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Logica matematica

La logica proposizionale
La Logica si può definire come la scienza del ragionamento. Le frasi che una persona dice o scrive possono essere
valutate secondo diversi criteri: se ne può considerare lo stile e giudicarle più o meno gradevoli, ad esempio; oppure
se ne può analizzare il contenuto e stabilire se sono più o meno interessanti, se sono VERE o, ancora, se suscitano
emozioni, noia o ilarità. Si può anche scegliere di esaminarne la loro coerenza da un punto di vista logico. Possiamo,
cioè, cercare di stabilire come una affermazione possa essere ricavata dalle precedenti.
La Logica, allora, può essere considerata lo studio delle regole linguistiche di inferenza che sono corrette, ossia che
conducono a conclusioni vere, partendo da premesse che risultano vere, ossia, in altre parole, che rispettano il nesso
di conseguenza logica. Un RAGIONAMENTO è LOGICAMENTE CORRETTO quando è formato da una catena di
affermazioni, ricavate l’una dall’altra attraverso PASSAGGI CORRETTI.

Come stabilire la correttezza di un passaggio da un’affermazione ad un’altra e, quindi, la correttezza del complessivo
ragionamento? La logica è la disciplina che cerca di rispondere a queste domande.

Di una frase, di un ragionamento, possiamo considerare due aspetti:

• la sintassi, cioè la sua struttura, il suo “scheletro”, l’insieme delle regole che ne permettono la formazione, e
• la semantica cioè il suo significato.
Al centro dell’interesse della logica c’è il linguaggio e i primi oggetti di cui si interessa sono le affermazioni o
proposizioni. Le proposizioni sono quelle frasi di cui ha senso chiedersi il valore di verità, ossia se siano VERE o FALSE.

Sono proposizioni frasi del tipo: “piove e c’è vento”, “il gatto studia matematica, mentre il cane italiano”, “il lavandino
corre velocemente”, “Roma è in Lombardia”, “15 è un numero primo”, “i gatti sono tutti neri”.

Non sono proposizioni frasi del tipo: “buongiorno, professoressa!”, “la capitale della Francia è Parigi?”, “Magari l’uomo
fosse in grado di volare”, “facciamo merenda?”, “non fumare!”, “che bella giornata!”.

In logica classica, esistono solo due valori di verità: Vero e Falso. Di conseguenza si parla di logica binaria. Nella logica
classica valgono due principi fondamentali:

• Principio di non contraddizione: non è possibile che una proposizione sia vera e falsa contemporaneamente
• Principio del terzo escluso: una proposizione o è vera o è falsa, non esiste una terza possibilità.
Attenzione, però, ci sono due possibili aspetti da tener in considerazione quando si parla di attribuzione di un valore
di verità ad una proposizione della logica: la mancanza di informazione e la dipendenza dal contesto.

Mancanza di informazione: anche se siamo di fronte ad una frase che è una proposizione, potremmo non essere in
grado di attribuirle un valore di verità, perché non ci sono state fornite informazioni sufficienti.

Dipendenza dal contesto di riferimento: una stessa proposizione può essere vera in un contesto e falsa in un altro.
Nota bene: ciò non viola il principio di non contraddizione!

Le proposizioni possono essere semplici, del tipo “soggetto”+“predicato” oppure del tipo
“soggetto”+“predicato”+“oggetto”. Tali proposizioni sono dette anche atomiche. Possiamo avere anche proposizioni
composte: sono quelle ottenute da proposizioni più semplici e che spesso utilizziamo quando parliamo.

In genere le proposizioni atomiche sono indicate da lettere maiuscole o minuscole (a seconda del libro di testo che
utilizzate) dell’alfabeto italiano.

Ci sono diversi modi per costruire una proposizione composta a partire da proposizioni più semplici: ad esempio,
utilizzando l’avverbio non oppure le congiunzioni e, o, ma, mentre… e ancora con espressioni del se … allora …, … se

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e solo se …. Per esempio: “Carlo è francese e Stefania è inglese”, “Lucia è italiana o portoghese”, “Carlo non è italiano”,
“A Giovanni piace il calcio, mentre a Paolo piace il basket”, “Luca stira, mentre Anna si rilassa sul divano”, “Se la spina
è attaccata alla presa, allora lo scaldabagno funziona”, “4 è pari se e solo se 4 è divisibile per 2”.

Esercizio 1. Tra le seguenti espressioni linguistiche, riconosci quali sono proposizioni logiche, specificando per questi
il valore di verità.
a) Vieni al cinema con me? e) La Luna è una stella.
b) Milano è una grande città. f) Lo studio della matematica è difficile.
c) 12 è un numero primo. g) Il quadrato è un particolare rettangolo.
d) 36 è divisibile per 4. h) I multipli di 4 sono anche multipli di 8.
Esercizio 2. Individua le proposizioni elementari che formano le seguenti proposizioni composte.

› Vado al cinema o vado al teatro.


› Lorenzo non va allo stadio.
› Se Carlo va in discoteca, passa a prendere Patrizia.
› Maria compra un lettore MP3 se e solo se supera l’esame.
› Laura acquista un abito verde e una giacca bianca.
› Il codice è formato da un numero di 5 cifre o da una parola di 5 lettere.

1. Congiunzione logica
Chi pronuncia una proposizione composta tramite congiunzione logica intende affermare entrambe le proposizioni
componenti. Dal punto di vista della logica, affermare:

“Antonio è ciclista e Gabriella è surfista”

è perfettamente equivalente a pronunciare una dopo l’altra le due affermazioni seguenti:

1) “Antonio è ciclista”
2) “Gabriella è surfista”.

La congiunzione in logica può essere effettuata attraverso differenti congiunzioni della grammatica italiana, in
maniera del tutto equivalente. Facciamo degli esempi: “noi siamo a scuola e stiamo studiando logica”, “Mario gioca a
tennis, ma Luca a calcio”, “Roma è nel Lazio, mentre Napoli è in Sicilia”.

Attenzione, però, la grammatica italiana considera “o”, “oppure”, etc. come congiunzioni. In logica, invece, come
vedremo più avanti, tramite “o” e “oppure” si realizza la disgiunzione. Inoltre, in molte circostanze, le e del linguaggio
comune non corrisponde alla congiunzione logica. Per esempio,

› la maglia del Milan è a strisce rosse e nere” non è equivalente a


① “La maglia del Milan è a strisce rosse”
② La maglia del Milan è a strisce nere”

› “Le rette r e s sono perpendicolari” non è equivalente a


① “La retta r è perpendicolare”
② “La retta s è perpendicolare”

› “Clara e Stefano sono amici” non è equivalente a


① “Clara è amica”
② “Stefano è amico”

› “Mi piacciono i film in bianco e nero” non è equivalente a


① “Mi piacciono i film in bianco”
2
② “Mi piacciono i film in nero”.

Tavola di verità della congiunzione

Prima proposizione: p Seconda proposizione: q peq

V V V

V F F

F V F

F F F

In logica, per indicare la congiunzione e si usa questo simbolo ⋀.

Traduciamo in simboli alcuni degli esempi precedenti.

Esempio 1.1. “Noi siamo a scuola e stiamo studiando logica”. Indichiamo con p la proposizione atomica “noi siamo a
scuola” e con q la proposizione atomica “stiamo studiando logica”. Allora la proposizione composta “noi siamo a scuola
e stiamo studiando logica” si traduce in p⋀q.

Esempio 1.2. “Mario gioca a tennis, ma Luca a calcio”. Indichiamo con p1 la proposizione “Mario gioca a tennis” e con
p2 la proposizione atomica “Luca gioca a calcio”. Allora la proposizione composta “Mario gioca a tennis, ma Luca gioca
a calcio” si traduce in p1 ⋀ p2.

Esempio 1.3. “Io e Mario siamo entrambi studenti del Liceo Biomedico”. Indichiamo con p la proposizione atomica “io
frequento il Liceo Biomedico” e con q la proposizione atomica “Mario frequenta il Liceo Biomedico”. Allora la
proposizione composta “Io e Mario siamo entrambi studenti del Liceo Biomedico” si traduce in p⋀q.

Esercizio 1.1. Analizza la verità delle proposizioni semplici e scrivi “vero” (V) o “falso” (F) nella seconda e nella quarta
colonna e poi analizza la verità delle proposizioni ottenute per congiunzione e scrivi “vero” (V) o “falso” (F) nell’ultima
colonna:

a a è: b b è: aeb a e b è:
il quadrato è una figura Quadrato e cerchio sono
il cerchio è una figura piana
piana figure piane
in N, 4 è numero primo in N, 7 è un numero primo In N, 4 e 7 sono numeri primi
in Z, -3 è negativo in Z, 4 è negativo in Z, -3 e 4 sono negativi
in N, 7 è multiplo di 2 in N, 5 è multiplo di 2 in N, 7 e 5 sono multipli di 2

Esercizio 1.2. Traduci in simboli le seguenti proposizioni e stabilisci se sono vere:


1. Un quadrato ha quattro lati, mentre un triangolo ne ha tre.
2. 6 è divisibile per 2 e per 5.
3. 10 è divisibile per 2 e per 5.
4. Roma è in Lazio, ma Torino in Campania.
5. Facebook è nato dopo Instagram ed Instagram dopo Snapchat.

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2. Disgiunzione logica
Chi pronuncia una proposizione composta tramite disgiunzione logica intende descrivere uno scenario in cui si
considerano due possibilità. Dal punto di vista della logica, affermare:

“Daniele è violinista o Alessandra è chitarrista”

è equivalente ad ammettere una o entrambe le due possibilità:

1) Daniele è violinista
2) Alessandra è chitarrista

Cioè, date due qualsiasi affermazioni p, q, pronunciare l’affermazione “p o q” significa supporre che esattamente una
delle affermazioni p, q è vera o che entrambe le affermazioni p, q sono vere. Quindi, dire che “p o q” è falsa vuol dire
che entrambe le affermazioni p, q sono false. Per esempio, se io dicessi: “piove o nevica”, se la mia affermazione non
fosse vera allora sarebbe falso sia che piova sia che nevichi.

Tavola di verità della disgiunzione (inclusiva)

Prima proposizione: p Seconda proposizione: q poq

V V V

V F V

F V V

F F F

In logica, per indicare la disgiunzione o si usa questo simbolo ⋁. La scrittura 𝑝 ∨ 𝑞 si legge “p o q” o, meglio ancora
usando il latino “p vel q”.

Traduciamo in simboli alcuni esempi.

Esempio 2.1. “Oggi c’è sole oppure piove”. Indichiamo con p la proposizione atomica “oggi c’è il sole” e con q la
proposizione atomica “oggi piove”. Allora la proposizione composta “oggi c’è il sole oppure piove” si traduce in p⋁q.

Esempio 2.2. “5 è un numero primo oppure è un numero pari”. Indichiamo con p1 la proposizione “5 è un numero
primo” e con p2 la proposizione atomica “5 è un numero pari”. Allora la proposizione composta “5 è un numero primo
oppure è un numero pari” si traduce in p1 ⋁ p2.

Esercizio 2.1. Ad un concorso è ammesso chi è capofamiglia o chi ha comunque compiuto 25 anni. Quattro persone si
trovano in queste situazioni:

-Mario è capofamiglia ed ha 21 anni; -Carlo non è capofamiglia ed ha 26 anni;


-Franca non è capofamiglia ed ha 23 anni; -Giulia è capofamiglia ed ha 30 anni.
Chi di loro è ammesso al concorso?

Suggerimento: Indichiamo con p: “essere capofamiglia”; con q: “avere compiuto 25 anni”. La condizione per essere
ammessi è p o q. Completa la seguente tabella, inserendo “vero” (V) nella seconda e terza colonna se la persona
possiede la proprietà e “falso” (F) se non la possiede; inserisci poi nella quarta colonna “vero” (V) se la persona è
ammessa al concorso, “falso” (F) se non è ammessa.

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p q poq
Mario
Franca
Carlo
Giulia

Esercizio 2.2. Poiché la frase “Gli alunni faranno sciopero mercoledì oppure i docenti lo faranno venerdì” è vera, quale
delle seguenti cose non può succedere:
A. Gli alunni faranno sciopero mercoledì e i docenti lo faranno venerdì.
B. Gli alunni non faranno sciopero mercoledì e i docenti non lo faranno venerdì.
C. Gli alunni faranno sciopero mercoledì e i docenti non lo faranno venerdì.
D. Gli alunni non faranno sciopero mercoledì.
E. I docenti non faranno sciopero venerdì.

Esercizio 2.3. Sapendo che la seguente frase “Pisa è un monte o Claudia supera il test” è falsa, se ne deduce che:
A. Pisa non è un monte e Claudia non supera il test.
B. Pisa non è un monte e Claudia supera il test
C. Pisa è un monte ma Claudia non supera il test.
D. Pisa non è un monte o Claudia non supera il test.
E. Claudia supera il test a Pisa.

Nella vita quotidiana, la disgiunzione o è usata, a volte, ammettendo che entrambe le alternative siano valide, quindi
in senso «inclusivo», altre volte è usata nel cosiddetto senso «esclusivo», per cui una, e una sola delle condizioni è
valida. Per esempio se un ragazzo dice “o sposerò Betty o sposerò Jane” è inteso che le due possibilità si escludono a
vicenda se il ragazzo non vuole infrangere la legge e, quindi, non sposerà entrambe le ragazze. In questo caso la
disgiunzione “o” è usata in modo esclusivo. D’altra parte, se un regolamento universitario stabilisce che “gli studenti
per essere ammessi debbono aver fatto un anno di matematica o un anno di lingua straniera”, questa università non
escluderà certamente quelli che hanno fatto sia un anno di matematica sia un anno di lingua straniera! In questo caso
la disgiunzione “o” è usata in modo inclusivo.

Tavola di verità della disgiunzione (esclusiva)

Prima proposizione: p Seconda proposizione: q opoq

V V F

V F V

F V V

F F F

In logica, per indicare la disgiunzione o esclusiva si usa il simbolo ⩒. La scrittura 𝑝 ⩒ 𝑞 si legge “o p o q” o, meglio ancora
usando il latino “aut p aut q”.

Consideriamo l’affermazione «p ⋁ q», oppure l’affermazione «p ⩒ q» e supponiamo che siano vere. Se p è falsa, allora
q deve essere vera, perché almeno una delle due affermazioni, in un caso, esattamente una delle due affermazioni,

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nell’altro, deve essere vera. Per esempio, supponiamo che in un determinato luogo e momento sia vera la proposizione
“piove o nevica”, ma che sia falso che piove. Allora deve essere vero che nevica.

Un’ultima osservazione: nel linguaggio comune, purtroppo, non si fa alcuna distinzione tra i due tipi di “o” per cui, a
volte, si possono generare spiacevoli equivoci. Gli antichi Romani, che usavano correttamente il «vel» e l’«aut… aut…»
erano più attenti ad una chiara ed univoca costruzione del linguaggio scritto e parlato.

Traduciamo in simboli alcune proposizioni composte dalla disgiunzione stabilendo, di volta in volta, se è di tipo
inclusivo o esclusivo.

Esempio 2.3. “O studio matematica o vado al cinema”. In questo caso si tratta di una “o” esclusiva perché è
inimmaginabile che qualcuno vada al cinema e non guardi il film per studiare matematica. Indichiamo con p la
proposizione atomica “studio matematica” e con q la proposizione atomica “vado al cinema”. Allora la proposizione
composta “o studio matematica o vado al cinema” si traduce in p⩒q.

Esempio 2.4. “Fabrizio gioca a calcio oppure a tennis”. In questo caso si tratta di un “oppure” inclusivo. Infatti Luca
potrebbe praticare entrambi gli sport. Indichiamo con p la proposizione atomica “Luca gioca a calcio” e con q la
proposizione atomica “Luca gioca a tennis”. Allora la proposizione composta “Luca gioca a calcio oppure a tennis” si
traduce in p⋁q.

