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CARLOTTA SORBA
Teatro d’opera
È proprio vero che tutti gli italiani vanno all’opera e ci vanno tutte
le sere, come scrivono i molti viaggiatori stranieri che percorrono la Pe-
nisola nella prima metà dell’Ottocento? Ovviamente non è cosí, e se si
esclude la popolazione rurale si comincia già a togliere la larga maggio-
ranza degli italiani dell’epoca. E tuttavia qualcosa di vero c’è in quell’im-
pressione diffusa, nel senso che indubbiamente lo spettacolo operistico
è largamente vissuto, anche fuori dai teatri, nelle città italiane primot-
tocentesche. Ma come definire i contorni del pubblico operistico, e in-
sieme l’esperienza dell’opera, rintracciandone costanti, trasformazio-
ni, specificità nella storia dell’Italia otto e novecentesca? Si tratta di
un’impresa a dir poco ardua e troppo ambiziosa per qualsiasi prodotto
culturale. Come ha messo perfettamente in rilievo Christophe Charle,
maneggiare la categoria del pubblico è sempre questione assai delicata,
vista l’onnipresenza e insieme la manipolabilità della nozione stessa, di
cui le fonti sono ricolme senza tuttavia mai donarci qualche immagine
davvero attendibile del reale1. Cercheremo dunque di affrontare la que-
stione individuandone solo le principali traiettorie e una periodizzazione
di massima attraverso uno sguardo in gran parte indiretto, cioè median-
te l’analisi di elementi che, in mancanza di dati quantitativi complessivi
(almeno fino agli anni Trenta del Novecento) o di inchieste specifiche
sul tema, possano farci avvicinare alla questione.
Punto di partenza del nostro percorso è che tra i consumi culturali
del primo Ottocento quello dell’opera è forse il piú consolidato, perché
dotato di un sistema produttivo e distributivo solido e rodato, di circui-
1
Suggestioni metodologiche importanti sull’approccio al pubblico dei teatri sono in C. CHARLE,
Trasformazioni del pubblico teatrale in Francia e a Parigi nel XIX secolo: un tentativo di approccio
indiretto, in Il secolo del teatro. Spettacoli e spettacolarità nell’Ottocento europeo, a cura di C. Sorba,
numero monografico di «Memoria e ricerca» , n. (settembre- dicembre ). Sui pubblici
nelle grandi capitali europee ottocentesche cfr. ID., Théatres en capitales. Naissance de la société des
spectacle à Paris, Berlin, Londres et Vienne, Albin Michel, Paris .
Carlotta Sorba
.. G e o g r a f i e e p r e z z i .
All’inizio del XIX secolo il pubblico dell’opera si amplia considere-
volmente e l’esperienza operistica stessa conosce una pur graduale tra-
sformazione. I primi dati utili per cogliere questo processo riguardano
la straordinaria crescita delle sale e la loro geografia. Quella che molti
contemporanei definiscono una «mania di costruir teatri» produce, a
partire dal periodo francese e per tutta la prima del secolo, una molti-
plicazione di sale sul territorio che non pare avere analogie in altri Paesi
europei4. Nei vari Stati italiani, diversamente dalla gran parte degli altri
Stati, la costruzione delle sale è libera, e la concessione della licenza è
sottoposta soltanto al regolamento di pubblica sicurezza, e dunque alla
presenza di un adeguato controllo (censorio e di polizia). Delle sa-
le teatrali che risultano in attività nel (distribuite in comuni),
sono quelle che si dicono edificate dopo il 5. Si tratta di realtà
diversissime tra loro: da grandi sale di corte come il Ducale di Parma
2
Sul complesso del sistema produttivo rimane fondamentale l’opera in piú volumi curata da
L. Bianconi e G. Pestelli, Storia dell’opera italiana, Edt, Torino sgg.
3
Cfr. B. SANGUANINI, Il pubblico all’italiana. Formazione del pubblico e politica culturale fra
stato e teatro, FrancoAngeli, Milano .
4
Sulle ragioni culturali, sociali, politiche che spiegano tale imponente processo costruttivo
ho indagato nel volume Teatri. L’Italia del melodramma nell’età del Risorgimento, Bologna, il
Mulino .
5
Nella primavera del i prefetti del Regno ricevettero dal Ministero di Agricoltura Industria
e Commercio una circolare in cui li si pregava di inviare al ministero un prospetto di tutti i teatri
esistenti nella rispettiva provincia, che comprendesse le informazioni necessarie a identificarne lo
stato e la tipologia. La finalità non era artistica o comunque patrimoniale ma fiscale. Cfr. ibid., p. .
