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Le piante medicinali
• molecole isolate da utilizzare come farmaci o in campo farmaceutico (si occupa della forma
farmaceutica)
• preparati totali utilizzati come:
− Coloranti
− Cosmetici: la formulazione è coperta da segreto industriale ma devono essere riportate per ordine
di legge le quantità di tutti i costituenti in ordine decrescente e in ordine sparso quelle minime.
− Alimenti
− Cosmeceutico
− Nutraceutico: ad oggi ancora non si sa a cosa sia rivolto (non c’è una regolazione legislativa), viene
utilizzato per far riferimento ad alimenti così come ad integratori alimentari. Lo si può definire
come qualcosa che nasce come alimento ma a cui si può attribuire/ascrivere attività biologica
importante.
− Prebiotico e probiotico: prodotti che vengono utilizzati per migliorare la microflora intestinale e si
distinguono in prebiotici, essenzialmente fibre, e probiotici, batteri assunti in flaconcini.
− Medicinale officinale: il farmacista lo prepara in moto autonomo facendo riferimento al codex, alla
farmacopea e può conservarlo in farmacia (preparazioni galeniche).
− Medicinale magistrale: prescritto dal magister per cui è oggetto di prescrizione medica e sulla base
di ciò il farmacista lo prepara.
− Medicinali SOP (senza obbligo di prescrizione): rilasciati sotto consiglio del farmacista
− Farmaci da banco
− Medicinale omeopatico: l’unica cosa che hanno in comune la fitoterapia con l’omeopatia è un tipo
di preparazione particolare, la tintura madre ovvero la pianta medicinale che viene utilizzata come
droga fresca per cui non si fa il processo di essiccazione. Quindi una pianta medicinale che viene
posta a macerare per 21 giorni in una soluzione alcolica definita tintura madre perché è madre dei
prodotti successivi tramite diluizione.
− Prodotto erboristico
− Integratore alimentare
Il problema è che quello che era il prodotto erboristico, è diventato non solo, cosa che è prevista
per legge, allo stato sfuso ma anche allo stato preconfezionato. E siccome è divenuto difficile dare
per ognuna di questa categorie una diversa opportunità dell’organizzazione all’immissione in
commercio si è equiparato il prodotto erboristico all’integratore alimentare. E’ come se queste due
categorie commerciali si fossero fuse.
La differenza che hanno: mentre il prodotto erboristico è necessariamente su base vegetale e
vendibile allo stato sfuso, l’integratore alimentare è venduto preconfezionato e non
necessariamente su base vegetale.
Farmaco o sostanza pura Preparato totale o fitocomplesso
Sicurezza d’impiego stabilita mediante studi ad Sicurezza d’impiego non sempre nota
hoc
Efficacia dimostrata,
principi attivi noti Marker
(es. ippocastano
nell’insufficienza
clinici
venosa)
1. Marker clinici (saponine triterpeniche: escina) → sostanze contenute all’interno di una pianta di cui
si conosce il meccanismo d’azione di comprovata attività clinica
2. Marker farmacologici (olio essenziale: a. valerenico. Valepotriati. Valtrato, aa: glutammina, ecc) →
si conosce la farmacologia della sostanza cioè il meccanismo di azione
3. Marker analitici → sostanza di riferimento utile ai fini dell’analisi (monoterpeni: citronellale;
sesquiterpeni: beta-canofillene, flavonoidi). E’ utile ai fini dell’analisi identificativa di una
determinata pianta perché per essere la pianta di qualità deve contenere questo marker. Però di
questa pianta non si conosce l’efficacia e non è detto che questo marker analitico sia il principio
attivo
Ciò che è un marker clinico ovviamente è anche un marker farmacologico e clinico, ma non viceversa.
Secondo l’Unione Europea c’è solo una suddivisione in marker analitici e marker attivi che comprendono sia
quelli farmacologici che clinici.
Quindi la differenza è quella che intercorre nello sviluppo di un farmaco.
Per la ricerca di un prodotto si parte dall’identificazione del materiale grezzo, si fa il controllo di qualità, la
standardizzazione, studi in vitro fino ad arrivare, seguendo la pratica clinica, eventualmente alla speri
sperimentazione clinica del prodotto a base di pianta vegetale.
Per sviluppare una pianta in un farmaco metto in atto dei processi estrattivi (essicamento) e una volta che ho
identificato il mio materiale e fatto una classificazione fitotipica (spettro NMR) andrò poi a fare dei test in
vitro. Se le piante non diventano farmaci, cioè se non diventano medicinali vegetali, non è richiesto per legge
fare tutti questi passaggi ma si fanno piuttosto per una necessità, ossia per un controllo o per dei test
tossicologici.
