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Relatore Candidata
Prof. Francesco Vitale Anna Centore
Matr. 0322601014
Correlatore
Prof. Maria Giuseppina De Luca
Norbert Wiener
ABSTRACT
Introduzione……………………………………………………………………………………… 1
1.1.1 Orologi………………………………………………...………………………………… 8
1.1.2 Nuvole………………………………………………………………………………………. 12
1.1.3 Reversibilità ed irreversibilità……………………………………………........................ 17
2 Cybernetics……………………………………………………………………………… 34
2.1.1 Entropia………………………………………………………………………………….. 38
2.1.2 Entropia e processo di osservazione……………………………………………………... 43
2.1.3 Informazione come differenza infinitesimale…………………………………………….. 44
3.1 L’identità…………………………………………………………………………………. 63
Conclusioni………………………………………………………………………………………. 88
Bibliografia………………………………………………………………………………………. 94
Introduzione
visionario, è considerato come una delle menti più brillanti del ventesimo secolo. Nato in
una famiglia ebraica, grazie alle severe attenzioni del padre Leo Wiener sulla formazione
diciotto mesi distingue le lettere dell’alfabeto, a tre anni inizia a leggere, a cinque anni
declama testi in greco e in latino e in tedesco subito dopo; a sette anni si dedica allo studio
istruzione scolastica) diviene il più giovane studente universitario della scuola americana.
Nell’intervista del 1906 alla domanda del giornalista del “New York World Magazine”,
sorpreso che l’undicenne potesse preferire Huxley e Darwin ad Hansel e Gretel, Norbert
aveva risposto con sicurezza: “la filosofia è più interessante delle favole, tutto qui. (…)
Quando finisco di giocare con gli altri ragazzi, me ne ritorno al mio Huxley o al mio
Spencer. Da loro arrivano degli stimoli che spingono la mia mente a pensare a cose più
1
J. PULITZER, The most remarkable boy in the world, in “New York World Magazine”, October 7, 1906; è
possibile ritrovare l’articolo in Norbert Wiener Papers, MC 22, box X, Massachusetts Institute of
Technology Institute, Archives and Special Collections, Cambridge, MA.
2
Per approfondimenti sulla vita di Wiener e sulla sua fortuna di matematico cfr. N. WIENER, Ex Prodigy:
My Childhood and Youth, Simon and Schuster, New York 1953; ID., I Am a Mathematician: The Later Life
of a Prodigy, Doubleday & McClure Company, New York 1956; e F. CONWAY, J. SIEGELMAN, Dark Hero
of the Information Age: In Search of Norbert Wiener The Father of Cybernetics, Basic Books, New York
2005 (trad. it. in L’eroe oscuro dell’età dell’informazione. Alla ricerca di Norbert Wiener, il padre della
cibernetica, Codice Edizioni, Torino 2005).
1
Sostenere un’argomentazione su una tale personalità, i cui contributi hanno
del lascito dei suoi ammonimenti ed originali riflessioni circa la complessa relazione tra
uomini e macchine.
in cibernetica abbiano coadiuvato lo sviluppo di nuovi e diversi settori tra cui la medicina,
risultano evidenti le motivazioni delle sue collaborazioni con illustri ingegneri, biologi e
profilando (ad esempio già nel 1950 ragionava di telelavoro), ma attraverso profonde
questioni filosofiche fu anche in grado di cogliere la “materia oscura” del nuovo mondo:
3
Controllo, autonomia e comunicazione sono considerati sia in rapporto ai sistemi artificiali, quali le
macchine, sia in rapporto ai sistemi naturali, quali gli esseri viventi. A tal proposito possiamo ricordare
l’importanza del ruolo di Wiener nella guida dell’équipe medica che ha realizzato il primo braccio bionico
controllato dal pensiero di chi ne fruiva.
2
intelligenti, lo sviluppo ed i limiti dell’automazione industriale, nonché i sovvertimenti
della delega di sempre più facoltà e decisioni alle macchine, oltre ad interessarsi dei
doveri e dei limiti etici degli scienziati di fronte alle conseguenze delle loro scoperte; in
al futuro dell’umanità.
Nonostante l’evidente rilevanza del suo lascito, molti dei suoi aspetti sono caduti
lavoro di tesi, ovvero quello di far riemergere i frammenti persi ed utili a rispondere ai
nuovi enigmi ed alla complessità della nostra società basata sulla globalità
e a partire da cui è possibile procedere ad una disamina degli effetti che si mostrano.
per poi porre particolare attenzione sul fallibilismo gnoseologico di Wiener. Nel secondo
capitolo verrà presentata la parte più applicativa del discorso: si cercherà infatti di capire
e informazione, così da gettare uno sguardo più approfondito sulla nascente disciplina
della cibernetica. Nel terzo capitolo, attraverso le ultime analisi di Wiener, sarà proposta
3
CAPITOLO 1
Emile M. Cioran
Sebbene tale tematica appaia spesso come una questione secondaria, o addirittura
dipendente rispetto alle argomentazioni che si intende portare avanti, in realtà la sua
scientifica che sia volta alla comprensione del reale. Partendo dal presupposto che scienze
al quesito “cos’è il tempo?”; partendo dal presupposto che nel presente lavoro non vi è
sull’argomento, per poi approfondire le due concezioni di tempo individuate dal nostro
– nonché ad ogni ricerca che aspiri ad una spiegazione del fenomeno del cambiamento.
4
numero del movimento secondo l’anteriore e il posteriore»4. Parafrasando tale
formulazione, il tempo deve intendersi come relazione della coscienza percettiva rispetto
attraverso le categorie del “prima” e del “poi”, attribuendogli un numero che è sempre
criterio che ordina e che dipende dalla percezione umana del divenire.
È possibile sin da qui intravedere la natura problematica del concetto: per un verso
per altro verso abbiamo il mondo scientifico che – a partire da Isaac Newton – ha tentato
tale scelta sono da individuare nel suo progetto: trattare l’organismo vivente e la macchina
comune e complessa natura del controllo e della comunicazione. Ciò che preme
secondo la logica formale del metodo statistico, presupponendo in questo modo la realtà
4
ARISTOTELE, Fisica, libro IV, 11, 219b, tr. it. Carocci, Roma 2012, p. 103: «ὅταν δὲ τὸ πρότερον καὶ
ὕστερον, τότε λέγομεν χρόνον· τοῦτο γάρ ἐστιν ὁ χρόνος, ἀριθμὸς κινήσεως κατὰ τὸ
πρότερον καὶ ὕστερον».
5
Tuttavia, come vedremo a breve, la concezione scientifica del tempo si è evoluta fino ad inglobare le
questioni filosofiche, al punto da tornare a sottolineare il carattere relazionale del tempo.
6
In Bergson il tempo è durata da intendersi come creazione incessante di novità ma al tempo stesso come
un qualcosa di unitario, ovvero come un flusso continuo. La questione verrà approfondita nel paragrafo
successivo.
7
Cfr. N. WIENER, Cybernetics, or control and communication in the animal and the machine, MIT Press,
Cambridge 1965; tr. it. in ID., La Cibernetica. Controllo e comunicazione nell’animale e nella macchina,
il Saggiatore, Milano 1968.
5
del mondo fisico come intrinsecamente probabilistica.8 A riguardo possiamo citare un
brano tratto dalla sua autobiografia, in cui aveva annotato delle riflessioni sul fiume che
The moods of the waters of the river were always delightful to watch. To me, as
a mathematician and a physicist, they had another meaning as well. How could
one bring to a mathematical regularity the study of the mass of ever shifting
ripples and waves, for was not the highest of mathematics the discovery of order
among disorder? At one time the waves ran high, flecked with patches of foam,
while at another they were barely noticeable ripples. Sometimes the lengths of
the waves were to be measured in inches, and again they might be many yards
long. What descriptive language could I use that would portray these clearly
8
Nel corso del tempo la concezione probabilistica ha assunto diversi significati in relazione a distinte
tradizioni di pensiero; per quanto riguarda il presente lavoro ci interessa sottolineare il suo aspetto
gnoseologico. In tal senso facciamo riferimento ad una dottrina per la quale non si può avere una
conoscenza oggettivamente certa della realtà, ma è possibile procedere ad una discriminazione tra
conoscenze più e meno probabili. Per un maggiore approfondimento sul probabilismo wieneriano si
rimanda al secondo paragrafo del corrente capitolo.
9
Il Massachusetts Institute of Technology (MIT) rappresenta una delle più importanti università di ricerca
nel mondo; tradizionalmente riconosciuta per le sue ricerche in campo fisico ed ingegneristico, ad oggi
dispone di cinque acceleratori di particelle ad alta energia, un reattore nucleare ed innumerevoli laboratori;
tra questi ricordiamo il Computer Science and Artificial Intelligence Laboratory (detto CSAIL), il quale
ospita il W3C fondato da Tim Berners-Lee per lo sviluppo del World Wide Web.
Attraverso il sito dell’MIT è possibile reperire gran parte della documentazione wieneriana; per la
consultazione si suggerisce il seguente link: https://lib.mit.edu/search/bento?q=wiener+norbert.
10
N. WIENER, I am a mathematician, The MIT Press, Cambridge, Massachusetts 1964, p. 33; tr. it. in L.
MONTAGNINI, Le armonie del disordine. Norbert Wiener matematico-filosofo del Novecento, Istituto
Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Venezia 2005, p. 78: «Osservare l’umore delle acque del fiume è stato
sempre delizioso. Ma per me, come matematico e fisico, quello spettacolo aveva un significato ulteriore.
Come si poteva ricondurre alla regolarità matematica quella massa di mutevoli increspature e onde: non era
forse destino ultimo della matematica di scoprire l’ordine in mezzo al disordine? Alle volte le onde si
rincorrevano alte, punteggiandosi di schiuma, altre volte divenivano increspature appena percepibili.
Talvolta la loro lunghezza si poteva misurare in qualche pollice, poi di nuovo, diveniva di molte iarde.
Quale linguaggio descrittivo avrei potuto usare per rappresentare questi fatti senza essere trascinato
nell’inestricabile complessità di una descrizione completa della superficie dell’acqua?».
6
Dunque, se la realtà fisica si dà come intrinsecamente probabilistica, è solo a partire
da una riflessione critica sul tempo11 che il nostro autore può procedere nella
originale modo di pensare rispetto alla maggior parte dei matematici e dei fisici
dell’Ottocento: per Wiener porre l’ordine non significa ridurre il complesso ad una mera
“descrizione completa della superficie”, quanto piuttosto tener conto del grado di
dal momento che risulta essere essenziale ed “inestricabile” rispetto al formarsi stesso
dell’ordine.
Wiener sostiene che storicamente si danno due modelli di scienza, ciascuno dei quali
dall’astronomia del sistema solare e dal tempo newtoniano, il secondo dalla meteorologia
e dal tempo bergsoniano12. Tale distinzione è fondamentale poiché è alla base delle idee
11
Del resto è evidente la funzione del tempo nel brano citato; essa è esplicitata da Wiener attraverso delle
locuzioni avverbiali, come “at one time”, “while at another (time)”, “sometimes”.
12
Cfr. N. WIENER, Cybernetics, or control and communication in the animal and the machine, cit., pp. 30-
44; tr. it. in ID., La Cibernetica. Controllo e comunicazione nell’animale e nella macchina, cit., pp. 56-72.
7
1.1.1 Orologi
Newton13, come abbiamo in parte già anticipato, considerò il tempo come un ente
non necessitante di nulla all’infuori di sé per esistere – dunque un qualcosa che ha una
sua propria natura. Era a tal punto convinto della realtà oggettiva del tempo da sostenere
l’inutilità di una sua definizione: «Non definisco […] tempo, spazio, luogo e moto, in
esterna della durata per mezzo del moto, che comunemente viene impiegata al
13
Isaac Newton (Woolsthorpe-by-Colsterworth, 1642 – Londra, 20 marzo 1727) è considerato uno dei più
grandi scienziati di tutti i tempi. Matematico, fisico, astronomo, filosofo naturale, teologo ed alchimista
inglese, con la pubblicazione dei Philosophiae Naturalis Principia Mathematica nel 1687 ha stabilito i
fondamenti della meccanica classica attraverso la descrizione della sua legge di gravitazione universale e
delle leggi del moto.
14
I. NEWTON, Philosophiae Naturalis Principia Mathematica, XI, iussu Societatis Regiae ac typis Josephi
Streater, Londini 1687; tr. it. a cura di A. Pala, Principi matematici della Filosofia naturale, in “Opere”,
vol. 1, Utet, Torino 1965, pp. 104-105.
15
ID., Principi matematici della Filosofia naturale, cit., pp. 105-106.
8
Secondo tale concezione il tempo assoluto, contrariamente alla visione aristotelica,
giorni ed anni, si deve ad un nostro criterio misurativo che, per quanto possa essere esatto,
rimane sempre sensibile e relativo al moto dei fenomeni astronomici; in definitiva anche
rispetto al tempo assoluto, poiché si serve di un qualcosa d’altro, ovvero del movimento
dei corpi celesti; tuttavia ci sembra che essa debba essere ricompresa all’interno del
tempo, perché questo è l’unico che, da vero, perfetto ed assoluto, possa porsi come
principio fondativo.
Allora tempo e durata non sono altro che due nomi di una stessa entità oggettiva ed
la posizione dei corpi risulteranno essere funzione del tempo16. Questo scorrere uniforme
del tempo comporta l’assenza di variazioni: è ciò che nella fisica classica si sintetizza
attraverso l’idea di moto rettilineo uniforme17. Affinché vi sia uniformità, non vi devono
essere forze esterne che agiscano in qualità di variabili; appunto si deve essere in presenza
di un tempo e di uno spazio assoluti che generano delle ripetizioni. Da questo genere di
considerazioni Newton ha definito la nota formula che mette in relazione spazio e tempo:
16
La complessità è data dal fatto che, sebbene in quest’ottica i movimenti risultano essere funzione del
tempo – dunque possiamo valutare i movimenti attraverso il tempo – tuttavia circolarmente noi abbiamo
bisogno dei movimenti per misurare il tempo.
17
In generale un corpo si muove di moto rettilineo uniforme se nel percorrere una traiettoria rettilinea copre
spazi uguali in tempi uguali: significa che vi è assenza di accelerazione, ovvero assenza di variazioni
temporali della velocità del corpo in movimento.
9
conosciuto meccanicamente applicando le leggi fisiche del moto; conseguentemente si
può avere pieno controllo del suddetto corpo. Un universo di questo genere è ben
tempo è un parametro: ogni volta che facciamo uso di un orologio, noi non misuriamo il
effettuati da un sistema che noi prendiamo come riferimento per la sua regolarità, per il
Tale prospettiva, ovvero quella di vivere in un universo discreto e di poter far uso del
parametro tempo, è di non poco conto se riflettiamo in termini di causalità: grazie ad una
tale previsione circa l’evoluzione futura di un corpo implica che il futuro sia già
determinato in maniera meccanica e necessaria. Una delle più celebri formulazioni del
Dobbiamo dunque considerare lo stato attuale dell'universo come l'effetto del suo
18
Il movimento periodico è tutto ciò che si ripete identicamente in intervalli di tempo uguali; si tratta
esattamente della concezione newtoniana del tempo che scorre in maniera uniforme al di sopra degli eventi.
19
Ad esempio nel caso dell’orologio meccanico la regolarità rappresentata dal movimento delle lancette
sarà data dagli ingranaggi che definiscono un fenomeno periodico.
20
Il marchese Pierre-Simon Laplace (Beaumont-en-Auge, 1749 – Parigi, 1827) è stato matematico, fisico
ed astronomo; conosciuto come il “Newton francese”, ricordiamo qui il suo contributo per l’affermazione
della teoria del determinismo. Egli infatti sosteneva che tutti i fenomeni fossero determinati da precisi
rapporti di causa-effetto; compito dello scienziato è allora la scoperta di un numero ristretto di cause, così
da procedere alla discendente e necessaria spiegazione di ciascun fenomeno. Da tale concezione deriva il
carattere di prevedibilità non solo del mondo fisico, ma anche di ogni teoria scientifica in grado di spiegare
le leggi che enunciano il comportamento necessario degli oggetti fisici.
