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SUl PASSI DI
DOMENICO SAVIO
AUDIOVISIVI ELLE DI CI Db 5
Fotogrammi 36

SUI PASSI
DI DOMENICO SAVIO

ELLE DI CI - 10096 LEUMANN (TORINO)


Quadri: Mario Caff.aro-Rore
Fotografie: Teresio Chiesa
Commento: Valentino Meloni

Proprietà riservata alla Editrice LDC - Colle Don Bosco (AT)


!st. Gra fico BePtello - Borgo S. Da·lmazzo (Cuneo) - OP 955-79
SUI PASSI DI DOMENICO SAVIO

1. Titolo: SUI PASSI DI DOMENICO SAVIO

2. La casa natale a San Giovanni di Riva


Domenico Savio è un ragazzo che ha fatto molto
parlare di sé e si è attirato la simpatia di milioni di
ragazzi e adulti in tutto il mondo. Che cosa ha fatto
di straordinario?
Non è un santo piovuto dal cielo: è stato ragazzo in
carne e ossa come tutti, con una famiglia e tanti
amici. È nato qui, in questa casa, a San Giovanni,
una frazione di Riva di Chieri, a venti chilometri da
Torino, il 2 aprile 1842.
Conoscere i luoghi che hanno visto la sua presenza
può aiutarci a sentirlo più vicino e ad accogliere il
suo invito a diventare santi come lui.
3. Il « Brich di Morialdo »
Il Brich comprende un gruppetto di case strette le
une alle altre. Una di queste era la casa abitata dai
Savio. Qui Domenico passò più di nove anni, ossia
quasi due terzi della sua vita.
4. Facciata della casa
Questa è la facciata che dà sulla strada. L'unica fine·
stra dava sulla modesta officina del padre, il quale
ne completava lo scarso rendimento con il lavoro
dei campi.

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Hanno messo una lapide, per ricordare che queste
mura furono santificate dalla presenza di un piccolo
santo.
5. Cortile interno della casa
E questo era il cortiletto interno, condiviso con altri
vicini. Un ragazzo vivace come quello, si può imma-
ginare quante corse e capriole avl·à fatto insieme ai
fratellini su quel prato.
6. Officina ancora esistente
Il padre di Domenico faceva il fabbro e il maniscalco
e aveva una piccola officina, suppergiù simile a quella
che si può ancora oggi vedere presso la casa Savio.
7. Facciata della chiesa
Morialdo era una piccola borgata, ma aveva la sua
chiesa, dedicata a San Pietro: distava circa 300 metri
dalla casa di Domenico. E aveva anche un cappellano
stabile che si chiamava Don Giovanni Zucca.
Il cappellano, una mattina d'inverno del 1847, trovò
Domenico, intirizzito dal freddo e raggomitolato sui
gradini della chiesa, in attesa che si aprisse la porta
e incominciasse la Messa. Aveva allora soltanto 5
anni.
8. Chiesa parrocchiale di Castelnuovo: altare
Il capoluogo della frazione di Morialdo era Castel-
nuovo d'Asti, ora Castelnuovo Don Bosco. La chiesa
di questo paese fu testimone di due grandi avveni-
menti della vita di Domenico: la prima Comunione
e la Cresima.

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Caso straordinario per quei tempi, Domenico fu am-
messo alla prima Comunione a soli sette anni. L'8
aprile 1849 segnò per lui una tappa importantissima.
Fu sottolineata nel suo taccuino con parole e propo-
siti che fecero poi il giro del mondo:
Ricordi della mia prima Comunione:

1) M i confesserò molto sovente e farò la Comunione


tutte le volte che il confessore mi darà il permesso.
2) Voglio santificare i giorni festivi.
3) I miei amici saranno Gesù e Maria.
4) La morte ma non peccati.
Aveva solo sette anni!

9. La prima Comunione (quadro di Caffaro Rore)


Certo si può sempre dire: a sette anni è facile fare
dei propositi. Ed è vero. Ma ciò che non è facile è
che a quindici anni meno un mese, quando lo colse
la morte, i propositi erano ancora gli stessi, e sempre
mantenuti.

10. Veduta di Mondonio ~t, (f.-


Dopo le scuole di Morialdo, Domenico frequentò
quelle di Castelnuovo, percorrendo a piedi, estate e
inverno, una strada lunga e polverosa oppure ghiac-
ciata. Eppure era sempre il primo della classe.
Alla fine però il padre decise di trasferirsi a Mondo-
nio, che qui vediamo. Là, oltre alle scuole, avrebbe
trovato anche un lavoro più sicuro.