Esempi più concreti: trattiamo un caso dove si era visto che una pianta i cui semi venivano utilizzati nella
produzione di biodiesel (cioè venivano frantumati, si estraeva l’olio che si ricavava dalla frantumazione e
secondo determinati processi venivano utilizzati per il biodiesel) ed è venuto fuori che per prendere tutti quei
semi dovevamo prima prendere le foglie e poi il frutto e quindi c’era uno spreco di biomassa enorme. A tale
proposito, premesso che i semi possano costituire il biodiesel, sono quindi andati prima ad analizzare le
foglie per vedere se c’è una attività biologica; Prese le foglie fresche si è fatta un’estrazione metabolica dove
dalla prima estrazione ho portato a secco il mio estratto e quello estratto a secco è stato poi riestratto
ribattendo in altre due tipologie di solventi. Tutto questo per consentire una ripartizione fra le fasi di sostanze
più polari, mediamente polari e meno polari. Fatto questo, le frazioni non polari sono state poi riportate a
secco, risospese, risolate e rifrazionate e le frazioni più polari seguono la stessa cosa.
Estratti e frazioni
Grafico: IL GRAFICO è LO STESSO DELLA LEZIONE MA CON PIANTE DIVERSE
Effetto di diverse concentrazioni dell’estratto di foglie del genotipo B di J.carcus e della sua frazione
polare e non polare (MTT test su cellule BRL-3 A, dopo 24 e 48 ore di trattamenti )
Nell’analisi dei
vari fattori si è
andati a vedere
l’attività che
alcuni estratti di
piante hanno sui
sistemi periodici
in vitro: come
sistemi periodici
in vitro si
utilizzano le
colture cellulari
che possono essere
linee cellulari che
si comprano
(elevato costo)
oppure colture
cellulari derivate
da cellule
primarie.
Successivamente
si preparano dei
test di routine e la
prima cosa che si
va a fare è vedere
se la pianta presa
in considerazione,
l’estratto o la frazione della pianta che sia, ha, appunto, un effetto tossico-lesivo sulle colture cellulari. Questi
test di routine sono test di proliferazione cellulare, test di citotossicità e analisi del meccanismo di azione
(anticorpi); con questi test si va ad analizzare a concentrazione diverse l’effetto che la mia pianta, l’estratto
della pianta in considerazione (la droga della foglia), ha sulla linee cellulari e parlo di mg/ml mentre quando
parlo di frazioni parlo di qualcosa di meno dell’estratto e vedo che la pallina bianca è la pianta, ossia
l’estratto totale, mentre le altre linee con i pallini chiusi neri sono le frazioni. Confrontando l’effetto: è più
potente nell’inibire la proliferazione cellulare una frazione della pianta (triangolino pieno) o l’estratto in toto
(pallina bianca vuota)? Il grafico indica che al diminuire della curva diminuisce, si abbassa, la percentuale di
proliferazione cellulare → L’estratto totale è più potente nell’inibire la proliferazione cellulare. Questo sta a
significare che alcune volte non serve isolare delle sostanze e frazionare delle parti della pianta per avere un
effetto maggiore, infatti, a dimostrazione del grafico, funziona di più l’estratto totale.
Inoltre per avere una maggiore sicurezza, riguardo la determinazione della potenza tra l’estratto e la frazione
tramite l’occhio nudo, si fa riferimento alla IGC50: concentrazione inibente la proliferazione cellulare al
50% dell’effetto massimo che mi consente di confrontare curve diverse all’interno dello stesso grafico e,
numericamente, grafici diversi di esperimenti diversi.
Come fare a calcolare la IGC50? Per sapere l’IGC50 si deve prendere il 50% dell’effetto massimo (cioè il
50% della proliferazione cellulare) e tracciare la riga → nel momento in cui questa riga incontra la curva, si
proietta sull’asse delle X.
Per spiegare meglio il tutto si può avere un’altra situazione dove si prende in considerazione la pianta
Epilobio: di questa pianta viene utilizzata la tintura madre. Sono state prese in considerazione tre specie
diverse di Epilobio di tintura madre e si è notato che i tre estratti sono molto diversi tra loro nella capacità e
nella potenza di inibire la proliferazione cellulare, tra cui un estratto sarà quello più potente degli altri due.
Quello più potente sarà quello che avrà meno concentrazione per inibire la proliferazione cellulare in quanto
glie ne basta poco di concentrazione perché quella poca concentrazione basta ad inibire → più la
concentrazione è minore e più potente sarà l’estratto nell’inibire la proliferazione cellulare.
Anche qui si va per frazionamenti: si prende la tintura madre, si porta a secco e si risospende in un solvente
non polare o in acqua e si va a valutare la sua attività.
