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.

DELLA MERCATVRA
ET DEL MERCANTE
PERFETTO.
LIBRI QJV A T T R O
Di M è Benedetto CotrugliRaugeo#

Scritti già piu di armi CX.


& bora dati in lucc^>

Vtilisfimi ad ogni Mercante.


CON PRIVILEGIO.

InVinbgia, all’ELEFÀNTA.
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TArQLU, DE CJIVI dulie


mtehc contenute in quegli libri,
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Il B^O T^IMO, J

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De#*
tura
francefco Stefani
Dell’orìgine

definitione della
i? principio della

mercatura
car, i
merca-
4
7
Pf//<z qualità della perfona del mercante 1

Del Luogo babile al mercante 14


Del uendere a baratto 16
Pel ucndere a contanti 18
Del uendere a termine 19
Del modo del rifeuopere
Del modo di pagare il debito
H
*5
Àlodo uniuerfale & ordine di tr4 fichi
De cambij 3*
Del depolito e del pegno .
36 ~
'
Dell'ordine di tenirle fcrimre mercantilmente

peliti ftcmi fi aftefitrfitQri \ 39


pelli gioie Iteri

De drappieri è mereiai 40
De lanartoli &
altri mercanti
JtL.
Efffg fg/g probibite totalmemAmemme 4*

K-)
»
L l t H.0 Sic O H D 0.

Troemio 4^
Della tnefia Jn
42L
Della oration e 4 9_
Veli* Elemosina 11
Ve cafidi confaenza leciti & illeciti B
V LIBICO TE \Z 0.

1Proemio

Velia dignità & officio del mercante %


6
Velia prudenza del mercante 'z

Velia J eterica del mercante


:
*8
Velia confidanza del mercante 7*
Velia fortuna del mercante 11
'Velia integrità del mercante

-

Velia diligenza del mercante lì
Velia f acilita del mercante 74
Della àfiutia del mercante ,
\ n ’m:-
75
Dell'urbanità del mercante l6
av

Della cojìan?a del mercante 11
c
Dell'autorità del mercante 77
Velia liberalità del mercante 78
*
\ella tranquillità del mercante 19
4
Della modeflia del mercante \
'
50
Della laudeuole condi tione del mercante
51
Della temperanza del mercante
Si
L 1 B H. 0 QV^I^TO.
\
'Proemio 84
Della cafa del mercante 85
Della uilla dell’economico 86
DeWhuomo Economo 87
Delle uefti& ornamenti del mercante 88
Della Mafiaria & mercante
fuppellettìle del 90
Della moglie mercante
del 91
Della cura & gouerno de figliuoli 99
De ferui e famigli del mercante 102
Del peculio del mercante . 10 $
Del fine del mercante ioj

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AL MOLTO MAC.
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ET MAGNANIMO \

M. GIACOMO RAGAZZONI

Ono già piti di an*


nfi CX. che da M«

Benedetto Cotro-
gli Ratigeo i ho a*
mo inognidòttri-
nà eccellente, &
Mercante pratti-
chifsinio , furono t

ferirti quattro li-


bri di foggetto , non piu giamai , come egli
auifa , dal principio del mondo fino a lui,
trattato da alcuno, ciò é deirarre della Mer
catura Sotto il qual titolo, oltre le maniere
.

de traffichi , egli prefe a formare un Mer-


cante in primo grado di eccellenza; non al-
trimenti che Senofonte &Cicerone , fc rit-
tori riputatami tra primi , tolfero già a
formare con le penne loro, un Re, & un
Oratore da tutte le parti perfetti In for- .

mando il qual Mercante egli Tornò fi fat-


,

tamente di tutte le uittu ,& qualità hono-


fàte : che ben fi può giudicate che egli in
,

mente ne haueua una Idea perfettifs ima, ri-


&
,,.

tratta quiui e dalla fcienza di molte cofe ,

e dalla efperienza del negotio mercantile


Et è fiata buona forte , che paffati quelli li-
bri fuor difua famiglia» fi come intendo
del tutto eftinta, per le mani di uarie perfo-
ne , poco intendenti della eccellenza loro
già tanto tempo , non fi fieno fmarriti af-
fatto . Et deono i mercanti tutti i quali per
auentura fenza la lettura di efsi , non ha-
urebbono conofciuto la nobiltà & eccel-
lenza del loro elfercitio , ne tutte le regole
& ordini Tuoi gioueuoli; portare molto obli
goa M. Giouanni Giufeppi Raugeo, che
fpinto da una certa carità uerfo l’honore
, che produffe fi nobile
della patria fua fi &
utile Scrittore, gli fece già traferiuere ,

a Vinegia per iflamparli. Et


/portolli feco
fu gran uentura ch’ei fi abbattere in me,
che conofciuto l’importanza de libri, &
quanto giouamento poteffero portare a
Mercanti , prefi fatica , che picciola non fu,
di leuarui infinito numero di errori , che
non dirò ogni capo , ma quali ogni parola
haueano ripieno Et deliberai di mandar,
.

gli per lemani degli huomini, e fpecialmen


te de Mercanti , a beneficio de quali erano
già dal 1* A uro re flati
feri cti. Percioche chi
confidenza bene i precetti , i configli, e gli.
auuertimentijCheeglida ad uno che per-*
,,

fècto Mercante tioglia riufcire,&uortà por-


li per opra , fenza dubbio egli peruerrà a
quel fopremo grado di laude, che di coli
Jionorato , e neceflario , &
utile elfercitio
fi può meritare . Et chi elfaminerà con di-

ligenza , le qualità ch’egli ricerca in un mer


caute compiutisfimo , &
le conferirà con
quelle di V. S* Magnanimo M. G i a co-
mò, uedrà chiaramente, che il Cornigli,
fe à noftri tempi folfe uiuuto , &
conofciu-
tola , &
hau^fie poi fcritti quelli lleffi libri
haurebbe dato materia al mondo di crede-
re) ch’egli Thauelfe uoluta ritrarre, &
tolta
lei peruero elfempio di perfettillìmo & no
biliffimo Mercante . Ma da che i libri fu-
rono fcritti tanti anni auanti ch’ella nafceCr
le, è fommamente da ammirare, come el-
la per beneficio , e di fortuna , e di natura
& piu per opra del proprio fuo giudicio &
prudenza, habbia confeguite tutte quelle
qualità che TAutore gludiciofiffimo ne de-
fcriue . Percioche ella é nata in qnefta Pa-
tria, che fopra tutte l’altre, già infinità d’an
ni, con fomma gloria elfercita la mercan-
tia Laquale accompagnando con la pru-
.

denza, & col ualoi* dell’armi,fi ha acqui-


fiato coli grande,e colugloriofoimperio.
Ét in cotale patria , nato di famiglia che
per molta fucceffione di padri, di Auoli, e
diPròàU! , forfè (opra ogh*altra,tìof>ilifìi-
fhamente ufò>& fi fe illuftre per lamer-
éantia,&per le abondanti ricchezze, che
He trafle; Le quali Tempre fe rifplendetein
opere di grandi e molte nani * e di palagi e
fabriche magnifiche e Regali. Et Tetterà
fiato di fi illuftre lignaggio , fu beneficio di
fortuna. IVI a di natura fu, ch’ella nafcefle,
oltrà alf ottima compleffione , di fi bello St ,

fi (ignorile afpetto , e di maniere (igfatio-


fé , che Tempre attratte
ogn’uno ad amarla,
a riuerirla , & ad honofàrla La quale V.S. .

accompagnò , Tempre con attioni nobilifli-


file . Si Come fe, quando giouinetto andò
ih Inghilterra per mercatantare : in Lon- &
dra drizzò cafa non fittamente honoratiffi-
fna , ma illuftriflìma , co lo (plendor detti
quale, é delle fpefe (ignorili non Tolo auart ,

zò di gran lunga, ogn’uno della Tua natio-


fic Vinitiànaj ma ógn’altrojd’ogn'altra pef
illuftriffimo che fi maltratti. Con là magni-
ficenza dette quali , e con le nobili e gfatio-
fe maniere di conuerTàre , e con l’accortez-
za del negotio , e dette grandi intraprcfe!, C
col (ignorile appetto Tuo, toftouenne aaef
fere , & conofciutà , Se amata , & honorata
da tutto il Regno , Se a notitia non fitto, ma
ànco ad intromiffione atta Reina Maria
Reina di tanta prudenza e di tanto ualore $
di quàrìtò iìòtì tie fii filai àléiiti'aitfà
, nel iati
gue di quella Corona ; Èt che dico io a no»
titià, &ad irttromisfióhe?anzi a cohuerfa*
tione j& a dinleftichezza coti fatta , coli &
fletta } che diede meràuiglia ad ògn’uno.
Ne alcuno ftraniere fu mai , che hàuefle ad
oéni fuo piacere libera Centrata a Mae-
fia che V.Si
i
,
&
che piti gfàtie e fauoti hà-
lietife e piu dimoftr'adóni di benevolenza *
,

Per memoria di ehe} tfóile S.Maeftà donarle


liBraccio co Potili j regaie citniero di quel
regno ; & ia Rofa jcon la quale , per tefti-
riiotiio di fauoridftima grada ella fegnafle’
li colli delle fue mercatante < I quali fauo-
ti non durarono momenti * od hofe o
, +

giorni j ma tutto il tempo che ella quiui ne


godo j che furono XVI anni continui ^

Tornata pòi a Vinegiàglòtiofà quanto ài*


cun’àltró che in qualunque altro luogo ha-
,

uefle negotiato giamai * indrizzò i fuo i fra-


telli Agoftirto è Placido alla Mercanti#, é
Mierdnimo a gii Rudi > da quali pòi egli fii
condotto dalla prudenza di lei , alla digni
ti di Vefcouodi Famagofta* Oue,dopo
lerferii fà'tto cotiofcére nel Concilio di
Trento * di dottrina incomparabile
* e di

Ulta irrepfentibilé, andò alla Refidenzàjé


fetfe quei popoli con (ingoiare rtiodeftia , §
drittezza , & uniuèrfale amore « Dì onde *
nel princìpio della guerra » a richieda del *

Clarifsimo Marcantonio Bragadino Ca- tài

pitano della citta , uenne al Senato per ne- disfa

gotij importantisfimi; poco prima, che fan

V. S. dalla fapienza del medefimo Senato pri

fra ttttii nobili , fra tutti i cittadini , e fe tua

tutti mercanti, fola filile giudicata ottima,-


i eia In

& eletta per il uiaggio di Codantinopoli,< it$

nel maggior ardore della guerra , per il ne- ì $

gotio della reftitutione delle robbe de dona

Mercanti. Il qual uiaggio , ancorché fo (Te iddi

fotto coli fatto titolo , giudica però il mon lindi

do , che molto maggiori cofe coprilfe : & tdfij

che non per reditHtion fola di robbe de


mercanti ( ancorché per fe importantisfimo ic®

negotio ) ma per colè de dati di grandisfi- it,


j

miprencipifolfe mandata. Et certamen-


. te , che efiaminera queda elettione di lei,
conofcera chiaramente, quale giudicio fa-
cede un fapientisfimo Senato , e dell’amore uofi

di V. S. uerfo la patria , e della prudenza %


e dedrezza del fuo negotiare , & quanto ^
confidaffe nella fede fua ; e poi del Signor £q 0I!
,

Placido fuo fratello. Il quale, con quali


un Teforo di denari, fu mandato in Sicilia,
^
^
aproueder di uettouaglie per le armate & ^
per le genti di queda Republica . Nel qua-
le carico , ftguendo TelTempio domedico
}
^
di V S. fi pertp con tanta prudenza, lol-
, ^
,
. ^
lecitudine, c deftrezzache con piena fo-
disfattione dell’Altezza di I>. Giouanni
d’Auftria , e di tutti i gouernatori , e mag-
giorile minori di quel Regno , e di tutte le
armate collegate, & della Republica (pe-
cialmentejabondantemente prolude a tutti
i bifogni: & negotiò cofe maggiori# Et

V. S. tornata da Coftantinopoli, hauendo v

donata la uita Tua al beneficio della patria


c dèlia Chriftianità;e parimente la fatica , e
l’induftria le donò anco tutta la fpefa fatta
,

delfuo proprio, in tutto il uiaggio di anda-


ta , e di ritorno , e non uollerifaccimento
alcuno . Liberalità , non rara , ma (ingoia-
re . Perche ned farebbe al prefente , ne fi
« per ló paflato, trouato alcun'altro, che
l’habbia fatto ; o hauefie uoluto farlo. Ne
badando alla grandezza e nobiltà dell’anij-
mo fuo quefto tanto , offerfe all'arriuo fuo
tutte le facilita fue , Republica, e di uo-
alla
ler nodrire a tutte fue fpefe , cento Soldati

fino a guerra finita . Il che , il Senato , tro-


uandofi pur tròppo bene (bruito e da V. Sw
nel uiaggio già detto , &
in ogni altro ne-
gotio che gli occorra co mercanti ;ualen-
dofiedel configlio,e dell’opra firn; e da
Monfignoril Vefcouo nel negotio di Ci-
pro , e dal Signor Placido , nel carico di
Sicilia i accettò l’animo , ma non lofferta j

i
egliene refe gratin. Li quali tutti meriti i
ponofcendofi da tutto il mondo »<? daN,
S f Gregorio Papa XI IL con .quel primo
fegnp , che gli fi apprefentò uolje moftrar
»

fi grato , al uaiqre de
tre fratelli , benemeriT

tiffimi di tutto il chriftianefimo , conferei


do nella pedona di Mpnfignor il Vefcouò*
jl Vefcouato di Chi(fefPo,in luogo delpet^

duro di Famagofta - Et è certa cofa , che fè


maggior occafione folle afiiora uenuta>mag
giore farebbe flato il premio ; ma non la
gratitudine ,neil ceftimonio di ur, PontefiT
ee fpmmojfancilfimo , & faujfsimo, déjl’in-
comparabile uajore , e de fupremi meriti dj
tre nobiliflimi fratelli . Pe quali i due righ-
ilo fcono ogni lor bene da V* $• come eia
maggiore, fatto l’amore e difciplina del
quale, esfi hanno apprefo,6£Ì|ualore,e|a
prudenza > e la modeftja , e la magnificen-
za , & quello che piu rjfpJende, il maneg-
gio delle eofe de gouerni , & il negotio, co
maggiori prèncipi del mondo , Le quali co
fe eccedendo: tutte le qualità adeguate al
pertettiflìmo mercante in quelli libri mo-
.*

Arano quanto , Panimo i penfieri di v.s,


fieno eleuati fopra le cpnditioni mercanti-
li , & quanto meglio haurebbe fatto la for-

tuna» fe grandimmo principerhauelfe fan,

,ta. Malamodeftia,e la temperaiwa dei-


,

ranimofuo*&.ch’ella fti* contenta dello


flato Tuo ;
& in quello rifplendendo , di con

durre tutti li negoti; fupi à fine lodeuoliffi-


mo ,& honoratiffimo . Per lequali tutte ca

gioni , io ho riputato , che non ad altri me-


glio che a lei, io potersi donare quelli libri,
publicandoglì bora al mondo, noti già per
che ella appari, ciò ch'ella pone in opra mol
to meglio , che l’autore con parole non de-
fcrifle ; ma perche fendo fiato il Tuo ualore
già fauorito, & preferito a quello d’ogni al-
tro ,
e da una prudentiffima Reina, e da un
fapientiffimo Senato, & approuato‘da un
fantifsimo Pontefice , temerei graue biafi-
mo di cieco gtuditio , fe io non uedeffi co-
fi gran lumejdifihfo per tutto il mondo :&

perche farei grauifrtmo torto alla feruitu


ch’io tengo con Monfignor Hieronimo ,&
alfamicitia che già tenni col Signor Ago,,
ftinodi B,M, e tengo con lei. Dono adun
que a lei quelli iibrj ,& folli ufcirealmon-
do fiotto il fauoreiiuo ; accioche i Mercanti
auifati da configli defcrittjui per entro, &
eccitati dal uiup efiempÌ9 delle pperation*
di quelli f fiotto cui ombra cficono , pollano
nel loro efercjtio peruenire a quel grado
dì eccellenza a che il Cornigli cercò di con
durgji co precetti , &ella ha condotto fe
con neri, e uiuj farti. li qual dono fi come
.: h

Copra modo a!
è preciofo in fe,& gioucuolc
mondo Mercantile , cofi mi perfuado ,
che
tìon le douri eflere punto difcaro, e bacio-
le le mani

« -
Di Cafa
M
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XV, di Nouembre. >

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Mercantante Famofisfimo di Raugia. {

0g l r o n o gli huQ
mini Sapienti non tati

to dilettarfi nelle for-\

tegjte del corpo & ne


beni della fortuna 4
quanto nella preftaiu
ga dell' animo, &ne Ila

uirtù * La quale con*


fife Meramente neU
l'bauere ijperimentate & intefe molte cofe , TSf*
di ciò folofi contentano t ma uogliono etiandio
di quelle che ìferimentato gir intefo hanno , com *
mendare aWeterna memoria delle fritture, per fe
minare dottrina a' poderi . -Della qual dottrina

commendata alla frittura , nulla coja truouo , ne


piu gioconda, ne piu n teefaria 9 ne piu lodeuole t
ò frugolare* t,t indi auyene , che tutti coloro , li
* '*
' quali
, &a

quali debbono efiere commendati di peritia e di


fcientia b di bifogno , ò che fieno uiuuti lungo tem- *

po ò c'habbino letto molte cofe ; perette difficile , a

& quafi imponibile, che in poco tempo , maffi- & i

me non hauendo letto , fi pofia uenire à cognitione P

di molte cofe* Indi giudico efiere flato ufurpa-


todafauii h uomini la giouemù roga & inejper ì
ta delle cofe h umane , non efier degna de comrnen
datione delia prudenza. Et pertanto fpefic uolte> k

ne fio connon poca ammiratane d'animo , della pi t

gritia , ouero della ignoranza d' alcuni , li quali !*

pofpofli & ,
beni dettammo, ogni lo
dijp regia ti li k
ro & beatitudine hanno &
felicità , pnflo colloca k

to nella inconfiantia& delufione fortuna. Li della


¥
quali diligentemente confiderà
s’ogni cofa fino, tu

mafitme fe drcnto & non fuori di fe fi fpecolaffino , ta

alcuna eccellenza
tt Dio di & ornatifoffino dotati t
chiaramente comprenderianofie cofe pofìe di fuo-
ri : le quatta ò non le cercheriano fe manea sfino > ò
felle ui fofierOiUferiano di quelle /plendidifiima ->
mente, & beneficamente; Vercioche fiamo di h
corpo& anima compofh con uno de quali hab
di , in

biamo con beflie,&le con Dio communi-


col'altro k
can%a & muoiamocol corpo & fiamo im-
tutti ,
k
mortali con l'anima . .Se ttogliamo ufare la ra- k
gione & l'intelletto , ne quefle cofe terrene debbo k
no efiere a noi nafeofie, ne le fuperiori, eterne& t
debbono à noi efiere incognite , Espirò fìudioj *
fe

mente
mente debbiamo cercare quello che debbiamo of-
feruare , per non andare per la uia delle beflie. ma
caulinare per U uia dell’immortalità . Le quali
cofe , chi cerca non ne beni dell'anima , ma piu
predio nella fragilità , & fallace apparenza della
fortuna , egli s'ingegnia di perdere le fuc fieran

ge le fue fatiche in nano confuma . Le qual


cofe tutte da noi confiderate , uolendo far parte
delle noflre uigilie , à quelli che ucrranno dopo di
noi , diremo dell'arte della mercantia quello , che
per continuo efiercitio , e mediante l'ingegno hab
biamo faputo & fentito; pofeia che i fati angi Id
dio permifie , che in fui più bello del no{irò phi-
lofophare fummo rapiti dallo ftudio, & rimpianta
ti nella mercantia. La quale per neceffità ci con-
uenne feguire , & abbandonare la foaue dolceg-
ga dello lludio , al quale erauamo totalmente de-
diti . Ora nell'arte di mercantia io trouai il culto
inetto y difordinato , difioluto , & nano , intanto ,
che mi indufie à compaffione , e dolfimi, cheque
fta arte tanto nece (laria , di tanto bifogno3fi opor-
tuna, & preuenuta
utile , mano de
fofle in gl'in-
dotti & rogi huomini gommata finga mode , ,

finga ordine con abufo & finga


, & da , leggi
fauii pofpofla& pretermeffa e data - , in dilacera
tione & preda à gtignorcmti & per fauola à ,

gl'erranti* perche molte


il mi à 3 volte difiofi

firiuerne e dar & porgere regola


dottrina , Jalu.

r A % tiferà
-

tiferà dì detta arte , levando gt errori & ab ufia*


ni ridotte in facecie , inhoneHe , falfità, infedele

tdi e (pergiuri , finga uergogna, finga modefila »


fenga grauità , e finga alcun officio di humanità t

& prieno d*ogni enormità; Ethauendo tralafciato


lungo tempo lo fcriuere &
per uarie ur- diuerfi K

genti mie nece/Jìtà & occupazioni & maffima ;

mente per efiere fuori della patria mia dilette uo-,

le,U quale m*è sì cara come fi leggieioccorrefti tv


Francefco mio cari(fimo , che me ne fufli folecita-
tore & prcgatore : alli priegbi del quale intenden
do , & dcfideranlo di fodisfare > mi fon mojfo 4
fcriuere quello che io fento dell* arte della mercan
tia , Et ciòmajfimamente per che non dubito
che con à uoi
lo fcriuere , &
à molti altri,farò prò
fitto y & jpecialmente à quelli c* hanno uolontà ,
dd aquifi are robba con honore , <gr finga offende-
re Dio 9 & il projfimo « La qual mercanzia per

ben*che fi chiami fcientia , arte » onero difcip li-


na irregolare per la fua molùformità muta-r &
bilità c*ha , &
dee hauere in fi , per le varietà oc
correnti per giornata in efia ; niente di meno »
tlT ha in fi alcune fingolari regole in genere , &
m (pecie; le quali fono da effire bene intcfi » da
queliti quali hanno wlontà di configuire il frutto

lo de noie di quella , corte fono i giouani ,


perche
come dice*l principe de pbilofophi nel fecondo del
tanima . Quoniam acini' aftittorumfunt , impa-
tiìètìte bene dìfpofeto» 'Però per quelli c'hanno fot
io il callo & fi fono inueccbiati nell' effercitio abu
feuo, di quella, fono eftinati , indifciplinabili , <&
ìncorrigibili. La qual mercantia bene cfiercitata
dirittamente ofeeruata , è non folamente com-
tnodifjìma , md etiandio necefiariffìma algouernò
bumano , & per confeguente nobiliffma . Del-
tiarte della quale parlando Cicerone , mer-
difie *
catores neruifunt reipublica ,
parlando delli buo
ni , periti, e dotti . Et però uolle ri Rotile , che
Uno delti principali & ncceflarij ornameti della cit
tà Jia la mercatura Dalla quale dipendono
, l'altre

come da fontei pure ch'ella non fiadepraud


arti
ta&guaHa, La quale per la moltiforme uarre-
ta delle cofe c%a in fe > com e dettole difficile ; &
però commune
fe dice in &
ufato prouerbio ; più
Muoia fare un mer cantei che un giudice di leg*
ge : Verche ogni fcientia * hai fuoi cànoni re &
gole , te quali ofeeruando , Vhuomo diurna per -
[etto in quella . Solo la mercatura * confette nelle
inuefligatìoni del proprió intelletto naturale , dà
tjfere per dì & per bora arbitrata . La onde ha*
uendo deliberato di fcriuemci fletti fofpefomecó
medefìmo , in che lingua io doueffe fcriuere que-
lla mia opera, ò in fermon Latino ,ò in uolgar
Italiano * Da l'una parte m'occorreuano ragioni*
le nanamente mi tirau ano hot all'una parte
quali
hor all'altra i Però che dal canto dello fcriuerni
:

fcS
A *i latino i
latino t m'occorreva , il fermon latino , effere mot
to piu degno MI uolgare & poter molto piu de ,

gniamente e[pii care quello , che nel detto trattato


m'occorrcua ; & con molto maggiore dignità do-
vefie riuscirmi la detta opera . Et per la parte
dello fcriuere in uolgar ltaliano^rnoccorreua^ch'io
fcriuendo l'opera per l'utile de'mercanti ,
li quali
per abufione dell'efier mal'alleuati , & non per
difetto dell'arte , il piu delle uolte , ft truouano
imperiti & ignoranti di lettere * il perche mi
parue che foJJ'e necefiario lo fcriuere , in quella lin

gua chefofie più commune y & piu intelligibile à


mercanti , all'utilità de'quali , era ordinata l'ope
ra nofira ; Et per quefla fola ragione , mi diflolfi
dal mio principale propofuo dello fcr iuere in fer-
mon Latino , &in fine mi riduffiin uolgar ita-
liano . Diche prendo fcufa y perche io'lfò , com'b
detto ,
per utilità de mercanti : benché l'opera non
fia fi degna , come farebbe fiata fe io l'bauejjì

ferina in fermon catino . Et defiderando,che que


Ha nofira opera fia utile , non foloà quejìi nojlri
del prefente fecolo , ma etiandio alti pofleri ; alle
man de'quali per auentura ella pcruerrà ; & ha-
vendo deliberato di procedere in ejfa con ordine
ftngolare , mi è paruto necejfario di diuiderla in
quatro libri. T^el PRIMO trattaremo della in
uentione , forma , & e[lentia d'efia mercantia.

Ufi fecondo del modo c'ha da ofieruarejl

; L . mercan-
A
mercante circa la religion &
9
il culto divino. Ts(el
Terzo delli cottami del mercante , circa le
virtù morali & politiche. T^el j^v ARTo,^
tItimo del mercante & del fuo gouemo
la circa
cafa & famiglia &
la uiuere economico. &
, il

fia co/i il fine del noftro volume Dio per-


,
mittente •

4 11 VBJ-
i

I L PRIMO LIBRO
DI BENEDETTO COTRV.;;
gli, nel qual fi tratta della in-
t
w uentione forma , & eflentia »


,
J > . "A i
della mercatura
*
* Vi » '-V

bell’origine ^ & ,
principio della Mer-
catura * Capi 1

0§A naturale i ejr

per auttorità de’Thi-


lofophi chiaramente
prosata , e che tutte

Ae cofe che apparten-


gono al gouerno del-
l*huomOy acciò ch’elle
no fieno bene rette »

frattamente gouer-
nate , e necefiario ch’elle fieno prima formate nel
l’intelletto y &
in tal modo ordinate che dapoii

quando procede all’operatione fi dimofiri per


fi
euidentia , che manzi , che fi procedere all’ ope-
rati oni efieriori fila preceduta l’inteUigentia in-
teriore , la quale fi chiama theorica ; & da lei i

come da madre procede la pratticq . La quale »

non altamente e figlia della theorica » che la tbeo


fica fia della natura , quando, è ordinata co’debiti
li r M 6 $
Anodi che fi richieggono -, Èt però chi uuolbene con
fider are la natura delle cofe , come fi richiede a
qualunque fcrittore , e necejfario che egi'intenda ,
che fomnipotente Iddio nella creation del mondo *
ordinò tutte le cofe -, con le conditioni loro natura-
li . Et perche quello ordinò ,fu deprauato per lò

peccato deprimi nofrri parenti ; fu necejfario al


gouerno del mondo &
della falute della generatiò
ne humaria, che s'aggiongefie la legge ferina. Là
qual chiarijfe per uolontà ejpreffà del noflro crea
tare Dio, quali fojjhnò.lecofe che fi douejjìno fegui
tare & ancora quali fòfiero quelle, dalle quali fi
doueffimo guardare , &
fuggirle * Et quejlà fi
legge la quale fu data al popolo d'ifrael per ma-
no de M
oife a ntiquijfmo di tutti'gì*altri Trophe-
ti „ Et perche doppo molti tempi , la detta legge
toon fece y per difètto dell'ofieruanti ,
quel fruttò'
al quale ella fu ordinata , confequentemente fii
riecefiario , che per falute dek'humanà genera-
iiotie, uenijje, un'altra legge nuouayla quale emeri
dafie quella antichi; & etiandio certi ficafie per
ben de gliw/JeruantfcUel primo di qualunque Ìof
feruafieifoffe non caduco, non frale, ma faldo &
fempiterno .
Quefta fu la legge Euangeltca . Et
per tanto * ej(fendo ordinato netta creation del mori
do alle cofe naturali, quello che per Minto di na-
tura intender fi douefie, che s’hauejjea fare dai
k banda di fuori , & di poi con effetto fecondò'
iv : quelli
. ^
%

L 1 B ^ O.
quella iritrinjeca intelligentia procedere nelle opt
rati oni . Et quella intelligentia fu data in fu'lor-
dine naturale mangi , che fi proceda àgVattì ette
riori & chiama Theorica che non
t fi : lignifica al
tro fecondo etimologia Greca che
la intrinfeca fpe
ctilatione & confideratione delle cofe . Et avuta
detta intelligentia per Minto
confideratione de molte cofe ,fù utile procedere à
naturale , & per
a gL'atti eflcriori , adrneter di fuori quello che in-
tr in [eoamente s’era intefo.per utilità dell'h umana

generatione. Et per quefla uia fu proceduto da'pri


mi filofofanti. Li quali per ben che foffero gentiinil
luminati nondimeno dal lume naturale , & inte-
fiolo ,
procedettono nell*opere efleriori • Di manie
ra che fi può dire che quelli prima predetti
, fofi-
fero teorici Jpeculatiui dell'ordine naturale
quelli che fuccedettonofufiero
; &
li prattici . I quali
mifero in opera , quello che li predecefiori lorojba
ueuano con grande induHria &
marauigliofa in-
telligentia intefio , & confiderai. Et però poffia -
mo inferire , che la prattica fia figliuola della tee
rica e la teorica della natura ; & la natura di
Dio . Con quello ordine procedendo, intendiamo
ch'ai tutto fia impoffihile che fenga intrinfeca in
telligentia & confideratione
di cofe naturali , fi
pojfa ragione uolmente procedere in alcun fatto di
opere efleriori ; Et per le~ cofe dette di Jopra ,
chiaramente fiuede , chetarti /ferialmente &
; . .
:» quelle
-

V K * M 0. 5
futile che confiflotto nella prattica , procedono dal
la natura con la aggiuntiont del confiderare l'ordì
nedelle cofe naturali , Et per ben che cofi fia,nien
tedimeno appare alcuna uolta , che fi proceda con
ordine retrogrado ; perche in alcune altre arti fi
dimoflra , che per ejperientia & per induttione
di piu particolari , fiuìene in cognizione de pià
uniuerfaliy che fono cagione delle feientie , & del
le arti; come per manifefla ejperientia fi uede ,
majfimamente in due modi fingolari.Verò che
per la ejperientia dell' herbe in uart] luoghi diuer-
famente, & in diuerfe perfine , & in diuerfitem
pi prouate > come in ejlempio il qua
il riobarbaro
le di fua natura fempre > in ogni luogo , ha pur
,

gato , & purgala colera; s’è indotta regola &


difciplina uniuerfale , che ogni riobarbaro purga
la colera . E: quel medefimo dico , nell'arte ora-
toria ;
perche inangp ch'ella fofie trouata > erano
gfbuomini daWinjtinto naturale , di tal maniera
di detta arte ammaefirati , che faceuano non men
bene quello , che fi richiedeua in tutte le parti del
Coratione ,
che fi faceffiro poi che fu trouata l'ar
te^> .La quale procedi dall'ufo di quel naturai ef
fercitio ) come auiene , &
e notijfimo fra li bifo-
gnofi. Li quali di lor natura , Jenga hauerl'ar
te di ciò difciplina , ofieruano mirabxl modo d'ora
re ne bauendolo dall'inflinto naturale^. 'Et in que
fio grado , ardirò di dire che fia la noftra merca-
tantefea
-

tt t T È $ 0 é
tantefca, la qual'hebbe , £cito
chi bene confiderà , lift

gine dalla natura :poi che la moltiplicatione hu- >1


i mana fu propagata fopra la terra Terò cb'cf- .

v fendo necejfarìa , alla moltiplicatione di molte co- 4


fe , a foHetitamento dell'huomo privato , delld & *
famiglia fua , poi che s’era congiunto con la don-
;mi'

ttn
ita ultimamente , poi ch'era diventato ciuile ,
& goucrnator di republica , non poteua governar mi,

k
fi , qualunque de'tre flati è privato , ò Iconomi
in
co, ò politico ,fenga la commutatione delle cofe,
che gl' erano neceflarie\& altre che à lui per auert
sura erano foprabondanti 4 Vercbe per anco-
:

ra , non era trovato , per induflria humana tufo


-della pecunia, la quale dipoi fà mego uniuerfate > Klj,

fenga la comutatione di cofa et cofa,la quale fu ne


\ cef]aria da principio inangi tufo della detta pecU
nia . Moltiplicando dipoi gVhuomini , affotti- & **iC

gliandofi nell' efiercitio , come dinatuta loro è , in «J/<

tefero ,
mego uniuerfale ® poteuano me
che con un «8ff.

glio fodisfare à tutti e'bifogni loro, preferiti, fi & %


turi, llqual mego uniuerfale , in ognitempo , <£r iti

in ogni luoco ualeffc ; & fenga che con la fcant


bieuole comutatione , le cofe neceffarie , al uitto
h umano , fi potèfino habere , trouarono qttefló
mego della pecunia . Dal qual come da fonte ui
no, ha il principio fuolamercatura.Et in quello mo
do al noflro proposto pofliamo dire , che beri che
M'iHinto naturale ogni fàentia, & qualunque 4
1.

dìfcU
difciplma , & ogni arte habbia
bauutoMime
fua : nientedimeno fono pure alcune altre
, che non
Vjtante la detta uera fcientia
, fi dimoflrano baue
re bauute l'augumewoer lacere
fcimento loro dal
ufo, & dalla pratica dell*
efiercitio di dette cole
com'appare per gl' fiempi detti di[opra.
e Et per ri
durre ciò a nofiropropofi
torciamo che Urte mer
cantile y della quale intendiamo
nella prejenteno
itra opera di trattare,per ben
eh'eli'habbia prin-
cipio dalla natura come
, e detto : nientedimeno
in
trodotta dalla neceffità delle
cofe} pertinenti al ut-
Her humanoy fu per ufo propagata
Jecoli fin alla nottra età
, per molti&
deriuata . In manie-
ra tale , che fi può neramente
, dire , che la pri -
Vta & la uera fua origine
fia da cjfa natura, &fia
dipoi fiata con defire-^a
degl'huomini propaga-
ta y & amplificata , in maniera , che con
effa
Coifuo efiercitio , molto piu
facilmente fi gouer-
tiano y non Jolamente li
particolari huomini , ma
ancora le cofe delle famiglie
chet i Vnncipatiyi I\egm
, &
le republi-
, &gl’impcnj . Et ben-
ché di detto effercitio condotto
, per fin'alli noflri
tempiy non appi aia alcuna di(cip lina,
niente dime
no ut
fi ut de per continuo efiercitio l'ufo &la
pratica , & la confuet udine
<
,

La quale editai
natura che fe coloro che
l'efiercitanoy non la uio-
lafiero »fecondo il noflro parere ella auange-
,
rebbe ogn'altra arte.Et di
ciòfe ne potrebbe dare,
; • *
molte
-

L 1 i Hi 0
molte ragioni & esempi , Et perche di quefla at
te y sì naturale , j/ necefiaria , & sì utile , non fi
truoua alcun precetto ficnttofio fimilmente con fi

lentio me ne pafieria , fe mediante la prattica ,

ch'io ho deidetto efiercitio, non batte (li intefo che


ella fi può ridurre in arte , & majjimamente per
quello 3 che ufano tutto' l giorno li mercanti di no-
ìira età • il che è futo potentiffma cagione , che

m'ha indotto a uolere fcriuere , per ordine di dot-


trina > dell'arte mercantejcaj quello che dalla crea
tion del mondo fino alla nofira età per auent li-
ra da nefimo fcnttore è fiato fatto #

Della Diffinitione della Mercatura


Cap . 1 . /.