10
dato istante, conoscesse tutte le forze da cui la natura è animata e la situazione
rispettiva degli esseri che la compongono, e se d'altra parte fosse abbastanza vasta
formula i movimenti dei più grandi corpi dell'universo e quelli del più leggero
atomo: nulla sarebbe incerto per essa e l'avvenire, come il passato, sarebbe
presente ai suoi occhi. Lo spirito umano offre, nella perfezione che ha saputo
conseguenza può essere assunta idealmente come premessa, poiché tra passato e futuro
vi è una condizione di reversibilità: infatti gli intervalli del tempo newtoniano sono
21
P.S. LAPLACE, Essai philosophique sur les probabilités, in “Quai des augustinis”, n°55, Bachelier,
Imprimeur-Libraire, Paris 1840, pp. 3-4: «Nous devons donc envisager l'état présent de l'univers comme
l'effet de son état antérieur et comme la cause de celui qui va suivre. Une intelligence qui, pour un instant
donné, connaîtrait toutes les forces dont la nature est animée et la situation respective des êtres qui la
composent, si d'ailleurs elle était assez vaste pour soumettre ces données à l'analyse, embrasserait dans la
même formule les mouvements des plus grands corps de l'univers et ceux du plus léger atome; rien ne serait
incertain pour elle, et l'avenir, comme le passé, serait présent à ses yeux. L'esprit humain offre, dans la
perfection qu'il a su donner à l'Astronomie, une faible esquisse de cette intelligence».
Bisogna specificare che in Laplace una conoscenza di questo genere (assoluta) non è possibile per l’uomo;
da qui la necessità dell’uso del calcolo probabilistico. D’altra parte è chiaro che l’analisi di previsioni
solamente probabili non conduce a dubitare del tutto circa l’esistenza di un determinismo meccanico in
natura.
22
L’assolutezza di spazio e tempo saranno i presupposti della fisica classica fino alla teoria della relatività
enunciata da Einstein a partire dal 1905. Sebbene con la teoria della relatività sia nato un nuovo modo di
guardare l’universo e di fare fisica, ancor oggi è indispensabile la nozione di assolutezza.
23
Lo scienziato determinista sarà colui che nella spiegazione dei fenomeni prediligerà il percorso dato da
una solida catena causale. Non è intenzione di questo lavoro difendere la visione determinista o, al contrario,
respingerla tout court. D’altra parte ci sembra evidente che senza un certo grado di determinismo la scienza
stessa non avrebbe motivo d’esistere dal momento che, se non vi fosse alcuna regolarità dei fenomeni, se
ogni effetto dipendesse dalla pura casualità e non da cause determinate, allora verrebbe meno ogni
possibilità di scoprire la struttura della realtà.
11
1.1.2 Nuvole
tempo bergsoniano. Bergson24 si fa portavoce dell’idea del tempo come durata: si tratta
della durata vissuta concretamente dagli individui, un fluire interiore costituito dallo
scorrere ininterrotto degli stati della coscienza. Tale fluire ricorda il pensiero eracliteo
che, nel riflettere sul dinamismo e sulla mutevolezza della realtà, si era avvalso
dell’immagine dello scorrere del fiume: «A chi discende nello stesso fiume
non scendiamo nello stesso fiume, noi stessi siamo e non siamo»25. Se in Eraclito ciò che
cambia sono le acque sempre altre (oltre che noi stessi), in Bergson è l’interiorità, ovvero
l’insieme degli stati psichici di ogni individuo: allora la durata è la trasformazione stessa,
matematica del tempo: mentre quest’ultima tende a voler cogliere il tempo nella sua
essere in relazione con la coscienza soggettiva, nonché al suo scorrere e mutare continui.
24
Henri-Louis Bergson (Parigi, 1859 – Parigi, 1941), filosofo francese, si è fatto promotore di una teoria
dell’evoluzione sulla base di una tendenza spiritualista. Tra i pochi filosofi ad aver ricevuto un premio
Nobel (premio Nobel per la letteratura nel 1927), ricordiamo che la sua opera è stata in grado di apportare
una ricca fecondità di idee in svariati campi: dalla biologia alla teologia, dalla letteratura alla psicologia
finanche all’arte.
25
ERACLITO, fr. B 12, in DIELS-KRANZ, Die Fragmente der Vorsokratiker (1966); trad. it. I presocratici.
Testimonianze e frammenti, Laterza, Bari 1983: «ποταμοῖσι τοῖσιν αὐτοῖσιν ἐμβαίνουσιν ἕτερα καὶ
ἕτερα ὕδατα ἐπιῤῥεῖ• καὶ ψυχαὶ δὲ ἀπὸ τῶν ὑγρῶν ἀναθυμιῶνται».
Ricordiamo che una simile immagine del fiume è stata ripresa da Wiener nel momento in cui rifletteva sulla
possibilità di descrivere matematicamente la mutevolezza dell’«umore delle acque».
12
A differenza di quanto avviene nella tradizione scientifica positivistica26, tale durata
interiore ed eterogenea è vissuta come puro processo qualitativo in continuo divenire, mai
quantificabile; ivi non avvengono “salti” tra uno stato di coscienza e l’altro ma vi è come
La durée toute pure est la forme que prend la succession de nos états de
conscience quand notre moi se laisse vivre, quand il s’abstient d’établir une
linee per poter compiere delle misurazioni. Nel fare ciò la scienza taglia quella che è la
durata reale, ovvero la parte puramente qualitativa ed incommensurabile. Ragion per cui
nella concezione di Bergson l’orologio non è che una trasposizione spaziale di un fluire
Quand je suis des yeux, sur le cadran d'une horloge, le mouvement de l'aiguille
26
La corrente filosofica del positivismo, sorta in Francia nella prima metà dell’Ottocento, era caratterizzata
dal rifiuto della speculazione metafisica e riservava alla filosofia il ruolo di sistematizzazione delle leggi
naturali scoperte dalle scienze sperimentali. Di conseguenza era caratterizzata da un atteggiamento
empiristico che culminava nell’esaltazione del progresso scientifico e dell’evoluzione sociale. A partire dal
Novecento si sviluppa il positivismo logico, detto anche neo-positivismo, che rimane caratterizzata
dall’analisi delle scienze naturali e formali ma sottolinea il carattere ipotetico e correggibile delle asserzioni
scientifiche.
27
H. BERGSON, Essai sur les données immédiates de la conscience, a cura di A. Robinet, Œuvres, Edition
du centenaire, PUF, Paris, 1959; tr. it. in ID., Saggio sui dati immediati della coscienza, in “Opere 1889-
1896”, Mondadori, Milano 1986, p. 59: «La durata assolutamente pura è la forma assunta dalla successione
dei nostri stati di coscienza quando il nostro io si lascia vivere, quando si astiene dallo stabilire una
separazione fra lo stato presente e quello anteriore».
13
différent. En dehors de moi, dans l'espace, il n'y a jamais qu'une position unique
L’idée d’une série réversible dans la durée, ou même simplement d’un certain
Dato che in Bergson la durata costituisce la trama dell’essere, il tessuto che permea
l’intera realtà (dalla materia bruta all’organizzazione vivente), allora il tempo della vita
durata non vi è nulla di misurabile, poiché non si dà alcuna ripetizione; difatti al suo
interno non esiste alcuna cosa che sia perfettamente identica ad un’altra: «Plus nous
approfondirons la nature du temps, plus nous comprendrons que durée signifie invention,
Siamo ben lontani dalla visione newtoniana secondo cui il tempo si ripete in maniera
28
Ibid., p. 63: «Quando seguo con gli occhi sul quadrante di un orologio il movimento della lancetta che
corrisponde alle oscillazioni del pendolo, non misuro la durata, come potrebbe sembrare; mi limito invece
a contare delle simultaneità, cosa molto diversa. Al di fuori di me, nello spazio, vi è un’unica posizione
della lancetta e del pendolo, in quanto non resta nulla delle posizioni passate. Dentro di me, si svolge un
processo d’organizzazione o di mutua compenetrazione dei fatti di coscienza che costituisce la vera durata».
29
Ibid., p. 60: «L’idea di una serie reversibile nella durata, o anche semplicemente di un certo ordine di
successione nel tempo, implica dunque di per sé la rappresentazione dello spazio, e non può essere utilizzata
per definirlo».
30
ID., Evolution créatrice, a cura di A. Robinet, Œuvres, Edition du centenaire, PUF, Paris 1959; tr. it. in
ID., L’evoluzione creatrice, Rizzoli BUR, Milano 2012, p. 20: «Più approfondiremo la natura del tempo,
più capiremo che durata significa invenzione, creazione di forme, creazione continua dell’assolutamente
nuovo».
14
determinabili a-priori e di conseguenza non numerabili né catalogabili: «Si tout est dans
Comprendiamo allora perché la durata reale di Bergson possa esser ben rappresentata dal
fenomeno delle nuvole, piuttosto che dallo strumento dell’orologio. A tal proposito
Wiener affermava:
On the other hand, if you were to ask the meteorologist to give you a similar
patiently explain that in all the language of meteorology there is no such thing as
were, he neither possesses the facilities to count them, nor is he in fact interested
in counting them.33
31
Ibid., p. 323: «Se tutto è nel tempo, tutto cambia internamente, e la stessa realtà concreta non si ripete
mai».
32
Si chiamano “Durchmusterung” i cataloghi che numerano stelle ed oggetti specifici (come pianeti minori,
nebulose, galassie o ammassi stellari) dell’intero cielo o di una parte di esso, fino ad un limite specifico di
luminosità. Se è vero che la luminosità costituisce il limite della catalogazione, tuttavia nulla impedisce di
pensare ad una Durchmusterung che possa comprendere oggetti di luminosità maggiore. Ciò che conta è
che, entro determinati limiti, siamo in grado di numerare le stelle, poiché si tratta di numerare degli oggetti
definiti.
33
N. WIENER, Cybernetics, or control and communication in the animal and the machine, cit., p. 31; tr. it.
in ID., La Cibernetica. Controllo e comunicazione nell’animale e nella macchina, cit., p. 57: «D’altro lato,
se chiedeste al meteorologo di darvi una tale Durchmusterung delle nuvole, egli vi riderebbe in faccia,
oppure vi spiegherebbe pazientemente che in tutta la terminologia metereologica le nuvole, definite come
oggetti dotati di identità quasi permanente, non compaiono affatto; e che comunque egli né sarebbe capace
di contarle né ciò gli interesserebbe».
34
Per un interessante approfondimento circa l’evoluzione del concetto di tempo, cfr. P. TARONI, Filosofie
del tempo. Il concetto di tempo nella storia del pensiero occidentale, Mimesis Edizioni, Milano 2012.
15
Bergson si pone certamente in opposizione rispetto al positivismo scientista, in
Piuttosto sembra che egli si ponga nei limiti di ciascun modello (meccanicistico,
reciproco. Sembra che, esattamente come avviene nella durata reale, Bergson non intenda
quale si compenetrano. Egli è quindi alla ricerca di un nuovo modello epistemologico che
sia in grado di render conto tanto della metafisica quanto dello scarto sussistente tra
pensiero come attività intellettuale e durata come slancio vitale. Bergson è alla ricerca di
un nuovo modo di far scienza37: una modalità che rifletta in maniera complementare sia
biologiche.
In questo senso ci sembra che Wiener segua il fil rouge delineato dalla durata
bergsoniana e che sia stato in grado, attraverso la sua riflessione sui processi
35
Il vitalismo è la corrente che, in opposizione al meccanicismo assoluto, intende non ridurre i processi
vitali e biologici alle osservazioni quantitative date dalle interpretazioni chimico-fisiche; essa pone
attenzione su un principio vitale-spirituale (distinto dalla pura materia e mai riducibile ad essa) che mostra
un funzionamento teleologico, dunque intelligentemente orientato verso determinati scopi.
36
L’indeterminismo, nella sua concezione assoluta, intende negare la possibilità di qualsiasi forma di
determinazione. Ivi è il concetto di “caos” ad assumere un ruolo fondamentale, poiché viene meno ogni
rigida e necessaria connessione o concatenazione causale, così come tipicamente teorizzate dal
determinismo filosofico-scientifico. Precisiamo sin da ora che né Bergson, né tantomeno Wiener, sono
sostenitori di una tale visione della realtà. D’altra parte, come vedremo nei paragrafi successivi, una
concezione radicale dell’indeterminismo è rifiutata anche da chi ammette un certo grado di
indeterminazione della realtà.
37
In diversi passaggi sembra che Bergson assimili la scienza con l’attività intellettiva umana, ovvero con
quella facoltà razionale rivolta unicamente all’utile della vita pratica ed all’azione.
16
1.1.3 Reversibilità ed irreversibilità
termodinamiche39.
del tempo newtoniano, tende ad una solida ed uniforme concatenazione causale; ciò
implica che ogni parte del processo è regolare e prevedibile, poiché necessariamente
identica alle altre parti. Inizio e fine coincidono così che, conoscendo posizione e
sua parte. Allora sarà reversibile quel processo che si può svolgere indifferentemente
dallo stato iniziale a quello finale e viceversa, senza che ciò comporti alcun cambiamento
la fisica odierna un caso puramente ideale40 nella quale avviene una successione di ripetuti
stati di equilibrio in un tempo del tutto simmetrico, dunque in un tempo che non ha
38
Vediamo infatti che nell’ambito della cibernetica abbiamo l’esplicitazione tecnica della circolarità tra
osservatore e sistema osservato.
39
La termodinamica è la branca della fisica classica che studia i processi in cui sono implicati
scambi/conversioni di calore e lavoro. Essa nel corso del tempo ha superato la concezione determinista del
meccanicismo, passando dallo studio dei fenomeni isolati e macroscopici a quello delle trasformazioni
microscopiche e non isolate; difatti verrà costituendosi a propria volta una branca della termodinamica
denominata “termodinamica del non equilibrio”.
40
In termodinamica si parla di “trasformazione quasistatica ideale” poiché impossibile da realizzare nella
pratica: si effettua necessariamente con variazioni e trasformazioni infinitesime delle proprietà del sistema
(pressione, volume e temperatura), in maniera tale da passare attraverso una successione di infiniti stati di
equilibrio. È evidente che le trasformazioni reversibili non sono possibili da realizzare perfettamente,
poiché richiederebbero un tempo infinito per compiersi; tuttavia si possono immaginare come limite non
assurdo di cose realizzabili.
17
direzionalità ed è sempiterno. A proposito dell’astrazione della ripetizione possiamo
La répétition n’est donc possible que dans l’abstrait: ce qui se répète, c’est tel ou
tel aspect que nos sens et surtout notre intelligence ont détaché de la réalité,
précisément parce que notre action, sur laquelle tout l’effort de notre intelligence
est tendu, ne se peut mouvoir que parmi des répétitions. Ainsi, concentréè sur ce
parte in un’unica identità che è allo stesso tempo anche il tutto; un’identità che assume i
41
Bergson parla della ripetizione come dell’attività che può svolgersi solo in maniera astratta. La facoltà
che permette di astrarre e saldare l’identico con l’identico è l’intelligenza, volta all’utile dell’azione
conoscitiva: non potrebbe esservi conoscenza se non potessimo cogliere una certa stabilità e regolarità nel
reale, così da fissare solide relazioni tra fatti ed idee. Tuttavia bisogna ricordare che quest’attività
dell’intelligenza contrasta con il suo concetto di durata, intesa come creazione dell’incessantemente nuovo:
la novità non comporta ripetizioni. Ecco che si ripropone allora lo scarto tra ciò che è pensato e ciò che è
vissuto, scarto che è costituito dall’indeterminazione della durata.
42
H. BERGSON, Evolution créatrice, cit.; tr. it. in ID., L’evoluzione creatrice, cit., p. 20: «La ripetizione
dunque è possibile solo in astratto: ciò che si ripete è questo o quell’aspetto che i sensi e soprattutto
l’intelligenza hanno isolato dalla realtà, proprio perché la nostra azione, verso cui è teso tutto lo sforzo della
nostra intelligenza, non può muoversi che fra delle ripetizioni. Così concentrata su ciò che si ripete,
preoccupata unicamente di saldare l’identico all’identico, l’intelligenza […] respinge ciò che è fluido e
solidifica tutto ciò che tocca».
