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L’intestino come secondo

cervello

Innanzitutto cerchiamo di fare un po’ di chiarezza in tema


neurologico, in modo semplice, per capire e capirci.

Il sistema nervoso
Il nostro sistema nervoso è principalmente diviso in sistema nervoso centrale
(cervello e midollo) e sistema nervoso periferico (nervi di tutto il corpo).
Questo secondo sistema nervoso è diviso in “somatico” e “autonomo”. Il primo
è quello che regola l’attività motoria volontaria e quindi i muscoli scheletrici.
Il secondo è quello collegato alla parte involontaria (visceri e ghiandole) ed è
diviso ulteriormente in tre sistemi:
a) simpatico
b) parasimpatico
c) enterico
questi hanno azioni contrastanti: il simpatico eccita e l’altro rilassa. A grandi
linee si dividono per la loro funzione primitiva:
 simpatico= attacca o fuggi
 parasimpatico= rilassati e digerisci
In questa visione standard abbiamo quindi due sistemi: quello somatico che
risponde alla volontà del cervello per muovere articolazioni e muscoli e per
prendere info sensoriali dalla periferia. E quello autonomo che regola le parti
involontarie, ma che è comunque controllato dal cervello. In questo sistema i
nervi che vanno dal cervello alla periferia o viceversa non si incontrano mai
se non nel sistema nervoso centrale.

Le scoperte “recenti”
Negli ultimi anni (molti anni in realtà) si sono sviluppati diversi esperimenti
che hanno portato alla luce l’esistenza di una rete di neuroni più estesa di
quello che si pensava. Adesso il sistema nervoso è visto più come una rete
estesa di neuroni che connette più parti e che comunica non solo tramite le
trasmissioni nervose, ma anche attraverso altre sostanze o ormoni.
Le evidenze scientifiche hanno poi mostrato delle particolarità intestinali che
hanno fatto muovere il pensiero scientifico in direzione diversa da quella
classica:
Un esperimento del 1917 ha fatto fare passi da gigante verso l’attuale visione
del sistema nervoso enterico come a sé stante. In pratica uno scienziato senza
scrupoli ha separato tutte le terminazioni nervose che dall’intestino andavano
al sistema nervoso centrale e ha constatato che l’intestino funzionava lo stesso
(ossia funzionava il meccanismo di peristalsi)! Senza il controllo del
grande boss!! In pratica questo gettò le basi per arrivare a determinare che il
sistema nervoso enterico (ossia dell’intestino) – quello che gestisce la
peristalsi ecc. - è indipendente dal SNC.
Inoltre, moltissimi dei neuroni enterici non sono nemmeno collegati al
sistema nervoso centrale!
Queste particolarità hanno stuzzicato la mente degli scienziati che negli anni
hanno iniziato a vedere il sistema nervoso enterico come separato da quello
autonomo (di simpatico e parasimpatico) vista la sua indipendenza anatomica
e funzionale dai due boss storci: cervello e midollo.
In pratica il nostro intestino è il ribelle del caso: può non ascoltare il SNC,
elaborare autonomamente risposte adatte in base a stimoli prelevati in
maniera indipendente dai suoi recettori. Essendo quindi a tutti gli effetti un
elaboratore neurale come il cervello è considerato un secondo cervello.
Non solo: se l’intestino non funziona bene, molto spesso la nostra capacità
razionale è ben compromessa (provate a fare dei calcoli durante una diarrea o
una colica intestinale!)
Ultimamente (e con questo intendo negli anni 80) si è fatta una scoperta
rivoluzionaria che vede una sostanza con grandi effetti sull’umore come
neurotrasmettitore (ossia che stimola la trasmissione nervosa) intestinale: sto
ovviamente parlando della serotonina. Tutti noi conosciamo in maniera
diretta o indiretta l’effetto della molecola denominata “serotonina”. Questa è
la molecola del piacere e sicuramente ne avete già sentito parlare! In
particolare, essendo coinvolta con il meccanismo del piacere e della felicità,
la sua carenza determina stati depressivi. Fin qui nulla di sconvolgente. Se
non che, il 95% della serotonina viene prodotta a livello intestinale!
Recentemente questi studi sono andati avanti e hanno portato alla creazione
di una branca di scienza che si occupa prevalentemente di questo legame
esistente tra cervello intestinale e cervello craniale in modo da evidenziare
l’esistenza del cosiddetto “asse intestino-cervello” che regola diverse funzioni
e tra queste anche il nostro umore.