ER ofieruare bordine naturale , diremo


che coja è mercatura ; perche come uolfe Ci
cerone , uolendo noi intendere bene le cofe , debbia
mo principiare dalla diffinitiune. Et uolendo trai
tare che cofa fia la mercatura , auanti che altrofi
dica , per tor uia in quello noflro propofito una da
bitatione , che potrebbe dar noia alti mercatanti
ignoranti, diciamo , che dijfierentia fia tra quelli
due uocaboli cioè , mercantia & mercatura . Ve-
ro che fiotto quefio uocabolo di mercanzia , s ia-
te ndono tutte le cofe che fi uendono , ò fi compra-
no , barrattanfi in qualunque modo fi con
tratta-
, , , e
,

? n ! M O. v 8
trattano . Et per lo nome di mercatura s' intende

l arte owero /a difciplina , onero ordinatane , a


t precetto o conflitutione : con le quali , le cofe
fi pertinenti alla mercantia detta di [opra , ft debbo
bf no esercitare & contrattare . Et però chiarito ,
CT ch'è quefio uocabolo di mercantia i/ qual porta
ti- [eco tutte le cofe da mercanti contrattabili , e/ pa-
lt re <fo«er procedere alla d-ffmitione della mercati
ìl- ra , la quale Jìà in quefio modo. Mercatura è arte ,
ei owero dij cip lina , fra leperjone leggitime ginfla-
0* mente ordinata, nelle cofe mercantili ,per confer-
uatione delTbumaua gcneratione, con fpcranga di
guadagno . Et perche in quefio , confiftel fonda-
mento di tutta quella no fi ra opera , ci pare douer
chiarire un poco meglio , tutte le parti pojle nella
diffinitione della mercatura . Et pero diciamogli e
quefìa diffinitione , fecondo' Inoflro parere ,
per-
fetta ,
perch'elidè comprefa dalfuo genere in unì
uerfale ; & dalle fve differentie in fpecie . Et lo
uaiuerfal fuo : è quando dice, arteòuero difci-
plina ; La quale niente altro ftgnifìca , che una
congregatane ad ma
di precetti , liquali tendono

fine Le fue differentie fono , tulto'l refio , eh'


.

comprefi , nella predetta diffinitione . La quale


dichiariamo in quefio modo Terfone iUegitime, .

intendiamo in due modi ; cioè quelle perfine , che


nonpofiono ePer citare , la detta arte , finga pre
giuditio & finga prohibitione &
'
: in quefio in-
, tendi*»
* .-2 / l % f>

fendiamo li J{p , Trincipi , Baroni , Canottieri ) $


tutt i gl* altri Signori , alti quali è interdetta fecondi
do lajcientia di raglan ciuile > /a dice in qua
t
fio modo . Lege nobilioyes , codice . utfup. b(ob\
liores naturalibua & honorum luce confpicuisi &
patrimonio ditiores ,
pernitiofum urbibus merci*
mommi, exercere probìbemm , ut intet plebeium

& negotiatorem ,
facili ws fit emendi uendendiqy
comertium . V altre perfone illegitime fono , chi

e insiituito in qualche ordine facro , E quejìa è la


fcimtia di Taolo jtpoSiolo , alla feconda a Tbi*
moteo.ll. Trento militans Deo implicet fe negottjs
fccularibws. Et Santo GieronimoDi. LXXXVlll .

Negotiatorem clericum , ex inope diuitem , ex


ignobili gloriofum , quafi quandam pejlem fuge «
Et quelle due generationi , fono nel primo modo il
leghimi rifletto alla dìgnità.Nfl fecondo modo,fo
no le perfone ignobili,che portano feco qualche ma
camento » o dal canto della infujjicientia loro , &
della perfona loro , ò dal canto della mercantia la
quale vogliono uendere. Quelli che dal lato delle
perfone loro , hanno mancamento , & fono inabU
li ; fono fanciulli , inan%i l'età legitima. & quelli
che per l'età fona reflati pupilli , &
fotto tutori , i

ferui , e i furiofi , e i prodighi , & l altre perfone


ignoranti & ignobili, filtri fono inbabili per ri
{petto dtl mancamento della cofa ; & quefli fono
i ladri ? i rubatoti di firada » i pontrafacitori delle

/
-
.

‘ P %$f}pì 9
cófe\ archimifli & lorofiinUi^ (Guifìamcnte) in-
tendiamo qftando fi cóihpra, & fi uendc cofz mer .

Cantile aprcciogiufto,o la incirca, altrimente fe-


condo le leggi communi , non tiene il contratto , &
niaffimamente fe excede dimidium ìufii pretij ,

& di quella giufììtia afiai ampiamente fi tratta


x . (in cofe mercantili
q. ij.
) fi dice , per diffe-
rentia delle cofe , le quali non fono contrattabi-
li mercantilmente : & qufte cofe 9 fono cofe fiacre,
& cofe impegnate, depofitate,ouero furate;&pro
bibite fempre,&ìn ogni luoco, &ad ogn’uno,fi
Come fonojuenenijdadi, &
filmili ; onero cofe , che

fi comprano per ufo fuo , ò di fua famiglia , ò per


donare ad altri.
( Ver conferuatione delThumana
generatione ) non fenga cagione Raggiùngemmo
Vero che benché da principio immediate doppo la
propagatone de Wh umana generatione , ueniffe in
ufo quefia arte della mercatura per necejjìtà delle.

cofe,che mancauano ad uno , & foprabondauano


all’altro , d’onde hebbe origine la comutationc,&

ilbar atto, mangi che foffetrouato l’ufo della pedi-


ni a:nient e dimeno dopoi l’inuentione di detto me-

%pì quello che la natura da principio induce è per


necefiità , &
per conferuatione deU’humanagene
ratione, confà detto . Effendo poi fopplito à detta
necefiità mercanti cominciarono ad efiercitare
, i

la detta arte, con la ffcranga del guadagno. Et

quefto medefimo intermene , nel ufo de’uefiimen


B tii
&

ti i quali dà principio furono trouati ro%i & grò f

fi Solamente
perche coprifiero le carni le dif- &
fondefino dal fouerchio freddo , dal fouerchio &
caldo , dalle pioggie , dalle neui, & da ghiacci
da altre cofe nociue , all'humana natura Et do- .

po quejla prima inuentione Supplito che fu alla


1 y
neceffuà de gl kuomini , le ueSli, ch erano ro
grojfe & finga alcuno ornamento
, , fi conuerth
ronoà farle ornate & & con, belle, tanti orna-

menti fono proceduti per infino à dì nottri, che mi


rabil cofa è a uederle ; Et quello medefimo , ei
pare fi a intrauenuto della mercatura, la quale fu
ordinata com'\ detto dalla natura, per fupplimen
to della nccefiità bumana , dopoi per uartj fecoli

è trafcorfa in tanta utilità de mercanti, che per ca


gion della detta utUità,banno fatte tante & fi mi-
rabili imentioni , non
ch'è cofa incredibile à chi

fofie buono & ottimo come nel pro-


mercante .

ceffo di uno de nofiri capitoli piu chiaramente ap


parerà . -A tutto quello aggiunto habbiamo^con
iffieranga di guadagno)per chiarire che ancor che
la mercatura fufie iHimata da principio per le ne
cefiità della generatane bumana , che dopoi la in

uentme della pecunia e trafcorfa nella utilità de


mercanti, & à quel fine per loro efiercitata à dif
ferenga di coloro , che uendono,moffi da neceffità,
onero che comprano per ufo della loro famiglia , ò
per altro ricetto, che di riuendere . Li quali fono
-

T K 1 M,0. IO
due prtncipali atti della mercatura . Et però que
fti tali non fi pofiono dir mercanti , per bene che
tifino gratti mercantili ,
perche non riferìfeono al

fine debito dell'arte , il quale e l'utile di qualun-


que efiercitantela come uuole Mifiotde nella eco
nomica dicendo che il fine del mercante e di gua-

dagnare & arricchire ,

Della qualità , della Terfona del Mer«


fante 9 Cap 111 .

A Wjica
ri,
è ,
& celebrata
dalli influjfi de' corpi fuperiori

pofiono tanto per l'ordine dato da Dio


fententia degli autto-
che le cofe inferiori, fieno gouemate
, o celefti

,
, i quali
in tut-
te le cofe inferiori , chelor danno regole, & mo-
do, dal quale non hanno poffon^a di poterfiguar
dare > fe non folamente gl'huomini , li quali foli
hanno quello priuilegio da Dio , che benché fiano
inclinati fecondo li uarij infiufii dalle cofiellatio -
ni ,
piu ad uno ejfercitio eh'ad un'altro ; nientedi
tneno per la dignità del libero arbitrio che lor'ò
dato nella creatione de U'anima, fono fi liberi che
pofiono tefi fiere , ad ogni abilità ò difpofittone »
che l'inclinafie uariamente fecondo la uarietà del
le diuerfe cojkìlationi . Et di queflo è detto nel
Pufitato & trito prouerbio di Tolomeo , fapiens
dominabitur a firie • £ per ben che fia difficile il

B 2 poter
-

OT IOJVB
queHa refidenga a
^ T
tale inclinatlórte 9
poter fare
che inchina afi ai , nientedimeno , non è impojjìbi
le il poterlo fare y Jpetialmente da quegli huomini9
i quali fi truouano dotati, d'ingegno egregio piu
de gl’ altri . Vero che con la loro prudentia refi-

fieranno à tal inclinatione » in modo tale che non


faranno , ne menati , ne gouernati da quella , ma
procederà tal refifienga con difficultà ; Et riuol
gendofi ad altro ejfercitio che à quello > à che fi
truouano per detto infinjjò celefle naturalmente
inclinati , il piu delle uolte , non ui perfeuerano •

Et però e d'hauere fingolar rijguardo , à uolge -


re un fuo figliuolo , ò altri per gouerno , ò affi-
nità congiunti ,àtal ejfercitio mercantile^)» Ver
che fé foffe inclinato ad'altro , ò al contrario ef-
fe r citi o non porfpererebbe per auentura ; ouero
procederebbe co dijficultà y & rimarrebbe à mega
uia , & con poco profitto & non confeguirebbe
;

il fine del defi derio fuo > il quale è d.' acquietare


ricchegge con honorem » Et à quefio bifogna ben
confi derare 9 nell'età puerile , della perfona che
tu uiioi uolgere , a filmile ejfercitioyd quello a ch'h

naturalmente inclinato . Et per battere notitia di


tal' inclinatione , è d'hauere confideratione 5 nel
età puerile non depravataci che ejfercitii fi delet
ta } & a che naturalmente difeorre ; gir s'egl’è di

natura uivo , dr di buon affretto^ > & egregio d'in


I <
iole y gir non fila troppo uario ne vagabondo s &
pre-
, <

v ^ ri oz ii
fretendet all' acquìfio d'hmioreò (futili '& il gua-
dagnarlo il pugnie, ali* bora po (siamo penfare che
fieno atti ,4 tali efiercitit > dotte è il fine (tacqui -,

ìlare con bonote • Et ejjendo che noi trouiamo tal


inclinatione , ne nofin figli , ò altrimenti attinen
dobbiamo uolgere A quell' efiercit io à.cbe fa.
ti y li

no inclinati ; &
non debbiamo pigliar la cantcfa
con la natura,per uolerla uincere fuperare^ba &
dia uincerebbe ogni gagliardo buomo. Etdique
r
fio babbiamol'efiempio de giganti > i quali fecon-
do le fatt ole de poeti , confidandofidella loro fmifu
rata farteggUj udendo torre. il Sdegno a Gioue y fu
tono da efio fulminati , & morti. Come fi pro-
na per interprctatione ,che da a fintile fattola il
noftro Tullio nel libro de fencólute , oue dice, fio,
l'alt re , quelle parole JftffbH entm eìl aliud cuna
Diis more gigarttum beliate > quàm natura repu -
gnare_j. Oltre di quefio babbiamol'efiempio de
Greci & de Romani , li quali mentre che fioriua
luna & natione
l'altra , ufauano quella regola
di uolgere i loro figliuoli & attinenti, a quello ef-
fercitio al quale la natura l'inclinaua > Onde ne

Jeguitaua > che in quelli tempi appreffo ali'una net

tione & all'altra, fiorirono in tutti gl'efiercitii late

dettoli , i piu eccellenti huomini che fufiero fla-


ti 'mangi a quei tempi , e fufiero dipoi. Et che co
fifta il uerOìmanifefiamente fi chiarifie per gl'ef
/empi di tutte le arti liberali & mecanicbe^j •

£ l Terg
-

t ì $ ti 0
‘Pero che infilofofia noi ueggiamo appreffoi Greci
efiere fioriti grandiffimi filofofi, quafi infiniti:

de' quali i principali furono Titagora i Socrate %


Piatone ;& ^iriHotele^ * Et nelle cofe mathe-
matiche Euclide j ^Archimede > Tolomeo & mot ,

ti altri . Et nella poefia tìomero » Uefio do *

«foro . Et appreso noi Virgilio » Ouidioi & Ora-


rio . 'Nell'arte oratoria , Demoftene * Efchine,Or
tenfio , Cicerone u . 7\(e//e iflorie Tucidide j
Erodotto i Polibio , £/wio , Cornelio Tacito i &
GiuftiriOk Ideila pittura ^Apelle * Zew// » & mol-
ti altri filmili . 7\(e//4 fcoltura Fidia , Trafi-
tele.*) . ££ nell'arte militare JlUfilandro , li//*
» Cefar e , Scipione . Ef per wo» dire de
barbari lafcieremo ^Amilcare ,
fdr ubale > &
tAnibalt^ * Et però mi par molto da contenda*
re, quella fententia di Apollonio Mabandenfie, il

qual* efendo condotto à leggere l'arte oratoria iti

*Athene , quando gli era condotto , chi era atto


a quel' efiercitio lo riceueua uolontieri ; Ma quali
do gli accadelia che gli fofie menato j chi era
difatto & inabile , lo confortaua , rèe attendefife
ad altro , &
ricufaua d' infognarli per non perder
ni il rempo . tìauendo dunque attitudine natura-
le , come diciamo » quel tale fanciullo > che deb
he efiere iflituto all'arte mercantile , dee hauere
un'altra conditane » la quale , fen%a dubbio , è
non follmente afiat notai perl'ejferienùa , ma
ttandio
T ti 1 0. fi n
etiandìo da ragione naturale approuata > cioè cb&

fia nato di mercante* Ter che come uediamo per


Uirtù del feme naturale effere infufa molta im-
pYejfione detta figura &
fimilitudine del padre
nel figliuolo i cofl anche ui fi porta molta nettam-
mo interiore . Onde diffe'l poeta JL [colano che
tufurpò datfitofofo . Moflra la uifta , qualità del
Cuore_j . Et fe la uifta dichiara l'intrinfeco , &
la uiSìa è proceduta per uirtù del feme , in figu-
ra patema ,
confeguentewente none da dubita*
rè chele uirtù fiano fimili al padre_j . Et la-
filando infiniti altri efperimenti , dico , che in
nòe medefimo certamente ho prouato , uiflo * &
rimprejfion patema , la quale non folamente nel .

le inclinationi delle cofe agibili , ma etiandìo nel .

la fortuna m’è confeguita con tanta conformità*


che è mirabile cofa à dire_j . *AUe quali nati-
uita debbe concorrere taiuto di auan%arlo per
tempo con precetti &
con gPordini della difcipli
na fin dalla culla > come ci ammonifie Quintiliano
nel principio dettopera fua < che fi debba farà'
dettoratore . llquale uuole , che le nutrici e tui->
ti quelli t con li quali il fanciullo dee conuerfaret
debbano efier eletti eloquenti , & eh* efia lingud\
puramente y & elegantemdnte infreme col latte,
della nutrice t'imbeua • Che in cafa habbino per

fine » detti quali , da teneri ami capifeano telo*


quentia , Et cofi parimente diciamo del mercati
••v. M 4 teschi
s i loif m. O 'r
,

H i th'h. di bifogno che aa fanciullegga imbeva li

gefii yi modi , i coHumh &Ja conucrfatione mer


caglile, con facondia & ,'grauità , in ogni getto,

gratto * Onde fi legge , che Cyrneli^madnM


Gracchi molto aiutò li figliuoli all'elaquemia , Et
quando quefie due cefi aggiungono infume. y che
luna aiuti l'altra > & cofi auenga la terga de prò
cetti , e della difiiplina ordinata , & della con*

fuetudìne continui, in detti efiercitij ,fi fari mct


cante pet fetto , & configura mirabilmente' l fi-

ne del desiderio fuo; Jpetialmente fi farfijùcH.-\


te aiutato gr fauor ito della profpera foUunfr lrf^
quale' \ più delle uoltc fuol prettare -fattore^ ckk

fi
goueriya con prudenza , & con ordine di Jtft*

gione , & all*incontro Juol abandonare coloro il

più delle uolte che fi gommano finga ragiona ,


,
-
gr finga ordine . .Onde egl'è nato quel, prouer
bio che uolgarmente.fi dice , Che la fortuna non
entra in cafa dematti,&. s*ellaui entra dura po
co * Et s'accade che alle uolte , chi mi fi gover-

na , arriui bène , quello auiene dirado , gre per


accidente ,<&• divoro contingente , Diche 9 non è
c{a pigliare regolane effempio, ma più tojlo da fu
guire bordine contrario. Et perche le\Cofi dette di
fopra dell'attitudine della perfona del mercante
riguardano folamente l'attitudine dell’animo, gr
à quello diciamo , che benché faccia più mag &
giore frutto a confidinone del fine , la buona di-

.. ^ frofiiione
?

T c K. t te
jfiofitkne dtll'animo & aeHa mente , che e princi
pai fondamento y niente dimeno ni fi richiede anco
ra , <& è neceffam l habito del corpo ; cefi noi &
fi intendere U Rubrica di quefto capo quando
10 intitulaii della attitudine della perfine perche
queft o nom^ falla perfona * fignijica l'anima &
11 corpo . vE tft -paiefie à chi leggerà , che qneffa
parte doue' trattiamo della dijpofitione del corpo
fujje uana &
fuperflua : fe confiderei bene, qual
è quefia , & quanto il ptfo delCeffercitio mer-
cantile lajcierà per auentura t ammira tione con
cetta ,& giudicata non folamcnte quefia parte -,
non efiereuana, ne fuperflua , ma etiandio utile
& neceffaria Vero che à uoler fare gran prò-
»

fitto per la confecutione del fine , al quale è ordi-


nata quefia arte mercantile, è ne ccjfàriojpofpofht
cgn' altra cura intendete con gran dUigentia -fi

tutte quelle cofe , le quali in qualche mòdo po (fino


far utile <&• giouare à tal propofito , -
Onde fi Coft
uienc alle mite durare gran fatica di giorno,e di
flotte , cambiare perfonalmente à pie a caualr &
io , per mare &
per terra , &
cefi affaticar fi nel
tendere, & comprare
nel , & adejhareje cefe
uendute , & comperate, & ufar infitnili facende
quanta diligerla è poffibile , poffonendo corri ho
detto ogii altra cura , non folamente di cofe fuper
fluc , ma ancora di quelle che fono ìiecejjariealht

conferuat ione deli' human a aita *,


& però occorre
. alcuna
r

t i: ? ó
alcuna uotta il differire il mangiare , & libert i

& il dormire * angi è necefilano di tolerare fame


& fete , &
uigilie , filmili altre cofe , che fona
tioiofe y & contrarie odia quiete del Corpo, il qua-

le fe nonfofie atto , come deftro inttrumetttOi noti


potrebbe fopportare > o {apportando » ne riceue -
rebbe incomodità-, alla quale di itecefittà feguhreb
be infirtnità , e dopo anco morte* Onde di due
inconuenienti y uno ne feguirebbe * b neramente*
che non pigliando fimìli efiercitii come ficonuie
ne y & non farebbe il profitto che fi richiede, &
inonuerrebbe al fuo defiderato fine con honorem
ò che facendoli, non potrebbe perla difattitudi*
& perfeuerando cdfcht
ne del corpo perfeuerare,
*
& morte. Et perche &
rebbe ht infimità , l'uno

l due
altro di quelli & eflremì i ,
inconuenienti ,

grande è da ,binarlo; diciamo* &


fi
confermiti
rnoch'egl'frfommamente & ancora necefia utile ,

rioIhauere buona
il corpo in & at- dijpofitione''

to a firmitijfetcitio ; Il quale à quefla opera de la


conftcutione del fine , concorrerà come inftrumen
to atto , non altrimenti , che fi faccia' l martello
che Concorre come deliro inHrumento del fabro *
quando fabrica il chiodo * la mente * &
l'ani- &
ma niene à concorrere , come l'artéfice' nella prò -
pontone de l' opere fue * Et perche dìciamoyche'l
corpo fia habituatoà fopportare le fatiche * cofi
anche , come ci infegna Sirijìotele nelfecondo del
fui*
* tt t M o: *4
l Etica , che tutti FeHremifwo uitiofì , dico, che
fono molti corpi tanto robufli & abili alla fatica

& alle forge che eccedono il modo della abilità •

Che per dire che debbe effer attoà fopportar ,

gl*affanni , non dico però , che fia fachino per


che communemeite i robufli &
forti, di loro na
tura non fono habili d*intellettOi per che la natura
di quello che manca in unojupplifce in altro, fecort
do la fententia defilofofiy & corno uuol Ariflote *
tele,che le carni molli fieno di facile apprenfione,

& cofi per il contrario , Debbe adunque il mer-


cante effere fupportante de gl affanni y & hauere
le carni molli & delicate le quali dimoflrano la no
biltà dellintelletto i'blpn dico già corpi imbecilli
per tin attitudine all eflercitio,ne dico, baflagi &
robufli , li quali comunemente fBno infipidi be &
filali compagnoni , &
fenga frutto , laqual cofa C
contrariffima al mercante , & però dice lufatfr
prouerbio y Huomo forte » danno di cafa « \

Del luogo habile al Mercante \ \


Cap , l* 111 «fe

N On ofiante che
non facit hominem
dica Seneca morate ttocus

cheH luoco non faccia glhuominii dcriuano


y nientedimeno perbetf
li tra
fichi mercantili dallhabilità del luoco*, & per con^
fequente il mercante debbe clegere luoco atto alla
metta -
>

» L 1 yB f
0
mercatura & fuggire dallo inetto . Tetche illuo
/ co, cfowe’/ mercante habita , dà molto della inchi-
natione , allo'augumento , & al disfacimento del
mercante* Er ^ae/ro è quello , c/;e rao/fi indotti po
cbijfimo intendono& fempre per cotrarióiperò che
generalmente quegli ignoranti > & nuouinell’ar-.
te sfogliano guardar luocbi inhabitati , <& doue
itiuono con poca fpefa , & doue ci fono pochi mer
v

canti . Et io dico , cbe'l luoco doueuuol fare be-


rle il mercante , bifogna prima c babbia Caria fa
Libre x la quale è uno de gf elementi necejfarijjì-

mi alla uita fiumana , &


che gioua molto al uiue
re bimano quando è falubre j dr cofi al contrario
nuoce quando è corrotta . Et indi auengono mala-
tie & fpeje grandi , & per confeguente perdimen
ti della pecunia & disfacimento ddl'acquifìato .

FECONDO debbe ejfer il luoco bene babitato


& frequentato da mercanti & , ualenti huomini,
perche come l’intorno d’arme fi fa ualente nel ef-
fercitio dell’arme , quando frequenta luocbi doue

fi fa il meSiierix cofi anche’l mercante ,


dimoran
do ne luoghi frequentati da mercanti , diuenta al
la giornata piu intendente & prattico,& per con
fequente piu ricco , Et anche al contrario doue co
habitano piu mercanti iui s’ofieruano meglio i riti

le confuetudini mercantili . Doue ancora che .

non uenga a molte ricchezze , egl’è quafi in tutto


impoffibile che diuenti pouero ; perche ut fi truo-
-, \ uano

i t
T'it 1 M’OS 15
uano dì molti riuelli & ripari dadi quali , fi pilo
fioccorrere & aiutare,& per confcquente non può
/cadere TERZO debbe slare in luoco doue fi ui
ueinpace,& fen^a fojpetto , perche come dice
Cicerone nella oratione de Imperatore deligendo
}
y
che ne L’altre cofe la guerra fà infelici gl b uomi-
ni , ma nella mercatura etiandio il tim re il fo &
/petto della guerra : perche’ l mercante iinol efe-
re libero , coll’animo quieto , & fenya turbatio-
ne .
Qv arto in luoco , doue fi tiene ragione
mercantilmente , & non fecondo le leggi Ciufli-
mane , perche non è poca guerra al mercante , le
dijpute de Giurifli, li quali in tutte le cofe, fono ni
mici alle borfe loro\&ancbe perche le cofe mcrcd
tili hanno bifogno di breuità & di e/peditione pre

fta , la quale cofa in tutto e contraria a Giuristi ,


& molte altre cofe mercantili s’hanno in contiadit
torio modo con le legge antiche . T^ongia chele
leggi non fieno fante , &giujk in fe, ma ptr di-
fetto dilla cupidigia di molti moderni , fono dc-
praitate & ridotte in fallatie difputationi ; &
doue fi debbe intendere la cofa alla midolla , &
per quel modo fi debbe fciorrenel quale e legata;
nientedimeno e)fi le diuertono in fallatie & difpii

tationi , & più toflo deprauationi. Et per uno del


li precetti mercantili , debbe efiere che li giudi*
tii loro , non debbano effere de rigore iuris,ne prò
cedere ad penai > ma di equità & con moderatiti
ne.
I 1 B H 0
ne * Qy INTo mercante dcbbe fchluare
il

d'babitare ne i luochi graffi abondanti del ui- &


uere delfhuomo ; Ma quelli luoghi commune*>
mente fono ad intraprendere di molti partiti .
atti

& però fono pericolofiffimi al mercante ; confe &


guentcmente ne fallirono molti . & quello fi uede
pereffierientia , che fono alcuni luochi fimili , ne
quali raroforefliere , ò mercante , <?
fattore ui flet
te t che non falli . Coniò il regno di talen-
ta che di fua natura è abondantifiimo , e niente-
dimeno nel tempo mio , &
per quanto ho potuto
comprendere per il pafiato , raro ui flette , che al
fine non facefle mala fine . Et cofi nella prouin-
tia di Calabria , & molti in Sicilia ; & queflo per
le intraprefe grandi che ui fi fanno , di arrendi •*
mentii di uittouaglie 5 & non riefcono poi . Le
quali cofe fono ,
d’hauerne buon riguardo ; per/
che tal luochi fono di mala natura . Et indiauie
ne che uedrete molti luochiy profperare uariamen
te nelle mercantie fecondo la natura ampiez- &
za del limo
Tirò che in alcuni luochi gl’h uo-
,

mini communemente , non eccedono nelle ricche ^


%e loro , cinquecento ducati , pare che per hef &
[Un modo , per grande sformo che ne facciano, non
pojfono auan^are altro. Et come li paflanoy quel
più ò auiluppano in debitori cattiui » ò mura-
no , ò lauorano ne terreni . Et alcuni altri luochi
fono doue le ricchezze non eccedono ducati mille ,
alcuni
T Ti 1 M 0. rt
alcuni quatro mille , dieci milla,& degli altri
quetto attiene per proprio naturale del luoco% Te
rò tu che uuoi conseguire il fine del mercante , il
qual fine, e come frittotele difie , di arricchire
sforati d'habifare ne’luocbt doue quelli c’habita
no &
fanno efiercitio mercantile , uengono à mag
giore fomma , Et perone quello uolgar prouer
ìio , Che nel gran lago fi pigliano i gran pefci ,
& cofi l’huomo dcbbe habitare doue fi può afcen
dere , & per confequente acqui[lare ìmori &
ricchezze, <

,r- » > . < *4*1 ts r | v *

'
. Pehtendered baratto Cap * V.

P Er feguire l’ordine
guentemente diremo de gl'atti
tnefiiere mercantile , &
dell’opera nofira

Primo
&
, confe-
efiercii del
del baratto^
il quale e la prima , & princìpal parte della mer
catura » amenamente chiamata comutatioae. Te
rò ckel primo atto confiflenel c.omutare robba per
robba fìmplicemente , fenga aggiorna alcuna del
danaio 0 il Secondo atto confitte nella coma
tationeda da cofa a cofa , con augumentu del de-
noto all’ una delle parti. Del primo modo del coma
tare dobbiamo intendere che ) fiato introdotto
per la comodità delle parti ; Terche luna parte
& laltra defide randò d'ufcire di quella robba ,

(h'egl’baapprepo di fe , &?m potendo ufeirne


per
t ì b £ <r
per uìà dì contanti , egl'e necefiario per confe-
guirìl fuo deftderio , procedere à quetto primo mo
dodi baratto , di cofe delle quali fi crede ,
pargli efere certo bauere maggior bifogno che di
quelle altre cbaueua prima , Et però dico^cbc que
Ììo primo modo del baratto , fu trouato per la ra
gìorte della comodità delle partl,coine per manife
Ili efi empii ogni giorno uediamo.' Et perche la
dimojlraiione & euidenga di quefia difcipiina

confifle molto nella dimottratione degli ejfempi ,

metteremo un cafo , il quale dimoflri la comodità


grlanecefiità del barattare . Li mercanti Fio -
renimifil piu delle mite conducono panni <gr drap
pi i nel Sdegno di Sicilia per uenderli à pecunia ni*
merata : &
perche communemente non fi traoda
contanti fi pretto > (& maffmamcnte per alci*

ne mercantie , le quali fernet lungbegga , non fi


I
pofiono finire ) efii che fi truouano in Sicilia , &
defiderando di pretto lefue robbe finire non
potendo à contanti , conuiene chèl penfier loro fi
uolga , ( &per non perderei tempo & , che'l di-

fegno non riefca nano ) al fatto del baratto di


cofe , chabbiamo miglior ricapito nella patria

fua , che non harriano li panni e damafcbi , fe ue


li riconducejfero . Et cercando di fare il baratto ,
comè detto , per mego di fanfalit ouero altrimen
te j truoua ricapito di barattare la detta fua rob

v ha à fomento , ilquale al Fiorentino , è piu corno


*
\ do per
A *

* \

i
-

v
n, i m
or; ly
do per la patria fua che panni <& drappi, pari nel
refio; Et il fanfate cercando truoua ricapito di ba
ruttare la detta fua rohbaa fomento, còl Sicilia
no c'ba quantità di fomento ,&uorrebbe
ufcir-
ne , &
non potendo con denari contanti condu-
fi
ce à fare'l baratto col Fiorentino de
drappi .
fuo'panni
diche ha maggior comodità à'ufcirne>chc
&
non ha de fuoi grani . Et in quriìa forma
, fi uie
ne alla conuentione del primo modo di baratto
Et perche alcuna uoltanafce dijferentia di poter
fare il baratto di cofa à cofa , co a punto
fi , fernet,
1'aiuto del denaio
, però per la medefima comodi
tà delle parti , fu trouato’l fecondo modo di ba

ratto , di cofa à cofa , con Raggiorna del denaio . il


quale e il condimento della perfettione di quel mer
Catanie , ilquale per altra uia
fi rimarrebbe à die
tro. Et in quefta prima feerie di mercantia,b d yha
uer riguardo . Vero che in quefio baratto rice-
fi
tte dimoiti inganni
, &
baffi alcuna uolta di gran,
danni . Et però tra mercanti è nato il prouerbio,
che. Chi barattai barattato « Et intra le altre co •

fi > che fono necefiarie,& d ha uerne auuertenga,


y

cche la mercantia che tu pigli in baratto


fia à te
piu comoda , &
piu atta à riuscirne di effa , che
quella che tu dai . Secondariamente che tu ti in-,

gegni d'auan?are'l compagno nel pretto * Et uà


lendo intendere bene queria feconda parte di
fe hi
foglio che fempre facci conto quanto uale il tuo
grano h à contanti,
&
quanto il foprametti nel ba
^ - C atto %
t fi? b
atto ; & quanto per 'cento uiene foprametteral
Etcofì dicia-
compagno y da contami a baratto ,

mo parimente de panni & drappi . Et fatto que


debbefifarc’l ruguaglio di chi
fta confideratione ,
r

baratta meglio , & quanto per cento • \e in que^


fio cafo, debbi fare
poco conto , della commodità
della mercanùay la quale tu pigli in
baratto , Che
uale
'
non oflante y in quel luoco doueft contratta
meno , &
da fare > rifletto à quel luoco , doue tu
la hai à portare. Terche quiui
per hauèrne piu
tut-
conditone , ui barrai più ricapito . Et fatte
te queUe tre confiderationi > puoi procedere à con
Ancora debbi ingegnarti >
clufione di baratto .

quanto puoi farei che 1 compagno prima impon-


1

ga preggo alla robba fua:& fi cofluma di pro-


il com-
ferirgli ciò che dimanda della robba fua
pagno: perche in quefio comunemente ci fogliamo

gab bare cb'effendone proferto il pretio buono


.
comodi-
Con utile della robba nofira > rifletto alla
tà incomodità , con altre circonflantie , ci fo-
y&
.
gliono lafciar cogliere .perche'l compagno fi fon-
uende be-
da molto nel uenderet quando uede che
ne y& fa filma molte uolte » per lo foprameter9
y

della ; che
non fa non hauen-.
robba fua
ch'egli fa
il capita
do del ritratto della robba del compagno
le etiandio navigandola , o Hraportandola , che
y

l’auifo gli riufirà , che non è al tutto mal penfie-


ro . Et peròfempre fi uuole proferire buon pretio

al compagno ) fé uuoi
bene barattarci, ^var
c

TO
,

'
7> II’ 1 M 01 18
To fi debbe metter cura , & ingegnarti di ha -
uer danari pergionta,fe fi può , non potendo &
hauerne , fi uuol ingegnare di nonhauer à farla,
al compagno . Et fe pure fei necejfitato à fare la
s
gionta di denari , fi uuol fare beneH conto , be &
ne efidminar e , quanti grani barrai per li contan-
ti ch’ut aggiongo , &
egli ci fopramette à ragion

di baratto: che tanto più ti fopra baratta però


fi uuole rileuare tanto più quanto monta di contati
ti) &
fopragiongere all’auan%o della robba,& uè
dere>& far’l conto quanto in tutta fumma ti ha fo
prameffo f* &
in quefto modo effaminando le pre-
dette circonfìantie fempre l’auifo riufcirà , & ba
rattarai, con tuo auantaggio . Et perche di quefto '
baratto ò comutatione affai habbiamo detto nel
proemio , parmi di feguire del uendtre à contanti.

Del uendereà contanti. Cap. VI.