18
caratteri dell’essere parmenideo43 e che rimanda ai principi di identità e di non-
contraddizione aristotelici44.
in una precisa direzione del tempo che non può essere mai invertita; a tal proposito gli
scienziati parlano di “freccia del tempo”. Dunque si tratta di tutti i fenomeni e gli eventi
appartenenti alla realtà che, seguendo naturalmente una precisa ed asimmetrica direzione
temporale46 (dal passato al futuro), non possono verificarsi nella direzione opposta.
43
Nel poema Περί Φύσεως (Perí Physeos) Parmenide sostiene la realtà dell’Essere come immutabile,
omogenea, assoluta, unica ed eterna. Ricordiamo i suoi versi più celebri: «ἡ μὲν ὅπως ἔστιν τε καὶ ὡς
οὐκ ἔστι μὴ εἶναι […] ἡ δ' ὡς οὐκ ἔστιν τε καὶ ὡς χρεών ἐστι μὴ εἶναι» («è, e non è possibile che
non sia […] non è, ed è necessario che non sia»). Dunque l’essere distinguendosi in maniera totalizzante
dal nulla (che non è, ed in quanto tale è addirittura impensabile) è un qualcosa di statico ed unitario,
principio di tutte le cose; ragion per cui il divenire della natura risulterebbe essere pura illusione. Perlomeno,
come osserva Emanuele Severino, questo sarebbe «Parmenide quale interpretato nella tradizione platonico-
aristotelico-hegeliana» (E. SEVERINO, Intorno al senso del nulla, Adelphi, Milano 2013, p. 108).
Cfr. ERODOTO, fr. 2, vv. 3-5, in DIELS-KRANZ, Die Fragmente der Vorsokratiker, cit.; trad. it. I presocratici.
Testimonianze e frammenti, cit.
44
Aristotele affermava: «È impossibile che il medesimo attributo, nel medesimo tempo, appartenga e non
appartenga al medesimo oggetto e sotto il medesimo riguardo». Tale principio afferma l’identità piena
dell’essere in maniera tale che non possa entrare in contraddizione con sé stesso. Volendo estendere
all’essere il valore di verità assoluta, possiamo dire che una proposizione (A) non può avere valore di verità
al medesimo modo ed al medesimo tempo rispetto alla sua negazione (¬A); dunque: A è A e non può essere
¬A, esattamente come avviene nell’Essere parmenideo.
Cfr. ARISTOTELE, Metafisica, IV (Libro Gamma), cap. 3, 1005 b, 19-20: «Το γάρ αυτό άμα υπάρχειν
τε και μήν υπάρχειν αδύνατον τώ αυτώ και κατα το αυτό»; anche in TOMMASO D’AQUINO,
Commento alla metafisica di Aristotele, a cura di L. Perotto, vol. 1, Edizioni Studio Domenicano, Bologna
2004, p. 631.
45
È evidente come l’elemento della novità sia insieme risolutivo e problematico per la visione continuista
di Bergson. Tuttavia un superamento di tale problematicità può esser dato tenendo conto che si tratta di un
concetto-limite.
46
Il tempo è asimmetrico perché contiene intrinsecamente una differenziazione di parti; difatti in questo
modo diviene possibile distinguere tra passato e futuro.
19
Riflettendo su tale questione, Wiener sostiene che possiamo comunicare e conoscere tutto
In short, we are directed in time, and our relation to the future is different from
our relation to the past. All our questions are conditionated by this asymmetry,
and all our answers to these questions are equally conditionated by it. […] This
being the case, we can see those stars radiating to us and to the whole world;
while if there are any stars whose evolution is in the reverse direction, they will
attract radiation from the whole heavens, and even this attraction from us will not
be perceptible in any way, in view of the fact that we already know our own past
but not our future. Thus the part of the universe which we see must have its past-
our own. The very fact that we see a star means that its thermodynamics is like
our own.47
evento passi da uno stato di ordine ad uno stato di disordine; così accade che a seguito di
un terremoto non vedremo mai una ricomposizione spontanea da parte delle rovine di un
campanile (a meno che non si intervenga dall’esterno su di esse). Ciò che avviene è un
movimento realizzato da un numero finito di stati di non equilibrio, ove ciascuna parte è
47
N. WIENER, Cybernetics, or control and communication in the animal and the machine, cit., pp. 33-34;
tr. it. in ID., La Cibernetica. Controllo e comunicazione nell’animale e nella macchina, cit., pp. 60-61: «In
breve, noi siamo orientati nel tempo, e le nostre relazioni con il futuro sono diverse da quelle con il passato.
Tutti i nostri problemi sono condizionati da questa asimmetria, come anche lo sono tutte le soluzioni che
ne diamo. […] Stando così le cose, noi possiamo vedere le stelle che irradiano verso di noi e verso il mondo
intero; mentre se vi fossero stelle la cui evoluzione seguisse la direzione opposta, esse attirerebbero le
radiazioni dell’universo, e le radiazioni che esse attirerebbero da noi non sarebbero in alcun modo
percepibili, dato che noi conosciamo il nostro passato ma non il nostro futuro. La parte dell’universo che
noi vediamo deve perciò avere relazioni di passato e futuro concordanti con le nostre, per quanto concerne
l’emissione di radiazioni. Il fatto stesso che vediamo una stella dimostra che la sua termodinamica è uguale
alla nostra».
20
differente rispetto alle altre. Contrariamente a quanto avviene nei processi reversibili48,
ivi non è più possibile saldare l’identico con l’identico poiché interviene l’elemento
irreversibilità del tempo o dei fenomeni49, si riproponga l’eterna lotta filosofica tra
l’essere parmenideo ed il divenire eracliteo. Ancora una volta non è di nostro interesse
scegliere un unico percorso in una sorta di logica dell’aut-aut, quanto piuttosto inquadrare
i diversi percorsi in una rete orizzontale di rapporti attraverso cui diviene possibile
dell’et-et si ponga tendenzialmente più sul piano di un divenire relativo, poiché interessata
a mettere in rilievo ogni elemento discriminatorio che sia in grado di spiegare la realtà
diveniente dei processi cibernetici presi in considerazione. Nel fare ciò potremo altresì
aspira ad esserlo. A tal proposito nel paragrafo successivo abbiamo inteso approfondire
il metodo probabilistico cui si perviene grazie ad una sorta di “relativismo” insito nella
48
Ricordiamo però che le trasformazioni reversibili sono puramente ideali e mai effettivamente realizzabili.
49
Ivi abbiamo fatto riferimento ad un’idea generale di reversibilità e di irreversibilità; per approfondire tali
concetti in relazione alla termodinamica cfr. M. CALÌ, P. GREGORIO, Termodinamica, Società Editrice
Esculapio, Bologna 1996, pp. 89-104; A. BERTIN, M. POLI, A. VITALE, Fondamenti di termodinamica,
Società Editrice Esculapio, Bologna 1997; G. Giambelli, Termodinamica e trasmissione del calore,
Maggioli Editore, Rimini 2007.
21
1.2 Un metodo probabile per una realtà diveniente
acque del fiume che scorreva dinanzi la sua stanza del MIT. Possiamo sin da ora cogliere
l’aspetto estetico della matematica wieneriana, tesa all’esplorazione dei “moods of the
di questo genere, ovvero improntato all’indagine degli “umori [moods indica anche gli
cui faceva riferimento Bergson con la sua concezione di durata come slancio vitale, ma
della sua struttura occorre in via preliminare riflettere sulla relatività della conoscenza
stessa. Difatti se i fenomeni fisici sono sottoposti ad un’evoluzione che nel corso del
volta relativa e anch’essa sottoposta ad una dinamica evolutiva di cui bisogna tenere in
conto.
50
Cfr. N. WIENER, I am a mathematician, cit., p. 33
51
Ricordiamo che quest’idea di processo diveniente in Wiener è riferibile specificatamente tanto
all’organizzazione delle macchine artificiali quanto all’organizzazione dell’essere vivente.
22
1.2.1 Il relativismo di Wiener
Wiener nel 1914 scrive l’interessante saggio Relativism52 in cui è possibile cogliere
l’aspetto essenziale della sua gnoseologia fallibilista, nonché l’intuizione che tale
fallibilità costituisca in realtà il motore attraverso cui spingere ogni conoscenza. Tale linea
l’applicazione del dubbio metodico53 senza mai scadere in un puro scetticismo. Wiener
afferma che «in no significant sense can we assert the existence of self-sufficient
none is absolutely certain.»55. Il fatto che non vi sia nulla di assolutamente certo, non
52
Cfr. ID., Relativism, in “Journal of philosophy, psychology and scientific method”, 11 (1914), pp. 561-
577; l’articolo è rinvenibile in ID., Collected Works. With commentaries, a cura di P. Masani, vol. 4, The
MIT Press, Cambridge 1985, pp. 50-66.
53
A differenza del dubbio scettico che si dà come fine a sé stesso e che conduce ad una totale sfiducia
nell’ambito conoscitivo, il dubbio sistematico di Wiener costituisce il metodo attraverso cui mettere alla
prova le varie conoscenze, così da porre una separazione tra quelle più dubitabili e quelle più probabili.
54
N. WIENER, Relativism, cit., p.566; in ID., Collected Works, cit., p. 55: «in nessun senso dotato di
significato noi possiamo asserire l’esistenza di una conoscenza autosufficiente».
55
Ibidem: «Ma se nessuna conoscenza è autosufficiente, nulla è assolutamente certo».
56
La negazione relativa è una negazione che nega qualcosa e insieme ne afferma un’altra. In tale ambiguità
la negazione corrisponde ad una determinazione: ad esempio, negare di essere una persona corrotta è solo
un modo per affermare e determinare la propria persona come onesta. A tal proposito Platone aveva
osservato nel Sofista: «qualcosa di altro indicano le particelle negative […] preposte ai nomi che le
seguono» (PLATONE, Sofista, 256 b-c, tr. it. in Opere complete, a cura di A. Zadro, vol. 2, Laterza, Roma-
Bari 1975, p.244.
23
In questo modo il nostro autore può scagliarsi contro ogni forma di conoscenza che
pensa di poter rinvenire soluzioni di verità unicamente in sé stessa; a tal proposito Wiener
postulates gulfs which can not be bridged between homogeneous duration and
mathematical time, between purposes and mechanism, between life and matter,
between language and thought, between that intuitive thought which allows the
mutual interpenetration of idea with idea, and intellectual thought, - that thought
posti da Bergson, in base ai quali permane uno scarto differenziativo tra scienze fisiche e
matematiche per un verso e la metafisica della vita per l’altro. Così Wiener aggiunge:
Bergson believes that the physical sciences and mathematics deal with notions
that are absolutely rigid, […] it is a world of pure space and pure matter and pure
57
N. WIENER, Relativism, cit., p.570; in ID., Collected Works, cit., p. 59: «Il relativismo obietta al
pragmatismo soltanto la sua pretesa di aver detto l’ultima parola in filosofia: un pragmatismo relativistico
è però del tutto possibile. Ma il bergsonismo contiene elementi che sono essenzialmente non-relativistici.
Bergson postula abissi che non possono essere colmati tra la durata omogenea e il tempo matematico, tra
scopi e meccanismo, tra vita e materia, tra linguaggio e pensiero, tra il pensiero intuitivo, che permette la
mutua interpenetrazione di idea con idea, ed il pensiero intellettuale, - il pensiero che tratta con concetti
assolutamente rigidi e distinzioni ben definite [clear-cut]. […] Ora supporre l’esistenza di distinzioni
assolutamente nette va direttamente contro lo spirito del relativismo e, credo, del bergsonismo stesso».
24
forms, uncontaminated by any taint of time58 or of life or of the "mutual
interpenetration" of idea with idea. […] But we have seen that such a world is a
mere nonentity; that natural science, like every other intellectual discipline, must
deal with imperfectly defined concepts, and hence must permit a certain amount
of the interpenetration of idea with idea. Even in the case of mathematics, the
most abstract and most formal of all disciplines, we have seen that no assignable
set of rules will ever exhaust the conditions of the validity of a single deduction;
we have seen how the very use of a symbolism is conditioned by our thinking
according to the spirit of the symbolism, which can never itself be exhaustively
and adequately symbolized. No! Bergson's dualism is a false one: pure formal
mathematics and the allied sciences as purely formal disciplines, and puts them
interpenetration of idea with idea as free from all taint of mathematics. […] This
mathematics and physical science. But, if we do not believe that mathematics and
physical science are purely formal, […] then there is no ground for thinking that
they, too, do not play their part in our true insight into the universe. […] Bergson
sets up a windmill, calls it physical science, and then charges it most valiantly.
But it is only because it is a windmill, and not true science, that he attacks, that
58
Da notare come il ruolo del tempo sia per Wiener di fondamentale importanza ai fini della comprensione
della realtà.
59
Ibid., pp.570-571; in C.W. pp. 59-60: «Bergson crede che le scienze fisiche e la matematica trattino con
nozioni che sono assolutamente rigide, […] mondo di puro spazio, pura materia e pure forme, incontaminate
da qualsiasi macchia di tempo, o di vita o di “mutua interpenetrazione” di idea con idea. […] Ma noi
abbiamo visto che tale mondo non esiste; che la scienza naturale, come ogni altra disciplina intellettuale,
deve trattare con concetti imperfettamente definiti, e quindi deve permettere una certa quantità di
interpenetrazione di idea con idea. Anche nel caso della matematica, la più astratta e formale di tutte le
25
Possiamo cogliere l’originalità del pensiero di Wiener nel momento in cui riflette sul
fatto che l’uso di qualsiasi simbolismo richiede dapprima uno “spirito del simbolismo”
che non può essere formalizzato, ovvero un insieme di regole che non possono mai essere
qualcosa di diverso rispetto alla scienza intesa come approdo di certezze. La matematica
Tuttavia non possiamo fare a meno di notare come il “fraintendimento” sia reciproco
ed allo stesso tempo vitale per ciascuna posizione. Tenteremo di spiegare tale ambiguità
discipline, noi abbiamo visto che nessun insieme assegnabile di regole sarà mai esaustivo delle condizioni
di validità di una singola deduzione; noi abbiamo visto come il reale uso di un simbolismo è condizionato
dal nostro pensare secondo lo spirito del simbolismo, il quale non può mai essere adeguatamente ed
esaustivamente simbolizzato. No! Il dualismo di Bergson è qualcosa di falso: il pensiero puro formale esiste
solo come un fraintendimento della matematica da parte di Bergson e di certi filosofi della matematica
formalisti […]. Giacché Bergson considera la matematica e le scienze affini come discipline puramente
formali, e le colloca in un mondo solitario, è poi forzato a considerare il regno dell’interpenetrazione mutua
dell’idea con l’idea come libero da ogni contaminazione di matematica. […] Questo misticismo è l’esito
necessario della credenza nel carattere puramente formale della matematica e della scienza fisica. Ma, dato
che noi non crediamo che la matematica e la scienza fisica siano puramente formali, […] non c’è alcuna
base per pensare che anch’esse non contribuiscano con la loro parte alla nostra reale intuizione
dell’universo. […] Bergson costruisce un mulino a vento, lo chiama scienza fisica, e poi si scaglia da prode
contro di esso. Ma è solo perché egli attacca un mulino a vento e non la scienza autentica che risulta infine
vittoriosa».
60
Wiener è convinto che si debba considerare il matematico come un vero e proprio creatore di forme
matematiche. Ciò risulta con maggior evidenza in Mathematics and art, dove sostiene che la matematica si
dà come espressione artistica in grado di produrre un’emozione identica a quella della contemplazione
estetica; al posto dei segni e dei colori, strumento del matematico è il rigore formale che insieme limita ed
espande la sua espressività. Cfr. ID., Mathematics and art. Fundamental identities in the emotional aspects
of each, in “The Technology Review”, 32 (1929), p. 129; rinvenibile in ID., Collected Works, cit., p. 851.
61
Wislawa Szymborska (Kórnik, 1923 – Cracovia, 2012), poetessa e saggista polacca, è considerata tra le
più grandi poetesse degli ultimi anni; tra i numerosi riconoscimenti ricordiamo che è stata insignita nel
1996 del Nobel per la letteratura.