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11. Casa di Domenico a Mondonio k.,t_, l ~
In questa casa di Mondonio abitò la famiglia Savio.
È situata all'inizio della salita che porta al paese,
che dista 4 chilometri da Castelnuovo. Cucina e ca-
mera, più due stanze al piano superiore; nel retro la
piccola officina.
Se facciamo sparire per un istante dagli occhi il mo-
numentino che sta davanti, possiamo immaginare
Domenico in carne e ossa che va e viene su questa
piazzuola, entra in quella porta, vi esce con la car-
tella sotto il braccio o con la borsa per la spesa.
In questa stessa casa egli morì la notte del 9 marzo
1857.

12. Le scuole di Mondonio C (<.ì


Le scuole attuali di Mondonio sono ancora quelle
frequentate allora da Domenico. Scuole che hanno
visto la sua sete di studio, ma soprattutto la sua bon-
tà e la sua mitezza con tutti. I suoi compagni, tra
l'altro, raccontarono per lungo tempo che un giorno
d'inverno, accusato ingiustamente di avere riempito
di neve la vecchia stufa, subì in silenzio la punizione
per impedire che i veri colpevoli venissero cacciati
dalla scuola, e anche per imitare Gesù, calunniato
ingiustamente.

13. Lapide sulla facciata della scuola


Lo storico episodio è ricordato da questa lapide po-
sta sul frontone delle scuole di Mondonio. E fu
proprio questo episodio che indusse il maestro della

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scuola, Don Cugliero, a parlare a Don Bosco del suo
straordinario alunno.

14. La casetta di Don Bosco ai Becchi


Don Bosco aveva ormai sviluppato la sua opera a
Torino, ma tornava ogni anno al suo paese natìo per
la festa della Madonna del Rosario, accompagnato
dallo stuolo dei suoi ragazzi. Là avvenne il primo
incontro con Domenico, che era accompagnato dal
padre. Era il 2 ottobre 1854. Il lungo colloquio ebbe
il suo culmine nel seguente simpaticissimo dialogo:

15. Incontro di Don Bosco con Domenico (quadro


di Caffaro Rore)
- Ebbene, che gliene pare? Mi condurrà a Torino
per studiare?
- Eh, mi pare che ci sia buona stoffa.
- A che può servire questa stoffa?
- A fare un bell'abito da regalare al Signore.
- Dunque io sono la stoffa, lei ne sia il sarto: mi
prenda con lei e farà un bell'abito per il Signore.

16. Facciata della cappellina del Rosario ai Becchi


La lapide ricorda lo storico incontro tra due santi,
avvenuto presso questa cappellina della Madonna del
Rosario, che Don Bosco aveva fatto costruire presso
la casa del fratello Giuseppe ai Becchi. In questa
cappellina Domenico entrò certamente quel giorno,
e forse vi rinnovò i propositi della sua prima Comu-
nione.

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17. Camera di Don Bosco a Torino
Ancora accompagnato dal padre, dopo avere baciato
la mamma e i fratellini, il 29 ottobre 1854 Domenico
lascia Mondonio e fa il suo ingresso all'Oratorio di
Torino. Don Bosco lo riceve in questa cameretta, alla
quale in seguito andrà tantissime volte a bussare, per
ricevere dal santo direttore spirituale incoraggiamenti
e consigli.
18. Colloquio di Don Bosco con Domenico (quadro
di Caffaro Rore)
Il ragazzo è colpito da una scritta che ancora oggi
si può vedere nella cameretta di Don Bosco: « Da
mihi animas, coetera tolle» . Ne chiede il significato
e Don Bosco glielo traduce: «O Signore, dammi le
anime e prenditi tutto il resto». Domenico conclude:
- Ho capito: qui non c'è commercio di denaro, ma
di anime. Spero che l'anima mia farà parte di questo
commercio.
19. Porticato dell'Oratorio
Don Bosco aveva appena terminato la costruzione del-
la nuova casa a fianco della cappella Pinardi e della
chiesa di san Francesco di Sales. Domenico viene
accolto nell'ospizio che da qualche anno Don Bosco
aveva aperto. Inizia per lui una nuova vita. Gli am-
bienti dell'Oratorio saranno pervasi dalla sua vitalità
e dai suoi molti gesti di bontà. Nel frattempo fre-
quentava la scuola del prof. Bonzanino, che era si-
tuata al n. 19 di Via Barbaroux. Ben presto i com-
pagni si resero conto di avere tra loro un autentico,
piccolo santo.