Abbiamo due tipologie di test:
1. Test della timidina marcata: si utilizza la timidina marcata perché in fase di replicazione, di
proliferazione, del dna più timidina marcata leggevo e più le cellule erano in replicazione;
2. Test dell’MTT, test colorimetrico dove lar sostanza gialla che una volta messa a contatto con le mie
cellule, se le cellule sono molto attive e molto proliferanti si sprigiona una colorazione viola dovuta
al fatto che il giallo viene convertito dalle cellule vive in questo colore viola → significa che tanto
più viola si vede e tanto più le cellule proliferano, tanto meno colorazione si vede e tanto più la
proliferazione o è stata bloccata o le cellule sono state uccise in modo violento.
Esistono due tipi di morte cellule:
- Necrosi;
- Apoptosi.
Questi test non servono solo per capire se l’estratto della pianta funzione o meno bensì servono per capire le
concentrazioni da utilizzare. Io posso andare a valutare l’effetto su diverse linee cellulari di provenienza
organica diversa: posso lavorare su un tumore o sulle cellule normali dove questa inibizione della
proliferazione va ad agire su quelle tumorali, oppure posso lavorare su tessuti diversi per vedere (in vitro)
una specificità eventuale dell’effetto della pianta medicinale sui tessuti, ma anche lavorare su animali diversi
ossia su cellule di provenienza umana o di roditore e vedere se l’effetto sul roditore è lo stesso che si verifica
sulle cellule dell’uomo oppure no.
Ricorda: il vitro non è necessariamente in vivo → questo è il motivo per cui la sperimentazione sugli animali
da esperimento ha subito un grosso rallentamento perché se il dato in quanto tale non è estrapolabile dalla
cellula animale all’uomo in molti casi tanti esperimenti si potrebbero evitare.
ATTENZIONE ESAME: non dire mai in una pianta medicinale che ha un effetto antitumorale in vitro su
cellule bensì si deve dire che è in grado di inibire la proliferazione cellulare tumorali (caso dell’aloe che è
ricca di vitamine, di Sali minerali e nel paziente malato di tumore che fa la radioterapia se si mette il gel di
aloe, prima di esporre l’epidermide alla radioterapia, la lesione di edema, di ustione, è un po’ meglio rispetto
a quanto lo sia senza mettere il gel); La stessa cosa vale per l’effetto anti-invecchiamento.
Un'altra cosa che siamo andati a vedere: nelle varie specie di Epilobio che si utilizzano, in realtà, quella che
si utilizza di più dal punto di vista clinico non era quella più efficace bensì a livello commerciale era
l’Epilobium angustifolium; abbiamo fatto la curva della proliferazione cellulare comprando due tinture madri
di Epilobium angustifolium, una presa in una erboristeria e un’altra presa in un’altra erboristeria. Che cosa è
successo? È successo che una tintura era angustifolium mentre un’altra aveva un norme diverso, Epilobium
spicatus, e si era notato che le due specie anche se avevano nomi diversi tra loro facevano parte della stessa
pianta, solo che l’angustifolium è la denominazione latina secondo Linneo mentre spicatus è secondo Miller.
La stessa cosa vale per la Valeriana, per l’aglio e per la cipolla in quanto sia l’aglio che la cipolla sono
denominate Aglius. Questo quindi è un altro problema perché significa che le piante hanno sia un genere che
la specie e si può far confusione.
Detto questo, una volta appurato che le due specie di epilobio erano la stessa pianta con denominazione
diversa nella battitura, avevano però un effetto totalmente diverso; non solo nell’IGC50 ma anche nel
contenuto di una sostanza chiamata Enoteina B: l’enoteina B in una fialetta era presenta all’1.3% mentre
nell’altra fialetta (stessa pianta) era presente allo 0.03% e questo significa che c’è una diversa concentrazione
e quindi una diversa dose di somministrazione → ciò vuol dire che per una fialetta servono 0.03 mg per
ottenere il blocco della proliferazione cellulare al 50% mentre per l’altra fialetta me ne servono 10 volte di
più per ottenere lo stesso blocco. Infine, si può dedurre che la tintuta madre in fitoterapia non è consigliata.