Teatro d’opera
Se dunque i teatri sono spazi voluti e gestiti dalle élite locali, spesso in
aperta concorrenza con le città vicine, in essi circola però una produzio-
ne melodrammatica che ha precocemente un profilo nazionale.
Ma quanto costa andare all’opera? Le dinamiche dei prezzi sono un
altro dato chiave per avvicinare il pubblico potenziale e rispetto alle
quali possiamo guardare ai casi di alcuni teatri di cui si possiedono da-
ti abbastanza sistematici. Alla Scala il prezzo del biglietto serale di in-
gresso in platea rimane pressoché costante per tutta la prima metà del
secolo, variando non tanto nel tempo quanto in rapporto alle serate e
all’importanza delle rappresentazioni. Si prevedono peraltro spesso, a
fianco di serate piú eccezionali, altre con prezzi ridotti. Tra il e
il il costo dell’ingresso varia da , a , lire milanesi, arrivan-
do a lire in casi eccezionali (ad esempio una serata con opera seria e
ballo grande nella stagione di Carnevale). L’ingresso al loggione varia,
sempre in rapporto all’occasione, da centesimi (nella maggioranza
dei casi) a lira6. Le statistiche sui salari giornalieri ci dicono che dal
al il guadagno medio di un muratore arriva all’incirca a
lire, quello di un falegname a ,, quello di un garzone muratore a li-
ra7. Non certo per un garzone, ma per i lavoratori urbani e gli artigiani
il costo dell’ingresso a teatro nei posti di galleria non è irraggiungibi-
le, almeno episodicamente. Non troppo distante è la situazione napo-
letana, dove al Teatro San Carlo non si registrano variazioni di prezzo
(salvo occasioni d’eccezione) dal fino all’unificazione, segno di
un calmieramento che non riguarda solo il prezzo del pane8. Nel
i prezzi dell’ingresso in platea possono variare, a seconda della fila, da
a grane; mentre in galleria vanno da a 9. Se si pensa che dal
al il compenso giornaliero massimo di un muratore, un fale-
gname o un fabbro è di grane, non si può escludere che essi potes-
sero in qualche caso accedere ai posti di galleria10. Sono dati che poco
si discostano da quelli rintracciabili sia per il Regio di Torino che per
la Fenice veneziana. E d’altronde le fonti di polizia ci dicono in mol-
te occasioni che i loggioni sono frequentati da studenti, da lavorato-
ri urbani e artigiani, da dipendenti pubblici di basso rango. Mentre le
6
Cfr. P. CAMBIASI, La Scala, -. Note storiche e statistiche, Ricordi, Milano .
7
Cfr. A. DE MADDALENA, Prezzi e mercedi a Milano dal al , Banca Commerciale
Italiana, Milano , pp. sgg.
8
Cfr. J. ROSSELLI, Materiali per la storia socio-economica del San Carlo dell’Ottocento, in L. BIANCHI
e R. BOSSA (a cura di), Musica e cultura a Napoli dal XV al XIX secolo, Olschki, Firenze .
9
Cfr. F. MANCINI, Il Teatro di San Carlo (-). La storia, la struttura, Electa, Napoli
, p.,
10
Cfr. N. F. FARAGLIA, Storia dei prezzi in Napoli dal al , Tipi del commendatore G.
Nobili, Napoli , p. .
Teatro d’opera
.. T r a n o v i t à e r e p e r t o r i .
Il boom operistico che si registra negli anni Trenta e Quaranta, e dà
luogo a una moltiplicazione delle stagioni, doveva risultare piuttosto
evidente nella percezione dei contemporanei che vedevano rafforzato il
ruolo del teatro musicale nel quadro complessivo, ancora fragile e fram-
mentato, dei consumi culturali del pubblico italiano. Cosí Carlo Tenca,
che non era un commentatore qualsiasi, scriveva sulla «Rivista europea»
una sorta di accorato appello alla letteratura a sviluppare un rapporto
stretto, intimo e passionale col proprio pubblico, come sembrava essere
riuscito a fare proprio il teatro musicale. Nel scrive:
Non possiamo condannare del tutto la moltitudine se, disdegnosa delle lettere
che sono parola morta per lei, si gettò tumultuante nei teatri musicali, a cercarvi le
facili commozioni, la libera effusione della gioia e del dolore. Qui è aringo in cui es-
sa siede sovrana e si compiace degli accordati trionfi e sente la pienezza della vita;
qui l’arte abbraccia tutta quanta la sfera degli affetti, e l’armonia tra la moltitudine
e l’artista è intera e immediata. Ed essa predilige questa arte davanti a cui può pal-
pitare e commuoversi a suo grado. Finché la letteratura non potrà sorgere a gran-
dezza di pubblica manifestazione, la musica e la danza si attireranno di preferenza
l’attenzione universale12.