In questa poesia si fa riferimento alle oloturie, ovvero una classe di echinodermi diffusi sui fondali marini
che possiedono una capacità senza eguali in natura: in presenza di un eventuale predatore, per distrarlo e
facilitare la fuga, sono in grado di eviscerare, ovvero si staccano da soli alcuni organi (intestino, polmoni
acquiferi e gonade). Per di più hanno grandi capacità rigenerative, tant’è che in circa sei settimane gli organi
sono rigenerati e la situazione si può definire riassestata.
26
In caso di pericolo, l'oloturia si divide in due: / dà un sé in pasto al mondo, / e con
in ciò che è stato e ciò che sarà. / Nel mezzo del suo corpo si apre un abisso / con
occorre da ciò che si è salvato. / Già, anche noi sappiamo dividerci in due. / Ma
dall'altro, / un riso leggero, di già soffocato. / Qui il cuore pesante, là non omnis
moriar, / tre piccole parole, soltanto, tre piume di un volo. / L'abisso non ci divide.
/ L'abisso ci circonda.62
Se ciascuna posizione si dà come relativa, possiamo dire che di per sé ognuna – presa
auto-fondazione. È vero che Bergson pone degli scarti inalienabili tra il pensiero
intellettuale solidificante della scienza e lo slancio vitale che intende rimanere fluido e
creativamente diveniente. D’altra parte egli appare ben consapevole che, per parlare degli
di carattere positivistico e in particolar modo con quella filosofia che, non comprendendo
il proprio ruolo, finisce con l’accettare passivamente fatti e leggi da parte degli scienziati.
consapevolezza del fatto che le scienze contengano in sé non solo una componente
62
W. SZYMBORSKA, Ogni caso, a cura di P. Marchesani, Libri Scheiwiller, Milano 2009.
63
Basti considerare l’etimologia del termine: dal latino abyssus, dal greco ἄβυσσος, vuol dire “senza
fondo”; dunque riguarda una voragine che non ha limiti, non ha un punto in cui arrestarsi in maniera
definitiva. Per traslato sta ad indicare un qualcosa che è impossibile da raggiungere con l’intelletto umano.
27
fattuale, ma anche una componente teorica con la quale il filosofo deve avviare un critico
confronto. Si tratta allora del “caso di pericolo”, insito all’interno della stessa metafisica,
dalla quale poter uscire solo attraverso un processo decostruttivo: un processo che per un
verso lasci morire ciò di cui non ha bisogno, e che per l’altro focalizzi l’attenzione su ciò
Rinascere quanto occorre da ciò che si è salvato».). Allora è chiaro che quell’abisso
“abissi che (ci) circondano”, che può trovare piena realizzazione la visione relativista
è dovuto ricorrere a tale diversificazione, relazionandosi come altro rispetto ad una certa
dello “spirito del bergsonismo” non avrebbe potuto mai tollerare l’esistenza di
per potersi identificare in qualcosa e fare la propria parte, debba ricorrere ad una
relazione, ove ogni aspetto riflette un’evoluzione dipendente tanto dal ruolo del tempo
64
La biologia contemporanea ha altresì osservato dei fenomeni di distruzione legati alla costruzione del
vivente. Possiamo citare a titolo di esempio il fenomeno dell’apoptosi: consiste in una forma di morte
cellulare programmata che contribuisce al mantenimento del numero di cellule di un sistema.
Contrariamente alla necrosi, l’apoptosi si svolge in maniera ordinata e regolare, così da produrre un
vantaggio durante il ciclo vitale dell’organismo (ad esempio contrasta l’insorgenza di tumori, attiva il
sistema immunitario o aiuta nella formazione di un organismo); difatti altri nomi con cui viene
generalmente indicato questo processo sono “morte altruista” o “morte pulita”. Per un approfondimento su
di esso cfr. B. YOUNG, J. S. LOWE, A. STEVENS, J. W. HEATH, Istologia e anatomia microscopica, a cura di
O. Cremona, Elsevier Masson, Milano 2006.
28
quanto dal ruolo dell’osservatore.65 Spiegata la ragione per cui Wiener, nonostante la
suddetta critica, sembra porsi sullo stesso movimento di Bergson, analizziamo nel
prossimo paragrafo come la sua visione relativista anticipi di fatto il teorema di Gödel e
Per ogni classe K di formule ω-coerente ricorsiva esistono segni di classe ricorsivi
Si tratta del celebre teorema di incompletezza cui era pervenuto il grande logico Kurt
Gödel (Brno, 1906 – Princeton, 1978) nel 1931. In esso si dimostra che è impossibile
sempre delle proposizioni indecidibili. L’indecidibilità è data dal fatto che gli enunciati
formulati in un sistema logico non possono essere né provati né confutati all’interno dello
65
Così il metafisico Bergson si muove, nel contesto storico dell’Ottocento, contro le scienze di stampo
positivista; al di là delle differenze interne, la sua corrente tende al rifiuto di una visione deterministica
della realtà e all’accettazione del carattere convenzionale delle ipotesi scientifiche. D’altra parte il
matematico Wiener in pieno Novecento sfida le principali convinzioni sulla matematica, per esprimere i
suoi dubbi riguardo la possibilità di un’assiomatizzazione totalmente inclusiva della logica formale.
66
GÖDEL, Über formal unentscheidbare Sätze der “Principia Mathematica” und verwandter Systeme I,
in “Monatshefte für Mathematik und Physik”, 38 (1931), pp. 173–198, tr. it di E. Ballo, Proposizioni
formalmente indecidibili dei “Principia Mathematica” e dei sistemi affini I, in GÖDEL, Opere. Vol. I 1929-
1936, Bollati Boringhieri, Torino 1999, pp. 113-138. Per ulteriori approfondimenti si vedano: G. LOLLI,
Sotto il segno di Gödel, Il Mulino, Torino 2007; E. NAGEL E J. H NEWMAN, La prova di Gödel, Edizioni
ETS, Bollati Boringhieri, Roma 2000.
29
stesso sistema, a meno che esso non risulti contradditorio e dunque incoerente. Se un
scelta è tra coerenza e completezza di esso67 (poiché è stato dimostrato che queste
proprietà non possono mai darsi insieme). Dunque il teorema di incompletezza rientra a
pieno titolo tra i teoremi limitativi che specificano le proprietà che i sistemi formali non
possono avere.
tra dimostrabilità e verità. Dunque ci sono delle verità che non possono essere dimostrate,
matematica, ci saranno delle formule che non potranno essere dimostrate: allora tali
sostenuto sin dal 1914 nel saggio Relativism, ma anche in Is mathematical certainty
absolute?68 del 1915. Ricordiamo infatti che nella critica a Bergson egli era giunto ad
(compreso quello della matematica e della logica), poiché ogni simbolismo richiede il
rinvio ad uno “spirito” che non può essere mai completamente formalizzato69. A tal
67
Potremmo definire completo un sistema che è in grado di dimostrare ogni formula così come la negazione
di quelle formule. Dunque un sistema completo è in grado di dimostrare A e insieme ¬A (contravvenendo
al classico principio di non-contraddizione aristotelico), ma risulterebbe per questa ragione incoerente.
D’altra parte un sistema sintatticamente coerente non consente di dimostrare una formula e insieme la sua
negazione; in questo modo il sistema formale risulta essere incompleto.
68
Cfr. N. WIENER, Is mathematical certainty absolute, in “Journal of philosophy, psychology and scientific
method”, 12 (1915), pp. 568-574; l’articolo è rinvenibile in ID., Collected Works, cit., vol.1, pp. 218-224.
69
Nella propria autobiografia Wiener si mostra consapevole di essere arrivato molto vicino alle
conseguenze della prova di Gödel. Cfr. ID., I am a mathematician, cit., p. 324; tr. it. in L. MONTAGNINI, Le
armonie del disordine, cit., p. 48: «Quando studiavo con Bertrand Russell, non riuscivo a convincermi che
esistesse un insieme chiuso di postulati per tutta la logica che non lasciasse spazio ad alcuna arbitrarietà nel
30
proposito possiamo citare una lettera del futuro poeta americano T.S. Eliot70 che,
tracciare una linea netta. […] Ogni prospettiva suggerisce comunque questa
fallibilismo gnoseologico wieneriano, non perviene alla dissoluzione totale di ogni forma
sistemi formali.
Del resto abbiamo già avvertito una sorta di incoerenza nel momento in cui abbiamo
analizzato isolatamente la natura del tempo newtoniano e del tempo bergsoniano: per un
verso non si può pensare alla natura assoluta e reversibile del tempo senza distinguere al
suo interno gli istanti che si ripetono; d’altra parte l’irreversibilità della durata non è
immaginabile senza una visione continuista che si collochi sullo sfondo. Allo stesso modo
sistema da essi definito. Allora, senza la giustificazione delle loro superbe tecniche, stavo presagendo
qualcosa delle critiche a Russell che furono in seguito compiute da Gödel e dai suoi seguaci, che hanno
posto le basi reali per la negazione dell’esistenza di una qualche singola logica derivante in maniera chiusa
e rigida da un corpo di regole specificate».
70
Solitamente noto come T.S. Eliot (1888-1965), Thomas Stearns Eliot è stato poeta, saggista,
drammaturgo e critico letterario insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1948. Nell’anno
accademico 1910-11 è stato in Francia per ascoltare le lezioni di Henri Bergson alla Sorbona; dopodiché è
tornato ad Harvard come candidato per il Ph.D. In questo biennio 1911-13 ha avuto modo di conoscere e
frequentare Wiener, con cui ha in comune l’interesse per le filosofie di Santayana e di Royce.
71
Eliot a Wiener, 6 gennaio 1965, cit. da N. WIENER, Collected Works, cit. vol.4, pp. 73-75.
31
bergsonismo, nel momento in cui aveva considerato la metafisica di Bergson come un
sistema esteso72. Più tardi, esaminando le conseguenze della prova di Gödel, Wiener
un processo: esse possono essere determinate solo attraverso il rinvio a sistemi più vasti.73
Tali riflessioni sono fondamentali poiché esprimono una differente prospettiva circa
che non potrà più fare a meno di prendere in considerazione il ruolo del tempo.
discosta da questa prospettiva che gli ricorda la scienza platonica; 74 difatti sostiene che
nella scienza effettiva gli universali non sono nettamente definiti né immobili, ma al
72
Chiaramente a propria volta questo sistema esteso non potrà, secondo il principio di incompletezza,
dimostrare ogni formulazione che contiene; così il tutto si ripete, nel tentativo sempre nuovo di superare il
limite di ciascun sistema.
73
Cfr. N. WIENER, The role of the observer, in “Philosophy of Science”, 3 (1936), p.313 (l’articolo è
rinvenibile in ID., Collected Works, cit., vol. 4, p. 90); tr. it. in L. MONTAGNINI, Le armonie del disordine,
cit., pp. 111-112: «Gödel mostra come in ogni sistema matematico vi siano proposizioni la cui verità o
falsità può essere determinata solo da un riferimento esterno al sistema. Cioè, quando si cerchi di
determinare un sistema matematico rigoroso, tale che le sue proposizioni abbiano soltanto significati ben
determinati, al massimo si riesce soltanto a rinviare la questione del suo rigore a qualche sistema più vasto
che lo include. A qualsiasi stadio si faccia riferimento, esso non avrà mai una adeguata definizione
matematica. In tutti i sistemi matematici effettivi, vi sono sempre dettagli che (per quanto ne sappiamo)
possono essere definiti in due o più modi, e una decisione imperfetta tra questi modi può farci precipitare
in nuovi paradossi logici come quelli di Russell. Non importa quanto lontano ci spingiamo, vi sarà sempre
qualche studioso del futuro al quale la nostra matematica potrà apparire euleriana».
74
Cfr. Ibid., p. 307 (in C.W., p.84); tr. it. in Le armonie del disordine, p. 113: «Il platonico crede in un
mondo di essenze, di Idee nettamente definite e nell’esistenza di proposizioni riguardanti queste Idee
altrettanto nettamente definite, discorso in cui noi possiamo rientrare come osservatori ma mai come
partecipanti. Esse sono fuori del tempo e il tempo è per esse irrilevante».
32
gradi di vaghezza e di mutabilità. Dunque si tratta di proposizioni che seguono un
processo temporale, che possiedono una storia; di conseguenza la loro veridicità sarà
In questo modo Wiener perviene alla feconda conclusione secondo cui «la scienza è
spiegazione dei processi» ed alle relative quattro massime76 attraverso cui sottolinea il
75
Cfr. Ibid., p. 314 (in C.W., p. 91); tr. it in Le armonie del disordine, p. 113: «Ogni logica realmente utile
deve avere a che fare con Idee dai bordi vaghi e con una Verità che è solo questione di grado. Una logica
che ignori la storia effettiva delle idee e le limitazioni delle facoltà umane risulta essere una logica in vacuo;
ed è inutile».
76
Cfr. Ibid., p. 318 (in C.W., p. 93); tr. it. in Le armonie del disordine, p. 114: «(1) La scienza è spiegazione
dei processi nel tempo; (2) L’atto della spiegazione e dello sviluppo di concetti impiega di fatto un minimo
di tempo, e implica un riferimento a un minimo di tempo; (3) Né i concetti né le teorie sono ben definiti, a
meno che non siano passati attraverso un processo effettivo di definizione; (4) Il tempo impiegato per
giungere a un certo grado di definizione, come pure il tempo cui ci si riferisce in una definizione di questo
grado di precisione, è di ordine di grandezza approssimativamente proporzionale al grado di precisione
ottenuto».
33
CAPITOLO 2
Cybernetics
Vaclav Havel
consapevole di dover trovare un termine che fosse adeguato al campo del controllo
automatico; così si rivolse alla parola greca κυβερνήτης78 ovvero pilota, timoniere:
difatti il timoniere è colui che, posto a controllo e a comando del timone, mette in atto
tutte le azioni necessarie-meccaniche affinché la nave sia condotta sulla giusta rotta fino
alla meta desiderata. Dunque per cibernetica bisogna intendere “l’intero campo della
teoria del controllo e della comunicazione sia nella macchina che negli animali”79.
una ricerca che indebolisce ogni forma di puro dualismo tra mente e corpo o tra esseri
77
Cfr. N. WIENER, I am a mathematician, The MIT Press, Cambridge, Massachusetts 1964, p. 322.
78
Si noti come la scelta del termine si pone in continuità con il programma di “meccanizzazione della
teleologia” avviato sin dal 1943 insieme al neurofisiologo Arturo Rosenblueth e all’ingegnere Bigelow.
Tale programma consisteva nell’applicazione della teoria dei controlli automatici alla neurofisiologia e
viceversa.
79
N. WIENER, Cybernetics, or control and communication in the animal and the machine, The MIT Press,
Cambridge, Massachusetts 1948, pp. 11-12; trad. it. in ID., La Cibernetica. Controllo e comunicazione
nell’animale e nella macchina, il Saggiatore, Milano 1968, p. 35.
34
viventi (animali) e non viventi (macchine), arrivando ad analizzarli non solo come
meccanicistica di Cartesio:
Qui in particolare mi ero fermato per far vedere che se ci fossero macchine con
avremmo nessun mezzo per accorgerci che non sono in tutto uguali a questi
nostre azioni per quanto è di fatto possibile, ci resterebbero sempre due mezzi
sicurissimi per riconoscere che, non per questo, sono uomini veri. In primo luogo,
non potrebbero mai usare parole o altri segni combinandoli come facciamo noi
per comunicare agli altri i nostri pensieri. Perché si può ben concepire che una
organi; che chieda, ad esempio, che cosa si vuole da lei se la si tocca in qualche
punto, o se si tocca in un altro gridi che le si fa male e così via; ma non si può
immaginare che possa combinarle in modi diversi per rispondere al senso di tutto
quel che si dice in sua presenza, come possono fare gli uomini, anche i più
ottusi.81
80
È allora possibile comprendere come la cibernetica compia una vera e propria ri-organizzazione critica
e sintetica di studi realizzati in settori che vengono tradizionalmente posti su piani differenti, come biologia
ed ingegneria, logica formale e psichiatria, scienze umane e fisiche.
81
Cfr. R. DESCARTES, Discorso sul metodo, parte V, 1637. Nonostante l’evidente dualismo della
concezione cartesiana, va riconosciuto il fatto che Cartesio stesso era incline a ritenere che ci fosse una
sorta di interazione tra materia e spirito, così da postulare l’esistenza della ghiandola pineale come punto
mediano e di contatto tra essi.