Perché dalla ricerca sperimentale in vitro si rende necessaria la sperimentazione negli animali da
esperimento? Per i prodotti cosmetici è vietata la sperimentazione negli animali da sperimento in quanto il
cosmetico non è rivolto alla cura dell’animale e non è rivolto alla cura della persona; in aggiunta sono stati
messi molti vincoli per la giusta tutela dell’animale da esperimento. Nella sperimentazione della ricerca di
base propriamente detta sia sul farmaco che sulla pianta medicinale, dopo il vitro, si vanno a fare le seguenti
prove:
Pianificazione preliminare delle prove di sicurezza sull’animale da esperimento
- Via di somministrazione (corrisponde a quella prevista per l’uomo);
- Dosaggio e parametri di misurazione;
- Durata degli esperimenti (in relazione a quella prevista per le prove cliniche e all’uso clinico)
Obiettivo prove pre-cliniche (campo tossicologico):
1. Fornire informazioni su effetti tossici (organo bersaglio, dose-dipendenza →quindi si tratta di curve
dose-risposta, reversibilità dell’effetto);
2. Identificare parametri da monitorare per potenziali effetti avversi;
3. Stimare dose di partenza per gli studi clinici;
4. Estrapolazione qualitativa (processi fisiopatologici→ in molti casi ci sono delle varietà tra le specie
tra il ratto e l’uomo) e quantitativa (determinazione del dosaggio H dei dati ottenuti, tenendo conto
della variabilità Inter- e intra-specie).
Ad esempio se io vedo che nell’animale funziona una dose di 10 milligrammi, che cosa ci
aspettiamo? Nell’uomo quanto ne vado ad usarlo, di più o di meno di 10? Molto di meno, di solito è
minimo un fattore 10 di sicurezza più altri fattori che dipendo dalla variabilità inter-intra specie.; in
aggiunta tutte le dosi sono rapportate al peso corporeo.
Particolarità: le donne sono più esposte agli effetti indesiderati rispetto che all’uomo per un paio di
motivi:
1. Le donne pesano di meno rispetto all’uomo;
2. Generalmente vengono escluse nelle sperimentazioni cliniche → questo perché la donna in età
fertile può essere soggetta a problemi per problemi farmaco-sperimentali, per la donna in
gravidanza si esclude selettivamente la sua partecipazione in quanto ha delle fluttuazioni
ormonali.
Quindi uello che si può fare è:
una sperimentazione, Ricerca, in\ex vivo → si prende l’animale da esperimento con anestesia totale.
Dal punto di vista sperimentale confronto un modello di controllo positivo (cioè il mio effetto di riferimento:
se io dico che la mia pianta è epatotossica non lo posso dire su base soggettiva ma devo avere un parametro e
quindi uso come controllo sperimentale la sostanza che è più epatotossica in assoluto come il paracetamolo).
Questo perché dalla ricerca di base non si può produrre senza aver confrontato un modello di controllo
positivo.
DEFINIZONE: fitoterapico
Le proprietà terapeutiche di molte piante, funghi e licheni, sono tradizionalmente nate agli uomini che
frequentemente le hanno utilizzate come “ente curative”. Tuttavia, le tecniche della moderna medicina hanno
permesso di individuare i medicinali fitoterapici veri e proprio, distinti dai prodotti erboristici e dalle erbe
complici.
I medicinali fitoterapici sono tutti quei medicinali il cui principio attivo è una sostanza vegetale, questi
medicinali sono stati ufficialmente approvati dall’AIFA, che ne ha verificati la loro qualità, efficacia e
sicurezza, e sono venduti esclusivamente nelle farmacie, alcuni dentro presentazione di ricetta medica ed
altri come medicinali senza obbligo di prescrizione o medicinali da banco.
I prodotti di erboristeria non hanno l’autorizzazione all’immissione in commercio non possono essere definiti
medicinali anche se talora un qualche attività farmacologica.
L’uso dei prodotti di erboristeria, soprattutto di quelli farmacologicamente attivi, deve essere comunque,
prudente:
- La qualità di prodotto assunto deve essere diversa, secondo le caratteristiche della persona (peso, età,
condizioni di salute, ecc…);
- I loro principi attivi possono avere degli effetti collaterali i delle controindicazioni;
- Possono causare delle reazioni allergiche non prevedibili;
- Possono provocare delle interazioni farmacologiche dannose con altri medicinali o con gli alimenti;
- Il loro uso può essere pericoloso durante la gravidanza o l’allattamento, periodi in cui il corpo della
donna è in un momento delicato.
Esempi di fitoterapici
Se dovessimo concretizzare ci sono dei farmaci e fitoterapici propriamente detti come:
- i lassativi → la Senna è molto utilizzata come è utilizzato il Psillio ed è più blando rispetto alle
Senna. Può essere facilmente accessibile senza ricetta medica.
Un'altra categoria di fitoterapici propriamente detti, insieme ai lassativi, sono:
- Psicoanalettici (antidepressivi);
- Urologici (ipertrofia prostatica benigna)
Per questi ultimi due gruppi di farmaci è necessaria la ricetta medica (possono dare effetti collaterali
dovute ad interazioni) e per questo devono essere usati con criterio in quanto sono molto efficaci.
Per esame → Sapere bene!
Una problematica può essere presente per gli integratori in quanto sono accessibili senza ricetta medica e non
si fa caso alle avvertenze d’uso.