11
Cfr. G. FRANCESCHETTO, Il teatro sociale di Cittadella, R. Bartoncello Brotto, Cittadella
, p. .
12
C. TENCA, Delle condizioni della odierna letteratura in Italia, in «Rivista Europea», I (febbraio
), n. , pp. -.
Carlotta Sorba
13
Nelle stagioni - le opere di Rossini coprono piú della metà di tutti gli allestimenti della
Scala, come calcola M. CONATI, “… una certa malattia, la quale può denominarsi contagio fantastico”, in
La recezione di Rossini ieri e oggi, Accademia Nazionale dei Lincei, Atti del Convegno internazionale
(Roma, - febbraio ), Roma , p. .
14
L. BIANCONI, Il teatro d’opera in Italia cit. p. . NO CIT.: il Mulino, Bologna ?
15
Si veda l’Introduzione a V. FIORINO, G. L. FRUCI e A. PETRIZZO (a cura di), Il lungo Ottocento
e le sue immagini. Politica, media, spettacolo, Ets, Pisa .
16
Per una piú ampia trattazione del punto mi permetto di rinviare a C. SORBA, Theaters, market
and canonic implications in the italian opera system, -, in Oxford Handbook of Canonic
Opera, in corso di stampa.
Teatro d’opera
.. N u o v e s a l e e n u o v i p u b b l i c i .
Gli ultimi decenni del XIX secolo costituiscono in Italia una fase di
crescita consistente del mercato culturale, che si fa piú complesso e arti-
colato nelle sue parti. Cresce considerevolmente anche l’industria dello
spettacolo, di cui l’opera rimane il prodotto tradizionalmente centrale,
anche se all’interno di un panorama di generi assai variegato17. Non che
il nuovo Stato avesse manifestato un’attenzione mirata per il settore,
rispetto al quale era sembrato anzi prevalere un orientamento favorevo-
le alla piena liberalizzazione del sistema, che rimarcasse il distacco dalla
tradizione preunitaria vista come un anacronistico sistema di control-
li e di privilegi. In uno Stato moderno bisognava che «l’arte facesse da
sé», liberandosi sia dalla tutela sia dai sussidi governativi. È in questo
quadro, e nel solco di un mutamento importante dell’offerta e della do-
manda culturale, che il mondo teatrale non solo cresce ma diversifica
largamente prodotti e circuiti per far fronte alle richieste di intratteni-
mento di una società che sta diventando di massa. Nel gli edifici
teatrali ufficialmente censiti sono quasi raddoppiati rispetto al e
ciò corrisponde a una maggiore differenziazione degli spazi e dei pub-
blici, alla proposta di nuovi luoghi e nuovi generi, al forte sviluppo delle
potenzialità commerciali del settore18. I decenni che seguono l’unifica-
zione corrispondono a una moltiplicazione dei politeama, sale poliva-
lenti capaci di ospitare numeri molto piú elevati di spettatori rispetto ai
teatri di città (dalle fino alle persone del Vittorio Emanuele
fiorentino), piú indifferenziati nella struttura interna, e caratterizzati
da una programmazione molto varia – dalla prosa alla lirica, dalla rivi-
sta al varietà, fino ad arrivare al circo – e da prezzi molto contenuti19.
Una nuova generazione di imprenditori dell’intrattenimento ne costrui-
sce molti, tra gli anni Settanta e Ottanta, lungo tutta la Penisola – a
17
Cfr. D. FORGACS, L’industrializzazione della cultura italiana (-), il Mulino, Bologna
(ed. ampliata ... ?); F. COLOMBO, La cultura sottile. Media e industria culturale in Italia
dall’Ottocento agli anni Novanta, Bompiani, Milano .
18
Cfr. C. DALMAS, Guida pratica teatrale d’Italia, Tip. L. Rossi, Villafranca ; faccio
riferimento anche a C. SORBA (a cura di), Scene di fine Ottocento. L’Italia fin de siècle a teatro,
Carocci, Roma .
19
Sul fenomeno dei politeama cfr. F. NICOLODI, Il teatro lirico e il suo pubblico, in S. SOLDANI
e G.TURI (a cura di), Fare gli italiani. Scuola e cultura nell’Italia contemporanea, il Mulino, Bologna
, vol. I, pp. -; e J. TOELLE, Opera, hypnosis and rollerskating: the rise of the Italian Politeami
as multiple-use theatres, in V. KATALINIC e S. TUKSAR, Musical Theatre as High Culture?, Croatian
Musicological Society, Zagreb .