Esempio 2.5. “Almeno uno tra me e Mario è uno studente del Liceo Biomedico”. In questo caso, si tratta di una
disgiunzione inclusiva. Infatti la frase risulta vera anche se entrambi siamo studenti del Liceo Biomedico. Indichiamo
con p la proposizione atomica “io sono studente del Liceo Biomedico” e con q la proposizione atomica “Mario è
studente del Liceo Biomedico”. Allora la proposizione composta “Almeno uno tra me e Mario è uno studente del Liceo
Biomedico” si traduce in p⋁q.

Esempio 2.6. “Solo uno tra me e Mario è uno studente del Liceo Biomedico”. In questo caso, si tratta di una
disgiunzione esclusiva. Infatti se entrambi fossimo studenti del Liceo Biomedico, la frase risulterebbe falsa. Indichiamo
con p la proposizione atomica “io sono studente del Liceo Biomedico” e con q la proposizione atomica “Mario è
studente del Liceo Biomedico”. Allora la proposizione composta “Solo uno tra me e Mario è uno studente del Liceo
Biomedico” si traduce in p⩒q.

Esempio 2.7. “Il numero di pagine di queste note è pari oppure è un multiplo di 3”. In questo caso, si tratta di un
oppure inclusivo. Infatti, la frase risulterebbe vera anche se il numero di pagine sia ad esempio 6 che è sia un numero
pari che un multiplo di 3. Indichiamo con p la proposizione atomica “il numero di pagine di queste note è pari” e con
q la proposizione atomica “il numero di pagine di queste note è un multiplo di 3”. Allora la proposizione composta “Il
numero di pagine di queste note è pari oppure è un multiplo di 3” si traduce in p⋁q.

Esempio 2.8. “La figura da indovinare è un triangolo o un rettangolo”. In questo caso, si tratta di una “o” esclusiva.
Infatti non può mai capitare che una figura piana sia contemporaneamente un triangolo e un rettangolo. Indichiamo
con p la proposizione atomica “la figura da indovinare è un triangolo” e con q la proposizione atomica “la figura da
indovinare è un rettangolo”. Allora la proposizione composta “La figura da indovinare è un triangolo o un rettangolo”
si traduce in p⩒q.

Esercizio 2.4. Stabilire se le seguenti proposizioni sono vere:


1. Il Tevere è un monte o Avellino è in Campania.
2. Ronaldo è il presidente della Repubblica Italiana oppure l’Islanda è un continente.
3. 7 è un numero primo oppure il Napoli ha vinto lo scudetto nel 2019.
4. 8 è un numero pari oppure 16 è un numero pari, ma non entrambi.

Esercizio 2.5. Essendo la frase “Solo uno tra Giuseppe e Matteo ha vinto la lotteria” vera, quale delle seguenti cose
non può succedere:

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A. Giuseppe ha vinto la lotteria.
B. Giuseppe e Matteo hanno vinto la lotteria.
C. Matteo ha vinto la lotteria.
D. Matteo ha vinto alla lotteria ma Giuseppe no.
E. Giuseppe ha vinto alla lotteria ma Matteo no.

Esercizio 2.6. Essendo la frase “Giuseppe è andato al cinema o al teatro” vera e sapendo che Giuseppe non è andato
al teatro, quale delle seguenti cose può succedere:
A. Giuseppe non è andato al cinema
B. Giuseppe è andato al cinema.
C. Giuseppe è andato sia cinema che al teatro.
D. Giuseppe non è andato né al cinema né al teatro.
E. Nessuna delle precedenti

3. Negazione logica
La particella “non” del linguaggio comune corrisponde in logica all’operatore negazione. La negazione è un connettivo
unario perché si applica su di una sola proposizione p, al contrario della congiunzione e delle due disgiunzioni inclusiva
ed esclusiva che sono invece connettivi binari. La negazione logica fa corrispondere alla proposizione atomica “p” una
nuova proposizione “non p” il cui valore di verità è l’opposto del valore di verità di p.

Tavola di verità della negazione

Proposizione p non p

V F

F V

̅ e si legge «non p» oppure «p negato».


Il simbolo per indicare la negazione della proposizione 𝒑 è 𝒑
Per esprimere nel linguaggio comune la negazione di una proposizione atomica si può negare il predicato oppure
premettere alla proposizione “non è vero che”.
Neghiamo alcune proposizioni atomiche e traduciamo in simboli le proposizioni composte così ottenute.
Esempio 3.1. Sia p la proposizione “Stiamo studiando logica”. La negazione di questa proposizione nel linguaggio
comune può essere scritta in due modi: “non stiamo studiando logica” oppure “non è vero che stiamo studiando
̅.
logica”. Entrambe si traducono in simboli con 𝒑
Esempio 3.2. Sia q la proposizione “La penna è sul tavolo”. La negazione di questa proposizione nel linguaggio comune
può essere scritta in due modi: “la penna non è sul tavolo” oppure “non è vero che la penna è sul tavolo”. Entrambe
̅.
si traducono in simboli con 𝒒
Abbiamo detto che se una proposizione p è vera, la sua negazione 𝒑 ̅ è falsa. La negazione di 𝒑
̅ , ossia 𝒑
̿ , in base alla
definizione di negazione risulterà perciò vera. Viceversa se p è falsa, la sua negazione 𝒑 ̅ è vera e quindi 𝒑 ̿ sarà falso.
̿ : come si usa dire, in logica due negazioni affermano.
Quindi p ha lo stesso valore di verità di 𝒑

Ripetiamo il processo negando tre volte p.


𝒑 ̅
𝒑 ̿
𝒑 ̅
̅
𝒑

V F V F

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F V F V

̅
̅ ha lo stesso valore di verità di 𝒑
Dalla tabella notiamo che 𝒑 ̅.

Quindi possiamo affermare che se una proposizione p viene negata un numero pari di volte, allora la proposizione
risultante ha lo stesso valore di verità di p; se invece negata un numero dispari di volte, la proposizione risultante
ha lo stesso valore di verità di “non p”.

Esempio 3.3. “Non è vero che Giovanna non sa andare in bicicletta”. Riduciamo al massimo le negazioni nella
precedente proposizione in modo da ottenere una nuova proposizione che abbia lo stesso valore di verità di quella di
partenza. Indichiamo con p la proposizione atomica “Giovanna sa andare in bicicletta”, per cui abbiamo
̅ : “Giovanna non sa andare in bicicletta”
𝒑
̿
𝒑 : “Non è vero che Giovanna non sa andare in bicicletta”.
Siccome 𝒑̿ ha lo stesso valore di verità di p allora dire che “non è vero che Giovanna non sa andare in bicicletta”
equivale ad affermare che “Giovanna sa andare in bicicletta”.

Esercizio 3.1. Riduci al massimo le negazioni nelle seguenti proposizioni in modo tale che le nuove proposizioni abbiano
lo stesso valore di verità di quelle di partenza.
a) Non è un ragazzo che non studia
b) Non potevo non venire alla tua festa
c) Non è vero che non è un film violento

Esercizio 3.2. Scrivi la negazione delle seguenti proposizioni.

› 10 è multiplo di 5.
› Ieri non ho studiato
› Non uso la bicicletta
› Vado tutte le domeniche al cinema
› Non è vero che non ho giocato a carte

Esercizio 3.3. “Non è vero che mio fratello non ha detto che sono un fisico”. Cosa ha detto mio fratello?
A. Che non sono un fisico.
B. Che non è vero che sono un fisico.
C. Che sono un fisico.
D. Che non è vero che mi sono laureato.
E. Che mi sono laureato.

Esercizio 3.4. “Non è vero che non è vero che andrò al cinema” equivale a:
A. non andrò al cinema.
B. andrò al cinema.
C. non è vero che andrò al cinema.
D. è falso che andrò al cinema.
E. non uscirò.

Esercizio 3.5. “È vero che non è vero che è vero che ho un cane” equivale a:
A. ho un cane.
B. non ho un cane.

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C. non ho né cani né gatti.
D. non è vero che non ho un cane.
E. è vero che ho un cane.

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4. Implicazione materiale
Questo connettivo va a tradurre le frasi che nel linguaggio comune hanno la forma «se … allora …» come, per esempio,
“Se vieni promosso allora ti compro il motorino”, “Se mangi tutta la frutta allora andiamo alle giostre”. Se guardiamo
le frasi precedenti, ci rendiamo conto che queste “promesse” possono verificarsi false sono quando la proposizione
atomica retta dal se è vera e quella che segue è falsa e cioè, quando sei stato promosso ma non ti hanno comprato il
motorino e quando hai mangiato tutta la frutta e non ti hanno portato al parco. Pertanto, a partire da due proposizioni
atomiche p e q il connettivo di implicazione materiale restituisce una proposizione composta che risulta falsa solo
quando p è vera e q è falsa.

Tavola di verità dell’implicazione materiale

Prima proposizione: p Seconda proposizione: q se p allora q

V V V

V F F

F V V

F F V

Useremo questo simbolo → per indicare l’implicazione materiale. La scrittura p → q si può leggere in uno dei seguenti
modi: “Se p allora q”, “p implica q”, “Da p segue q”. Inoltre, p è detto antecedente, mentre q è detto conseguente.

Vediamo, a partire da un esempio, cosa possiamo utilizzare la tavola di verità dell’implicazione materiale per analizzare
frasi del tipo “Se p allora q”.

Esempio 4.1. Supponiamo che la seguente frase sia vera: “Se il numero 53 è uscito nell’ultima estrazione del Lotto,
allora Carlo è diventato milionario”. Indichiamo con p la proposizione atomica “il numero 53 è uscito all’ultima
estrazione del Lotto” e con q la proposizione atomica “Carlo è diventato milionario”. Essendo vera la proposizione
“p→q”, si possono verificare i seguenti casi:
1. p vera e q vera 2. p falsa e q vera 3. p falsa e q falsa
Osserviamo che c’è un solo caso in cui p è vera, e c’è un solo caso in cui q è falsa. Questo ci permette di dedurre che
se p è vera, allora q deve essere vera (caso 1.) e che se q è falsa, allora p deve essere falsa (caso 3.). Mentre, non
possiamo dire nulla nel caso in cui p è falsa, perché q può essere o vera (caso 2.) o falsa (caso 3.) e nel caso in cui q è
vera, perché p può essere o vera (caso 1.) o falsa (caso 2.).
Di conseguenza, se è vero che “il numero 53 è uscito nell’ultima estrazione del Lotto”, allora possiamo dedurre che
“Carlo è diventato milionario”. Se, invece, non è vero che “il numero 53 è uscito nell’ultima estrazione del Lotto”, non
possiamo dedurre nulla sul fatto che Carlo sia diventato o meno milionario (potrebbe aver ricevuto un’eredità). D’altra
parte, se è vero che “Carlo è diventato milionario” non possiamo dedurre che sia vero che “il numero 53 è uscito
nell’ultima estrazione del Lotto” (come prima, potrebbe aver ricevuto un’eredità grazie alla quale è diventato
milionario), mentre se non è vero che “Carlo è diventato milionario” allora sicuramente non sarà vero che “il numero
53 è uscito nell’ultima estrazione del Lotto”.

Esercizio 4.1. Un vostro conoscente, Mario, alla fine dello scorso anno scolastico, vi ha detto “Se sarò promosso, a
settembre avrò un nuovo smartphone”. Analizza ciascuno dei casi proposti.

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a. Ieri avete incontrato Mario e vi ha detto “Ho un nuovo smartphone”. Supponendo che Mario non vi abbia
mentito in nessuna delle due occasioni, cosa possiamo dedurre?
b. Ieri avete incontrato Mario e vi ha detto “Non ho un nuovo smartphone”. Supponendo che Mario non vi abbia
mentito in nessuna delle due occasioni, cosa possiamo dedurre?
c. Ieri avete incontrato Mario e vi ha detto “Sono stato promosso”. Supponendo che Mario non vi abbia mentito
in nessuna delle due occasioni, cosa possiamo dedurre?
d. Ieri avete incontrato Mario e vi ha detto “Non sono stato promosso”. Supponendo che Mario non vi abbia
mentito in nessuna delle due occasioni, cosa possiamo dedurre?

Esercizio 4.2. Tommaso afferma: “Papà, ti prometto che se mi compri un cellulare nuovo, studierò tutta la domenica”.
In quale caso si può dire che a Tommaso che non ha mantenuto la promessa?
A. Quando il padre non gli compra un cellulare nuovo e Tommaso non studia tutta la domenica.
B. Quando il padre non gli compra un cellulare nuovo e Tommaso studia tutta la domenica.
C. Quando il padre gli compra un cellulare nuovo e Tommaso studia tutta la domenica.
D. Quando il padre gli compra un cellulare nuovo e Tommaso non studia tutta la domenica.
E. Nessuna delle precedenti.

Esercizio 4.3. Il capo del governo ha promesso che “se diminuiranno le spese di tutti i ministeri, le tasse non
aumenteranno”. In quale dei seguenti casi la promessa risulterà non mantenuta?
A. Se tutti i ministeri non diminuiranno le spese e le tasse aumenteranno.
B. Se tutti i ministeri non diminuiranno le spese e le tasse non aumenteranno.
C. Se tutti i ministeri diminuiranno le spese e le tasse aumenteranno.
D. Se tutti i ministeri diminuiranno le spese e le tasse non aumenteranno.
E. Nessuna delle precedenti.

Naturalmente, essendo l’implicazione materiale un connettivo logico che, a partire da due proposizioni atomiche,
determina una terza proposizione composta, non è necessario che tra l’antecedente e il conseguente ci sia un rapporto
di causa (premessa) – effetto (conseguenza). Consideriamo il seguente esempio.

Esempio 4.2. Consideriamo le due proposizioni atomiche p: “Milano è una citta della Lombardia” e q: “3+2=5”. La
proposizione p → q: “Se Milano è una città della Lombardia, allora 3+2=5” è una proposizione vera dal punto di vista
logica, perché formata da due proposizioni vere, anche se nella lingua italiana questa frase sembra priva di significato.

Esempio 4.3. Assegniamo il valore di verità alla proposizione “Se 3>2 allora 7 è dispari” dopo averla tradotta in simboli.
Innanzitutto, individuiamo le proposizioni atomiche. Indichiamo con p la proposizione “3>2” e con q la proposizione
“7 è dispari”. Allora in simboli la proposizione “Se 3>2 allora 7 è dispari” si traduce con p → q. Essendo entrambe le
proposizioni atomiche vere, la proposizione composta risulterà vera.

Esempio 4.4. Assegniamo il valore di verità alla proposizione “Se l’Arno è un fiume allora 13∙5=25” dopo averla tradotta
in simboli. Innanzitutto, individuiamo le proposizioni atomiche. Indichiamo con p la proposizione “l’Arno è un fiume”
e con q la proposizione “13∙5=25”. Allora in simboli la proposizione “Se l’Arno è un fiume allora 13∙5=25” si traduce
con p → q. In questo caso, risulta p vera mentre q falsa. Di conseguenza p → q è falsa.

Esempio 4.5. Assegniamo il valore di verità alla proposizione “Se Napoli è in Liguria allora 10:2=5” dopo averla tradotta
in simboli. Innanzitutto, individuiamo le proposizioni atomiche. Indichiamo con p la proposizione “Napoli è in Liguria”
e con q la proposizione “10:2=5”. Allora in simboli la proposizione “Se Napoli è in Liguria allora 10:2=5” si traduce con
p → q. In questo caso, essendo p falsa possiamo già concludere che l’implicazione p → q è vera.

