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LA PSICHE NELLA NEURO-PSICO-ENDOCRINO-

IMMUNOLIGIA
La neuro-psico-endocrino-immunologia
Il sistema biologico di qualsiasi organismo vivente è un sistema complesso (non complicato) cioè
un insieme di parti, le cellule, che sono tutte in interazione tra di loro e che a loro volta
costituiscano tessuti che a loro vola costituiscono organi che a loro volta costituiscono apparati.

L’idea che ci siano organi esclusivamente neurologici, altri esclusivamente immunologici e altri
esclusivamente endocrini è fuorviante.
In realtà ogni cellula e organo ha delle funzioni che racchiudono i 4 sistemi delle 4 bilance.
Ad esempio un tempo l’intestino era l’organo deputato alla espulsione delle feci, quindi un organo
minore, considerato addirittura volgare Oggi sappiamo, Grazie agli studi del 1917 della peristalsi
indipendente, dei neuroni scollegati e nel 1980 della serotonina intestinale, che l’intestino contiene
più neuroni di quanti non ne abbia il midollo spinale.
Quindi l’intestino p secondo solamente al cervello per la quantità di neuroni. La quantità di neuroni
è tale che nell’intestino si possono sviluppare processi cognitivi. Questo vuol dire che non pensiamo
solamente con la testa ma anche con la pancia.
Inoltre l’intestino contiene oltre il 60 % di tutto il tessuto immunitario. Questo ne fa anche un
organo immunitario. Ancora ogni cellula intestinale è in grado di produrre tutti gli ormoni che è in
grado di produrre l’ipofisi oltre che possedere tutti i recettori di tali ormoni.

Quindi fatte tutte le dovute differenze possiamo dire che anche il rene, il polmone, il cuore, hanno
queste caratteristiche di base. “Il vecchio pensiero degli organi con funzioni integrate tra di loro è
ormai superato. L’asse dello stress ipotalamo-ipofisi –surrene è ormai superato “afferma il
Dottor.Genovesi medico chirurgo specialista in Endocrinologia e Malattie metaboliche, psichiatra,
immunologo-allergologo, era ricercatore di Medicina Sperimentale nel Policlinico Umberto I
dell’Università di Roma (sua anche la cattedra di Endocrinologia, scomparso nel 2018)
In realtà l’integrazione non è inter-organo ma addirittura inter cellulare.
Lo possiamo verificare anche tra essere vivente e essere vivente. Pensiamo che in pnei si parla
anche di interazione tra le piante. Loro hanno un sistema simile al nostro con differenze oggettive a
causa del sistema metabolico.
Le piante medicinali per esempio, che sono le più studiate ( visitare il sito gaian studies.org ideato
da Stephen Harrod Buhner ) sono state sperimentate per vedere se per caso ci fossero dei
riferimenti scientifici da esaminare durante un rituale sciamanico dei pellerossa.

Il rituale consisteva nel portare il malato affetto da una determinata patologia dalla pianta che cura
quella determinata patologia, anziché raccoglierla e dargliela, l’uomo medicina pregava la pianta di
sviluppare il massimo del suo potere terapeutico e di dirlo anche alle altre piante.
Dopo il ringraziamento, lo sciamano raccoglieva la pianta e la somministrava al malato. In questo
studio è stato usato uno strumento che si chiama spettrometro di massa di assorbimento atomico che
consente di rilevare su un monitor la variazione dei principi attivi terapeutici attraverso dei sensori.
I principi attivi terapeutici variano normalmente con le fasi del buio della luce, delle fasi lunari,
delle stagioni, a seconda delle piante vicine eccetera. Cosa è emerso?
Premessa, dice il dottor Genovesi “Noi siamo abituati a pensare che la comunicazione biologica sia
scandita solo e soltanto da eventi biochimici, quindi attraverso neurotrasmettitori, recettori, ormoni
eccetera. In realtà prima ancora dell’evento biochimico la comunicazione è biofisica perché il DNA,
che è una doppia elica non a caso, produce una radiazione elettromagnetica di bassa frequenza che
modula gli eventi biochimici che risultano secondari. Noi sappiamo che la radiazione
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elettromagnetica di un soggetto sano è diversa dalla radiazione elettromagnetica emessa da un
soggetto malato…. (su questo potremmo introdurre l’argomento di come avere paura del covid 19
chiami per risonanza ad attrarre il covid 19)

Quindi da questo esperimento è emerso che la pianata ha fatto un veloce e significativo aumento dei
principi terapeutici al momento che ha avuto davanti il malato. L’ipotesi è che la pianta abbia
percepito la radiazione elettromagnetica del malato. Ma la vera domanda è: PERCHE’ LE PIANTE
LO FANNO?

