all’esperienza educativa stricto
sensu, in cui non contano tanto i prodotti realizzati ma la strada percorsa per
raggiungerli, perché è così che il soggetto può davvero conoscere le sue potenzialità e
i suoi limiti, divenendo una persona capace di vivere in modo autentico la sua
esistenza e di percepire la conoscenza quale necessità, e dunque un diritto in quanto
espressione di un bisogno profondo (Malavisi, 2010, p. 8).
4. Il diritto a un’educazione di qualità
Vi è pure il diritto a un’educazione di qualità già nella prima infanzia, tesa a superare
gli svantaggi socioculturali che, se non affrontati in modo corretto, possono finire per
condizionare il resto dell’esistenza. Chiara Saraceno in un articolo intitolato Il capitale
umano, apparso su La Repubblica del 13 maggio 2014 e citato da Ferruccio
Cremaschi (2014, p. 4), ricorda che in Italia circa un milione di bambini e giovani
(numero raddoppiato negli ultimi cinque anni) vivono in condizioni di povertà,
sottolineando che il superamento dei condizionamenti è molto più difficile quando non
esistono adeguate opportunità educative e formative.
Questo dato trova conforto negli esiti del rapporto presentato da Save the Children nel
maggio 2014, denominato La lampada di Aladino e finalizzato a svolgere un’indagine
sulla povertà educativa osservata attraverso alcuni indici riguardanti in particolare gli
elementi qualitativi dell’offerta formativa e i comportamenti assunti dai singoli, come
l’abbandono scolastico, la pratica regolare di un’attività sportiva o la possibilità di
usufruire di prodotti culturali (libri, spettacoli teatrali, mostre ecc.). Sono indicatori che
non restituiscono fedelmente la complessità del tema analizzato, ma quantomeno
permettono di affrontarlo e di mettere a fuoco il fatto che gli interventi educativi di
qualità, a partire dalla prima infanzia, consentono di superare la discriminazione
condizionata dall’ambiente d’origine.
Non solo i pedagogisti, gli psicologi o i neuroscienziati sono convinti di questo, ma lo
sono anche diversi economisti, i cui studi e risultati sono stati presentati dall’Unicef nel
rapporto del 2008 Come cambia la cura dell’infanzia; e non meno diversamente è
convinto James Heckmann, premio Nobel per l’economia nel 2000, quando afferma
che «l’investimento precoce nella prima infanzia, soprattutto in servizi di cura e di
educazione di qualità, ha un elevato coefficiente di riduzione delle disuguaglianze,
serve a incrementare il capitale umano oltre che il benessere personale e sociale, ha
effetti duraturi sulle persone ed è predittivo di riuscita scolastica e nel lavoro» (cit. da
Campioni, 2010, p. 6).
Rileggendo non solo gli studi di Maria Montessori ma anche la sua biografia, emerge
quanto la pedagogista di Educazione alla libertà abbia saputo incarnare e trasformare
queste riflessioni, per noi così attuali, in una prassi educativa con notevoli sollecitazioni
ancora più che mai vere nell’odierno panorama educativo, superando l’annosa
dicotomia, già citata da Franco Cambi, tra una teorizzazione idealizzante e un agire
educativo fattualmente deprezzante.
Grazie a un’idea di libertà del bambino che prende le mosse da un’incondizionata
fiducia nelle sue potenzialità e dal rispetto della sua unicità, per cui ogni percorso di
apprendimento ha tempi e modalità irripetibili e non prevedibili, la Montessori ha
ridisegnato una figura di adulto che, grazie a un preciso percorso formativo e
autoformativo, si “limita” a promuovere e a sostenere il processo di apprendimento
attraverso una regia educativa non direttiva, in un clima democratico e collaborativo.
La sua esperienza rappresenta un lascito importante e uno stimolo ancora più che mai
vivo per gli educatori di oggi e di domani, spronati a realizzare percorsi educativo-
formativi in grado di affermare nella prassi l’idea di un bambino la cui dignità è data dal
fatto di essere persona e soggetto di diritti, un’idea che l’adulto/educatore non può né
deve in alcun modo tradire.
Note
(1) Riferimento costante dell’UNICEF per orientare la propria azione
è la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (Convention on the
Rigths of the Child), approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20
novembre 1989. Costruita armonizzando differenti esperienze culturali e giuridiche, la
Convenzione enuncia per la prima volta, in forma coerente, i diritti fondamentali che
www.metisjournal.it/metis/anno-iv-numero-2-122014-suggestioni-montessoriane-ripensare-lumanita-a-partire-dallinfanzia/133-saggi/631-lemerge… 4/5
24/6/2021 L’emergenza e le contraddizioni del diritto all’infanzia: dalla Montessori ai nostri giorni
devono essere riconosciuti e garantiti a tutti i bambini e a tutte le bambine del mondo.
L'Italia ha ratificato la Convenzione nel 1991. http://www.unicef.it/doc/599/convenzione-
diritti-infanzia-adolescenza.htm. URL consultato il 13/5/2014.
Bibliografia
www.metisjournal.it/metis/anno-iv-numero-2-122014-suggestioni-montessoriane-ripensare-lumanita-a-partire-dallinfanzia/133-saggi/631-lemerge… 5/5