11
Esempio 4.6. Assegniamo il valore di verità alla proposizione “Se Parigi è in Italia allora 72=14” dopo averla tradotta in
simboli. Innanzitutto, individuiamo le proposizioni atomiche. Indichiamo con p la proposizione “Parigi è in Italia” e con
q la proposizione “72=14”. Allora in simboli la proposizione “Se Parigi è in Italia allora 72=14” si traduce con p → q. In
questo caso, essendo p falsa possiamo già concludere che l’implicazione p → q è vera.

Esercizio 4.4. Anna afferma «Se 1+1=2 allora io sono una strega». Anna è o non è una strega?

Esercizio 4.5. Paperino dice allo zio Paperone: «Se mi presti il tuo cent portafortuna, anch’io diventerò ricco».
Conoscendo lo zio Paperone, Paperino non avrà mai la moneta portafortuna. È possibile che Paperino diventi ricco?

Esercizio 4.6. Pippo dice a Pluto: «Se continui ad abbaiare, ti faccio scendere dall’auto». Dopo un po’ Topolino li
incontra e Pluto è ancora in auto. Cosa puoi dedurre?

Naturalmente vengono tradotte con il connettivo “se… allora…” anche frasi del tipo: “Mangio se ho fame” (Se ho fame
allora mangio), “Risolvo il compito se studio le regole” (Se studio le regole allora risolvo il compito), “Quando piove,
apro l’ombrello” (Se piove allora apro l’ombrello).

Esercizio 4.7. Date le seguenti proposizioni composte, indica con una lettera ogni proposizione atomica che le
compone e riscrivi in forma simbolica la proposizione composta.
a. Se piove allora apro l’ombrello
b. Non perderò la coincidenza se il treno sarà puntuale.
c. Se Luisa legge un libro in inglese, allora Luisa conosce l’inglese.

Esercizio 4.8. “Se mangio, allora mangio” è una proposizione:


A. vera solo quando mangio.
B. vera solo quando non mangio.
C. sempre vera.
D. sempre falsa.
E. falsa solo quando non mangio.

Esercizio 4.9. “Se mangio, allora non mangio” è una proposizione:


A. vera solo quando mangio.
B. vera solo quando non mangio.
C. sempre vera.
D. sempre falsa.
E. falsa solo quando non mangio.

Esercizio 4.10. “Se Raffaele ama Marilena, allora Marilena ama Raffaele”. Sapendo che sia VERA la precedente
proposizione, si deduce certamente che:
A. Raffaele ama Marilena.
B. Marilena ama Raffaele.
C. Raffaele e Marilena si amano.
D. Raffaele e Marilena non si amano.
E. Nessuna delle precedenti.

Esercizio 4.11. “Quando prende il treno, Carlo arriva sempre in ritardo a destinazione”. Supponendo FALSA la
precedente proposizione, si deduce certamente che:
A. Carlo è arrivato in orario e non ha preso il treno.
12
B. Carlo è arrivato in ritardo e ha preso il treno.
C. Carlo è arrivato in orario e ha preso il treno.
D. Carlo è arrivato in ritardo e non ha preso il treno.
E. Nessuna delle precedenti.

Vediamo adesso come è possibile fare deduzioni utilizzando più frasi del tipo “se… allora… “.

Esempio 4.7. «Se il rosso è spento, l’azzurro è acceso. Se il rosa è acceso, il verde brilla. Inoltre o il rosso è spento o il
rosa è acceso». Assumendo vere ciascuna delle precedenti proposizioni, allora sarà sicuramente vero che:
A. il verde brilla
B. l’azzurro e il rosa sono accesi
C. l’azzurro è acceso o il verde brilla.
D. l’azzurro è acceso.
E. l’azzurro è acceso e il verde brilla.
Partiamo dall’ultima affermazione «o il rosso è spento o il rosa è acceso». Essendo vera sappiamo che le due
proposizioni «il rosso è spento» e «il rosa è acceso» non possono essere entrambe vere, ma una delle due lo deve
essere.
Primo caso: «il rosso è spento» è vera e «il rosa è acceso» è falsa. Allora essendo vera anche la prima affermazione
deve essere vera la proposizione «l’azzurro è acceso». Cosa possiamo dire del verde? Essendo la proposizione «il rosa
è acceso» falsa non possiamo dedurre nulla, quindi la proposizione «il verde brilla» potrebbe essere o vera o falsa.
Secondo caso: «il rosso è spento» è falsa e «il rosa è acceso» è vera. Allora essendo vera anche la seconda affermazione
deve essere vera la proposizione «il verde brilla». Cosa possiamo dire dell’azzurro? Essendo la proposizione «il rosso
è spento» falsa non possiamo dedurre nulla, quindi la proposizione «l’azzurro è acceso» potrebbe essere o vera o falsa.
Quindi l’unica alternativa valida è la C.
Possiamo ripetere il ragionamento usando le tavole di verità. Indichiamo con
• p la proposizione atomica “il rosso è spento”;
• q la proposizione atomica “l’azzurro è acceso”;
• r la proposizione atomica “il rosa è acceso”;
• s la proposizione atomica “il verde brilla”.
Quindi le frasi possono essere tradotte nel seguente modo 𝑝 → 𝑞, 𝑟 → 𝑠, 𝑝 ⩒ 𝑟.

Essendo l’ultima proposizione vera allora si presentano due casi possibili

1) p vera e r falsa. 2) p falsa e r vera.

Se p è vera allora dovrà essere vera anche q, mentre essendo r falsa, s potrà essere vera o falsa. In ogni caso quello
che si ottiene legando le due sarà vero.

q s ?

V V V

V F V

Se ad essere vera è r allora s deve essere vera, mentre essendo p falsa, q potrà essere vera o falsa. Aggiorniamo la
tavola di verità

q s ?

V V V

V F V
13
F V V

E questo è tutto ciò che possiamo dedurre. Cosa succede se q e s sono entrambe false? In questo caso, essendo vere
le proposizioni 𝑝 → 𝑞 e 𝑟 → 𝑠 allora sia p che r devono essere entrambe false. Ma ciò non può verificarsi perché è
vera la proposizione 𝑝 ⩒ 𝑟. Quindi q e s non possono essere entrambe false. Aggiorniamo la tavola di verità

q s ?

V V V

V F V

F V V

F F F

Ci accorgiamo che si tratta della tavola di verità della disgiunzione inclusiva e quindi da 𝑝 → 𝑞, 𝑟 → 𝑠, 𝑝 ⩒ 𝑟, deduciamo
𝑞 ∨ 𝑠, ovvero l’azzurro è acceso o il verde brilla.

Nota bene: L’esempio riportato qua può essere generalizzato a tutti i ragionamenti di questo tipo 𝑝 → 𝑞, 𝑟 → 𝑠, 𝑝 ⩒ 𝑟.

Esercizio 4.12. “Se fa caldo, allora faccio un bagno al mare. Se faccio un bagno al mare, allora mi metto la maschera.
Non faccio il bagno al mare”. Assumendo vere ciascuna delle precedenti proposizioni, allora sarà sicuramente vero
che:
A. fa caldo.
B. non fa caldo.
C. faccio il bagno al mare.
D. non faccio il bagno al mare.
E. nessuna delle precedenti.
Motiva la risposta come nell’esempio precedente.

Esercizio 4.13. “Se il pane è cotto la focaccia è cruda. Se l’arancino è crudo il gelato è pronto. Inoltre o il pane è cotto
o l’arancino è crudo”. Assumendo vere ciascuna delle precedenti proposizioni, allora sarà sicuramente vero che:
A. la focaccia è cruda o il gelato è pronto.
B. il gelato è pronto.
C. la focaccia e l’arancino sono crudi.
D. la focaccia è cruda e il gelato è pronto.
E. la focaccia è cruda.
Motiva la risposta come nell’esempio precedente.

I test di Wason

Il test di Wason (1966) mette in evidenza come il ragionamento sia fortemente ancorato ai contenuti, quindi al
contesto a cui fa riferimento il problema.
Nel test ci sono 4 carte: in ogni carta da una parte c’è un numero, dall’altra una lettera.
Le carte sono presentate così:

A R 4 7
14
Il soggetto deve scegliere quali carte girare per verificare se per queste 4 carte vale la regola:

“Se da una parte c’è una vocale, dall’altra c’è un numero pari”.

Le risposte corrette a questo test, molto studiato, sono dell’ordine del 10%. Gli errori più frequenti sono di due tipi:
girare la carta con il numero 4 per controllare se dall’altra parte c’è una vocale; girare la carta con la lettera R per
controllare se dall’altra parte c’è un numero dispari. Entrambi questi controlli sono inutili, in quanto la regola dice solo
cosa deve accadere se da una parte c’è una vocale, ma non dice niente su cosa deve accadere se invece c’è una
consonante. In altre parole, l’unica combinazione in grado di contraddire la regola è: “vocale/numero dispari”.

Quindi va girata la prima carta (per controllare che dietro la A ci sia un numero pari) e la quarta (per controllare che
dietro il 7 non ci sia una vocale).

Variazione 1: Sono state proposte varie modifiche al test di Wason, una delle più famose chiede ai soggetti di
immedesimarsi nel poliziotto protagonista della storia. I soggetti di questa ricerca erano studenti della Florida, e la
regola da controllare era effettivamente vigente in Florida.

Il poliziotto deve controllare la regola:

“Se una persona beve birra deve avere più di sedici anni”

Le carte, allora, sono fatte in modo che da un lato c’è l’età della persona da controllare (sotto/sopra i 16 anni), dall’altro
il tipo di bibita consumata al bar:

Beve Beve Sopra i Sotto i


birra acqua 16 anni 16 anni

In questo caso il controllo della regola risulta molto più facile: i soggetti rispondono correttamente indicando come
carte da girare “BEVE BIRRA” e “SOTTO I 16 ANNI”.

Variazione 2: Sostituiamo le carte con buste da lettera. Le buste possono essere aperte o chiuse da un lato e possono
essere affrancate con un francobollo da 1 euro o da 60 cent. Viene data la regola:

“Se una busta è chiusa, deve essere affrancata con un francobollo da 1 euro”

Le 4 buste sono così presentate: due dalla parte dove c’è l’affrancatura (la prima con francobollo da 1 euro, l’altra con
francobollo da 60 cent), due dalla parte opposta (una aperta, l’altra chiusa).

La domanda è: Quali buste gireresti per controllare se la regola è soddisfatta?


In questo caso, la regola risulta falsa quando la busta è chiusa ed è affrancata con un francobollo da 60 cent. Quindi
occorre girare la prima per verificare che la busta non sia chiusa e l’ultima per verificare che sia affrancata con un
francobollo da 1 euro.

15
Esempio 4.8. Supponiamo di dover verificare la regola “se da una parte c’è un uomo pelato, allora dall’altra parte c’è
un cappello” e di avere queste carte davanti

Quante e quali buste gireresti per controllare se la regola è soddisfatta?


In questo caso, la regola risulta falsa quando da una parte c’è un uomo pelato e dall’altra parte non c’è un cappello.
Quindi occorre girare le ultime 3 carte: la seconda e la quarta per verificare che dietro non ci sia un uomo pelato, la
terza per verificare che dietro ci sia un cappello.

Esercizio 4.13. Adesso provaci tu! Devi verificare la regola “se da una parte c’è la pioggia, allora dall’altra c’è un
ombrello aperto” e davanti hai queste carte

Quante e quali buste gireresti per controllare se la regola è soddisfatta?

5. La coimplicazione materiale
Questo connettivo va a tradurre le frasi che nel linguaggio comune hanno la forma «… se e solo se …», come per
esempio “Ti compro il motorino se e solo se vieni promosso” oppure “Andiamo alle giostre se e solo se mangi tutta la
frutta”. La proposizione composta che si ottiene risulterà vera solo quando le due proposizioni atomiche che la
compongono hanno lo stesso valore di verità.

Tavola di verità della coimplicazione

Prima proposizione: p Seconda proposizione: q p se e solo se q

V V V

V F F

F V F

F F V

Useremo questo simbolo ↔ per indicare la coimplicazione. La scrittura p ↔q si può leggere in uno dei seguenti modi:
p se e solo se q, p coimplica q.

16
Vediamo, a partire da un esempio, come possiamo utilizzare la tavola di verità della coimplicazione per analizzare frasi
del tipo “p se e solo se q”.

Esempio 5.1. Supponiamo che la seguente frase sia vera: “Il numero 53 è uscito nell’ultima estrazione del Lotto se e
solo se Carlo è diventato milionario”. Indichiamo con p la proposizione atomica “il numero 53 è uscito all’ultima
estrazione del Lotto” e con q la proposizione atomica “Carlo è diventato milionario”. Essendo vera la proposizione
“p↔q”, si possono verificare i seguenti casi:

1. p vera e q vera 2. p falsa e q falsa

Questo ci permette di dedurre che se p è vera, allora q deve essere vera (caso 1.), se p è falsa, allora q deve essere
falsa (caso 2.), se q è vera, allora p deve essere vera (caso 1.), se q è falsa, allora p deve essere falsa (caso 2.).

Di conseguenza, se è vero che “il numero 53 è uscito nell’ultima estrazione del Lotto”, allora possiamo dedurre che
“Carlo è diventato milionario”. Se, invece, non è vero che “il numero 53 è uscito nell’ultima estrazione del Lotto”, non
possiamo dedurre nulla sul fatto che Carlo sia diventato o meno milionario (potrebbe aver ricevuto un’eredità). D’altra
parte, se è vero che “Carlo è diventato milionario” non possiamo dedurre che sia vero che “il numero 53 è uscito
nell’ultima estrazione del Lotto” (come prima, potrebbe aver ricevuto un’eredità grazie alla quale è diventato
milionario), mentre se non è vero che “Carlo è diventato milionario” allora sicuramente non sarà vero che “il numero
53 è uscito nell’ultima estrazione del Lotto”.

Esercizio 5.1. Un vostro conoscente, Mario, alla fine dello scorso anno scolastico, vi ha detto “A settembre avrò un
nuovo smartphone se e solo se sarò promosso”. Analizza ciascuno dei casi proposti.

› Ieri avete incontrato Mario e vi ha detto “Ho un nuovo smartphone”. Supponendo che Mario non vi abbia
mentito in nessuna delle due occasioni, cosa possiamo dedurre?
› Ieri avete incontrato Mario e vi ha detto “Non ho un nuovo smartphone”. Supponendo che Mario non vi abbia
mentito in nessuna delle due occasioni, cosa possiamo dedurre?
› Ieri avete incontrato Mario e vi ha detto “Sono stato promosso”. Supponendo che Mario non vi abbia mentito
in nessuna delle due occasioni, cosa possiamo dedurre?
› Ieri avete incontrato Mario e vi ha detto “Non sono stato promosso”. Supponendo che Mario non vi abbia
mentito in nessuna delle due occasioni, cosa possiamo dedurre?

Esempio 5.2. Determiniamo il valore di verità della proposizione composta “8 è un numero primo se e solo se 8 è
divisibile per 5” dopo averla tradotta in simboli. Innanzitutto, individuiamo le proposizioni atomiche. Indichiamo con
p la proposizione “8 è un numero primo” e con q la proposizione “8 è divisibile per 5”. Allora in simboli la proposizione
“8 è un numero primo se e solo se 8 è divisibile per 5” si traduce con p ↔ q. Essendo entrambe le proposizioni atomiche
false, la proposizione composta risulterà vera.

Esempio 5.3. Determiniamo il valore di verità della proposizione composta “La neve è bianca se e solo se 7<10” dopo
averla tradotta in simboli. Innanzitutto, individuiamo le proposizioni atomiche. Indichiamo con p la proposizione “la
neve è bianca” e con q la proposizione “7<10”. Allora in simboli la proposizione “La neve è bianca se e solo se 7<10” si
traduce con p ↔ q. Essendo entrambe le proposizioni atomiche vere, la proposizione composta risulterà vera.