Sembra un gesto compassionevole.


Gli scimpanzé conoscono oltre 200 piante che hanno imparato a usare in migliaia di anni e quando
non stanno bene, essendo animali prossimi a noi soffrono delle stesse malattie e sono soggetti ai
virus, vanno in cerca della pianta che sentono essere quella che servirà ad alleviare il disturbo, quasi
come se ci fosse una comunicazione a distanza.

Alcuni medici hanno fatte delle considerazioni del perché avviene questo fatto asserendo che forse è
un ‘evento casuale quello degli esperimenti poiché le piante non hanno un cervello. E quindi non
possono avere compassione.
Ma non è possibile perché questi esperimenti sono replicati da 2003 e quindi ampiamente verificati
e studiati su numeri tali da essere riconosciuti come esperimenti attendibili.
Ma in secondo luogo le piante sono su questo pianeta da 750 milioni di anni. Hanno avuto il tempo
per sviluppare la loro interazione. Noi come Sapiens Sapiens siamo qui da 70 mila anni, se proprio
vogliamo imparentarci con l’australopiteco diciamo che siamo qui da poco più di un milione di
anni. Siamo qui da un tempo infinitamente minore di una pianta ma ci arroghiamo il diritto di
sapere come comunica una pianta.
Credo che le piante stiano cercando di comunicare con noi da molto tempo.
MA dopo un breve periodo di 3800 anni di risveglio, siamo tornati ad essere di nuovo sordi al
richiamo di questi esseri così saggi.
E quindi ritornando alla frase la pianta non ha un cervello il Dott. Genovesi ci dice che il loro
cervello è semplicemente dappertutto.
La pianta è essa stessa un cervello.
Se compariamo l’albero con le sue radici, il tronco e i rami e lo compariamo ad un neurone
ingrandito, troviamo i dendriti (le radici,) il corpo cellulare, (il tronco) e gli assoni (i rami). Sono
uguali!! La pianta non ha un cervello, è il cervello” nel suo funzionamento lo è, e ha comunicazione
con le altre piante e con gli altri animali.
Un'altra domanda da porci, visto che non è verificabile è: dato che la pianta varia il suo campo
elettromagnetico, sarà forse il campo stesso ad essere terapeutico per il malato? Questo sarebbe
interessante da approfondire, dal momento che gli uomini e le donne medicina e gli sciamani
possono curare a distanza senza somministrare la pianta ma solamente invocandola. Anche la terra
ha un suso sistema biologico e una sua radiazione magnetica che ora si aggira intorno a 3°-35 Hz.
(fino a 15 anni fa era a 8) È stato dimostrato che gli astronauti hanno dei gravi problemi perché si
allontanano dalla vibrazione della terra.
In questo tipo di interazione è importante rivisitare il concetto di realtà. Perché noi la realtà la
basiamo sui nostri sensi. In particolare quello della vista.

La stragrande maggioranza delle persone crede che tutto ciò che non si vede non esiste ma esiste
solo ciò che si vede. Anche se noi sappiamo che ci sono degli studi sui campi magnetici che non si
vedono ma che però esistono. In realtà, noi vediamo solo in un renge compreso tra circa 400 e circa
800 nanometri di lunghezza d’onda cioè tra l’infrarosso e l’ultravioletto che è una riga sottile nel
grande campo elettromagnetico esistente.

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Quindi noi non vediamo tutto ciò che emana lunghezze d’onda differenti da questo limite pur
esistendo.
Avete mai visto gatti e bambini piccoli che a volte guardano cose che noi non vediamo?
LS scienza dell’astrofisica ha definito con precisione la percentuale del visibile dell’occhio umano.
QUESTA PERCENTUALE è MENO DELL’1% DEL TOTALE.
Questo vuol dire che il 99 per cento di ciò che esiste non vediamo. Questo parlando solo della vista.
Potremmo parlare anche del tatto. Gli elettroni che compongono le molecole del nostro dito
vengono in contatto con gli elettroni dell’oggetto che tocchiamo. Ma gli elettroni sono particelle
cariche negativamente, e le cariche dello stesso segno si respingono, quindi quello che noi
percepiamo come tatto in realtà è una repulsione elettronica che il cervello valuta come se fosse
tatto.

