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Venezuela

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Venezuela

(dettagli) (dettagli)
(ES) Dios y Federación
(IT) Dio e Federazione

Dati amministrativi

Nome completo Repubblica Bolivariana del


Venezuela

Nome ufficiale República Bolivariana de


Venezuela

Lingue ufficiali Spagnolo

Altre lingue Lingue arawak, lingue caribe


Capitale  Caracas  (5 905 463 ab. / 2009
)

Politica

Forma di Repubblica
governo presidenziale federale

Presidente Nicolás Maduro

Indipendenza Dalla Spagna
5 luglio 1811

Ingresso 15 novembre 1945 1
nell'ONU

Superficie

Totale 916 445 km² (33º)

% delle acque 0,3%

Popolazione

Totale 32816801[1] ab. (2019) (43º)

Densità 31 ab./km²

Tasso di crescita 1,468% (2012)[2]

Nome degli venezuelani


abitanti

Geografia

Continente America meridionale

Confini Guyana, Brasile, Colombia

Fuso orario UTC-4

Economia

Valuta bolívar venezuelano sovrano


(VES)
petro (crittovaluta)

PIL (nominale) 98,468[3] milioni di $ (2018


stima) (63º)

PIL pro 3 373[3] $ (2018 stima) (84º)


capite (nominale
)

PIL (PPA) n/a[3] milioni di $ (2018


stima) (33º)

PIL pro 12 388 $ (2017) (96º)


capite (PPA)

ISU (2015) 0,767 (alto)[4] (71º)

Fecondità 2,5 (2010)[5]

Varie

Codici ISO 3166 VE, VEN, 862

TLD .ve

Prefisso tel. +58

Sigla autom. YV

Inno nazionale Gloria al Bravo Pueblo

Festa nazionale 5 luglio


1
È uno dei 51 Stati che nel 1945 diedero vita all'ONU.

È inoltre membro dell'Associazione degli Stati caraibici, del Patto

delle Ande (1973), dell'Organizzazione degli Stati Americani,

dell'OPEC (1960) e del Gruppo di Rio (1986).

Evoluzione storica

Stato precedente  Grande Colombia

Coordinate:  8°N 67°W (Mappa)

Il Venezuela, ufficialmente Repubblica Bolivariana del


Venezuela (in spagnolo República Bolivariana de Venezuela) è una repubblica
federale situata nel nord dell'America meridionale. La sua capitale è Caracas. Fa parte
dell'America Latina.
Situata subito a nord dell'equatore, è considerato come uno dei Paesi con la maggiore
diversità ecologica nel mondo. Abitata già in epoca precolombiana da gruppi tribali
amerindi come caribe e arawak, fu toccata da Cristoforo Colombo nel suo terzo viaggio nel
1498 e venne inglobata nel vasto impero sudamericano spagnolo nel XVI secolo, anche
se il clima limitò fortemente l'entità della colonizzazione. Fu il primo Stato latinoamericano
a emanciparsi dalla Corona spagnola, proclamando formalmente il 5 luglio 1811 la propria
indipendenza, che divenne effettiva solo nel 1821.
Il Paese, oggi strutturato in 23 Stati e un distretto federale (attualmente definito Distrito
Capital), è delimitato a nord dal Mar dei Caraibi (che a sua volta comprende la frontiera
marittima con la Repubblica Dominicana, Aruba, Bonaire, Curaçao, Porto Rico, Isole
Vergini americane, Isole Vergini britanniche, Martinica, Guadalupa, Sint
Maarten e Trinidad e Tobago), a est confina con la Guyana, a sud e a sud-est con
il Brasile, a ovest e a sud-ovest con la Colombia. Il Venezuela si estende su una superficie
terrestre totale di 916 445 km², comprensiva della cross continentale, dell'isola di
Margarita e delle Dipendenze federali venezuelane. Il punto più settentrionale del suo
territorio è rappresentato dall'isola di Aves. Il Paese esercita la sovranità su 860 000 km²
di superficie marina sotto il concetto Zona economica esclusiva. Il Venezuela ha anche
una storica controversia territoriale con la Guyana su una superficie di circa 159.500
chilometri quadrati compresi nella Guayana Esequiba situata lungo il confine orientale,
designata come Zona en Reclamación.
Dopo la proclamazione dell'indipendenza e per buona parte dell'Ottocento e della prima
metà del Novecento, a causa dell'instabilità interna e di una serie di lotte civili, il
Venezuela non riuscì ad avere uno sviluppo economico soddisfacente. Fu solo a partire
dalla seconda metà degli anni quaranta del Novecento, con la massiccia immigrazione
europea (tra cui molti italiani) e lo sfruttamento intensivo delle proprie risorse minerarie (e
in particolare del petrolio) che cominciò rapidamente a modernizzarsi, sperimentando una
forte crescita economica. Sul finire degli anni cinquanta del XX secolo, all'indomani della
caduta del dittatore Marcos Pérez Jiménez (1958) si impose nel paese un sistema di
governo democratico.
Il Venezuela è considerato un paese in via di sviluppo con un'economia basata
principalmente sulle operazioni di estrazione, raffinazione e commercializzazione
del petrolio e di altre risorse minerarie. L'agricoltura riveste ormai una scarsa importanza
mentre l'industria ha avuto negli ultimi decenni uno sviluppo diseguale (in gran parte è
ancora un'industria di assemblaggio e montaggio).
La sua popolazione conta 32 816 801 abitanti in gran parte meticci nati dall'incrocio delle
etnie indigene sia con bianchi di origine generalmente ispanica sia con creoli e africani.
Sono presenti nel Paese anche molti europei (spagnoli, italiani e portoghesi in particolare)
e loro discendenti, mentre gli indigeni allo stato puro e gli asiatici rappresentano una parte
trascurabile della popolazione. La multietnicità del Venezuela ha fortemente influenzato
sia la sua vita sociale e culturale sia l'arte. La danza nazionale è lo joropo.
L'attuale capo dello Stato è Nicolás Maduro, nonostante il titolo
sia contestato fallimentarmente da Juan Guaidó. La lingua ufficiale è lo spagnolo insieme
ad altre lingue indigene.

Indice

 1Toponomastica
 2Storia
o 2.1Epoca precolombiana
o 2.2Epoca coloniale
o 2.3Indipendenza
o 2.4La seconda guerra mondiale
o 2.5Il secondo dopoguerra
o 2.6Il governo bolivariano
 3Geografia
o 3.1Morfologia
o 3.2Idrografia
o 3.3Isole
o 3.4Clima
 4Popolazione
o 4.1Distribuzione e composizione
o 4.2La comunità italiana
o 4.3Religione
o 4.4Lingue
 4.4.1Lingua ufficiale
 4.4.2Lingue co-ufficiali
 4.4.3Altre lingue
 5Ordinamento dello Stato
o 5.1Suddivisioni storiche e amministrative
o 5.2Rivendicazioni territoriali
o 5.3Città principali (aree metropolitane)
o 5.4Istituzioni
 5.4.1Università
 5.4.2Ordinamento scolastico
 5.4.3Sistema sanitario
 5.4.4Forze armate
 6Politica
o 6.1Politica interna
o 6.2Politica estera
 7Economia
o 7.1Dimensione
 7.1.1Agricoltura
 7.1.2Allevamento
 7.1.3Industria
 7.1.4Crisi economica
o 7.2Moneta
o 7.3Esportazioni e importazioni
o 7.4Trasporti
o 7.5Turismo
 8Ambiente
o 8.1La salvaguardia dell'ambiente
 9Cultura
o 9.1Arte
o 9.2Letteratura
o 9.3Pedagogia
o 9.4Musica
o 9.5Televisione e Cinema
o 9.6Scienza e tecnologia
 9.6.1Il Venezuela nello spazio
 10Gastronomia
 11Festività nazionali
 12Sport
o 12.1Baseball
o 12.2Automobilismo
o 12.3Calcio
o 12.4Giochi olimpici
 13Note
 14Voci correlate
 15Altri progetti
 16Collegamenti esterni

Toponomastica[modifica | modifica wikitesto]
L'esploratore italiano Amerigo Vespucci.

Il 30 maggio 1498, nel corso del terzo viaggio di Cristoforo Colombo, una flotta di sei
imbarcazioni, al comando dell'ammiraglio genovese raggiunse le coste dell'attuale
Venezuela. Il 1º agosto, tre velieri toccarono le coste del Venezuela nei pressi dell'isola di
Trinidad. Entrarono nel Golfo di Paria, sulla foce del Serpente o Dragon's Mouth. Senza
saperlo, Cristoforo Colombo era giunto in Sud America. L'esploratore la battezzò con il
nome di Tierra de Gracia.
Il nome Venezuela è stato storicamente attribuito al navigatore italiano Amerigo
Vespucci che navigò sulla costa settentrionale del Sud America insieme ad Alonso de
Ojeda nel 1499, nel corso di una spedizione navale esplorativa che raggiunse la costa
nord-occidentale del paese, ora nota come Golfo del Venezuela. In quel viaggio,
l'equipaggio osservò le costruzioni degli indigeni erette su palafitte di legno fuori delle
acque. Tali costruzioni ricordarono a Vespucci la città di Venezia, e lo ispirarono
nell'attribuire il nome di Venezziola o Venezuola alla regione. Il termine che in italiano
rinascimentale aveva il significato di piccola Venezia, si trasformò successivamente in
spagnolo in Venezuela, nonostante ciò, molti anziani veneziani (e veneti) sono soliti
chiamarla con il nome rinascimentale[6].
Altre versioni, storicamente meno accreditate, affermano che il nome Venezuela sia di
origine indigena e non un diminutivo di Venezia. Tuttavia la prima versione rimane la più
ampiamente accettata come spiegazione sull'origine del nome del paese.

Storia[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del Venezuela.

Epoca precolombiana[modifica | modifica wikitesto]


Si pensa che l'essere umano sia apparso nel territorio venezuelano circa 30 000 anni fa,
provenienti dall'Asia, dopo aver attraversato lo Stretto di Bering ed essersi diffuso in Nord
America, e dalla Polinesia, attraverso ondate di popoli arrivati su imbarcazioni primitive. I
popoli indigeni primitivi erano dediti a caccia, pesca e agricoltura, più o meno avanzata;
alcuni gruppi coltivavano prodotti che sono rimasti nel corso del tempo tra i più consumati
del luogo, come mais, cacao, fagioli e yuca[7]. I popoli cacciatori erano nomadi e si
spostavano in continuazione, al contrario degli agricoltori, che svolgevano un vita
semisedentaria e che col tempo svilupparono delle civiltà avanzate, in grado di lavorare la
ceramica e di costruire opere come ad esempio argini di fiumi e dighe. I gruppi indigeni più
importanti erano i chibchas, che vivevano sulle Ande, i Caribe, situati in quasi tutte le
regioni costiere, e gli arawakos, stanziatisi in una parte della costa e più a sud [8].
Epoca coloniale[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Piccola Venezia.