D
tione .
Ouendo fecondo
uendere ,
&
oltra’l barattare
ci
l'ordine noflro trattare del
pare da procedere con dimnftra
diremo che’l uendere fi fa in due modi
> del qual habbiamo di fopra trat
tato . Il primo e ,à dtnari contanti . Il fecondo
a termine : onde prima trattaremo del primo mo
do>& di poi del fecondo
Et perche’l uendere

non fi può fare , fenati comperare , perche fono


cordatimi intendiamo in quefto cappo trattare del
uendere , & del comperare à denari contanti . Et
C 2 circa
-;

?A 1 B zìi Or
circa quello , diciamo , che ne fiuna cofa, fi può ne
uendere , ne comperare , cb’eUa non fia del uendi
tore propria , ò uero non babbia autorità , & co
mijfione da colui , di chi ella 'e. Et il uendere à
contanti da principio fu trouato , poi che ne uene
in comurìufo de gl'buonini Vinuentione della pe-
cunia , per mancamento della quale ,
poi per di-
uerfità di tempi, & uarietà de’luochi , fu introdot
ta da principio ila neccffità del uendere à termina
Et però quando fi potefie uendere à contanti,con
fortarei ogni mercante , à uendere piu toHo à con
tanti , che à termine * Et finalmente diciamo del
comperare : E\ prima ,
perche il uendere à con-
tanti egl’e cofa chiara , finga, dubbio , & fenga
pericolo , &con certegga di guadagno , che t’ in-

duce àfare la uendita ; anche compri , fempre &


con buono uantaggio . Veroche cornai uenditor
ucde'l danaio , fi lafiia corre per toccare' l danaio
panche egl'è fempre lecito , perche la cofa non fi
uenda piu di quello che è ilgiufio pretto, come hab
biamo x.q.z.hoc uis , & nella opera nofira , doue
fi tratta di cafi di confcientia . Et pure che non
uendi cofe probibite , come dadi , carte, ucneni,&
filmili • e di piu che la cofa non fia uitiofa , ficon
do S. Tomafo 2, 2. q. LXK r Ite non ui intraue-
nendo giuramenti, 0 {pergiuri con altre indebite »
tr inconueniente circonflantie . Et in quefia par
te ci pare » che ogni mercante può finga pregitih
ditta di confcientia uendere à contami , firuatc pt
i

T 01^ 1 M 0.
irò le debite circonflantie , come e detto , Ma
ogni mercantia per ben la fu lecita , non fi può uen
dere lecitamente à termine » come fi dirà nel ca-
pitolo de contanti. Che non ofiante il ueniere à

termine y fta di fua natura lecito giuSlo , & necef


fario,pure con certe circonRantie, diuenta illecito•
' ' '
- j I'. ‘
1
l %*

i Del uendere à termine Capi Film

pattato foito breuità del uendere à contato»


ti perche ci pare cofa chiara j trattaremo
bora del uendere à termine^. Et perche la ma
teria è piu difficile procederemo con piti or dine ,&
con più longbeizp . & muffirne confideranno che :

di quello modo di uendere , ne trouiamo uarie, &


diuerfe opinioni de noHri Theologi antichi^ & me
derni e*r circa quello paffo diciamo che'l propofi *
to noHro fatto di fopra , che’l uendere à termine

fia introdotto per mancamento del danaio , cer &


to, & uero . 3nientedimeno è proceduto in tanta
utilità &
, neceffìtà de menanti : che ne*tempi no
Siri niente fi farebbe ne etiandio fi fà fen%a que-
,

llo modo del uendere à termine , oltra quefto fi &


Correbbe uia ogni comercio tra i mercanti, & an-
nullerebbefi Parte , col disfacimento delle fami-
glie , &
delle Republiche ; an^i ne feguirebbe to
talmente la ruma di tutte le cojepriuate , del &
le publiche^> . TercbcSintra P altre cofe , fen%#

quefio me%o non fi potrebbe navigare ,ne tra i Tur


C j chi *
h

e?
chi, ne tra i Tartari , ne tra
L 1 B ^Mori0 ’

wé /ra barbar
,

Donde tutte le mercantie.che fi tragono dalle pre~


dette genti Jarebbono Jpente appreffo ì popoli Còri
fliani , & ninna utilità fi prenderebbe & per
quefla uia ,
principali , ( mafirme quel-
& danno maggior
le che fono piu uniuerfali fufii
dio , & piu generale a come tutti i popoli
) l'arte

dellalana feta
, &
l'arte della , fpiciarie , filmili

uerrebbono à mancare &per mancamento i detto


ne disfacimento
fieguirebbe'l & - delle città confe
guen temente delle cofe particolari . Et fie fi dicefi

Je che quello me defimo fi potria fare per mego


del danaio ; fi rijponde che egl'c al tutto impofiU
fibile per lo mancamento del denaro , il qual è og
gi fra li Chrifliam . Che non basta al condimento
delle cofe aliene che fi traggono dalle predette gen

ti barbare . Ter le quali cofe manifiefiamente\ fi

uede , chel uendere a termine , benché foffie come

di fopra è detto trouato per lo mancamento del da


naio : TSfientedimeno è proceduto in tanta utilità
de mercanti : che ferrea queSlo mego non fi potreb
he efier citare l'arte . . Onde fi può , e debbe ra *

gioneuolmente dire per le ragioni allegate : che


queflo modo del uendere à termine , non folamen -
te è utile , ma anche necefiario . il che fi può per
altre ragioni, & nuouo effempio chiaramente prò
uare^J . Vero che li nauiganti per cagion della
mercantia non potendo portare danari contanti ,

portano robbe , <& compratile à termine nelle ter-


v rei v
-

V i
^ / '
M\ o> io
re: dotte n’è abondantia ,
per, portarle in quelle do
uerìè carettia, Et perche- la fte fa del mitigare
con la longgegga del tempo logrerrebbe non fila-
mente*l guadagno » ma ctiandio tutto'l cappitale ;
e neceffario che li mercanti non affettino di pen-
der a duna aduna : ma ji di hifogna U vendano à
Vingrojfi; Et ài’ingwfio nmfitrkoupno infra-
prenditori , & compratori à contanti z & peròfi
neceffario fi non uuole perdere il guadagno , &, fi
cappitale , .chéfi conduca a vendere à termine; <&\
con la ditta drfia vendita -» compri robbe , che
fanno per il paefi douefi porta yife quitti fi fini-

fcano etiandio il piu delle uolte àtermine. D’onde


ne feguita y che fatisfa al debito fatto delle robbe
comperate da principio, per riufeir ne con utile:<&*
con honorem & figuitane molte particola - volte
re utilità , & uniuerfile dipingente , artefici
manuali , fachini , ma rinati barca-
uolteggiatori,
ruoli , doanieri, & molti che fi
altri fimifi , l’uno
tira dietro Et oltra tutte quefie cofi ge
all*altro .

fioralmente ne peruiene utilità particolare, gra, &


de à coloro che con l’induHria del comperare à ter
minCy pafeono tutte le predette genti , con ho- & i

nore delle perfine loro portano guadagno a cafa .

Le qual cofi non figuirebbono : perche li riccho


c hanno denari contanti comunemente , non coflu -
mano di partirfi dalla patria loro , metterfi à
pericolo del nauigare con la fojìantia , & facol-
tà loro , & ancora perche uolontierifi condoli co
C 4 fiume
-

;>
c.,: IO 1" B ’
V 0^
jf dé'ricchi [chinano laffanno delle ptrfone «

Et perche quella materia del uender à termine , è


molto difficile ad intendere bene : etiandio à colo-
ro che fanno profeffione dell*arte mercantile , per
molte difficultà, che alla giornata infurgono nel ef
fer chiòdi detta uendita a termine , che molti ua
lenChuomini in feientia , ma imperiti in effer- &
citàti del comertio mercantile comunemente dan-
nano que/lo atto di uendere à termine : come con-
tratto al tutto illecito fenga fare alcuna diftintio
,

ne ; Di che ci marauigliara affai , che efiendo*l


contratto di fua natura lecito ,
utile , & necejfa-
rio per conferuatione de gli indiuidui , e delle co
,

fe famigliari , &
delle citta , fta cofì tjprefiamen

ta damato, da piu di coloro, c'hanno ferino le fum


me decafi di confcientia . £ per iintentione «o-
JIrafi è da dichiarire queHa materia che noi
ripu-
tiamo di grandiffima importanti*. eia chiarire-
mo nel fuo luogo con chiara diHintione ,
quando $

& come diuenta illecito il contratto di uendere al


* cuna uolta a termine . il qual di fua natura non è
. deprauato , & fempre lecito , utile ,
è neceffa &
rio. Il quale uendere a tempo , ha nientedimeno
infe alcune regole d'ofieruare,perfare la fua prat
tica Jalubre , &
utile . Vero nel uendere à tem-

po fi debbano attendere fopra tutto fei cofe,cio e la

cofa che daiffa perfona a chi dai , il tempo che fai,


la quantità, l'utilità, & il modo del pagamento, il
m
Primo che debbi confiderai , è la cofa , che
; j dais
, &
v X
dai, la qual debbe efier eletta , ufficiente
ì m
f , & buo
it

na wow uitiata , ò gtiafia , come piu parte fan-


no , cfce /* />/« deietta , /<* pi« /predata cofa *
c'hanno nel fuofondico , & quella che non truoua
no da uendere à contanti danno à temine .
intrauiene che luna penja il ghiotto, & l'al

tra il tauernaio * Tupenfi d,' Scarognare'l pouer


bicorno con le merci fracide , & non recipienti,

egli penfa di non pagare mai ; perche toglie per


necefìità ; & perdendo egli ,
perdi tu i & indi è

che'l mercante , debbe fempre fchiuar^à far del


le credente à gl'huomini che fi gietano al compe-
rare à tempo , con gran difauantaggió, non con &
fiderano la cofa nel fuo pretio . Et come tu uedh
che li tali uengono à te per ben c'babbino buon ere
dito guardati da loro , & liimali per fatiti , &
rotti , ò c' habbino poco à durare . secondo
debbi confiderai la perfona à chi dai, che fia buo
mo di buona fama , di buon credito & buona , in

confideratione ,
buon pagatore, & ingegnar deb ti

bi d'hauer notitia y & cognitione loro & , quelli

che per cognitione non cognofci , debbi auuertire


in loro molte cofe, hi primo alla fifionomia, co*

minciando da glocchi , come dice Vlimo in un li-

bro della fua naturale ifioria : profeCloin oculis «

animus inhabitat , Et un'altro» Moflrala uifla


qualità del cuorej. Et come dice Salomone cane ,

tibi ab homine fignato , come fono li %pppi, i guer

ci t i boccatorti % rojfi, &fimili . <&- jpccialmenté

quelli ,

• v '

'

m W*
%
-

L I B H 0
quelli, che quando ti parlano , non ti guardano drit
to,& poni mente, che quando Vhuomo ti diman
&
da a tempo , a riflon-
inuilifce « piglia rifletto
& deliberare perche comunemente por
dere , ,* la
verta & impotentia fa timido Phuomo come di
, ,

ce Seneca, Hoc habetinfetix paupertas malum :

quòd cum petit, rubore confundatur . per ben


che la uerecondia fia laudabile alti giouanetti, non
dimeno come uuole *Ariflotele,nell' Etica, che la ue
recondia in huomini prouettiin etade è dannabile,
Guardarti debbi etiandio de gl' huomini , li quali
infuo nome hanno fopra nomi iniqui: perche come
dice*l filofofo>nomen efl confonans rei , & jldam
impofuit nomina rebusfecundu proprietatesreru .
& è opinione? >Ago(ìino,& d'altri dottori. Et ho
trouato alcuni, c’bàno nomi,Tietro gaccara Gioua
niiimbratta mondo Antonio gabba dio, & /imiti*
T^ptificando che io riho ui{ti,prouati,&eflerimen
tati alcuni nomi ufitati/fimi , & belli in apparen
%a : fitto li quali , mai uederai huomo ?affai ; &
cofi al contrario : Li quali pretermette per non ef
fere effofoa nefiuno : Et però s’alcuni nomi buo-
ni » & belli fono alla età noflra in odio
,
quanto
piu quelli , che intrinfe cameni e , & in apparentia
fono rei : Et però ?ectima uno delti doni , che <

può donare padre a figliuolo , & che non gli cojla*


il BVoN NOME. L'altro è farlo nafcer in buona
terra , o patria, T ergo dargli buona arte perche :

come fi dice , chi ha arte , ha parte . tìabbi dun

i
(
HJ 1 T
0^ aa M
que à farei con huomo bene proporiionato d’effè
natura , la quale non dubito che come s’adopra
informare li membri principali , buoni , prò - &
portionati , cioè il cuore , e’I celebro , fecondo la
1
fententia de Medici , cofi dalli detti membri prin
cipali ,
procedono gl*altri membri proportionati ,

fe non fono per qualche accidente deprauati,ò gua


Hi . Et cojì al contrario di quelli c'hanno forma -
to’l cuore raaluagio, dolente\ & uaflo : cofi anche
gl*altri membri crefconofcartellati ftorti , trauer
fi , &
iniqui * Et cofi fenga dubìo trouarai rare
uofte , per gl’ huomini bene proportionati , de &
equale difpofitione , che non gli corrifponda Cin-
trinfeco con quello di fuori. Et quello n’amaefiròj
& dette ad intendere Vitagora filofofo : come nar
ra Mulo Gellio , nel primo , ilqual haueua Cordi-
ne di uolere ,
che tuti’i fuo difcepoli,fofieno di bel
la prefentia& ordinata proportione_j &
: , cofi
noi debbiamo uedere che con quali hab quelli : li

biamo à fare & crediamo ,


robbai
à\cki la nofira

chefia di gratiofo affetto , allegro ,


foauenel par
lare,& che quando ci rifcalda nel parlare col ami
co alle uoltetra un foaue fo/firo conunalagrimet
ta aW occhio , fono huomini di buona qualità » &.
amoreuoli . Guarda che ti miri dritto con l’occhio

/incero , e h umano, non feroce, ueritadero,apertor


e non finto, & che noti h abbia molti fecreti . Que
fli huomini fono da crederli , TERZO debbi con
fiderare’l tempo, ilquale la prima cofa,che debbo
*

r s L 1 B Hj 0 7
batter in fe db effere corto, il piu che puoi % jLncbt .

debbi confiderai che a quelli tempi c’harrà à fa


re'l pagamento fia in buona Cagione , ò al propo

fito di qualche facenda ; come à dire , fiera , par-


tir di naui , far incetta , & filmili , ò fchinare ,fe
tu dubitaffi del tempo della moria . Lo qual ad
uenente che potefie efiere in tuo dominio, uuoi
hauere ritratto le mani fotto baccolieri. Et je pu
re , dubitaffi di qualche inditio di pefte, alTeflate
che uiene ,
fa cheti tempo che dai non paffi’l màr-
zio, Tercke nel ribaldare l’aria il morbo cornili
eia a pigliare incremento , ò fe dubitaffi di guerra,
ò d'altro infortunio ,
perche un mefe fa gran fat
to in tali cafi : Et in quefto fii molto proueduto, b

non fare , come fanno moiri beHiali , tempo di mfi


fi die' otto . Et b impojfibile d ponerti in ficuro •
eccetto fe non uifofie ,
una fcrittura ecceUentiffi -
ma , la quale a trouarla tale , che in molto tem-
po non poffi riuolgerfi , c quafi impoffiblle . Tu-
re anco quando tale fi trouafie la longbe%g£ del
tempo non b fen^a pericolo . gyARTo debbi con
fiderare la quantità , Guarda non fare grofie ere
den^e ; he à minuto in afiai perjone , confiderà la
facolta del tuo trafico , & la facolta di colui a chi
dai , & in ntfiun modo non laudo il fare digrof-
fe credente .
Qy N TO debbi confiderai futili
l

ta , cioè quello che foprametti la mercantia, guar-


da che fia giufìo pretto , & bonefto : che caricatt
do la mano al pouer'buomo > potrejli perdere’ l cap
pitale »
’ . -
Hf
T K 1 M (A 2;
pitale , & il guadagno . Siche il uendere dehbe
fiere moderato : come diremo ne brattato di cafi
delle confcientie JESTO debbi conftderareH mo-
do del pagamento , cioè che dando la tua robba in
credenza, ti facci fare l’obligo chiaro , &'impu-
blica forma di canccllaria ouero notarla
, , ouero
quella cautella che
fi cottuma di fare in qual luo
co doue ui trouate . Perche li contratti publi-
ci , & ferini priuaticofiumano di fare in , fi
uarij & , modi
diuerfi
fecondo Pufan^a deHuo >

ghi t &non potendo cautellarti con qualche


fcrit
tura per caufa di qualche mancamento
tul fa-
rai con teftimony degni di fede non
» uergognan -
doti a dimandarla etiandio
fi foffe tuo ttrettopa*
rente , <? grande amico . che quanto piu
è profii*
mo tuo tanto maggiormente ingegnati da lui efio
re cauto • Si come uuole l'ufitato proturbio
, Col
nemico patto , &
amico cauto , che giufla ciu
col
fa è y dandoli la robba tua
, uolerne da lui cautió,

^— • "Perche le cautioni chiare


& buone fchiua
no le differ entie , & le liti , & molti incon
altri -
uenienti
amici 3 accadere
: iquali s*ha uifio fra ttretti parenti
y &
maggiormente che fra gli ali*
nìy per qualche Jucceduta inouità
, cT mafjìmt
>

per la morte de l una , ouero dell!altra parte


ricordati ancora quando tu uedi un tuo
, debit
tore
ti y
y che ijuoi fatti , non uomo bene
>
che moleflandolo non lo manifotti per
dubb &
fallito
guardati y nonio toccare f perche pa tifandolo de-
~ linfa-
4 {
Z 1 B K. 0 »

l infame perderla egtìl credito ,&tu corrèrcHi


gran rifico a perderei tuo , che da lui debbi haue -

-re, wza deliramente attendi col miglior modo, che


ti fia poffibile , à rijcodere il tuo . bifognando &
poterlo aiutare ancora con iltuo ,uedendo di dar
gli maggior credito , farai bene . Vero auuerten
do ciò fare con grandiflima tua ficurtà acciò non
incorrefli in doppio danno . Voi che hauera raqui
flato miglior credito ,
[ara la tua falute • Guarda
ti dinon dare a credito della tua robba,aJcolari, a
y
dottóri fidatiti quali per efere, fuori d ogni con
,

fuetudine di maneggiar danari, farepagamen &


ti* perche il denaro di fua natura è boccon dolce>

& come 1
l'huomo l'ha nelle mani gli da tanta fua -
mai priuarfi
aita nell animo , che non uorrebbe

tTefiò. Et dicoti che molti mercanti farrebbono


medeftmo , fé non fofie che l'uno a l altro dando9
il

& riceucndó’t denaro , fenga alcuna pacione fe

gli conuertifie in ufo * Quia a confuetis non fit paf


fio , fecondo la fententia del filofofo . Et cofi al
contrario,quelLi chenon ne fono ufi , Et nota quan
do , che qualche uno ,
ti dimandale iti credenza
qualche merce , che non foffe di fuo me Siterò, ò
ohe non facefie ptofeffione da mercante , e d'huomo
da bene , ouero.che Vhauefie a riuendere aftrabal
%o a quefìi tali ,
, &
fimili , non gli dare a crèdi-
to. Vero che, perdendo egli , perdi tu;&a ritor
rf da altri poi, quando gli uerrcCl tempo da pagar
li, è /ufficiente a mancare molto del fuo credito ,*

&for-
-

? K 1 M 0*
& forfè per falbe . Et per concludere queflo cà
pitelo , il mio configtio e, che non facci credenza
,
fe puoi tfenon quando , non puoi fare di manco .
perche comunemente fanno le credente h uomini
non intendenti di mercantia,& quelli che nonpof-
fono ì ne fanno esercitarla.

Del modo di Bjfcuoterc . Cap, V 1 11 •

D
inuecchiar
ra
Ebbe’l mercante e fiere folecìto nel rifeuo
tere ,

il
quando’ l tempo uiene
debito . Il qual ha
che quanto piu inuecchia , tanto piu diuenta
: & non la far
in fe quella natii
,

peggiore , di che guardati . Ter ciò che al mer-


cante y il perdere tempo è tanto quanto perdere il
denaro , però fa che tu Jappi feodere, Cbe'l uende
re a tempo sa ogni uno , ma non ogn’uno fa rifeuo -
iere.Queflo è un officio il quale debbe efier piu che
tutti gli altri nel menante , &
con deflreiga .
Ricordati ogni mefea riuedere 'il libro , i tuoi
debitori , & notarli in una polita per tuo memo
riale, felicitandoli, che ti facciano a tempo il pa-
gamene componendo , rinouando i modi ,per
hauere piu toflo il tuo , altamente; ò donaglielo^
fa con efio accordo, fe altra non puoi , che fe a te
farauecchio y a lui fara nuouo , Fa che ituoi li-
bri non fiano uecchi , & tu pouero & qualche
:

uolta auanti chel tempo uenga del pagamento ^un,


dieci, ò quindeci giorni appresati al tuo debito-
,
T -

l 7v* °
yc,perche non e male a ricordarli , dirli di qui &
a tanti dì m'bauerete a fare il tal pagamento , fa-
rcitemi grande piacere , di farmelo bora, perche
nbo gran bifogno . Et conciofia che tei neghi , co-
me l piu delle notte foglmo fare , nientedimeno
barrai poi tanto piu lecita honefla caufapa

farti termine prefifio a dimandare*l tuo piu libe-


ramente, &
con fronte aperta . perche qui timide \

rogatsdocet negar e. Come perfuadeH nofìro S eneea


nelle fueTrage die , Et in queflo conforto, am- &
monifeo li mercanti , che coflumino hauer gioua-
ni atti , & idonei , al rifeuotere : perche piu atta-
mente fi rifeuote per me%o de'gioueni ; alli quali

non e uergogna efiere importuni , faflidiofi al &


debitore, dal quale non fi allontani fin che non bali
bia rifeofio , confarlo ano fiire mille mite.
Que-
fta dottrina fegUono
molto piu li Genouefi , & Fio
reatini che altri per quel che riho uifto e nelle,
, ,

loro patrie, & etiandio di fuori «

Del modo di pagare il debito


Cop, IX*

A Defiere buon rifeuotitore


mercante
re buon pagatore ,
, fi richiede
Et per certe non fen%a gran-

de mifìerio è detto quel prouerbio , che Chi e buon


, & compiuto
necefiariamente,ejfe

in danari h buon in ogni cofa . Quefia


fententia io

molto laudo prnouo,


, & commendo,
" &
'
molto
w &

I bo
,

in
T It 1 M 0.
Vho uijlo celebrare infra Catalani , tnaffma- &
mcnte in quella alma città di Bargalona : cbe'l pri
mo lando ,cbe fanno delle perfone ,le quali vo-
gliono creare à qualche grado di magifìrato fo-
,
glino dire j e buon pagatore . Et cofi fi forbii ^
no communemente tutti di efiere , per lo piu fo &
no Et in que[lo imitano molto il faluator nofiro
y
che ammoniva , che la mercede dell' operario tuo,
non remanefie & voleva t dire che chi db hauere,
fia pretto pagato & fodis , fatto : & quetto uolje
Santo gofiino quando diffiniva lagiuttitia, che
difie, iufiitia ett reddere unicuiq;,qmd fvum efL
Et fai che corìl buon pagare s' acquitta fama buo
na , & credito appreso gl' amici ; Et indi , è trat
to'l comun proverbio buon pagatore è figno
: che'l
re dell*altrui borfa. Et quefla laude debbe piu cer
care il mercante , che nefttna altra\ conditione
tAngi quando al tuo creditore , è uenuto’l tempo
& non ?adomanda' l pagamento , tu lo debbi tro-
vare & pagare & ógni
, che tu hai a da
. partita ,
re ad altri tuo
, & fanne credi
fcriuila nel libro , '

tore & fé mai


. & tu
t'occorrerà di effere arbitro,
vedi che producono & comi da?
libri, tutto in die
& dee hauere
niente in che fono , di quefii infine
perfone uilifiime, iniqui (fime,& peJfime,contra le
quali fi dee procedere [euerifiimamcnte. il mede
fimo fi dee credere di quelli , i quali hauendo rice
unto robbe y ò danari , & rion vogliano rifondere
d'hauerli hauuti > o ricevuti > ò fe pure rifiondi-
v* D no per

i
y
,

» z r s ili o
no per lettere ferine d'altri , & non affermate da
loro* di , che penfano in tutto , ò in parte defrau-
dare, Che da tali h uomini fi dee fuggir eterne dal
la pefie , ò buomini fenga fede > huomini di fo-
retto, indegni del confortio dé'buont ,
euerdaderi
reai mercanti nelli quali non Jolamente dee ap
parere alcuna fr.iude , ma neanche alcuna mini-
ma fujphion fìngano. Va che ti auegatì fimpre\di
fubito dare auifo', & rijpoHa di tutto quello che ri
ceui da altri , letificando tutto cofa per cofani ciò
che noti pofii bauere tempo da poterli denegare »

& che7 demonio non troni in te la uia aperta à


mal fare ; ò che faccedendomi la morte fuhìtanea
li tuoi faccefiori non hauefiino modo di denegare •
Che dando a ciò fare > L'anima tua mo-
tu caufa ,

rirebbe nel peccato . Sia prefio di fempre far ere


ditore in fui tuo libro quello ,
dal quale hai rifeo
fol tuo , che quelli, che non fanno> non e per altrox
fi non per potere meglio fare ma negatiua à fua
pofla , bifognandoli di farla • JLlli quali non ha »
nere fide come à ribaldi , Tu paghi à chi debbi,
& fi non hai prega con humilt4,che cH non ha7 il
debito non paga ? m chi debbe ,

Modo unìuerfak , & ordine de tra-


t. fichi . Cap,

E rche mondo fona


P tutte le tofi del
con certo ordine# cofi fi debbono gommarti
fatte
.

TP X IMO. 36
& jpetiàlniente quelle, che fono di maggior im-
portanùa , come fono trafichi di mercanti, che fo-
no ordinati per conferuatione deWbumana gene -
ratione , come detto noi habbiarno , £ di qui è
,

cfoi/ mercante fi debbe gouernare , egli,& le fue


mercantie con un certo ordine, tendente al finfuo,
ilquale è , le ricche^', ma nientedimeno diuerfo
dee effere l'ordine nel gouernarfi , fecondo le di-
tterfe facuità, & cappitali , che l'huomo fi truo-
ua hauere^f , Mtrimente debbe gouernarfi un.
riccone , altrimente un ricco , altrimente urìaltro
che ha piccolo cappitale , &
indi e, che alcuni fan
no, & fono gouerno di molti denari, alcuni
atti al
di pochi . Terò che quelli che fono ricchi
, han &
1
no 1 gouerno di molte , &
di gran cofe ; debbono
ftare co intelletto eleuato& ìnuefìigare , le cofe
alte & per ragione però che
, Gran naue,
: fi dice,
gran trauaglio & non debbiamo dando fede a
. ,

gl'auifidf marinari &ad alcuni huemini Ugge-


,

ri,& mandanti introprendere cofegrandi.Ver le


che’lmarinaro è uto à grò &
conflit cofe. file, d'in-
grò
telletto che quando
fio tauema, 0 com- beine in
pera pane piazza in crede importi , fi & affai ,.

che ti fia caro à portarti fauìfo del uino , del


pane, con direbbe chi in tal luogo il portafie,ne
&
:

faria gran bene T^on debbe' l moderato mercan


.

te;&jpecialmente, quello il qual ha cura delle cofe


grandi , alTauifodi cotal huonùni introprendere
di comperare granii ò nini . Ma debbe fludiare
J> 2 d’kaue-
,

fcr L^l \ O
d' bau ere auifi da mercanti drper feflèfiò co Via
telletto afiottigliarfi , inuettigando baucndo jpef-

fo a memoria quel tanto egregio detto de Lattari*


tio nel fuo fecondo libro de religione. Oportet

in ea re maxime in qua uita ratio uerfatur , jibi

quemq; confidere,fuoq ; iuditio , ac proprijs fenfi


bus miti ad inuefligandam , perpendendam ue &
ritatem , quàm credentem aliorum erroribus deci
pi,tanquàm ipfum rationis expertem . de dit ornai
bus Deus prò uirili ,fapientiam»Ut inaudita edam
\am inuefìigare pofient , & audita perpendere •

Onde auienc , che conciona cofa , eh e V inuefìigare


delia ragione ogriuno Vhabbia dalla natura , &
quelli li quali da fe alienano il Jenno , & fenga al
trimente muettigare , & [eriga altro giuditio far
ne, confermano gl'auifi d'altri , fono condotti da,
gl' altricome pecore^. Et perda rifir eriger e più
q netto fatto ,- è detto da molti , Mercantia non
mol configlio, la qual fententia, per lo piu io l'bù
celebrata per uera . "Però che come in ogni fatto ,

duile ,
politicò , & economico, egl'è dìbifogno, il

configlio d'altri ; cofiriella mercantia > e prohibi-

io. lo dico dell’ tnuèttigare, ordinare de par &


titi . prima , perche fe tu hai à configliare, è di bi

fogno farlo con un'altro mercanterai quale , ò di-


rai tutto, ò parte : fe li dirai tutto , hai paura che
t' babbi ad impedire , fe li dirai parte , non ti fa-

pra configliare. Se dimandarai ad'h uomo, che non


è mercante > & non intende li tuoi princìpif ordì*
-ì - - nxta*
*,

• V M
I{, ! 7 \ Ot 17
natamente , & rifondenti alla tua dejlrex^a ,’ti

romperà latita fantafia^et la tua fabricaiin la qua


le ti metterà qualche punto ,&fcropolo,che à te pa
vera cofi & disfaratti’ l tuo concetto .. Il mercante
per certo uuol hauer tanta prattica:che quafi hab
bia fatto un habito nell’ intelletto fuo, in modo che
nonfolàmente fappia diuifare,ma che fappia indo
uinare . La qual cofa fi uede in efferientiaXhe co
me un buomo, Inaiente Capitano in fatti d’arme ,
uede con l’occhio & sa doùe s’ba da met
, dire
ter il fiio & da onde può
campo, & cfiere rotto ,

ancor rompere & Cofi un mercante


, altre cofe .

porto che tugl’hai partito sà ne può


il , ti dire fi
hauere & doue può hauere impaccio & danno
, ,

& Debbe adunque’ mercante gofio preme


filmili , l

ditare,& f onere ordine di Et non in i fuoi trafichi,

dee hauer tutti li denari infieme , ma li debbe di-


Jponere in dìuerfi trafichi [aldi. Et quello modo
coflttmano afiai diligentemente al mio parere Fio
rentini ,
piu che altra natione: dico generalmente:
per ben che altri affai lo cotiumano. Come fe dicef
fi, io fon mercante grofio , ricco drento di Fio * &
ren\e intrattengo co gl’ jiltov.iti, che gouernano in
V inetta , & mtttocì dua miUa ducati del mioin
quella compagnia, & per un quarto tiro dell’ utile,

& compartiti , i cappitali conuenienti cerne piu


reftano d’ accordo. &in un’altra copagnia à Brenta,
u’ entro, &mettoui due atti mille; & in un altra in

pignone , e mettoui ducatti mille, in una bottega


D $ del*
f J> b -
fi ò v:

dclFarte della [età ducatti mille, & fecondo


la pòY
tione & la faculta mia , rifcruomi nel mio maneg
giare fei milla ducati, liquali traficbo a mio nome*
& in quelle mercantie che a giornata meglio mi
paiono • Et hauendo mano in molti luoghi, falda -

mente , &ordinatamente non mi può reufcire che


bene, perche luna riHora l’altra . doue hauendo
tutti li denari àcomulo infieme, harrei cagione di

temere . perche fempre m'auanga denari , uor &


rei pigliar ogni uccello , & fare cattila debitori af
fai, o uero perderei,& farei qualche SlramaTgo,
uolendo abbracciar molto , Ma in quefio modo ha
uendo mio , ogni compagnia ha li fuoigo
diuifo, il

uematori limitati , &


ordinati , Li quali di quel
poco del corpo c'hanno, non fi eftendono troppo * fi
per non hauer tal uolta commijfione ,fi anche per
che non gli auan%a troppo denari. Ter tanto è fa
no, faldo , & falubre gouerno per quelli , li quali
fono molto ricchi , Quelli c'hanno denari fntgd*
namente come a dire da quattro milla ducatti, fi
debbeno gouernare altramente : ciocche quel cap
pitale loro, nondebbonò diuidere, an%itenerfc
io incorporato in uno fittamente , eccetto tal uol-
ta, & raro, far acomanditte di quattrocento ducat
fi in cinquecento, & ripigliar, & riuedere jpeffoli
conti, & rinettar egl’aua ?i in modo,che fpeffò ogni
tuo denaro ti torni nelle mani . & à quefio gouerno
fono molto atti li nofiri B^augiei, li quali a quefio
puffo commodamente laudarei, s*io no .credejfi che
ì > da
/
»«
V H, 1 0 M
àa riprcnfòri mi foffe imputato ad affezione detta
patria * Si perche le loro mere amie, che u fimo, fo-
no lefle , come argenti ,
ori
,
piombi , rami, cere >
carmifi , cuora, & fintili» Si etiandio per la de-
firegga d’ingegno , che hanno , fenon errafero ,
che come cominciano ingrojfaré'l cappitale loro, co
minciano a fabricare, ò uoltare faffi,facendo giar

dini , uigne, & altri efiercitii fuor della terra piu


che drento : in modo che hanno fatto m tanto gran
de, & bello ornamento de palagi che mirabit co-
fa è à uedcrh . ^dUi quali io dirò con S . Vaulo, in
omnibus laud o, in hoc nero non laudo , Et mafi-
ntamente à quelli , lì quoti hanno maggior bifogno
di mantenne la famiglia loro , in fertilità delle
Cofe opportune , affandogli, che le funtuofe utile,

fono la ruina delle città . Verche moltifiime lici-

tela patria per non affettar la ruina delle uiUe,fi


lafa, & /fogliate, & altamente Struggere a ini-
mici : il che fe non facefero Sìariano benc^s « Che
fe fempre l'huomo penfafic di non hauer la pace di
Ottauiano , dico che beate molte città,fe per legge
ordinaffèru che fuor della terra, non fi mura/Je,fe
fion di paglia . Tornando , hora(per non parenti
hauer lafiato* l propofito)diremo di quelli, i quali
hanno pochi denari , fina à ducati cinquecento in
circa : Debbono con li detti denari affannarfi la
perfona , &
non fare, ne acoman ditte, ne altro, ne
Spargerli à piu trafichi, & debbono aiutar il dena
ro con la perfona, & col ejfercitio, perche uolendo

D 4 Sìar is
,

I 1 B K O
fior con fi pochi denari in ripofo, gli cortfumaveftl:
Vero che comunemente li guadagni ,che ttannofer
mi fono limitati , & pochi ,& non fi può [alitare
con pochi denari .
Quelli li quali fono fendami*
la, debbono ingegnarfi di fare ogni efiercitio pcrfo
naie fen%a hauere uergogna ad adattarfi al tem-
po , come ammonire il Tragico che grida , Tcm*
pori aptari decet.Klpn fi debbe uergognare a fiat
con altri, & fcr aire, come' l me defimo Seneca, TSfcc
turpe puto , quid quid fortuna mifero iubet, & fa
re ogni ejfercitio bafio , & itile bonetto ,
però per
uenireà grado di cominciare ad hauere . *Auifan-
dò , che Lo Jlar con altri noi non reputiamo dulie ,
an%i lo giudichiamo efier al mercante necefiario.
Terche come fi coftuma dir in Italia, chi non è tta
to buon raga'jgp non può ejjere buon faldato. , &
chi non ha faputo ben feruire,non fapera ben coma
dare , Si come mal Boetio 7\ec illum efie magi*
ttrum, qui non nouit fe efie dìfcipulumieriibefcut
enim difcere : & nefcire,non uerecuudantur.Mol
tifimi famigli babbiamo uifio,ueniré.à.grande fla
to; <& rarijfimi fono fiati buoni maeftri non, fendo,
fiati prima buoni difcepoli. Tronfi uergognò Er-
cole prudentiJfimo,& fortifimo, di efier famiglio
di Eurifleo , del qual induce Seneca Egiera rifon
dente a Lieo Imperli iura tolte, Qjtid uirtus eritl
Sogliono farlo hoggi dì i prattichi Genouefi,&Eio
ventini, & f^enetiani & poco inan
,
%i , nella mia
età piu gioucnile,Ìufaita ambe la nottra terra, &
.. a Midi
V 0 1{ 1 M \ 0\ 4P
Mi molti gentiluomini , dare i funi figlinoli 4
fuoi cittadini ì da loro allenati , & petti in quali

che buono flato,accioche poteffmo da fauciuUe'gga


ittruirfi della lora arte incita, quale erano molto
piu ghiotti y che non fono bora • Terche le nottrè
intrate fono crefciute,& Vanitilo è ringranditoci

fioho etiandio nel loro mettiere cftcr citarfi, nonfo


lament e ne feruitii appartenenti al fuo debito offi«
tiOitna à fiottar per infino la bottegai non fi net / &
gcgnare>Ma molto è rimafa quefla ofiernan^d nei
li Fiorentini , fi di farlo tiare con glaltri , come

anche di far ogn' altro bonetto effercitio , per bài


che fia ni le . Ho uifio de grandi , venuti d menci
non fi uergognare dipreftare catta Ili à uettura\
& di fare fénfaria , otteria , & ogni fimili altii

eficrcitij : & di quelli rilw uttti ritornare in bre-


ve tempo ricchi di dieci milla ducatti , quali non t
voglio nominare per honettà, & efialtarli in lode*
non vorrei injuperbirli , & che fi auilijfero nella
gloria . Et communemcnte fi noterà, che quàndo’i
Cenouefe diventa povero per qualche difgratia di
fortuna auuerfa, ò uero qualche Catalano >diuert* '

tana corfari, i Fiorentini fanfa li, ò artefici di qudi


che mettiero > & efiercitanfi , & aiutanfi ctl
Vìndutttia * Terche la natura intirizza li ma*
gnanimi al fin fuo, li pufillanimi al fuo gli arrefi* .