Afferma il Dottor Genovesi: “I limiti della percezione sono anche i limiti del metodo scientifico,
perché il metodo scientifico in medicina si fonda su strumenti di valutazione che si basano sulla
percezione (nostra) “.

QUESTA PREMESSA ERA DOVEROSA per parlare di pnei cioè delle interazioni che si
sviluppano non solo tra parti di uno stesso sistema biologico ma da sistemi biologici diversi.
Detto questo parliamo della psiche.

LA PSICHE

È ampiamente dimostrato che la psiche influenza il nostro stato di salute,


come nella psicosomatica anche nella Pnei, pensieri ed emozioni
determinano il punto di partenza.
Ogni momento della nostra vita è accompagnato da un’emozione, da un
pensiero o da una sensazione, legate alla personale interpretazione della
realtà. Sia l’emozione positiva (felicità, euforia etc.) che quella negativa
(paura, rabbia, etc.) attivano il sistema neurovegetativo (es. tachicardia,
ansia, insonnia, agitazione), il sistema endocrino (iperattività, disturbi
ormonali legati al ciclo, alterazione del desiderio sessuale, etc.) e il sistema
immunitario a protezione degli organi bersaglio. Se tale situazione psichica
si protrae nel tempo, Il sistema immunitario e il sistema endocrino vanno in
sovraccarico, sbilanciando l’equilibrio e generando il disturbo “campanello
d’allarme”, che sottovalutato degenera in malattia. Un esempio concreto:
stato di forte stress psichico(psiche), (Sistema nervoso) crea una reazione di
nervosismo costante, insonnia etc., (Sistema endocrino) aumento del
cortisolo detto l’”ormone dello stress”, (Sistema immunitario) reazione allo
stato infiammatorio.

Percezione della realtà


Percepiamo la realtà esterna attraverso gli organi sensoriali della vista,
udito è tatto, costruendo delle immagini e sensazioni che determinano la
rappresentazione interna del mondo esterno. Ne consegue che i nostri
comportamenti e le nostre reazioni agli eventi, sono determinati da come
percepiamo la realtà. Un evento viene vissuto in modo differente da una
persona ad un'altra, perché ognuno ha una sua costruito una sua realtà
interiore e una capacità di reazione. È il concetto di chi vede il bicchiere
mezzo pieno o mezzo vuoto. Il nostro cervello non discernere tra la realtà
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immaginaria o una reale, è la nostra rappresentazione interna quella che da
l’imprinting.
Il pensiero positivo: Le nostre emozioni si riflettono nel campo aurico
influenzando lo stato di salute generale e la capacità di interpretare gli
eventi. L’atteggiamento propositivo o pessimistico, generano sempre eventi
differenti. Spesso la manifestazione della realtà è la rappresentazione a
specchio di quella immaginata. L’energia emotiva e la profonda convinzione,
consentono la materializzazione nella realtà, sia in positivo che in negativo.
Prendiamo il caso di un esame importante, dove il livello di preparazione
degli allievi è uguale. L’allievo che pensa di sbagliare, che si focalizza
sull’unico argomento che trova difficile, che ha paura di non riuscire, arriva
all’esame con un carico di stress elevato, agitato e probabilmente insonne.
La sua concentrazione viene minata, non dall’esame in sé, ma dallo stato
emotivo in atto e otterrà un risultato non corrispondente alle sue vere
capacità. Al contrario l’allievo che si concentra sulla buona riuscita, che non
mette aspettativa nel risultato e che “immagina” nel test d’esame le
domande che conosce meglio, si troverà in uno stato più rilassato, con la
mente sgombra da paure e maggior concentrazione. Otterrà un buon
risultato probabilmente superiore a quello che si aspettava.
Sinergia tra sistema nervoso – respirazione – psiche (stress, ansia).
In uno stato di stress, ansia e agitazione mentale, la struttura muscolare
corporea si pone in uno stato di tensione pronta per l’azione, si immagini il
gatto pronto all’attacco, apparentemente è immobile, ma la sua struttura
corporea è pronta all’azione. Parimenti accade nel corpo umano, ma lo
scarico tensionale fisico dell’azione non avviene. Consegue che, oltre agli
irrigidimenti muscolari, i respiri diventa breve e lo scambio gassoso non
ossigena sufficientemente, peggiorando lo stato di stress (per maggior
ristagno delle tossine cellulari). Imparare a respirare correttamente, riduce
lo stato di stress.
La respirazione diaframmatica e l’attività muscolare consentono una
maggior ossigenazione dei tessuti, ottimizzano la circolazione linfatica per
il drenaggio delle tossine e la circolazione sanguigna per il trasporto di
ossigeno e nutrimenti. L’ipossia (carenza di ossigeno) provoca un
“intossicazione cellulare” fino alla degenerazione tumorale. Respirare
profondamente con il diaframma, con tempi uguali di inspiro ed espiro, porta
l’asse neurovegetativo in equilibrio, conferendo calma mentale all’individuo
e abbassando lo stato di stress.