Simón Bolívar, liberatore non solo del Venezuela, ma anche di Colombia, Panama, Ecuador, Bolivia e Perù.

Cristoforo Colombo scoprì la regione nel suo terzo viaggio, il 2 agosto 1498[8].


La Spagna inglobò il Venezuela nel suo vasto impero americano nel corso del XVI secolo,
anche se l'esplorazione del paese poté dirsi compiuta solo nei primi decenni
dell'Ottocento. Pochi spagnoli vi si trapiantarono per via del clima subtropicale, preferendo
generalmente vivere nelle montagne andine degli attuali stati del Táchira, Mérida e Trujillo.
Un primo tentativo di colonizzazione tedesca del Venezuela venne realizzato nel XVI
secolo dalla famiglia tedesca di Anton e Bartholomeus Welser, per conto degli imperatori
del Sacro Romano Impero di Germania. Tra il 1528 e il 1556 la Germania acquisì di fatto
nuovi territori in Venezuela. Altri punti furono l'isola di Arguin lungo le coste atlantiche
della Mauritania (acquisite dal Brandeburgo il 5 ottobre 1685, la Prussia le avrebbe perse il
7 marzo 1721 in favore della Francia). Il processo di colonizzazione non fu senza incidenti:
gli spagnoli combatterono numerose ribellioni di indigeni locali, la più importante fu quella
comandata da Guaicaipuro nel 1560 e da Quiriquires nel 1600. L'ordine coloniale fu
definitivamente imposto verso la fine del XVI secolo, con la costruzione del cabildo e della
chiesa. Allo stesso tempo, cominciò un processo di mescolanza razziale nel territorio, che
definì il profilo sociale del paese. Cominciarono le attività commerciali e l'estrazione di
risorse naturali fiorirono; in particolar modo fiorirono le esportazioni
di cacao, caffè e tabacco, mentre al contempo cominciarono attacchi pirateschi come
quello di Henry Morgan a Maracaibo nel 1669.
Le province esistenti, allora governate alternativamente dalla Audiencia Reale di Santo
Domingo e da quella di Bogotá, entrarono a far parte del Vicereame della Nuova
Granada nel 1717, e divennero autonome nel 1777 con la formazione della Capitaneria
Generale del Venezuela. La nuova unione politica fu consolidata con la creazione
della Reale Audiencia di Caracas nel 1786.
Indipendenza[modifica | modifica wikitesto]

José Antonio Páez, presidente del Venezuela in tre occasioni.

La piccola comunità di discendenza spagnola ed europea, dopo alcuni secoli si rese


indipendente dalla Spagna. L'inizio della rivoluzione avvenne il 19 aprile 1810, quando
l'allora Capitano Generale del Venezuela, Vicente Emparán, fu deposto dal Cabildo di
Caracas. Dopo una serie di rivolte infruttuose e sotto la spinta del Maresciallo Francisco
de Miranda, il Venezuela si proclamò indipendente il 5 luglio 1811; tuttavia, la Prima
Repubblica ebbe vita breve e capitolò alcuni mesi dopo di fronte alla reazione spagnola.
Ebbe così inizio una lunga guerra d'indipendenza, che ricevette un impulso nel 1813
grazie a Simón Bolívar, che, dopo aver preso il controllo di Cúcuta, cominciò una serie di
battaglie facendosi strada verso la capitale Caracas, dove entrò nello stesso anno
proclamandosi Libertador e dove venne istituita una seconda Repubblica.
Comunque, una nuova reazione fedele alla Corona di Spagna fece capitolare l'anno
seguente anche la Seconda Repubblica. Bolívar intanto era andato a cercare appoggio
dagli inglesi in Giamaica, prima di andare a Haiti, dove si erano rifugiati numerosi leader
venezuelani. Da Haiti partì una spedizione che inizialmente prese possesso di Isla
Margarita, ma che fu poi respinta a Carúpano e Maracay, nel 1816. Nel 1819 Bolívar,
tentando di riorganizzarsi, convocò il Congresso di Angostura, che portò alla creazione
della Gran Colombia. Nel 1820 venne firmato il Tratado de Armisticio y Regularización de
la Guerra, che mise fine alle ostilità fino al 1821. Il 24 giugno dello stesso anno, Bolívar,
aiutato da José Antonio Páez e Antonio José de Sucre, vinse la Battaglia di Carabobo,
sconfiggendo l'esercito reale di Miguel de la Torre e liberando definitivamente il Venezuela
dagli spagnoli[9].
La nuova Repubblica del Venezuela fu subito preda di "caudillos" che la dominarono in
forma dittatoriale, assoggettandola a frequenti colpi di stato e rivoluzioni locali. Tale
situazione si protrasse per buona parte del Novecento, allorché il paese fu governato
prima da Cipriano Castro (1899-1908) e poi, per quasi trent'anni, da Juan Vicente
Gómez (1908-1935). Fu durante il regime di quest'ultimo, nel corso degli anni venti del
Novecento, che la scoperta di ingenti giacimenti di petrolio mutò radicalmente la situazione
economica e politica del Venezuela. Nel 1928 il paese era già divenuto il secondo
produttore mondiale di tale materia prima. Tuttavia fu solo negli anni quaranta del
Novecento, con il vertiginoso aumento del prezzo dell'oro nero, che il petrolio si tradusse
in una fonte ingente di entrate per il Paese [9].
La seconda guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]
Verso la metà degli anni trenta, Eleazar López Contreras succedette a Gómez come
presidente del Venezuela. Egli ristabilì alcune libertà democratiche, promulgando
nel 1936 una costituzione di ispirazione liberal-moderata, che però limitava in vario modo
l'azione delle organizzazioni e dei partiti di sinistra.
Nel 1941 López Contreras venne sostituito dal generale Isaías Medina Angarita, che si
alleò con gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, dichiarò guerra all'Asse, rese operativa
un'imposta sul reddito già elaborata dal suo predecessore, rese più moderno e funzionale
il Codice civile, intraprese un'intensa lotta all'analfabetismo e pose le basi per una prima,
timida normativa concernente la previdenza sociale. Tuttavia la politica riformista di
Medina Angarita, forse giudicata troppo moderata, non riuscì a incontrare il favore delle
masse, che nel 1945 appoggiarono l'ascesa al potere del socialdemocratico Rómulo
Betancourt, che cominciò un rinnovamento costituzionale promulgato nel 1947, istituendo
il voto segreto a suffragio universale per l'elezione del presidente [9].
Il secondo dopoguerra[modifica | modifica wikitesto]

Hugo Chávez nel 2010.

Nel 1948 il presidente Rómulo Gallegos, eletto democraticamente nel '47, fu esiliato da


un'alleanza di conservatori ed esercito, e al suo posto il potere fu assunto da una giunta
militare che sciolse il parlamento e instaurò una dittatura.
Negli anni cinquanta Marcos Pérez Jiménez, appartenente alla giunta militare ascesa al
potere nel 1948, riunì su di sé tutti i poteri, divenendo dittatore del Venezuela. Convinto
che l'immigrazione europea potesse essere determinante per lo sviluppo del Paese, la
favorì in ogni modo, permettendo l'ingresso di circa un milione di stranieri (tra di essi circa
300 000 italiani, che attualmente costituiscono la seconda più importante comunità
straniera dopo quella spagnola).
Nel gennaio 1958 Pérez Jiménez venne deposto da una giunta militare capeggiata dal
generale Wolfgang Larrazábal. Da tale data ebbe inizio l'attuale era democratica del
Venezuela, con una serie di presidenti, democraticamente eletti, che si sono succeduti alla
guida del Paese: Rómulo Betancourt, Rafael Caldera, Raúl Leoni, Luís Herrera
Campíns, Jaime Lusinchi, Carlos Andrés Pérez, Hugo Chávez, Nicolás Maduro.
Il governo bolivariano[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Rivoluzione bolivariana.

Hugo Chávez è ricorso a elezioni e referendum per sostenere le riforme costituzionali di


cui è stato promotore e le sue politiche di tipo rivoluzionario. Con l'approvazione della
Costituzione Bolivariana, avvenuta mediante referendum nel 1999, è stato introdotto il
principio della revocabilità di tutti i mandati elettivi a ogni livello dell'amministrazione,
compresa la carica presidenziale, che può essere revocata attraverso referendum
popolare alla metà del periodo di esercizio. Dopo l'approvazione del referendum
costituzionale del febbraio 2009, le candidature per tutte le cariche elettive possono
essere ripresentate nelle successive elezioni, senza limitazioni numeriche.
Nel 2002 è stato ordito un colpo di Stato contro Hugo Chávez, reo di aver ripetutamente
ed insistentemente violato il dettato costituzionale, da parte di settori dell'imprenditoria, ma
con un buon seguito popolare, del sistema comunicativo e di alcuni militari. Il colpo di
Stato è fallito in seguito alla fedeltà al regime di importanti settori dell'esercito, nel quale si
è sempre fortemente annidata la pervasiva corruzione pubblica, e grazie all'apparato
giudiziario, nel frattempo epurato di tutte le sue componenti non dichiaratamente chaviste,
riportando il presidente a Palazzo di Miraflores, sede del governo. Chávez è morto di
cancro nel marzo del 2013 e il suo posto è stato preso da Nicolás Maduro, uno dei suoi
più fedeli sostenitori.
Sotto il governo di Maduro sono emersi gravi problemi economici. Gli attacchi operati da
Maduro contro gli Stati Uniti d'America, accusati di essere un impero volto
all'annichilimento e alla conquista di liberi Stati sovrani, ha comportato la promulgazione di
dure sanzioni economiche imposte dagli Stati Uniti che hanno aggravato le già rilevanti
difficoltà nell'acquisto dei beni di prima necessità e di medicine, oltre al blocco dei conti
come è sempre avvenuto per gli Stati considerati nemici e per organizzazioni o gruppi
terroristici[10][11],[12] che hanno portato a razionamenti e scarsità anche di generi di prima
necessità[13]. Il 29 marzo 2017 il Tribunale Supremo di Giustizia ha condannato il
Parlamento per aver voluto convalidare l'elezione di alcuni deputati dell'opposizione
particolarmente invisi al regime, e ha avocato a sé il potere legislativo, compiendo a tutti
gli effetti un colpo di Stato e come una vera e propria deriva autoritaria del Paese, ispirata
da Maduro[14]. Si rivela fondamentale il sostegno nei confronti del regime di Maikel José
Moreno Pérez, neoeletto presidente del Tribunale Supremo di Giustizia con alle spalle
precedenti penali per reati contro la persona e contro il patrimonio, oltre che per
corruzione[14]. In seguito Maduro ha invitato il tribunale, a furor di popolo, a rivedere il suo
verdetto[15]. Le elezioni presidenziali anticipate, convocate per l'aprile 2018 e poi rinviate al
successivo 20 maggio, per poter garantire i successivi brogli, hanno visto la
partecipazione di quattro candidati[16][17][18][19][20].