Esempio 5.4. Determiniamo il valore di verità della proposizione composta “Il Sole sorge all’alba se e solo se ruota
intorno alla Terra” dopo averla tradotta in simboli. Innanzitutto, individuiamo le proposizioni atomiche. Indichiamo
con p la proposizione “il Sole sorge all’alba” e con q la proposizione “il Sole ruota intorno alla Terra”. Allora in simboli
la proposizione “Il Sole sorge all’alba se e solo se ruota intorno alla Terra” si traduce con p ↔ q. Essendo p vera e q
falsa, la proposizione composta risulterà falsa.

Esercizio 5.2. Determina il valore di verità delle seguenti proposizioni composte dopo averle tradotte in simboli.

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› “Venezia è una città del Veneto se e solo se 3-2=1”.
› “4 è un divisore di 42 se e solo se il Cile è in Oceania”.
› “12<2 se e solo se la Toscana si affaccia sul mar Tirreno”.
› “4 è un multiplo di 12 se e solo se l’Italia non è in Europa”.
› “2 è un divisore di 15 se e solo se 2 è un numero naturale”.
› “Il quadrato di 3 è 9 se e solo se la radice di 2 è un numero razionale”
› “Il mcm(3,4) è 24 se e solo se 13 è pari”

6. Espressioni logiche
Abbiamo visto che da uno o due proposizioni atomiche si possono ottenere nuove proposizioni, mediante i connettivi
logici studiati finora

𝑝̅ , 𝑝 ∨ 𝑞, 𝑝 ∧ 𝑞, 𝑝 → 𝑞, 𝑝 ↔ 𝑞

In realtà, possiamo nuovamente combinare le proposizioni così ottenute per ricavarne altre più complesse che prendo
il nome di formule proposizionali (o enunciative) o espressioni logiche. Le lettere che rappresentano le proposizioni
semplici sono dette variabili proposizionali.

Per esempio, sono espressioni logiche le seguenti proposizioni

a) 𝑝̅ ∧ 𝑞 c) [𝑝 → (𝑞̅ ∧ 𝑟)] ∧ 𝑟̅

b) 𝑝̅ ∧ (𝑝 ∨ 𝑞̅ ) d) 𝑝 ∧ (𝑞 → 𝑝)

In genere per indicare una espressione logica nella sua interezza si usa una lettera dell’alfabeto greco. Per esempio, si
può scrivere 𝛼 = 𝑝̅ ∧ (𝑝 ∨ 𝑞̅ ). Nel seguito, quando si vorrà riferirsi alla proposizione 𝑝̅ ∧ (𝑝 ∨ 𝑞̅ ) si potrà scrivere 𝛼. Un
altro aspetto importante da tenere in considerazione è l’uso delle parentesi. Infatti, esso è fondamentale come
nell’aritmetica. Se consideriamo l’espressione (𝑝 ∧ 𝑞) → 𝑟, questa ha un altro significato rispetto all’espressione 𝑝 ∧
(𝑞 → 𝑟). E proprio come nell’aritmetica possiamo stabilire un ordinamento tra i connettivi in modo da eliminare
qualche parentesi.
1) Negazione
2) Congiunzione e Disgiunzione nell’ordine in cui si presentano
3) Implicazione e Coimplicazione nell’ordine in cui si presentano.
Tuttavia, molte volte si preferisce un uso ridondante di parentesi per non generare confusione.

Esempio 6.1. Dalle due proposizioni, considerate nell’insieme dei numeri naturali:
p: 30 è multiplo di 7 q: 30 è multiplo di 6
costruisci:
a) 𝑝 ∧ 𝑞; b) 𝑞̅; c) 𝑝̅ ⋀𝑞; d) 𝑝⋁𝑞̅.
a) La proposizione 𝑝 ∧ 𝑞 si traduce in “30 è un multiplo sia di 7 che di 6”.
b) La proposizione 𝑞̅ si traduce in “30 non è un multiplo di 6”.
c) La proposizione 𝑝̅ ⋀𝑞 si traduce in “30 non è un multiplo di 7 ma lo è di 6”.
d) La proposizione 𝑝⋁𝑞̅ si traduce in “30 è un multiplo di 7 oppure non lo è di 6”.

Esempio 6.2. Date le seguenti proposizioni composte, indica con una lettera ogni proposizione atomica che le
compone e riscrivi in forma simbolica la proposizione composta.
1. Mangio carne ma non pesce.
2. Non è vero che mangio carne e pesce.
3. Non mangio carne o non mangio pesce.

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Osserviamo che tutte e tre le frasi sono formate dalle seguenti proposizioni atomiche:
p: “Mangio carne” q: “Mangio pesce”

Nella prima frase la prima compare in forma affermativa mentre della seconda compare la sua negazione. Le due
proposizioni sono collegate dalla preposizione “ma” che in logica si traduce con la congiunzione. Pertanto la
proposizione composta “Mangio carne ma non pesce” si traduce in simboli con 𝑝 ∧ 𝑞̅.
La seconda frase è la negazione della congiunzione delle due proposizioni atomiche. Pertanto la proposizione
composta “Non è vero che mangio carne e pesce” si traduce in simboli con ̅̅̅̅̅̅̅
𝑝 ∧ 𝑞.
Nella terza frase entrambe le proposizioni atomiche compaiono negate e sono collegate dalla disgiunzione “o” che, in
questo caso, possiamo ritenere inclusiva. Pertanto la proposizione composta “Non mangio carne o non mangio pesce”
si traduce in simboli con 𝑝̅ ∨ 𝑞̅.

Esercizio 6.1. Tradurre nel linguaggio naturale le seguenti proposizioni composte


› ̅̅̅̅̅̅̅̅
𝑝→𝑞 › 𝑝̅ ∧ 𝑞 › 𝑝 ̅̅̅̅̅̅̅
∨𝑞 › ̅̅̅̅̅̅̅
𝑝∧𝑞
› 𝑝̅ → 𝑞̅ › 𝑝 ⩒ 𝑞̅ › 𝑝̅ ∨ 𝑞̅ › 𝑝̅ ∧ 𝑞̅
dove p rappresenta la proposizione atomica “studio matematica” mentre q la proposizione atomica “gioco a calcio”.

Esercizio 6.2. Date le seguenti proposizioni composte, indica con una lettera ogni proposizione atomica che le
compone e riscrivi in forma simbolica la proposizione composta.
a. Sono andato in barca e non ho nuotato
b. Giovanni non studia né inglese né russo
c. Marco è un mio compagno ma non un mio amico.
Traduciamo il seguente ragionamento mediante espressioni logiche.
Se durante l’anno studio e sono promosso, mio padre mi lascerà andare in vacanza con i miei amici; ma se non vengo
promosso, non andrò in vacanza con loro.
Individuiamo le proposizioni atomiche.
p: “studio” q: “sono promosso” r: “vado in vacanza con i miei amici”
Possiamo riscrivere il ragionamento usando solo le proposizioni atomiche unite da connettivi.
Se studio e sono promosso, allora vado in vacanza con i miei amici e se non vengo promosso non vado in vacanza con
i miei amici.
In simboli
[(𝑝 ∧ 𝑞) → 𝑟] ∧ (𝑞̅ → 𝑟̅ )

Questa proposizione assume valore di verità a seconda dei valori di verità delle singole proposizioni atomiche che la
compongono.

7. Valori di verità di un’espressione logica

Così come è possibile calcolare il valore numerico di un’espressione algebrica, si può calcolare il valore di verità di una
espressione logica, una volta che siano noti i valori di verità delle variabili proposizionali che la compongono.
Riprendiamo l’esempio 6.1.
Esempio 7.1. Dalle due proposizioni, considerate nell’insieme dei numeri naturali:
p: 30 è multiplo di 7 q: 30 è multiplo di 6
Stabilisci il valore di verità delle seguenti proposizioni:
a) 𝑝 ∧ 𝑞; b) 𝑞̅; c) 𝑝̅ ⋀𝑞; d) 𝑝⋁𝑞̅.
a) Essendo p falsa, avremo che anche 𝑝 ∧ 𝑞 è falsa.
b) Essendo q vera, avremo che 𝑞̅ sarà falsa.
19
c) Essendo p falsa, avremo 𝑝̅ vera. Con q vera si ha che 𝑝̅ ⋀𝑞 è vera.
d) Essendo q vera, avremo che 𝑞̅ è falsa. Essendo anche p falsa, la proposizione 𝑝⋁𝑞̅ è falsa.

Esempio 7.2. Calcoliamo il valore di verità dell’espressione logica 𝛼 = (𝑝 ↔ 𝑞) → (𝑝̅ ∧ 𝑞) sapendo che p è falsa e q è
vera. Per conoscere il valore di verità di α dobbiamo conoscere il valore di verità di 𝛼1 = 𝑝 ↔ 𝑞 e di 𝛼2 = 𝑝̅ ∧ 𝑞.
Avendo p e q valori di verità diversi, 𝛼1 risulterà falsa. Inoltre, essendo p falsa, 𝑝̅ sarà vera e quindi 𝛼2 sarà vero essendo
anche q vera. Di conseguenza 𝛼 risulterà vera.
Un altro modo di procedere è quello di scrive sotto ogni proposizione il suo valore di verità.
(𝑝 ↔ 𝑞) → (𝑝̅ ∧ 𝑞)
F V V V
F V
V
Esempio 7.3. Calcoliamo il valore di verità dell’espressione logica
[(𝑝 ∧ 𝑞) → 𝑟] ∧ (𝑞̅ → 𝑟̅ )
che descrive il ragionamento del paragrafo precedente nel caso in cui sia vero che
non studio sono promosso non vado in vacanza con miei amici
E quindi che
p sia falsa q sia vera r sia falsa.

Anche se anche in questo caso possiamo procedere nei due modi descritti primi, essendo complessa ci conviene
utilizzare il secondo metodo.
[(𝑝 ∧ 𝑞) → 𝑟] ∧ (𝑞̅ → 𝑟̅ )
F V F F V
F F V
V V
V
Esercizio 7.1. Calcoliamo il valore di verità dell’espressione logica
[(𝑝 ∧ 𝑞) → 𝑟] ∧ (𝑞̅ → 𝑟̅ )
che descrive il ragionamento del paragrafo precedente nel caso in cui sia vero che
non studio non sono promosso vado in vacanza con miei amici
E quindi che
p sia falsa q sia falsa r sia vera.

Esercizio 7.2. Data la proposizione composta “Se sono promosso vado al mare”, indica le proposizioni atomiche che la
compongono. Supposto che la proposizione sia falsa, indica il valore di verità delle proposizioni semplici che la
compongono. Indica, infine, il valore di verità delle seguenti proposizioni, dopo averle scritte in forma simbolica.
a. “Sono stato promosso e sono andato al mare”.
b. “O sono promosso o vado al mare”
c. “Vado al mare se e solo se sono promosso”
d. “Non sono promosso e vado al mare”.

Esercizio 7.3. Indica il valore di verità delle seguenti proposizioni atomiche:

p: “1 è un numero primo”; q: “33 è un multiplo di 3”; r: “33 è un numero primo”.


Poi scrivi in forma simbolica le seguenti proposizioni composte e indica il loro valore di verità.
a. “1 non è un numero primo e 33 è un multiplo di 3”.
b. “Se 1 è un numero primo allora o 33 è un multiplo di 3 oppure 33 è un numero primo”.
c. “1 è un numero primo se e solo se 33 è un multiplo di 3 ed è un numero primo”.
d. “Se 33 è un multiplo di 3 ed è un numero primo allora anche 1 è un numero primo”.
20
e. “1 non è un numero primo o non è vero che 33 è un multiplo di 3”.
f. “1 non è un numero primo se e solo se o 33 non è un multiplo di 3 o non è un numero primo”.

8. Tavole di verità

Quando, invece, si vogliono conoscere tutti i valori di verità di una formula proposizionale in corrispondenza di tutti i
possibili valori di verità delle variabili proposizionali che la compongono, si costruiscono delle opportune tavole di
verità.
Supponiamo di avere una formula proposizionale contenente due variabili proposizionali, in questo caso si devono
considerare tutte le possibili coppie e cioè bisogna prendere il prodotto cartesiano dell’insieme {V, F} con se stesso e
cioè {V, F}2. Il numero di coppie possibili sarà 22=4.

p q

V V

V F

F V

F F

Nel caso in cui le variabili proposizionali sono tre, dovremo andare a prendere tutte le possibili triple presenti in {V, F}3
che saranno, dunque, 23=8.

p q r

V V V

V V F

V F V

V F F

F V V

F V F

F F V

F F F

Esempio 8.1. Calcoliamo tutti i possibili valori di verità della formula proposizionale 𝛼, essendo 𝛼 = (𝑝 ↔ 𝑞) →
(𝑝̅ ∧ 𝑞). Costruiamone quindi la tavola di verità. Andremo prima a scrivere la colonna delle negazioni se presenti e poi
delle formule proposizionali più semplici che compongono 𝛼

p q ̅
𝒑 𝒑↔𝒒 ̅∧𝒒
𝒑 𝜶

V V F V F F

V F F F F V

21
F V V F V V

F F V V F F

Dalla tavola di verità, deduciamo che 𝛼 è vera solo in due casi possibili: quando p è vera e q è falsa e viceversa. Cosa ti
ricorda?

Esempio 8.2. Calcoliamo tutti i possibili valori di verità della formula proposizionale 𝛼, essendo 𝛼 = [(𝑝 ∧ 𝑞) → 𝑟] ∧
(𝑞̅ → 𝑟̅ ). Costruiamone quindi la tavola di verità. Andremo prima a scrivere la colonna delle negazioni se presenti e
poi delle formule proposizionali più semplici che compongono 𝛼

p q r ̅
𝒒 𝒓̅ 𝒑∧𝒒 (𝒑 ∧ 𝒒) → 𝒓 ̅ → 𝒓̅
𝒒 𝜶

V V V F F V V V V

V V F F V V F V F

V F V V F F V F F

V F F V V F V V V

F V V F F F V V V

F V F F V F V V V

F F V V F F V F F

F F F V V F V V V

Dalla tavola di verità, deduciamo che 𝛼 è falsa solo in tre casi possibili: quando p e q sono vere e r è falsa, quando p e
r sono vere e q è falsa e, infine, quando p e q sono entrambe false e r è vera. Ricordando il significato di p, q e r alla
fine del paragrafo 6 possiamo dire che il ragionamento che la formula 𝛼 descrive è falso

› quando è vero che studio e sono promosso ma non vado al mare con i miei amici;
› quando è vero che studio e vado al mare con i miei amici ma non sono promosso;
› quando è vero che vado al mare con i miei amici ma non studio e non sono promosso.

Esercizio 8.1. Determina la tavola di verità delle seguenti formule.

1. ̅̅̅̅̅̅̅̅̅
(𝑝 ∧ 𝑞) ∨ 𝑝 2. (𝑝̅ ↔ 𝑞) → 𝑝 3. (𝑝 ∨ 𝑞̅ ) ↔ 𝑞

Dal test di medicina del 2018 Dal test di veterinaria del 2019 Dal test di medicina del 2019

Esercizio 8.2. Determina la tavola di verità delle seguenti formule.

1. 𝑝 → (𝑞 ⩒ 𝑟) 2. (𝑝̅ ∨ 𝑞) ∧ (𝑟 → 𝑞) 3. (𝑝̅ ↔ 𝑞̅ ) → (𝑟̅ ∨ 𝑞)

9. Tautologie e contraddizioni
Consideriamo la proposizione «o oggi piove o oggi non piove». In essa individuiamo un’unica proposizione atomica:
«oggi piove» che indichiamo con p. La proposizione «o oggi piove o oggi non piove» si traduce nel linguaggio logico
con la formula 𝑝 ⩒ 𝑝̅ . La tavola di verità di questa espressione logica è la seguente.