Rapporto mentale con la malattia


La mente può generare, nutrire o eliminare una malattia. L’affermazione
“siamo quello che pensiamo” costituisce un elemento cardine nel rapporto
con la malattia. L’atteggiamento mentale verso il proprio stato di salute, né
determina la guarigione o il peggioramento. Anche la presa di coscienza di
una malattia può aggravarne lo stato o accelerarne il decorso, se l’individuo
si identifica con la malattia stessa, portandoci costantemente l’attenzione.
Si pensi ad una persona ipocondriaca: manifesta malesseri e sintomi della
malattia che ha scelto di avere, nonostante i test clinici non ne riscontrino
traccia. Nel perdurare del tempo svilupperà una malattia e la sua
affermazione sarà “me lo sentivo”.
Anche l’assimilazione dei farmaci è influenzata dalla psiche, per quanto non
sia stato ancora scientificamente dimostrato. Il paziente che ha fiducia nella
cura, avrà meno effetti collaterali del farmaco o nulli, rispetto al soggetto
che non ci crede. Altresì chi assume dei farmaci con la certezza di risolvere
il disturbo/malattia, otterrà il risultato anche se trattasi di un placebo o di
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un farmaco con indicazioni terapeutiche diverse. (il caso di chi assume un
antinfiammatorio per patologie non infiammatorie)
Per esempio non si è mai dimostrato se un paziente sereno o uno depresso,
assimilino in modo differente un principio attivo, ma è certo che l’effetto tra
i due soggetti è diverso. Analoga è la condizione del farmaco placebo.
Altro elemento determinante è il rapporto psichico medico-paziente è
determinante: il paziente deve avere fiducia nella cura e il medico dev’essere
propositivo, con la capacità di comunicare e trasmettere serenità al
paziente.

Comunicazione corpo-MENTE
Il corpo e la mente sono in relazione vicendevole. Ogni pensiero è manifesto
nel corpo, un’azione del corpo si dirige alla mente. La mente decide e dirige:
Chi pensa che il caffè gli fa male (a prescindere da reali problematiche
fisiche), starà male bevendo consapevolmente il caffè, e al contrario non avrà
reazioni quando lo assumerà nascosto in altri alimenti. Nel caso del corpo
verso la mente: se ci bruciamo sul dito, il corpo trasmette alla mente il dolore
e scatta la reazione di paura, si scatena l’impulso di ritrarre la mano come
atto di protezione. Ma se il dolore è troppo forte, accade il contrario, la mente
agisce più velocemente e interrompe la comunicazione e la percezione del
dolore.
Nel rapporto con la malattia o con il dolore è dimostrato che oltre ad avere
un atteggiamento propositivo verso la guarigione, risultano efficaci tecniche
di rilassamento come lo yoga, la meditazione, le arti manuali creative (pittura, bricolage, cucina etc.), che
scaricano le tensioni psico-fisiche e le
manifestazioni di disagio interiore.