Geografia[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Geografia del Venezuela.

Il Venezuela è situato nella parte più settentrionale dell'America meridionale, si affaccia


sul mar dei Caraibi e nella parte più meridionale della costa, a sud del delta dell'Orinoco,
sull'oceano Atlantico. La sua geografia variegata combina regioni tropicali, climi desertici,
giungle, ampie pianure e ambienti andini. Vi si trova la più grande area protetta
dell'America Latina, nota come Zone soggette a regime di amministrazione speciale, che
copre circa il 63% del territorio nazionale[21].
Morfologia[modifica | modifica wikitesto]

Il Salto Angel, le più alte cascate al mondo.

Geograficamente in Venezuela possono distinguersi tre diverse aree:


Nella parte settentrionale del paese vi è una zona montuosa costituita
da catene appartenenti al massiccio andino, proseguimenti della Cordigliera Orientale
colombiana dai quali si dipartono due sistemi montuosi, la Sierra de Perijá che delimita il
confine tra Colombia e Venezuela e la Cordigliera di Mérida che si insinua nel paese a sud
e a est del lago di Maracaibo e di cui il Pico de Bolivar (5 007 m s.l.m.) rappresenta il
punto più elevato. Tra i due sistemi montuosi si trova l'altopiano di Zulia. La Cordigliera di
Mérida prosegue seguendo la linea della costa (e assumendo appunto il nome
di Cordigliera della Costa) che in questo tratto è scoscesa e impervia, di fronte si trovano
numerose isole, la più grande è la Isla de Margarita. Nel tratto più orientale, in
corrispondenza del delta dell'Orinoco, la costa si fa bassa e paludosa.
La parte centrale del paese è caratterizzata da ampie pianure erbose chiamate Los
llanos che coprono circa un terzo del territorio del paese. Si tratta di un'area con
un'altitudine ridotta (inferiore ai 600 m s.l.m.) che durante la stagione delle piogge subisce
ampi allagamenti da parte dei fiumi che l'attraversano.
La parte meridionale del paese, a sud del corso del fiume Orinoco, si trova su un altopiano
chiamato massiccio della Guyana, da un punto di vista geologico è uno degli ambienti più
antichi dell'intero continente.
La formazione più notevole di quest'area è l'altopiano chiamato Gran Sabana, nel corso
dei millenni l'arenaria che lo compone è stata erosa e sono rimaste vallate e formazioni
rocciose chiamate Tepuis caratterizzate da flora e fauna particolari, l'isolamento ha infatti
permesso lo sviluppo di specie endemiche. In quest'area si trovano alcune fra le cascate
più alte del mondo, come ad esempio il Salto Kukenam e il Salto Angel (979 m) che è una
delle attrattive principali del Parco Nazionale di Canaima ed è stato incluso nella lista
del patrimonio dell'Umanità da parte dell'UNESCO.
Idrografia[modifica | modifica wikitesto]
Il fiume principale del paese è l'Orinoco, lungo 2 574 km di cui circa 1 500 sono navigabili.
Nasce al confine tra Venezuela e Brasile. Nel primo tratto del suo corso lo spartiacque è
difficilmente definibile, il fiume si divide infatti in due rami uno dei quali, il
canale Casiquiare, costituisce un collegamento naturale con il Rio delle Amazzoni, tramite
il Rio Negro infatti un terzo circa delle acque dell'Orinoco confluisce nel Rio delle
Amazzoni.
La maggior parte dei fiumi che nascono nella parte settentrionale del paese scorrono
verso sud-est nel fiume Apure, un affluente dell'Orinoco, che attraversa la regione
dei Llanos.
Un altro fiume degno di nota è il Río Caroní, caratterizzato da un corso molto rapido e
sfruttato per la produzione di energia elettrica. Nasce negli altopiani della Guyana e sfocia
nell'Orinoco nei pressi di Ciudad Guayana.
Nella parte nord-occidentale del paese si trova il lago di Maracaibo, il più grande lago
dell'America meridionale, residuo di un antico golfo sul mar dei Caraibi.
Isole[modifica | modifica wikitesto]

Los Roques.

Le isole appartengono alle Isole Sottovento delle Piccole Antille. Se ne contano più di 300,


appartenenti per lo più allo Stato di Nueva Esparta e alle Dipendenze Federali. La più
grande e popolosa è Margarita mentre tra gli altri è Los Roques l'arcipelago più popolato.
Tra le altre isole o gruppi di isole si segnalano: Aves, La Blanquilla, Patos, La Orchila, La
Sola, La Tortuga, l'Arcipelago di Las Aves, Los Frailes, Los Hermanos, l'Arcipelago di Los
Monjes, Los Testigos.
Clima[modifica | modifica wikitesto]
Il Venezuela ha un clima tropicale, generalmente contraddistinto da una stagione piovosa,
(da maggio a ottobre) e una secca (da novembre ad aprile). Le precipitazioni sono molto
variabili e vanno dai 300–400 mm (o ancor meno) di alcune zone della fascia costiera
dello Stato Falcón agli oltre 2000 millimetri di alcune zone dell'Amazzonia venezuelana, a
Sud del paese.
Il caldo è spesso mitigato dall'altitudine: Caracas, a quasi 1 000 metri s.l.m., presenta
temperature medie annue, pari a 22 °C circa, ma di 6-7 °C inferiori a Maracaibo, che
invece si trova sul livello del mare. Nelle Ande venezuelane si registrano le medie minime:
la città di Mérida, sita a oltre 1 600 metri s.l.m., ha una temperatura media annua di circa
18-19 °C. Ci sono alcune vette delle Ande ricoperte da ghiacciai e nevi perenni.

Popolazione[modifica | modifica wikitesto]
Distribuzione e composizione[modifica | modifica wikitesto]
Andamento della popolazione del Venezuela dal 1950 al 2020.

La popolazione è distribuita in forma molto poco omogenea sul territorio: circa l'85% degli
abitanti si concentra nelle città settentrionali e ben il 73% vive a meno di 100 chilometri
dalla costa. Al contrario, solo il 5% dei venezuelani vive nelle terre a sud del
fiume Orinoco, che pure rappresentano quasi la metà della superficie del paese.
In Venezuela non sono state effettuate, almeno in età contemporanea, rilevazioni ufficiali
di carattere etnico. Le stesse popolazioni indigene sono state censite esclusivamente sulla
base delle rispettive lingue autoctone d'uso. Risulta pertanto quanto mai problematico
addentrarsi in tale campo, lasciato all'iniziativa di una miriade di studiosi e di istituti di
ricerca privati la cui affidabilità lascia molto spesso a desiderare.
Generalmente si ritiene comunque che circa i due terzi della popolazione venezuelana
siano meticci o (più raramente) mulatti, nati dalla fusione secolare fra "bianchi" e "indios"
(meticci) o fra "bianchi e "neri" (mulatti). Non manca il prodotto di incroci fra neri e indios (i
cosiddetti zambos) e quello derivante, tempo addietro, da tutte e tre le etnie che popolano
il paese[22].

San Cristóbal.

La componente bianca, piuttosto esigua in epoca coloniale e nel primo secolo di


indipendenza, è stata potentemente rafforzata, a partire dagli anni
quaranta del Novecento, con l'arrivo di circa 980 000 europei che per la maggior parte si
stanziarono definitivamente nel paese andandosi ad aggiungere a una popolazione che,
secondo il censimento del 1941, era inferiore ai quattro milioni di abitanti. Secondo alcune
rilevazioni di carattere non ufficiale (dati del 2005), il gruppo etnico bianco costituisce la
quinta parte dell'intera popolazione[23] ed è formato soprattutto da immigrati e figli di
immigrati di origine europea recente, oltre che da creoli di vecchia ascendenza ispanica.
I primi a immigrare in Venezuela furono, all'inizio degli anni quaranta del Novecento,
alcune migliaia di esuli della Guerra civile spagnola, provenienti generalmente
dalla Francia o da altri Paesi latinoamericani che li avevano inizialmente accolti. Seguirono
gli italiani nel Secondo dopoguerra (a partire dal 1947 circa) insieme a un gran numero di
iberici (di origine soprattutto galiziana e portoghese) e a un limitato numero
di francesi, tedeschi, europei dell'est, ecc. Ancor oggi la presenza di comunità europee nel
paese è, sia sotto il profilo demografico sia economico, considerevole. Fra queste le
principali sono la spagnola, l'italiana e la portoghese.
Gli indios rappresentano invece meno dell'1% sul totale della popolazione (178 000 circa
secondo i dati del censimento del 2001). Il termine indio ha una valenza, nei rilevamenti
statistici, culturale (linguistica in particolare), non razziale.
La popolazione nera allo stato puro o semipuro costituisce un gruppo etnico molto più
numeroso di quello indio (10% secondo alcune rilevazioni di carattere non ufficiale del
2005[23]), concentrato per lo più nelle zone costiere (fra cui la regione di Barlovento nello
Stato Miranda).

Anno cens. 1873 1891 1920 1941 1971 1981 1990 2001

Popol. residente 1 784 194 2 323 527 2 362 985 3 850 771 10 721 522 14 516 735 18 105 265 23 232 553 2

A decorrere dal 2015, a causa delle sanzioni economiche statunitensi, si è verificata


un'importante crisi migratoria.[24] È stato stimato che almeno un milione di persone abbia
abbandonato il Paese per sfuggire alla povertà. [25]
La comunità italiana[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Italo-venezuelani.

Italo-venezuelani in Venezuela. Aree del Venezuela dove la comunità italiana è concentrata.