ci5 &manuali al fu o, Si che l’huomo poni) 0$


debba aiutare in ogni lecito, honejìo modo. Deb &
be etiandio l mercante effere prudente, Circa ld b) ,

"
Utiligare \
;

L 1 B H. 0 <r
uettlgare de partiti • Vero chefio esperimento del
buon'ingegno, confiflc in ritrouare . Come dice
Boetio. Miferrimi ingenii est femper imentis uti,
&noninueniendis . & jlrifiotele, Facile e fi
inuentis addere . Lo qual inuefligare , uuol efière
dipartiti habili & 'atti alla difpofitione del luocot

& della perfona & della facolta tua , Saldamente


spartiti liquali habilmete fi pofjano confeguire *
Et quegli tali fanno profitto mirabile ; non come
molti i li quali hanno l'intelletto [en%a Jlabilità al
cuna y Cantra liquali Seneca in una epilìola ad
Lucillum proclama * Trimum eft poffe confifiere,
& fecundum morari : Et in un'altro luoco ; Fatti
dientis fiomachi efl multa deguflare^j. Et non fi
debbe inuefligare in infinito perche è dannofo. Fri
nta perche tal auifi raro, ò non mai riefcono ; fecon
do che fe pure riefcono fono tanto fuor dell'ufo di
colui> che li fa, che comunemente la piu parte fan
no mala fine , &
fono come diflifuor dell'ufo de gli
inuefligatori Verche quelli tali,fi tafciano inutfti
:

gare di cofa in cofa ad infinito . Come fe diceffi un


mercante il quale conduce lana % di Catalognia in
Vinetta , & quella fua prattica, &
è la di obliti
intenderfene bene & ha gran corno -
circa quefio
diti , cognitione & , Ma poi che
credito :
è egli
gionto in rinetta , uede’l compratore della lana ,
che la uende à lanaiolì a termini lunghi; & porgli
miglior uendita, che non farebbe alTtngrofio & ;

eglino delibera di uenderla d lanaiolì, li quali ue -


defar-
P % 1 "M’ 0, *0
ite farfi&parmi con buona, utilità ; & uédendo ni fi
mette anche egti tifare , Et non contento folo di
queftos uajpidndó do net & in qual luogo , di le~
uante fi portandoneIli panni àuendere, & fentè
thè ut fi fa buona ut diedi in Confiantinopolifiui de
libera di nauigatlì : & cofi di cofa in cofa in infi-
nito inueftrgti trafichi , & utilità urne; & li per-»
feguitd colfuo intelletto >& mette in effercitio. Cò.
fioro fono pa%%iy& nolano col intelletto .
t
lo ti dì-
co ferma il tuo intelletto, &
il trafico in uno , &
non uoler abbracciare tutto* l mondo , con iffieran -
%a, di tiolere tutto ;lajja guadagnare anche ad al-

tri. Che li nofiri amichi diceuanoy Chi tutto mole


dt rabbia muore > Et chi uuol guadagnare tutto %
perde tutto j flati contento ti dico del tuo guada-
gno * che farai della tua robbain quel luogoy dotte
nel tuo animo , prima haueui difegnato di fare; &
lajfa pur guadagnare anche ad* altri» Gutta Cauat
lapidem non bis}fed [ape cadendó»Tutti quelli che ,

uogliono pre fio arricchire y fono pericolofijfimi di


r
prefto imporrire. P otu ejfere riccottai affai
guadagna à poco» Debbc anche*l menante inuefti
garet &
effer intentar e deliramentefin che mercati
tia li butta meglio la fortuna / Perche alcuni fo-
no & auenturati far merùantte
atti , in di metallit
alcuni merce
in utttouaglie diuerfe y in ifchiauiiin »
in & ua decorrendo Chi Lemme
fpiciarte y t in \
& Tonente &
chi in tramontana alcuni
y chi in ,

mandar acomandita & alcuni andar perfo-


in } in
c fiat*
*

*ivm
-

L 1 B 2^ ;0 )

nalmente >& chi in una cofa,&,chi inurf$(.ra\ Co


me ci dimoflra la difciplina del calcolo, di Tolor
meo nella Aerologia . Perche alluna ci inchina
la natmità, &
maffmamente alli c^rrùmiarnentì .
1
Vuole anche bauere confi derat ione 1 mercante di
faper mutare a tempo fuo , il traficc;quando che ue
de andare inclinando dell*utilità ,per eflèruìfi mef
fo molti, nel tale trafico, fappiati ufcirne diul tra
fico con defiregga. 2S[on debbe*l mercante mai ri
1
fiutare di dire il partito quando gl e porto aitanti .

Ma non efiere uolontarofo,fta faldo, ò tardona di-


re fi, ò noni3 Et quando prometti , offerita, perche
leuato di mcigo gl'buomìni , & ffetialmente li

ijìer canti la ofieruan %£ della promeffa,nuUa refla


in loro * Perche mercante . ò yero 3 huomo da be-
ne chiamare fipoffa. Etgouernati di non fare mol
te imprtfe , ne grandi, non uoler pigliare ogni uc-
cello , perche molti fono falliti per grande affare
& per poco affare nefiuno . l^on debbi rificare,

molto in un tratto per mare, ò per terra il piu che


firn per gran ricco che foffe, fino à ducatti cinque-

cento : per naue, &


mille per galeazza. JGeneral
mente connefiuna corte > non e conueniente al mer
cante di trauagliarfi , & maffìmenelThauere ma
giflrati , ò adminiftratìoni ; perche fono cofe peri
colofe , & qucHi tali non debbono di ragione efiere
riputati nel numero de mercanti , ma di officiali i

Debbe fludiare’l mercante d’bauere molto credito,


ma operare, poco . Sempre che compri, dilettatici
i • \
e

»
1
t ?5
I V ‘X 1 M \0. 31
j

dire, àriuedere la robba, perche tu barrai compe


rato , & egli non hauera uenduto • *Al capitolare
parla chiaro , & concbiudi cauto . Jslpn uolere tuoi

te amicitie urne. Dilettati di fapere i fatti d'ogni


uno ; & partiti , che uanno à tomo : perche altra-
y
menti fei impacciato , cofi le moue d ogni ban
da. non invilire Et non
per li danni che tu riceuì,

dire ad ogrìuno , li tuoi fatti. majfime à cui non &


li può aiutare^ • Combatti audacemente conia

fortuna ,
non ti lafciar uincere, "Perche l’huowo mi '

fero , fi fà sfortunato. Ricordati delle parole de


Virgilio >Audaces fortuna iuuat
,*
, timidos que re-
pella . Compra caro, & uendi buon mercato & :

quando guadagni , competentemente uendi , è non


affrettar gl' ultimi colpi,fecondo qùelprouerbio,Me
glio è vendere
y
, che tenire , & pentirei . Tsfon ti

cargare d interefii,con ffreranga di guadagnaref


la propria ne cefiita nan t'induce • 1yongire trop
po attorno , femati fc tu puoi in fui trafico, perche
comunemente dice un prouerbio Tietra che roto .

la , non diuenta pelofa Dilettati delle mercante


.

che facilmente fi conferuano . Guardati dalle con


trarie come fono , nini,formaggi, cavalli, fimi- &
li, non dico per un auifo pretto , ma per incitare. et

jfreranga. Ha vendo compagno debbi comportar- ^


lo, & honorarlo & con , ejfo uiuere con lealtà,
con buona fede_j. Debbi efiere folecìto in ogni tua
facenda , pure con moderatone , e fenga molte
dimottrationi. Che fono alcuni ingegni [aldi , &
e
,

L 1 B KO':
fauvjy quali fanno le cofe fen%a fatica ,
li fewy &
dimofiratione &à
tempo comodo,
,
con ordine* &
comandano, & fanno con facilità, & fen^a fatica,

& tutto bene , & faldamcnte, alcuni fono capi


non han
liggeri, ceruelii debili fen^a intelletto

no faldella, ne poffono fupplire,fe non fi aiutano


col dimenare le manupiedi,& capo, & fimili:per
che dicono li medici, & naturali , che la natura ,

quod deficit in uno , fupplet in altero • Et indi è


che tutti i parlatori , i quali
dimenano ilcapo,ma
ni , ò piedi quando parlano , lo fanno
per debilità
dpi celebro, fynon per altra cagione Ver il che tut
tele cofe che fi fanno con facilità ,fono dìceruello
integro, come ìli dettare,parlare,tnercantare,già.
care, feruire,ballare,&fimili. Ma quelli che fari
no con pena,fono celebri , mufihilofi hutnidi» inca-
1
paci,^' roxf* Ver tanto 1 mercante dee efier e fa-
cile in fernetc,& in fare delle facende,& in ogni
i

altra cofa , Et quello fava chi bene praticherà »


feguiterà li cottami, & le ordinationi date nel*

la prejente nottra opera T^en dehbe'l mercante


ricufare le commijfioni d'altri perche non nwoco ,*

no, Che ogni lettera porta feco qualche auifo',e di


cofa nafte cofa, Et perche quitta cofa ua ad infini
to:i li canoni della mercatura,fono infiniti per non
hauere certi termini , ma è fono canoni regolari 9
quali di di in di, & di punto in punto bifogna per
mutare Xhe non ual a dire fanno paffuto il f
tale

ce la tal cofa , & la tal mercantia,di tal luoco in ta


lc>&
.

v \ i a. m
le , &guadagnò . Adunque io debbo fare in co-
tal modo. 2\on corrijjjondonogl*auifi,& non rie-
[cono li difegni, Et però il mercante fupplifca con
la prattica giornale; la quale doi
principij debbe
bauere , come e detto ,
& però quelle Singolarità,
bifogna abbreuiareiper dare luogo
non parere prolifio a lettori ,
ad altro & per*

4*i *‘ Vi* *\ f
\
‘ * %
j ¥ •} .VilJ'i I v*

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f>t (ambii. Cttp. X I.
*ÌV i*
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" ’ * rt H t |

L Cambio b gentil trouato , & b qua fi un eie*


I mento condimento di tutte le cofe mercan
tili ; fen%a
qual(come l'bumana compofittone
l
fen
tagli elementi)ejfer non può la mercantià io
, dico
de camby j liquali fi fanno per Intere
di cambio
da luoco a luoco,“Percbe deglaltri minuti
co ncceffariì diremo alla fine del capitolo
man s &
, Et per
prouare che'l cambio potentijfimo
è elemento ,
necefiariiffimo alla mercatura
la mercanti non fi può
, & che finga ejfo
ejfercìtar e .addurrò quefio
argumentO) quale fai bene o mercantesche inten
il

di.però che a dire'l uero d giudicare


, il mercante
»
uuol ejfere il mercante, dico al fatto
nofiroju che
hai auifo difar uenire > li drappi di
Catalogna nel
reame di TqjtpoU , che auìfattone ti bifogna
fare £
dirai e mi bifogna bauere in Barcellona mille
du-
cattifi quali conciofia che non
fi pofiano, ne etlra-
regno per la prohibitione* ne anche
fe
eftrahere fi potejfiro pojfano portare
fi ficuramen
te,&
i
s
* v zr> i b nj 0^
accomodatamente à tanto camino la onde
, eìr

egl'e necejjario > c&e truoui uno cba danari a Bar


•galona, & che n’babbia bifogno in T^apoliì & di-

rai , io ti dò qui mille ducatti , & mi darai tanti

foldiper ducatto in B arpiona di quella moneta ,


come fe diceffe 15. ò 16 >Et battuto che batterai
que fio partito mangi ,poi che ti fia offerto, bifo-
-
gna far l conto , con dire uagliano li panni a Bar
galona tante lire la pegga , che fono tanti picoli
per peg$a , a tanti per gròfio, quanto mi uiene la
pegga a ragion di grofjì ( ogni tuo calcolo è di
bifogno fi referifea alla ragion del cambio, quanti
foldi fono per groffo • Et cofi per l'altro uerfò io
fio , in Bargalona & uoglio mandar a 'Napoli
,

panni, & mi Infogna quanti naie


referire ,
grofii

la pegga de panni à Napoli, hauerorme 1 5 • grof

fi, &
per 1 6. grojfi fono tante lire di Bargalona
di tutte le jpefe, noli, ficurtà , &
faprò quanto &
mi uerrà ucnduta la pegga in 0^ > ( U€ ^0
1 NfP &
ne bauerò in Bargalona di quella medefima mone
ta . Ecco che’l principio, & il fondamento del tuo

auifo, è il cambio, &per conuerfo di quello di Na


poli , Di piu il cambio è una induflria fottilifiima
ad inuefligare,& difficile ad imitarla, però fi &
mole faldo capo ad traficarlo ; e tutto dipende dal
ben intendere ; Et che cofi fila , quando tu uuoi ri
‘ mettere in uno luoco li denari ò di bifogno che tu
fappi bene che in quello fiano buoni li denhri , in
quel luoco yebe aftrimenfe donde jferi futile ne
* - baue~
T ^ 1 M 0., 33
bauereflii danno , Come fe diceffi , in Barpiona
.u’è caro il denaro ti Ottobre, e di 'Njouembre per li

gafarani che ui fi comprano ,& cofi di Maggio per


le lane . A Venetia di Luglio , e ti Agofio per le
galeagge che à quel tempo fi partono ,
9 cofi di &
Decembre, e Genaio per le nani che fi partono per
Soria,& cofi degl*altri luoghi.cbe ogni próuincia >
& ogni terra ba li fuoi tempi , & le fue ftagioni •

Ut battendo quefio principalmente , ti bifogna poi


al continuo bauere lettere,& auifi di luocofin Ino
co , quanto uagliano lì cambij , Et il bello fi è,cbe
• far adì tuo corno fapendo prima Cufango, delle ter-
re del cambio: Et pigliarai,& rimetterai per urial
tro , doutil tempo ti baflera à pagar fcnga lettere
e fenga metter nulla del tuo . Come dieejf, tu che
fiat in Bargalona Valenga battendo %
, lo auifo di
quello ci uagliano perV enetia,Comc dice [li paglia
y

no diti otto le fede di quella moneta , darai la com


mijfione , à quelli di Valenga pofiendo trarre da
Bargalona quattro per cento peggio quelli , ri- &
mettere à Vinetiafà dicotto per ducato à ufanga ;
10 farà;& fcriuerai à quello di Venetìa , che fe da
- Valenga il tale ut rimette danari, far e tene quello
che ui fermeremo • Colui rimette à V inetta a 18 .
e tratnmi a Bargalona quattro per cento.lo da Bar
galena uenendo il tempo del cambio jji Valenga

11 cabio,& traggo per Vinetiacà [oidi 17 .^ 6 cioè .

foldi17 .& auango paricchi per cento, de 1 & 5.


di tempo perlp fante che ttenne da Valenga , &
£ l’u}au
L 1 B 0 ^
Vufanga che è à Bargalona . Et cofi di fimili co-
fe afiaiffime, &
infinite doue non ci mette Vbuo-

mo , nulla del fuo , nondimeno è Vavutola. Bifogna


al cambiatore hauer buon credito per quelli luoghi
doue s’attende a cambiare, & fapere tutte l'ufan-

%ei_j , Come da I{oma à Tsjapoli , otto dì


dtceffi ,

uifla , da Tqapoli à I(oma dieci di uijla, da T^apo


li à Venetia quindici di uifla, da Napoli àBarga-

Iona trenta di uifla, &


fimili , Et fapendo li tem
pi yfai come può rifondere, ogni luoco per ttn’al
ti

tro * T^ecefiario e etiandio il cambio olirai modo


detto di /opra , che come fi uede da lui dipende
ogni auifatione di mercantie grojje: perche non
metto in numero di mercanti , ne delle mercantie
alcune terre flramano ,
quafi fuor del godiaco del
mercantare ; dico de'luoghi folenni,& mercanti ec
celienti . Che come nel numero di poeti non s’in-
tendono alcuni poetucci guafìa uerfi , & cofi de’fi
lojofi , & altri ; cofi anche quando diciamo > che
mercanti fono, intendiamo, non quelli mer cantucci
di pelle d’anguille, come dir fi fuole, & cofi de’lua
chi , che li cambii fono necefiarii x & fenga ejfi
per nulla fi può uiuere nel cerchio mercantile->• Di
co che egl’i utìle,& necefiario il cambio à gl’huo
mini , i qual fi uogliano trasferire da luoco à luo-
co, & hanno bifogno di quella moneta di quel pae
je,doue foho per. arrinare,& uogliono dare di qut
fìa d’onde fi partono, come fono li prelati, caualie
ri,fcql^i,lmmìnì fiume x &fimi gente, che non
pofta-
V li 1 M 0, 34
pofiono trasferire la moneta del Regno di Sicilia
in Fiandra , à Brugia,&c. & uogliono una lettera
di cambioydando quefta moneta 3 et riceuendo quel
la per il ualor competente , Che faria il piu delle
uolte imponìbile trasferire altramente le monete ,

Efiendo dunque tanto comoda^ utile , & neceffaria


coja , quello cambio , non folamente aldi menatiti >

gr all ufo della mercantia , ma


1
etiandio alli figno -
ri >
preti icauaUieriì& mandanti d'ogni manierai
diremo , efiere principalijjìmo elemento nella jpe
ra mercantile , e$r utilijfimo trouato per certo à
chi primo lo irouò . Et per lunga memoria ,& per
la comodità > e inodo , & ordine , che i Fiorentini
he barino, piu che altre generatione , non dubitia-
mo 9 che ejjì ne fufiero da principio inuentori. Et
per certo efiendo tanto utile 3 comodo, necefia*
1
&
Ho al gouerno dell bumana generatione , molta
mi flupifco di molti moderni , & antichi : liquali
dannarono quello cambio » come illecito fendo in ;

lui un certo foccorfo, una reale commutationey ue-


ra accommodatione,uitation di intereffi,induflria>

fola realtà, fenga pericolo del credere tante uolte y


& & guadagnareAo non
di[pofiefiare,et perdere}
dubito, che'lcafo non fu intefo da coloro , che dei
tono quejÌQ lo fon mcrcante & intendo
gìudìtio, y

l'arte due anni n'ho


, e auanti fatto l'efiercitio citi

Thabbia potuto intendere & ho hauuto non me- \

diocre ingegno & ho uoluto & , , defiderato di in


tenderlo ; Si che non fi marauiglino i /opra detti
£ a fi tan-'
-

L IH II O
. fe tanto audacemente dico > che in certo modo è
imponìbile ad uno , ad intenderlo per informatio-
ne , Et per confeguente non ne può giudicare. An
dicono piu forte, che è impoffibilcj. Che effen

do Vietro che ha cento ducatti à Varigi , & fiondo


à Venetia non li può fare uenire , e troua Giouan
ni c’ba cento ducatti à Vinetta ; dice , dammi que
fii tuoi cento ducatti , che ti farò dar li miei à Va
rigi l dice Giouanni,fe tu li uuoi te li darò,& com
mutarò teco , però io uoglio diece d'utile , dicono

che per la comodità di Vietro , & incomodità di

Giouanni è lecito à dieci quello piu.& io dico che'l

cambio reale hauendo il rijpetto che ha, &facen -

dofi realmente , è molto piu lecito i Et perche di


qucfla materia ne tratteremo afuo luoco , ca- &
po,uengo alla prattica , &
Che altri cambii
dico,

fono, che fanno da moneta à moneta fi pagano ,&


d'altra moneta , come fi fanno in jLuignone , che

fi cambia à fianchi, e fi
pagano àjcudi ; tienfi &
conto à fiorini,che .gì 3 2 ^ di Auignone fono ceto
fianchi, perche fiorini 1. $ 7 2? 9^ fanno un fian
co. uale . 1 . 2? corrente aAuignonè $ 30 e io.Jch .

di del regno $34. ognigroffo ual $ a. dannofi fio

rini ì,per fianchi 4. Altri fono che fi fanno mo-

neta per moneta ,& tanto per cento, peggio quello•


Cambia Tripoli per Vaiermo , quella cantra que-
lla, e tanto per cento peggio quella, Cofi anco per
Venetia 2? Venetiani per 2? Venetiani , tanto &
per cento peggio, 0 meglio , Altamente Geneura
Cam
, ,

! i*V
7 * I M 0. 3t
cambia per yenetìa & , per Battona &c. cioè
al marco d’oro , & per un marco d’oro Geneura
i datti à y india tati Fenetianiciok 6262^. &
»
6 3. Et cofi diuerfamente fi cambia, fecondo diuer
0' dio, con
0 fe patrie, c diuerfe ufan xe fono . quanta
* induflria , éf cow quanto' ordine dal principio fà
X trouato .
Ffafi fare li protefli co/«i wow pogrf, &
*4 li cambii ritornano di Intanto pino menomi ha da
I» rifare chi tolfe , & non pagò ; perche tanto haue*
»9 rian guadagnato, Et di qua nafce , che molti dan
li nano queflo contratto , del qual non poflo tacere

ti (per benebbi noflro propofito fia altroue ) quello


1* che ne dice Santo Tema fo 2. 2. qneflione 78. llle
1 qui mutuum dat , potefl abfque peccato in pa&um
* deducere cum eo, qui mutuum accipit reccmpenfa
tionem damni ) per quod fubtrabitur ftbi aliquid
quod debet habere hoc enim non : cfl uendere ush
fc pecunia, fed damnum aitare ; & potefl epe ,
quod
accipiens mutuum., maina damnum qudm
euitet,
4
tu
dans incurrat, unde accipiens mutuum cum fua
'il
Militate, damnum alteriti* recompenfat. *Aggiun
r
(l
ge etiandioiil detto Santo Tomafo 2 l.q, 62. Che

fi
quello l quale ritiene la pecunia d'altri , & non la

IO*
paga , iti detur damnificare impedendo , ne adipi-
2o.
fcatur quod erat in uia habendi ,tenetur aliquam

te-
recompcnfationem facere , fecundum conditio -

ff
nem perfonarum , & negotiorum Et con que- ,

ito
flo concorda i’Ofìienfe , & yiglielmo, che la *

mette piu chiaramente • Siche il proteflo che ti


r*

l*
'
v
£ 1 faccio

IttìMMMt
L ì n Ti 0
faccio è perche fon impedito del guadagno, che ri*
tornò, e fei tenuto cum expenfisa recompenfationt
del mio danno. Sono altri camhii , che fono comti
tatione di monete à monete, & quefii anche fi fan
no,fecondo che ue diche fia piu atta ad abondare »
ò mancare una moneta piu che l’altra Et anche
nelli banchi, queflo fi cofluma,à fare dammi la tal
moneta , &
tale,& darotti tanto per
dotti la ceri

to. Et quefto de cambii hauer detto bafli .


* ’
_ 1
'* 1' '*
*“'
T •*

*_ .
'

* Del dipofitto , & del pegno *

Cap. Xll.

L depofttario debbe effere fedele,però eh e*l piu

I delle uolte fi fuol depofitare fen T^a


contratto publico . il qual debbe fidelmente confef
fare alcun

uare’ l depofitoy &


realmente renderglielo futi &
to quando gl e dimandato y fenica dargli dilattione *
ne generar fioretto. Et del depofitta rio fi uuol mol
to confitderare che fia prouato , perche la cupidità
1
del mondo può tanto nell arbitrio humano , che fa -
cilmente lo depraua, & gufla. Et molti fono fia-
ti reali in cento fif, & in cinquecento , ma non so
in mille ,. &
dua milla come regeriano.
in nota &
che quando tu rendi’l depofito realmente, hauenda
alcuna propria facendo, con efio hauuto à fare, pri
ma chet’hauefie dipofitato , non glifar rarefa-
glia , rendigli’ l depofito realmente , poi domati &
dagli la tua cofa ,
perche quefio uuole l’honefià »
, - &fe-
V ^ l 0. M 36
&feie mercantile : Che colui hebbe in te fede qui,
do depofitò , che liberamente » & jen^a detrimen
to di nulla gli fia renduto . Ter che ne in tutto , ne
in parte fi debbe fare efcomputatione; auenga che
la efcomputatione fi permetta de liquido ad liqui -
dum,et di queflo habbiamo exemplum cap.bona fi
des. Et nota che il depofitario e tenuto , a depofi
tare, fe per fuo diffettola cofa fi perde . ut puta >
comandò uno cheiferuo fia ligato,e tu per pietà lo
[dogli , & per defi; tu fei tenuto & anche
, Je le
tue cofe fono falue , & perdetti quelle depofitate ,

fi prefume da te la fraude ,
come ne habbiamo ef
[empio in detto cappitolo , bona fi des , Di piu fe
una cofa hai in depofito con patto che elio non fi
ufi, ufandola, commetti furto Jigettis cappitolo de
conditìone furti. I* qui furtum, ^Altrimenti noni
tenuto * fe credete che lo padrone nonne faria mol
to contento * & in conchiufione al mercante defo -
nettiffima cofa è toccare' l depofito, &ufare di quel
lo , Et quel medefimo pojftamo dire del pegno , il

quale fi da per ficurtà di colui che imprefta'l de-


naro 9 come habbiamo nel inflituta nel cap* furti«

Dell'ordine di tenere le fcritture Menatu*


tilmente . Cap* X 111*
&
L
etiandio
*A penna è un* infrumento fi nobile,
celiente, che non folamente al mercante, ma
ad ogni arte, & liberale , & mercantile
[tei

E * &
,

L 1 B 1{, 0
& mecarìica ,
Et conte tu Mèdi
è ntcejjariiftima ,

un mercante che li aggraua la penna , ouero è ad


efla penna mal atto , puoi dire che non fta mercart
te , Et non folamente dee hauere deflrez^a nello
fcriuere, ma anche debbe ordinare le fcritture

fue , delle quali è noftra intentione di trattare nel


prefente cappitolo , Terche’l mercante non dee fa
re le fue facende di memoria , eccetto fe fofie co-

me quale di tutto l efarcito fuo, che era


Ciro I{e il

innumerabile yfapeuaciafcheduno chiamar pe no\


me . Et quello medefimo Lucio Scipione Romano,
& Cynea Legato di Vino , Valtro di che entrò in

Hpma , fi
aiutò il Senato eiafc uno per fuo nome ,

Et perche quello e imponibile ad ogni uno,uerre-


mo alla prattica delle fcritture: le quali non fola-
mente conferuanoy & ritengono in memoria le co

fe trattate : ma fono cagione di fugire molti litigi,

questioni, & fcandali. Et piu anche fanno gli huo


mini leterati , uiitere mille doppo mille anni, ripo-
nendo à fe i nomi gloriofi , &
glillujìri fatti. La

qual cofa non fi può fare , fenica queHo gloriofo


ifirumento della penna • 0 quanto è obligata Phu
mona generatione a Carmenta madre d Euandro
La quale come fcriuono fu la prima che trouò Pu-
fo della penna i Et di continuo uedemo in quanta
comodità procede queflo fcriuere; che s’altro non
fbfie che'l fignificate da uno luogo ad un’altro f

& dare auifatione da una patria ad un'altra di co


fe grandi , & di piccole in ogni modo farebbe da
Rimar-.
, „

!p°j^ i jf ' o; 27
filmarlo fopra modo . Ma ,per ridurci al noflró
propofito * difendiamo aWeffetto doue eia nofira
mttntione > cioè del tenire ordinatamente le ferita-

ture mercantili « Le quali fono cagione di ricor


darfi di tutto queUo,che l’huomo,fà,& da chi deb-
be battere , i c«i dare & mercati
: li cofli delle '

tie , & gl’ utili, & & ogni


lì danni } altra faciinda,
d’owcfc ta*fo7 mercante depende. & auifando,cbe'[

fapere bète f& ordinatamente tenire le fritture f.
infogna Ufapcre contrattare, mercantare^ gua-
dagnare y Et fenga fallo i/ mercantt'non fi deb*
&c confidare nella memoria } la qual fiducia fece
molti errare> De/ia ^/c par/a il commentator
jluerroisv che uolendo redarguire jluicenna,che

fi confidana nel fuo intelletto proprio , difie. Duo


hominem in natutalibut errare faciunt , fiducia in
telleftus, & logica ignorantia.Debbe adunque il

mercante lenire tre libri , cioè il Quaderno, Gior- \


naie , & Memoriale * il qual Quaderno debbo
bauereH fuo ^llfabetto : per il qual fi pofia tro*
tiare prefio ogni partita ferina nel detto Quader-
no Etdebbe ejfere fognato con,
i , in fi la A &
prima carta d'efio inuocare il nome di Dio', di &
che è,& di quante cane cb'egl’è, fegnando etian -
dio col’ detto* JL. il fuo Giornale , llfabetto , &
Memoriale . T^el Giornale formaraiper ordine co
fa per cofa, tutto’l cappitale , & lo riportarai nel

Quaderno . Col’qual cappitale potrai poi a tuo be


ncplacito mirare in maneggio* <& con efio mercan
L tare}
f,

L 1 S -R.0
tare $ & finito c batterai di fcriuere . tuttofi detto
Quaderno faldarai in effo tutte le partite accefe ,
tirando d*efie tutti li refi, fi del debito, come an-
che del ere titolali'ultimo foglio apprefio della ulti
ma partita « Riportandoli poi in nuouo Quaderno
dando à ciafcheduno refio la fua partita da per fe*
ilqual Quaderno fegnerai col*B-fegnando co tifi e
fo ancora il fuo nuouo Giornale , Mfabetto , &
Memoriale , fempre feguitando cofi di libro in li-
bro juccefiiuamente , per infino aW ultima fillaba
dell' Mfabetto . Inuocando fempre, come di fopra »
in fui primo foglio del Quaderno il nome di Dio
&c. l^el Memoriale debbi dinotar ogni fera , ò

mattina inauri che efebi fuor di cafa, tutto quello


che nel detto giorno hauerai negotiato , & contrat
tato per conto della tua mercantia, ò altri necefa-
rti, & opportuni cafi. Come le uendite, compre,
pagamenti, riceuute, mandate, afiegnamenti,carrt
bii, ffefe, promejfe , & ogni altra facenda , inan%t
che ui nafeano partite al Giornale. Vero che fuc
cedono molte cofe ancora che fi contrattano fen%a
metter le partite in Giornale . jLuuertendo anco
ra , che tu habbia à tenire fempre appreffo di te
un libriccino piccolo delle ricordane ; nel qual no
terai giornalmente, & bora per bora per infino li
minuti de tuoi negotii, per poter con tua maggior
comodità,poi creare le partite in Jul libro del Me
mortale, ouero Giornale , sformandoti di fempre ri
f
portarle dal detto memoriale tutte, ò parte d efìe
quel*
1
-

p n t m a: >i
qtteìFijlejìo giorno, ò Poltro in fui Giornate
Tot ;
Giornalmente riportarle in fui Quaderno» Et à ca
po (fogni anno lo fcontrarai con le partite <Tefio
fuo giornale, leuando il bilancione d*efie,& ripor
tando tutti gfauan •fi, ouero difauan\i alla parti-
ta del tuo cappitale . Debbi ancora tenir due altri
libri, l’uno per accoppiar li conti che mandano
fi
di fuori } l’altro per accopiar le tue lettere miffi
ue : per infino della minima importanza * Debbi
etiandio tenere il tuo fcrittoio ordinatamente , &
a tutte le lettere , che riceui notar di fopra dond?
elle uengono , &
diche millefimo , et di qual gior-
no fecondo che giornalmente t barrai riceuute $
Et poi ogni mefe farai ma^ d* effe lettere ,U
.quali inficme con tutte l altre fcritture,come con-
tratti 3 injìrumenti, cirografi , camhiuconti, polic
cie&c . riponerai ciafcaduna ne la fianca del
fuo lignificato dello fcrittoio »C onjeruandole iui ft
condo coliumano fare li ueri mercanti . Et quejla
per breuità, balli hauer detto debordine de librit

& fcritture: che à uoler narrar qui’l tutto minuta


mente farei troppo proli [lo , & quafit imponìbile
à elp rimerlo ,
che fen%a la ulna uoce , per frit-
tura difficilmente fi può imparare . Et però ad-
.^
monifco &
conforto ogni mercante che ft diletti
3

difaper bene, ^r con ordine tenir li fuoi libri, &


chi non sa facciafi infegnare > ò neramente tenghì
unfufficiente , &
prattico giouene Quaderniero*
altrimenti le tue mercantie faranno un Caos , &
, ,

<*> » . > • t f i
L 1 B K 0
una confuficne Babbiionica : da chegardati, quoti
to hai caro i’honore ,& la facoltà tua .
»

Della ficurtà , & ^ijficuratori .


C«/>. XI 111.

L O ajficurare e commodo
mente à mercanti
ma anche e còmodifiimo alle
,
e£“ utile
che fi fanno ajficurare
città , &
non fola-

alle repu -
bliche per due potentifiimi rijfetti . Il primo , è
perche fono cagione le ficurtà di fare di molte piu
facende à mercanti. Vero che nonpojfendo io far

mi ajficurare , non hauendo io il modoà rificare


tanta fummo che baffi à noleggiar una naue, cor
ter non uoglio tanto rifico , un mancamento &
grande, &
è di bifogno, che me ne ftia. Onde pof
fendami ajficurare , noleggiarò la naue per grande
ch’ella fia, & correrò tanto ,
quanto mi pia
rifico
ce . & il refio mifarò ajficurare . Onde ne fegui
rà molto frutto all’erario della patria , & gioua-
mento a ffetìali perfone, alle nani , doane, & alle
altre generationi di priuate perfone . Il fecondo b
quando perifce per difgratia una nauefe foffe ,

tutta d'uno mercante , farebbe o impouerito,o rot


*
to , tanto che fi perderla un fruttifero mercante
& perdendoli à molti , non importa tanto; perche
communemente cento ducento ; e trecento ducatti
fifuole pigliar per uno, di rifico
. D’onde ogni
uno fente del damo de gl'ajficuratori , ma neffu*
no uien disfatto . siche egl’e un’atto molto lode*
noie 9
v n, i m o; 39
noie & necefiario ogni buona
, in città , doue fi
coHumafare mercantie Detto . delia ficurtà quan
tofia & necefiaria,hora
utile, ci refia à dire quel
lo che appartiene olii afiicuratori
quelli i quali fi fanno affiorare
, & prima di
l fecondo di quelli
che afiicurano . Quelli che fanno affiorare
fi deb
bono cercare da tre cofe prima la forma dell
, *
fritta della ficurta,la qualfia cauta , obliga— &
torta , che non ui pojfa nafe ere litigio ouero
, eccet
tioni , & cautelarla bene.& marinamentefec oh
do la ufan^a
articoli molto
delle patrie. Delle quali

me parfo falubre'Lmodo, & tordi


ferine , &
ne di Bar^aloha ,
quale e in tutto ferina eccettio
il

ne* S econdo debbe confiderai la perfona


, ouero
le perfine alle qual dona yche non
fi damente fie-
no fifficienti
te àfare
, ma
anche che le fieno piane,
douere
at- &
il . Che uno chefitruoua litigio
fi
fra gli afticuratorì guafia fitti gl’altri . Ter^o
debbe confiderai’ pretto , cioè tanto per cento
l ,
& Caper a fiottigliurlo il piu chefia pojfibile .
E
debbeffl mercante fare afiicutare
re molto
, &
non corre-
perche per pagare ficurtà , nefin
rifico .

no mai fi disfece , ma per rificar affai.molti ne


fo-
no rimafi disfatti. Et per dire de gli
afiicuratori,
ricordiamo cb’egl’è di hifogno aprir molto bene
?occhio alle nouelle del mare , &
al continuo di?
mandare , &
/piare di corfari , di mala gente, di
guerre, di tregue « e di riprefaglie, &
di tutte quel
le cof? , che pofiono perturbarci mare . Debbono
tene -
, ±,

L 1 B H 0
tenere nello ftrittoio loro, la carta del nauigare,et
fapere porti, Jpiage , diflantie di luoco a luoco, &
confiderare , la conditione delli patroni , & delli

mercanti che afiicurare fi fanno , gr delli nauilij

& confiderare le mercantie che fono, e tutte que-

fte confiderationi battute inarrgi , deue afiicurare


al continuo , & fopra ogni naue,perche l'una , ri -

flora Caltra, & molti non può che guadagnare;


di
Et dehbelo fare ordinatamente ; che fe'l fa timida
mente, lo fa fòpra un legno e*r non fopra l'altro ,
lenendoli quella à fallo , non ha con che ri fiorare
la perdita , & queflo poco della ficurtà hauere
detto bafla .