Lo stress: la bilancia a 4
Lo stress in PNEI rappresenta un asse fondamentale tra psiche e sistema
nervoso centrale. L'ipotalamo coordina le risposte emozionali e le reazioni
di stress, che influenzano la produzione di alcuni ormoni quali l'ACTH, il
cortisolo, il GH, la prolattina e le catecolamine, che a loro volta intervengono
nella regolazione di varie risposte immunitarie.
In conclusione una situazione di stress sovraccarica il sistema nervoso e
porta il sistema immunitario in una condizione depressiva, con conseguenti
alterazioni funzionali ormonali (dell'asse ipotalamo-ipofisi-surrene) a carico
del sistema endocrino.
I casi più diffusi dello stress cronico che compromette tutto il sistema e
rappresentato dai soggetti che hanno subìto una perdita (affettiva,
lavorativa, economica, di identità, fallimenti personali etc.), dove le
conseguenze possono essere ben curate e interpretate dalla Pnei, per la sua
azione integrata sulla problematica.
I fattori che determinano lo stress si divido in due categorie: cognitivi che
scatenano una reazione emotiva e non cognitivi. L’intensità di sovraccarico
è individuale e soggettiva, ovvero dipende da come la persona affronta una situazione, alla capacità di
adattamento e alla predisposizione negativa o
positiva verso gli avvenimenti della vita.
I cognitivi:
• relazioni interpersonali non soddisfacenti, tra cui discussioni, litigi e
contrasti.
• Preoccupazioni o eventi dolorosi
• Difficoltà finanziarie
• Malattie
• Disagi psicologici e condizionamenti in base al proprio aspetto fisico
• Abitazione non confortevole, traslochi (inadattabilità al
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cambiamento), ambiente circostante o luoghi non soddisfacenti, disagi
di integrazione sociale.
• Limitata esposizione alla luce solare, fattori climatici non adatti alla
persona.
• Solitudine e senso di incomprensione.
Non cognitivi:
• assunzione frequente di farmaci
• assunzione eccessiva di alcool, caffè e sostanze eccitanti
• dipendenze da fumo
• inquinamento ambientale, esposizione a campi elettromagnetici
(cellulari, computer, antenne, tv, Wi-Fi etc.)
• assunzione di cibi con elevati contenuti di pesticidi, conservanti e
coloranti. Assunzione di acqua non oligominerale.
• Viaggi frequenti in aereo e fusi orari
sintomi dello stress cronico e primari gli effetti sulla
salute
Quando il sistema va in iperattività si manifestano stanchezza cronica,
fisica e mentale. e mentalmente si è meno concentrati e più irritabili.

La ripercussione sul corpo può generare vere e proprie malattie anche di


origine psicosomatica. I disturbi più frequenti sono:
• a livello muscolare e articolare: irrigidimenti del collo, delle spalle,
della schiena e tensioni mandibolari. Con ripercussioni sul posturale.
• A livello neurovegetativo: Cefalea da week end, aritmie, tachicardia,
panico, insonnia etc.
• A livello endocrino: alterazione o assenza del ciclo mestruale,
menopausa precoce, infertilità temporanea, calo della libido,
impotenza, difficoltà erettili.
• A livello immunitario: dall’influenza alle malattie autoimmuni. In
psicosomatica di associa la tiroidite di Hashimoto alle persone che per
lungo tempo non sono riuscite (o non potevano) esprimersi
sentimentalmente o professionalmente. Altro esempio è
paraodontopatia, una la malattia autoimmune che porta la distruzione
dell’apparato di sostegno dei denti, fino alla caduta definitiva.
• A livello neurogenico: il foglietto embrionale ectoderma è connesso
alla pelle, unghie, capelli e cervello e può generare un’infiammazione
neurogenica che coinvolge tali sistemi. In questo contesto la
manifestazione dello stress può manifestarsi con dermatiti, eczemi,
psoriasi, allergie e perdita dei capelli.