Il Ministero degli affari esteri italiano calcola che, fra la fine della Seconda guerra
mondiale e l'inizio degli anni settanta del Novecento, siano immigrati in Venezuela oltre
250 000 italiani[26], che, in massima parte, si insediarono in forma permanente nel paese
latinoamericano. Tale corrente migratoria, che raggiunse le sue punte più alte negli
anni 1949 - 1960 (con oltre 220 000 emigrati[27]), diminuì drasticamente negli anni
sessanta del Novecento, per convertirsi in un fenomeno assolutamente marginale nei
decenni successivi in cui si sono verificati anche dei periodi con saldi positivi a favore
dell'Italia.
Secondo l'Ambasciata d'Italia a Caracas, sono poco meno di duecentomila (2005) gli
italiani residenti nel paese, cui vanno aggiunti altri ottocentomila loro discendenti,
considerando anche quelli di origini "miste", o forse più. Questi ultimi, per la normativa
locale, sono considerati venezuelani a tutti gli effetti essendo nati in Venezuela. A questa
poderosa colonia, costituita da circa un milione di membri, vanno aggiunti anche alcuni
italo-venezuelani di ascendenze italiche più lontane, come l'ex-presidente Jaime
Lusinchi (di origine corso-italiana), che governò il paese negli anni ottanta del Novecento.
Le zone che hanno accolto il maggior numero di immigrati provenienti dall'Italia sono
quelle centro-settentrionali e, in primo luogo, Caracas, la capitale (Distretto federale e
parte dello Stato Miranda), che riuniva, agli inizi degli anni settanta, i due terzi dell'intera
comunità (140 000 su 210 000 circa). Seguivano, nell'ordine, gli Stati Zulia (17 000 unità)
e Aragua (13 000 unità). Collettività di una certa consistenza erano presenti anche negli
Stati Bolívar (10 000), Lara (9 000) e Carabobo (8 500)[28].
L'immigrazione italiana in Venezuela fu di carattere quasi esclusivamente urbano, non
rurale o misto come in Argentina e Brasile, e coinvolse al 90% le regioni meridionali,
mentre in Argentina vi fu un forte apporto anche di liguri, piemontesi e friulani e in Brasile
di veneti. Attualmente molti oriundi italiani, fra cui prevalgono ormai quelli di seconda e
terza generazione, occupano posizioni sociali ed economiche di primaria importanza in
Venezuela.
Religione[modifica | modifica wikitesto]
La libertà religiosa è garantita dalla Costituzione. La gran maggioranza dei venezuelani
sono di fede cristiana e in particolare cattolica (oltre il 90%), seguiti dai protestanti (2%
solamente)[29] e gli ortodossi (meno dell'1%). I musulmani rappresentano meno dello 0,5%
sulla popolazione totale. Trascurabili le minoranze induiste, buddiste e di altre confessioni
religiose.
Numericamente esigua (fra i 16 000 e i 35 000 fedeli, a seconda delle rilevazioni), ma
importante sotto il profilo economico e finanziario, è la comunità di
religione ebraica presente nel paese. A Caracas è concentrato circa il 40% dei fedeli, ma
gruppi più o meno consistenti si possono trovare anche a Maracaibo, Maracay, Puerto La
Cruz, Porlamar e altre città venezuelane. Dalla fine degli anni novanta del Novecento molti
rappresentanti della comunità ebraica hanno lamentato atteggiamenti di intolleranza, se
non proprio di antisemitismo, nei propri confronti[30]. La responsabilità viene imputata al
presidente Chávez, che da parte sua ha sempre respinto tali accuse giudicandole prive di
fondamento. Il motivo per cui spesso è stato accusato di antisemitismo nasce dalle sue
critiche alla nazione di Israele (anche se in tal caso si tratta di antisionismo), nate anche
per la sua solidarietà alla Palestina, il suo noto antimperialismo e le sue amicizie con
i leader di Paesi come Iran e Siria, noti avversari di Israele.
Lingue[modifica | modifica wikitesto]
Lingua ufficiale[modifica | modifica wikitesto]
La lingua ufficiale è lo spagnolo, che presenta numerose affinità con quello parlato
nei Caraibi (Cuba, Repubblica Dominicana, Porto Rico, ecc.) e alcune differenze con
quello della madre-patria ispanica, soprattutto di carattere fonetico e lessicale. Va messo
in evidenza che quanto più alto è il livello socio-culturale del parlante venezuelano tanto
più tali differenze si riducono, mentre nel caso contrario si accentuano.
Per quanto riguarda la fonetica le differenze più salienti fra lo spagnolo-venezuelano e
quello peninsulare sono quattro:

 il seseo, e cioè il caratteristico suono interdentale


della c + e e/o c + i e della z, viene sempre pronunciato
come una s sorda (mentre ha un suono simile
al th inglese di fine parola, nello spagnolo di Spagna)
 la s posta alla fine della parola, marcatissima nello
spagnolo peninsulare è quasi muta, venendo pronunciata
come una j appena accennata (in italiano h aspirata);
quando invece la s, trovandosi nel corpo della parola, è
seguita da consonante, non viene neppure pronunciata;
 la d intervocalica e a fine parola non viene generalmente
pronunciata;
 di uso generale è lo yeismo in cui il suono ll (simile
all'italiano gl di gigli) viene pronunciato come fosse una y
Le differenze lessicali possono venire sintetizzate nella seguente forma:

 presenza nello spagnolo di Venezuela di arcaismi,


scomparsi da secoli oppure utilizzati nello spagnolo
peninsulare solo nel loro significato originario, come ad
esempio, carro (carro in castigliano, automobile in
spagnolo venezuelano), plata (argento in castigliano,
denaro in spagnolo venezuelano), ecc.;
 presenza di molti termini inesistenti nello spagnolo
peninsulare. Tali termini possono essere di origine india
'guayoyo', in italiano caffè
lungo, guacamaya (pappagallo in italiano), o di
derivazione italiana (tenemos la testa, piano a
piano, ciao, ecc.), francese (mussiù per indicare lo
straniero, da monsieur, petipuás, piselli in italiano,
da pétit pois), inglese (full equipo, equipaggiamento
completo, da full equipment, guachimán, in italiano
vigilante, custode, da Watch-man), portoghese
(malandro, cioè malandrino, delinquente), africana
(chévere, intraducibile in italiano, detto di persona in
gamba, o di cosa o di sensazione estremamente
piacevole, ecc., dallo yoruba ché egberi), ecc.
Va infine sottolineato che nella quasi totalità del Venezuela, la seconda persona plurale
dei vari modi e tempi si è persa completamente. Il vosotros è stato sostituito
dall'ustedes seguito dalla terza persona plurale. Solo nella città di Maracaibo, e zone
limitrofe, si è conservato il vos (invece del vosotros dello spagnolo peninsulare), seguito
dalla seconda persona plurale, però e utilizzato per la seconda persona del singolare (Vos
Hacéis = Tu Haces = Tu Fai).
Lingue co-ufficiali[modifica | modifica wikitesto]
La nuova costituzione bolivariana di Venezuelana, voluta dal presidente Hugo
Chávez (1999), protegge le lingue indigene (art. 9) ribadendone la coufficialità con lo
spagnolo nei propri territori di diffusione. Si tratta di oltre 30 idiomi autoctoni raggruppati in
otto famiglie principali:

 arawako - che include il kurripako, il piapoko e il wayuu,


l'idioma autoctono più parlato in Venezuela (oltre 100 000
parlanti);
 caribe - che comprende, fra gli altri, oltre al caribe, le
lingue pemón (la più parlata di tale
famiglia), akawayo, eñepá, e altre di minore importanza;
 chibcha - con il barí;
 guahibana - comprendente il jivi e il kuiva;
 makú - cui appartengono gli idiomi puinave e jodi;
 sáliva - che include la lingua sáliva (in via di estinzione
con soli 17 parlanti) e il wótuja;
 tupí - con lo yeral;
 yanomama - integrata dal sanemá e dal yanomami.
 papiamento - dialetto ancora parlato nella zona miniera di
El Callao, portato in Venezuela dai laboratori dalle isole
caraibiche vicine, in cerca di fortuna nelle miniere d'oro
venezuelane.
Fra le lingue non appartenenti ad alcuna famiglia segnaliamo, fra le altre, il pumé e
il waraw.
Tali lingue sono parlate, in una situazione di monolinguismo, o di bilinguismo con lo
spagnolo, da poco più di 170 000 venezuelani, nella quasi totalità appartenenti alle varie
etnie di indios che popolano ancora alcune zone del paese.
Altre lingue[modifica | modifica wikitesto]
Gli immigrati di prima e spesso, anche di seconda generazione, parlano, accanto allo
spagnolo, le lingue dei paesi di origine. La più diffusa, dopo quella ufficiale, è l'italiano,
insegnato anche in molte scuole del paese e sostenuto dalla presenza della Società Dante
Alighieri, con sede, per il Venezuela, a Caracas. Tale lingua è anche intesa, se non
parlata, da molti venezuelani che non hanno ascendenze italiane ma che per ragioni
familiari, di studio o di lavoro sono entrati in contatto con la comunità italiana,
massicciamente presente soprattutto in alcune importanti città della zona centro-
settentrionale del paese (Caracas, Valencia, Maracay, ecc.).
Dopo l'italiano la lingua allogena più parlata, come madrelingua, in Venezuela, è
il portoghese, grazie soprattutto alla presenza di molti immigrati provenienti dal paese
iberico ma anche agli oltre mille chilometri di frontiera in comune con il Brasile, lungo i
quali la lingua di Camões è molto diffusa (va però evidenziato che le zone limitrofe al
Brasile, tutte appartenenti alla Guayana venezuelana, sono generalmente poco popolate).
Strettamente imparentato al portoghese è il galiziano, parlato da molti immigrati iberici
(ricordiamo che dalla Galizia è provenuta gran parte dell'immigrazione spagnola diretta in
Venezuela e più in generale nelle Americhe).
Diffusione più modesta hanno il francese e il tedesco. Quest'ultimo è parlato in una sua
varietà "coloniale" nella Colonia Tovar, dove vivono ancora i discendenti dei coloni che,
attorno alla metà dell'Ottocento, si insediarono in zona.
Fra gli idiomi non indoeuropei si segnala l'arabo, parlato dai numerosi immigrati libanesi (e
in minor misura siriani) che si sono trasferiti in Venezuela nel corso del Novecento.
Un posto a sé stante merita l'inglese, parlato, come seconda lingua, dall'alta borghesia
venezuelana, e, più in generale da gran parte della classe dirigente che spesso manda i
propri figli a studiare negli Stati Uniti d'America e (meno frequentemente) in Gran
Bretagna. L'inglese, pur contando nel paese un numero di parlanti, come madrelingua,
inferiore a quello dell'italiano, del portoghese e di altre lingue allogene, si è convertito nella
seconda metà del Novecento, in Venezuela come nel resto dell'America Latina (e del
mondo) nel secondo idioma più studiato dopo quello ufficiale e quello che sicuramente ha
più prospettive di sviluppo nel prossimo futuro.