𝒑 ̅
𝒑 ̅
𝒑⩒ 𝒑

22
V F V

F V V

Notiamo che la formula è sempre vera, qualunque sia il valore di verità della variabile proposizionale p.

Consideriamo adesso la proposizione «oggi piove e oggi non piove». Anche in questo caso, individuiamo un’unica
proposizione atomica: «oggi piove» che indichiamo con p. La proposizione «oggi piove e oggi non piove» si traduce
nel linguaggio logico con la formula 𝑝 ∧ 𝑝̅ . La tavola di verità di questa espressione logica è la seguente.

𝒑 ̅
𝒑 ̅
𝒑∧ 𝒑

V F F

F V F

Notiamo che la formula è sempre falsa, qualunque sia il valore di verità della variabile proposizionale p.

Quelli osservati sono casi particolari che in logica prendono il nome rispettivamente di tautologie e contraddizioni.

Una tautologia è una proposizione composta che assume valore vero per ogni valore di verità delle proposizioni
semplici che la compongono. Una contraddizione è una proposizione composta che assume valore falso per ogni
valore di verità delle proposizioni semplici che la compongono.

In realtà, osservata da vicino, la formula 𝒑 ⩒ 𝒑̅ non è altro che la traduzione in simboli del principio del terzo escluso:
una proposizione o è vera o è falsa, non esiste una terza possibilità. Mentre la negazione della formula 𝒑 ∧ 𝒑 ̅ e,
̅̅̅̅̅̅̅̅
dunque, 𝒑 ∧ 𝒑 ̅ è la traduzione del principio di non contraddizione: non è possibile che una proposizione sia vera e
falsa contemporaneamente.

Esempio 9.1. Determiniamo se l’espressione logica 𝜶 = (𝒑 ∧ 𝒒) → 𝒒 è una tautologia o una contraddizione.


Scriviamone, quindi, la tavola di verità.

p q 𝒑∧𝒒 𝜶
V V V V
V F F V
F V F V
F F F V

Essendo α sempre vera qualunque siano i valori di verità di p e q, possiamo dedurre che α è una tautologia.

Esempio 9.2. Determiniamo se l’espressione logica 𝜷 = 𝒑 ∧ ̅̅̅̅̅̅̅̅


𝒒 → 𝒑 è una tautologia o una contraddizione.
Scriviamone, quindi, la tavola di verità.

p q 𝒒→𝒑 ̅̅̅̅̅̅̅̅
𝒒→𝒑 𝜷
V V V F F
V F V F F
F V F V F
F F V F F

23
Essendo α sempre falsa qualunque siano i valori di verità di p e q, possiamo dedurre che α è una contraddizione.

Esercizio 9.1. Date le proposizioni p e q, costruisci la tavola di verità delle seguenti proposizioni composte e verifica se
sono tautologie, contraddizioni o nessuna delle due.

a. (𝑝 ∧ 𝑞) ∨ 𝑝̅ ̅̅̅̅̅̅̅
d. (𝑝 ∧ 𝑞̅ ) ↔ (𝑝̅ ∨ 𝑞)
b. (𝑝 ∧ 𝑞̅ ) → (𝑝 ∨ 𝑞̅ ) e. (𝑝 ∨ 𝑞̅ ) → (𝑞 ∨ 𝑝)
c. (𝑝 ∧ 𝑞̅ ) ↔ (𝑝̅ ∨ 𝑞) f. [(𝑝 → 𝑞) ∧ (𝑝 → 𝑞̅ )] ↔ 𝑝

10. Formule proposizionali logicamente equivalenti


Date le variabili proposizionali p e q, consideriamo le due espressioni logiche 𝑝 → 𝑞 e 𝑝̅ ∨ 𝑞. Costruiamo le loro tavole
di verità.

p q 𝒑→𝒒 p q ̅
𝒑 ̅∨𝒒
𝒑
V V V V V F V
V F F V F F F
F V V F V V V
F F V F F V V

Notiamo che le due proposizioni composte hanno la stessa tavola di verità. Diciamo allora che le due proposizioni sono
logicamente equivalenti.
Dunque, due proposizioni si dicono logicamente equivalenti (o semplicemente equivalenti) se hanno la stessa tavola
di verità.
Il procedimento che ci permette di accertare che le tavole di verità sono uguali si chiama verifica.
Se due formule proposizionali α e β sono logicamente equivalenti scriviamo α = β. Quindi scriviamo 𝑝 → 𝑞 = 𝑝̅ ∨ 𝑞.
Tutte le tautologie sono logicamente equivalenti tra loro e le indicheremo con ⊤. Per esempio,
𝒑 ⩒ ̅𝒑 = (𝒑 ∧ 𝒒) → 𝒒 = ⊤.
Tutte le contraddizioni sono logicamente equivalenti tra loro e le indicheremo con ⊥. Per esempio,
𝒑∧ 𝒑 ̅ = 𝒑 ∧ ̅̅̅̅̅̅̅̅
𝒒 → 𝒑 =⊥ .
Esempio 10.1. Verifichiamo che 𝑝 ↔ 𝑞 = (𝑝 → 𝑞) ∧ (𝑞 → 𝑝). Scriviamo la tavola di verità di ciascuna espressione
logica e verifichiamo che siano uguali.
p q 𝒑↔𝒒 p q 𝒑→𝒒 𝒒→𝒑 (𝒑 → 𝒒) ∧ (𝒒 → 𝒑)
V V V V V V V V
V F F V F F V F
F V F F V V F F
F F V F F V V V
Questo spiega perché molte volte la coimplicazione materiale è chiamata doppia implicazione.
Esercizio 10.1. Stabilisci se le seguenti uguaglianze sono vere o false.
a. ̅̅̅̅̅̅̅
𝑝 ∧ 𝑞 = (𝑝 ∨ 𝑞) → 𝑝̅
b. 𝑝 → 𝑞̅ = ̅̅̅̅̅̅̅
𝑝∧𝑞
c. 𝑝 ∨ 𝑞 = 𝑝̅ → (𝑝 ∧ 𝑞)
d. ̅̅̅̅̅̅̅
𝑝̅ ∧ 𝑞 = (𝑝̅ ∧ 𝑞) → (𝑞̅ ∧ 𝑝)
Esempio 10.2. Nel diario del giovane Telesforo è scritto: “Nonno Ubaldo dice che quando era giovane ha traversato
l’oceano Atlantico a nuoto e che riusciva a battere in velocità le balene. Secondo me questa è una bugia.”
Si dica cosa si può correttamente dedurre dalla convinzione di Telesforo.
A) Se Nonno Ubaldo riusciva a battere in velocità le balene allora non ha traversato l’oceano Atlantico a nuoto
B) A Nonno Ubaldo non piacciono le balene
C) Nonno Ubaldo ha traversato l’oceano Atlantico a nuoto ma non riusciva a battere in velocità le balene

24
D) Nonno Ubaldo non ha traversato l’oceano Atlantico a nuoto ma riusciva comunque a battere in velocità le
balene
E) Nonno Ubaldo non ha traversato l’oceano Atlantico a nuoto e non riusciva a battere in velocità le balene

La risposta corretta è la A. Vediamo perché. Riscriviamo il testo contenuto nel diario di Telesforo in modo da tradurlo
in simboli logici. “Non è vero che da giovane nonno Ubaldo ha traversato l’oceano Atlantico e riusciva a battere in
velocità le balene.” In esso individuiamo due proposizioni atomiche, p: “Da giovane nonno Ubaldo ha traversato
l’oceano Atlantico a nuoto”, q: “Da giovane nonno Ubaldo riusciva a battere in velocità le balene”.
L’intero testo si tradurrà quindi con ̅̅̅̅̅̅̅
𝑝 ∧ 𝑞 che ha la seguente tavola di verità.

p q 𝒑∧𝒒 ̅̅̅̅̅̅̅
𝒑∧𝒒
V V V F
V F F V
F V F V
F F F V
Ora la risposta corretta è quella che viene tradotta con un’espressione logica equivalente a quella del testo. Questo ci
consente di escludere già l’opzione B, perché nel testo non si fa riferimento al fatto che a Nonno Ubaldo piacessero o
meno le balene. L’opzione A è tradotta con 𝑞 → 𝑝̅ . L’opzione C è tradotto con 𝑝 ∧ 𝑞̅. L’opzione D è tradotta con 𝑝̅ ∧ 𝑞.
L’opzione E è tradotta con 𝑝̅ ∧ 𝑞̅. Scriviamo per ciascuna espressione logica la tavola di verità.
Opzione A Opzione C
p q ̅
𝒑 𝒒→𝒑̅ p q ̅
𝒒 𝒑∧𝒒̅
V V F F V V F F
V F F V V F V V
F V V V F V F F
F F V V F F V F

Opzione D Opzione E
p q ̅
𝒑 ̅∧𝒒
𝒑 p q ̅
𝒑 ̅
𝒒 ̅∧𝒒
𝒑 ̅
V V F F V V F F F
V F F F V F F V F
F V V V F V V F F
F F V F F F V V V
Pertanto la risposta corretta è la A.
Esercizio 10.2. Data la proposizione “Maria va a scuola in autobus o in bicicletta” individua, tra le seguenti proposizioni,
quella a essa equivalente.
A. Se Maria va a scuola in autobus allora non va in bicicletta.
B. Se Maria non va a scuola in autobus allora va in bicicletta.
C. Maria va a scuola in autobus ma non in bicicletta.
D. Maria va a scuola o in autobus o in bicicletta.

11. Implicazione inversa, contraria e contronominale


Siano p e q variabili proposizionali. Dalla implicazione 𝑝 → 𝑞 è possibile ottenere altre tre formule proposizionali:
› la proposizione 𝑞 → 𝑝, ottenuta scambiando tra loro antecedente e conseguente. Tale proposizione è detta
proposizione inversa di 𝑝 → 𝑞;
› la proposizione 𝑝̅ → 𝑞̅ , ottenuta negando sia l’antecedente che il conseguente. Tale proposizione è detta
proposizione contraria di 𝑝 → 𝑞;
› la proposizione 𝑞̅ → 𝑝̅ , ottenuta scambiando tra loro la negazione dell’antecedente con quella del
conseguente. Tale proposizione è detta proposizione contronominale di 𝑝 → 𝑞.

25
In questo contesto la proposizione 𝑝 → 𝑞 è detta diretta.

Esempio 11.1. Consideriamo la proposizione diretta 𝑝 → 𝑞 «Se mangi la frutta allora ti porto al parco» essendo p:
«mangi la frutta» e q: «ti porto al parco».
› La proposizione inversa 𝑞 → 𝑝 sarà «Se ti porto al parco allora mangi la frutta».
› La proposizione contraria 𝑝̅ → 𝑞̅ sarà «Se non mangi la frutta allora non ti porto al parco».
› La proposizione contronominale 𝑞̅ → 𝑝̅ sarà «Se non ti porto al parco, allora non mangi la frutta».
Consideriamo le variabili proposizionali p e q e scriviamo le tavole di verità delle quattro proposizioni:
Diretta Inversa
p q 𝒑→𝒒 p q 𝒒→𝒑
V V V V V V
V F F V F V
F V V F V F
F F V F F V

Contronominale Contraria
p q ̅
𝒒 ̅
𝒑 ̅→𝒑
𝒒 ̅ p q ̅
𝒑 ̅
𝒒 ̅→𝒒
𝒑 ̅
V V F F V V V F F V
V F V F F V F F V V
F V F V V F V V V F
F F V V V F F V F V
Osserviamo che solo la proposizione contronominale è logicamente equivalente alla proposizione diretta avendo
tavole di verità uguali e, dunque, dalla verità dell’implicazione diretta discende la verità dell’implicazione
contronominale e viceversa.
Osserviamo, inoltre, che sono logicamente equivalenti le proposizioni contraria e inversa, avendo anche quest’ultime
tavole di verità uguali e, dunque, dalla verità dell’implicazione contraria discende la verità dell’implicazione inversa e
viceversa.
Ma dalla verità dell’implicazione diretta non si può affermare la verità dell’implicazione inversa e viceversa. Infatti
consideriamo la proposizione “se un numero è divisibile per 4 allora è anche divisibile per 2”. Questa implicazione
“diretta” è vera e, quindi, sarà vera anche la sua contronominale “se un numero non è divisibile per 2 allora non è
divisibile per 4”. Mentre scrivendo l’inversa “se un numero è divisibile per 2 allora è divisibile per 4”, ci rendiamo conto
che questa è falsa. Si pensi per esempio a 6 che è divisibile per 2 ma non per 4.
Esercizio 11.1. Considera l’implicazione «Se Luca è nato a Roma, allora è italiano». Scrivi le implicazioni inversa,
contraria e contronominale.
Esempio 11.2. L’affermazione “quando bevo troppo, mi si gonfia lo stomaco” equivale a:
A. se non mi si gonfia lo stomaco allora non ho bevuto troppo
B. non mi si gonfia lo stomaco pur avendo bevuto troppo
C. a volte capita che non mi si gonfi lo stomaco pur avendo bevuto troppo
D. se mi si gonfia lo stomaco vuol dire che ho bevuto troppo
E. bevo troppo o mi si gonfia lo stomaco
La risposta corretta è la A. Infatti l’affermazione “quando bevo troppo, mi si gonfia lo stomaco” può essere riscritta
come “se bevo troppo, mi si gonfia lo stomaco”. Pertanto essa è del tipo 𝑝 → 𝑞, essendo p: “bevo troppo” e q: “mi si
gonfia lo stomaco”.
Solo l’opzione A è logicamente equivalente alla proposizione in quanto rappresenta la sua contronominale 𝑞̅ → 𝑝̅ .
L’opzione B si può riscrivere come “bevo troppo e non mi si gonfia lo stomaco” e, quindi, si traduce con 𝑝 ∧ 𝑞̅ che si
verifica facilmente con la tavola di verità non essere equivalente a 𝑝 → 𝑞
L’opzione C contiene l’avverbio “a volte” che non rientra nel nostro caso.
L’opzione D rappresenta l’implicazione inversa della proposizione in oggetto, 𝑞 → 𝑝 che non è equivalente a 𝑝 → 𝑞.

26
L’opzione E si traduce con 𝑝 ∨ 𝑞, che sappiamo non essere equivalente a 𝑝 → 𝑞.
Esercizio 11.2. La proposizione «se 4 è un numero pari, allora 2 è un suo divisore» equivale a
A. se 4 non è un numero pari, allora 2 non è un divisore di 4
B. se 4 è un numero pari, allora 2 non è un divisore di 4
C. se 4 non è un numero pari, allora 2 è un divisore di 4.
D. se 2 non è un divisore di 4, allora 4 non è un numero pari
E. se 2 non è un numero pari, allora 4 non è un divisore di 2
Motiva in modo opportuno la tua risposta.
Esercizio 11.3. Data la proposizione “Se un animale abbaia, allora non è un gatto”, individua tra le seguenti proposizioni
l’inversa, la contraria e la contronominale.
a) Se un animale è un gatto, allora non abbaia.
b) Se un animale non è un gatto, allora non abbaia.
c) Se un animale non è un gatto, allora abbaia.
d) Se un animale non abbaia, allora è un gatto.
e) Se un animale non abbaia, allora non è un gatto.
Esercizio 11.4. Per ciascuna delle seguenti proposizioni, scrivi la contraria, l’inversa e la contronominale.
› “Se scrivo non dormo”.
› “Se non metto il cappotto, non esco”
› “Se non leggo, guardo la TV”.