Stress ossidativo
Un processo di ossidazione oggetto di valutazione è quello indotto da agenti
estranei alle funzioni organiche che producono Radicali liberi in eccesso. I
fattori esterni responsabili della produzione di radicali liberi sono legati
all’accumulo di metalli pesanti che ne facilitano la formazione, ad eccessi
alimentari, fumo, alcool, droghe, abuso di farmaci (soprattutto cortisonici),
eccesso di attività sportive, alcuni additivi negli alimenti, stress psicofisico,
nonché i processi di infiammazione.
La mancanza di antiossidanti induce i radicali liberi a colpire i principali
componenti cellulari quali lipidi, proteine, carboidrati e DNA, generando
uno stress ossidativo che comporta una serie di patologie come
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invecchiamento precoce, malattie cardiovascolari, diabete, cancro, malattie
neurodegenerative
Si definisce stress ossidativo l’azione dello stress cronico sul corpo umano,
generato da un disequilibrio intracellulare tra le sostanze ossidanti prodotte
durante i processi metabolici e il sistema immunitario che produce sostanze
antiossidanti per neutralizzarle. Quando i due sistemi non sono in equilibrio
si producono radicali liberi.
Si è constatato che nei normali processi metabolici, ogni cellula produce da
1 a 3 miliardi di Radicali Liberi al giorno, che vengono eliminati dagli antiossidanti prodotti dalle cellule
stesse, prima che possano causare
disfunzioni cellulari, pertanto l’attenzione va al loro eccesso che causa
invecchiamento precoce e dell’insorgere di varie malattie come
infiammazioni, infezioni, rallentamento dei processi di riparazione cellulare
etc.
I Radicali Liberi sono molecole costituite da atomi fortemente instabili, in
quanto mancano di un elettrone. Per avere la stabilità questi atomi
attaccano le altre molecole al fine di sottrarre l’elettrone mancante. Il
problema è che la molecola derubata, diventa a sua volta un radicale libero.
Questo processo si chiama ossidazione e si innesca così la Reazione
Radicalica a Catena.