Ordinamento dello Stato[modifica | modifica wikitesto]


Questa voce o sezione tratta di eventi in corso o di immediata attualità.

Le informazioni possono pertanto cambiare rapidamente con il progredire degli eventi.


Se vuoi scrivere un articolo giornalistico sull'argomento, puoi farlo su Wikinotizie. Non
aggiungere speculazioni alla voce.

Il Venezuela è una repubblica presidenziale; il Presidente, capo dello Stato e capo del


governo, è eletto con elezione diretta e rimane in carica per sei anni. A seguito del
referendum del febbraio 2009 e del conseguente emendamento apportato alla
Costituzione Bolivariana del Venezuela, ha la possibilità di ripresentarsi per un numero
indefinito di mandati. Il presidente nomina il vicepresidente e stabilisce dimensione e
composizione del governo. In base all'art 72 della costituzione bolivariana emendata nel
1999, i titolari di tutte le principali magistrature elettive (compresa quella del Presidente
della Repubblica), possono essere soggetti a referendum popolare revocatorio una volta
compiuta la metà del loro mandato.
Il Parlamento è costituito da una sola camera detta Assemblea Nazionale (Asamblea
Nacional) composta da 167 deputati; tre seggi sono riservati ai rappresentanti delle
popolazioni native. I deputati restano in carica per 5 anni e possono essere rieletti per altri
due mandati.
Suddivisioni storiche e amministrative[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Stati del Venezuela e Comuni del Venezuela.

Da un punto di vista amministrativo il Venezuela è diviso in 23 stati federati, più il Distretto


della capitale (Distrito Capital) e le 11 dipendenze federali (Dependencias Federales)
costituite da un insieme di isole e isolotti al largo della costa caraibica venezuelana e per
lo più disabitati. Le isole raggruppate nelle dipendenze sono 72.

Parco nazionale Medanos de Coro, Falcón, Venezuela

Gli stati, a loro volta, sono divisi in comuni (municipios) e nel caso del distretto della
capitale e delle dipendenze federali in dipartimenti (departamentos). I comuni in
Venezuela rappresentano in realtà delle entità territoriali intermedie fra le province e i
comuni italiani o spagnoli e si possono, sotto taluni aspetti, comparare
agli arrondissement francesi. Sono infatti solo 335 ripartiti in forma diseguale fra gli Stati. Il
Táchira, che ha una superficie di 11 100 km² e 1 155 000 abitanti circa (stima 2006) si
articola in 29 municipios; in cambio il Lara, con un'estensione territoriale e una
popolazione ben superiori (19 800 km² e 1 760 000 abitanti circa, sempre secondo le
stime del 2006) ne possiede solo 10. I municipios si suddividono ulteriormente in
parrocchie (parroquias), le quali non sempre coincidono con un unico nucleo urbano
principale e il proprio territorio di pertinenza. Le città più popolose ed estese sono infatti
ripartite generalmente fra più parroquias, mentre spesso una sola parroquia può contenere
diverse località abitate.
Stati, con le superfici e le popolazioni relative (stima del 2007):

 Amazonas (Puerto Ayacucho) Sup. km² 180 145 (ab. 142 200)


 Anzoátegui (Barcelona) Sup. km² 43 300 (ab. 1 477 900)
 Apure (San Fernando de Apure) Sup. km² 76 500 (ab. 473 900)
 Aragua (Maracay) Sup. km² 7 014 (ab. 1 665 200)
 Barinas (Barinas) Sup. km² 35 200 (ab. 756 600)
 Bolívar (Ciudad Bolívar) Sup km² 238 000 (ab. 1 534 800)
 Carabobo (Valencia) Sup. km² 4 650 (ab. 2 227 000)
 Cojedes (San Carlos) Sup. km² 14 800 (ab. 300 300)
 Delta Amacuro (Tucupita) Sup. km² 40 200 (ab. 152 700)
 Falcón (Coro) Sup. km² 24 800 (ab. 901 500)
 Guárico (San Juan de los Morros) Sup. km² 64 986 (ab. 745 100)
 Lara (stato) (Barquisimeto) Sup. km² 19 800 (ab. 1 795 100)
 Mérida (Mérida) Sup. km² 11 300 (ab. 843 800)
 Miranda (Los Teques) Sup. km² 7 950 (ab. 2 857 900)
 Monagas (Maturín) Sup. km² 28 930 (ab. 855 300)
 Nueva Esparta (La Asunción) Sup. km² 1 150 (ab. 436 900)
 Portuguesa (Guanare) Sup. km² 15 200 (ab. 873 400)
 Sucre (Cumaná) Sup. km² 11 800 (ab. 916 600)
 Táchira (San Cristóbal) Sup. km² 11 100 (ab. 1 177 300)
 Trujillo (Trujillo) Sup km² 7 400 (ab. 711 400)
 Vargas (La Guaira) Sup. km² 1 496 (ab. 332 900)
 Yaracuy (San Felipe) Sup. km² 7 100 (ab. 597 700)
 Zulia (Maracaibo) Sup. km² 63 100 (ab. 3 620 200)
 Dipendenze Federali Sup. km² 342 (ab. 1 765)
 Distretto Capitale (Caracas) Sup. km² 433 (ab. 2 085 488)
Pico Bolívar, Parco Nazionale Sierra Nevada de Mérida, Venezuela

Rivendicazioni territoriali[modifica | modifica wikitesto]


Come si è già avuto modo di accennare, il Venezuela ha una storica controversia
territoriale con la Guyana che riguarda una superficie di circa 159 500 chilometri quadrati
facenti parte della Guayana Esequiba situata lungo il confine orientale del Paese e
ufficialmente indicata, anche in cartografia, come Zona en reclamación.
Città principali (aree metropolitane)[modifica | modifica wikitesto]
Area
Stato/Stati Popolazione (2011)[31]
metropolitana

1 Caracas Distretto Capitale 3 242 000

2 Maracaibo Zulia 2 310 000

3 Valencia Carabobo 1 866 000

4 Barquisimeto Lara 1 245 000

5 Maracay Aragua 955 000

6 Ciudad Guayana Bolívar 799 000

Istituzioni[modifica | modifica wikitesto]
Università[modifica | modifica wikitesto]
La più antica università del Venezuela venne fondata il 22 dicembre 1721: si tratta
dell'Università Centrale del Venezuela, istituita mediante un certificato emesso da
re Filippo V di Spagna; inizialmente, però, era stato istituito, nel 1673, il Collegio del
Seminario di Caracas.
Ordinamento scolastico[modifica | modifica wikitesto]
Recenti programmi per lo sviluppo prevedono che entro qualche anno il tasso
di alfabetizzazione del Venezuela raggiungerà il 99%. Ciò significherebbe un grande
passo avanti: solo negli anni novanta, quest'ultimo sfiorava il 90% [32].
Tasso di alfabetizzazione: 95.2% adulti e 98.4% giovani (su un totale di 29 milioni di
persone, dati del 2011[33][34][35]).
Studenti universitari: 550 783.
L'obbligo scolastico è fino a 15 anni e i livelli di scuola sono: prescolare, basica (o
primaria), secondaria (o diversificata) e superiore. Sono regolamentate dalla Ley Orgánica
de Educación che conferisce l'obbligo scolastico dai 6 ai 15 anni. Alcune delle università
pubbliche più rinomate in Venezuela sono: l'Università Centrale del Venezuela (UCV)
(fondata nel 1721) a Caracas, la Universidad de los Andes (ULA) (f. 1785) a Mérida,
la Universidad de Carabobo (UC) (f. 1892) a Valencia, l'Università Simón Bolívar (USB) (f.
1967), la Universidad del Zulia (LUZ) a Maracaibo, la Universidad Nacional Experimental
Francisco de Miranda (UNEFM) (f. 1977) a Falcón, e la Universidad de Oriente.
Sistema sanitario[modifica | modifica wikitesto]
Il Venezuela ha un sistema sanitario universale nazionale. La speranza di vita alla nascita
è di 74,2 anni, mentre la mortalità infantile si attesta sui 20 morti ogni mille abitanti[36],
inferiore comunque alla media Sudamericana. La malnutrizione infantile (definita come
arresto della crescita nei bambini sotto i cinque anni) si attesta al 17%. Secondo le Nazioni
Unite, il 32% dei venezuelani manca di servizi igienici adeguati [37], soprattutto quelli che
vivono nelle zone rurali. Le malattie gravi più comuni sono il tifo, la febbre gialla, il colera,
l'epatite A, B e D[38]. Il Venezuela ha un totale di 150 impianti per il trattamento delle acque
reflue. Tuttavia, ancora il 13% della popolazione non ha accesso all'acqua potabile [39].
Forze armate[modifica | modifica wikitesto]
Nel 2016 si stimava che il Venezuela disponesse di 115 000 soldati, 192 carri armati, 277
aerei militari, 6 fregate, 4 corvette, 2 sottomarini e 7 navi per la difesa costiera. Secondo la
stessa stima, la potenza generale delle forze armate venezuelane ne fa il 45º stato in una
classifica di 133 paesi[40]. Esistono sei forze armate indipendenti. La sua marina militare è
denominata Armada Bolivariana, analogamente l'esercito è Ejército Nacional de la
República Bolivariana de Venezuela, mentre l'aeronautica è denominata Aviación Militar
Nacional Bolivariana.

Politica[modifica | modifica wikitesto]
Questa voce o sezione tratta di eventi in corso o di immediata attualità.

Le informazioni possono pertanto cambiare rapidamente con il progredire degli eventi.


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aggiungere speculazioni alla voce.