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20. Chiesa di san Francesco di Sales
Nella chiesa di san Francesco di Sales unirà la sua
voce a quella delle centinaia di ragazzi per cantare
le lodi del Signore. E molte volte vi entrava da solo
o con qualche compagno, per effondere il suo cuore
nel suo ardente bisogno di dialogo con Dio e con
la Vergine santissima.
21. Estasi nel coretto (quadro di Caffaro Rore)
E proprio in quella chiesa, dietro il coretto, Don Bo-
sco sorprese un giorno il suo alunno nell'atteggia-
mento indicato dal quadro, rapito in una delle sue
« distrazioni » che lo immergevano nel colloquio con
Dio. Una distrazione che era durata sei ore!
22. Altare della Madonna nella chiesa di san Fran-
cesco di Sales
Don Bosco ha accresciuto in lui quello che già era
un ardentissimo amore per la santissima Vergine.
Per lei Domenico compose una preghiera che ripeteva
spesso:
Maria, vi dono il mio cuore, fate che sia tutto vostro.
Gesù e Maria siate voi sempre gli amici miei; ma per
pietà fatemi morire, piuttosto che mi accada la disgra-
zia di commettere un solo peccato.
23. La compagnia dell'Immacolata
Assetato come era di santità, cercava il modo di at-
tuare, per sé e per i suoi compagni, il più pienamente
possibile i consigli di Don Bosco: allegria, studio e
pietà, fare del bene agli altri. A questo ,scopo, 1'8

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giugno 1856, un anno e mezzo dopo che Pio IX aveva
proclamato il dogma dell'Immacolata Concezione,
fondò la « Compagnia dell'Immacolata ». Il regola-
mento, scritto da lui con la collaborazione di alcuni
compagni, era composto di 21 articoli. L'ultimo con·
densava lo spirito della Compagnia:
« La società è posta sotto la protezione dell'Imma-
colata Concezione, di cui avremo il titolo e porte-
remo una medaglia. Una sincera, filiale, illimitata
fiducia in Maria, una tenerezza singolare verso di
lei, una devozione costante ci renderanno superiori
ad ogni ostacolo, tenaci nelle risoluzioni, rigidi verso
noi stessi, amorevoli col nostro prossimo ed esatti
in tutto ». ·
Oggi il suo impegno continua particolarmente negli
«Amici di Domenico Savio>} e nei «Savio clubs >} .

24. Un angolo di via Cottolengo


E la Madonna otteneva al suo grande amico anche
grazie straordinarie. Nell'estate del 1856 scoppia a
Torino il colera. Domenico è tra i 44 ragazzi di Don
Bosco che si sono messi a disposizione per assistere
i moltissimi colpiti. Passando un giorno per via Cot-
tolengo, fissa una di quelle vecchie case poi si pre-
senta al proprietario:
Scusi, qui ci deve essere una persona colpita dal
colera che ha bisogno di assistenza.
Assolutamente no!
Eppure lei si sbaglia. Provi a guardare bene.
Sbalordito, il padrone dovette accontentare quello
strano ragazzo che parlava con tanta sicurezza. E

lO
ancora più sbalordito fu quando, in uno sgabuzzino
dimenticato, si trovò una vecchia che, rannicchiata
in un angolo, si contorceva dai dolori. Era una povera
donna che andava a fare delle ore di servizio presso
alcune famiglie e il padrone le aveva concesso quello
sgabuzzino per mettervi la propria roba.

25. C'è un'opera da fare (quadro di Caffaro Rore)


Una sera Domenico va a bussare alla camera di Don
Bosco:
Presto, venga con me, c'è un'opera da fare.
- Adesso, di notte?
- Faccia presto, Don Bosco, faccia presto.
È come un comando. Don Bosco lo segue. Domenico
si inoltra deciso per le strade buie della città, si fer·
ma, sale una scala e bussa a una porta:
- È qui che deve entrare.
Ridiscende svelto e torna da solo all'Oratorio. Dietro
quella porta una donna accoglie Don Bosco alzando
le braccia con un respiro di sollievo:
- Sia ringraziato il cielo!
Suo marito era a letto moribondo e chiedeva un
sacerdote.

26. Deciso contro il male (quadro di Caffaro Rore)


Mite e arrendevole con tutti, ma fermo e deciso
quando c'era ombra di male. Eccolo stracciare un
giornale illustrato, attorno al quale alcuni ragazzi dal-
la coscienza non troppo pulita sghignazzavano alle-
gramente.