Emozioni e Intestino: la Psicosomatica


Il sistema enterico non ha però sempre totale supremazia sulle sue funzioni:
in luoghi come PRIMA del duodeno e di nuovo nella zona finale del retto
(anale) ha bisogno di cooperare con il sistema nervoso centrale.
In questi punti di cooperazione è molto più suscettibile al nostro umore: per
uno spavento ad esempio la digestione dello stomaco si blocca e possiamo
perdere il controllo dell’intestino evacuando senza preavviso. Questo è dovuto
alla primitività del nostro corpo. Immaginate di essere un uomo primitivo che
vede nella foresta un leone: scappare è la priorità assoluta! Per fare questo
tutto il sangue deve andare ai muscoli e quindi è richiamato dallo stomaco e
dalle altre sedi; contemporaneamente dobbiamo essere veloci nel correre e
quindi liberarci dal peso delle nostre feci. L’attività di assorbimento che
invece avviene nel tenue continua perché necessaria a fornire energia al
corpo.
Quindi le nostre emozioni influiscono sull’intestino E VICEVERSA! Questo
perché come abbiamo detto e come la nostra esperienza insegna la nostra
attitudine è una risposta alla funzionalità intestinale: quando lavoravo in
negozio come erborista bastava che la persona interessata mi rivolgesse la
parola che era chiaro come stava il suo intestino! E questo non perché io sia
brava, ma perché uno stitico lo riconosci al volo: è una persona generalmente
contenuta e molto sulle sue che appunto non “si lascia andare” facilmente.

Per capire meglio come funzionano questi meccanismi facciamo un passo


nella psicosomatica che è appunto quella corrente di pensiero che va a
cercare le connessioni esistenti tra l’emozione e il sintomo fisico.
Queste due fazioni sono interconnesse in base appunto alla connessione
neurale esistente tra cervello e pancia: è stato visto che determinate
parassitosi (come la candidosi) sono in grado di influenzare l’umore
dell’ospite in modo anche da generare comportamenti favorevoli alla sua
espansione. Seguendo l’esempio della candida, un fungo che vive
normalmente nel nostro colon e che lo aiuta a metabolizzare gli zuccheri,
famosa è la voglia di dolci che fa venire (oltre che una sorta di depressione
che si sfoga appunto nel consumo di dolci): più dolci mangio, più la candida
prolifererà.

La teoria di Rudiger Dahlke


Ci sono diverse teorie in merito alla psicosomatica, molte sono abbastanza
campate in aria, altre hanno delle basi più solide. Ve ne introduco una del
Dott. Rudiger Dahlke in modo da avere delle basi per capire come funziona.
Dal punto di vista psicosomatico possiamo dividere l’intestino nelle sue
sezioni e conoscendone la funzione può essere facile capire la connessione
con la sfera emotiva:
 intestino tenue: visto che è il luogo in cui avviene la scomposizione dei
nutrienti e l’assimilazione, è collegato all’elaborazione e alla capacità
critica, ma anche all’accoglienza:
▪ Duodeno: analisi
▪ Digiuno: accoglienza e assimilazione
 intestino crasso: è legato molto più alla parte inconscia e oscura
dell’essere. Visti i suoi compiti è legato al donare e al creare vita (flora
batterica), ma anche al lasciar andare.
 Intestino retto: legato allo scaricarsi e al liberarsi da ciò che non serve.
PARTE INTESTINO RUOLO FISIOLOGICO COLLEGAMENTO
PSICOSOMATICO
PARTE INTESTINO RUOLO FISIOLOGICO COLLEGAMENTO
Così se volessimo fare un quadro patologico più concreto legato a questi
organi diremmo che:
 le malattie dell’intestino tenue, essendo legate al senso critico, ci
parlano di che problema abbiamo nel giudicare o assimilare le nostre
esperienze
 le malattie dell’intestino crasso sono invece legate al nostro modo di
gestire il “lasciar andare”. Spesso legate alla voglia di trattenere e quindi
anche alla paura della perdita di qualcosa o alla paura del
fallimento.
(esempio patologico: la stitichezza)
 Le malattie dell’intestino retto sono legate all’idea di ristagno di ciò che
invece deve essere espulso: come il permanere in una situazione
sfavorevole e stagnante.
(esempio patologico: le emorroidi)
Questo ovviamente è solo uno specchietto limitante di cos’è la psicosomatica,
ma è senz’altro interessante andare ad ampliare il nostro punto di vista.
È stato inoltre visto che la rete neurale dell’intestino riesce a mantenere
memoria degli eventi stressanti e ansie esattamente come fa il suo fratello
maggiore. Questo significa che se un tipo di stress diventa ripetuto nel tempo,
il nostro cervello enterico ricorderà la risposta da dare e questo è alla base
delle malattie recidivanti come coliti, candidosi, cistiti, diarree...
Ovviamente non è per forza così, possiamo sempre usare a nostro beneficio il
“fattore leone” che abbiamo detto prima: se solo riuscissi a convincermi che
non devo scappare da niente e che lo stress che percepisco non è mortale,
forse il mio sistema nervoso non andrebbe a creare tutti questi eventi
esagerati!
Azzurra Mazzara naturopata

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