Politica interna[modifica | modifica wikitesto]


L'attuale Costituzione del Venezuela fu approvata mediante un referendum il 15 dicembre
1999 e afferma che la Repubblica Bolivariana di Venezuela è costituita da uno Stato
sociale e democratico di diritto e di giustizia che propugna come valori supremi del
sistema giuridico la vita, la libertà, la giustizia, l'uguaglianza, la solidarietà, la democrazia,
la responsabilità sociale e, in generale, il rispetto dei diritti umani, l'etica e il pluralismo
politico[41]. Secondo i termini stabiliti dalla Costituzione della Repubblica, il Venezuela ha la
forma di uno stato federale decentralizzato, governato dai principi di integrità territoriale,
dalla cooperazione, dalla solidarietà, dalla partecipazione e dalla corresponsabilità. La
stessa ha come scopo la tutela e la promozione della persona e dell'umanità, garantisce
l'esercizio democratico della volontà popolare, e la ricerca di uno stato di benessere. Per
raggiungere questi obiettivi, i percorsi identificati sono sviluppare l'istruzione e il lavoro [42].
Si prevede inoltre che la forma di governo è quella di una Repubblica presidenziale,
guidata dal Presidente della Repubblica che ha funzioni sia di capo di Stato sia di capo del
governo. La sovranità, che risiede nel popolo, viene esercitata in due modi: direttamente,
attraverso la stessa Costituzione e le leggi, e, indirettamente, mediante suffragio. Tutti gli
enti pubblici sono soggetti alle disposizioni della presente Costituzione. Il Presidente ha il
potere di dirigere le azioni di governo[43].
Il territorio nazionale è diviso in stati, un Distretto Capitale, in Dipendenze Federali e
Territori Federali. Gli stati federati sono divisi in Comuni. Allo stesso modo, il governo è
diviso tra il potere nazionale, il potere statale e il potere municipale [44]. Sia il governo sia
quelli delle suddivisioni territoriali devono essere democratici, partecipativi, elettivi,
decentralizzati, alternativi, responsabili e revocabili [45].
I poteri dello Stato si dividono in:

 Potere esecutivo, esercitato dal Presidente della


Repubblica, dal vicepresidente e dai ministri. Il
Presidente viene eletto tramite suffragio diretto segreto e
rimane in carica per sei anni. Ha la possibilità di venire
rieletto più volte.
 Potere legislativo, esercitato dall'Assemblea nazionale
del Venezuela, parlamento unicamerale composto da
167 deputati eletti tramite suffragio universale con
sistema misto e garanzia di rappresentanza di ogni unità
federale nonché delle popolazioni indigene. Anch'essi
come il presidente possono essere rieletti.
 Potere giudiziario, esercitato dal Tribunal Supremo de
Justicia de Venezuela
 Potere pubblico, controllato da un organo
denominato Consejo Moral Republicano, che oltre a
essere difensore del popolo controlla in linea generale
l'operato dello Stato.
 Potere elettorale, esercitato dal Consejo Nacional
Electoral, ha il compito di regolamentare e gestire
i processi elettorali.
Politica estera[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Relazioni Uruguay-Venezuela e Lista delle missioni diplomatiche in
Venezuela.

La politica estera del Venezuela è naturalmente cambiata nel corso della storia a seconda
degli orientamenti politici dei propri governanti. All'inizio del XX secolo il Venezuela ebbe
alcune tensioni con le potenze europee e con gli Stati Uniti a causa del debito estero.
Durante la seconda guerra mondiale si mantenne neutrale fintanto che decise di
appoggiare gli Alleati. Con la Costituzione del 1961 e dopo aver avuto buoni rapporti con
gli USA e con alcune dittature negli anni cinquanta, Rómulo Betancourt eletto
democraticamente nel 1959, decide di avere rapporti solo con gli stati chiaramente
democratici. Il Venezuela ha una lunga storia di rivendicazioni territoriali
con Guyana e Colombia; con quest'ultima la disputa cominciò addirittura dai tempi della
dissoluzione della Gran Colombia, per il Golfo del Venezuela, dove pare esistano discreti
giacimenti petroliferi, e che portò nel 1987 alla crisi della corvetta ARC Caldas che rischiò
di scatenare un conflitto armato[46]. Ancora nel 2007 i due paesi cercarono di negoziare e
concordarono di proseguire successivamente la questione irrisolta sul golfo [47].

Hugo Chávez, Lula e Kirchner in un incontro a Brasilia.

Con il colpo di Stato del 2002 tentato ai danni di Hugo Rafael Chávez Frías, presidente del
Venezuela dal 1999, i rapporti in politica estera del Venezuela sono decisamente cambiati.
Chávez si è sempre mosso in politica estera seguendo due importanti direttrici: il
consolidamento dell'OPEC (ricordiamo a tale proposito che il petrolio è alla base
dell'economia venezuelana) e un'integrazione maggiore dell'America Latina da realizzarsi
attraverso l'Unasur e l'Alba (Alternativa Bolívariana para América Latina y el Caribe),
senza cioè l'intermediazione e il patronato degli Stati Uniti d'America. Tale politica ha
progressivamente allontanato il Venezuela dagli Stati Uniti d'America avvicinandolo
sempre più a Cuba e ad alcuni paesi latinoamericani
(Argentina, Brasile, Ecuador, Bolivia e Nicaragua, in particolare).
Il Venezuela è uno degli stati fondatori, insieme all'Argentina e al Brasile, della Banca del
Sud e partecipa al suo capitale con 4 000 milioni di dollari[48][49].

Economia[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Economia del Venezuela.

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Il paese rappresenta la quarta economia dell'America latina


dopo Brasile, Messico e Argentina.

 Prodotto nazionale lordo (2012): 381 286 milioni di US$


(31º posto della classifica mondiale)[3].
 Prodotto nazionale lordo (PPA), per potere d'acquisto
(2012): 397 890 milioni di US$ (33º posto della classifica
mondiale)[3].
 Prodotto nazionale lordo pro capite (2012): 12 918 US$
pro capite (53º posto della classifica mondiale) [3].
La voce principale dell'economia venezuelana è legata all'estrazione e raffinamento
del petrolio.
Agricoltura[modifica | modifica wikitesto]
La produzione agricola del Venezuela è data da: caffè, cacao, tabacco, canna da
zucchero, cotone, vaniglia. Il governo venezuelano varò la legge per la riforma agraria nel
1960, volta all'espansione e alla diversificazione della produzione agricola. Nel 2003 il
settore primario occupava l'11% della forza lavoro e concorreva per il 4,5% alla
formazione del PIL. Le colture destinate al mercato interno sono soprattutto mais, riso,
patate, manioca e banane. Tra le colture di piantagione, destinate a essere esportate,
prevale il caffè, oltre alla canna da zucchero e al cacao. Nella zona costiero-andina si
trovano piantagioni di tabacco, mentre nelle aree meno piovose della costa è diffuso il
cotone. Rilevanti sono le colture di alberi da frutta.
Allevamento[modifica | modifica wikitesto]
Il patrimonio zootecnico è piuttosto ricco, particolarmente per quanto riguarda i bovini,
tradizionalmente allevati nella zona dei llanos, ma anche gli ovini.
L'allevamento, in forte progresso fino agli anni novanta, soprattutto nei llanos, si è andato
negli ultimi anni sviluppando a un tasso insoddisfacente, nonostante le misure e gli
incentivi promossi dal governo. La pesca non risulta molto sviluppata, ma alcune
popolazioni indigene la usano da generazioni per garantirsi la sopravvivenza.
Industria[modifica | modifica wikitesto]
L'industria è in prevalenza formata da quella chimica, metallurgica, meccanica, del
tabacco e alimentare. Fra i prodotti lavorati destinati all'esportazione si segnala il rum.
Crisi economica[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Crisi economica in Venezuela del 2013-2019 e Crisi in Venezuela.

A partire dal 2013 l'economia venezuelana ha subito un calo degli indici macroeconomici,
inaugurando un periodo di recessione e di crisi. L'origine di questa caduta è una
combinazione di problemi strutturali dell'economia venezuelana e la forte influenza esterna
della crisi finanziaria globale, con la caduta dei prezzi del petrolio. Nel 2014, il PIL ha
avuto una variazione -4,3%, -7,1% nel 2015, -18,6% nel 2016. Particolarmente difficile
la crisi in Venezuela si manifesta in un forte aumento della disoccupazione, con un tasso
di disoccupazione del 14% nel primo trimestre del 2015 secondo i dati di INE.
La nazione è al primo posto dal 2013 al 2019 secondo l'indice di miseria, somma di
inflazione e disoccupazione, che è una misura del malessere di un paese.
La discesa del prezzo del petrolio nel 2015 e nel 2016 ha colpito duramente il paese, che
basa buona parte della sua economia sulle esportazioni petrolifere. Fattori climatici avversi
hanno causato una carenza di elettricità nel paese, in gran parte di origine idroelettrica.
Per far fronte alla mancanza di elettricità, il governo di Maduro in aprile 2016 ha
incominciato a razionare l'uso dell'elettricità [50] e ha ridotto la settimana lavorativa, per i
dipendenti pubblici, a martedì e a giovedì [51].
Moneta[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Bolívar venezuelano.

Con la legge monetaria del 1879 il Venezuela adottò il bolívar, in sostituzione


del venezolano (valuta che aveva avuto breve vita). Inizialmente il valore del bolívar fu
definito, sulla base di un sistema argenteo (silver standard), pari a 4,500 g di argento puro,
seguendo i principi dell'Unione monetaria latina. La legge monetaria del 1887 fissò il
bolívar d'oro come moneta legale, e il sistema aureo (gold standard) divenne pienamente
operativo nel 1910. Il Venezuela uscì dal sistema aureo nel 1930 e, nel 1934, il tasso del
bolívar fu fissato in riferimento al dollaro USA al cambio di 3,914 bolívar = 1 dollaro,
rivalutato poi nel 1937 a 3,18 bolívar = 1 dollaro, cambio che sarebbe durato fino al 1941.
Fino al febbraio 1983 il bolívar fu la valuta della regione più stabile e più accettata a livello
internazionale. Da allora, comunque, il valore della valuta fortemente diminuito, a causa
dell'elevata svalutazione.
Dal 1º gennaio 2008 è entrato in circolazione il bolívar venezuelano forte (Codice ISO
4217: VEF; localmente abbreviato Bs F; plurale bolívares fuertes)[52], che a seguito
della crisi economica del 2013-2018 è stato sottoposto ad un processo di iperinflazione.
[53]
 Secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale (FMI) nel 2018 il bolívar
venezuelano forte dovrebbere raggiungere un tasso di inflazione pari al milione per cento
su base annua.[53]
Il Governo venezuelano del Presidente Nicolás Maduro, ha annunciato che dal 20 agosto
2018 entrerà in circolazione il bolívar venezuelano sovrano (bolívar soberano), che
sostituirà il bolívar fuerte e sarà ancorato al Petro, [53] una criptovaluta approvata nel
febbraio 2018 dal governo venezuelano di Nicolás Maduro per tentare di aggirare le dure
sanzioni finanziarie imposte al Venezuela dalla comunità internazionale. [54]
Esportazioni e importazioni[modifica | modifica wikitesto]
Esportazioni Importazioni

Paese % Paese %

 Stati Uniti 20,9  Stati Uniti 27,60


0

17,5
 Cina  Cina 13,20
0

12,7
 Colombia  Brasile 9,90
0

 Brasile 7,00  Colombia 5,40

 Cile 4,50  Argentina 4,40

 Italia 3,80  Messico 4,30

 Messico 3,40  Perù 3,80

 Paesi Bassi 3,30  Panama 3,60

26,7
Altri Altri 27,90
0
Fonte: INE, 2012[55] / CIA World Factbook[56]

Trasporti[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Trasporti in Venezuela.