35
In questo estratto è evidente come la descrizione della realtà corporea si riduca
lavoro), ovvero la visione epistemologica cibernetica che, superando ogni forma di puro
continuità tra sistema vivente (animali) e non vivente (macchine). Così la cibernetica
viene a costituirsi come la scienza cui facevamo riferimento nella conclusione del primo
capitolo, ovvero la scienza che è in grado di costruire e spiegare i processi nel tempo.
Difatti i suddetti fenomeni di autoregolazione sono riferibili non solo alla res extensa
devono essere presupposti dei fini e degli elementi causanti che li perseguano.
Nei prossimi paragrafi vedremo allora come ogni questione appartenente al reale è,
nelle intenzioni del nostro autore, riportabile alle categorie di modello, di informazione e
82
Se ad oggi siamo meno restii nell’ammettere un carattere di intelligenza per le parti meccaniche dei
calcolatori, si deve ad uno studio approfondito dei segnali di comando e di controllo ed alla conseguente
realizzazione di dispositivi che sono in grado di simulare le funzioni del cervello umano.
83
Ivi i concetti di ‘processo’ e di ‘organizzazione’ sono discussi come sinonimi; lo stesso avverrà in
seguito con i concetti di ‘programma’ e ‘modello’.
36
di entropia (per cui faremo riferimento ai messaggi), di feedback e di controllo
Wiener osserva che «one of the most interesting aspects of the world is that it can be
rather than by the intrinsic nature of those elements».85 Dunque per processo o modello
nello spazio e nel tempo, indipendentemente dalla natura degli elementi di cui esso è
costituito. Tra i vari tipi di modelli Wiener analizza in particolare i messaggi, ovvero quei
modelli che generalmente sono impiegati per veicolare informazioni da una posizione ad
un’altra.
84
Non è un caso che Wiener utilizzi la parola inglese ‘pattern’, poiché essa sta ad indicare tutto ciò che si
ripete in una successione di elementi o tutto ciò che si riscontra come comune e regolare all’interno di un
insieme di oggetti osservati; in italiano può essere di volta in volta tradotta con: disegno, schema, tema (ad
esempio di una composizione musicale), configurazione, struttura, stampo, trama, motivo, modello.
85
N. WIENER, The Human Use of Human Beings, Cybernetics and Society, Houghton Mifflin Company,
Boston 1950; tr. it. in ID., Introduzione alla Cibernetica, Bollati Boringhieri, Torino 1966, p.17: «Uno degli
aspetti più interessanti del mondo è il fatto che può ritenersi costruito sulla base di modelli (patterns). Un
modello è essenzialmente una disposizione caratterizzata dall’ordinamento degli elementi di cui si compone
anziché dalla natura intrinseca di questi elementi».
37
2.1.1 Entropia
Nel primo capitolo abbiamo visto come Wiener si ponga in continuità rispetto al
mutevolezza delle acque del fiume che scorreva dinanzi la sua stanza del MIT. Così, dopo
aver assunto l’immagine del fiume come modello per la comprensione del pensiero del
nostro autore, siamo giunti a delineare la realtà fisica come un processo intrinsecamente
possiamo dire che la sua stessa configurazione ordinata (realizzata dagli elementi che lo
Thus the modern automaton exists in the same sort of Bergsonian time as the
the essential mode of functioning of the living organism should not be the same
as that of the automaton of this type. Vitalism has won to the extent that even
a complete defeat.86
86
N. WIENER, Cybernetics, or control and communication in the animal and the machine, cit., p. 44; trad.
it. in ID., La Cibernetica. Controllo e comunicazione nell’animale e nella macchina, cit., p. 72: «L’automa
moderno esiste quindi nello stesso tipo di tempo bergsoniano dell’organismo vivente, e di conseguenza non
vi è più alcuna ragione nelle considerazioni bergsoniane per cui le modalità di funzionamento essenziali
dell’organismo vivente non debbano essere uguali a quelle dell’automa di questo tipo. Il vitalismo ha vinto
a tal punto che anche i meccanismi corrispondono alla struttura temporale del vitalismo; ma […] questa
vittoria è una completa disfatta».
38
carattere di irreversibilità dei processi automatici presi in considerazione dal nostro
autore. Difatti essi, esistendo in un tempo di tipo bergsoniano, ovvero in una struttura
che essa può disporsi in un ordine differente nel corso del tempo. Tale variazione di ordine
implica che vi sia stato un passaggio intermedio: un passaggio in cui gli elementi che
costituiscono il modello, sebbene appaiono ordinati nello stato iniziale e finale del
già discussa freccia del tempo e sostiene che in un sistema isolato87 l’energia termica (il
calore) passa spontaneamente da un corpo più caldo ad uno meno caldo seguendo solo
questa precisa direzione, mai quella contraria. Per raffigurarci questa situazione, anche se
pensare allo scioglimento di un cubetto di ghiaccio in una tazza di tisana calda: l’energia
termica della tisana (corpo più caldo) si trasferisce al cubetto (corpo meno caldo) fin
quando tutta l’energia si ridistribuisce e l’intero sistema raggiunge uno stato di equilibrio.
Nel sistema in equilibrio non è più possibile alcun passaggio di energia termica, poiché
87
Un sistema è isolato se non interagisce in alcun modo con l’ambiente circostante. Tale sistema non
scambia massa, né calore, né lavoro, poiché non è soggetto ad alcuna forza esterna; si tratta di un caso
ideale che si può ottenere sperimentalmente soltanto in maniera approssimata.
39
Similmente, riflettendo sullo scioglimento di una zolletta di zucchero nel caffè, è
ci appaiono già come ordinati ed in una condizione di equilibrio: la massa compatta dello
zucchero si trova allo stato solido, mentre il caffè allo stato liquido. Nel momento in cui
lo zucchero viene immerso nel caffè, i due sistemi interagiscono88 e ciò crea
inevitabilmente del disordine; difatti, in virtù della seconda legge della termodinamica,
gli atomi più caldi del caffè comunicano parte del loro moto di agitazione termica 89 agli
atomi dello zucchero, così che questi ultimi aumentano a propria volta la temperatura e
l’energia cinetica. Tutto ciò si ripete in maniera irreversibile fino alla dispersione totale
svolta in cui non è più possibile distinguere lo zucchero dal caffè né tornare alle
di uno stato che per un verso era già predisposto alla comprensione91 inclusiva di elementi
differenti.
88
Vi è interazione quando due o più oggetti agiscono l’uno sull’altro, applicando reciprocamente delle
forze; da notare come tale fenomeno sia anche alla base della struttura comunicativa.
89
La temperatura è legata all’energia cinetica del moto di agitazione termica: maggiore è la temperatura,
più veloci ed energetiche sono le oscillazioni atomiche.
90
Dal greco παράδοξος (paràdoxos) è composto dal prefisso παρα (“contro”) e da δόξα (“opinione”): il
paradosso è allora un’espressione attraverso cui formulare una verità – o un’interpretazione di essa –
contraria all’opinione comune. Tuttavia la paradossalità, ponendosi al limite di ciò che è accettato dal senso
comune, costituisce il senso più profondo dello spirito probabilistico.
91
Dal latino comprehendĕre (composto da cum, “insieme” e da prehendĕre, “prendere/afferrare”): il
concetto di comprensione esprime di per sé la capacità di accogliere in maniera spontanea e simultanea
elementi di diversa origine e natura.
40
Allora possiamo definire l’entropia92 come la misura del grado di equilibrio raggiunto
grado di entropia, poiché esso – in virtù del secondo principio della termodinamica –
direzione verso cui evolve ogni sistema-processo; a tal proposito ricordiamo quanto
sostenuto da Boltzmann94:
92
Dal tedesco entropie [composto dal greco ἐν (en, "dentro") e da τροπή (tropé, “cambiamento”)]: tale
concetto racchiude in sé un processo di trasformazione in transito. D’altra parte, dal momento che contiene
in sé il cambiamento, può altresì fungere da punto di svolta; a tal proposito si rimanda al concetto di
“funzione di stato” in termodinamica.
93
Sulla base di queste considerazioni si è ipotizzata la morte termica dell’universo, ovvero un possibile
stato finale in cui la dispersione dell’energia è completa: in altri termini non vi sarà più energia libera che
compia lavoro.
94
Ludwig Eduard Boltzmann (Vienna 1844 – Duino, 1906) è stato un filosofo, matematico e fisico
austriaco; aderì alla concezione materialistica e atomista dell’uomo e della natura. Il suo lavoro è consistito
principalmente nell’aver dimostrato che l’entropia deve aumentare di necessità secondo un processo
irreversibile.
95
L. BOLTZMANN, Populäre Schriften [1905]; trad. it. parziale di Anna Cercignani, Modelli matematici,
fisica e filosofia. Scritti divulgativi, Bollati Boringhieri, Torino 1999, p.35.
41
Da queste considerazioni è chiaro che nei sistemi isolati vi è qualcosa (o più di
qualcosa) che inevitabilmente si disperde e che non possiamo più recuperare, o che al
che interagisce con l’ambiente scambiando massa ed energia: ad esempio è il caso del
ancor più piena legittimazione, poiché il frigorifero per poter funzionare deve ricevere
alimenti nel frigorifero a patto di introdurre e di aumentare il disordine nel sistema aperto.
“effetto farfalla”97, in base alla quale ogni azione può determinare in maniera
imprevedibile il futuro.
96
In biologia si può parlare di processo di ibernazione laddove, attraverso l’abbassamento della temperatura
corporea, le funzioni vitali sono ridotte al minimo.
97
La locuzione è stata coniata dal fisico Edward Lorenz e sta ad indicare come un piccolo cambiamento
delle condizioni iniziali di un modello o di un sistema possa dare origine ad un risultato significativamente
diverso rispetto a quello previsto. Solitamente per spiegare tale locuzione si fa riferimento alla seguente
espressione: “Il battito delle ali di una farfalla in Brasile, può provocare una tromba d’aria nel Texas”.
L’immagine è poetica: un singolo battito di ali di farfalla in una determinata posizione può provocare
cambiamenti climatici, tali da originare successivamente turbamenti – addirittura un uragano – in una
diversa posizione. Dunque comprendiamo la ragione per cui nei sistemi caotici (come i fenomeni
metereologici) non è possibile prevedere cosa accadrà con assoluta certezza e precisione: poiché, appunto,
non è possibile conoscere ogni singolo e infinitesimo fattore che influenza l’atmosfera.
42
2.1.2 Entropia e processo di osservazione
definiscono lo stato di una particella elementare: difatti la misurazione della sua quantità
di moto risulta essere inversamente proporzionale rispetto all’esatta misura della sua
scienziato che intende procedere a delle misurazioni) non può mai considerarsi come un
Ne consegue che l’intervento dello spettatore può essere più o meno invasivo: nel
riferimento alla scenografia teatrale poiché, nel rappresentare la vita sociale, ricorre a
delle tacite convenzioni (sussurri di attori che in realtà gridano ecc.) di cui lo spettatore
non si avvede, a meno che non si presentino degli accadimenti che interferiscano con il
98
Pensiamo ad esempio all’osservazione di una particella elementare, una particella che sfugge all’occhio
nudo e per la quale abbiamo bisogno dello strumento del microscopio: per la misurazione della sua
posizione è necessario illuminarla con un fascio di luce che, tuttavia, conferendole energia ed impulso,
causa una variazione infinitesima del suo stato di moto.
99
Cfr. N. WIENER, The role of the observer, in “Philosophy of Science”, 3 (1936), pp. 307-309; l’articolo
è rinvenibile in ID., Collected Works, cit., vol. 4, pp. 84-86.
43
spiegazione dei modelli/processi wieneriani. Difatti se l’entropia costituisce il grado di
Prima di procedere con l’analisi del concetto di informazione, torna utile chiarire cosa
basa sulla concezione che risolve le cose nell’infinito delle piccole rappresentazioni. Per
‘unità reale’: essa consiste nella realtà dell’atomo fisico (diversa dal punto geometrico
che invece rimane astratto) ed, allo stesso tempo, ha la precisione e la perfezione del punto
100
Si definiscono grandezze intensive della materia quelle grandezze che, contrariamente a quelle estensive,
non dipendono dalle dimensioni dell’oggetto in questione; esempi di grandezze intensive sono la
temperatura e la pressione, mentre esempi di grandezze estensive sono la massa e il volume.
44
l'universo: l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo. Ragion per cui l’intera realtà
unica ed infinita, non potrà esser spiegata se non attraverso il calcolo infinitesimale: è a
Leibniz che dobbiamo la prima sistemazione organica del suddetto calcolo, in particolare
appunto il loro limite. La risoluzione sta nell’applicare il principio secondo cui una
quantità infinitesima sommata a una quantità finita è trascurabile. 102 In questo modo il
concetto di limite non ha una valenza negativa ma, al contrario, acquisisce un’accezione
differenza che possiamo indicare nella seguente modalità: i # i’. Ivi abbiamo
l’introduzione di un dato differente, ovvero un dato con carattere di novità rispetto al dato
101
Per approfondimenti sulla storia della costruzione del calcolo differenziale si vedano: L. GEYMONAT,
Storia e filosofia del calcolo infinitesimale, Bollati Boringhieri, Torino 2009; U. BOTTAZZINI, Il calcolo
sublime. Storia dell’analisi infinitesimale da Euler a Weierstrass, Bollati Boringhieri, Torino 1981; M.
KLINE, Mathematical Thought from Ancient to Modern Times, 1971, tr. it. di A. Conte, Storia del pensiero
matematico, 2 voll., Einaudi, Torino 1991, pp. 380-544.
102
Grazie a tale principio è possibile trovare la soluzione per il famoso paradosso della freccia di Zenone:
l’istante di tempo in cui si muove la freccia ed il suo spostamento non sono nulli ma infinitamente piccoli.
103
N. WIENER, The role of the observer, cit., p.309; l’articolo è rinvenibile in ID., Collected Works, cit.,
p.86: «un movente inconscio portato alla luce non è più un movente inconscio».
45
Dunque per informazione intendiamo una differenza infinitesimale simile alla
fini della conoscenza critica, poiché in grado di rendere conto del reale ordinandolo. È
chiaro che il problema della misura della quantità d’informazione si identifica con il
sosteneva:
of the sort of pattern known as time series. By time series I mean a pattern
in which the parts are spread in time. (…) Therefore, whatever definition
diminishes.104
Nel brano è possibile individuare non solo la definizione di informazione come misura
entropia. Tale legame si esprime attraverso una questione centrale, ovvero entropia ed
informazione sono soggetti ad una legge analoga: un messaggio, nel corso della
trasmissione, può perdere spontaneamente il suo ordine ma non può mai acquistarlo.
104
ID., The human use of human beings, Houghton Mifflin Company, Boston 1950, p.20; trad. it. in ID.,
Introduzione alla cibernetica. L'uso umano degli esser umani, Bollati Boringhieri, Torino 1966. p.21: «È
evidente che una successione casuale di simboli o un modello meramente casuale non possono contenere
alcuna informazione. L’informazione, quindi, dev’essere in qualche modo la misura della regolarità di un
modello e particolarmente di quei tipi di modelli conosciuti come serie temporali. Con questo termine
intendo un modello le cui parti componenti si sviluppano nel tempo. (…) Qualunque definizione
dell’informazione e della sua misura si voglia introdurre, essa deve essere sempre relativa a qualcosa che
aumenta allorché diminuisce la probabilità a priori di un modello o di una serie cronologica».
46
Mentre diviene possibile interpretare l’informazione veicolata in un messaggio come il
negativo della sua entropia, un punto rimane irrinunciabile per Wiener: l’informazione
matter or energy. No materialism which does not admit this can survive at the present
e fisica, poiché si opera un’estensione del sistema concettuale della meccanica classica a
tal riguardo è necessario soffermarsi dapprima su alcune riflessioni circa la nuova fisica
105
ID., Cybernetics, or control and communication in the animal and the machine, cit., p. 132; trad. it. in
ID., La Cibernetica. Controllo e comunicazione nell’animale e nella macchina, cit., pp. 177:
«L’informazione è informazione, non materia o energia. Al giorno d’oggi, nessun materialismo che non
ammetta questo può sopravvivere».