Il
27. Evita una vendetta (quadro di Caffaro Rore)
Conosciamo l'episodio della rissa furibonda e le pa-
role con cui Domenico ha fatto cadere le pietre dalla
mano dei due rivali vendicativi. Disse a ciascuno
dei contendenti:
- Guarda questo Crocifisso e ripeti con me: Gesù è
morto perdonando ai suoi crocifìssori; io invece
voglio fare vendetta.
L'amore ha avuto la sua piena vittoria.
28. I colli astigiani: Mondonio
Ma la salute di Domenico andava deperendo ogni
giorno. Don Bosco pensò seriamente che l'aria del
paese era ben altra cosa della mefitica aria della città.
Decise di mandare il ragazzo presso la sua famiglia,
a Mondonio.
29. Cameretta ove morì
Un addio molto doloroso: per Don Bosco, per i com-
pagni e soprattutto per lui, che amava l'Oratorio
come la sua seconda famiglia. Al paese lo accolse
questa cameretta. Fu l'ultima stazione del suo viaggio.
30. La morte (quadro di Caffaro Rore)
E il 9 marzo 1857, ultimo colloquio con suo padre:
- Addio, papà. Il prevosto mi diceva ... ma io non
ricordo .. . Oh, che bella cosa io vedo! .. .
Era già in cielo.
31. Cappellina presso il cimitero fu to
2o
Domenico fu sepolto nel cimitero di Mondonio. 50
anni dopo, la sua salma fu trasportata in questa

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cappellina, accanto allo stesso cimitero, in attesa che
si compissero i disegni di Dio.
32. Basilica di San Pietro
E i disegni di Dio si compiono con date memorande.
9 luglio 1933: Domenico è dichiarato «Venerabile».
5 marzo 1950: Pio XII lo dichiara «Beato», e affer-
ma che la sua vita è tutta racchiusa in queste tre
parole: purezza, pietà, apostolato.
33. Altare nella Basilica di Maria Ausiliatrice, a
Torino
La basilica di Maria Ausiliatrice accoglie con solen-
nità le spoglie del nuovo Beato e gli dedica un altare.
Così Domenico torna nel suo Oratorio, accolto da
una folla festante di ragazzi.
34. Nella gloria dei Santi (quadro nel Tempio di
Don Bosco a Roma)
12 giugno 1954: Nella maestosa solennità del rito, a
Roma Domenico Savio viene ascritto nel numero dei
« Santi ». In un trionfo di luci, il volto del piccolo
Santo compare nella gloria del Bernini. Il Papa s'in-
ginocchia davanti a lui e prega per tutti i ragazzi del
mondo.
35. Folla di ragazzi in Piazza San Pietro
E da tutte le parti del mondo i ragazzi si danno
appuntamento in Piazza San Pietro. L'entusiasmo è
alle stelle. Da oggi i ragazzi di tutti i tempi e di tutti
i continenti hanno il loro grande campione.
36. Fine.

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PREGHIERA
della Messa in onore
di San Domenico Savio

O Dio,
che in San Domenico Savio
hai dato agli adolescenti
un mirabile modello
di pietà e di purezza,
concedi propizio
che per la sua intercessione
ed esempio
possiamo servirti
casti nel corpo
e mondi nel cuore.
Per Cristo, nostro Signore,
Amen!
PREGHIERA
A SAN DOMENICO SAVIO

O San Domenico Savio,


che alla scuola di Don Bosco
divenisti mirabile esempio
di virtù cristiane,
insegnami ad amare Gesù
con il tuo fervore,
la Vergine Santa
con la tua purezza,
le anime con il tuo zelo;
e fa' che,
imitandoti nel proposito
di farmi santo,
sappia come te
preferire la morte al peccato
per poterti raggi ungere
nella eterna felicità del cielo,
Amen!
AUDIOVISIVI ELLE DI Cl

Per le vostre conferenze e studi sul Santo dei


giovani usate :

DON BOSCO
E IL SUO AMBIENTE
Parte prima:
Da " l BECCHI " A VALDOCCO
(Serie A-1)
Raccolta documentaria di diapositive
sull'ambiente da cui Don Bosco provenne
e quello in cui svolse la sua missione

Foto : Teresio Chiesa, S.D .B.


Testo: Antonio Alessi, S.D.B .

Contenuto:
Serie A: Capriglio : le ongm1
Serie B: Casa paterna di Don Bosco
Serie C: Garzone di campagna alla cascina Moglia
Serie D: Morialdo e la cascina Sussambrino
Serie E: Don Bosco a Castelnuovo
Serie F: Don Bosco studente a Chieri
Serie G: L'inizio della missione: al Convitto e al Rifugio
Serie H: L'Oratorio vagante
Serie l: L'Oratorio a Valdocco

NB . Sono in preparazione la seconda e la terza parte.

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