La rete stradale conta di 29 954 km, quella autostradale di 2 690 km. La rete ferroviaria si


estende per 402 km e la rete navigabile è di 7 100 km. A Caracas c'è l'aeroporto
internazionale Simón Bolivar (6 940 000 passeggeri l'anno).
Turismo[modifica | modifica wikitesto]
Il turismo in Venezuela è fiorente ed è favorito dalla vasta gamma di ambienti naturali che
il paese possiede. L'aumento della ricezione aeroportuale ha favorito l'arrivo di turisti
stranieri, per lo più provenienti dall'Europa, che rappresentano un flusso di 301 579
visitatori nel 2008, seguita dai turisti sudamericani (227 105), nordamericani (130 257),
caraibici (39 480), asiatici (15 912), dell'America centrale (11 377) e del Medio
Oriente (10 100). L'industria turistica ha subito un grave declino a causa dell'instabilità
politica in questi ultimi anni. Secondo il Ministero del Potere Popolare per il Turismo
(MPPT), nel 2003 arrivarono in Venezuela 435 421 turisti, il 47% in meno rispetto al 1998.
Tuttavia, questo tasso ha mostrato una ripresa nel 2008, con 856 810 turisti stranieri in
visita nel paese[57]. Probabilmente a causa della crisi economica mondiale, il numero di
turisti stranieri provenienti dall'Europa è drasticamente cambiato negli ultimi anni rispetto
ai turisti dei paesi vicini, avvantaggiati dai costi del viaggio nettamente più bassi; nel 2012,
su un totale di 782 000 turisti, la maggioranza proveniva da altri stati sudamericani
(428 211), gli europei furono 198 922, i nordamericani 76 633, i caraibici 34 704, gli asiatici
20 336, i centroamericani e i mediorientali circa 10 000. In particolare, i colombiani sono di
gran lunga i visitatori più numerosi del Venezuela (283 788), 5 volte tanto i turisti brasiliani
e statunitensi, mentre spagnoli, argentini, italiani e tedeschi sono stati dai 32 000 ai
37 000[58].
L'Isola Margarita è la destinazione per eccellenza per i turisti che amano le spiagge
tropicali, così come pure l'arcipelago de Los Roques e il Parque Nacional Morrocoy.
L'Amazzonia invece offre la presenza di numerose tribù indigene e luoghi di particolare
interesse naturale, dal Salto Angel, al Tepui o al Gran Sabana.
La Farnesina considera pericolose[59] per il turista alcune aree del Paese, comprese zone
della capitale Caracas, per rapine, episodi di microcriminalità, terrorismo legato al traffico
degli stupefacenti e sequestri di persona a scopo estorsivo.

Ambiente[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Parchi nazionali del Venezuela.
Mappa delle aree naturali protette del Venezuela.

Il Venezuela ha una ampia rete di aree naturali protette che comprende 43 parchi


nazionali, 36 monumenti naturali e 65 parchi ricreativi.[60] Il 36,0%[senza  fonte] del territorio è
protetto.
L'intera rete dei parchi nazionali del Venezuela è sotto l'amministrazione dell'Instituto
Nacional de Parques (INPARQUES), un istituto autonomo al servizio del Ministerio del
Poder Popular para Ecosocialismo y Aguas.[60]
I parchi con la maggiore estensione sono il Parco nazionale El Caura con 75.340 km²,
il Parco nazionale Parima-Tapirapeco, con 39 000 km² e il Parco nazionale di
Canaima, patrimonio dell'umanità dell'UNESCO, con 30 000 km². I più piccoli sono il Parco
nazionale Cueva de la Quebrada del Toro, con 48,85 km², e il Parco nazionale Cerro El
Copey - Jóvito Villalba, con 71,30 km².[61]
Il Venezuela partecipa alla convenzioni ambientali di:

 Convenzione di Ramsar (protezione aree umide)


 Protocollo di Montréal (emissione di CFC)
 CITES (specie in pericolo d'estinzione)
 CBD (biodiversità)
 Basilea (rifiuti tossici)
La salvaguardia dell'ambiente[modifica | modifica wikitesto]
Il Venezuela, dal primo dicembre 2010 si impegna a rispettare il Protocollo di Kyoto e gli
accordi intrapresi dall'Organizzazione delle Nazioni Unite riguardo al clima e all'ambiente.
Con questa decisione il Venezuela diventa uno dei primi paesi in via di sviluppo a
impegnarsi nel rispetto dell'ambiente[62].

Cultura[modifica | modifica wikitesto]
Il joropo, in un disegno del 1912 di Eloy Palacios.

Il Teatro Teresa Carreño di Caracas.

La cultura venezuelana è un melting pot di influenze indigene, africane e spagnole: in un


clima di sincretismo culturale è avvenuto un processo di acculturazione e assimilazione,
come nel resto dell'America Latina, sebbene rimangano dei tratti precipui a caratterizzarla.
L'influenza indigena è limitata ai toponimi e alla gastronomia. Qualche parola indigena è
entrata nel vocabolario dello spagnolo-venezuelano. Anche l'influenza africana è limitata,
ad esempio nell'adozione dei tamburi. L'influenza spagnola risulta quindi predominante, a
causa del processo di colonizzazione e della struttura socioeconomica che si venne a
creare in seguito a essa. In particolare i colonizzatori provenivano da Andalusia ed
Estremadura e ciò influenzò architettura, musica, gastronomia, religione e lingua.
Successivamente il Venezuela conobbe nel XIX secolo una certa immigrazione di altri
europei, in special modo francesi, mentre con la scoperta e lo sfruttamento dei giacimenti
di petrolio nel XX secolo sopravvenne una nuova immigrazione di spagnoli, italiani e
portoghesi ed un'evidente influenza statunitense, visibile nella passione per il baseball,
nelle abitudini alimentari e nell'architettura attuale.
Il Venezuela ha un importante patrimonio culturale tanto che tre dei suoi siti sono stati
inseriti nella Lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO:

 Coro e il suo porto (1993)


 Parco nazionale di Canaima (1994)
 Città universitaria dell'Università Centrale del Venezuela,
a Caracas (2000)
Arte[modifica | modifica wikitesto]
L'arte visiva venezuelana agli esordi era indissolubilmente legata alla religione. Nel tardo
XIX secolo, in un periodo di grandi sommovimenti, con Martín Tovar y Tovar cominciò a
interessarsi a temi laici quali la storia e la narrazione epica degli avvenimenti. Il primo
pittore venezuelano a godere di un certo successo internazionale fu Arturo Michelena,
mentre conobbe successo in patria Cristóbal Rojas, cui fu intitolato un comune nello Stato
di Miranda. Nel tardo Novecento ebbe grande fortuna l'Art Nouveau. Nel ventesimo secolo
diversi artisti venezuelani hanno conosciuto fortuna internazionale, come Armando
Reverón, Manuel Cabré, l'artista cinetico Jesús Soto e Carlos Cruz-Díez.
La Galleria Nazionale d'Arte a Caracas presenta una collezione completa della pittura
venezuelana del XIX secolo, compreso il Miranda en la Carraca (Miranda imprigionato a
La Carraca) di Michelena. Altri musei importanti sono il Museo delle Belle Arti, il Museo
d'Arte Contemporanea di Caracas, o MACC, in cui sono esposte anche opere di Chagall,
Matisse, Mirò e Picasso, e il Museo d'Arte Moderna "Jesús Soto" [63].
Letteratura[modifica | modifica wikitesto]
Le coste del Venezuela vengono menzionate per la prima volta da Cristoforo Colombo,
che nel suo terzo viaggio sbarcò a Macuro. Fino al XVIII secolo non c'è una produzione
letteraria di carattere specificatamente locale. La prima opera che presenta elementi locali
è infatti considerata la Historia de la conquista y población de la provincia de
Venezuela (1723) di José Oviedo y Baños. La cultura indigena, di carattere orale, troverà
invece un interprete solo nel Novecento nel frate Cesáreo de Armellada. Le prime opere di
carattere squisitamente nazionale si ebbero a seguito della guerra d'indipendenza dei
primi decenni dell'Ottocento. Il Romanticismo trovò un interprete ispirato in Juan Vicente
González.
Notevoli le figure caratterizzate dall'impegno politico prima che letterario, come Fermín
Toro, ricordato come grande oratore, come pure Andrés Bello, poeta e umanista, che fu
mentore di Bolivar stesso. Del resto le travagliate vicende storiche del paese hanno
condizionato fortemente la letteratura venezuelana, spingendo gli intellettuali a un forte
impegno politico.
Scrittori e romanzieri sono Rómulo Gallegos, Teresa de la Parra, Arturo Uslar
Pietri, Adriano González León, Salvador Garmendia, José Balza, Ednodio
Quintero, Miguel Otero Silva, Mariano Picón Salas, mentre tra i poeti spicca Juan Antonio
Pérez Bonalde, José Antonio Ramos Sucre, Andrés Eloy Blanco, Enriqueta Arvelo
Larriva, Ana Enriqueta Terán, Yolanda Pantin, Rafael Cadenas e Eugenio Montejo.
Pedagogia[modifica | modifica wikitesto]
Per quanto concerne l'aspetto pedagogico, tra il XVIII e il XIX secolo, si afferma la figura
di Simón Rodríguez, noto anche come filosofo
Musica[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Musica in Venezuela.

Diversi stili di musica tradizionale venezuelana, come il merengue venezuelano, sono


comuni ai suoi vicini dei Caraibi. Ma la vera musica venezuelana comprende un ampio
gruppo di ritmi come lo Joropo (una forma rurale originaria degli Llanos (pianure)), la
parranda, il galeròn, la gaita maracucha, il golpe tocuyano, il calipso di El Callao, il
bambuco e altri.
Tra le più affermate pianiste e compositrici venezuelane ricordiamo Teresa Carreño (1853-
1917)[64], chiamata spesso la Leona del piano[65].
Tra i musicisti venezuelani più noti spicca Hugo Blanco, autore della celebre
canzone Moliendo café (1958)
Televisione e Cinema[modifica | modifica wikitesto]
Molto note sono le Telenovelas: un'importante esponente è Grecia Colmenares, tra le
maggiori interpreti di telenovelas degli anni 80 e 90. Altre importanti figure del mondo
televisivo, ma anche cinematografico sono rappresentate da Aída Yéspica e Mónica
Spear.
Scienza e tecnologia[modifica | modifica wikitesto]
Il Venezuela nello spazio[modifica | modifica wikitesto]
29 ottobre 2008: viene lanciato Venesat-1 (chiamato anche Simón Bolívar), il primo
satellite venezuelano

Gastronomia[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Cucina venezuelana.

