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Progetto di norma CEI C.

925

Progetto di norma CEI C.925

Pubblicato il: 04/07/2005 di Gianfranco Ceresini


Aggiornato al: 04/07/2005

Il CEI prosegue la meritoria opera di analisi di ambienti con rischio esplosione per i quali è
possibile una semplificazione della procedura di classificazione delle zone pericolose. É ora il turno
dei laboratori chimici con presenza di sostanze infiammabili.
Il CEI ha infatti messo in circolazione il progetto denominato C.925, con data di scadenza
dell'inchiesta pubblica fissata al 31 agosto 2005, che, una volta diventato norma, sarà inserito
nell'appendice GE della guida CEI 31-35.

1. Generalità

Il CEI prosegue la meritoria opera di analisi di ambienti con rischio esplosione per i quali è possibile una
semplificazione della procedura di classificazione delle zone pericolose. Iniziato questo lavoro con le
autorimesse e proseguito con le centrali termiche, è ora il turno dei laboratori chimici con presenza di
sostanze infiammabili.

Il CEI infatti ha messo in circolazione il progetto denominato C.925, con data di scadenza dell’inchiesta
pubblica fissata al 31 agosto 2005, che, una volta diventato norma, sarà inserito nell’appendice GE della
guida CEI 31-35.

La logica del progetto è analoga ai due esempi già inseriti nella guida CEI 31-35, citati precedentemente
(autorimesse e centrali termiche): vengono cercate delle condizioni ambientali e operative allo scopo di poter
dichiarare i laboratori chimici privi del pericolo di esplosione ed evitare così l’applicazione della norma CEI
31-30 per la classificazione.

I laboratori chimici che il progetto prende in considerazione sono quelli nei quali, le sostanze infiammabili e
combustibili sono presenti in piccole quantità e sono contenute in recipienti normalmente chiusi e che
vengono aperti solo durante le attività di analisi. Il rischio è associato alla presenza di gas o vapori
infiammabili. I laboratori possono essere inseriti all’interno di strutture farmaceutiche, di ospedali, di scuole,
di stabilimenti industriali, etc, mentre vengono esclusi i laboratori dove la quantità di sostanze pericolose non
supera i pochi decimetri cubi ed i laboratori in cui vengono utilizzati analizzatori di processo perché già
oggetto di una norma specifica, la CEI EN 61285 (CEI 65-36) “Controllo dei processi industriali – Sicurezza
degli ambienti di analisi”.

L’innesco all’interno di un laboratorio chimico può essere causato, oltre che da apparecchiature elettriche,
anche dalla presenza di fiamme libere come i becchi bunsen e di superfici calde come i fornelli o le stufette:
il progetto di norma è in definitiva nient’altro che un elenco di provvedimenti e di misure da mettere in atto
per rendere il luogo non pericoloso e quindi tale da non richiedere l’installazione di apparecchi rispondenti
alla direttiva ATEX (DPR 126/98). I provvedimenti da prendere, relativamente al laboratorio chimico, sono di
tre gradi differenti:

• Provvedimenti relativi ai locali


• Provvedimenti relativi alle attrezzature
• Provvedimenti relativi ai comportamenti

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Le informazioni contenute nel presente documento sono tutelate dal diritto d’autore e possono essere usate solo in conformità alle norme vigenti. In particolare Voltimum Italia s.r.l. a
socio Unico si riserva tutti i diritti sulla scheda e su tutti i relativi contenuti.
Il materiale e i contenuti presentati nel documento sono stati attentamente vagliati e analizzati, e sono stati elaborati con la massima cura. In ogni caso errori, inesattezze e omissioni sono
possibili. Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico declina qualsiasi responsabilità per errori ed omissioni eventualmente presenti nel sito.
Progetto di norma CEI C.925