Stress e sistema metabolico


Nella sezione relativa agli ormoni pancreatici, abbiamo già analizzato
l’azione dell’insulinoresistenza sul sistema metabolico, nel riquadro
vediamo come tale patologia possa determinare l’insorgere di malattie gravi.
La prima fase è la presenza di grasso addominale che, oltre a influire su una
iperdislipidemia, crea una compressione sugli organi addominali, con
conseguenti problemi digestivi a danno del fegato, dell’apparato digerente
ed enterico, oltre a danni cardiovascolari e di affaticamento respiratorio.
Analizziamo questa disfunzione a danno sistema enterico, come si intreccia
con la Pnei e con il concetto di “intolleranza” allergia”
Il sistema nervoso enterico è in comunicazione con il sistema nervoso
centrale, infatti l’intestino viene reputato il nostro secondo cervello.
L’intestino contiene migliaia di neuroni che attraverso il nervo vago e i
gangli simpatici, comunica con il cervello. Le sue cellule producono il 95%
della serotonina, ormone del benessere, in base agli stimoli esterni (colori,
suoni, cibo) e alle emozioni, trasmette le informazioni al cervello. L’intestino
è proposto per completare la digestione, assorbire i nutrimenti ed eliminare
gli scarti, e svolge la stessa funzione a livello emozionale. In questa
prospettiva anche le emozioni, gli eventi e i fattori che generano stress, se
non sono “digeriti”, “accettati” o “risolti”, intervengono nell’equilibrio tra
intestino, psiche e sistema immunitario. (es. un colon irritabile influenza la
psiche rendendo il soggetto più nervoso). Quando il sistema enterico non
funziona correttamente, oltre allo squilibrio citato, genera disfunzioni del
sistema metabolico manifestando le così dette “intolleranze alimentari”.
L’allergia classica (riniti, orticaria, asma etc.) è collegata alle
immunoglobuline E, mentre le forme alimentari sono individuate con le
immunoglobuline A che vengono prodotte dall’intestino e spesso sfuggono
agli esami del sangue. Se l’intestino non è in grado di produrne abbastanza,
si sviluppa uno stato infiammatorio con germi patogeni che colonizzeranno
anche fuori dall’intestino stesso. Quindi l’intolleranza non esiste, è uno
stato di disfunzione dell’apparato enterico la cui causa va ricercata nella
bilancia PNEI
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Tutti gli alimenti hanno un valore nutrizionale ben specifico e servono
proprio per costituire il “carburante energetico” di tutto il sistema. Cosa
mangiamo, quando e come, ne determina il valore nutrizionale individuale.
Se per esempio si mangia nervosi e in uno stato di tensione, l’apparato
digerente avrà maggior difficoltà sia nel digerire che nell’assimilare in
nutrimenti. Altresì uno stato di tensione, ci porta a ricercare determinati
cibi che possono nutrici e al tempo stesso danneggiarci. Il caso più frequente
è dato dalla ricerca di zuccheri e carboidrati quando si è sotto stress, perché
aumentano la produzione di serotonina. In tale situazione di stress il
cortisolo potrebbe essere alto, e gli zuccheri andrebbero a nutrire l’emotivo
e danneggiare il corpo (effetto iperglicemizzante del cortisolo, non corretto
utilizzo del glucosio da parte del cervello aumenta gli stati confusionali,
scarsa concentrazione). In tal caso bisogna assumere la dose di zuccheri
attraverso la frutta e la verdura a foglia per il suo contenuto di acido folico
(antiossidante e protettivo del sist. Immunitario, tumorale).
Lo stress emotivo crea dipendenza per generare una risposta di opposizione
o per riempire dei vuoti. Si diventa dipendenti del cibo o di un determinato
alimento, del fumo, dell’alcool, del dolcetto dopo cena e così via. La
dipendenza è emotiva, pertanto non si risolve eliminando “l’oggetto
bersaglio”, ma bensì spegnendo la fonte che genera lo stress. Se si decide
razionalmente di interrompere una dipendenza (esempio più comune il fumo), si genera un’altra dipendenza
(es. la caramella che sostituisce la
sigaretta), perché non è stata risolta la causa emotiva. Ognuno deve
modulare la sua risposta emotiva al piacere, cercando di fare delle cose che
gli diano serenità, piacere e che “scarichino” l‘accumulo di tensione, può
essere un massaggio, ascoltare musica, ballare, o semplicemente ritagliarsi
dello spazio per sé stessi. Individuare la causa che genera la dipendenza non
è sicuramente semplice e richiede un lavoro di introspezione accurato. Si
immagini un albero dove le emozioni di cui si è consapevoli, sono
rappresentati le foglie e i rami, ma la loro struttura si genera dal tronco e
dalle radici. Spesso nei lavori personali di riduzione dello stress emotivo, si
lavora sui rami e non si va nel profondo, lasciando così in essere la causa
primaria, che si manifesterà in altra occasione.
Nel cervello si trova un’area denominata Brain Rewarding Sistem, ovvero il
centro cerebrale della gratificazione, che viene attivata dagli stimoli
piacevoli disattivando così gli stati di dipendenza da stress emotivo.
Infine per un buon equilibrio alimentare, la Pnei suggerisce di mangiare in
uno stato di tranquillità, senza sensi di colpa quando si esagera, nessuna
distrazione a tavola tipo discussioni, rumori forti o televisione. Prediligere
una colazione con pochi cereali, un frutto e una bevanda tiepida; pranzo con
verdure, cereali o legumi; cena con proteine e verdura e la merenda con la
frutta.
ORA RITORNIAMO ALLA REALTA’
Nella nostra vita quando ci è possibile mangiare le 5 porzioni di frutta e verdura? Per porzioni si intende, ad
esempio, un frutto intero (mela, pera, arancia) o 2-3 piccoli (albicocche, susine), un piatto di insalata (almeno
50 grammi), un mezzo piatto di verdure cotte o crude, una coppetta di macedonia o un bicchiere di spremuta
o di centrifugato. In generale, per un adulto con una dieta da 2000 calorie al giorno, si calcolano 50 grammi
di insalata, 250 grammi di ortaggi (a crudo) e 150 grammi di frutta per ogni porzione.
E non esiste, secondo la fondazione Umberto veronesi la “pillola della salute” che possa fornire le sostanze
utili che troviamo in frutta e verdura: gli effetti benefici dati dal consumo di prodotti vegetali freschi
derivano con tutta probabilità dall’azione congiunta di molti componenti, tra cui alcuni che ancora non
conosciamo.

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QUINDI COSA FARE?
La mia risposta personale in quanto ricercatrice e naturopata l’ho trovata in un alimento completo.
il SUCCO DI QUESTA PIANTA ED IL SUO GEL PURIFICATORE CONTNEGONO 200 composti attivi
che la rendono quasi un alimento completo di cui 75 nutrienti che rientrano tutti nei nostri processi biologici
di omeostasi (EQUILIBRIO FISIOLOGICO)
Di questo parlerò e introdurrò l’argomento nei prossimi file.

Azzurra Mazzara naturopata©


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