La cucina venezuelana, grazie alla sua diversità di risorse industriali e culturali, offre una
grande diversità culinaria da una regione all'altra. La cucina tradizionale, come quella
moderna, è stata influenzata dalla popolazione indigena e dai suoi discendenti europei
(italiani, spagnoli, portoghesi e francesi) [66], e anche dalle tradizioni dei nativi americani e
degli africani. Gli alimenti base includono il mais, il riso, banane, patate, fagioli e diverse
tipologie di carne. Anche i pomodori, le cipolle, le melanzane, le zucche e le zucchine
sono molto comuni nella dieta venezuelana.

Festività nazionali[modifica | modifica wikitesto]


Data Nome Nome spagnolo Significato

19 Dichiarazione Declaración de
aprile d'indipendenza independencia

1 Día Internacional de los


Festa dei lavoratori
Maggio Trabajadores

24
Battaglia di Carabobo Batalla de Carabobo
giugno

Giorno dell'indipendenza dalla Spagna


5
Festa dell'Indipendenza Día de la Independencia (1811), nel corso della Guerra
Luglio
d'indipendenza del Venezuela.

Anniversario della nascita Aniversario del


24 celebra la nascita del Libertador Simón
del Libertador Simón Nacimiento del Libertador
Luglio Bolívar
Bolívar Simón Bolívar

Sport[modifica | modifica wikitesto]
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quelle presenti sono insufficienti.

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I principali sport in Venezuela sono il baseball, la pallacanestro e il coleo (sport


tradizionale venezuelano e colombiano simile al rodeo).
Baseball[modifica | modifica wikitesto]
Il Venezuela ha una buona reputazione nel baseball avendo ottenuto tre medaglie d'oro
al campionato mondiale di baseball, posizionandosi al terzo posto nel medagliere
dopo Cuba e gli Stati Uniti d'America.
Automobilismo[modifica | modifica wikitesto]
In campo sportivo il Venezuela ha dato i natali a molti piloti automobilistici tra cui Pastor
Maldonado, Rodolfo González e Milka Duno che hanno corso in Formula 1, IndyCar
Series e American Le Mans Series.
Calcio[modifica | modifica wikitesto]
La nazionale di calcio del Venezuela, attiva dagli anni trenta del '900, non ha mai eccelso
in tornei internazionali ottenendo come miglior risultato un quarto posto in Coppa
America nel 2011.
Giochi olimpici[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Venezuela ai Giochi olimpici.

Il primo atleta a vincere una medaglia d'oro olimpica per il Venezuela fu Francisco
Rodríguez, nel pugilato, ai Giochi olimpici di Città del Messico 1968.

Note[modifica | modifica wikitesto]
1. ^ (EN) Venezuela Population (LIVE) (htmal), Instituto Nacional de
Estadistica. URL consultato il 3 agosto 2019.
2. ^ (EN) Population growth rate, su CIA World Factbook. URL consultato
il 18 ottobre 2017.
3. ^ Salta a:a b c d e f (EN) World Economic Outlook Database, April 2019,
su IMF.org, Fondo Monetario Internazionale. URL consultato il 23 maggio
2019.
4. ^ (EN) 2016 Human Development Reports, UNDP.org. URL consultato il
18 ottobre 2017.
5. ^ (EN) Fertility rate, total (births per woman), WorldBank.org. URL
consultato il 18 ottobre 2017.
6. ^ Nombre de Venezuela Revista Bibliográfica de Geografía y
Ciencias Sociales Universidad de Barcelona
7. ^ Freddy Dominguez, Napoleon Franceschi G., Historia general de
Venezuela (PDF), nfghistoria.net, 2010. URL consultato il 21 giugno
2013 (archiviato dall'url originale il 5 gennaio 2012).
8. ^ Salta a:a b Época Precolombina Archiviato il 1º maggio 2013
in Internet Archive. viajandoporvenezuela.com
9. ^ Salta a:a b c Historia de Venezuela americas-fr.com
10. ^ Chi ha mandato in rovina il Venezuela, Internazionale SpA, 30
novembre 2018. URL consultato il 19 gennaio 2019.
11. ^ (EN) Free exchange - How Chávez and Maduro have
impoverished Venezuela, The Economist, 6 aprile 2017. URL
consultato il 18 ottobre 2017.
12. ^ In Venezuela inflazione mostruosa, Il Sole 24 Ore.
13. ^ (ES) Daniel García Marco, La dieta de Maduro te pone duro,
su www.bbc.com, BBC Mundo Caracas, 12 settembre 2016. URL
consultato il 10 novembre 2017. 
«Con una mezcla de resignación y humor, muchos venezolanos se
refieren a las carencias alimentarias que vive el país en los últimos
meses como la "dieta Maduro".».
14. ^ Salta a:a b Maria Zuppello per LookOutNews.it, Venezuela: il colpo di
Stato di Maduro, spiegato bene, Panorama, 1º aprile 2017. URL
consultato il 18 ottobre 2017.
15. ^ Omero Ciai, Venezuela, esautorato il Parlamento: pieni poteri a
Maduro, in Le Inchieste de La Repubblica, Gruppo La repubblica e
l'Espresso - GEDI, 30 marzo 2017. URL consultato il 7 aprile 2019.
16. ^ Stefano Cagelli, Maduro vince le "elezioni farsa". Il Venezuela
sempre più a picco, in Democratica - Sito d'informazione
democratica, Democratica Srl, 21 maggio 2018. URL consultato il 7 aprile
2019 (archiviato dall'url originale il 7 aprile 2019).
17. ^ Adele Lapertosa, Le elezioni farsa per fare vincere maduro.
L'opposizione: "chi vota per lui riceve cibo"., in Il Fatto Quotidiano,
Società Editoriale Il Fatto SpA, 20 maggio 2018. URL consultato il 7
aprile 2019.
18. ^ Rossana Miranda, Venezuela, gli altri “candidati” della farsa
elettorale di Maduro, in Analisi commenti e scenari - Formiche.net,
Formiche- base per altezza Srl, 15 maggio 2018. URL consultato il 7
aprile 2019.
19. ^ (IT) Andrea Martire, Maduro vince le elezioni farsa e governerà
altri sei anni, su www.ilcaffegeopolitico.org, Il Caffè Geopolitico -
Associazione Culturale, 21 maggio 2018, p. 72778. URL consultato il 7
aprile 2019. 
«Maduro non ha voluto consentire osservatori occidentali in quanto
"non necessario"».
20. ^ Andrea Muratore, L'ultima farsa delle elezioni: 10 volte Maduro
sulla scheda, in Edizioni continue sciolte, Il Giornale On Line S.r.l.,
11 maggio 2018.
21. ^ (ES) Venezuela es el país con más áreas protegidas en el mundo,
Agencia Bolivariana de Noticias, 26 ottobre 2006. URL consultato il 19
ottobre 2017.
22. ^ D'Ambrosio, B. L'emigrazione italiana nell Venezuela. Edizioni
"Università degli Studi di Genova". Genova, 1981 (Aspectos etnico-
somaticos de la poblacion venezolana en 1981)
23. ^ Salta a:a b AA.VV. Calendario Atlante De Agostini 2008, Novara,
Istituto Geografico De Agostini Ed., 2007, pag. 1091
24. ^ Anthony Faiola, The crisis next door, 9 marzo 2018.
25. ^ La più grande crisi migratoria di cui non avete sentito parlare, in Il
Post, 9 marzo 2018.
26. ^ Per l'esattezza gli immigrati furono, fra il 1946 e il 1970, 252 248.
Cfr. Vittorio Briani, Il lavoro italiano oltremare, Roma, Ministero degli
affari esteri Ed., 1975, pag. 127
27. ^ Esattamente 220 547. Cfr. Vittorio Briani, Il lavoro italiano
oltremare, Roma, Ministero degli affari esteri Ed., 1975, pag. 127
28. ^ Tutti i dati sulla distribuzione per stato degli immigrati italiani,
compresi quelli relativi al Distretto Federale e alla città di Caracas
sono tratti da Vittorio Briani, Il lavoro italiano oltremare, Roma,
Ministero degli affari esteri Ed., 1975, pag. 128
29. ^ Per l'esattezza i cattolici rappresentano il 92,7% della popolazione
e i protestanti il 2%. Cfr. i dati statistici riportati dal Calendario
Atlante De Agostini 2008 (pag. 1091), Novara, Ed. Istituto
Geografico De Agostini, 2007
30. ^ Sito: Focus on Israel (Articolo del Corriere della Sera del 6
febbraio 2008)
31. ^ Stime relative al 2009. Cfr. il World Gazetteer Archiviato il 22
maggio 2011 in Internet Archive.
32. ^ Misión Robinson I fortaleció sistema educativo
venezolano[collegamento interrotto]
33. ^ UNESCO Institute for Statistics
34. ^ Portada — Venezolana de Televisión Archiviato il 12 gennaio
2010 in Internet Archive.
35. ^ Unesco: Venezuela está cerca de lograr objetivos en educación
tras 10 años de buenos resultados | Noticias de Maracaibo y
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Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]


 Montagne del Venezuela
 Fiumi del Venezuela
 Movimento Quinta Repubblica
 Alleanza Bolivariana per le Americhe
 Italo-venezuelani
 Viticoltura in Venezuela

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]


  Wikisource contiene una pagina dedicata
a Venezuela
  Wikizionario contiene il lemma di dizionario
«Venezuela»
  Wikinotizie contiene notizie di attualità su Venezuela
  Wikimedia Commons contiene immagini o altri file
su Venezuela
  Wikivoyage contiene informazioni turistiche
su Venezuela

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]


 Sito ufficiale, su mppre.gob.ve. 
 Venezuela, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. 
 Venezuela / Venezuela (altra versione) / Venezuela (altra
versione) / Venezuela (altra versione) / Venezuela (altra
versione) / Venezuela (altra versione) / Venezuela (altra
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 Il testo (in italiano) della Costituzione del Venezuela,
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 (ES) Sito ufficiale dell'Instituto Nacional de Estadística,
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 (ES) Gobierno en Línea - Sito ufficiale del Governo
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 Dossier cartografico sul Venezuela in occasione del
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di autorità 595 (data) · NLA (EN) 35579285 · NDL (EN, JA) 00560590 · WorldCat Identities (EN) viaf-235482277

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