47
Possiamo comprendere quanto la fisica leibniziana sia risolutiva ai fini del discorso,
citando a titolo di esempio la disputa tra le due teorie della luce: vi era la concezione
La fisica di Leibniz può essere accolta come mediazione di entrambi gli approcci, poiché
egli «sconfessò nettamente il vacuum e ogni azione a distanza, mentre manteneva l’idea
di una composizione discreta della materia con l’ipotesi delle monadi, entità discrete
Alla luce della suddetta struttura logica possiamo comprendere meglio la relazione
sistema fisico. In modo più preciso si può dire che l’entropia misura la
106
ID., Back to Leibniz! Phisics reoccupies an abandoned position, in “The Technology Review”, 34
(1932), p.202; tr. it. in L. MONTAGNINI, Le armonie del disordine, cit., p.99.
107
L. BRILLOUIN, La Science et la Théorie de l’information, Masson, Paris 1959, p. 155.
48
In questo brano l’entropia sembra svolgere la funzione di mancanza di informazione,
dalla probabilità soggettiva a quella oggettiva. Possiamo allora riflettere sul carattere
disordine.108
A questo punto è interessante rilevare il fatto che Wiener, per la descrizione della
mutevolezza della realtà, debba fare riferimento alla teoria fisica dell’ottimismo in
Leibniz; ovvero la teoria secondo cui Dio, tra una pluralità di universi ugualmente
le suddette operazioni, nella teoria e nelle intenzioni del nostro autore, corrispondono
108
Cfr. O. DE BEAUREGARD, Irreversibilità, entropia, informazione. Il secondo principio della scienza del
tempo, Di Renzo Editore, Roma 1994, pp. 57-62.
49
centers about two closely related concepts – that of a universal symbolism
mathematical notation and the symbolic logic of the present day. Now,
progressing throught the abacus and the desk computing machine to the
109
N. WIENER, Cybernetics, or control and communication in the animal and the machine, cit., p. 12; trad.
it. in ID., La Cibernetica. Controllo e comunicazione nell’animale e nella macchina, cit., pp. 35-36: «Se
dovessi scegliere nella storia della scienza un santo patrono per la cibernetica, sceglierei Leibniz. La
filosofia di Leibniz si impernia su due concetti strettamente connessi: quello di un simbolismo universale e
quello di un calcolo nel ragionamento. Da questi sono derivate la notazione matematica e la logica simbolica
odierne. Ora, come il calcolo aritmetico si presta ad una meccanizzazione progressiva, dall’abaco e le
calcolatrici da tavolo ai calcolatori ultrarapidi di oggi, così il calculus ratiocinator di Leibniz contiene il
germe della machina ratiocinatrix, la macchina pensante».
50
implicazione) può corrispondere un circuito di commutazione automatica che
lo rappresenta fisicamente;
a software, che indica le parti non fisiche del calcolatore, come i linguaggi di
Va notato come nello stesso termine “programma” vi sia un’ambiguità di fondo dal
momento che può essere inteso sia come ipotesi di lavoro che come progetto di
determinante.
110
G. L. LINGUITI, Macchine e pensiero. Da Wiener alla terza cibernetica, Giangiacomo Feltrinelli Editore,
Milano 1980, p. 14.
51
2.2.2 L’automa moderno
questione, dapprima torna utile interrogarsi e riflettere circa la possibilità delle macchine
di emulare il pensiero umano. È una questione di non poco conto, dal momento che si
dall’ordinamento di determinati elementi anziché dalla loro intrinseca natura, aveva ben
compreso il valore del funzionalismo111. Allo stesso modo Hilary Putnam112 nell’ambito
111
Il funzionalismo è in psicologia un indirizzo di ricerca che interpreta i fenomeni psichici come funzioni
mediante le quali l'organismo si adatta all'ambiente sociale e fisico, contrariamente al coevo strutturalismo
che li interpreta come elementi disgiunti fra loro.
112
Hilary Putnam (Chicago 1926 – Boston 2016) è un noto filosofo statunitense che ha rivolto le sue
attenzioni in questioni di filosofia della matematica, logica, filosofia della scienza, filosofia della mente e
filosofia del linguaggio.
113
H. PUTNAM, Minds and machines, in Mind Language and Reality. Philosophical papers, vol. 2,
Cambridge Univ. Press, Cambridge UK 1975, pp.1-45.
52
Adottando tale visione, siamo in grado di confutare definitivamente la realtà dualistica
cartesiana: tutto viene considerato nell’ambito di una “superlogica” che, mentre distingue
apprendimento. A tal proposito possiamo citare Alan Turing che perviene alla
può essere connesso ai terminali di ingresso (zero o più) e altre unità. (…)
emette impulsi a intervalli più o meno uguali di tempo. Gli istanti in cui
114
Per software solitamente si intendono tutti i componenti modificabili di un sistema o di un apparecchio
e, più specificamente in informatica, l’insieme dei programmi che possono essere impiegati su un sistema
di elaborazione dei dati.
115
Con il termine hardware intendiamo la parte fisica e non modificabile di un calcolatore.
116
L’apprendimento è un procedimento molto complesso per la differenza di parametri (suono, colore,
emozione, piacere e dolore ad esempio) da selezionare in vista dell’elaborazione delle informazioni.
Ciascuno di questi parametri appartiene a differenti aree del cervello, ognuna delle quali presiede a una
determinata funzione. Sebbene ad oggi possiamo vantare ricostruzioni 3D delle strutture cellulari presenti
nel cervello, tuttavia la modalità in cui avviene l’integrazione delle informazioni non è ancora
completamente chiara. Il motivo di ciò risiede nel fatto che stiamo parlando di cento miliardi di neuroni,
ognuno dei quali può avere decine di migliaia di porte di ingresso, per cui migliaia di trilioni di sinapsi.
53
questi impulsi arrivano saranno chiamati momenti. Ad ogni momento
ogni unità può essere in uno dei due stati, che identificheremo con 1 e
0.117
Turing paragonava questo tipo di macchina, definita anche di tipo B, alla corteccia
diventare di nuovo soggette a variazione casuale (…) Si intende che gli stimoli di
117
Cfr. TURING, Intelligent Machinery, rapporto interno del National Physics Laboratory, 1984; pubblicato
in Machine Intelligence, 5, a cura di B. Meltzer e D. Michie, Edinburgh University Press, Edinburgh 1969,
pp. 3-23; ora in The essential Turing, a cura di B. J. Copeland, Clarendon Press, Oxford 2004, p. 416, tr. it.
in TURING, Intelligenza meccanica cit., p. 98.
118
Ibid., p. 425; tr. it., p. 110.
54
Il “ricordo” dell’informazione di piacere o di dolore andrà a configurare il
comportamento della macchina in maniera tale che risulti sempre più complessa ed
intelligente. Tuttavia, affinché una macchina possa definirsi realmente pensante, dovrà
Perché la mente non addestrata del neonato diventi intelligente, dovrà acquisire
È evidente che il sistema pienamente autonomo debba non solo eseguire gli ordini
“residuo” che Turing intende trapiantare nella macchina adulta incorporando nella
vi sono questi canali, è possibile (…) insegnare a una macchina a eseguire ordini
119
Ibid., p. 435; tr. it., pp. 116-117.
55
linguaggio diminuirà notevolmente il numero delle punizioni e delle ricompense
(…) Avranno speciale importanza tra questi imperativi quelli che regolano
l’ordine in cui devono essere applicate le regole del sistema logico in questione.120
Allora il sistema che sarà dotato di un adeguato sistema logico, potrà compiere delle
scelte o azioni in base alle proposizioni o imperativi generali immessi nella macchina. È
evidente che l’ordine delle regole del sistema logico in questione corrisponde esattamente
Una caratteristica importante di una macchina che impara è che il suo insegnante
ignorerà spesso in gran parte ciò che di preciso si verifica al suo interno,
del suo allievo. (…) La maggior parte dei programmi che possiamo inserire nella
macchina avranno come risultato di farle fare qualcosa che non possiamo
120
Ibid., p.437; tr. it., pp. 153-154.
121
Ibid., pp. 458-459; tr. it., p. 155.
56
riferibili al genere umano, possono essere altresì attribuite al comportamento delle
D’altro canto Wiener è consapevole dei problemi che si celano dietro la questione
della previsione; così introduce in The human use of the human beings la tematica dei
processi non lineari, ovvero quei fenomeni in cui ad una causa doppia non segue un effetto
doppio123. Dal momento che secondo Wiener i fatti naturali ed umani sono rappresentabili
122
A tal riguardo possiamo introdurre la nozione di feedback: nel linguaggio tecnico scientifico solitamente
sta ad indicare un vero e proprio processo dove il risultato dell’azione di un sistema ha ripercussioni sul
sistema stesso, influenzandone così il comportamento futuro. In psicologia ed in linguistica indica un effetto
retroattivo (di reazione) prodotto da un messaggio o da un’azione su chi li ha emessi. Ci interessa soprattutto
quest’ultima definizione poiché, se riflettiamo in termini di comunicazione interpersonale (anche
pubblicitaria), è il significato che riscontriamo con maggiore frequenza.
123
L’esempio che fa il nostro autore è quello del lancio di una pallina contro una lastra di vetro: la velocità
della pallina risulterà approssimativamente proporzionale all’aumento della forza nel lancio. Ma quando il
vetro si romperà, lo farà in maniera complessa, ovvero sottrarrà alla pallina una certa quantità di energia
cinetica che risulterà sempre diversa in base al tipo di fratture prodotte nel vetro, dipendenti a loro volta
dalla struttura effettiva del vetro. Il problema è chiaramente non lineare, poiché risiede nello stabilire se la
pallina rimbalzerà e con quale velocità.
57
imponderabilmente piccola può produrre una differenza nell’effetto pari
La questione è la stessa del poetico “effetto farfalla” di Lorenz, con l’unica differenza
che Wiener parla della lieve modificazione nello scatto del percussore di un fucile già nel
1949. Interessante è la considerazione per cui un millennio può essere un periodo breve
così come un millesimo di secondo un periodo lungo in base al sistema considerato; ivi
Wiener si dimostra attento e consapevole dei limiti dello sviluppo e della questione
in una parte del mondo poteva passare quasi inosservata altrove. (…) Ma
non è necessario richiamarsi all’ultima guerra per rendersi conto che oggi
siamo esposti ai disastri più che in qualsiasi altra epoca precedente. (…)
che nel passato. Tuttavia sono convinto che uno sconvolgimento e una
eversione di questa abbondanza siano oggi assai più probabili che nel
passato.125
124
N. WIENER, The human use of human beings, cit., p. 34; trad. it. in ID., Introduzione alla cibernetica
cit., pp. 48-49.
125
Ibid., p. 40; tr. it. pp. 55-56.
58
Nel capitolo successivo mostreremo il modo in cui la cibernetica si fa portatrice di
59
CAPITOLO 3
Chuck Palahniuk
Nel presente capitolo si intende analizzare parte degli effetti delle ICT digitali
tra gli uomini e le macchine, tra le macchine e gli uomini e tra le macchine
126
N. WIENER, The Human Use of Human Beings, Cybernetics and Society, Houghton Mifflin Company,
Boston 1950; tr. it. in ID., Introduzione alla Cibernetica, Bollati Boringhieri, Torino 1966, pp. 23-24.
60
A partire da Cybernetics il nostro autore di riferimento aveva ipotizzato e previsto che
nel futuro vi sarebbero state macchine in grado di funzionare in modo simile ai sistemi
tipicamente umane, come creare, inviare e ricevere i messaggi. Oltre alle suddette
previsioni egli comprese che talune macchine (i computer digitali con applicazioni
robotiche) sarebbero state determinanti sul luogo del lavoro, al punto tale da rimpiazzare
migliaia di lavoratori, sia operai che impiegati. D’altra parte intravide anche la possibilità
Possiamo dire che Wiener aveva visto con largo anticipo il delinearsi dell’età
speculazioni dato che egli aveva già progettato e assistito alla costruzione dei primi
127
È recente la svolta nella ricerca sulle protesi artificiali; essa è arrivata all’interno del progetto di ricerca
europeo DeTOP (Dexterous Transradial Osseointegrated Prosthesis with neural control and sensory
feedback), coordinato da Christian Cipriani, direttore dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore
Sant’Anna di Pisa. Di fatto è stato operato il primo impianto transradiale (sotto il gomito) permanente al
mondo, per il controllo di una mano robotica. La Professoressa Maria Chiara Carrozza, Direttore della
Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, in un’intervista a Wired.it ha spiegato: “L’obiettivo del progetto è lo
stesso, da tempo perseguito dalla Scuola: realizzare una protesi di mano controllabile intuitivamente e in
grado di restituire stimoli sensoriali alla persona; in altre parole, una mano in grado di trasformare
l’intenzione dell’amputato in azione della mano robotica, e allo stesso tempo, l’interazione della mano con
il mondo in percezione per la persona. L’obiettivo è consentire un controllo intuitivo e capacità
manipolative, utilizzando delle interfacce non-invasive, indossabili. La novità del progetto sta proprio
nell’idea di controllo: si vuole unire ai segnali mioelettrici (i segnali elettrici che naturalmente scorrono nei
muscoli quando compiamo un movimento) informazioni inerziali del braccio, di modo da compensare gli
effetti negativi del peso e dell’inerzia della protesi in movimento. A questo concetto di controllo, di cui
deteniamo un brevetto, integreremo feedback vibrotattile collegato ai sensori artificiali sulla protesi
robotica: ogni volta che l’amputato toccherà qualcosa, sentirà una piccola vibrazione sul moncone”.
61
dispositivi capaci di giocare, nonché mani artificiali o macchine in grado di autoriprodursi
come i trasduttori128 non lineari. Dal momento che, al pari degli animali e degli esseri
umani, le macchine retroagenti possono essere viste come enti dinamici cibernetici, anche
Ad oggi possiamo analizzare la società tenendo conto che la capacità delle ICT di
Dunque necessitiamo di una filosofia dell’informazione del nostro tempo e per il nostro
tempo che sia in grado di operare criticamente di fronte all’iperstoria130 nella quale siamo
dell’identità e del problema della previsione al fine di ottenere una rappresentazione più
128
Si tratta di dispositivi in grado di convertire una determinata grandezza fisica (temperatura, velocità,
pressione) in un’altra attraverso l’alterazione di alcune caratteristiche che la identificano.
129
Cfr. N. WIENER, Cybernetics, or control and communication in the animal and the machine, MIT Press,
Cambridge 1965; tr. it. in ID., La Cibernetica. Controllo e comunicazione nell’animale e nella macchina,
il Saggiatore, Milano 1968, p. 33
130
Per iperstoria intendiamo la situazione in cui ci sono ICT che processano informazioni in maniera sempre
più complessa ed autonoma al punto tale che le società umane dipendono in modo cruciale da esse e
dall’informazione, in quanto risorse essenziali per la loro stessa crescita.
62
3.1 L’identità
riconoscimento da parte degli altri esplicantesi nella relazione Ego-Alter. In questo modo
attraverso il ricordo di esperienze passate che poi possano fungere da modello per il
presente.
In virtù di ciò l’identità non si dà come un dato fisso, bensì come un punto di
persona vive nella propria quotidianità. Tenendo presente che le reti che caratterizzano la
stessa ma riconosce anche l’altro come diverso da sé, ed in relazione con l’altro può
riconoscersi a propria volta come altro. Si tratta del sé sociale che Marcel Proust
Perfino nei più insignificanti dettagli della nostra vita, noi non siamo un
pensiero altrui. Anche l’atto così semplice che definiamo come “vedere
63
Riempiamo l’apparenza fisica dell’essere che vediamo con tutte le
armoniosamente nella sua voce come se non fossero che una busta
Capita che le differenze tra il sé e l’altro, anziché essere uno stimolo all’integrazione
categorizzazione che chiude il singolo in una definizione, senza tener conto delle sue
grandi. Non dirò che questo ideale di comunicazione sia stato raggiunto
negli Stati Uniti. Fin quando la supremazia della razza bianca non cesserà
di essere il credo di una gran parte della nazione, questo sarà soltanto un
ideale retorico.132
131
Overture (Proust, 1966). La strada di Swann, tr. it. N. Ginzburg, Einaudi, II ed., Torino1990.
132
N. WIENER, The Human Use of Human Beings, Cybernetics and Society, cit.; tr. it. in ID., Introduzione
alla Cibernetica, cit., pp. 74-75.