Belli Gioielieri-, Cap, XV,

Etto c'babbiamo degl'afiicuratori, feruan-


do il noflro ordine, ci pare condefcendere
ad alcuna particolarità de gli efiercitii : Li quali,
per benché habbino molta conformità alle gene
ralità difopra trattate, nientedimeno ì perche han
no acune Jpecialità a loro conuenìentì , diremo de
li gioielieri, li quali ferrea fallo hanno gentil' arte
Et quefli hauendo quefla arte la quale confifle
molto nell'efiercitio continuo , &prattica di luo -
chi, è di bifogno, che da fanciullata ftano allena
ti in quello , & ch'intenda nel fatto dch'argenta-
rie, & cofi per confeguente dell'oro & mU
, altri

mali; Et ch'intenda li cojìi ? & ràdobamenti.


Deb
V IL t M 0' 40
Debbono non Jolamente ejfere buoni , leali , fe- &
deli , ma etiandio debbono parere > per la conti-
nua conuerCatione , c’hanno co Signori per le &
molte forme , e contrafattioni , che fi truouano al
continuo peridijfetto di cattiuigioielierij Et per
nulla non debbe comperare , ò uendere cofe contra
fatte per no generar fojpitione alla brigata . Debbe
ancora efiere eloquente & affabile perche al con-
tìnuo quaft conuerfa con fignori , prelati, &gen-
tiluomini y & ogni gentiluomo fé ne doueria
intendere .
‘ <

De’ drappieri , & merdai •

Cap. xri;

D rappieri

cgl'e un grado pii* inferiore


mereiai , auenga che non fi
pojfmo non chiamar mercanti
Ter che con-
il

uengono à quefìi che hanno del mccanico , Et que


loro •
, nondimeno

fìi tali debbono hauereper majfimo precetto ; Tri

ma di tenere fempre robbanantaggiata in botte-

ga , & hautre quel concorfo ,


'& quella fama ,* &
di fare piacere focondo le conditioni , & quefii uo
gliono efiere huomini grani, faldi, & ripofati , &
uenire pretto à direi predo giutto, Et fi debbono
fopra ogni cofa guardare di non uendere un pano >
onero una cofa per un’altra , ne falfificare robba ;

perche come peccato abomininolifiimo , Iddio il

piu delle uolte lo punifee anco in quello modo.Ter


,

L 1 3 0 cr

che fono cofe molto difiiaceuoh à efio D io , co- .

wc narra Sgottino nel quarto delle, jententie di-


Jlintione 15 .che per cinque modi Dio manda i fla.
gclli àgl’ìmomini in quello mondo.v&o modo3 ac~
ciò che alti giufii perpenìt ernia crej cario li meriti ,
come fi legge di loh « secon do per conferuar la
uirtù>e che la fuperbia noi tentucome Taolo. TER
ZO per correggere come la lepra di
li peccati ,

Maria, j^VARTO 4 gloria di O/o, come nel cieco


nato Evinto agiuditio di penajcomein H ero-
de^ch e hebbe la caparra delTinferno , a ciò che qui

cominciale àguHare come nell’inferno fi debbe pu


nire_j. Et quello ultimo modo e feruato alli fal~
fificatori , et contrafacitori l li quali già mai non
uederai fino in fine conferitali . V altre cofe deb*
tono feguire alle regole generali \di fopra dette , ,

Ve Lanaiuoli , & altri mercanti .

Cap. XV II. I

Lanaiuoli y et altri mercanti, et artigiani di la

I naffopra ogni cofa debbono effe re folecitiìet di


-
/ ligentifiimi ; Et per ben che habbino de garzoni

debbono toccare con loro mano. Et come lo aedi ne


gligente , chiamalo disfatto >però che quefte arie
tra le mercantili gentil cofa , et chi bene et dili
-
è
«v gentemente la effkrcita, impouerire egl’h quafi im
pofiibile_j , Et però fi giamai da
dice, che l’arte
te fi ùarteyquando è con ordine goucrnatOj Et però
,

Tritio. 41
il lanaiuolo debbe non confidarfi ne’gar%cni , ma
uedere il fuo panno di pafio in pafio ; & uederc »

fortir la lana , & con le fue mani taccarla , correg


gere ,& diuifare , lattarla , uergbeggiarla ,
pet
tinarla , ficartigliarla & & condurre pan filare, i

ni , & tejjere purgare,


imbrodire tinge- follare ,

re , Jlirare , acimare & metter mofira Ver , in .

che poco piu ,


poco meno in ogni una di quefie co -
fe ,fai che fà parer un panno di buono gattino , et
di cattiùo buono . Et debbe mantenire buon nome
nell*arte
,
per che fi dica li panni del tale , et pigli
nofi à chiùfi occhi; come fi dice a renetta , fapone
de Veniramini , et pecari di Buon maestro ; Et
quefli due fono HrarricchitiSolamente per lo buon
nome , com'è noto a ogni qualità d'huomini Deb-
bono efiere prefti d uendere , et fpaciar le robbe
fare piacere , &
non fiacionare . Vercheper cer
to non fittamente lì negligenti fi douerebbono cac-
ciare delTarte > ma etiandio non fi douerebbono
tenir nella terra per effempio d* altri . Debbe l'ar-
tigiano bene rifondere aldi creditori , con falde
^
%a , et difegnare,che li fiuoi difegni rieficano atem
fi , non debbe effire generali di fiopra orditi .

Delle cofie prohibite totalmente al mer- \


• carne• Cap. X r 111.
•f j
•» — » ***' \if‘ '•
f *> N '
» >n ift ]T^

A Mercati molte cofie fono prohibite, le quali


à molti altri fono tolerabili » rijpetto alla

f mode-
L;>J B II 0
modefiìa, faldella ,grauìtà , & morigerationt •

Il che debbe al continuo nel mercante s non fola-


mente effe re neWintrinfeco , ma ancora apparir di
fuora ^ri(petto alla fede ,cbe dee battere da ogni ge
neration di huomini , Ver che fi uedey che li mer-
canti fono quafi l'area del tbeforo humano . Ben
che non fenga cagione debbono infra loro feruare
come una religione , che certo ben culta , offer- &
uata fi può piu toflo chiamare religione » che altri
mente . &
però non fi dee marauigliare alcuno
fe uogliamo il mercante , honeHo,& moderato
prohibimoli cefe, che alcuna uolta , alcun tem- &
po fono permefie_j. Et primo è prohibito al mer
caute il giuoco della fortuna , come fono carte ,
dadi &c. non dico delti giuochi che fi fanno per ef
fercido della uirtu del corpo , come giuoco della
palla t lanciar di palo , ò dardo , correre , lottar
fimili . Verche queflo fi fa per l eJfercido
y
, & uir
tù perfonali , Et majfme fe Eh uomo fi conduce in
confuetudine il giuoco della fortuna per cagion dì a

ttaritia ,
quefto modo è non folamente conti a
lbonetto uiuer mercantile , ma egli e peccato mor-
v
talesome uuole Guiglielmo, ctiegl'e jpecie dì aita -
rida > la qual è mortai peccato • 'Nel qual giuoco
citrale prenominate cole Soccorre , di molti pec
-

tati s come pergiurio , bugìe , beflemie , inganni ,


rapine , & fimili . il qual giuoco conciofia che
eglino è di uenturoy & fenici temperamento t po-
trebbe’l mercante che è oggi ricco , dimatmale-
^ uarfi
V 7 \ 0: 42
uayfi p oùero » Ter che per, il piu li giocatori
moderni giuncano la noite.&wtai fi trouò giuoca -
tore che , fojfe di confcientia netta , & di lui non
tifidare, stufandoti che fèi tenuto a reflit uire
con dittimi one , come Santo Tomafo uuole 2 , 2 . .
7
3 2 .cioè, fe uincefli à quelli li quali non potènano
alienare quella cofa, come fono i furiofi, i prò di ^
gbi, i minori di 2 5 .anni, &
muffirne pupilli>i mat
ti , fordi , munì , ciechi , &
quelli c hanno mal
perpetuo , fervi , religiofi, figli di famiglia, li qua,
li non hanno peculio caftrenfeo qua fi, moglie
, la

qual non ha cofe per rafrenare , adminittratòri de


beni delle chiefie . Quelli che vincono à tali ,fono
tenuti d.reftituire , non d loro che perdeno , ma al
li tutori , curatori , fignori , monatteri , e padri :
Ut fe colui per de con chi ti trahi al giuoco , fei te
nuto d rettitutione, ma no a lui; per che egli non è
degno dìnhaucrlì, mafideeno diflribuire a pone -
ri. La detta legge èfiata pptta CX^allearum
, &
digeftis, e. L.ultra finem, ma fe egl'b volontario*
e giuoca con uolontario , & è tenuto a rettitnire
d lui , & quetta è oppiatone di [{aimondo 3 & no-
ta fi in digeftis, L, ultra finem &c.in conftitutio
ne Greca, Secondo è probibito al mercante inebbri
ar fi diurno òuero cibo , non dico beuendo nino
che non ifiimafii , che l'inebbriara , come fi legge
nelgeneft di 7qoe } ma di quellijche pergola 3 &per
mala còfuetudine amano il nino fvperfluo,Lo qual
tdtio è piu abominevole nel mercante , che negl'al

f 2 tri
£0 1 0
tri buomini per che’l mercante e piu publicaper-
yòjw che altri, /té»* conseguente gl altri buomini

fendo imbriachi poflotiottar in cafa , ./?» cta gli

paffiP ebrietà y &


fcbifare la conuerfatione y on*
de non potrano ejfete deprefi in fragranti crimine*
& poffano fmaltìre quell'errore • Il mercante per
contrario al continuo dee comparire in publico
per le facende che lo tirano . & non potendo na*
fcondor il male qual cofi come e dij bonetto »
> il
-
Cofi gli può efiere nòciuo per glerrori che può co
mettere à lui anco molto dannofe * il perche , per
la erra
fuggir Tobrobrio ,dcbbe’l mercantefuggire
fola : dalla quale oltra l'infamia , danni par* &
ticolari j che li pofiono , &
fogliono il piu delle

uolte intrauemre . Jeguitane ancora pigritia,grof-

fegga d’ingegno c tremor de capo , &


di mano ,

legar, & ingrafiàr di lingua , non poter ingenerar

perder la uifla , & in fine molte , & uarie infir*

tnità fianchi ,ttomachi 3 febri ,


gotte y idropifia;
,

ie quali fono molefiifiime ad ogni


buomo,& majfi
me al mercante. Del quale diccTaolOjt^olite ineh
che Santo
briari utno in quo luxuria ett * Et nota
Tomafo pone cinque jfietie di gola . la Trima
,

quando mangia inan%i tempo : Seconda > quando,


uuol un cibo doppo l'altro . Ter^o quando
uuol ci
uuol in quantità .
bo preciofo . Quarto quando ne
Quinto quando nonferua politia nel mangiare, &
beuere auidamente » &
fewga ordine y come dice
jlgoftinoyche ogni cofafe conviene à luoco > tetti*
, ,

? H/ 1 M 0, 4$
po , & perfona , Et non uogliamo temerarìatnen -,
te riprendere , che può efiere, che ferina uitiodi
cupidità ò uoracitd, il fauio mangi pretiofo cibo
Cfr l'ignorante s'intende della bruttifilma fame dì
gola nel bruttifimo cibo . &
piu tojìo ogn'uno dee
volere come'l fignore, magiar del pefce, che come
Efaullentichie »ò l'orbo à modo di caualo Li. 41.
quis quis . Debbe efiere adunche temperato il mer
carne per le ragioni fopra dette , nel mangiar e , &
nelbcuere . Et anche non dee apprezzare, il cibo
fe non per foHentamento del corpo , che come di-
ce Boetio . Vaucis minimisqu e natura contenta
efl , & fieno come dice Santo Taolo .
quorum
deus uenter eft . Et confequentemente al mercan-
te fla male troppi corniti j li quali fono principio
alle fopra dette cofe . T ertio al mercante è proi-
bito efier procuratore per litigare , ò uero compe-
rar piati . Se per li fuoi bifogni è detto che non li-
tighi che debbiamo dire, per le cofe altrui* Quar
to è proibito al mercante la conuerfatione di cat
tiui j et infami ; li quali non folamente fono cagio-
ne à difeofilmar e, et diucrtire gl' huomini dal ben
fare , ma anche pofiono ejfer cagione di disfattio-
neper molti modi . Quinto e proibito al mercan-
te , il far della alchimia Ver che Carte del mercan
te è ricercare cofe Ciabili, certe , et d'auifi fermi
et non quelle che pojfono efier cagione di disfaci-
mento fuo . Se fio è proibito al mercante, il gio -

firare . Il qual è atto leggiero, & di ficja, & di


F $ difuìa-
,

L > IV-, B ^ 0
difilamento Vereh e il mercante uuol Slare in fu
.

penfieri gratti, e non fi dee lafciar menar da cofe


nane , in tutto contrarie alla fua falute . Setti
tno il mercante per nulla tanto in terra /ua , quan -
to in aliena , non dee fare contrabandi , Verchefo
no molte uolte cagione digran mancamenti ,
Et
però b in ufo comune quel detto /<* i/ contrae

bando, guadagna , e non fa quando» Ottauo ò prò


bibita al mercante di comettere falfità nella mer
cantia, mpefo,e mijura , in dare , e uendere una,
cofa per un'altra , che fono atti di ladri . Tsfpno e
prohibito al mercante, hauerc troppi amici uani ,
e2r poueri; & huominichegli pofiano efier danno
fi, & non fi uuole Stringer con gl'buomini tanto in
amicitia , che alcuna uolta non pofia dire di non *
quando li uiene dimandato feruitio » Decimo non
debbe ejfcre prodigo , Vero che l'auaritia b mag
gior uitio ne fignori, & magnifici huomini , che la
prodigalità . la quale è molto piu gran uitio ne
mercanti , gir piu prohibita che l'auaritia » E per
ciò uuole febiuar il mercante, la prodigalità; per •
che ella e contraria in tutto al fin fuo ,& alla fua

profeffione , la qual e ad effer ricco , & la prodi-


& annulla Det-
galità deftruge le ricche g^e, le .

tohabbiamo adunque che mercante quelle cofe al


debbono ogni & ognitempo prò
effere in luoco, in
bibite non . fieno che alcuna
oftante ci di quelle ,

uolta debbono fchiuare & alcuna uolta


fi fo- , ci
f
no permefie. »/tpprefio diurno dt faldi de' con-*
T IL / M 0. i
44
ti, contempo, ;

Il [aldo fi de fare ogni fette Armi.


Cap. XV 1111.

L
fe afialìidia :
jt natura humana fe è attediata molto cir~
ca utiefiercitio, fenga interuallo alcuno, eUd
& imbriaca, auuiluppa & fcorreg ,

ge , nel modo che nelle altre cofe naturalmente ue


diamo . come della penna, che per b e Uà>'& folca-
ne tempera, che eWhabbia , al continuo pur fcrtuen
do fi diUempera, e cofi (Togn* altro efiercitio . E
però fi legge de gl yantichi flofofiche doppo lungo
effercitio deUo Studiar, per non difìemperar lo
fii-
rito affannato
,
pigliauano trafiuUo lieue, & pue-
rile, & al lito del mare ,gmocamno con le pietruc
ce . Et però fi legge nella ulta di Santo Taolo ,
c*haneua’lfuo tempo diflribuito , & quando era
lafio deUo /Indiare, Lauoraua le fitorte & co altre
fe uili . Ma che bifognano quefii efiempi huma-
ni, bauendo dinanzi Utfiempio dell'omnipotentc li
dio f* del qual fi legge nel Genefi, Requie uit Detta
die feptima ob orntii opere quod patrarat . Tgon
che li bifognafie ripofare ma per. dare efiempio à
noi, come canta San Vaolo , Quacunqi /cripta funt
ad nofiram doftrinam fcripta funt . OncCauìene
per ridurci al noflro pvopofitto che il mercante deb
befempre aUa fine del fello anno , tipofare d'ognl
fuo effercitio, & quell'amo non fare alcun contrai
F 4 to, ma
8 -

ym
tày
s H. f r M
ma faldar li conti [noi, ridurre tutto in fai* &
do, &rifcodere E fe bene gli accadeffe ò uenijfe
. ,

partiti inauriper nulla non gli debbe pigliar ;an-


-
%i pigliando quel propoflo , quell'anno debbe rac
-
corre il quell'anno è la falute di tut
fuo. Tercb e,
to quello, ha fatto li fei anni paffati,& ordmar,&
dijponcre quello ha a fare l'anno uegnente . Vero
che illumitiara l'intelletto , & ripofara l'animo dal
le facende, rifcuoteràsforatamente , come dice
frittotele pr ob l em a tum, imperatore mirato
1 ,

rem, & mercatorem tantum,acrem appellare fo~


lemus « Debbe’l mercante ejfere uiuace, non fola-
niente à fare, ma a ridurre in faldo quello c'ha fat
to. Terche quelli che fanno , non fi fanno fai- &
dare fon uani , & non fi pofiono chiamare forti
mercantuStatuimo il fettimo anno, del nottro crea
tore doue nel Genefi continuando dice.Benedixitq ;
diem feplimum, &
fanftifìcauit illum,quia in ipfo

cefiauitab omni opere fuo quod creanti: Onde


furetto fgottino , efponendo queflo paffo nel
quarto fepra il Genefi,dice,Terciò Iddio riposò il

fettimo giorno, cioè il Jabato, acciò che l'huomo in


quel dì,ripofafie daW opere diurne . E pero fu in-
fiituito il dì del fabato, che fecondo la etimolegia
del uocabolo fignifica quiete della mente , come
mole ifiodoro nelle etimologie. La qual cofa dichia
ra la cefiatione deU'operreferuih, Onde noi uo-
lendo feguire quel dottor fommo eterno, irre* &
fragabile, habbiamoinfiituito il fabato mercanti
ley ^T
" *
*•7 >* .V '
. V

-
I J. .
,

VI{IMO.
ìe y & la cejjatiotie delTopere feritili, Fanno [etti-
ino . Il qual 'e molto proficuo , utile, & necejjario •

Beato chi lo sa, non [blamente celebrare, ma anche


premeditare, a tempi inanimi . però che non fi fa fio
lamento per ripofar ,mafi fa per rifeuodere &
ridure in [aldo, &
dire, ecco che ho ridotto in ma

no il mio . Ma quelli , che non lo fanno per lo piu


li uedete auuiluppatr, come i pulcini nella (loppay

& Jono & per calculi,Come mol


ricchi in libri, li

ti /piciali c’hanno li marzapani belli ferini di let-

tere & indorate, & dentro equafi nul-


fiorile, di

mercante dcbbeuolere ricche^e


la, il non utili

pompofe & j
ho mano, che
dire queflo fipa - in chi

fee fumo, torna à fumo. Con qucfla


di cefiatione»

& babbi amo


ripofo primo Segui
la fitte del libro,

remo fecondo dantelo


il per non dio, attediar i letto

tori & fara ; come prohemio


della rtl'gione nel
promettemmo .

UBILO
-

LIBRO SECONDO,
DI BENEDETTO COTRVGLI,
DELLA MERCATVRA
PROEMIO.
Olendo feguire
l'ordine propofio nel
la nofìra prefittone,
inqueHo fecondo li-
bro douemo trattar
della religione j&cul

to diuino , cbe’l mer-


cante debbe offerua -
re uerfo‘1 fuo creato
re La qual ofieruan%a e necejfariifilma ad ogni
;

modo; però che efclama Lattantio nel libro de Bg


ligione . Summum hominis bonum in fola religio
ne efi.Terò che l*altre cofe, che l’huomo ba, ne li'al
tri animali brutti ancor fi trouano.La uoce de qua
li par s intenda, tra loro, ridere paiono aca
9
recare Purilaltro . fono conformi nell amar le mo
gli & i figliuoli . nelproueder del cibo,& confer
uar di quello pel futuro , in cognofiere le cofe lor
no due, & le mediche berbera • Et in quelle &
in molte altre appaiono prudenti Papi , congrega-
nti mele, bonorano il [{e loro,dijfongono , & ordì
nano le cofe. Et efiendo in molte, er qua fi in tut-
f
te l al
.

te
s n c o n
t altre eofe li brutti conformi cmgl’bmnùni, in
d o. 46
quefta, appreflo à qualche altra cofa , discordano
j
che ejjì non hanno religione^. Et coft credo.a tut
1
ti gl animali efier data la inclinatione à conferita
te la uita loro . ma à Chuomo
à propagarla. Et per
che nelThuomo e la ragione , lo chiamano fapiente»
7^el qual in quello folo è concefo , che ad'effo
fo~
lo è dato l'intender cofe diurne ; onde è uero la
fen
Cicerone . Ex tot inquam eneribusjiul
t ernia di
g
lumejì animai prAter hominem, quodhabeatno -
tilt am aliquam , Dei , ipfisque in hominibus nulla

gens efl,neq ; tam manfueta,neque tam fera, qua


edamfi ignoret qualcm haberi dominum deceat ,
timendum fiat. Debbiamo adunque feruire alla
religione , la qual chi non riceue fi gittà in terra
»
& feguendo la nita di brutti animali rinega L’bu+
inanità .E manifeHo dunque per confenfo dì tutta
Ih umana genera rione , che la religione douemo
ritenere . £ l’buomo deue efier cupido ,& appeten
te della religione ernia ,
, & fipi
gl'h uomini Ma
in quello s'ingannano che ouero la religione pi-
, ,

gitano ftn%a fapientia , ouero la fapientia fen%a


religione. Conciofia che l'uno fenica laltro e
fiere ,
non può . & però cafcano in molti errori , & maf
,fime i mercanti, li quali poco curano di Japer quel
lo eh' è necefario alla fallite loro
, & allegano di
puramente credere , & di fermamente adorare 5,
ma non fanno , f
che a ne una generatione d'huomi
ni, è piu necefurio il faper di canoni quanto a lo-
-

; 0i i b il o * -

TO . *Per che hauendo molti fcropolofi ligamentl , è


di bifogno habbinol modo di fciorgli » Et per tari
to non gli mandar emo , con quel folo detto di Chri

fio al Centurione , [erua mandata , ma habbiamo


trouato alcuni medicamenti efficaciffìmi , li quali
feruando non dubito che Iddio mediami le fuefan
teopere , lifara penitenti, confeguentemente &
fatui.
Della Mefia, Cap, U

7^ ogni tempo , & in ogni etade da ogni gene

1 ration d'huomìni e Hato feruatoil culto della


nel proemio di quello fe-
religione , come difopra
condo libro s’è detto , diuerfificandofi per l’inten-
der di Dio uariamente , & hanno ofieruato ua
cofi
rio modo di ueneratione , e facrificij , ceremo- &
nie , e la fan do le cofe molto antiche , per non at-
tediare i lettori ,
circa le cofe efirauaganti , hab-
biamo nelli ultimi gefti de Romani , li quali , co-
me in tutte le loro cofe furono eccellenti > illuHri ,

JpecolatiuhprudentiJfimi , & preclarijfimi , cofi

nel culto diuino furono imprudenti , ignoranti ,


mentecatti , &f edotti , facendo li loro dei , mor-
tali , falfidict, adulteri ,
peccatori , & inimici di

Dio, fingendo ftrani & uarij errori . In modo che,


quelli che defiderauano uirtù ò felicità , inuocaua
no Gioue adultero , chi dottrina. Minerà , Mer-
curio , & le donne nel parto inuocauano Lucina
dea , nella pregnatione la dea Bernina , Dulica
& To-
-

S £ C 0 D 0. 47
tir Totina nel mangiare &
, Dei coniu- nel bere
gali nelle noz^e y Triapo nel confumare del matri
m onio,b{ept uno li nauiganti , i^infe tir Limfe ,
nelli fiumi , Matte tir Betona nelle battaglie , nel
mettere delle uitouaglie Segeta perii buoi Boua
,
na , per il mele M
elona j tir per li frutti Tomona,
Dio Honore per effcr bonorati , Dea pecunia per
efiere pecunioft , Dio tfculano tir argentino fuo
figliuolo cbauefiimo rame , tir argento , apollo
tir Efculapio medici > inuocauano gl*infermi per
bauer fanità ; & molti altri Dei puerili; che ne io
dico tutti , ne ejfi potè ano ad ogni minutiafar un
Dio , alli quali faceuano altari tir adorauanli ; fa
tendo loro facrificij , Et effóndo condotti gl’ eccel-
lenti Bimani in tanta abufione e corroteUa doppo-
mo Itiformi nelle uarie leggi >
facrificij & di -
uerfe opinioni , illuminati dalla fede catolica , tir
dal uero lume dello fpirito Santo . che fu mandato
injpecie di fuoco agliApofioli,doppo l'ofcenfione9
feguendo il comandamento ,&lo efiempio del fi-
gliuolo di Dio faluator noflro Giefu Chrifio , in co
memoratione della cena Dominica , fta la celebra
tione de la Mefia facratijjtma , nella qual
fi con-
fagra il uero corpo di ChriHo:La qual mefia ogni
dì comandato è tenuto ciafcaduno fedel Cbrifiiano
y
di udire fina a l riceuer la bene diti ione dal facer-

dote > Et queflo è nel decreto de confecratione di-


urna 9 Mifia &c.Sequenti &c.omnes fideles . Ec-
cetto 9 feper grande necejfità fojje fcufato come
i

. nel
-
,
:

L l B K. 0. :
• <?

nel predetto capitolo , Mifia • Et tutti quelli , che


fanno l
f
officio della me (la , & uanno à uedere la,

uanità ,
deueno ejjere ficomunicati . De confe.Di.I
qui die,per riuerentia di tanto facramento.ilqual
dal principio del fiumana generatone & per al- i

cuni fiegni , & fagramenti congrui fu alli tèmpi ,

prefigurato , Et come laduenimento & la ulta di


Chrifio fu prefigurata,per profetia,&ceremonie\
cofi anche li Jaccrdoti , tempi , altari , facrificij

ceremonie, giorni et di fefle, ciò che altro della fer


uità noflra , deuemo a Dio , la qual chiamano li

Greci , latria ; hanno predetto ,& prenunciato


fignificato quelle cofe che fono per
, eterna la uita
alli fidelli di Chrifio , & credemo adempite & ,

uedemo adimpire , &


confidamo sgabbino ad em-
pirei* Quefìo e quello Agnello prefigurato nel
nel Efodo quando Iddio uolendo percoter gli Egit
,

tii per far de queUa piaga , gli co-


efienti gl* Ebrei
mandò che pigliafiero un Agnello candido fernet
macchia , &
che lo imola fieno, del fangue Juo &
ponefiero fopra le porte loro , in tanto che efendo
dijperfi i primogeniti d’Egitto in una notte,foli gli
Ebrei camparono, li quali haueuano fopra la por-
ta il (angue dell* Agnello immaculato r 2V(o» che il

langue dell* Agnello , fojfe di quella uirtù che li


campafìe ; ma era figura di quello che doueua, ue

nire Vero che t Agnello immaculato era Chrifio


.

cioè innocente giuflo , &


finto • il quale da gl* E
birci immolato > in fallite a tutti coloro , li quali

adora •
-

* doravano ilfangue,&
SECONDO il Sacrifìcio del pretiofijjì -
48

mo [angue , la croce , la qual [ottenne il [angue #

£* di quetto parlò Esdra quando diffe al popolo 1


hocpafcba [aluatornotter , refugium uettrum,
ctt
cogitate, & a[endatin cor uettrurum quoniam
habemus bumiliare eum in figno , &potth$c jpe-
rabimus in eum , ne de[eratur Ine Iqcus , in eter-
num tempus , dicit dominus Deus ; Si non credi-
deritis et , cxaudicritis annuntiationem
eius , eritis derifio ingentibus : Indi è ò mercanti

miei cariffwti , che non Solamente ne dì comanda


ti,per che come dice Santo Taolo,lex eflpro tran[
gre[oribus [atta; ma etiandio ogni dì al continuo
douete hauer in ufo , & con[uetudine , d'udire la x

mejja , adorare quello gloriofo Sacrificio , &


ineffabile Sacramento . Il qual c conforta,tiuo dell*a
ìiima , illuminatiuo dell'intelleto purgatiuo delti
,
uitii , retifica tiuo della uirtù , medico de gC errori,
ridottiuo degli indijpofli » difpofitiuo alla buona là
ta , confiortatiuo , & confermatiuo alle /ante op-
peratione._->. Mediante^ merito del quale Iddio
ui fara pospofie le uie de uitii , [eguire , di-
fiporui alle cofie meritorie et Salutiferi» Ma pri-
ma che uada , alla me (la debbefare ilpreparato -
rio nel fuo cuore , che fia dinoto ad intenderci »
La qualmeffa è preferuatiua dal continuo pecca-
re , et mal fare , & laua li peccati ueniali, per la
confeSfione generale , che l'huomo fd nella meffa ;
tt per la benedizione che mene dai Sacerdote pri
. .

L 1 B ^ 0
ma q. I Multi • Jl Ila qual mefia debbe Ilare il

mercante con le mani ,


et col'intelleto foleuato à
Dio , fernet uacillationc , d' alcuna negodadone .