12. Proprietà delle operazioni logiche


Le operazioni logiche godono di numerose proprietà formali. La verifica di tali proprietà si esegue mediante le tavole
di verità. Riassumiamo qui le proprietà principali.
Iniziamo con quelle della congiunzione e della disgiunzione inclusiva.

∧ ∨
Principio di identità 𝒑∧⊤=𝒑 𝒑 ∨⊥= 𝒑
Legge di annullamento 𝒑 ∧ ⊥=⊥ 𝒑∨⊤=⊤
Proprietà commutativa 𝒑∧𝒒=𝒒∧𝒑 𝒑∨𝒒=𝒒∨𝒑
Proprietà associativa (𝒑 ∧ 𝒒) ∧ 𝒓 = 𝒑 ∧ (𝒒 ∧ 𝒓) (𝒑 ∨ 𝒒) ∨ 𝒓 = 𝒑 ∨ (𝒒 ∨ 𝒓)
Idempotenza 𝒑∧𝒑=𝒑 𝒑∨𝒑=𝒑
Ricorda che ⊤ sta a indicare una tautologia, ovvero una proposizione sempre vera, mentre ⊥ sta a indicare una
contraddizione, ovvero una proposizione sempre falsa e l’uguaglianza tra due proposizioni vuol dire che sono
logicamente equivalenti, ovvero hanno la stessa tavola di verità.
Verifichiamo, per esempio, la proprietà associativa della congiunzione.

p q r 𝒑∧𝒒 (𝒑 ∧ 𝒒) ∧ 𝒓 p q r 𝒒∧𝒓 𝒑 ∧ (𝒒 ∧ 𝒓)
V V V V V V V V V V
V V F V F V V F F F
V F V F F V F V F F
V F F F F V F F F F
F V V F F F V V V F
F V F F F F V F F F
F F V F F F F V F F
F F F F F F F F F F

Valgono, inoltre, alcune proprietà che legano congiunzione e disgiunzione inclusiva come mostrato nella seguente
tabella.
Proprietà distributiva di ∧ rispetto a ∨ 𝒑 ∧ (𝒒 ∨ 𝒓) = (𝒑 ∧ 𝒒) ∨ (𝒑 ∧ 𝒓)
27
Proprietà distributiva di ∨ rispetto a ∧ 𝒑 ∨ (𝒒 ∧ 𝒓) = (𝒑 ∨ 𝒒) ∧ (𝒑 ∨ 𝒓)
𝒑 ∧ (𝒑 ∨ 𝒒) = 𝒑
Leggi di assorbimento
𝒑 ∨ (𝒑 ∧ 𝒒) = 𝒑
Dimostriamo, per esempio, le leggi di assorbimento.

p q 𝒑∨𝒒 𝒑 ∧ (𝒑 ∨ 𝒒) p q 𝒑∧𝒒 𝒑 ∨ (𝒑 ∧ 𝒒)
V V V V V V V V
V F V V V F F V
F V V F F V F F
F F F F F F F F
Esercizio 12.1. Dimostrare la proprietà distributiva di ∨ rispetto a ∧ utilizzando le tavole di verità.
̿ = 𝒑.
Per la negazione vale la legge della doppia negazione che abbiamo già verificato nel paragrafo 3: 𝒑

Valgono ancora le leggi de Morgan che combinano congiunzione e disgiunzione inclusiva con la negazione.
̅̅̅̅̅̅̅
𝒑∧𝒒=𝒑 ̅∨𝒒
̅
Leggi di De Morgan
̅̅̅̅̅̅̅
𝒑∨𝒒=𝒑 ̅∧𝒒
̅
Dimostriamo la prima legge di De Morgan.
p q 𝒑∧𝒒 ̅̅̅̅̅̅̅
𝒑∧𝒒 p q ̅
𝒑 ̅
𝒒 ̅∨𝒒
𝒑 ̅
V V V F V V F F F
V F F V V F F V V
F V F V F V V F V
F F F V F F V V V
Esercizio 12.2. Dimostra la seconda legge di De Morgan utilizzando le tavole di verità.
Esempio 12.1. Qual è la negazione della proposizione “Mangio e bevo”?
A. Non mangio e bevo.
B. Non mangio e non bevo.
C. Non mangio o non bevo.
D. Mangio e non bevo.
La risposta esatta è la C. Infatti la proposizione da negare si traduce con 𝑝 ∧ 𝑞, dove p: “Mangio” e q: “Bevo”. Per la
prima legge di De Morgan avremo ̅̅̅̅̅̅̅
𝑝 ∧ 𝑞 = 𝑝̅ ∨ 𝑞̅ , ovvero “non mangio o non bevo”.

Esempio 12.2. Qual è la negazione della proposizione “Dormo o son desto”?


A. Non dormo e sono desto.
B. Non dormo e non son desto.
C. Non dormo o non son desto.
D. Non dormo o son desto.
La risposta esatta e la B. Infatti la proposizione da negare si traduce con 𝑝 ∧ 𝑞, dove p: “Dormo” e q: “Son desto”. Per
la seconda legge di De Morgan avremo ̅̅̅̅̅̅̅
𝑝 ∨ 𝑞 = 𝑝̅ ∧ 𝑞̅, ovvero “non dormo e non son desto”.
Esempio 12.3. Qual è la negazione della proposizione “Non ho studiato e sono uscito”?
Traduciamo la proposizione in simboli logici. Siano p: “ho studiato” e q: “sono uscito”, la proposizione “Non ho studiato
e sono uscito” si traduce in simboli logici con 𝑝̅ ∧ 𝑞 e la sua negazione ̅̅̅̅̅̅̅
𝑝̅ ∧ 𝑞. Applicando la prima legge di De Morgan
e la legge della doppia negazione, avremo ̅̅̅̅̅̅̅
𝑝̅ ∧ 𝑞 = 𝑝̿ ∨ 𝑞̅ = 𝑝 ∨ 𝑞̅ ovvero “ho studiato o non sono uscito”.

Esempio 12.4. “Non è vero che Amelia non dorme o Giuseppe non legge” equivale a:

28
A. Amelia dorme e Giuseppe non legge.
B. Amelia non dorme e Giuseppe legge.
C. Amelia dorme e Giuseppe legge.
D. Amelia dorme o Giuseppe legge.
E. Amelia dorme o Giuseppe non legge.
La risposta corretta è la C. Infatti essendo p: “Amelia dorme” e q: “Giuseppe legge”, la proposizione “Non è vero che
Amelia non dorme o Giuseppe non legge” si traduce con ̅̅̅̅̅̅̅ 𝑝̅ ∨ 𝑞̅. Applicando la seconda legge di De Morgan e la legge
della doppia negazione avremo ̅̅̅̅̅̅̅
𝑝̅ ∨ 𝑞̅ = 𝑝̿ ∧ 𝑞̿ = 𝑝 ∧ 𝑞, ovvero Amelia dorme e Giuseppe legge.
Esempio 12.5. Qual è la negazione della proposizione “Almeno una tra Carolina ed Elisa porta gli occhiali, ma Ettore
no”.
Traduciamo la proposizione in simboli logici. La proposizione può essere riscritta come “(Carolina porta gli occhiali
oppure Elisa porta gli occhiali) e Ettore non porta gli occhiali”. Siano p: “Carolina porta gli occhiali”, q: “Elisa porta gli
occhiali” e r: “Ettore porta gli occhiali”. La proposizione “Almeno una tra Carolina ed Elisa porta gli occhiali, ma Ettore
no” si traduce, dunque, con (𝑝 ∨ 𝑞) ∧ 𝑟̅ . Applicando le leggi di De Morgan e quella della doppia negazione avremo
̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅
(𝑝 ∨ 𝑞) ∧ 𝑟̅ = ̅̅̅̅̅̅̅̅̅
(𝑝 ∨ 𝑞) ∨ 𝑟̿ = (𝑝̅ ∧ 𝑞̅ ) ∨ 𝑟, ovvero “Carolina non porta gli occhiali e non li porta neanche Elisa oppure li
porta Ettore” oppure, equivalentemente “Nessuna tra Carolina ed Elisa porta gli occhiali oppure Ettore li porta”.
Esercizio 12.3. Determina la negazione delle seguenti proposizioni molecolari.

› Silvia e Sara vanno alla festa.


› Oggi piove e non fa freddo.
› Anna non è francese e non insegna matematica
› 40 è pari o non è un multiplo di 6.
› Luca va in piscina con la mamma o con la baby sitter.
› Andrea non studia al liceo o non va al conservatorio.
› Anna e Chiara sono insegnanti mentre Lorenzo non lo è.
› Silvia va al mare o in montagna, mentre Giulia non parte.
Esercizio 12.4. La proposizione “Non è vero che la giornata è calda e senza vento” è equivalente a quale delle seguenti
proposizioni?
A. La giornata è calda e ventosa.
B. Se la giornata non è calda allora è ventosa.
C. La giornata non è calda oppure è ventosa.
D. Non è vero che giornata non è calda né ventosa.
E. Nessuna delle precedenti.
Vediamo, adesso, le proprietà dell’implicazione materiale.

Proprietà riflessiva dell’implicazione 𝒑→𝒑=⊤


Implicazione in funzione di ∨ e della negazione 𝒑→𝒒=𝒑 ̅∨𝒒
Proprietà della contronominale 𝒑→𝒒=𝒒 ̅→𝒑 ̅
Proprietà transitiva dell’implicazione [(𝒑 → 𝒒) ∧ (𝒒 → 𝒓)] → (𝒑 → 𝒓) = ⊤
La seconda è già stata dimostrata nel paragrafo 10 mentre la terza nel paragrafo 11. Proviamo, adesso, la proprietà
transitiva dell’implicazione.
p q r 𝒑→𝒒 𝒒→𝒓 (𝒑 → 𝒒) ∧ (𝒒 → 𝒓) 𝒑→𝒓 [(𝒑 → 𝒒) ∧ (𝒒 → 𝒓)] → (𝒑 → 𝒓)
V V V V V V V V
V V F V F F F V
V F V F V F V V
V F F F V F F V

29
F V V V V V V V
F V F V F F V V
F F V V V V V V
F F F V V V V V
Esercizio 12.4. Dimostra la proprietà riflessiva dell’implicazione.
Esempio 12.6. Quale tra le seguenti è la negazione della proposizione “Se Carlo va in discoteca allora passa a prendere
Paola”?
A. Carlo non va in discoteca o non passa a prendere Paola.
B. Carlo va in discoteca o non passa a prendere Paola.
C. Carlo non va in discoteca e passa a prendere Paola.
D. Carlo va in discoteca e non passa a prendere Paola.
E. Carlo non va in discoteca e non passa a prendere Paola.
Osserviamo che ogni opzione è espressa mediante congiunzioni/disgiunzioni e negazioni. Per capire, quale alternativa
è corretta, traduciamo la proposizione “Non è vero che se Carlo va in discoteca allora passa a prendere Paola”. Se p:
“Carlo va in discoteca” e q: “Carlo passa a prendere Paola”, avremo ̅̅̅̅̅̅̅̅.
𝑝 → 𝑞 Utilizziamo le proprietà viste per esprimere
la proposizione ̅̅̅̅̅̅̅̅
𝑝 → 𝑞 in termini di congiunzioni/disgiunzioni e negazioni.
̅̅̅̅̅̅̅̅
𝒑→𝒒=
Implicazione in funzione di ∨ e della negazione
= ̅̅̅̅̅̅̅
̅∨𝒒=
𝒑
II legge di De Morgan
̿∧𝒒
=𝒑 ̅=
Legge della doppia negazione
̅
=𝒑∧𝒒
Pertanto, ̅̅̅̅̅̅̅̅
𝒑 →𝒒= 𝒑∧𝒒 ̅ ovvero la negazione della proposizione “Se Carlo va in discoteca allora passa a prendere
Paola” è “Carlo va in discoteca e non passa a prendere Paola”. Quindi la risposta corretta è la D.
Esercizio 12.5. Scrivi la negazione della proposizione “Se non piove vado al mare” in termini di congiunzione e
negazione.
(Suggerimento: usa l’equivalenza appena dimostrata)
Vediamo, infine, le proprietà della coimplicazione materiale.
Proprietà della doppia implicazione 𝒑 ↔ 𝒒 = (𝒑 → 𝒒) ∧ (𝒒 → 𝒑)
Proprietà riflessiva della coimplicazione 𝒑↔𝒑=⊤
Proprietà simmetrica della coimplicazione 𝒑↔𝒒=𝒒↔𝒑
Proprietà transitiva della coimplicazione [(𝒑 ↔ 𝒒) ∧ (𝒒 ↔ 𝒓)] → (𝒑 ↔ 𝒓) = ⊤
Proprietà della contrapposta 𝒑↔𝒒=𝒑 ̅↔𝒒 ̅
La prima proprietà è già stata dimostrata nel paragrafo 10 (Esempio 10.1). Verifichiamo la proprietà della contrapposta
utilizzando le proprietà già studiate.
𝒑↔𝒒=
Proprietà della doppia implicazione
= (𝒑 → 𝒒) ∧ (𝒒 → 𝒑) =
Proprietà della contronominale
= (𝒒 ̅ ) ∧ (𝒑
̅→𝒑 ̅) =
̅→𝒒
Proprietà commutativa della ∧
= (𝒑 ̅) ∧ (𝒒
̅→𝒒 ̅) =
̅→𝒑
Proprietà della doppia implicazione
̅↔𝒒
=𝒑 ̅
Esercizio 12.6. Dimostra la proprietà transitiva della coimplicazione.
30
̅̅̅̅̅̅̅
Esempio 12.7. Utilizzando le proprietà delle operazioni logiche, verifichiamo l’identità (𝑝 ̅̅̅̅̅̅̅
∧ 𝑞̅ ) ∨ (𝑝 ∨ 𝑞 ∧ 𝑞) = 𝑝̅ ∨ 𝑞.
̅̅̅̅̅̅̅
(𝑝 ̅̅̅̅̅̅̅
∧ 𝑞̅ ) ∨ (𝑝 ∨ 𝑞 ∧ 𝑞) = 𝑝̅ ∨ 𝑞̿ ∨ (𝑝̅ ∧ 𝑞̅ ∧ 𝑞) = 𝑝̅ ∨ 𝑞 ∨ (𝑝̅ ∧ ⊥) = 𝑝̅ ∨ 𝑞 ∨ 𝑝̅ = 𝑝̅ ∨ 𝑝̅ ∨ 𝑞 = 𝑝̅ ∨ 𝑞

Per le leggi di Per la legge della Per il Per


Per la
De Morgan doppia negazione ed principio l’idempotenza
proprietà
essendo di commutativa
𝑞̅ ∧ 𝑞 =⊥ identità di ∨
Esercizio 12.7. Utilizzando le proprietà delle operazioni logiche, verifica le seguenti identità.
̅̅̅̅̅̅̅̅
1. 𝑝 → 𝑞̅ = 𝑝 ∧ 𝑞.
2. (𝑝 → 𝑞̅ ) ∧ (𝑝 ∨ ̅̅̅̅̅̅̅
𝑝 ∧ 𝑝̅ ) = ̅̅̅̅̅̅̅
𝑝 ∧ 𝑞.