64
Possiamo rinvenire in Wiener la questione della manifestazione del potere di
Foucault: il potere si dà come costruzione di una “verità locale” che si spaccia per
“universale” e che risulta essere indifferente al bene e al male. Ciò avviene tramite una
una certa meta e che, allo stesso tempo, cancellano le altre possibilità. In questi casi opera
quelle che invece dovrebbero essere continue costruzioni e creazioni sociali. In Wiener
ogni uomo si muovesse in un’orbita sociale predisposta per lui fin dalla
natura dell’uomo.133
133
N. WIENER, The Human Use of Human Beings, Cybernetics and Society, cit.; tr. it. in ID., Introduzione
alla Cibernetica, cit., pp. 75-76.
65
Interessante la valutazione wieneriana secondo cui la suddetta opera di stratificazione
incomprensione della stessa natura umana, poiché verrebbe eliminata «la maggior parte
“super-razionale” la sfera emotiva, il mondo delle relazioni, gli stessi concetti di identità,
libertà ed umanità. Tenendo conto di ciò, nel prossimo paragrafo vedremo come la stessa
variazione.
134
Ibid., p. 76
135
L’utilitarismo è riconducibile ad una teoria teleologica ove in primo luogo si stabilisce quale sia il bene
da perseguire, dopodiché si giudicano giuste o sbagliate (vere o false, 1 o 0) le azioni in base alla loro
capacità di perseguire quel bene. Jeremy Bentham (1748-1832) è stato il fondatore dell’utilitarismo
moderno. Nella sua opera maggiore Introduzione ai principi della morale e della legislazione emerge la
centralità del principio di utilità come “fondamento di quel sistema il cui obiettivo è innalzare l’edificio
della felicità per mezzo della ragione e della legge” e come “quella proprietà di ogni oggetto per mezzo
della quale esso tende a produrre beneficio, vantaggio, piacere, bene o felicità oppure a evitare che si
verifichi quel danno, dolore, male o infelicità per quella parte il cui interesse si prende in considerazione:
se quella parte è la comunità in generale, allora l’interesse della comunità, se è un individuo in particolare,
allora l’interesse di quell’individuo” (J. BENTHAM, Introduzione ai principi della morale e della
legislazione, UTET, Torino 1998, pp. 90-91).
66
descrizione della cellula del neurone; essa è la cellula preposta al raccoglimento,
impulsi elettro-chimici.
macchine (CPU);
assone, ovvero una singola fibra che costituisce la porta di uscita del neurone
rientra nella struttura del neurone ma, come vedremo, è fondamentale per
67
I segnali in ingresso, ovvero le informazioni, provengono o da cellule sensoriali (come
la retina dell’occhio) o da altri neuroni. Attraverso i dendriti o porte di ingresso (il loro
numero è variabile, dato che ogni neurone può contenere dalle centinaia alle decine di
migliaia di dendriti) i segnali possono giungere al neurone sotto forma impulsi elettrici.
Dopodiché i segnali vengono elaborati all’interno del soma; la loro elaborazione riguarda
di attivazione del neurone. Tale soglia non può essere determinata da un calcolo preciso,
così come il fattore di amplificazione/attenuazione delle sinapsi non è fisso. Ciò è dovuto
metro. Così il segnale in uscita può attivare le cellule muscolari o, come accade nella
maggior parte dei casi, può fungere da segnale in ingresso per altri neuroni. Si noti che
l’assone presenta alla propria estremità numerose ramificazioni, ragion per cui il segnale
136
Per quanto riguarda la potenza del segnale un ruolo decisivo è rappresentato dalle sinapsi, poiché ogni
singola porta input ha un filtro: non vi è alcuna connessione fisica dal momento che tra i neuroni si
interpongono delle microscopiche fessure. Durante la trasmissione, e affinché essa avvenga, i segnali
subiscono una trasformazione: da elettrici diventano chimici (è il rilascio di sostanze, dette
neurotrasmettitori, da parte dell’assone che rende possibile il superamento delle fessure). A propria volta
la cellula destinataria, grazie ad appositi recettori presenti sulla membrana, raccoglie i neurotrasmettitori e
li riconverte da impulso chimico in elettrico. Dunque le sinapsi svolgono il decisivo compito di amplificare
o attenuare i segnali trasmessi dall’assone mittente ai dendriti destinatari.
137
Cfr. Istologia, a cura di P. Rosati - R. Colombo - N. Maraldi, Edi Ermes, Milano 2007, pp. 521-586.
68
infinitesimali, possiamo dire che avviene come un sorvolo ed una ri-composizione
In tal senso ogni singolo pensiero che attraversa la nostra mente, istante per istante, è
in grado di modificare qualcosa all’interno dei circuiti neuronali del nostro cervello; il
pensiero può allora esser visto come il prodotto della trasmissione delle informazioni e
del cambiamento delle sinapsi. Non è un caso che la stessa struttura del cervello si
Questo ci priva della possibilità di vedere il cervello come un modello definito, dal
momento che non siamo in grado di tracciare un ordine permanente degli elementi di cui
modelli temporanei ed in evoluzione costante138, dal momento che «il sistema nervoso
avanzata nella Conferenza Lister140 dal professore neurochirurgo Geoffrey Jefferson nel
1949 ed implica la conseguenza logica secondo cui – in una sorta di ripresa del cogito
138
Ad oggi esistono tecniche diagnostiche come il “brain imaging” che ci consentono di fissare e misurare
il metabolismo cerebrale, al fine di poter analizzare la relazione sussistente tra determinate aree cerebrali e
specifiche funzioni cerebrali.
139
N. WIENER, The Human Use of Human Beings, Cybernetics and Society, cit.; tr. it. in ID., Introduzione
alla Cibernetica, cit., p. 80.
140
Queste conferenze prendevano il nome dal chirurgo inglese Joseph Lister (1827-1912). Jefferson tenne
il 9 giugno 1949 tale conferenza presso il Collegio reale dei chirurghi inglesi in occasione dell’assegnazione
della omonima medaglia.
69
ergo sum cartesiano – per poter essere sicuri dell’esistenza di una macchina pensante,
fatto che una macchina uguagli il cervello: cioè, che non solo scriva, ma
piacere per i suoi successi, dolore quando una sua valvola brucia,
macchina risulta priva della consapevolezza della percezione, non potrà ritenersi eguale
arrivando a sostenere che la sola via per sapere se un uomo pensa è quella di essere quel
singolo uomo e “sentire” sé stessi nell’atto del pensare (visione solipsistica). Da un punto
di vista logico tale argomentazione potrebbe risultare valida; in fondo si tratta di rimanere
141
G. JEFFERSON, The Mind of Mechanical Man, in “British Medical Journal”, 25-6-1949, pp. 1106-1110.
70
fedeli al principio di identità o di non contraddizione della logica classica: A è A e non
Tuttavia sarebbe un’argomentazione priva di senso per Wiener, dal momento che essa
idee: chiunque potrebbe descrivere le sensazioni nel proprio atto di pensare, ma nessuno
sarebbe obbligato a prestargli fede. Così potrebbe accadere che A riconosce “io A penso,
ma B (essendo ¬A) no”, e così a propria volta B crederà “io B penso, ma A no”.
normale attenersi alla convenzione – suggerita dalla buona creanza – che ognuno
Eppure, per non soffocare nel proprio isolamento entropico (ricordiamo a tal
proposito anche il teorema di incompletezza di Gödel), ogni sistema – così come ogni
società – deve lasciare aperte alcune porte, agendo in maniera preventiva attraverso dei
stato ampiamente dimostrato quanto sia fondamentale la presenza degli altri per
142
Nel libro IV della Metafisica, Aristotele affermava: “È impossibile che la stessa cosa, a un tempo,
appartenga e non appartenga a una medesima cosa, secondo lo stesso rispetto” (1005b,19-20). Cfr.
ARISTOTELE, Metafisica, IV (Libro Gamma), cap. 3, 1005 b, 19-20: «Το γάρ αυτό άμα υπάρχειν τε
και μήν υπάρχειν αδύνατον τώ αυτώ και κατα το αυτό»; anche in TOMMASO D’AQUINO,
Commento alla metafisica di Aristotele, a cura di L. Perotto, vol. 1, Edizioni Studio Domenicano, Bologna
2004, p. 631.
143
TURING, Computing Machinery and Intelligence cit., p.446; tr. it. in ID., Intelligenza meccanica cit.,
p.138.
71
l’autodeterminazione: è dall’incontro con l’alterità che la coscienza può divenire davvero
Dunque si entra a pieno titolo nella relazione dinamica identità-alterità che costituisce
un dispositivo culturale; relazione che abbiamo visto sin dal primo capitolo nel momento
in cui l’identità di Wiener tende a disporsi come altro rispetto ad una certa interpretazione
di Bergson: spaccatura irriducibile, ma che getta le sue basi proprio da quello squarcio
inevitabile. Il limen tra il sé e l’altro si assottiglia sempre di più nel momento in cui ci si
rende conto della similitudine che fa dell’Io un Altro. Dunque la dimensione della società
tratteggiata da Wiener sarà sì quella della finitezza, ma capace di esporsi al proprio limite,
di disporsi sul bordo vago ed incerto del confine per cogliere l’eccedenza e renderla vitale.
È qui che si fa l’esperienza più alta della libertà: l’altro resta la nostra riva, il nostro bordo,
la nostra frontiera.145
la coscienza come un flusso continuo, che il filosofo e psicologo William James avrebbe
La coscienza non appare a sé stessa come divisa in pezzi [bit]. (…) Non
144
Per un interessante approfondimento antropologico, cfr. M. AUGÉ - J. P. COLLEYN, L’anthropologie,
Presses Universitaires de France, Paris 2004, tr. it. L’antropologia del mondo contemporaneo, Elèuthera,
Milano 2006.
145
Cfr. L’altro da Sé. Ricomporre le differenze, a cura di E. Mangone e G. Masullo, FrancoAngeli Editore,
Milano 2015.
72
“corrente” sono le metafore con cui è descritta in modo più naturale. Nel
possiamo affermare che, a seguito dello sviluppo delle ICT, essa appare come il flusso
dei bit digitali dei social. Difatti sembra che non vi sia nulla di così piccolo da restare
taciuto; ogni bit (che chiaramente non corrisponde a quelli di James), ogni frame, può
momentanea. Sembra che i social media siano diventati gli strumenti principali attraverso
cui creare quelle micronarrazioni del sé che determinano la nostra identità personale
libertà sociale significa anche maggiore libertà nel dare forma a sé stessi (possibilità che
tenere in conto anche degli sviluppi meno positivi: menzioniamo a titolo di esempio il
recente caso di una famiglia rimasta segregata in casa per due anni e mezzo perché aveva
sviluppato una dipendenza patologica da Internet. Di fatto stiamo osservando che la vita
umana sta diventando una questione d’esperienza onlife, la quale ridefinisce limiti e
opportunità nello sviluppo delle nostre identità e nella consapevolezza del nostro sé.147
146
W. JAMES (1890), Principi di psicologia. Tr. it. Principato, Milano 2004.
147
Cfr. L. FLORIDI, La quarta rivoluzione. Come l’infosfera sta trasformando il mondo, Raffaello Cortina
Editore, Milano 2017, pp.67-78.
73
3.2 Zone temporaneamente autonome
Tornando circolarmente alla questione della temporalità, non possiamo non tener
conto di un concetto introdotto da Hakim Bey nel saggio T.A.Z.: The Temporary
sua struttura intrinseca, è in grado di sparire nel momento in cui più forte
alterità.148
così come la coscienza e l’individualità del soggetto, nonché l’oggetto di studio delle
Ragion per cui ogni modello è parte di un creativo venire ad essere temporale e di un
148
H. BEY, T.A.Z. Zone temporaneamente autonome, Shake Edizioni, Milano 2007, p. 8.
74
persistono attraverso un continuo scambio materia-energia. A tal riguardo nella
Non siamo altro che vortici in un corso d’acqua sempre fluente. Non
di informazioni codificate nel corpo rimangono simili nel tempo, modificandosi in modo
molto graduale (ciò permette di preservare l’identità personale e la vita della persona).
dei suoi comportamenti e modi di vivere, mutano nel tempo. È per questa ragione che
Il concetto di istante, così come quelli di entropia e di informazione, non sono concetti
intuitivi poiché non si presentano ai nostri sensi, bensì possono esser colti alla luce di un
pensiero che supera il principio di non contraddizione della logica classica: in ambito
149
N. WIENER, The human use of human beings, cit.; trad. it. in ID., Introduzione alla cibernetica cit., p.
96.
150
Ibid., p. 102.
75
psicologico l’istante, così come l’infinitesimo, troverà la propria ragion d’essere
Platone, in un noto passo del Parmenide151, si era soffermato sul tema dell’istante
‘privo di luogo’152; dato che si riferisce all’istante, e quindi ad una dimensione temporale,
stato dalla quiete al movimento e dal movimento alla quiete. È l’istante di questo
passaggio a non esser collocabile in alcun tempo: «se da un iniziale stato di quiete
condizione di quiete, non è possibile che questi eventi si verifichino senza che ci sia stato
divisibile in parti sempre divisibili»155: così l’istante sarà l’esito ultimo della divisione
all’infinito del tempo continuo e il punto sarà l’esito ultimo della divisione all’infinito
dello spazio continuo. La domanda che ci si pone sin da ora è come sia possibile concepire
legittima la possibilità che l’uno si ponga nel medesimo tempo in due condizioni differenti
e contraddittorie al momento del passaggio di stato (non si muoverà e non starà in quiete).
151
Per un approfondimento del dibattito su questo celebre passaggio platonico, cfr. F. FERRARI, L’Enigma
del Parmenide, Introduzione a PLATONE, Parmenide, tr. it. Rizzoli, Milano 2004, pp. 148-154.
152
Cfr. PLATONE, Παρμενίδης, 156e; tr. it. Parmenide cit., p. 323.
153
Ibid., 156c, pp. 321 e 323. Si tenga in considerazione come questo ‘passaggio di stato’ possa essere
intravisto analogamente all’interno delle macchine discrete, ove gli stati si prestano ad essere descritti come
un insieme discreto: il movimento della macchina consisterà nel saltare da uno stato all’altro.
154
Ibid., 156e, p. 323.
155
ARISTOTELE, Fisica, libro VI, 2, 232b, tr. it. Rusconi, Milano 1995, p. 297.
76
Similmente la questione è stata affrontata nell’esperimento mentale del gatto di
ciò: mettere un gatto in un bunker con della polvere da sparo o gas velenosi che hanno il
esplodere; fintanto che non guardiamo nel bunker, non possiamo sapere se il gatto sia
vivo o morto. Ripetendo l’esperimento più volte, notiamo che la metà delle volte il gatto
sopravvive, mentre per l’altra metà il gatto muore. L’interpretazione della meccanica
quantistica è che, prima di vederlo, il gatto è in sovrapposizione: il gatto risulta sia morto
che vivo; mentre è il nostro atto di guardare che forza la decisione della natura, o meglio
un’alternativa è chiaramente una delle principali questioni senza risposta della fisica
quantistica.
in quanto consiste nel venire ad essere in un dato istante di qualcosa di nuovo, di qualcosa
che prima non c’era157. Per quanto riguarda la coesistenza di elementi contraddittori, essa
non solo è possibile ma può esser colta, come vedremo nel prossimo paragrafo, alla luce
156
Da qui l’ipotesi secondo cui entrambe le possibilità accadono in parallelo in un multiverso più ampio (in
fisica moderna il multiverso è a propria volta un’altra ipotesi che postula l'esistenza di universi coesistenti
fuori la nostra dimensione spazio-temporale, spesso denominati dimensioni parallele).
157
Non è un caso se l’espressione con cui Platone si riferisce all’istante ( ατόπου τοῦτο) è stata tradotta
in “questa cosa stupefacente” o “questa cosa assurda” o ancora “questo stato straordinario”; tali le traduzioni
rese rispettivamente da Franco Ferrari in FERRARI, L’Enigma del Parmenide cit., p. 323, da Attilio Zadro
in PLATONE, Opere Complete, vol. III, Laterza, Roma-Bari 1989, p. 46 e da Maurizio Migliori in PLATONE,
Parmenide, Rusconi, Milano 1994, p. 185.