DeWoradone ‘

\ r * J i

C
diffinidone,
Onfeguentemente cibifogna trattare della
orationey Et primo per ordine diremo la fuà
La quale fecondo [{aimondo,
mente in Dio tendente
& Ho-
fiienfe , è,Vio affetto della

& il piu delle uolte per non impigrir V animo pro-


rompente in noce : Ouero fecondo tigone de fanto

Vittore,? oratione è una deuotione procedente da


compuntone ; Ouero fecondo Dama[ceno oratio
ne e petitione da Dio delle cofe debite , & fanto
Tomajo , nel quarto dif. 1 5
.
quefl. la diffinitione

di DamàfenoyUeramente dichiara . Et le oradoni,


fono alcune mentali , alcune uocali . jlltoradon
mentale, l'huomo e tenuto de ture naturali.il qua-
le detta all'buomo,cke fi dijponga à quelle cofe,fen
%a le quali non e falute, Et queflo difie Chrifto in
S. Luca al iS.oportet femper orare, fopra il qual
detto induce ChrifoSlomo necejjìta • jllla oration
-
di bocca , l'huomo è tenuto de precetto, &per or
dinadone della Chiefa , 0 ueramente per inuendon

dipenitenda del sacerdote , per li peccati. Come


Tomafo nel quarto Di. 1 6. Ma e fi fà,& ag-
9
ttuol
giunge no cale, per tre cofe, ouero ragioni. Et pri
mo per efiercitare , la deuotione mrinfeca , per-
SECONDO. 4P
che la mente di colui che prega
fi folleua in Dio ,
quando per efleriori ftgni deuotamente, ò d'altri
geflija mente fi muoue fecondo l yapprenfione,
confeguerifemente fecondo l yajfcttione come narra
&
y
•Agallino. Et per tanto , douemo con le itoci efte-
rioriy & altrifegniuacare nella oratione quanto
,
fiamopermejft ad eccitar la mente Se la uoce im ,
'

pedifieja eccitatione della mente non debbiamo


dirla con boccata falò con la mente. La qual con-
ditione intrattiene in quelli Squali hanno la
mente
eie nata [eriga fimil jegni à Dio , come Dauid
nel
Salmo * Tibi dixìt cor meum^exquifiuit te facies
mea. Et d'yuan fi legge nel primo deìli I{e,cb’cl
la parlaua nel cor fuo Secondo s'dggionge
.
la uo
cal oratione per rendere9L debitore codo
tutto quel
lo che babbiamo da Dio 3 non
folamente con la men
te , ma etiandio con la bocca . Tergo
s'aggionge
per una redondantia delianima al corposi
gran-
de ajfettione, come dice Dauid nel [almo dilata -
,
tum efi cor metiy & exultauit lingua T*tea;la qual
oratione debbe dirfi come dice jlgofiino Quello
.
che dite con la bocca y quel proprio uerfate
fate nel y
cu,orc_>. Et nota che l oratione
3 pen &
debbe ha
nere in fé* fecondo I\aimondOy& Hoftienfe
1 3. con
ditioni : La Vrima condition è che fia fedele.
Perche fenga fede è impoffibile piacer à Dio
, Et
SanCii per fidem uicerunt Fregna operati
, funt iu-
flitiamy adepti funt repromiffionesycome
dice Tao
lo agi Ebrei li, la feconda condurne
e ch'ella
vv ‘ * '
G deb«
,

I 1 B ^ 0
debbe efiere ficura . Come Giacobo nel primo i
poHulet in fide nihil hafnans, la Terga debbe ef
fer humile , cecie fiaftico 3 5 . oratio humìlitatis pe
netrat ccelum . E de confecratione Di 5 . non me-
diocriter . la Quarta dee efiere difcretta , Matheo
28. nefcitis quod petatis , Giacobo quarto ,p etiti* ,
»o» accipietis,eo quod male petitis.la Quinta
dee efiere deuota . piu torio col cuore , c//c co»
Trimo de 1\e. Anna loquebatur in cor-
/a 6occ<i,
de fuo,& uox penitus non audiebatur . Agofiino
anche dice, quid prodefl motus labiorum fi mutu,
^
efi cort Sefio dee efiere uergognofa , come'l publi -
cano che non ardiua d’algare gl'occhi al Cielo . £#
e» al 28 Settimo dee efier fecreta .
. Matheo k al 6 •
iMlcm cwwz oraueris intra in cubiculum tuum
&c, & oratio in priuatis locis oportunius fundi -
. Ottano dee ejfere pura , Agofiino [opra il
falmiria,Orationts pura magna eli uirtuó, manda •
tum peragit, quo caro non peruenit , Et cofii dice
Chrifofiomo. ìs^on potèfi quisquam habere gratta
celèfiù uit*,nifi purgatus fuerit ab omni [orde .
7yonodee efier e lagrimofa Efaia al ^S.Audiui
orationemtuam , & nidi lacrimas tuas,& la chic
fa £Agofiino , Oratio Deum lenit , lacrima cogit,
hacungit , illapungit . Decimo dee efier e attenta
acciò che meglio fi peruenga alla federa . Vndect
mo feruente . Dauid in /almo , Deprecatus fum
faciemtuamin toto corde meo . Duodecimo ac-
compagnata da opera Tobie . 12, Bona efi orario
^ cum
,

SECONDO. 50
cum ieiunio , & elemofina • Et fiopra quello al
ter^o de ^ e.Leuemus corda noflra cum manibus
noflris. Dice Gregorio , il cuore fi lena con le ma-
ni à Dio quando l orationi fi confermano con le ho
ne operationi .T ertiodecimo . debbe efiere asfi-
duci per effempio di colui , che dimandanti pane
all' amico. Luca al.11 . et gli M.pofìolì perfeueran-
dò nella oradone rice netterò lo jpirito fanto . Et
nota che di tutte lorationi , la piu perfetta e Fora
tiene dominicale , cioè il Vater noHer , fecondo
\Agoflino , & fan Tomafo Fero è che molti co-
.

fiumano dir l'officio della noflra Donna l'officio .

de' Morti , & piu altri officij per diuotione , li &


fette falmi penitentiali per fufragio corporale .
,

Dico che ogni deuotione è buona per rifletto , del-


la intentione,prefuppofio che quelle diuotioni in
nefun modo fieno cagione di pretermetter alcuna
cofa ordinaria , ò per ttraccheg^ajoucro per ne-
gligenti ò trafcuraggine,ouero per effer in altre
,

diuotioni occupato . Terche in prima douemo ofi-


feruare i precetti di Dio , con ogni diuotione , perJ
fetta ofieruan%a ; & il tempo , che n'a-
refio del
uan%a fpendere in altre diuotioni,pur che non fi
riducano m faflidio . Terò che per certo è molto

difficile al mercante , occuparfi in tanto orare , &


lo faccia bene. Et fe pure lo può fare , & ufalo
e tornano per la frequenti di dire , indeuoti , te-
pidi, e tediofi ; & dicono lor falmi ; fenza diuo-
tione , finza gufilo 9 [enzg riuerentia balbutendo,

G z barba*
e

L 1 B K. 0 -
barbari%ando , altro parlando > rifondendo inde-
notamente , &
molte uolte ne luoghi inconuenien
ti 9 &
inetti accennando y ridendo , atti infipi- &
pidi y itibonefliy facendo . Et pero io , »o» leuan-
do alcuno dalla fua diuotione , dico , che mi pare
diuotiffìmo , &
offeruantiffimo mercante , ^kc/Zo,
che dinotamele inginocchiato , co» le mani le na-
te al cielo j
occhi chiufi ,
intelletto unito , fofpiran

do col cuore y lagrimando con gl” occhiydoppo fatta


la croce , diedi Vater nofler , co» diuotione fenga.

fare barbarifini uacillare con la mente y che


,

quando dice*li falmi parche bieflemi • Sono anco-


ra tre cofey & condizioni neceffarie all'orationeyfe

4ebbe eJJere ejfauditaydob che dimandi cofe necef


farie alla fallite 9 pietofamente , &
perfeuer ante
mente . adunque detto le coniitioni della oratto

ne confeguentemeute diremo della elemofina •

Della elemofina. Cap. Ili*

D Ebbe’l mercante effere largo à porger la


mano al pouero ,
la fua facultà ,
quanto ella
&
fargli l’ elemofina del

ha da dare , debbe almeno pienamente fofirare


Zcfiende . Et fe nulla

fecondo quello d' Sgottino , TsLunquam nidi ho-


minem pium mala morte perire } Et hauendoyfe
non dà Z’ elemofina al pouero , pecca mortalmente ,
fecondo quello di Matheo , exuriui , non dedi- &
ti mihi manducar 9 Et quello d’*dgoflino non pa-
nigli »
,

SECONDO, 51
Uifli > occidiHi . Et nota che fono alcune Eternofi-
«e corporali , /e «yWi fono fette . dare à mangia-
re al famelico ; bere al fitibondo , ueflire il nudo ,
uiftare l'infermo , rifiatare il prigionero , raccor
1
re lo flranierox Laltrefette fono fiirituali ciob in- 3

fegnare l'ignorante , configliar il dubitante , cor-


reggere il peccante , confolare l'afflitto , perdonar
à chi t' offende , comportare li rincrefieuoli , pre-
gare per tutti . Et l'clemofine fiirituali , parlan-
do afiolutamente fono migliori chele corporali;
eccetto che , in tal cafo , che intrauenifle che uno
morifle di fame ,debbe ejferepiu toflopafeiuto di
pane , che configliato &
filmili JL farei' demofi .

na , fi deuono confederare alcune cofi , da parte


1
del dante , che quello che da ,
per l demofina
non gli fia neceflario , ma fuperfluo , non folamen
te per rifi etto di , lui filo ma etiandio per rifiet-
1
to degl altri , che guardano da lui . Ter che prima
bifogna , chel'huomo prouegga àfemedefimo 3 <&4
aldi fuoi ; & delXauango faccia limofina alli poue
ri . Dalla parte di colui che riceue l' demofina , fi
richiede ch'egl’habbia neceffita , altrimente , ra-
gion non faria che figli defle L' demofina , Ma
perche uno no puo fouuenire à molti,ò d tutti quel
li che hanno neceffita , ne ogni necefjìta , obliga al
comandamento , ma folamente a colui , che fi fat-
tamente paté la neceffita , che non fipofja fofl edi-
tare ; alhora ha luogo il detto d^gojiino non pà
uifli , occidifli *fe non che dare l'elemofina del fi
C 3 UCY~
, -

LIBRO
uerchio > & fimilmente dar V elemofind à quelli *.

che fono in ultima necejfita,b di comandamento i


altramente dare l'elemofina è configli*)', come di
-
miglior bene 5 fi danno configli . Et dico che Ifu
-
perfiuo di necefitta , del comandamento » fi deb
be dare aldi potteri ; che attenga Dio , ilfuperfluo,
quanto alla proprietà fia di coluifiondtmeno quan
to alTufo } e de bifognofi,cioe, di quelli che di quel
lo fi poffono fomentare . Come dice S. Bafilio ,fe

Ut dirai quello che hai hauerlo da Dio > forfè cheb


ingiùfio il Signore in defiribuendo à noi li beni «
per che colui n'abonda s e tu mendichi , non per al
tro fe non a ciò che tu confegui il merito della buo
na dijfenfatione, & colui s'addobbi del pallio del

lapatientia . Tercfye'il pane che tu hai b del fa-

melico , & del nudo la cappa che tu tenghi fer-


rata;^ dello fcal%pfLe cal%c che amar%ifcono.del
bifognofo , e l'argento che tu pofiedì . Ter la qual
cofa tante ingiurie tu fai , quante potrefli dare .

& quefio medefimo dice jlmbrcfio diftintionc


che nonfof
47
e file ut. 2. Et quello eh'e detto di jopra »

fe al dante neceffario , debbe efier giudicato fecon


do che probabilmente fi può prouare. Et non bifo
gna che penfi tutti li cafit che poffono intrauenire
per l'auenire , Ma debbe Rimare ilfuperchio ne-
cefiario , & che probabile & come piu huo
fia ,
in

mini occorre & nota che fecondo S Tomafo ne-


.
.

tefiario s'intende à due modi . il primo modo fien-


ai quale non può efier > Et di tal neccfiario , l'e-

lemo
,-

SECONDO. *3
lemoftna non fi debbe dare i Cerne s'alcuno poflo
in articulo di necejjìta , hauefie fedamente , (fon-
de efio , & la fila famiglia hauefie d uiuere ;di
quejlo dando telemofina faria fottrahere la uiia
a fe, & olii fuoi . Eccetto fe fottrahendo a fecolef
fé dare à qualche grande perfona , per la quale la,
chiefia , oucro la repablica fi foHentaria , certo
per lìberatione di tal perfona.fe e li Juoi debbo ef-
ponere alla morte , laudàbilmente . per chc'l ben
commune ua auanti al ben proprio 2^ el fecondo .

modo fi chiama alcuna cofa necefiaria , fen%a la


quale non fi può pa (lare la uita conuementemente
fecondo lo fiato , conditione della perfona y ò
d'altri , li quali ha in curafua Di quejlo dare le-
.

mofina è buono ; non è comandamento , ma confi


gito. Et nota che l’elemofina fi dee fare come dice
+Ago?lino pel libro primo , della dottrina Chriflia
na y in quejlo modo . Cioè , in prima à quelli che à
noi fono piu congiunti , ch'agi 1erronei . Ma cir-
ca quejlo fi debbe fare confi derattorie , fecondo la
piu fantita &
piu utilità ; perche' l piu sato è, do-
tte piu utilità al ben comune fujfe ; e fi dee prepo-
rre al propinquo e masfiime fe non è piu propin-
quoyalli poueri , fi dee dare l'tlcmofinaà quelli ,

che nonpofiono lauorare , &


uanno mendicando
Ma quelli che uanno mendicando potedo lauorare

debbono efiere ferui dell Imperatore Et Vhuomo .

pouero pecca dandoli denari per far l'elcmofina 9


perche può pigliarne per fe cefi come ne dà ad al-

li
Q 4 1
Uui
*

I 1 B 0.
trul come fan Tomafo 2 2 .^.$ 2 Et non mi fleti*
. .

do a dire degli illicitamente guadagnati che non


1

fi debbo fare l elemofina


.Vero che ne trattaremo
nel fuo capitulo ; ma folamente conchiudo ; che le»
temo fina è fai ubr e ,
/ingoiare , & ottimo medica
mento àridur l'huomo à perfetta contritione , &
per confegu ente ad emendatione di uita . Ter che
la lagrima di compas[ione, che uiene nel principio
dal dritto cuore , ha gran uirtude à far l'huomo
emendare la fua uita , & àfare l'ottimo fine »

Decafi di confidenza leciti & illeciti •

Cap . 1111 .

Onorante che Chrifio rijfiondeffe al Cen


dimanda che gli fu fatta, eh'er4
turione alla
da fare, per uita eterna configiure? ferua manda-
ta , cofi fi potrebbe rifonder alli mercanti , Ma
perche communemente i mercanti fono huomini in
ojferuantijfimiì mondani & coinquinati , in modo,
che difficilmente poffono uiuere fen%a di continuo
peccare, & però queflc fono precedentimercan
regole le ,

per folenne rimedio conuerjatione


alla del

te al ben fare & eonfeguentemente


,
alla falute lo

ro . *Alla quale corner (ione peruenendo > neffun


rimedio gioua, fe l'huomo e contrapefato,ò tenuto
al reflituire $
perche gl'altri peccati col fojpirofi
perdonano , ma li malamente tolti mai , fe
prima,
non rendi « Terche è ferino , nel libro fefio de re -
gulis
-

SECONDO. q;
gulis iurii non dimittitur peccatami nifi rettitua
tur ablatum. Et però infegnaremo li contratti le
titi, & illeciti i et diremo foli quelli > li quali per
lo piu à mercanti fi conuengono : perche chi uni -
tterfalmente uolefie trattare di tal materia, unti*
òro grande a ciò farebbe di bifogno. Vero ne sfor
faremo d'abbreuiare’l piu che fi a peffibile_j. E
prima che altro fi dica)Uederemo che cofa e l*ufu-
ra . Vfura fi chiama guadagno fatto della pecti
nia per limprefio fatto, per patto , ò per intentia-
te . Et è. C. i i&c. confuluit 4-q 3. fi fenerarijs«
Et però quando tu imprefti ad uno amico con fre-
ranga che ti premiarà , auenga che patto efrreffo
non fila fi u fura di denari, ò d'altra cofa,lt qua.
fi fia
le fi può apprezzar per danari l^.q.^.Céi.i.icjr
3. T^on dico già di quelle che non $'appretta-
no , come amicitia &c. quello uuole fan Toma
fo i.i.q.yS, Ma
dichiara , che fe nelTimpre*
fiare non haueui l*intentione,& dopoi che t'ha ren
dxto’l denaro , & ti dona alcuna cofa, non effendo
fraudata l'int emione, non pecca ; perche era lecito
indiche imprelìaffìsriceuere, &
per hauerli im
preftato non dee perdere quel poter ^nondimeno
,

non fi può dimandaret ne conuenire per patto di


feruitio perfonale, ne di lingua &c. perche fi può
efiimare in denari, eccetto fe per rifretto delTami
citta lo fà. Ter che haueria fatto ancora che non

gli hauefii imprefiato , Illecito h ancora impre-


car denari conpattOi che un'altra uolta colui n im

pre
L 1 B Ji 0
prefica a te . Lecito e farlo, ma non b lecito far -
ne’ l patto. Illecito bai padrone del molino pre-
dar denari, àfornari conpattOyche non poffano ma
cinare ad altro molino che al fuo ; perche pigliano
alcuna cofa piu,che la forte, togliono la liber-

tà loroyche non po (tino altroue macinandone ha-


rebbono miglior deratta . Donde fe per ciò li de-
bitori 3 non fono danmficati d'alcuna cofaynonfono
tenuti à reftitutione . Eccetto, quando fi può efil-
mar la liberta del macinandone fi uogliono efil-
mare le circonfiantie delle fatiche y & delle Jpefe•

Quelli li pagamento *
quali uenuto’l tempo del
non uogliono prolungarlo fen%a. alcuno premio , fe
non reflituifono fubito fono ufurarij . Gli ufurarij
publici,& infami debbono patire quefte pene tem
porali. De ue ejferc il teflamento loro irrito di
neffun ualore , & ipfo fatto fono efccmunicati.'Lfo
debbono ejfer riceuuti alla communione:Ts{Ò fi dee
receuere la offertaloro all'aitar eftfp fi debbono ri
cenere alla ceciefiafiica fepoltura y fe muoiono in
quefio peccato majfmamete,quelli,cbe fono de
iure conuinti di contratto uJuratico.T^on b lecito ,

hauendo una pojjefsionc in pegno, ufufruttare la.

fua rendita,laquale fi debbe abbattere dal debito


principale . Pfura è,fe Vhuomo dàgranoy ò uino
ò altra fimìl cofa,per riceuere'l grano , ò uino, fe
il grano ,ò uino chai à rice nere ffai che deuepiu ua
lere,cbe non ual alprefeme quello che tu dai. Ec-
cetto fe dubbio fojje che baieranno piu ò meno Se .

aleu-

te
,,

SECONDO. 54
alcuno dà,ò prefla denari ad uno che uada alla fie
ra per mare , &
li. denari Hanno a rijco del dante

dico che è ufura manifefla . Vero cbe’l pericolo


non fa lecito il contratto ufurario : perche b mani
fetto, che fe pigliafie'Jl pagamento filo per il peri
colo feria lecitola non è etiandio à pigliare il pa
gamento per il denaro , che li pretti; Et cefi e leci-
to prettar denari finga pagamento . Cofi anche ò
lecito ajfic arare con pagamento li nauiganti, Che

diremo di quelli che danno grano uecchio,per rice


iter il nuouo, dico fi lo fanno per guadagno è ufu-
ra ; Ma fi lo fanno per non perdere il grano loro%
&à quello c’ha, danno, b lecito, eccetto
fi manife-
ttamente fi fipeffe che' l grano ualera piuSè leci
to pigliar denarià ufura ? Dico che è lecito a pi-
gliarne per adempire le fue uccefina da quelli che
fino ufi à dar ad'ufura ; ma non è lecito à indurre
9
nefiuno , à dare ad ufura. Come anche è lecito ad.
uno , ciré incappa in mano di ladri , mamfittare li
denari li quali perche il fa per
li fino ttati tolti ,

fchiuare che no l'am.rggino,non accommette però


peccato . perche effi fi ufurpano il denaro ,'
Ma
fi pigliafie à ufura per giuocar e, all'ora è illecito
& e ufura, onero per farne altro ufo illecito, onero
inbonefto,& non neceffario. S'egl'e lecito trouar
denari d ufura per un tuo amico* dico fi tu li truo -
ui per fare un feruitio à q Hallo che lì piglia per fuo
bifogno è lecito ma[[imamente,fi per tua cagio
nell cofaranno qualche cofa,*’egl’ è lecito fendo
pileg-
-

L 1 B % 0
fileggio per colui che piglia à ufura,& effere pa-
gato ? Dicono alcuni che nò perche fei partecipe
dell'ufura, filtri dicono, che egl' è lecito,perche la
pieggieria non è ufo di pecunia » Et coft come per
il mio pegno che prefìo,poffo pigliare pigione,cofi

anche per lapiegiaria. Ma piufìcuraè quella


-
di {opra • Se la ufura fi può dimandare come in
lereffe ? rijp ondo fecondo Raimondo di fi. Come
pilegiaria per altro fa-
s’ uno
f ileggio hauefieper
tisfatto l ufura, può ridomandare quelle ufure dal
fuo debitore , perche non fono ufure , ma fono irne
refi . &
non e guadagno , ma uitatione di dan-
no . Di quello cafo dice Santo Tomafo . fecunda
fecunda queH.jS.che quello che imprefla può fen
%a peccato ridurre in patto ,
con quello che piglia ;

il mutuo , ricompcnfamento del danno , Ter il


il l

quale fe tolle à lui, quello che dee hauere , quefto l

non e uendere l'ufo della pecunia, ma è uitare’l da c

no. Ma può effere che quello il qual piglia , uieta ii

maggior danno, che il dante incorra, d’onde quello, r

che piglia il mutuo con la fua utilità ricompenfdl u

danno del compagno , la recompenfatione del dan- o

no non può in patto conuenire, perche ne{uno de n

durre può in patto quello che per ancora non ègua j>

dagnato, & non debbi uendere quello che ancora *,

non hai, Et può impacciarfi di non hauer per mol fi

. ti, Et il detto S. T omafo aggiùnge ^.^q.6^^ che t£

quello il qual tiene li denari d’altri pare che dan


nifichi impacciandogli d’acquittar quello ch’era <}

in
-

SECONDO. n
in uia d’hauere. & tal danno non fi può rìcompen
fare integro , ma fi deue in alcuna altra parte ri -

compenfare , fecondo laconditione delle perfine ,

& facendo che fa. $e' l genero può pigliare dote


giallamente dal fuocero ufurario ? dico che fi lo
fapeua che fojfi ufurario , prima che contrahsfie
non è lecito , &
fi l'ha pigliato , la debbe reflit ai-
re : ma fi non lo fapeua , poi fapendoypuote , ma
piu ficuro di nò ; Ma fi'l fuocero ha delli beni, le
citi, all’ora è lecito finita dubbio . Se’l non è lecito
dare il befliame al tuo uillano,che'l cappitale firn
pre fila fermOy onero che'l padrone caui prima ti
fuo denaro ? & poi il uiliano cominci ad hauer
parte del frutto ì ouero che refiori del frutto , che
nafce à quelli che muoiono inan^i che cominci dar
la parte al uiliano ; perche l contratto fimpre deb
be efiere commune per cffcre lecito , & quando b
dijpare b illecito . Iniquo contratto e dare denari
inangfl tempo , & flantiare al uiliano il ui no, one-
ro il grano per minor pretio , che tu non credi che
ualera ; ouero che in uerità cofi uaglia , & co fi di
ogn' altra mercantia . Ma à dar denari per haue
re quella mercantia,per quanto all' bora fara'l fuo
pretio ; egl’è lecito . Lecito è allogare buoi a fer-
uitio per pagamento de grani, ò d'altro . Eccetto

fi tali befiie, uolejjì che morendo non fien morte à


te, ma che'l uiliano le paghi, & co fi pecore ò ca-
pre, dandole à pericolo à pafcere che morendo fÌ4
à comun pericolo Lecito e pigliare ufura contra'l
nemico
-:

L J B K, 0
nemico della tua patria, contrai quale fi fàgiufia

guerra La pena fatta nel contratto per paura y


'.perche
cbel debitore facci* l douerc , non b ufura
fraudata
non cade ufura doue nel principio non e
co-
l'intentione • Ma e da prefwier e in fraudefc

lui altre uolte b flato ufurario , &


anche fi prefu-

meria fraude f fe la pena andafle di mefi , & anni •

dell' anima di
Deuefi flare nondimeno al giuditio
debitore nonpa
1

colui che lo fa, Et anche quando 1


e
ga per impotentia y non b lecito alla pena . Lecito
debitore dr
ancora fe tu doueui hauere da uno tuo
al tempo non t'ha pagato , &
per liberarti da l o
bligatione , &
per fupplire alla tua necefiita l hai
pigliato à ufura y &
uuoi rifare l'intereffo c'haipa
tito.Vone un cajo l\aitnondo,Ho(ìienfe i
Cuiliel &
mo come diceffi.io uoleua coperar una cafa y o una
y

pofleflìone y che me renderla a l'anno diece ducatti


& ad preghiere
inftantia , et tue y non la comperai.
mi paghi tanto a
& denaro predai a che
il te , tu

l'anno quanto mi renderla, quella cofa y o quella pof


il pericolone è
fefilone figliando infe le fl>efe,&
lecitto. Lecitto b etiandio chc'l tuo
focero ti deffe

una pofiefione in pegno y per la dote ufufiutarla


fen^a computare in fortem l entrata y pur che tu
uno uende
porti la graue^a del matrimonio .Se
la cafa , piu à tempo , che non
uale a danari ; &
fe per quel tempo che li fa , la uende piu dico che y

commette ufura , eccetto fe egli crede che in quel


lecita-
tempo quella cofa ualera tanto peggio j che
mente
à ,

SECONDO* <$6
mente fi potrebbe uendere tanto piu . Etquefioè
quanto fii piu antichi autori n'hano toccato; Et è ge
neralisfima riJpofia3 &
è forfè , che in quelli tempi
non era in tanta ne cefitta , ò confuetudine diuc tut-
.

to queHo ufo , &


coftume del uendere à tempo
Ma per diflinguere quefto fatto ampiamente , per
che hoggidì il mondo e tanto accommodato à que-
llo trafico y che quafi non fi compra , ne uende fe
non d tempo 3 & intefo mercantilmente le buone 9
& le male prattiche di quello contratto , & li fon

tlamenti , & quando


onde procede e lecitto , & il

lecitto , come primo


nel hai libro intefo nel cappi-
tolo del uendere à tempo & . iUecitto lo diremo
quando fila fimplicemente 3 ma’l ricetto della in-
tentione come e detto egli può efiere lecito quando
accade > come dicejfi . Piene una naue carica di
lane , ò d'altre mercantie . lo mercante faccio la

uifo mio} toflo perle congieture della mia pratti-


ca y inuefiigo che le lane fono per ualere Compe .

ro tutte quelle lane , &gittomi à quel fbaraglioy


& comprole , corriadire 5 o.il migliaio , che le
potriano ualere piu meno. Secondo molte co-
3 e

fe che potriano occorrere , come tu intendi fcari-


che le lane , pago'l dritto 3 me t ole in magammo ,
e£r uò uendendole 455. ducatti & 60. il miglia
io , à tempo di 6.$,c lo.mefi & di un'anno , &
come meglio pofioy & fecondo il commun corfo del
la pianga , non eccedendo un conueniente , limita
to , &giufto prc^o 5. 6. e 1 o fiacca à lanaioli,
li qua-
*

L J B ^ 0
li quali comunemente fono impotenti ; & con de•
nari contanti non pofono fare tutto l'ejfercitio , &
anche per che lor bifogna fare delle credente
de' loro panni , & ad altri , non potendo uender à
contanti , & cofi fono necefittati d torre à tempo
anche ejfi . Qui ci fono tutte quefte condiùonit la
propria indujlria , l'auifo , compero all'ingrojfo ,

& riuendo d minuto , fio d pericolo di perdere >

& guadagnare
di , lo affanno , & il pericolo d feo
dere , magagni > Jalari] digiouani , l' induttrici

mia , mediante quel danaro , la quale efìercitan -

dofi in altro farei quel me defimo , lo feiegliere -,

gir pe r confequente di colui che compera corqu


nemente di tuttala patria , fopra tutto la buo &
ita non fraudata intentione , c/ico c&e wow ec»
cedono'Ipretiogiutto , & conueniente , che e giu -
fio il guadagno. Et Cofi approua (anta Antonino
maeftro in Teologia Arciuefcouo Fiorcntmo y nella
fua Antonina , Et non ottante , c/;e £« /a uendeffi
tnenoà contanti , per bifogno c'haueffi di danari
Acke>aggiungo una ragioncina fiche come è leci-
to d comperare le ragioni d'uno debitore , per il &
predo di 90.il 1 00. per ricetto della fatica futu
ra>& dell' induttria,& del litigio s'intrauenefje} di
co che e molto piu quetto rifpetto d quefia cofa,&
altre dette di fopra . Et cofi come t'ho detto il ca-
fo del comperare le lane , cofi intendi di farle
venire nauigando , di fuori molto piu , Ma inueri-
ta altrimenti e feenro di robbe che fono nella ter
raj&
*

SECONDO. 57
ra , & hanno un certo , & quafi determinato pre-
tto , & per lo piu non fono da falcare molto in]giu,

ne in su di predo , ne ui concorrono l' altre condi-


doni di fopra pofle . Dico cbe’l piu fluirò è afle-
nerfi , & quafi che è impofibile à farla netta , &
mafiime quando tu fei certo che amaTQ due per-
sone « una da chi comperi , che fai che l’ha compe-
rata egli Cara à tempo , &riuendclaà contanti ,
Òr perdctie , Et majfime quando' l fanjale dice,che
te la dò riuenduta quando quello animo
,
onero ,

indemoniato la ricompera . Tal uendi


elio iflejfo

ta , & compra alcuni chiamano aciuimento , alci*


ni fiochi , & altri Iirangoli ; queflo per neffun
modo h lecito , òr Jpecialmente QQncorrendoui l’in
tendone fraudatayp ero chemoltis’efcufano con di
re y cbe non so quello fi uenderà quella robba , &
à\qual modo , cedono d’ingannare Dio , òr ingan
nanfi lor medefimi • Che diremo di quelli li qua
li comprano’l grano in tempo delle molte à buon
mercato , per tenerlo poi , uenderlo à buon &
predo t Sfrondo che fi può fare in cinque modi ,
Òr alcuna uolta è peccato , alcuna non è. E prima
per commun bene, &
queflo fece Giufeppe , com-
però grano per hauere donde prouedere al popolo
intempo della careflid . Secondo per prouederfi
la cafa > per li Juoi hifogni per tema , che non di-

venti piu caro , &


poi gli ne auanga, non ha bi &
fogno , & uende piu caro, per che tanto ualeua nel

mnatO'Ttrwper pietà : che del guadagno proue


; H daalli
-

L 1 B ^ 0
da alli poueri ;
Quarto per esercitar giufla mer-
cantici cofne mercante , non che intenda indurre
la carcfiia , ma che dfierciti la fua arte , la qual
cofa ha luogo quanti) quefìo è propria fua mer-
cantila , che per esercitilo fuo riceue guada-

gno . Quinto per auaritia > cioè - cbe’l uen-


da piu caro non penfando altra utilità ò ne-
cefiita^òper far cartfiacche congregato il grano
fiano sforati compt rar da lui à predo ch'alni pia
cera , &
quesiitali peccano enormemente > &que

fio è tratto da {{aimondo , Guìglielmo, Innocentio,


& Hoftienfe.& aggiuge Rimondo che quefli tali
fono da efier corretti di uendere non à certa per
fona , ma alli poueri . £ majfime è detto quando
fanno lega in fra loro i mercanti diuendere à un
certo predo , & cofi s
f
intende dogrì altra mercan-
tila , Lecito è à comperare il debito d altri come à
dire , un debitore me debbe cento 9P, io gli uendo
per 90. &
quello mi paga fubito , intendafi fe co-
lui la compra tanto meno quanto neramente è il

fuo interefioy ò quato giuftamente fi può eflimare,


ò che colui non paghi , 0 quanta fi e la faticba à
feodere jpecialmente felauaa piatire. Ma fe lo fa
perrtjpetco del tempo, come adire. 5. 6. per cento
al mefe , l'intentione è già fraudata , & ufura
è •

Seia comunità ti rife note gl* impresiti, & promet


te tanto per cento l'anno è lecito ,
per che fi fa per
il berti commune, & è forg* y & fe potè(fimo non lo

faremmo. Ma ti un altro compra quelli denarife in


quel
-
,

•i

SECONDO. W 1

Uff-
quel cafo come c detto del debitor nel precederne
Inni
paraffo , Et nota che tanto pecca colui che impre
qui
fta a l*ufurarono che li diafauore aiuto ,ò configlio,
& cofi procuratori, ò tutori , Ma altramente fat-
uà' tori , li quali per comandamento del loro macflro
K* danno danari ad ufura , & fcodono, li quali fe non
òni' participano, no peccano fecondo Guigliclmo.Ma fe
pttt lo facefe finga comandamento , debbe reflit uire ,

nipu ancor che fe nejfuna utilità fofle toccata al detto.Se


ri? pagafli l* ufura contra la tua uolonta al ufuraro
m & per uenifeti alle mani delli fuoi beni fi può rite
Utili nire tanto quato lui ha tolto t rifondo, che fegte
ip peruenuto in mano tua finga. uitio , come fe troua -

wà fli che ti fu dato per altro, non pecchi


1
puoi te- &
•in nerla lecitamente; fatuo fei ufura'w te la haueffe
>rc& prefitta ; in queflo cafo non la puoi ritenere , &
orni queflo in foro giudiziale, non fei tenuto à re Hit ut io
0 ÌI ne, ma fei tenuto à rimediare • S* alcuno fiondalo

fe» foffe intrauenuto perlai cagione , tenuto è l'u fura-

itH lo ali'inter efie, che paté colui} il qual piglio à ufura,


Miti tome che fehauefie mai uenduto la caja , & fimi-
i
chi! li. Che diremo delli cambi/ , nelli quali molti dubi-

'lofi
tano per che molti non Janno il modo del l oro uefti %

ceni gare , & traflcare:& per ben che habbiamo trat-

fjn> tato nel primo & come & quando è


libro , detto ,

omet lecito , nondimeno del cambio reale fatto, per il


corfo della piagna, rijp etto della incertitudine del
ìp
0*
. » •_
guadagno, comutanti uera , reale, &
acomoda &
tion delle parti, tutation de interejJo,induflria,&

H 2 '
auija- *»\u
-j

L 1 B
^ 0
auifation fola pericolo, & faticha\ dico che ègiu
fio guadagna . .Altra coje e dclli cambifufaratici
non reali, come adire quando i cambi] uagliano per
Bar%alona 15 .fi per gP, & tu però che non fono pa
gati,li meti. 6.& fimili cofe. Quefìi tali per non
1

efiere pagati debbeno andare non piu che gìaltri,


però che ci è un me defimo pericolo , un medefimo
tempo & un medefimo corfo , & maffime ch'l piu
delle uoltc quefìi tali cambi], che non fi pagano, Co-
gliono fare mediante qualche fottofcrittione d’huo
mini fufficienti : alli quali fe dicefiono , non pada-
na IL 15 .fi Ma quefio è ridotto perfalfita,& egli
pigliara al corfo à 15. fi & dara a te cortigiano >

& prelato, & gentil’hu omo che non intendi l’arte


à\6. & a 17 .Inoltre li cambi] quando fi fanno
piu d’ufo, dieci giorni 015.0 piu, per quella adì &
tione s’aggionge qualche fi ò qualche quarto , à
me%go per cento, dico che egl’è ufuratico,& fei te-
nuto à refìituire quel piu tanto del primo, quanto
del fecondo . altrimenti ancora fi fanno cambi
fecchi ; non fa lettere di l cambio, ne ferine, ne pa-
ga fanfali,ne prouifionine corrieri; ma conta quan
to uanno,& quanto tornano li cambi] tutti queflt
fono contratti ufuratici,& fono tenuti à reflitucio
ne; Et per che molti fogliono dubitare delle mone-
te medefirne che fi cambiano da un luogo in un’al-
tro, & tanto per cento piu , ti dico che non dubiti >
per che come uagliano tre per unto piu, cofi pof-

fono tornare quattro per cento meno > & anche il


,

pile
J I f 0 I[ B o. 19
piu delle uolte uederai,cofi come negli uno ptu,ch&
ualerano meno. fiche doue hai incertitudine ògua
Augnare, & perdere mediante la fatica, indu(iria
Et
fpefe di corrieri,fanfali,& proni
foni è lecito .

fe il certo mediante la pecunia impre -


guadagno ,

fiata fa contratto illccitto , &


degli oppofiti e la
Arinotele, dico che co-
fleffa difciplinaycome uuol

fi per Poppofitto in certo guadagno ^mediante la m-


duHria>& altre circonttantie [opra dette fanno il
contratto eJJ'ere lecito A
tefian dette quefie co -
agVigno
fe,cbe intedi'l cambio , però che e difficile
ganti . Se è lecito à uendere una cofa piu che non
uale ? Rjfpondo fecondo [unto Tomajo 2.2.7.77.
piu caro uendere , ò piu uilc coprare una cofa eh cl
al
la non uaglia y non e lecitone bonetto, eccetto fc
-
uenditor torna in molto danno , a ncndcr quella co
fa,come che n*banca bifogno molto , & allora, &
. in queflo cafo ilgiufio pretto non folamente fi dee
computare la ualuta di quella cofa, ma etiandio il
danno del vendente ; Et in quetto cafo lecito è ,
à
uendere la cofa piu che non uale • Ma Je l compra
tore migliora molto di quella compra:et il ucndito
re non peggiora, non fi dee foprauendere ; perche
non dee nejfuno uendere quel che non e fuo , Ter-
che adunque la legge humana non uieta quetto ?
Dico che la legge humana , molte cofe confente im
punite d'onde in queflo cafo ha prouifto,che ecce-
,
1

dendo la metà del giutto prezzo , che 1 contratto


non naie. Ma
la legge divina non lafia alcuna cofa
'
H 3 irnpu -
• ,

L 1 B ^ 0
impunita , Et però nella legge diurna , illecito è re-

putato, fe nel comperare ,er nel uendere non e of-


feruata l’egualità della giuftitia,& quello che piu
ha e tenuto à refiitutionefe’i danno è notabile ,Per
il giusto pretio delle cofe, non è papalmente deter
minato, ma fe'fla in una determinatwne , ò accrefi-
mento, non toglie l’equalità della giufìicia & que-
llo battete i o.q 2 .hoc ius . La uendhitione e in-
giunta ri/petto al difetto della cofa uenduta , oue
ro per la bontà fua nafeofa; Et però circa la cofa
che fi ue de triplice difetto fi può confider are. L’u-
no fecondo la fpecie della cofa,come , feuendefie
uino con acqua per uinpurò ; L'altro difetto e fe-
condo la quantita^omc del pefo,ouerò mi fura. Ter
go difetto c fecondo la qualità , come fe è cauallo,
ò altro animale infermo , e uendeffi come fimo, jL-
dunque in quefie cofe prenominate saldino uendi -
tor feientemente cfende, ò commette fraude , & il

lecito b il contratto : fe pure il uenditorc, non lo fa


peua. & alcuno difetto era nella cofa uenduta , il

uenditore non ha peccato . Ma poi che ha faputo’l


defetto debbe ricompenfar il danno al comprato-
re, &per queRo comprendi che non e lecito à uen
der oro, ò uero argeto alchimxato per fino ,
per che
non e cofit puro come’l fino : Se pure fi facefie d'ai
chimia , il fino oro , non faria illecito à uenderlo
per Aero, E cofi al contrario s’alcuno ti uende oro
per rame , non fapendolo fei tenuto à reRitutione
Se l’huomo è tenuto à dire’l difetto della cofa uedu
taìri-
ei -

$ n c o *h{ v o. 69
r il qual
ta? rijpondo fecondo S.Toma\ o, il uenditor

ejpone al uendere la cofa uitio fa, dà occafione del


danno , & pericolo al comprai ore. Il danno,fe per
quel uit io la cofa è di minor pi elio , & non ba
effo

rninuito alcuna cofa del predo,, pericolo èfer quel


uitio la cofa de tufo diuenta i mpacciata • Come
fi nende ad*alcuno il caual %pppo per fano,ò la ca

fa che minaccia ruina per buo na,& coft cibo cor-


rotto , &
uer.defi per buono, emendo quefli uitij oc
colti, & cbe’l uenditore non li dice , la cofa e dolo
y
fa,onde è tenuto à recompenfu ione del danno : Se l
uitio è manifefio , comefeuen di’ti Cauallo fen^a
occbio^oucro fe l’ufo della cofa no copete ad uno,
compete à d’unaltro,& uendej ì per quel uitio me
no di quanto doucria ualcre , n m c tenuto manife
-

fare quel uitio , per cbe’l comp rotore forfè uorreb


be bauerlo per manco predo p cr rijpetto del dif-
fetto. D’onde in queHo cafo'l /* enditorepuo giufia
mete il diffetto in fe ritenere .s' alcuno porta merce
y
ad un luoco , &
sa che molti li uengano drieto , U
qual cofa fe dicefie, non potria le fu uendere care

diffondo fecondo SantoTomaf onci luogo /òpra al


legato, fe l uenditore uende la f, ita merce per lo pre
do che truouò,non fa ingiuria ad alcuno , ma fe9l
dicefie,piu carità faria. Ma d egiuHitia non è te
nutOi Che diremo de’mercanti , liquali infra di lo

ro fanno leghe di uendere ad u r


io prexgp , ò che
uno uende le robbe per tutti ? Affondo fecondo
Hoftienfe fatto illecito è , & f ùmilmente s
f
alcuno.