2. Provvedimenti relativi ai locali

1. Limitare al massimo la presenza di sostanze infiammabili soprattutto nella zona dove vengono svolte le
analisi. L’obiettivo può essere raggiunto separando e/o compartimentando i locali del laboratorio se
necessario; ad esempio potrebbe essere destinato un locale al solo ricevimento dei campioni da
analizzare, un altro adibito al deposito delle sostanze infiammabili, un altro destinato alle analisi (dove le
sostanze devono essere ridotte al minimo indispensabile), ed un’altra zona ancora ai locali di servizio
per gli impianti (termici, condizionamento, elettrici, etc);
2. Se nel locale adibito a deposito di sostanze infiammabili sono previsti dei travasi, occorre determinare le
eventuali zone pericolose attorno al punto di travaso che viene considerata una sorgente di emissione.
Non sono invece considerate sorgenti di emissione, i contenitori chiusi ermeticamente e che abbiano
quindi emissioni trascurabili, anche in qualità del materiale con il quale è costruito il contenitore e
dell’attenzione con la quale viene movimentato affinché non venga danneggiata l’apertura con
conseguente fuoriuscita di materiale infiammabile. In ogni caso occorre garantire, in caso di accidentale
fuoriuscita, la pulizia e la neutralizzazione della pozza formatasi in tempi rapidi;
3. Dotare di dispositivi di chiusura rapida le tubazioni di adduzione di sostanze infiammabili all’interno del
laboratorio, in modo che possano essere azionabili dall’esterno del laboratorio;
4. Sulle tubazioni di adduzione delle sostanze infiammabili devono essere previsti il minor numero possibile
di raccordi, i quali comunque non sono considerati sorgenti di emissione se effettuati con giunzioni a
tenuta costruite secondo specifiche norme e qualificate da Enti riconosciuti;
5. Porre all’esterno del laboratorio i contenitori di sostanze infiammabili;
6. La portata del gas combustibile, che entra nel laboratorio da contenitori quali bombole o simili, deve
essere limitata attraverso valvole di sicurezza o limitatori di flusso installati all’esterno del laboratorio
stesso;
7. Il campionamento delle sostanze infiammabili deve essere effettuato in modo da limitare al massimo la
quantità di campione prelevato;
8. Deve essere previsto un sistema di ventilazione in grado di assicurare almeno cinque ricambi d’aria ogni
ora, all’interno del laboratorio. Deve inoltre esserci un sistema di rivelazione che, in caso di incendio,
azioni automaticamente le serrande tagliafuoco sulle condotte (di materiale non combustibile) dei sistemi
di ventilazione e climatizzazione (sistemi che non devono prevedere il ricircolo dell’aria). Inoltre occorre
valutare l’opportunità, in base alla pericolosità delle sostanze infiammabili presenti, di installare un
sistema di controllo di esplodibilità dell’atmosfera con caratteristiche conformi a quanto indicato nella
guida CEI 31-35, cap. 4;

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3. Provvedimenti relativi alle attrezzature

1. Gli armadi dove vengono custodite le sostanze infiammabili (costruiti con materiale non
combustibile) devono avere dei ripiani in grado di contenere eventuali fuoriuscite di sostanze, ed
inoltre essere dotati di condotte di aerazione verso l’esterno poste lontano da finestre, da corridoi, da
uscite di sicurezza e da zone di lavoro;
2. Anche i banchi di lavoro devono essere in grado di contenere eventuali fuoriuscite di sostanze
infiammabili (es. bordo rialzato) e devono essere rivestiti con materiale impermeabile allo scopo di
facilitarne l’asportazione e la pulizia;
3. I becchi Bunsen e gli eventuali altri fornelli, devono essere dotati di un dispositivo di sicurezza che
interrompa l’erogazione del gas in caso di spegnimento della fiamma;
4. Stufette e forni devono avere un dispositivo di sicurezza che eviti il surriscaldamento in caso di
guasto del dispositivo di termoregolazione;
5. L’intercettazione delle linee di alimentazione delle apparecchiature sotto cappa deve potersi
effettuare anche all’esterno delle stesse. Un dispositivo deve indicare se il ventilatore della cappa è
efficiente o meno;
6. In base alle disposizioni previste dalla norma UNI 5634, le tubazioni e le rubinetterie che contengono
sostanze infiammabili devono essere rese riconoscibili, mediante colorazioni e targhette adeguate,
in base alla sostanza infiammabile trasportata;

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4. Provvedimenti relativi ai comportamenti

1. Occorre formare ed informare gli operatori del laboratorio sulla infiammabilità delle sostanze trattate
e sugli apparecchi e componenti elettrici (e non) che possono provocare un innesco dell’esplosione
tramite archi, scintille o superfici a temperatura elevata;
2. Bisogna predisporre delle procedure operative da seguire per il personale che ha a che fare con le
possibili sorgenti di innesco (es. fiamme libere, forni, stufe, etc.);
3. Bisogna predisporre delle procedure operative da seguire per il personale che movimenta i
contenitori di sostanze infiammabili, allo scopo di ridurre al minimo il rischio di fuoriuscita;
4. Durante le analisi e le prove devono essere usati i quantitativi minimi necessari di sostanze
infiammabili, lasciando il resto della sostanza negli armadi o nei depositi;
5. Eventuali fuoriuscite di sostanza infiammabile devono, nel più breve tempo possibile, essere
neutralizzate attraverso asciugatura e pulizia con materiale assorbente;
6. Le sostanze infiammabili devono essere manipolate solo sotto cappa e il più lontano possibile da
possibili sorgenti di innesco;
7. Durante la manipolazione delle sostanze il saliscendi della cappa deve essere abbassato;
8. Occorre controllare periodicamente e sistematicamente l’integrità delle tubazioni di adduzione delle
sostanze infiammabili e dei raccordi di fissaggio;
9. Pulire da eventuali residui di campione, le superfici utilizzate per il riscaldamento;
10. Occorre impedire che si formino eventuali strati di polvere combustibile, rimovendo la polvere stessa
prima che il suo spessore diventi non trascurabile;