77
3.2.2 La logica simmetrica
d’essere dell’inconscio; essa appare per Eugène Minkowski come l’impossibilità da parte
del pensiero cosciente di cogliere la continuità del divenire158, mentre per Sartre essa
appare come la possibilità di intuire quel nulla che è impensabile e che sfugge alla
coglie la continuità, mentre in Sartre esso coglie la discontinuità) che colgono un aspetto
Dunque il pensiero che forma l’identità risulta essere espressione sì della coscienza,
ma non in maniera assoluta, dal momento che è stata dimostrata la ragion d’essere
freudiano potevano essere ricondotte alla logica simmetrica, che concepisce la realtà
come unica ed indivisibile, omogenea e continua. Essa governa la parte inconscia della
nostra mente e supera la logica classica, negando i principi di non contraddizione e del
secondo tale logica A è A e può essere contemporaneamente ¬A. È grazie a tale logica
158
Cfr. E. MINKOWSKI, Le temps vécu. Études phénoménologique et psychopathologiques, D’Artrey, Paris
1933; tr. it. Il tempo vissuto. Fenomenologia e psicopatologia, Einaudi, Torino, 2004, p. 49. In riferimento
all’impossibilità della conoscenza di accedere al divenire, lo psichiatra francese aggiunge: «Il divenire
sembra ora penetrare nell’Io, scavandosi in profondità una specie di galleria».
159
Cfr. J.-P. SARTRE, L’imaginaire. Psychologie phénomenologique de l’imagination, Gallimard, Paris
1940; tr. it. Immagine e coscienza. Psicologia fenomenologica dell’immaginazione, Einaudi, Torino 1948,
p. 38; in riferimento al nulla Sartre affermava: «non ci può essere un’intuizione del nulla, precisamente
perché il nulla è nulla e perché ogni coscienza, intuitiva o no, è coscienza di qualcosa».
78
che possiamo cogliere la ragione per cui nell’infinitesimo, nel limite, nell’informazione
Tale logica annulla le differenze, istituisce analogie e relazioni; essa si può ricollegare
“quanto” introdotto in fisica: esso è e non è due rappresentazioni opposte della medesima
di sostanza e di realtà: ricordiamo infatti che Leibniz aveva definito il concetto di monade
come ‘centro di forza’ ed ‘unità reale’160. A tal proposito ricordiamo che Leibniz con il
suo pensiero supera il dualismo cartesiano di spirito e materia, dal momento che
La logica simmetrica si pone in continuità con la filosofia del divenire eraclitea; basti
pensare all’affermazione rinvenibile nel frammento 91DK del trattato Sulla natura: «Non
si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una
sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell’impetuosità e della velocità del
mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va»161. Dunque una sostanza “viene”
pensando all’inconscio come agli insiemi infiniti: «Vi è sempre una corrispondenza bi-
univoca tra l’insieme [dei numeri interi] e la sua parte propria costituita dai numeri
160
Per approfondimenti cfr. G.W. LEIBNIZ, Monadologia, in Scritti filosofici, vol. 1, a cura di D.O. Bianca,
UTET, Torino, 1967-68.
161
A. P. VIOLA, Elementi di Filosofia della conoscenza, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2001, p. 38.
79
pari»162. Riprendendo la definizione del matematico tedesco Richard Dedekind (1831-
1916), «un insieme è infinito quando e solo quando può essere messo in corrispondenza
bi-univoca con una sua parte propria»163. Si riafferma così la contemporanea equivalenza
Kurt Gödel. Russell per primo giunse alla conclusione per cui «l’insieme di tutti gli
insiemi che non appartengono a sé stessi appartiene a sé stesso se e solo se non appartiene
possono essere spiegate all’interno dello stesso sistema, il quale va infinitamente superato
Il fatto che l’inconscio, grazie alla sua logica simmetrica, riesca a cogliere la
processo di continuo superamento dei sistemi; si pensi a titolo di esempio al solo concetto
gnoseologico risulta non avere mai fine, poiché si tratta di un continuo processo di
elaborazione di dati, ovvero una continua tensione che troverà sempre nuove
162
I. MATTE BLANCO, The Unconscious as Infinite Sets, Duckworth, London 1975; tr. it. in ID., L’Inconscio
come insiemi infiniti, Einaudi, Torino 1981, p. 38.
163
Ibid., p. 39.
164
Diálogos, a cura di F. Cioffi, F. Gallo, G. Luppi, A. Vigorelli, E. Zanette, vol. 3, Bruno Mondadori,
Torino 2000, p. 195.
80
configurazioni. La conoscenza non è qualcosa che si possa possedere una volta per
sempre, ma piuttosto una continua ricerca che può ricordare il celebre “sapere [A] di non
Dunque è in virtù di tale logica, cogliente la continuità del divenire, che l’inconscio –
dell’infinitesimo, dell’informazione.
parte cosciente, possa determinare un’enorme potenza creativa, anche se ci rende poco
La presenza della logica simmetrica è evidente nel genere umano (basti pensare ai
sogni o ai fenomeni di sostituzione della realtà esterna con la realtà psichica), lo è meno
per quanto riguarda i computer. Eppure l’inconscio del computer sembra esistere: si pensi
alla parte operativa della macchina che non siamo in grado di vedere, quella che presiede
individuare l’inconscio del computer; stiamo parlando della rimozione dei comportamenti
165
Per uno studio completo sulla logica dell’inconscio, cfr. PULLI, Note sull’inconscio, Moretti&Vitali,
Bergamo 2011, pp. 31-43.
166
Per la programmazione dell’inferenza logica è necessario implementare la logica classica. Infatti in un
sistema di inferenza in cui le proposizioni sono simmetriche – ad esempio entrambe vere – nonostante si
contraddicano, non c’è informazione: le affermazioni risulterebbero essere tutte vere (comprese le loro
negazioni) e non verrebbe eseguita alcuna scelta/azione.
81
(dimenticati) dalla memoria. Anche Turing aveva implicitamente ammesso l’esistenza di
un inconscio computazionale:
Il fatto che il programmatore non potrà comprendere a pieno i processi interni, che
degli edge168. Lo scrittore racconta che, dopo aver ricevuto un’e-mail di un amico che lo
invitava a compiere una serie di operazioni su alcuni software Microsoft, si è reso conto
delle sorprese che tali procedure gli riservavano. Nel primo caso appariva sul monitor un
paesaggio lunare ove era possibile muoversi, come nell’atto di pilotare un’astronave, con
il mouse, fino a quando si raggiunge una stele parallelepipedo, ove scorrono i nomi dei
167
TURING, Computing Machinery and Intelligence cit., pp. 458-459; tr. it., p. 155.
168
S. VERONESI, L’inconscio del computer, in “Corriere della Sera”, 11 febbraio 2001, p. 1. Gli edge sono
sostanzialmente dei programmi nascosti in altri programmi; in essi possiamo ravvisare l’inconscio del
computer. Non possono essere scoperti da tutti, ma solo da programmatori che per individuarli devono
operare secondo un procedimento molto simile al recupero del rimosso (inconscio psicoanalitico).
82
progettisti del software; nel secondo compare un flipper a cui si può giocare, mentre a
fianco scorrono i nomi dei progettisti; nel terzo caso appare un gioco dal nome “The Hall
of Tortured Souls”, al termine del quale scorrono sempre i nomi dei programmatori del
programmi, inconsciamente abbiamo installato anche i relativi edge nascosti, tutto ciò ci
I tre edge appena descritti sono nascosti, possono essere aperti solo attraverso
determinate procedure, sono “pesanti”, nel senso che occupano spazio e condizionano dal
di dentro il rendimento del programma che lo contiene (esattamente come gli stati mentali
strutturali, sono come il nulla che si traveste, questa volta con la funzione di comunicare
costituzione della teoria della previsione delle rotte aeree. Si trattava di applicare la teoria
del controllo automatico all’artiglieria [gun control]; una delle questioni principali
83
Costituiva un problema di gran rilievo il tiro contro aerei molto distanti, dal momento
che il pilota nemico avrebbe avuto maggior tempo per effettuare manovre diversive; a tal
realizzabili.169
Dunque secondo la teoria di Wiener un circuito elettrico può essere rappresentato alla
come una scatola nera in cui entra un segnale (input), per poi uscirne trasformato (output).
Alla scatola è associata una formula di trasformazione, dunque un operatore che permetta
abbattere fino all’istante del colpo; mentre per output si intende il segnale elettrico che
169
N. WIENER, I am a mathematician, The MIT Press, Cambridge, Massachusetts 1964, p. 241; tr. it. in L.
MONTAGNINI, Le armonie del disordine. Norbert Wiener matematico-filosofo del Novecento, Istituto
Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Venezia 2005, p. 137.
84
La proposta consiste nel progetto di un apparato di guida o previsione nel
prefissato lasso di tempo. Si ottiene ciò mediante una rete lineare nella
problema della previsione nella maniera migliore, dal momento che i processi matematici
170
ID., Principles governing the construction of prediction and compesating apparatus, 22 novembre 1940,
Rapporto per la sezione D2 dell’NDRC, pp.2-3; tr. it. in L. MONTAGNINI, Le armonie del disordine. Norbert
Wiener matematico-filosofo del Novecento, cit., p. 139.
85
ottimizzazione) attraverso un’analisi statistica che correlasse il comportamento passato di
della negazione di ogni ordine, di ogni fine nell’universo: ogni istante ritornerà
riprendono e rincorrono; l’attesa del futuro non è altro che il continuo ritorno del passato:
Tutto dunque muta e si trasforma nel presente. Chi lo osserva con occhi
questione dal punto di vista metafisico dovrà riconoscere che nulla è più
stabile del presente che permane, mentre tutto si altera; così come
eterne.171
Dunque l’eterno ritorno è l’essere del divenire. Si tratta allora dell’istante (il momento
come due sentieri convergenti. La stessa concezione del tempo non è lineare: «Ogni verità
171
M. FERRARIS, Ontologia, in ID. (a cura di), Nietzsche, Laterza, Roma-Bari 1999, p. 271.
86
è ricurva, il tempo stesso è un circolo»172; «poiché la forza del cosmo non è infinita, ogni
condizione futura; diviene allora possibile trovare la soluzione ottimale al problema della
previsione.
172
F. NIETZSCHE, Così parlò Zarathustra, tr. it in Opere, Adelphi, Milano 1977, p. 192.
173
M. FERRARIS, Ontologia cit., p. 263.
87
Conclusioni
individuandone gli esiti, per quanto parziali. Il lavoro ha preso le mosse dalla distinzione
durata bergsoniana. Tale distinzione è fondamentale poiché è alla base delle idee di
Le ragioni per cui Wiener prende in considerazione la tematica del tempo sono da
individuare nel suo progetto: trattare l’organismo vivente e la macchina come entità-
processi analoghi, nel tentativo di analizzarne la comune e complessa natura del controllo
critica sul tempo – può descrivere la complessità secondo la logica formale del metodo
statistico. Nel fare ciò compie un lavoro originale, poiché la rappresentazione della
mutevolezza della realtà in Wiener non si dà attraverso una riduzione della complessità;
piuttosto egli tiene conto del relativo grado di disordine come elemento “inestricabile” ed
È a tal riguardo che siamo giunti nel secondo capitolo a delineare la tematica
logica asimmetrica della temporalità, si verificano in una precisa direzione del tempo (dal
movimento di un numero finito di stati di non equilibrio, diciamo che tali eventi o processi
88
Dal momento che Wiener pone particolare attenzione sull’irregolarità dei processi
ci siamo soffermati sulla gnoseologia fallibilista wieneriana, in base alla quale è esclusa
ma allo stesso tempo è inclusa l’applicazione del dubbio metodico. Tale visione relativista
simbolismo richiede il rinvio ad uno “spirito” che non può mai essere completamente
formalizzato, ovvero un insieme di regole che non possono mai essere adeguatamente
scritte. A tal proposito abbiamo visto come la matematica di Wiener si ponga su un piano
intrinsecamente incerto, un piano che ha maggiori relazioni con l’arte piuttosto che con il
essa gli universali non si danno come qualcosa di nettamente definito o immobile, ma al
processo temporale, che possiedono una storia. Da qui deriva la feconda conclusione
cibernetico: si tratta infatti di una ricerca che indebolisce ogni forma di puro dualismo tra
mente e corpo o tra esseri viventi (animali) e non viventi (macchine), arrivando ad
89
comunicazione. In particolare dalla definizione wieneriana di modello, siamo giunti a
limite che acquisisce valenza positiva ai fini della conoscenza critica, poiché in grado di
render conto del reale ordinandolo. Dunque diviene possibile interpretare l’informazione
veicolata in un messaggio come il negativo della sua entropia; ricordando che essa
costituisce un ente a sé stante, siamo giunti a riflettere sul carattere d’informazione come
riguardo che abbiamo analizzato come Wiener, per la descrizione della mutevolezza della
realtà, debba fare riferimento alla teoria fisica dell’ottimismo in Leibniz ed alla
90
In seguito ci siamo interrogati circa la possibilità delle macchine di emulare il pensiero
umano attraverso le riflessioni formulate da Alan Turing sulla costruzione delle macchine
non organizzate e della macchina universale. A tal riguardo Turing è parso più
meccanicistico del cervello umano; nel particolare un sistema sarà in grado di mostrare il
Così siamo giunti a considerare le macchine come enti dinamici complessi, di cui
bisogna comprendere la portata ed i limiti. È Wiener che, consapevole dei problemi che
si celano dietro la questione della previsione, si dimostra attento e consapevole dei limiti
dello sviluppo e della questione dell’irreversibilità dei processi, dato che considera
simile ai sistemi dinamici che processano informazioni (animali ed umani): mentre alcune
previsione e la relativa costituzione della teoria della previsione delle rotte aeree.
91
modelli come insiemi di informazioni codificati entro un flusso di materia-energia in
continuo mutamento. Ragion per cui ogni modello-processo è parte di un creativo ‘venire
costruzione che la persona riconosce sé stessa ma riconosce anche l’altro come diverso
da sé, ed in relazione con l’altro può riconoscersi a propria volta come altro.
individuati da Wislawa Szymborska, in base ai quali abbiamo visto come Wiener si ponga
l’altro si assottiglia, così che la dimensione della società tratteggiata da Wiener sarà sì
quella della finitezza, ma capace di esporsi al proprio limite, tra gli abissi, sul bordo vago
sia negli esseri viventi che nelle macchine, in quanto enti che processano ed elaborano
92
dell’identico. Difatti se tutto ritorna (poiché la forza del cosmo non è infinita), allora
93
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100
Ringraziamenti
I quartetti di Eliot affermano che il tempo non esiste perché tutti i tempi si fondono
in un solo istante, in un unico momento; paradossale per chi, come me, ha dedicato un
intero capitolo ad analizzare il ruolo del tempo. Eppure sono i versi in cui mi rispecchio
maggiormente, i versi più autentici per esprimere l’importanza di questo momento; un
momento a venire, di già passato.
Desidero ringraziare vivamente tutti coloro che hanno contribuito alla mia
crescita, non solo durante questo percorso di studio ma anche in quello di vita.
Ringrazio la mia famiglia: tutti i cugini e gli zii che mi hanno supportata durante
il percorso universitario. Tra loro non posso non menzionare mio cugino Antonio che per
me rappresenta da sempre una persona speciale. Un ringraziamento particolare va ai miei
zii Stefano e Annamaria che, nonostante la distanza, hanno fatto quotidianamente da
traino; difatti la loro presenza piena di affetto e di incoraggiamento è stata di fondamentale
importanza durante l’intero percorso di studi.
101
La gratitudine maggiore va ai miei genitori per il sostegno morale oltre che
intellettuale e materiale che mi hanno sempre assicurato. Grazie a mia madre per essermi
sempre stata accanto, aiutandomi e confortandomi nei momenti difficili; la sua onestà
intellettuale e il suo amore incondizionato per me sono e saranno sempre fonte
d’ispirazione e modello di vita. Grazie a mio padre per i preziosi consigli, per la grande
forza che ha saputo e sa infondermi nella vita di ogni giorno, nonché per avermi stimolata
nel fare sempre meglio e di più. Mi rendo conto di quanto la loro fiducia mi sia stata e
continua ad essere necessaria per la costruzione di ciò che sono e per la possibilità di
superare ogni limite.
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