Carlotta Sorba
20
Cfr. A. BROCCA, Il Politeama Genovese. Cronistoria dal all’anno , Stab. Tip.
Montorfano, Genova .
21
Cfr. A. GIOVINE, Il Politeama De Giosa di Bari, ATPB, Bari .
22
Cfr. J. TOELLE, Opera as business? From impresari to the publishing industry, in «Journal of
Modern Italian Studies», XVII (), n. , pp. -.
Teatro d’opera
23
Cfr. J. FULCHER, French Cultural Politics and Music, Oxford University Press, New York
, pp. -.
Carlotta Sorba
giornali italiani e stranieri, raggiunti in diretta alla fine di ogni atto dal-
la centrale telegrafica organizzata per l’occasione. Con quel grandioso
spettacolo – scriveva qualche anno fa Giovanni Morelli – «l’opera ita-
liana si consegnava ad una memoria nuova che amplificava, ingiganti-
va, enfatizzava ogni sua lineare, volumetrica, allegorica dimensione»24.
.. L ’ o p e r a p i c c o l a e l ’ o p e r a g r a n d e .
A questi tentativi di democratizzazione si affianca però, a cavallo tra
Otto e Novecento, un processo contrario, cioè la graduale trasforma-
zione dell’esperienza operistica in un’esperienza estetica, e non di puro
divertimento, fatta per una ristretta élite di conoscitori. Luogo chiave
di tale cambiamento è il Teatro alla Scala, che dopo l’Unità aveva pro-
gressivamente acquisito un primato nel quadro del tradizionale poli-
centrismo operistico italiano. Qui si consuma a fine secolo una trasfor-
mazione istituzionale in senso anticommerciale che da un lato raccoglie
indicazioni piú risalenti, di tipo materiale e formale, dall’altro avrà echi
importanti nel futuro. A seguito della sospensione della dote municipa-
le, alcuni palchisti si fanno infatti promotori della costituzione di una
Società anonima per azioni, senza fini di lucro, che si assume il compi-
to di organizzare le stagioni, abbandonando il sistema impresariale. Al-
la testa dell’iniziativa sta una upper class cittadina che si propone come
attore strategico per la costruzione e la diffusione di un modello di alta
cultura a cui l’opera ambisce a aderire acquisendo, seppur tardivamen-
te, un solido status autoriale e artistico. Il giovane Toscanini fornisce
un contributo importante a tale processo assumendo nel giugno
l’incarico di direttore del teatro e procedendo subito ad alcune innova-
zioni significative, poco consuete per il pubblico italiano e indicative di
un ascolto piú impegnato: il buio in sala durante la rappresentazione,
l’abolizione del balletto al termine delle rappresentazioni piú impegna-
tive, l’attenzione verso l’esecuzione quanto piú possibile integrale dei
testi, ivi compresi quelli wagneriani. Tale marcata svolta estetica e anti-
commerciale costituiva l’esito di un percorso che attraversava il mondo
operistico almeno da due decenni e comportava fra l’altro indotti artisti-
ci importanti nella direzione di una produzione piú complessa e coeren-
te musicalmente25. A suggellare il cambiamento in atto interveniva nel
l’apertura, grazie a cospicue sottoscrizioni private, del Museo del
24
Cfr. G. MORELLI, L’opera, in M. ISNENGHI (a cura di), I luoghi della memoria. Simboli e miti
dell’Italia unita, Laterza, Roma-Bari , p. .
25
Cfr. A. CAMPANA, Opera and Modern Spectatorship in Late Nineteenth-Century Italy, Cambridge
University Press, New York .
Teatro d’opera
. Opera per tutti e opera per pochi: dalle politiche fasciste alla crisi
del dopoguerra.
26
Sulla vicenda si veda M. SANTORO, Imprenditoria culturale nella Milano di fine Ottocento:
Toscanini, La Scala e la riforma dell’opera, in C. SORBA (a cura di), Scene di fine Ottocento cit., pp. -.
27
Cfr. CAMPANA, Opera and Modern Spectatorship cit.
28
Cfr. C. SORBA, The origins of the entertainement industry: the operetta in late nineteenth century
Italy, in «Journal of Modern Italian Studies», n. (), pp. -.
Carlotta Sorba
29
F. NICOLODI, Il sistema produttivo dall’Unità a oggi, in L. BIANCONI e G. PESTELLI, Storia
dell’opera italiana cit., p. .
30
Il consuntivo finale, scrive Morelli, è notevole: titoli di repertorio, spettacoli per una
media di spettatori a sera, e un totale di piú di milioni di persone coinvolte (G. MORELLI,
L’opera cit. p. ).