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5. Conclusioni riguardo alle classificazioni

I laboratori chimici nei quali vengono seguite le misure di sicurezza precedentemente elencate, riguardanti i
locali, le attrezzature ed i comportamenti, non sono da considerare con pericolo di esplosione. In caso
contrario è necessario applicare ad essi la procedura prevista dalla norma CEI EN 60079-10 (CEI 31-30) allo
scopo di valutare la presenza di zone pericolose (0,1 o 2).

Sostanze infiammabili in un laboratorio chimico

Una volta escluso il rischio esplosione, va comunque valutato se il laboratorio possa o debba essere
classificato come luogo a maggior rischio in caso di incendio.

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6. Disposizioni di sicurezza

Disposizioni specifiche riguardanti l’impianto elettrico

• Illuminazione delle cappe: l’illuminazione sotto le cappe deve essere realizzata preferibilmente
dall’esterno per mezzo di lampade collocate in nicchie dotate di robuste lastre trasparenti a chiusura
ermetica;
• Comando di emergenza: occorre prevedere in ogni laboratorio un interruttore generale con un
comando esterno in posizione segnalata e facilmente raggiungibile;
• Grado di protezione: il grado di protezione IP delle apparecchiature elettriche deve essere adeguato
alle influenze esterne previste nel locale di installazione;

Disposizioni di sicurezza

Il progetto C.925 termina con un allegato nel quale sono elencati una serie di provvedimenti (17) che
possono concorrere a prevenire l’innesco di una esplosione o ad attenuare le conseguenze di una eventuale
esplosione. Sono quindi misure altamente consigliate (alcune anche obbligatorie legislativamente). Ne
riportiamo alcune tra le più significative:

Disposizioni di carattere elettrico

• Non installare cavi elettrici in cunicoli destinati anche ad altri usi. Nei cunicoli (esclusivi quindi)
dedicati ai cavi elettrici deve essere impedito, tramite protezione o apposita ubicazione, l’ingresso di
sostanze estranee. Un’alternativa ai cunicoli può essere la collocazione dei cavi su canali o
passerelle aeree;
• I cavi che alimentano apparecchi mobili e trasportabili devono essere protetti contro le sollecitazioni
di carattere meccanico (schiacciamento e simili);
• Effettuare le verifiche periodiche degli impianti elettrici previste dal DPR 462/01;

Disposizioni di carattere logistico

• Prevedere l’ubicazione dei laboratori ai piani inferiori dell’edificio, allo scopo di facilitare le eventuali
operazioni di spegnimento e soccorso;
• Prevedere delle uscite di sicurezza dal laboratorio in numero e disposizione tale da potersi sempre
spostare in un luogo sicuro;
• Prevedere le pareti del laboratorio di classe di reazione al fuoco 0 o al massimo 1;
• Prevedere un pavimento autodrenante con pendenze verso un pozzetto che scarica all’esterno;
• Prevedere degli arredi (armadi, etc.) di tipo metallico;

Disposizioni di carattere antincendio

• Prevedere un impianto idrico antincendio esterno al laboratorio con idranti a cassetta con tubazione
flessibile e lancia;
• Predisporre all’interno del laboratorio estintori portatili e/o carrellati (polvere chimica, CO2, schiuma,
etc. in base al tipo di sostanze infiammabili presenti);
• Utilizzare, se possibile, motori ad aria compressa;
• Utilizzare materiali infrangibili per i contenitori di sostanze infiammabili, e serrarli con chiusure di
sicurezza;

Disposizioni di carattere operativo

• Predisporre un piano di emergenza e prevedere almeno una prova di evacuazione ogni anno;
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• Le bombole di gas infiammabile devono essere poste all’esterno del laboratorio ed al riparo dai raggi
solari;
• Se è in corso una reazione chimica od una analisi su un macchinario, non lasciare queste operazioni
senza controllo.

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