H 4 imfc-
,,

LIBRO -

Impetra nella città , ch'egli Jolo pofia neviere* &


non altri di tutti li bcni,& cacciare della città,&
poi il fintile debbono effere puniti coloro\ che con
ducono fimil legge ci oè debbonft fogliare di tutti
i beni . Che diremo di quelli, che non J anno, ne uen
dere, ne comperare , fe non con bugie,giuramentt ,
& forgiuri] i sfondo fecondo Raimondo ,quan
teuclteper cagion del giuramento giurano, onero
mentono peccano mortalmente fono tenuti à re
ftitutione . Se alcuna ignorantamente dice'l falfo
credendo dire'l uerop,ouero fe lo dice fapendo,non

intender nocere al pyojfmo,tna per feruarlo fen-


•ga danno, ne per quei (lo foprauende la cofa piu del
debito, queflo mende, aio fi può dire ueniale , fe pu-
ramente giura, & [pergiura pecca mortalmente .
Le negotiationi, alcu ne fono lecite, alcune illecite

fccotko Raimondo. '


.illecite fono quelle, che di fua
natura fenga peccato far non fi poffono,come ufo
ra , fimonia, furti, i'j* fimili, Equeflejono prò -
bibite ad ogni buona • iq.q.^ alcune fonoprohibi
te che fono per fe ma le, alcune non fono illicite di
fua natura , come e t atta la cura , tutte le arti
l
&
mecaniche , come futi \o teftori, cucitori &c. Se li
negotij che fono per fi : leciti , pojfono efier illeciti,
Rifondo fecondo Rj mondo , pojfono effer illeciti
per piu modi . Triti io per la caufa , come quando
fi facefie per improbi a cupidità delle ricchcgge, e
non à necejfità ; ma , id altro mal fine , & fecondo
queflo modo fono pr( hibiti ad ognuno 47. D.om-
4 •

£ E C 0 . D 0 6t
ties &c.ficut i.Secundo, per il tempo , fa ceridofi
per li giorni di fetta ,nelli quali da tal opere fi di b
be cejfare in oltre per il tempo, cioè facendo giudi
cij di notte , & giorno chiaro &
di giorni , cofi di
feriati * Tergo per perfona per che
rijpetto della ,

alli chierici , & fono probi


alli e,come
rfligiofi bit

nel primo libro s’è detto* Onde Sgottino. 88. di


fornicari bominibus femper nonlicet , negotiari
autem allquando licet,aliquando uero non. Quar*
to rijpetto à luogo ìnboneflo , & fojpttto, digejlis
de arb. L.fi cum dies . Di piu alcuna uolta per Tee
cellentia del luogo ; come ,
quando nella Cbiefia

fi face [le, & indi 'e che Chrijlo difcacciò gremen-


ti,'& uendenti del tempio, li. Mi fattori è le-

& moderato guadagno non


cito pigliare giutto, ,

già & maculato extra empitone, &


ingiutto , . d'

uenditione.c.i. Diremo del furto,per benché non


rifguarda dirittamente al tratto marcantile . Dui
maniere fono di furto, l'uno è manifitto, cioè quan-
do Vhuomo è deprenfo con quello cb’è furato,L’al
tro quando Vhuomo non è deprenfo con quello che
c furato , & cofi e furto nella cofa piccola come
grande } Ter che nel furto non fi guarda la quanti
ta, ma fi guarda la mente che frauda 1 q. 7 .C* .

ultra. Et quetto intendi quando la uolontà è tale


che fe etiandio quella cofafofie piu grande l'banc
ria furato. Ma come dice ?. Tomajo 2 2 q. 66. .
.

s alcuno fura cofe minime non reputando nocimen


to al padrone, ne contra la uolonta al padrone , ne
fìim
, -

L 1 B K. or -

ò ufo di quella, fe pure colui che fbaueua non Vha


ueua,con giufìo titolo , ma l’haueua furata dewe-

fi ? rendere al uero fignor di quella, e debbefi fa-


re cautamente, come per mano di religiofo , ò «/-
tra perjona moderata . *Alcuna reflitutione fi deb .

f
be are, aUì poueri, come de male ablatis incertis ,•
cow licenza del prelato , ò autorità della Chiefa
extradeinde cum fit,& i z.q.prima precipimus.-
Oicono nientedimeno alcuni , che quejìo ha in te
/lamento il fuo luoco , cfo now ha eJJ'ecutore , ?w<i •

huomo uiuo , ò efiecutore c'ha autorità dal morto


può dijpenfare a pie caufe fen%a licentia del Ve-
fcouo, Et q netta opinione e di M, Simon di Mar-
nila cappellano del T?apa,& anche di S. Tomafo,
*Alcune rettit utioni , non fi debbe rendere a colui
da chi hai tolto la cofa,come auiene delle fimonie ,
perche conira la legge colui l’ha data ,ma fi deb-
be conuertire in ufo delli poueri , Jllcmi,auenga
che con peccato hanno tolto , nondimeno lo pofiono
ritenere , come le meretrici che non debbono ren-
derei predo, ^Alcuni debbono rendere , ma non à
quelliicome del giuoco,eccetto fe tu hauefii incita -*
to Tietro al giuoco, &'haueflìli uinto , debbi ren-
dere a lui. Ma fe egli inulto te,& tu uincetti,non
debbi renderà lui, ma alli poueri. Che diremo del
li mercanti falliti che s’accordano dieci J? per
nero tanto per cento ? Eglie da dettinguere , fe li

creditori gli hanno lafiato per buona uolonta , non


h tenuto piu à uendere , ma fe non hanno potuto fa •

, re al-
,

SECONDO. 6%
filma di effe rgli,efcufato; altrimenti ilfurto è fem
pre peccato mortale , &
fei tenuto alla reflitutio-
ne,etiandio bauendo alcuna cofa in depofito,ouero
in pegno, & ufaftla, donde per queflo , la cofa ue-
nifie d peggiorare, egl*è furto, & fei tenuto alla re
fututìone. Che diremo fe la donna ha fattoi fur-
to inanimii matrimonio , &poi confumato*l matri
monto il marito participò, ò s*ìl marito lo fece la
moglie*l participò t s* è lecito alla donna delli beni
del marito, cioè communi fodisfare ?
Dico fe-
condo Guiglielmo, doue egl rc di confuet Udine, che
la donna, &
il marito comunicano li beni quella &
cofa fi trotta , può la donna reflituire quella co*

fa, ctiandio fei marito non uolcfie> Et anche fe la


cofa non ci e, fe*l marito ejprefiamente non contra '

dice, può reflituire il pretto della cofa , Ma fe'l ma


rito contradicefit,non credo che debbia fare, ma *

fe C bau effe fatto non fegli debbe aggiùnger peni-


tentia . Et per concludere diremo della refìitutio
ne ih quale ha a confegnare ogni mal tolto,perche
babbi anco, de regulis iuris libro.6.&e*l ditto di
S.tAgoflinOi'Np dimittitur peccatum nifi reHìtna
tur ablatum. La qual fi debbe fare alcuna uolta
a colui à chi ha tolto, come ènclli contratti illeciti,

& nelli furti , fapendo la perfona à chi hai toltolo


uero non effcndoci egli, ò fuoi heredi , ò à cui di ra *

gion pretendono li beni di colui, à cui e ufurpato ;

& ancora che non fia fignor di quella cofa,ma che


in qualche modo appartenga, per cagion boni Jia
'
^ bufo
^
L 1 B ti 0
re altro , ò credeuano dì non fcodere mai piu , &
contro loro grado l hanno fatto, non fei afolto dal
debitore. Vifio dunque quefle conditioni contenu-

te in quefli cappitoli (Tejfere ojjeruati da i mercan


ti. Le quali ojferuando non fi dee dubitare , che
per uirtu della Mefa , la qual è marauigliofa e
per uirtu delle oratione & per uirtu della pietà ,

la quale è molto accetta al noflro creatore 3 ti da-


ta la gratta fenica fallo, che no morirai fen%a pen-
tire, &
ritornare al creatore tuo ; Et conuertendoti
y
à penitetia trouarai
ti d hauere
netto ad rejlituire

altri, & confeguentemente facendo penitentia lie

ue, che fi fava ingionta dal tuo facerdote , fara ca


gione della tua falute.Terò che per auifarti, che à
mercanti per quello folo uitio del reUituire , intra
uiene che la piu parte muoiono diferati ,
per che
il rendere è duriffima cofa , & alle uolte la facul-

ta non bafla à fatisfare; &


fe bafla gli par du-
ro, ò uenirlui inpouertà , ò laffare hfuoi figliuoli
poueri;& pochi di molti, uedi alla fine reflitnire >
per che hanno poflo la felicita loro nelle ricche
%e,non hauendo letto quel che fcriue Agofiino nel
libro de ciuitate dei. quando dice.Felices enim nos
uel film noflros non diuitia, terrena facìunt , aut
nobis uiuentibus ammitenda,aut pofl mortem qui
bus nefeimus nel quibus forte nolumus relinquen-
da,fed Deus felices facit ,
qui funt mentium uera
oppulentia Imperò facendo fine a quello fecondo
.

libro ejforto li mercanti a quefle difiipline Ange-


liche;
3
*
l$i
SECONDO. 6
liche ; & confortoy & prego che non leghino VanU
y

mo y & lo intelletto , ad efier cattimi fiche fiano


tenuti a rejìituire ; Et non fi marauigli alcuno
,
che fi breuemente cene fiamo pafiati, che Gab-
biamo fatto per dire folamente le cofeneceffaric
& oportune Et non fi credano y che legiermente
:

ci fiamo moffi per non hduer allegato


fempre’lcap
pitolo tutto niente dimeno sè tratto
dal 'corpo del-
la ragione canonica ,
.

IL TERZO LIBRO
DI BENEDETTO COTRVGLI,
dell’arte della Mercatura

PROEMIO,
Avendo nel pri
mo libro trattato del
la diffinitione,utilità 9

\ & forma della merca


turajiel fecondo della
j
religione , la qual b il
/

la ulta noftra bonefta »


la qual adorna, &con

ducela al defiderato fine * Confeguentemente ci

pare dotier trattare feguendo l'ordine , del ben' ho -

nettoyctie condimento delia ulta humana>ne gl’huo


mini d'ogni età & ogni conditione
,
di , Il che' b il

uiuere morale, & uiuer politico circa la uirtù per-

tinenti alla politia bimana ,


conueniente ad ogni
mercante ottimo Et perche fogliono il piu delle
,

mite ligiouani itolgari , &


majjìme mercanti , li
quali non cercano la dottrina del nero fonte > fe-

guire li uefiigù paterni & come fono li padri loro


mercantinoli figuono li figliuoli , continuo tra &
bendo alla mira , ò non li aggiongono , ò s’alcuni
tiaggiongonofton la paJfano y Et cofi il mondo con
Unua
,

T E X^Z 0 . 64
tmuamete peggiorando ,è diuenuto fentina.Doue fe
c’è alcuno mercante , è pieno di errori , & legge-
re^ge fcn^a alcuno fendamento di ragione . Mnifi
piu hanno ridotto il culto mercantile in prattica ,
& come le fimie fanno , le quali , uogliono fare
quello che uedono fare agli altri,fenga fondamen
ro alcuno di ragione ^ Ma . li figliuoli ornati,
commendati fi debbano sforare di non follmen-
te imitare' l padre,ma ancora effere piu eccellenti,

& pa ftarli in qualche uirtu.llche facendo fi il mon


do faria in tanto maggior perfettione, quanto fi ue
de il contrario ; Et cofi facenano li tfomani anti
chi , dalli quali non poco ftamo degenerati d'ogni
lode noie imitatione . Come fi legge di ^Africano
minore, figliuolo di Vaolo Emilio nel fetto della re
p'ublica di Cicerone , llqual non folamente imitò
ilpadre } ma ancora lo pafiò di gran lunga in accu
mulatione della gloria, e dell'eloquencia Et mol- .

ti altri fflendidijfimi , & ornatijfimi Romani , e*r


eterni, li quali deuemo imitare quafi efiemplari
della uita humana . Molti ancora furono da igno
bile & uile patrimonio nati, li quali laffando l'ef-
fempio de loro anteceffori per la nobiltà de loro in
gegni fono uenuti ad eccellente fattigio di gloria ,
come fi legge di Marrone macellaio , & Socrate
Vetraio , ò Marinaio » Et molti altri , li quali di
uilijfimi padri nati , uennero a tanta eccellentia
che fra li gloriofi ottennero il principato . Ver
tanto tutta l' bimana generatione & muffirne tra
I l B 0
i mercanti Seguendo l'un L'altro , effere tanto declì
tacche a pena fi può
un uirtuofOyparmi ne
trottare

ccfiario Jegucndo l'opera noflra aggiongcre in qu

cfto tergo libro, quali fono quelle uirtit morali , le

quali neceffarie , debbono efiere nel mercante^


inangi che piu oltre pafiiamo diremo della digni
tài & officio del me) tante , & poi condejcendere
mo alle uirtu ,

Della degnila , & ufficio del Mercante,


Cap. 1.

jl dignità , & mercante gran»


ufficio del è
de, & fublime per molti » & majfi» rijpetti ,

inamente per quattro • E primo rijfetto al ben có


mane , Terò che l'utilità delt ben publicofe ben ho
nefio^cotne uuole Cicerone ,per il quale ancora bi
fognarebbe morire , non mancarono li magnifici
buomini di pigliare uolentieri , & apportare la
morte. V utilitàri commodo , & la falute delle re
publiche , procede grandiffima dal mereante>par
landò però fempre de mercanti , non plebei , & uol
gariy ma del mercante glorio fo , il quale inflitui-
mo, comendato in quefla noflra opera , Et queflo
per ricetto delle faccende & efiercitio mercanti
le ; mediante*l quale ornamento & utilità della
mercanti a fi munifeono le patrie flerili del uitto

& mumtioni,acco?nodandofi etiandio di molte co-


' fc peregrine> facendo uenirc da luochi dotte man
cano
d -

T !'VZ'O.V 6$
cario le merci . Tanno ancora abondare di pecu~
nia, di gioie,
9
or argento, & di ogni forte di me
tallo . Tannoili abondare farti di diUèrfi miflierii

Indile città, & patrie fanno coltiuar le terre, abo


dare gìarmenti, ualer l'entrate , & le rendite ; &
fanno campare li poueri
,
mediante il loro efferci

tio . Fanno esercitar li mafiari mediante l'india

flria delli loro arèndameniuTamo ualer le doanei


& le gabelle de S'ignori & delle l{epiiblicbe,me -

diànte l'ettrationi,& immifioni delle loro mercan


tic , & confcguentemente accrefcono pu l'erario

blico , & comune. Secondario dégni- , ettollo la


'
ti, &lo mercantile
officio goucrno,uti ,rijpetto al

le, & bonetto dilorocofe,& beni priuati.Verche


, il mercante fobrio temperato, & & accofiu faldo,
mato , &augumenta la facilità fua . li
accrefie,
perche uedemo li mercanti fiorire nelle robbe mo-
bili & ttabili, in riccbeggc, & fupellettili di ca-

fa ; in ornamenti & uefiimenti di fua famiglia, in


dotare li figliuoli, &
& confeguente- le figliuole,

mente in & migliorare continuo


augumentare, al
nell*apparentare fempre piu in conditionexaccrefcc
etiandio ben nel jplendido & abondan
ciuile col i
-

te nel uiuere domettico, fua & nella cafa politica,


coflumata,& fempre pr erandò & accrefcendo, off
& augummando li beni fuoi , Et tutto il contra-
rio auiene a quelli, li quali non hanno quefla indù -
firia gloriofa . Et però fi dice nelTufitato & tritto

prouerbto appreffo è nofirlantìchi , Trifia la cafa>


-w t
"
l cioè
L 1 B > 0
thè non fece mercantiet però che il mafiaro gen &
tU'buomOjCbe itine di redna per grande ch'ella fin
non aiutandola con l’indufiria della mercantia ,
Hai molto meno, che non ualeria in mano del mer-
cante , Et non dico folamente del coltiuare , ma
etiandio dopo la ricolta in faperla uendere à tem-
pi a Ragione . Quantunque il piu delle uolte
hanno de figliuoli mafchi femine 9 & uolendo &
maritare le femine bi fogna uendere de fiabili, &
minuirel pane della bocca fua • EX il refiduo dop
po la morte del mafiaro , il qual in uita nonfeppe
mediante lamercantia,&l*indufiria ac erefiere le
cofefue fiabili , &
dare quella portione adii figli-
uoli fuoi, come fece il padre fuo a lui ; bifogna che
la robba fua fi parta intra li figliuoli fecondo la

portione contingente . E fi U fuoi figliuoli non uan


-
no all*ofiitale t anderanno li nepoti,oueropronepo
fi, & la cafa fempre andera deteriorando , Et co-

pie*l mercante migliora di conditone alti figliuoli


& nell*apparentare,& tira il fuo Ha
alle figliuole
per impo-
io in auanti,cofi il pouero gentiluomo
tenza bifogna fi dia in peggior grado , fempre di
gradando , à uilijjime conditioni.Tergo la degnila,

del menate e da efferc filmata, & appreg^atajri


fietto alla conuerfattone. La quale è
priuatamete$

& pubicamente priuatamente cioè in cajafua ,


,

in conti*
nella quale conuerfa famiglia bonefia ,

nuo,& uirtuojo efiercitio. per che doue fi maneg-


gia argento , oro » e denari > & altre fintili cofi di
-a. v ualore
--

T n \ Z 0. 66
Malore douete penfare che rio ci alloggiano gagliof
fi , ragazzoni , famigliacci ri ogni mano , parti
gianit ladri , fuggititi , & giuocatori , come fa -

gliono albergare nelle coni de Vrencipi , eìr de


grandhet de fignori ; che bifogna per fattore delti

fiatici alberghino ri ogni mano di gente . le qua-


li fanno uria incuria , & difordinata dalla forma
del economo , Conuerfano etiandio li mercanti
fuor di cafa con artigiani ,
gentil'h uomini, figno-

ri , "Principi „& prelati riogni flato , & tutti con


corrono al mercante, fempre bauendo bifognodi
lui , & moltijflme uolte lo uengono a uifitare in ca
*
fa di gran maeftri , li quali mercanti fono lo
ro necejfari in favorirli , &f occorrerli ne loro bi

fogni , in che fono attiflimi ; ma anche attiffima


mente li fanno configliare , Però che nullo meflic
ri boggi , & fempre intefe,ne intende la monda-
na monarchia ; & lo fiato circa Igouerno delle pe
cunie , dal quale dipendono tutti gli flati Imma-
ni, come lo sa intendere , configliare , rimedia &
re il buono &
dotto mercante . Quarto è ferbato
la dignità al mercante rijpetto della fede , la qua
le è tanta dal canto fuo ,
quanto de gl’ altri dal ca'
to loro che fideliflimamente conferuano li depofi
,

ti& realmente pagano


, li debiti , come al conti-
nuo uedemo Et comunemente • fi dice , che ne li

mercanti & huomini d’arme


, , è rimafa hoggi la
fede Dal canto
• & d'altri , eftrinfecha , è fer-
vuta lorofede, per rifpetto, che nb %e ne’Princi
I 2 fané
, &
L B 0 T
1
^
pi>ne alcuna qualità d'huomini hanno tanta fede ,

ò credito quanta l mercante buono . Qn$e la detta


f

del mercante, fi [pende [enga fatica &l , altre

difficilmente , &feft /pendono Hanno con molto


piu interejfe . Et l'ar barano ftmplice & pia- ,

no del mercante, uale etiandio fenga tefiimonio ;


& li /ignori &
ogrialtra generatione, non fono ere

duti ,
[enga iflrumento & affioriate cautelle • Et

indi e per le allegate ragioni , che fi debbe'l mer-


cante gloriare della fua tanta predante dignità •

Etfeguendo il propofito no/lro , dicemo » che per


eonferuatione di quetta dignità , è neceffiario al

mercante di rimouere da fe ogni indegno ornamen


to,cofi delTanimOjCome anche del corpo,& no deb

he batter getti fieri , degl'huomini d'arme robufiì,


ne anche debbe haueregetti molli , da beffiohe , &
ctiftrione; Ma debbe effiere graue nel [ho parla-
. te,nelT andare, & in tutti gl'atti feruando quanto

fia poffibile la fua dignità. .Alle quali còfe intraue


ncndo l'ornamento del corpo per grada della natu
va, &
che fia di forma propordonata 3 ben for &
mata , fia non poca grada . Onde per conferuar-
per condimento di tutte le predette cofe ,

debbefi sformare d' batter il fuo parlare manfueto,


ornato, & humano [enga, ira, & [enga lenito,

fenga alcuna perturbatane d'animo . La quale ,


come dice Cicerone , non debbe cadere in huomofa
ttio. Et nei andar fuo non debbe ejìer lieue, ma mo
derato , & graue, & facendo cofi? con l\altre cofe

t
T 1 K * 0. 6y
le quali balliamo dette ne libri precedenti & di-

remo ne [eguenti , barra ofieruato,& culto la de-


gnila y & officio atto y & pertinente a lui •

.
\ - * •• *

- .Della pnidentia del mercante . -d&a


V o / Cap, Il• .

> ' V, ft'fi* h / k • * i r


V'*V

A
ditione
do piu pertinente,
Venga che la prudentia fia comune
& conucniente ad ogni grado, & con
de glh uomini; nientedimeno
piu propria, & piu coueniete
mo
flato,

è in certo
uirtu 9

al
mercante , che ad' altre generationi : Vercbe V al-
tre cofe uiuono , & gouernanfi con certi canoni^
regole [pedali ; fola la mercatura fi gouerna per
arbitrio ; al quale è neceffaria quefla prudentia ,
laquale è principiai membro dell'bonefio ,& ha
in [e la dijcretione del bene , del male, & & con-
fijle circa' l ricordarfi delle cofe pafiate , confi de-
rare le prefenti , & prouedere le future ; Boetio

nel libro de confolatione dice : l^on quodfcriptum


eli, ante oculos fufficit intuerì , fed exitus rerum
metitur prudentia . & Tullio dice. ìUud quod in-
genij efi , ante conflituere quod accidere poffìtin
utranque partcm , & quid agendum fit,cum quid
euenerit > ne ignoret ut acquando dicendu fit non
putaram Ter che glerrori
. del mercante fono per
lo piu , ò dannofi , o inemendabili : & però deb-
be hauere capo , di bene prudente 9 omnipoten &
te ad intendere chiaramente 9 deliberare pru- &
* . v l $ dente-
, , <

I 1 S 0
dentemente , & circa ogni fua facenda efiere cir-

co/petto ; &fempre d'hora , in bora habbia cer~


uello di mutare propofito > & deliberare & ou - ,

tare alle cofe fmiflre , che occorrere poterono «


Velia qual prudentia procede la prouidentia , cir-
cofpettione, autione , dr docilità • £ però debbe
efiere*l mercante prouido , <z /e cofe future defide

rando > <z//<2 ^«<2/ andando dee ordinare le


cofe prefenti , mediante le quali poffa attingere al
propofito fine , Debbe efiere etiandio circofpetto,
dr guardarfi da i uitij contrariì conferuando la fot
tilita . Cd/tfo etiandio dee efiere difcernendo il be

ne dal male , l'utile dal danno > dr il uero dal

fitlfo , dr /e lufinghe dalla uerità , dr fotto fipetie


di bene dr di utilità : non lafiarfi ingannare, co-
imc /i Greci per il cauallo ingannarono i Troiani »
fingendo lafimilitudine di Minerua . Et però tu 3
che fei prudente dr cauto ,guardati da gli huomi
,

ni che paiano buoni ygiufii , fanti , dr ueniunt in ue

ftimentis ouium , intrinfecus autem funt lupi ra-


paces . Quefti tali fono afpidi fordi dr «<2»wo co

De&fo cy/crc etiandio il mercante do-


colli torti .

cile , &
ìnfcgnare prima fe , poi altri , c/jc » &
qui fe nouit , oraww wo«ii ; Ef quejlo può efiegui-
re leggendo molte cofe, Et però ti ricordo fempre .

cfcc 7 re/wpo , iauan%a,leggi . Et in queflo te deb-


bi guardar da due cofe , come dice Tullio /<* T*ri-
i»<z che non babbi cofe incognite per cognite , & '

che non li confentiamo , &è prefiunirne. Valtro


v; i è di
, -

• X

r E IL t 0, 63
è di <tare opere alle cofe incognite wo« neceffarie
& multo ofcure , lajjando le cofe a noi pertinenti
comefe lavando la pbilofopbia mortale , uoleffimo
imparare Geometria ,ouero ^Urologia Et però .

fono molti inetti , &


bettiali giouani , che ft dan-

no alle dange , uagheggiamenti , con«/7i > al- &


tre uolutta ) &
lafatto lo fludio della gramatica

& dell'arte oratoria , & altre fcientie honorate ,

Et però molti trouerete de notiti mercanti , che fi


fono dati à fapere bene giuocar e à fcaccho , tauo-
liere, carte, &
dadi , fchermire , lottare, fonare,
dannare , cacciar e tpefcare , &c, & di fcientia

tanquam afinus ad liratn * Quelli tali fono curio

fi, et beUialiet danofi a cofe no importante lafcia


do le cofeneceftarietcontra lordine della pruden-
za , ouero docilità , che e fua figliuola . La quale
uuole non folamente che elli fappia , ma che anche
dia buona dottrina ad altri , et majjìmeà fuoigio
Mani , et a quelli che (ìanno fotto la fua dottrina •
•«I ti 4 •'
£ •
i .1 *4- 4 v«

•A Velia fcientia del mercante, - vn


Cap . ìli. ~
v% r
',
'
\ V‘ ^

V olendo confeguentemcnte trattare della


fetenza del mercante , quale , et quanta
debbe efierefio mi nego meno a penfarui.Verò che
ella mi mena ad infinito , che uolendo iflituhre il
mercante perfetto et compito , bifogna fare un huo
y
mo uniuerfalijjmo , dotato d cgni facuita , che
l 4 pojfa
L 1 B \ 0 *

pofid intendere, et comparire con ogni generatlò-


ne cCb uomini. Ma per uolere eleggere quelle feien
tie proprie , et principali > fenga le quali il mer- .

caute è inane , et uacuo ; diremo delle proprie et \

naturali feientie , le quali di necejjità debbe fape-


re . Et habbino patienga alcuni ignoranti li qua-
1

li dannano 1 mercante , che è fetente . JLrnfi incor-


rono in maggior in folentia , uolendo cbel mercan »
te debba edere illeterato . Et io dico , che il mer-
cante non [blamente debbe eftere buono fcrittore ,
abbachila , quandernisla , &c.ma almanco lette
rato , et almeno buon retorico » però che quello è
neceparijfimo , ebe la grammatica fa l’buomo in-
à cognofcere ben' un contratto , fa cen da l
telligente

mercante ogni di contratti . Lo fa anche intende-


re un comandamento , un priuilegio , et quello che
è di mafftma importanga,prattico al contrabere .

Fallo ancora intedere molte nationi ; però che è id-


diami , commane con molte nationi diuerfe gen &
ti y come V ngarijT edefebiy Franceft , et molti al-

tri. Lo fa intendere molto della CbrìHiana 1\eU-


gioney come Jono mejfey orationi , et le cofe che per
fua diuotione fi dilettafie di leggere Lo fa anche .

la grammatica compartente tra {ignòti et ma-

gnifici huominiyet lo fà efiere egregghy che uol di


re extra gregem , fuperiore al uolgo • V efiere re-
toricho è necépario per che no folamete l*arte del
la Retorica fa l'huomo eloquete in lingua Latina %
ma lo fa ancora nella uolgare , la quale parte > è '

gran
è
t -

THE ^ Z '0. 1'


69
gretti ornamento della perfona del menante . Val*
b ctiandio ornatamete fcriuere in lettere mijfiue •
& quando anche bifogna fanno epiftolare doue ac
cade,& efior dire. Et perche i mercanti graui;&
mietiti, non fono ,
&non debbono ejfere come l’a-
go che è uiliffimo ittromcnto , il quale non fa fare
altro che cufcire; ma debbono efier ì mercanti uni
uerfali , & atti à molti , & diuerfi honoreuoli ef-

fercitij , quando bifogna.Ter che, come dice Cicero


ne y
non folum nobis nati fumus , fed partim par-
trip ypartim amicis , che fono mandati per imba-
llatori & oratori à principi &
, Jigno- , diuerfi
ri & fignorie quali per
, : non fendo
li certi(fimo

&
letterati fono tamquam afinus ad
retorici ,
li-

ram & femibomines imo


, Ter che mari , beflie .

ca loro l’eccellente condimento , [en%a'l quale co-


me lefca del cibo corporale fengal faleycofi l’ani-
ma fen^a la faenza efiere non puofaputa » Et pe-
rò Tolomeo difie , homo qui fcicntiam non adipi
fcitur,rudior efi brutis , inferior eHplantis, & ui
lior lapidibus infenfatis y
quia fuam perfeffionem
negligi . Et però Salomone cfclamaua dicendo ,
lnuocauiy & uenitfin me,ffir\tm fapicntip\ <& po
fui eam prò E^egnis , <& fedibus > et diuitias ni-
hil e (le dixiy imeompatatione illius,nec comparanti
illi lapidem preciofum»quoniam cmfle aurum inco
parationem illius
, arena efi exigua , tanquam &
lutum extimabitnr argentum fincomparaticncm
iUins>fuper falutem,& jfcciem dilexi eam, & po
*'w fui

'

I 1 B H 0
fui prò luce balere illa. Et però è prouato daTheó
logi , che s’Adam non bauefie peccato , faria fra .

gli huomini una certa equalità,ma che perla fcien


iia fi difcerneriatto.Onde diffono e*feiuij,cbe in due
modi, è la dominano e. T^el primo modo, quelli che
hanno li Jerui comperati . Secondo quelli che per
fcientia eccedono gl' altri fono Signori di quelli al-
tri . Et però Ariflide dimandato , che differentia
fofie tra l’buomo dotto, & indotto: B ifpofe,quan
i

tofralcauallo domatogli'non domato. & jlri fio-


tele difie, quanto fra urìbuomo uiuo , & un morto
Diogene anche difie, Omnia deorum funt, Dij au-

tem funt amici fapientia, amicorum omnia funt


communia , ergo omnia funt fapientum . que &
fio mofiro Thilippo I{e di Macedonia quando nac
que Aleffandro fuo figliuolo, che fcriffe ad Arido
tele,7qatum efie mihi filium fcias, quare,non tari
tum quia natus e fi Utamurffed quia, eum tempo
ribus tuis nafci contigit,ut fub dottrina tua degens
dignità imperio fieri pojjìt. &
però Alefiadro fuo
figliuolo hauendo imparato filofofia da Arifiote -
le, & Cernendo che Annotile haueua puhlicato i

libri di filofofia,li fu mole fio :perche dijfe , piu de-


gna cofa li pare ua che egli non fojfe fimili a glal-
tri huomini. Et cofi Antigono f{e fcriuendo à Ze
none prcferiud la fua degnita alla Ideale,per la fa
piemia, &
Tolomeo Filadelfo fece una libraria di
fettecento milla uolumi. Zenone hauendo 3 o. an-
ni imparò lettere, & conobbe , in
effer fiato tanto
errore
, , ,

r e * z o. 7®
more popolare. Quefio fcriue Diogene Laer~
tio 0“ a wcta io »<z rr<* ^«/o Ce Uio. Et fono nien-
tedimeno alcuni indotti,& indifciplinati huomini,
li quali prorompono a tanta infama , che btafmano
colorobliquali fanno alcuna cofa . Et quefli fono co
munemente buomini ignoranti , uuolgari
li per dogli etiche fi uegono inferiori agli altri bua
mini, prorompono in infame, perche gli ignoranti
communemente fono cattiui fecondo la fententia
del filofofo. Omnis ignorans malusi Et il male è'op
pofito al bene, il quale è la uirtu , Ver tanto non

ci è maggior guerra , ne inimicitia in queflo mon-


do, che dal ignorante al fauio, & dal dotto , all' hi

dotto; Et come l'acqua non iflà ne può (lare inpa


ce col fuoco, cofi l'indotto col dotto . Et però co-
munemente, doue fral1 uulogo fi trnoua huomo let
terato egliè, ò biafmato , o dijpreigato o morto %
,

ouero difcacciato, & perfeguitato dal uolgo . Ca-


rne di molti fi legge, & ifpecialmente di Socrate;ll
quale feendo non folamente per giuditio de gl huo
mini /limato fapientiffimo, ma ancora dalloracolo
d* cipolline, pronontiato per il piu fauio di tutti

nondimeno per la inuidia della fua dottrina, fuco -


firetto dal popolo, à bere il ueleno, & cofi fi morì.
Dante difcacciato dalla fua patria fe ne morì a I{a
uenna , Ex molti altri, &infiniti efiempij babbitt
mo fra gl'antichi & moderni li quali non fà me-
ftiero rimembrare per non dare tedio à lettori.^
anche perche di ciò in altri luoghi babbiamo trai
tato,
-,
/

V 1:B PL -0 «
tafo, dr la materia non lo richiede. Et confide-
rando quella tanta eccellenti, il Chriftiano Sino

,
(io ordinò, che gl'huomini fecolari debbino haue -
re fcientia ,
per loro eruditine, accioche pofiino
xdifcernere il uero dal falfo , hauère adito alle
faenze della pietà 3 7. D.cum ergo. Et per queflo
fu ftatuito c'habbino maeHri deU'arti liberali in
certe Cbiefe 3 7* D. in qttibujdam extra . Et arti
liberali chiamano grammatica , Retorica , Loicat

.Alla qual penuria di fcien%e reduciamoil mercan


te,non perche non ui fiano dell' altre molte fcientiez
le quali fapendolegli ne fariaa cumulo, augu - &
mento di perfettione ; ma perche' l mondo e corrot-
to, & e uenuto à tanta inopia derno, che non Jola-
mente non fi curano di fapere,ma ri anche uoglio-
m fapere . Anry, che è peggio, &
piu detestabi-
le : Quelli che fanno alcuna cofa,fono in obrobrio
. & derifi; Ma gentil cofa, e fra filofifi efiere filo
fofio fra gli oratori & hiSloriografi , oratore &
hifiorico;tra Loici,loico, tra religio fi non ignoran
te del culto Chriflianoi& intra mercanti, mercan
te,fra cortegiani,cortegiano,Terò che’i mercante»
e uniuerfalijfima perfona, & à à cui uengo quello

no piu a mano diuerfe generationi & conditioni ,

d'huominiyche à nefiuna altra forte di perfine . il


perche : oltre le pronominate fcien %e,& urti libe-
,

mercante fapere altre fcien^c


rali è necefiario al
in agibilibns mundi. Le quali s'imparano piu per
(rattica,che per altra uia,& fino la cofmografia,
. t la qua -
-
,