13. Regole di deduzione


Un ragionamento è costituito da una serie di proposizioni che si possono dividere in due parti:
a. alcune affermazioni, dette premesse, di cui è nota la verità;
b. dalla verità delle premesse si deduce la verità di un’altra affermazione, detta conclusione.
Un ragionamento è valido se da premesse vere giungiamo a una conclusione vera. In questo caso prende anche il
nome di deduzione logica.
Alcune tautologie consentono di chiarire e giustificare questo modo di procedere, permettendo di formulare delle
regole di deduzione o regole di inferenza, ossia regole mediante le quali dalla verità delle premesse si può dedurre la
verità della conclusione. Ciascuna di tali regole può essere rappresentata sinteticamente secondo uno schema analogo
a quello seguente:
𝒑𝟏 Vera
𝒑𝟐 Vera
Premesse

𝒑𝒏 Vera

Conclusione 𝒑 Vera

PROPRIETÀ 1: Una regola di deduzione, che a partire dalle premesse 𝑝1 , 𝑝2 , … , 𝑝𝑛 deduce la conclusione 𝑝, è corretta se
e solo se la formula proposizionale (𝑝1 ∧ 𝑝2 ∧ … ∧ 𝑝𝑛 ) → 𝑝 è una tautologia.
PROPRIETÀ 2: Un ragionamento è valido se la regola di deduzione sul quale si basa è corretta.
Esempio 13.1. Date le due premesse:
› “Se Pierino non ha rubato le caramelle e Carlotta non ha fatto i capricci, allora la mamma è stata severa”
› “La mamma non è stata severa e Pierino non ha rubato le caramelle”
si può dedurre che “Carlotta ha fatto i capricci”?

Siano p: “Pierino ha rubato le caramelle”, q: “Carlotta ha fatto i capricci” e r: “la mamma è stata severa”. La prima
premessa è formalizzata da (𝑝̅ ∧ 𝑞̅ ) → 𝑟 mentre la seconda da 𝑟̅ ∧ 𝑝̅ . Per rispondere alla domanda dobbiamo verificare
se la regola

(𝒑 ̅) → 𝒓
̅∧𝒒
𝒓̅ ∧ 𝒑
̅

𝒒
è corretta.

31
̅) → 𝒓) ∧ (𝒓̅ ∧ 𝒑
̅∧𝒒
A tal fine basta verificare se la forma proposizionale (((𝒑 ̅ )) → 𝒒 è una tautologia. Possiamo farlo
in due modi: con la tavola di verità o con le equivalenze logiche.
Verifichiamolo con la tavola di verità.

𝒑 𝒒 𝒓 ̅
𝒑 ̅
𝒒 ̅∧𝒒
𝒑 ̅ (𝒑 ̅) → 𝒓
̅∧𝒒 𝒓̅ 𝒓̅ ∧ 𝒑
̅ ((𝒑 ̅) → 𝒓) ∧ (𝒓̅ ∧ 𝒑
̅∧𝒒 ̅) (((𝒑 ̅) → 𝒓) ∧ (𝒓̅ ∧ 𝒑
̅∧𝒒 ̅)) → 𝒒
V V V F F F V F F F V
V V F F F F V V F F V
V F V F V F V F F F V
V F F F V F V V F F V
F V V V F F V F F F V
F V F V F F V V V V V
F F V V V V V F F F V
F F F V V V F V V F V
Pertanto, dalle premesse date si deduce che “Carlotta ha fatto i capricci”. Del resto, potevamo fermarci all’espressione
̅∧𝒒
((𝒑 ̅) (la congiunzione delle due premesse). Infatti notiamo che le due premesse sono
̅) → 𝒓) ∧ (𝒓̅ ∧ 𝒑
contemporaneamente vere solo in un caso quando p e r sono false e q è vera e cioè quando è vero che Pierino non ha
rubato le caramelle, la mamma non è stata severa e Carlotta ha fatto i capricci.
Un altro modo per verificare la correttezza della deduzione è ragionare in modo diretto sulla regola. Dalla verità della
seconda premessa 𝒓̅ ∧ 𝒑 ̅ segue che 𝒓̅ e 𝒑
̅ devono essere entrambe vere (è una congiunzione) e, dunque, 𝒓 e 𝒑 devono
essere false. Dalla verità della prima premessa e dal fatto che 𝒓 è falsa segue che 𝒑 ̅∧𝒒 ̅ deve essere falsa (è
un’implicazione), ma essendo 𝒑 ̅ è vera, 𝒒
̅ deve essere falsa e, quindi, 𝒒 vera. Pertanto, Carlotta ha fatto i capricci.

Esercizio 13.1. Date le due premesse:

› “Se Pierino non ha rubato le caramelle, allora la mamma è stata severa”


› “Se la mamma non è stata severa allora Pierino non ha rubato le caramelle o Carlotta non ha fatto i capricci”
si può dedurre che “Carlotta ha fatto i capricci”?
(risolvi l’esercizio nel modo che ritieni più opportuno)

Esempio 13.2. L’ispettore Lestrade comunica a Sherlock Holmes: “O l’assassino è Jack o l’assassino è John oppure Bill
non dice la verità. D’altra parte, se l’assassino non è Jack allora John è l’assassino oppure Bill dice la verità. Inoltre,
John ha un alibi di ferro”. Può l’investigatore far arrestare l’assassino e accusare Bill di falsa testimonianza?
In questo caso abbiamo tre premesse:
1. O l’assassino è Jack o l’assassino è John oppure Bill non dice la verità.
2. Se l’assassino non è Jack allora John è l’assassino oppure Bill dice la verità.
3. John ha un alibi di ferro.
L’ultima premessa equivale ad affermare che John non è l’assassino.
Traduciamo in linguaggio logico le premesse. Siano
p: “Jack è l’assassino” q: “John è l’assassino” r: “Bill dice la verità”
Le premesse saranno, quindi,
1. (𝑝 ∨̇ 𝑞) ∨ 𝑟̅
2. 𝑝̅ → (𝑞 ∨ 𝑟)
3. 𝑞̅
Per capire cosa possiamo dedurre da queste tre premesse, dobbiamo vere in quali casi la loro congiunzione è vera,
ovvero in quali casi sono vere tutte e tre. Sia 𝛼 = ((𝑝 ∨̇ 𝑞) ∨ 𝑟̅ ) ∧ (𝑝̅ → (𝑞 ∨ 𝑟)) ∧ 𝑞̅ .

32
𝒑 𝒒 𝒓 𝒑 ∨̇ 𝒒 𝒓̅ (𝒑 ∨̇ 𝒒) ∨ 𝒓̅ 𝒓̅ ∧ 𝒑 ̅ 𝒑 ̅ 𝒒∨𝒓 𝒑 ̅ → (𝒒 ∨ 𝒓) 𝒒 ̅ 𝜶
V V V F F F F F V V F F
V V F F V V F F V V F F
V F V V F V F F V V V V
V F F V V V F F F V V V
F V V V F V F V V V F F
F V F V V V V V V V F F
F F V F F F F V V V V F
F F F F V V V V F F V F
Dalle premesse quindi possiamo sicuramente dedurre che Jack è l’assassino (p è vera in entrambi i casi) mentre non
possiamo dedurre nulla sulla testimonianza di Bill: egli potrebbe aver detto la verità (primo caso r vera) o potrebbe
aver mentito (secondo caso r falsa).

Esercizio 13.2. Da una pellicceria è stata asportata con un furgone da uno o più ladri un’ingente quantità di merce. La
polizia accerta che i colpevoli possono essere solo Alberto Manolesta o Bernardo Scippo o Carlo Lestofante. È noto che
Carlo Lestofante non agisce mai senza Alberto Manolesta e che Bernardo Scippo non sa guidare. Chi dei tre è
sicuramente implicato nel furto?
(Suggerimento: l’ultima premessa “Bernardo Scippo non sa guidare” può considerarsi equivalente alla proposizione “Se
Bernardo Scippo è colpevole allora almeno uno tra Alberto Manolesta o Carlo Lestofante lo è”.)

MODUS PONENS
Consideriamo la seguente espressione logica [(𝑝 → 𝑞) ∧ 𝑝] → 𝑞. Verifichiamo che si tratti di una tautologia.

p q 𝒑→𝒒 [(𝒑 → 𝒒) ∧ 𝒑] [(𝒑 → 𝒒) ∧ 𝒑] → 𝒒


V V V V V
V F F F V
F V V F V
F F V F V
Notiamo che se 𝑝 → 𝑞 e p sono vere allora anche q deve essere vera.
Possiamo, quindi, formulare la seguente regola di deduzione che è detta modus ponens.
Se sono vere la proposizione 𝒑 → 𝒒 e la proposizione p, allora deve essere vera anche la proposizione q.
Possiamo sintetizzare questa regola nello schema seguente:

1° premessa 𝒑→𝒒 Vera


2° premessa 𝒑 Vera

Conclusione 𝒒 Vera

Ad esempio, è corretto il ragionamento seguente:

1° premessa Se viene l’autunno allora le foglie cadono dagli alberi Vera

2° premessa Viene l’autunno Vera

Conclusione Le foglie cadono dagli alberi Vera

Ed è corretto anche il seguente ragionamento:

1° premessa Se Tizio sbaglia allora Tizio paga Vera

2° premessa Tizio sbaglia Vera

33
Conclusione Tizio paga Vera

Mentre non è corretto il seguente ragionamento

1° premessa Se viene l’autunno allora le foglie cadono dagli alberi Vera

2° premessa Le foglie cadono dagli alberi Vera

Conclusione Viene l’autunno. Vera

Infatti, sicuramente la regola di deduzione non è il Modus Ponens perché è del tipo

1° premessa 𝒑→𝒒
2° premessa 𝒒

Conclusione 𝒑

Verifichiamo la non correttezza della regola di deduzione usata in questo ragionamento verificando che la formula
proposizionale [(𝑝 → 𝑞) ∧ 𝑞] → 𝑝 non è una tautologia (proprietà 1).

p q 𝒑→𝒒 [(𝒑 → 𝒒) ∧ 𝒒] [(𝒑 → 𝒒) ∧ 𝒒] → 𝒑


V V V V V
V F F F V
F V V V F
F F V F V
Pertanto il ragionamento non è valido.
Esempio 13.3. Quanti dei seguenti ragionamenti risultano validi?
PRIMO RAGIONAMENTO: Ogni volta che conquista una vetta, Messner si concede una bella bevuta. Adesso ha appena
conquistato una vetta. Dunque si concederà una bella bevuta.
SECONDO RAGIONAMENTO: Ogni volta che vince il Tour de France, Armstrong si concede una bevuta. Adesso si
concede una bevuta. Dunque ha appena vinto il Tour de France.
TERZO RAGIONAMENTO: Rossi ha appena vinto una gara. Ogni volta che vince una gara, Rossi fa impennare una moto.
Dunque adesso Rossi farà impennare una moto.
QUARTO RAGIONAMENTO: Bearzot sta fumando la pipa. Dopo aver vinto una partita, Bearzot fuma sempre una pipa.
Dunque Bearzot ha appena vinto una partita.
A. tre B. due C. uno D. tutti E. nessuno

La risposta esatta è la B. Scriviamo i ragionamenti cercando di replicare lo schema del modus ponens.
Primo ragionamento: la proposizione “Ogni volta che conquista una vetta, Messner si concede una bella bevuta” si
traduce in “Se Messner conquista una vetta allora si concede una bella bevuta”. Individuiamo nel ragionamento due
proposizione atomiche “Messner conquista una vetta” e “Messner si concede una bella bevuta”. Quindi abbiamo il
seguente schema

1° premessa Messner conquista una vetta → Messner si concede una bella bevuta
2° premessa Messner conquista una vetta
Conclusione Messner si concede una bella bevuta
Quindi il primo ragionamento è valido perché la regola di deduzione è il Modus Ponens.

34
Secondo ragionamento: la proposizione “Ogni volta che vince il Tour de France, Armstrong si concede una bevuta” si
traduce in “Se Armstrong vince il Tour de France allora si concede una bevuta”. Individuiamo nel ragionamento due
proposizione atomiche “Armstrong vince il Tour de France” e “Armstrong si concede una bevuta”. Quindi abbiamo il
seguente schema

1° premessa Armstrong vince il Tour de France → Armstrong si concede una bevuta


2° premessa Armstrong si concede una bevuta
Conclusione Armstrong vince il Tour de France
Quindi il secondo ragionamento non è valido perché la regola di deduzione usata è del tipo

1° premessa 𝒑→𝒒
2° premessa 𝒒

Conclusione 𝒑

che abbiamo visto non essere corretta.


Terzo ragionamento: attenzione non è importante l’ordine con cui vengono date le premesse. La proposizione “Ogni
volta che vince una gara, Rossi fa impennare una moto.” si traduce in “Se Rossi vince una gara allora fa impennare una
moto”. Individuiamo nel ragionamento due proposizione atomiche “Rossi vince una gara” e “Rossi fa impennare una
moto”. Quindi abbiamo il seguente schema

1° premessa Rossi vince una gara


2° premessa Rossi vince una gara → Rossi fa impennare una moto
Conclusione Rossi fa impennare una moto
Quindi il terzo ragionamento è valido perché la deduzione avviene mediante Modus Ponens.
Quarto ragionamento: attenzione non è importante l’ordine con cui vengono date le premesse. La proposizione “Dopo
aver vinto una partita, Bearzot fuma sempre una pipa.” si traduce in “Se Bearzot vince una partita allora fuma una
pipa”. Individuiamo nel ragionamento due proposizione atomiche “Bearzot vince una partita” e “Bearzot fuma una
pipa”. Quindi abbiamo il seguente schema

1° premessa Bearzot fuma una pipa


2° premessa Bearzot vince una partita → Bearzot fuma una pipa
Conclusione Bearzot vince una partita
La regola di deduzione usata in questo ragionamento è la stessa regola usata nel secondo. Dunque, anche questo
ragionamento non è valido non essendo corretta la regola di deduzione utilizzata.
Essendo dei quattro ragionamenti solo due validi, la risposta esatta è la B.
Esempio 13.4. Se studi, allora sarai promosso. Stai studiando. Quindi:
A. non sarai promosso
B. non studierai
C. sarai promosso
D. studierai
E. nessuna delle precedenti
La risposta esatta è la C. Lo schema di deduzione da utilizzare è il modus ponens.

Esempio 13.5. Se sperperi il tuo patrimonio, non passerai una vecchiaia serena. Non stai passando una vecchiaia
serena. Quindi:
A. hai sperperato il tuo patrimonio
35
B. non hai sperperato il tuo patrimonio
C. passerai una vecchiaia serena
D. hai altre proprietà
E. nessuna delle precedenti.
La risposta corretta è la E. Tra le opzioni date sicuramente è da scartare la D perché non rientra nelle nostre
conoscenze.
Supponiamo corretta la A. Allora lo schema di deduzione sarà

1° premessa 𝒑→𝒒
2° premessa 𝒒

Conclusione 𝒑
che, come abbiamo visto precedentemente, non rappresenta una regola corretta.
Supponiamo corretta la B. Allora lo schema di deduzione sarà
1° premessa 𝒑→𝒒
2° premessa 𝒒

Conclusione ̅
𝒑

Verifichiamo se la formula proposizionale [(𝑝 → 𝑞) ∧ 𝑞] → 𝑝̅ è una tautologia.


p q 𝒑 → 𝒒 [(𝒑 → 𝒒) ∧ 𝒒] ̅
𝒑 [(𝒑 → 𝒒) ∧ 𝒒] → 𝒑
̅
V V V V F F
V F F F F V
F V V V V V
F F V F V V
Non essendo una tautologia, la regola non è corretta e, quindi l’opzione B è da scartare.
Supponiamo corretta la C. Lo schema di deduzione sarà, quindi,
1° premessa 𝒑→𝒒
2° premessa 𝒒

Conclusione ̅
𝒒
Anche in questo caso facciamo vedere la correttezza della regola facendo vedere che la formula proposizionale
[(𝑝 → 𝑞) ∧ 𝑞] → 𝑞̅ non è una tautologia.
p q 𝒑 → 𝒒 [(𝒑 → 𝒒) ∧ 𝒒] ̅
𝒒 [(𝒑 → 𝒒) ∧ 𝒒] → 𝒒 ̅
V V V V F F
V F F F V V
F V V V F F
F F V F V V
Quindi l’unica risposta corretta è la E.
Esercizio 13.3. Se ti laurei in ingegneria, guadagnerai molto. Non ti sei laureato in ingegneria. Quindi:
A. guadagnerai molto
B. non guadagnerai molto
C. ti sei laureato in ingegneria
D. hai un’altra laurea
E. nessuna delle precedenti
36
Esercizio 13.4. Stabilisci se i seguenti ragionamenti sono validi.
a) Se sarai promosso, ti regalerò un telefono nuovo. Sei stato promosso, quindi ti ho regalato un telefono nuovo.
b) Can che abbaia non morde. Il cane morde, quindi il cane non abbaia.
c) Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino. La gatta è andata al lardo, quindi non ci ha lasciato lo
zampino.
d) Quando piove apro l’ombrello. Sta piovendo, quindi apro l’ombrello.
e) Se diminuiranno le spese di tutti i ministeri, le tasse non aumenteranno. Le tasse non sono aumentate, quindi
sono diminuite le spese di tutti i ministeri.
In quale dei ragionamenti validi è stata utilizzata come regola di deduzione il Modus Ponens?