Teatro d’opera
Tabella .
Incassi dei diversi generi di spettacolo (-).
Genere di spettacolo
ANNO Prosa Operetta Rivista Lirica Cinema Sport Vari INCASSI TOTALI
Fonte: Società italiana degli Autori e Editori, La vita dello spettacolo in Italia nel decennio - (II-
XI E.F), , p. .
Già nel gli incassi dei cinematografi sono piú che doppi rispetto
a quelli di tutto il settore teatrale. Gli incassi della lirica continuano a
scendere piuttosto rapidamente passando da milioni annui nel a
milioni nel . L’operetta scende a precipizio passando nel mede-
simo torno di tempo da a milioni di lire, sentendo evidentemente
con forza le ripercussioni sia della crisi economica sia dell’avvento del
cinema sonoro. Ancora negli anni e , tuttavia, il rapporto fra
numero dei biglietti venduti e popolazione risulta essere piuttosto alto,
rispetto ai numeri che si avranno nel dopoguerra.
Nell’Italia repubblicana la vita teatrale in genere, e quella dell’ope-
ra in particolare, riprende infatti con lentezza e difficoltà, a causa dei
danni cospicui subiti dagli edifici teatrali durante la guerra, di un afflato
antistatale che percorre il settore dopo gli interventi fascisti (marcati da
un forte arbitrio nell’elargizione dei fondi) e di un sempre piú eviden-
te spostamento della domanda verso altri generi spettacolari, oltre che
verso altre forme di consumo non relative ad attività ricreative. I dati
della Siae mostrano una progressiva diminuzione dell’offerta lirica per
tutti gli anni Cinquanta che raggiunge un vero picco negativo nel ,
quando sui palcoscenici primari italiani sono organizzate complessiva-
mente recite d’opera (a fronte delle offerte nel ). Dimi-
nuiscono considerevolmente anche i biglietti venduti, mentre gli incassi
aumentano in ragione del forte aumento dei prezzi medi degli ingressi e
dell’andamento della lira. Sono anni in cui i teatri di provincia vivono una
vita estremamente precaria, mentre le serate all’opera, nei teatri grandi
e piccoli, sono espressione di riti mondani e borghesi contro cui non a
Tabella .
Numero delle rappresentazioni liriche (dal solo teatri primari), biglietti venduti e in-
cassi (-).
Fonte: SOCIETÀ ITALIANA DEGLI AUTORI E EDITORI, Annuari dello spettacolo, https://www.siae.it/it/chi-
siamo/lo-spettacolo-cifre/losservatorio-dello-spettacolo (ultimo accesso dicembre ).
Teatro d’opera
Tabella .
Numero delle rappresentazioni liriche nei teatri primari, biglietti venduti e incassi (-).
33
Tale domanda viene posta ad esempio da C. E. BENZECRY, The Opera Fanatic. Ethnography of
an Obsession, University of Chicago Press, Chicago , che nella sua analisi tende ad accentuare
gli aspetti passionali dell’esperienza operistica rispetto a quelli distintivi bourdieusiani.
34
Cfr. E. MAULE, La diffusione del teatro d’opera nelle giovani generazioni. Strategie delle istituzioni
operistiche europee e principi didattici divulgativi, Uniprint, Friburg .
35
Cfr. G. DOUBLET, Opéra. Nouveaux publics, nouvelles pratiques, Bdt, Paris ; S. SAINT-
CYR, Vers une démocratisation de l’opéra, l’Harmattan, Paris ; E. PEDLER, Entendre l’opéra. Une
sociologie du théatre lyrique, L’Harmattan, Paris .
36
Un’analisi anche quantitativa di tali elementi è in G. MONTECCHI, Italians and music. Finance-
scape, ideoscape and mediascape, in «Journal of Modern italian studies», XI (), n. , pp. -.
Teatro d’opera
37
Un’analisi ravvicinata di tali dati è in R. PALTRINIERI e P. PARMIGGIANI, Il pubblico della lirica:
consumo di cultura o cultura di consumo?, in «Sociologia della comunicazione», n. (), pp. -.
38
C. ABBATE e R. PARKER, Storia dell’opera, Edt, Torino .
39
Alcune prime riflessioni sugli esiti e le dinamiche di tale nuova pratica mediatica sono in
RÉUNION DES OPÉRAS DE FRANCE (a cura di), Opéra à l’écran: opéra pour tous? Nouvelles offres et
nouvelles pratiques culturelles (actes du colloque tenu à l’Opéra national de Paris, mai ), l’Har-
mattan, Paris .