MODUS TOLLENS
Consideriamo la seguente espressione logica [(𝑝 → 𝑞) ∧ 𝑞̅ ] → 𝑝̅ . Verifichiamo che si tratti di una tautologia.

p q 𝒑→𝒒 ̅
𝒒 (𝒑 → 𝒒) ∧ 𝒒
̅ ̅
𝒑 [(𝒑 → 𝒒) ∧ 𝒒
̅] → 𝒑
̅
V V V F F F V
V F F V F F V
F V V F F V V
F F V V V V V
Notiamo che se 𝑝 → 𝑞 e 𝑞̅ sono vere allora anche 𝑝̅ deve essere vera.
Possiamo, quindi, formulare la seguente regola di deduzione che è detta modus tollens.
̅, allora deve essere vera anche la proposizione 𝒑
Se sono vere la proposizione 𝒑 → 𝒒 e la proposizione 𝒒 ̅.
Possiamo sintetizzare questa regola nello schema seguente:

1° premessa 𝒑→𝒒 Vera


2° premessa ̅
𝒒 Vera

Conclusione ̅
𝒑 Vera

Ad esempio, è corretto il ragionamento seguente:

1° premessa Se viene l’autunno allora le foglie cadono dagli alberi. Vera

2° premessa Le foglie non cadono dagli alberi. Vera

Conclusione Non viene l’autunno. Vera

Ed è corretto anche il seguente ragionamento:

1° premessa Se Tizio sbaglia allora Tizio paga Vera

2° premessa Tizio non paga. Vera

Conclusione Tizio non sbaglia. Vera

Mentre non è corretto il seguente ragionamento

1° premessa Se viene l’autunno allora le foglie cadono dagli alberi Vera

2° premessa Non viene l’autunno. Vera

Conclusione Le foglie non cadono dagli alberi. Vera

37
Infatti, sicuramente la regola di deduzione non è il Modus Tollens perché è del tipo

1° premessa 𝒑→𝒒
2° premessa ̅
𝒑

Conclusione ̅
𝒒

Verifichiamo la non correttezza della regola di deduzione usata in questo ragionamento verificando che la formula
proposizionale [(𝑝 → 𝑞) ∧ 𝑝̅ ] → 𝑞̅ non è una tautologia (proprietà 1).

p q 𝒑→𝒒 ̅
𝒑 (𝒑 → 𝒒) ∧ 𝒑
̅ ̅
𝒒 [(𝒑 → 𝒒) ∧ 𝒑
̅] → 𝒒
̅
V V V F F F V
V F F F F V V
F V V V V F F
F F V V V V V
Pertanto il ragionamento non è valido.
Esempio 13.6. Se fai attività fisica, avrai dei benefici. Non hai avuto dei benefici. Quindi:
A. hai fatto attività fisica.
B. non hai fatto attività fisica.
C. non hai avuto benefici.
D. hai avuto benefici.
E. nessuna delle precedenti.
La risposta esatta è la B perché in questo modo il ragionamento segue lo schema del Modus Tollens. Infatti se p: “Fai
attività fisica” e q: “hai dei benefici”, le premesse saranno

1° premessa 𝒑→𝒒
2° premessa ̅
𝒒

̅ ovvero che non hai fatto attività fisica.


Da cui, per Modus Tollens, possiamo dedurre 𝒑
Esercizio 13.5. Se studi, allora sarai promosso. Non stai studiando. Quindi:
A. non sarai promosso
B. non studierai
C. sarai promosso
D. studierai
E. nessuna delle precedenti
Esercizio 13.6. Se sperperi il tuo patrimonio, non passerai una vecchiaia serena. Stai passando una vecchiaia serena.
Quindi:
A. hai sperperato il tuo patrimonio
B. non hai sperperato il tuo patrimonio
C. passerai una vecchiaia serena
D. hai altre proprietà
E. nessuna delle precedenti.

Esercizio 13.7. Se diminuiranno le spese di tutti i ministeri, le tasse non aumenteranno. Le tasse non sono aumentate.
Quindi:
A. sono diminuite le spese di tutti i ministeri.
B. non sono diminuite le spese di tutti i ministeri.
C. non ci si può fidare del Governo.

38
D. piove, Governo ladro.
E. nessuna delle precedenti.
REDUCTIO AD ABSURDUM
Consideriamo, adesso, la seguente espressione logica [(𝑝̅ → 𝑞) ∧ 𝑞̅ ] → 𝑝. Verifichiamo che si tratti di una tautologia.

p q ̅
𝒑 ̅→𝒒
𝒑 ̅
𝒒 (𝒑
̅ → 𝒒) ∧ 𝒒
̅ [(𝒑 ̅] → 𝒑
̅ → 𝒒) ∧ 𝒒
V V F V F F V
V F F V V V V
F V V V F F V
F F V F V F V
Notiamo che se 𝑝̅ → 𝑞 e 𝑞̅ sono vere allora anche 𝑝 deve essere vera.
Possiamo, quindi, formulare la seguente regola di deduzione che è detta reductio ab absurdum.
̅ → 𝒒 e la proposizione 𝒒
Se sono vere la proposizione 𝒑 ̅, allora deve essere vera anche la proposizione 𝒑.
Possiamo sintetizzare questa regola nello schema seguente:

1° premessa ̅→𝒒
𝒑 Vera
2° premessa ̅
𝒒 Vera

Conclusione 𝒑 Vera

Le dimostrazioni per assurdo, che spesso si incontrano in matematica, si possono ricondurre a questo schema di
ragionamento che non è altro che una riformulazione della tautologia modus tollens, [(𝑝 → 𝑞) ∧ 𝑞̅ ] → 𝑝̅ . Infatti se in
questa si pone 𝑝̅ al posto di p e, quindi, p al posto di 𝑝̅ , si ottiene [(𝑝̅ → 𝑞) ∧ 𝑞̅ ] → 𝑝 che è la tautologia che abbiamo
chiamato reductio ab absurdum. Seguendo questo schema, per dimostrare un enunciato p si prova a negarlo e, quindi,
ad affermare 𝑝̅ ; se da tale negazione si può trarre la conclusione q e, contemporaneamente, è noto che tale
conclusione è falsa allora si può dedurre che p è vera (per il principio del terzo escluso).
Vediamo un esempio.

1° premessa Se non esco, guardo la tv. Vera

2° premessa Non guardo la tv. Vera

Conclusione Esco. Vera

SILLOGISMO IPOTETICO
Dalla proprietà transitiva dell’implicazione materiale [(𝒑 → 𝒒) ∧ (𝒒 → 𝒓)] → (𝒑 → 𝒓) = ⊤ si ottiene una regola di
deduzione che è detta sillogismo ipotetico.
Se sono vere la proposizione 𝒑 → 𝒒 e la proposizione 𝒒 → 𝒓, allora deve essere vera anche la proposizione 𝒑 → 𝒓.
Possiamo sintetizzare questa regola nello schema seguente:

1° premessa 𝒑→𝒒 Vera


2° premessa 𝒒→𝒓 Vera

Conclusione 𝒑→𝒓 Vera

È, quindi, corretto il ragionamento seguente:

1° premessa Se Pierino supera l’esame di Stato allora accede all’Università. Vera

39
2° premessa Se Pierino accede all’Università allora si iscrive a Filosofia. Vera

Conclusione Se Pierino supera l’esame di Stato allora si iscrive a Filosofia. Vera


È

Mentre non risulta corretto il seguente ragionamento:

1° premessa Se Pierino accede all’Università allora ha superato l’esame di Stato. Vera

2° premessa Se Pierino accede all’Università allora si iscrive a Filosofia. Vera

Conclusione Se Pierino supera l’esame di Stato allora si iscrive a Filosofia. Vera

Infatti lo schema è del seguente tipo


1° premessa 𝒑→𝒒 Vera
2° premessa 𝒑→𝒓 Vera

Conclusione 𝒒→𝒓 ????

Per essere valido il ragionamento, la proposizione [(𝒑 → 𝒒) ∧ (𝒑 → 𝒓)] → (𝒒 → 𝒓) deve essere una tautologia. Si può
facilmente verificare attraverso la tavola di verità che ciò non accade.
𝒑 𝒒 𝒓 𝒑→𝒒 𝒑→𝒓 𝒒→𝒓 (𝒑 → 𝒒) ∧ (𝒑 → 𝒓) 𝜶
V V V V V V V V
V V F V F F F V
V F V F V V F V
V F F F F V F V
F V V V V V V V
F V F V V F V F
F F V V V V V V
F F F V V V V V
Esempio 13.7. Considera le seguenti premesse: “Se mangi la frutta, ti porto al parco. Se ti porto al parco, vai sul trenino.
Non sei andato sul trenino”. Cosa si può dedurre?
Traduciamo in simboli le premesse. Individuiamo le seguenti proposizioni atomiche:
› p: “Mangi la frutta”
› q: “ti porto al parco”
› r: “Vai sul trenino”.
Abbiamo, quindi, il seguente schema di ragionamento:

1° premessa 𝒑→𝒒
2° premessa 𝒒→𝒓
3° premessa 𝒓̅

Conclusione ???
Si può procedere in due modi.
Primo modo: dalla prima e dalla seconda premessa possiamo dedurre via Sillogismo ipotetico (SI), 𝑝 → 𝑟. Da questo e
dalla terza premessa possiamo dedurre via MT (Modus Tollens) 𝑝̅ e cioè che “non hai mangiato la frutta”.
Secondo modo: dalla seconda e dalla terza premessa possiamo dedurre via MT 𝑞̅. Da questo e dalla prima premessa
possiamo dedurre ancora via MT 𝑝̅ .

40
Esercizio 13.8. Considera le seguenti premesse: “Se studio l’inglese, sarò promosso. Se sarò promosso, andrò in
Inghilterra. Non sono andato in Inghilterra”. Cosa puoi dedurre?
Esercizio 13.9. Considera il seguente ragionamento e stabilisci se è corretto utilizzando le regole di deduzione studiate.
“Quando studio logica, ascolto sempre Mozart. Quando ascolto Mozart, sono sempre molto concentrato. Se gioco a
carte, non sono concentrato. Dunque, quando studio logica non gioco a carte”.
(Suggerimento, ricorda che 𝑝 → 𝑞 = 𝑞̅ → 𝑝̅ ).
SILLOGISMO DISGIUNTIVO
Consideriamo la seguente espressione logica [(𝑝 ∨ 𝑞) ∧ 𝑝̅ ] → 𝑞. Verifichiamo che si tratti di una tautologia.

p q 𝒑∨𝒒 ̅
𝒑 (𝒑 ∨ 𝒒) ∧ 𝒑
̅ [(𝑝 ∨ 𝑞) ∧ 𝑝̅ ] → 𝑞
V V V F F V
V F V F F V
F V V V V V
F F F V F V

Possiamo, quindi, formulare la seguente regola di deduzione che è detta sillogismo disgiuntivo.
Se sono vere la disgiunzione 𝒑 ∨ 𝒒 e la negazione di p, allora deve essere vera anche la proposizione q.
Possiamo sintetizzare questa regola nello schema seguente:

1° premessa 𝒑∨𝒒 Vera


2° premessa ̅
𝒑 Vera

Conclusione 𝒒 Vera

Naturalmente essendo la disgiunzione commutativa, si può benissimo scambiare il ruolo di p e di q e avere ancora
una regola di deduzione corretta.

1° premessa 𝒑∨𝒒 Vera


2° premessa ̅
𝒒 Vera

Conclusione 𝒑 Vera

Ad esempio, è corretto il ragionamento seguente:

1° premessa Pierino ascolta musica oppure studia Vera

2° premessa Pierino non studia. Vera

Conclusione Pierino ascolta musica. Vera

Ed è corretto anche il seguente ragionamento:

1° premessa x appartiene ad A oppure a B Vera

2° premessa x non appartiene ad A. Vera

Conclusione x appartiene a B Vera

Mentre non è corretto il seguente ragionamento

41
1° premessa Pierino ascolta musica oppure studia Vera

2° premessa Pierino studia. Vera

Conclusione Pierino ascolta musica. Vera

Infatti lo schema è del seguente tipo


1° premessa 𝒑∨𝒒 Vera
2° premessa 𝒒 Vera

Conclusione 𝒑 ????

Per essere valido il ragionamento, la proposizione [(𝒑 ∨ 𝒒) ∧ 𝒒] → 𝒑 deve essere una tautologia. Si può facilmente
verificare attraverso la tavola di verità che ciò non accade (si lascia al lettore per esercizio).
Esercizio 13.10. In ciascuno dei seguenti schemi di ragionamento ricavate la relativa conclusione, indicando anche la
regola di deduzione applicata.
1) 1° premessa Se un albero è un pino allora è una conifera.

2° premessa Se un albero è una conifera allora è un vegetale.

Conclusione

2) 1° premessa Se un quadrilatero è un rombo allora ha i lati isometrici.

2° premessa Il quadrilatero non ha i lati isometrici.

Conclusione

3) 1° premessa Se a=b, con a, b ∈ ℕ allora a+1 > b

2° premessa a=b

Conclusione

4) 1° premessa Se (x,y,z) è una terna pitagorica allora x2+y2=z2

2° premessa x2+y2≠ z2

Conclusione

5) 1° premessa Il quadrilatero è un rombo oppure un rettangolo

2° premessa Il quadrilatero non è un rettangolo

Conclusione

42
6) 1° premessa Se Tizio perde al gioco allora paga il debito.

2° premessa Tizio perde al gioco.

Conclusione

7) 1° premessa Un neonato è maschio o femmina.

2° premessa Quel neonato non è maschio.

Conclusione

Esercizio 13.11. Completa i seguenti ragionamenti, seguendo lo schema indicato sotto a ognuno.

1) 1° premessa Se vengo in montagna, porto gli sci.

2° premessa

Conclusione
Modus Ponens
2) 1° premessa Se sono in ritardo, non vedo il film.

2° premessa

Conclusione
Modus Tollens
3) 1° premessa Se 1 è dispari, 2 è pari.

2° premessa Se 2 è pari, 3 è dispari.

Conclusione
Sillogismo ipotetico
4) 1° premessa Il tuo cane abbaia o salta.

2° premessa

Conclusione Il tuo cane abbaia


Sillogismo disgiuntivo

Esercizio 13.12. “In genere la mattina studio o lavo i piatti. Sicuramente non studio quando fuori splende il Sole.
Stamattina non sto lavando i piatti”. Supponendo vere le proposizioni precedenti, cosa puoi dedurre del meteo di
questa mattina? Utilizza le regole di deduzione studiate.

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