J
T E ^ Z\ 0 . ( 71
la quale e di bifogno, non folamente faper per
il
fi
to del mondo, &
nomi delle patrie, regioni, prò &
uincie, gr terre particulari, ma ancora è di bifo-
gno fapere le conditionfgr gl ufi mercantili, &ga
belle di quelle, gr conditioni diogni robbe
, gr ?ner
canile chefi mettono, gr traggono d'ogni partii
Terò che noi fapendi) , non intende quello che ad 9
ogni parte , e in fuaJlagione_j . Et piu li bifogna
fapere le diflantie, fui, /piagge , &a
bene in- fi ai
tendere della carta del nauigare, per faper nolig
giare. E tutto quefio c'babbiamo detto e
tieceffarif
fimo al mercante . Ma fé, de contingentibui ha
Mefiimo à dire alcuna cofa, direi che non nuoce al
mercante fapere filofofia.per rijpetto delle cofena
turali, & inueHigare a/fottigliando l'intelletto co
fé naturali,gr efia nostra natura, gir mafiìme , de
Vhumana copiefilone et le fifonomie et nature de
gl'huomini , e infinitamente necefiario . Le
fiere
Loico non fe li disdirla, per faper difcernere'l ne-
ro dalfalfo,et faper confondere li falfi argomenti
et fidogifmi perche
. ; fi trouano alcuni h uomini di
natura fophislichi. \Ajirologia furia à un certo mo
do ottima feienga al mercante,per faper le nate di
grani , d*ogli, et altre uittouaglie, faper predire
,
morbi,guerre, et filmili cofe,et però e detto quel-
,
liantico prouerbio, Fammi indouino,ct
faccioti ric-
co . Theologo chi dubita che è ottimo al mercan-
,
te , per faper le leggi , canonni , & il fondamen-
to della nofira fede • Giurifla etianiio li conuenia
,
efiere rr Y
L h B K ?/
per faperfi guardar della iniquità d* alcu-
ejfere j

ni , c difendere la ragion fua , & trafcorrendo in


infinito trouarejfimo che tutto quello che deefaper
un h uomo » conuiene debitamete di [aperto al mer
tante . però non ha legge nel giuoco fauoleggia-
il

re > che condannano le letere . onde non è maraui-


gliafe pochi fono li ueri mercanti •

Della confidenza del mercante• \


Cap. lllh

&
L jl confidenza e propriamente ficurta ,
buon animo nel fare. Et quefìa coditionefla
bene polla nella integrità del mercante; però che
li mercanti uili non fono atti a falire , ne tam
poco
deono ejfere temerari] , & animofi y fi
ch'ecceda-

no il modo , per che il troppo ammofo> & sbardela


tomercante è pericolofo}& mafiime, quando ecce
dono le for'ge delle loro facoltà ; Debbe mesta-
&
mente ejfere audace , intraprendere ani
quello

mofamente > & confidentemente ma- lajfare nelle

Dio &
ni di fortuna
»
Vero è che [intra-
della ,

prendere uuol ragioneuole & con grande*


ejfer >

grauitày & fentimento,fen%a legger e^py &poì


lafiiar il refio hi mano della fortuna > Et fempre
li faui fogliono laudare piu gl’euenti cattiui,li qua
liuengono con ragioneuole preparamento > che li
buoni con ordine bejliale : non oflante che il uulgo
per contrario giudichi gommini fecondo gli eue*
th &
T E Ti Z 0 .
ti, &non fatto dir altrove non a cafata à cafa;&*
come uedono il ricco lo giudicano fauio , & i po-
veri matti Et fpecialmente nella noftra patria ,
;

la quale trabc non so che dal ritto de’i Bosnefi li


,
quali feguonol coflume de Manichei > honorando
li ricchi ; &
riceuendoli uolentieri nelli loro fofpi

tifi & difcacciando li poueri , allegando feguir in


ciò l’ordine di Dio *, & della fortuna , Et pero in
ogni euento > & muffirne nell'aunerfa fortuna , il
mercante dee ejjere confidente , gr audace ; &
quanto piu la fortuna lo percuote , tanto piu roba

fto ,& animofola debbe affrontare ; per che la


fortuna fuole per la piu parte percuotere quelli là
quali li mofirano le fpalle , & al contrario fuggii
re da quelli , li quali mostrano il uolto animofo,
&però V ergilio cantò, JLudaces fortuna iuuatfi-
midosque repelliti

Della fortuna del mercante, Cap• V*

'di bifognofinga dubio ancora al mercante


meno che al medico, del
efiere fortunato non
qual diffe medicum e fie fortuna
y4uicena,0portet
tum, Et quefto per efperientia fi può motivare •
Vero che uedemo , huomini ajfetati , moderati, &
ordinatiffimi in ogni fua facenda ; non dimeno tut
to'lo flato fuo efiere, fempre in rouina , fauola &
& per contrario uedemo huomini imperiti , im &
previdi , & quaft mattonali & finga , letere , c
telo*
A l
.

r~ L 1 S
le loro cofe andare profferitone . Neanche que-
llo mcritornoper ma delle buone operazioni , quan
to à Dio , ma pare ebe la fortuna è loro amica , Ut
queflo prefumo , che fi coglie dalla naUira^per che
li nofìri corpi fi gouernano dalTinfiùfJo celefle, &
come ne naturali , uedemo uno, che è di una com-
piefilone, l'altro dell'altra, uno atto all'arme,l' al-
tro alle lettere , & cofi l'uno efierpiu fortunato in

Unacofa , che in un'altra , & queflo uolle dire lo


Stoicho quando difie : Fatis agimurpredite fatis .


J
'
.
' ' ' < . ' ;v . * i'\ 1
I
i 1 •
' V
Velia integrità del mercante « i

iv cap. ri. :\
••
Uva \.r \\ . .»*

V
in ogni
olendo confeguentemente trattare della in
tegrità del mercante diremo
mercante tanto ernie , domefiico
modo di cornerfatione , li
,
,

&
cb'ejjendo'
necejjario
conuiene confe-
guentemente effere integro . Della qual integrità
il contrario è l* efiere gachera , ligiero , & ittabile

Debbe efferefaldo, facendo gran conto della fua


parola , ir conferuare in Joma integrità la fua prò
mefia , et niente diminuirla , ma efiere efieruan-
tifiimo della fua promefia , et obhgatione ; et per
quella ofieruare non dee e Stimare il danaro . Co-
me fi narra delgloriofo principe de mercanti Cefi
mo de Medici , il quale fendo iniquamente inter-
pellato da uno foreflierey che pareua huomo d'auto
vita edifede, di fy joo./i quali diceita bauer dep-
pofita-
--

T E ^ Z 0. 72
pofitati al Juo banco , la qual cofa non folamente
non era fcritta nefuoi libri , ma rìanche era il ue-
refi, etComo non uolendo offendere ne macchiare
la fama della fua uera integrità , pigliandol per la
mano , li fece dare la detta fumma de danari * In
che dimoflrò quanto piu dee efere feruata , et cui
ta l* integrità , et la fede del mercante cheH dana-
ro.\La qual integritàno fi può bene cognofccre,s'el
la non è bene prouata ; Et parmi che folamente fi
poffmo chiamare interi mercanti quelli , li quali
hanno hauuto li depofiti occulti , et potutoli nega-
re > et poi quando è bifognato renderli , l'hanno
fatto, fenga penfar , ò indugiare altrimenti . Onde
per queflo l’buomo è prouato , et per tanto fipuò
chiamar intero . Et per l'affai fi farà una triflitia ,
che per il poco Ihuomo non ci fi metterà à farla .
Et nota che non folamente in fatto dee efiere intie

ro , ma etiandio inpenfamento, faldo animo , et

indubitato huomo , non uoltando mai l'animo fuo


allafraude , et però li falliti mai piu , doueriano
hauer fede , ne credito , et maffìme quelli, che per
malitia fono falliti,per eh e. Qui femel malus feper
prefumitur efie malus , Et debbefi hauere come
perfona infame, et adulteratore della merconila •
« »

Della diligenza del mercante. Ca. VII.

D
*
;
iligenza grande debbe effere nel mercante,
et [oUecitudine
.
» la quale è madre
*
delle rie

the^-
--

L 1 B li 0
chezgc benché Cbrifio difie agli ^ipoftolifNoli-
,

te foUiciti effe quid manducetis . llcbeuuol dire


come efpone Cbrifojiomo , quanto alla Speranza ,
che l'huomo non fi dijperi della gratta di Dio,
fo-
rando piu della propria folecitudine , che nella uir
tu di Dio , il quale datore d'ogni bene, fecondo
quello di /cinto Iacopo,
Omne datum optimum , et
omne donum perfettum , de furfum efl , defcen
dens à patre lumìnum . Dicefi de Ui negligenti »
per li quali laccidia è numerata tra li peccati mor
tali . La qual diligenza , non folamente dee efie-

re circa le cofe , c'ha à fare'l mercante , & irne


• fìigare folecito &pronto , ma anco
dellint eletto ,

ra di quelle c'ha fatte , non le deefare rumare, &


la f°.conda è peggior'cbe la prima . Ter che li pri-
mi fanno poco, li fecondi fi disfanno. Et nota qua
do uedi uno che li fuoi fatti
fi perdono per negligé*»
, raro lo uedrai ben capitare . Et di queflo co-
me fai alcuna uolta ne fono flato profeta, & muf-
firne d'uno no (irò ordinatifflmo cittadino, & ap
in
parenga diligentiflimo , il qualemi conjegnòun
magagno di grano , & dettemi la chiane in mia
cuftodia : andai à uederlo , & il magammo era pie
no d'acqua che pioueua per tutto il difcouerto , &
fubito, no oflante chefofie famoffifimo gli diffiche
inbreue douea fallire ,& cofi fu . Et però l'una
diligentia , & l'altra debbe feruarfi dal mercan-
te. K(on dico di quelli giocolani li quali conia
ferfona paiono follicitijjimi ; & fino incompofli ,

& quel
T E Z 0 .
74
& quel menare le mani & piedi, & pro-
correre

cede dalla debolezza del celebro , & non per mo


uimento naturale , la follecitudine mole efiere
' dentro , doue hanno origine. Tutte le facende mer
cantili , che la manuale follecitudine peritene a i
minori , & a mecanici . Et anche uuol cfiere dili-

gente alla penna , tanto in notare aldi libri le fa-

conde fue , quanto nel rifondere alle lettere ; &


mai la (lare alcuna per fritta che lafta , che non li

facci la rijpotta, per che ogni lettera li porta qual


che co fa , ò di prefente ò di futuro , queflo non &
falla; che cofi
come dice Vlinio , che non è fi uil
libro , nel quale leggendo non truoui qualche cofit
di buono . Cofit non 'e nefiuna lettera , la quale non
habbia qualche frutto , ò diretto , ò indiretto «

Della facilità del mercante «


Cap . Fili.

D Ebbe efiere’l mercante facile nelfattioni


fue.La qual facilità fempre uiene della mt
te compofia , &
bene ordinata . Et fempre che
uno fi deue fcriuere con difficulta, orare con diffi-
cultà , & aff or zitamente fare alcuna altra cofa ,

dite che egl'è ignorante di quella cofa > Terche la


facilita uiene dal buon intelletto , che già ha fatto
Vhabito in quell'effercitio %&fà quella cofa facil-
mente fenza alcuna difficoltà . Sono nientedimeno
alcuni li qualiformo piu rumore . & piufuono
n-
K z dice
. ,

L 1 B 0
di cento duratti , li quali inueflono in alcuna mer
cantia,cbe non fanno altri di migliaia. Alcuni feri
uonoy che pare che le lettere gli nafeono mangi
con ordine Jingoiare Et alcuni s'aiutano quan-.

do uoglìono fare una lettere di cambio , e tutto uit


ne dalla docilità , &
indocilita d'ingegno ; la
ragione philofopbica è in pronto. Quia ab afìuetis
non fitpajfio , come dice uiriflotele , Et in queflo
molto gioua hauere gratin , che fono alcuni che
l'hanno » che pare ciò che loro effe dimano , fia
ejpolito , et ordinatijfimo . Et chi non l'ha fi deb -
he sformare d'hauerla

L
.' Velia aflutia del mercante :
Cap. rilll.

L
'
Aflutia del mercante , ouero calidità deb-
be efiere moderata in no offendere altrui, et
non fi lafidare offendere > fapere intendere , &
jpeculare doue e pojlo l'inganno , la falaci- &
tà , & s'è puro ,
ò befliale ,
per che in quejla
arte
inganni
il dì d'oggi fono mille lacciuoli
, fraudi &
. la qual aflutia in fraude non debbiamo
ufare i.à Corinti
4 Abifciamus occulta deco »
.

ris,nonambulantes in aflucia , neque adulterai


tes uerbtim dei . Alcuna uolta però è buono à fa
perla, pernonlaCciarfi\ingannare , della quale
aflutia , come uuole fanto Tomafo , nafee dolo et
fraude , et l'aflutia è male come dice'l pbilofopho

.. ^ nell' e-
,

jr E Z 0. 71
nelTcthica .et però Chritto ci ammomfce Ettotc
prudentes ftcut fer pente s, s* intende di non lafcia -

ris fedurre ,
et fimpliccs ftcut columbi , Et que-
llo quanto nella operatione , Che'l mercante in
quanto à lui , debbe fempre ufare una buona fem
plicità , et nettezza nel cuore fen^a ne penfare
ne fare dolo .

Della urbanità , ò ciuiltà del mercante .

Cap. X •

Endo'l mercante piu eh*altri uniuerfali[fi-


ma perfona , & animo ciuile , & domettico
uerfante nella ulta attiua debbe afere pieno d'ur
,

banità.Tercbe per ejfere mercante non debbe effe


re attratto da quelle cofe,che pcrtengono al uiue-
re ciuile , & domettico ,* Tutto faceto , moderato
& pieno di ueneratione , & urbanità ,come'coglier
potrai in tutta quefia nottra opera a pafio a pafio.
Terò che fono alcuni ,& molti, li quali bino fatto
lor dio, l'oro, &
largento, &
non curano de pareti
ne d'amici, ne de configli della patria ; non fanno
collocar e’figliuoli loro, ne le figliuole \ Sonft dati
àquel filo efiercitio , &
in ogni altra urbanità
paiono buomini di uilla,folummodo in congregane
da pecunia uerfatur . Qttefti tali fono per la loro
auaritia da effere cacciati da 11) umano confortio .

Et come à Marco Crafio dourebbe fondere,


fieli

loro, & t'argento in bocca dicendo, jlurum fitti-


K j fii.
L 1 B 1{. 0
fii,amimi bile. Et queflo b quella auaritia prò*
pria , che fi chiama fecondo Santo Tomafo,lmmo
deratus amor habendi > Et quefio e proprio con*
tra la carila del projfimo, della, patria, & di Dio *

Et fempre chi acquifia a quefio modo è in peccato


mortale . Vero debbe'l mercante efiere urbano ,

hauendo moderazione circa la pecunia Tatria


, la
gl'amici , i figliuoli sparenti, donne,ferui,à ciafca-

duno d'effi fecondo*l grado fuo , & al tempo dare


il debito anche à fe y che molti immoderatamente
fendo auuilluppati , fono à noia à loro medefimi
per la infinita cupidità,\et infatiabilità de Wanimo
loro . Et quefli tali fono da equipararli a brutti
animali, et di quefli io ne conofco molti, et infiniti .

Della giuflitia del mercante .

Cap, X I.

G iuflitia è r edere

fecondo >Agoflino,
ra molte altres» Et però
à ogni uno, quello ch’b fuo;
et quella uirtu

mercanterebbe al con
il
incorpo-

tinuo rendere ad ogni uno il fuo ; etiandio quando


che uedefie,chel contrahente figabaffe teco erran
do, ò nel calcolo , ouero nel equiuoco delle parole •

Tjelcontraheretu debbi manifcfare fen^a pen*


fami, affandoti che ad un tuo amico intrauenne ,
che fendo fattoi contratto , et hauendo la robba
fua à cafa,s*auide che'l compagno hauea prefo er-
rore non nel calcolo, ma in fatto, autentice, et inre
,

T E Ti Z 0. j6
MOCabillter 300. ducat M’amico tuo lo chiamo , et
reflituiglieli , cta co/«i mai non s’era aueduto £f .

richiede la giuttitia del mereante, non fola-


mete nelle cofe palefi,ma etiandio, in occultisene
nam feruare iuttitiam, La qual cofanon fa cendo,
non chiamavano giutto . Giutto etiandio debbe
ti

effere non folamente neWamminiflratione della


pecunia , ma etiandio in facendo giuflitia, Ter che
per lo piu i mercanti fogliono effere giudici urbi -
tri, debbono fare ragione procedendo etiandio nel
,
tempo feriato , fecondo la neceffità de gVhuomim
mancando dilattiorù, eccettioni appcllationi,et di -
lattioni fruttatone, rapclla leodiofe contefc degli
auocati , et procuratori, rafreni la moltitudine di

teftimonij, ma pigli probationi neceffarie, et leggi


time,procedendo fimplicemente et de plano, fen-
•ga Strepito, forma , et figura di giudit io, ma Sola
fubfiantia ueritatis infletta. Et quetto lo può fa-
re de iure de &
uerbo . Si fape in Clcmentinis,Et
perche in uno de quattro modi fi peruerte il giu-
ditio humano et ne dei guardare , cioè per paura
per cupidità,pef-odio , et per amore, come habbìa
mo in uerfi. Quatuor ifla, timor, odium,dilettio, ce
fus . fepe folent hominum rettos preuerterc fen-
fus li<q. 3. Quatuor*

_ '
* V .
'
’l i
1
/• V

£ 4 Bt«4
L ì B K. 0
Della conflantia del mercanti •

Cap. X l l.

C
qualche uolta
Onflante debbe effere'l mercante, tanto del
li cafi di fortuna, quanto delle ingiurie,
rie e ue. Vero fi die e, che tre cofe
che
uuol
bauer il mereante, cioè dojfo (Tifino, per la cofia
tia>Mufo di porco# la fobrietà orechia di mercan
la tolerantia, et patientia. Et nota che li mercan-
ti leggieri, et impacienti,biggari.no fono, da effere
filmati mercati.5ariano buoni pifferi, che comune
mente li binari hanno ceruello leggiero che li uo
la, &
tutti fentono di ramo di fargia . ifincon-

fiantia è proprio uitio feminile , & la confiantia i


uirtù uirile, Et non folamente in queflo,ma etian
dio debbe effere confante , & fermo nel propofi -
to,non mutabile , & leggiero , come dice Seneca in
una epifiola a Lucilio. Vrimum hoc animi bonum
cfl , poffe confliterefecundum morari. Confante
etiandio dee efiere nelle cofe della fortuna . come
dice Boetio,Fortu,& confanti4 animi efi, non per
turbari in aduerfis, ncque extolli in profferii »

'
0j < s/ 4 :
'4
i v 1 ‘

Della autorità del mercante •

Cap. X I l 1 .

Er la degnità che*l mercante ha, debbe haue -


P re anco in fe autorità,
io aggiongono all'officio fuo,
& perche mol
uenufia,

& mafiìmamente ap
. •- prefiQ
Tr £ ^ 2 0. 77
9
f refio e foreftieri, liquali aU’improuifo s affrónta~

no te co. tifandoti, che l'autorità & uenutta »


molto dimoftrano di fuori della integrità delTani-
mo c’ha drento la creatura.Et però Arinotele note,
do ad Mefiandro formare un huomo perfetto in fi
fonamia) per la uia di natura , forma una certa ue .

nufìaja quale dee efferin uoltogefto,& uoce con,


grauitade. La qual’ hanno molto per natura i Ge-
no u efi y Et cofi come la uenutta, &
quiete neWhuo
mo d’autorità fignificano animo di mente ben ca-
potto, cofi negli huomini liggieri fignifica i fi a bili
tà, & leuità grande nell’animo. Et per lo piu qua
do uedete huomini leggieri in parole, atti,uoce, &
uclto , giudicate fubito la debilità del celebro , &
confcguentemente leggere %ga nella uirtìi dell’ ani-

mo . Et jpetialmente quando uedi quefli col capuc


cio à mtxga tetta, perche Mtaria fumant,& per
lo piu ,
quelli che portano la berretta , ò il capac-
cio ritratto inano^i gl' occhi,fono fuperbi,& iracori
di. Quelli liquali /coprono dauanti la tetta, et laf
Iano la berretta calare drietofono huomini uani,ò
immorali. quelli chela portano ad una orecchia fo
no huomini fantafiicUleggieri, debili di ceruello,li
tigiofi, profuntofi,uanagloriofi, & befiiali.&per
lo piu, fono uani, parlatori , & abondano molto in
parlare . Quelli liquali la portano bene pofia con
equalita quafi corona , fono huomini di mente
bene compofia , & pieni d’autorità, &modettia 9
perche Virtus ett habitus Ue&iuus in medio exì-
C 1 B H O
fieni, come «tri/ìotele nel a. ubico! t

Velia liberalità del mercante •


Cap. X 1 l H.

L
tà , per
%A. liberalità è uirtu, che porge beneficij.

quale per l'affetto fi può

l’effetto bonificentia .
chiamare benigni-
Quefia uirtu fla nel
La

dare,& rendere de benefici/ . Et però il mercan-


te dee effere pronto nel retribuire li beneficii a co
lorOydaUi quali ne riee ue^ farne a gl'huomini do
uè li pare necefiario , come dice Seneca, b^el retri
buire guardati di non effere duro.Tuttania al mer
conte conuiene retribuire li beneficii ampiamen -
te, ma non fame abondantia, & maffime doue non
bifognai Vero che queUa uirtu appartiene piu al
li Signori & magnifici huomini,ch' aldi mercanti
Vero che anche è officio di Signori nel dare. Cofi
l’officio del mercante,b nell'adunare &
congrega-
re le ricchcggei. Et quefto è tifine del mercan-
te . Il quale dee effere fempre prontifiimo à rende
te de beneficii riceuuti fenica differirei, Terche
e ingrato il beneficio che longamente tieni tra. le
mani , & è uicino à negarlo quando gli uiene di-
mandato »Et nota cbe'l beneficio che tu fai ad uno,
non faccia danno ad un’altro, che colui che bene
fa
fido ad uno, di quello che nuoce ad un'altro,non.
fi
chiama beneficio, ma adulatione. Et però come di
ce Seneca,Vtantur liberalitatc,qua multis
profit,
v no cea

k
-,

T t \ Z 0> 78 ttL
noceat nemini.T^on come la gran turba de mercati
ti, che fanno mille ufure, & poi fanno Chiefe , <&•

Ho{pitali» Quando fai beneficio non lo efprobare


ne gitaglielo in faccia , pche col efprobare, perdi
tutta la gratia. Come dice Tullio , ò fuperbiaà te

lecitonon e riceuer cofa alcuna, perche quello che


dai corrompi . M.n%i quando ti uiene dimandato 11
beneficio non dei denegare con uelamento,ò cauila
tione,come difie Antigono al Cinico, che dimanda
ua un talento,gli rifpofe, T^on fi conuicne tanto di-
mandare ad un Cinico . Et quando , il Cinico gli
dimandò un denaro , li difie,Ì^o domandi quanto ti

ficonuiene» Ecco che malìcio)'amente dinegaua ,


perche poteua dare, & il talento et il danarofen-
do He. Idlefandrò fece' l contrario, il quale hauen-
do donato ad un pouer huomo una città, che diman
daua limo fina , & dicendo’ pouer' huomo Signo-
l
re. La città non fi conuiene à me,& alla mia bafia 1

fortuna . IQfpofe *Aleflandro io non guardo quan-


to fi couenga à te riceuere,ma penfo quanto fi con -
uenga à me dare^j • Et nota c’bauendo fatto be-
ne ad uno ingrato , non ti lamentare di lui per-
,

che segli non è come si penfauamo noi, non fa in-


giuria a te y ma afe , Sia Magnifico nel dare 9
& non acerbo nel rkeuere^j * Fàche fempre
ti fiano altri piu debitori, che tu à loro. Et u e de-
mo nelgloriofo Trincipe donno Mlfonfo I{e d'Mra
gona, per la longa pratica cho hauuto in fua cor
’te, che per la gran liberalità mai nidi che di cor-
1

'Vw
-

l i s n o
uincercj. Et però per grande
tefìa fi lafciafte ^
%a d'animo ufaua rileuare gVhmmini da poco, fa-
cendoli gran maeflri , perche rifplendeffe la fua li-
beralità. &
che nefiuno de fuoi creati poteffe di -
re hauer per merito quello chaueua , ma folo per
la grande liberalità del Signor , Et uinto proprio
da quella uirtu,piu toflo faceua gratie à quelli che
non meritauano , ctià quelli che li pareua fufieno
atti et nati à meritare, et molti che non intendeua
no, il biafimauano , Et io fempre notai in lui una
impingui bile fete di liberalitàja qual era in lui ,

in un certo modo naturale , ch'era efia liberalità .

It nota che altramente deui efiere liberale à co-


loro li quali hanno bi fogno , fono perfeguiiati &
dalla fortuna ,
che a quelli che flanno bene, et uo-
gliono fare meglio . & meglio é fare bene aldi buo
ni che alli ricchi, per che li non uogliono ef-
ricchi

fer tenuti al benefitio , Et però fequita Temi/lo


eie , che difie , Malo hominem pecuniam egentem
quàm pecuniam , qua uiro.

Della tranquillità del mercante •

Cap. X r.

L
et
*A tranquillità d’animo, e una uirtùja qua-
le fia bene in ogni generatione d'huomini
maxime nel mercante , E tutti quelli che fono
;

tranquilli d’animo , fignifica channo buona com-


plexione , et dijpofitione di buoni humori > et co n-
feguen»
, ,

T E ^ Z 0. *]9
' feguentementefono buomini lieti gaudenti ; hanno
pace /eco , & con altrui ; fono amici cPogni huo-
mo , non inuidiofi , non uafri,non iniqui , non ucn-
dicatori . non fojpettofi , nonauari , non maligni ,

Le quali tutte male dijpofitione aucgono negl’huo


mini , li quali fempre fono malinconici, con fronte
baffa, chini guardando fempre in terra , Quefli ta
li fono uitioft buomini , et fempre penfano , et
no male, et fono auariffimi ad altri , etàfc>età
fua famiglia Et guardati dalla loro conuerfatio-
.

ne : Et fra /’ altre fono bugiar dijet fimulatori fem


pre , Et come di fuori mofìrano effere dolenti et
malinconici , coft di dentro nel cuore hanno fempre
la malitia
, Et quelli buomini in molte regioni fo
no maliffmo accetti , come in Francia , bilama-
IH gnia , Angaria, doue fempre fi ridej burla y canta
et balla . Etglbuomini malanconici fono esima-
ti peffimi , et fugano la cornerfatione loro D/eo-
cW y£r»o di Dio , il mercante , gentiluomo,
il

Vhuomo d'armejil fignore , et ogni grado dìbuomi


ni debbono ejfere allegri, giocondi , & con animo
tranquillo, gufandoti che’l mercante, il qual
ha animo implicato , et ofcuro , woh /d , «e può be
ne con figliarfi y ne deliberare. Ver che multìplica

I m G»U
n.n m
U? Sfl G.u Vi „
^ 0PP r* me P intelletto , IhumOT
tfal’huomo di rintuggato ingegno. Laf

la ! SI § !a 3 § >*« k colora , et
!
il fa ngue , et ftj /<>-

a® Sì « OID ?0 fiì ii i
ogni tHCCeIT0 • Et '
hmmini
„ * K WV< «
j

•«, tiiitotto bene , et ogni cofa delibo-


,
,
L 1 B ^ 0
rano con fincerità. &
mi conofcefle . Stano l'auol
mio , il quale hauendo 9 6. anni &
fendo à cafo \in
una uiolenta crepatnra y quando li menai' l pbifico9
admirato della fua ueccbiciga, tanto pròfierofa ,
tanto gioconda^ che non baiteua ruga in faccia 9
e pareua buomo di 40. anni . Lo dimandò che co
in tanta profierità , rifiofe,
fa haueua mantenuto
non ofiante diuerje , &
innumerabili fiere fortu-

ne s le quali ho uifle nelli miei figliuoli , mai non


mi turbai, ne diedi mala uoglia.& l'altro che mai
mi leuai da tamia fatollo.fi cbe'l medico conobbe

la tranquillità della
mente ben comporla, efier e fta
to cagione dilongeg^a di
uitaà lui.& però da
aiouentu fi debbe ì buomo guardare di non incor-
rere in ufo di tal cofìume . perche come dice
Sene

ca> Quod femel innatum,& ingenitum eflfieni-


tur arte* fed non
uincitur.

Della modeflia del mercante • r


Cap. X r 2 .

D E Ha modeflia del mercante ,

tre glaltri b uomini conuìene efler


pieno d’boneflà . Che come debbe efiere
& honeflà,uo
lendo trattare, diremo che al mercante, ol-
modeflo & >

nelle fa-

ccende fue preeccellente fopra gl altri huomini. ca


fi
anche nella modeftìa,& honefià debbe efiere ta
. Et que
to in cafa, quanto fuor di cafa con ogn'uno

fio li Bimani hanno ofieruato per fina e figliuoli


loro
, .

r e n z o. So
loro cta menauano feco in bagno(came recita Va
lerio Majfimo ) per non mostrare le nudità loro
inaura figliuoli fi copriuano . Et quefio anche
molto fi ofierua in moltifiime patrie , E la minor
ueneratione d'honeflà, che fia oggi dì , è in Italia9
doue nonfolamente hanno collume andare a bagni
ferina coprire le parti uergognofe , ma etiandio pa
dri, madri,figliuoli, &figliuole,iuno dell*altro no
fivergognano dimofirarfi nudi, hanno certa &
maniera efforbitante,& alcuni uocaboli fìrauagi
tij & dishonefti . Et fecondo uarie prouintie uarij
motti, nominando i membri pudendi , Et di que-
llo laudo la noflra lingua . Laquale come fai,nul
la cofa ha in ufo, che dishonefia fi poffa dire,ne an
che ha forma di beflemiarey ne Dio, ne Santi • Et
s* alcuna cofa e pudibonda , che nominar fi conuen

ga alle uolte di necefiità, h abbiamo una gentile%-


%a di fopra nomi honefliffimi, come à dire brache
diciamo pannicelli &c. E intra gl'italiani man-
co dishonelìi in portare folo , fonò e'Genouefi , li

quali non hanno in ufo nefirn uocabolo intetto. &


però Dante diffe
jli Genouefi huomini peruerfi ;
Con bei coflumi pieni di magagna
Egli atribui , libei coflumi . & queflo e conuenien
te al mercante, ilquale hà da efiere modefio, & co
flumato nel parlare , nel cornerfare , &in tutte
le cofe del modo pigliando V effempio delgloriofo
Cefare , il quale morendo > & efiendo ferito di
2*..
t J B K 0
pudendi chè
plaghe ,copriua col fuo manto li

non [opero [coperti inauri gVhuomini , lo qual


M
comendando Valerio affino difie, o Cefare , mo
firafìi morendo, in quata uenerationefi
debbe ha

nere Choneflà *

Della laudeuole condurne del mercante •

Cap, l i- X V

D iremo le lodeuoli conditioni del mercante


& prima debbe pere conuerfatiuo
die à conucrfatione con
dee
li,
e

e amabile & benigno, con


ejjer ,
&fa-
tferò che con ma
li ( uoi

huma ciera
,

li
»

nay&gratiofa» Tiaceuole dee epere con ogni uno


& maffime nel uendere,& nel comperare
allegro

& gaudente, &


gloriofo,dee efiereiperche la glo-

ria fa L'buomo netto , & abominante li uitij appe-

tendo la gloria. Cafto dee efiere, perche' l coito di-


firugge la borfa, &
la perfona, et ammanta, l intei

letto . E io hebbi per elatione del noftro M. An-


giolo de Conti , che un
gentil'buomo , battendo

perduto la moglie , morì quel anno. Li medici


non

fapendo cognofcere la caufa della fua malaria, fe-


cero di lui anotomia , et nel capo gli trouorno
che

non ci era niente di celebro , et comprefono che la


pe-
fua morte era proceduta dal coito grande. Et
rò ne trouarete molti pa^Zì > ct ceruelletti li qua
li fi lafiano fottomettere alia uoluptà della carme,
eia, Saldo dee efiere fenqagiuocar di mano, ò di
T E ^ Z 0. Si
piedi , et fcrimire della perfona come molti hanno
per coftume,cbe fono leggieri , et bcfiali. Dee ef

fere faldo,& maturo fen^a alcuna leuità.debbe ef


fere uniuerfale , &
con ogni gente fapere conuer-
Jare con grandii &picoli • non dee ejfere ritrofo ,
non uendicatiuo no,proteruo, non bit?ro,non gio
colavo, non uano , non prodigo , non bestiale , non
canaruto , ò ghiottone^» Et in fine quelli ulti],

che ad alcuni fono illeciti , al mercante in ogni luo


go fi disdicono.

Della temperanza del mercante •

cap. xrm .

Er conchiufione di quello libro , diremo della


P temperanti
ta f'eco molte altre uirtù
la quale è

.
fomma uirtu,
Et prima dee efiere tem
& por
perato nelle cofe prof ere, & auuerf e, le quali oc-
corrono piu al mercantes & qua fi continuo, eh
1
ad
altri, cioè nelle profferita non fi dee eUollere , &
nelle auuerfita non fi dee perturbare . come s'è det
to per autorità di Boetio , Et ogni temperamene
tOiUUol bauere il mego , nel quale confittila la uir
tu come uuol tritìo te le. Virtus efi habitus ele-
»

ttiuus in medio exiflens . Secondo debbe efiere*l


mercante temperato nel mangiare, & nel bere . Et
lo cHremo H' ebrietà ,
di quefio uitiOi è molto &
piu nociuo al mercante,cbe ad altrui, penheH mer
fante è piu publica perfona,per che gl*altri, hauen
L de
^ L I 'B H 0
do crapulato, pojfono fchiuare la conuerfatlone de
gli buomini , &
[maltire occultamente quel erro-
re . Et il mercante di continuo dee comparire in
publico & non può nafcondere'l male, quale co
, il

come anche può


è difonefto cofi nociuo li efiere
fi
ne conti uendite, & compre che può fare
,
nelle ,
1
de gl che [ariano molto danno
errori li Debbi fi •

dunque [chinar troppo mangiare &


e' l troppo il

bere, perche cgl"'e pejle malijfima nel mercante ,

& oltre l'infamia la quale fi dee molto fuggirete


guatane anche pigrida,groJ]eggta d'intelletto,[on-

nolentia , ingrojfir di lingua , & infine diuerfe


infirmità, come gotte, fianchi, Homachi,febr e, idro
pifia,lebra, & molti che fono altri molefliflìmi #d
ogni huomo & ma fiime mercante
,
al . Delli quali

dice l'Apofiolo polite inebriari uino,in quo efl lu


xuria,Et apprefio medici e detto Vlures interimit
gulaquàm gladio*. della quale gola pone Sco-
rnalo cinque jfretie . La prima quando mangia
inangi tempo. Seconda quando doppoun cibouuol
un'atro. Tergo quando uuol cibi predofi. Quar-
to quando uuol in quantità. Quinto quando non [er
uapolitia nel mangiare , ma mangia acidamen-
te &
finga ordine. Et nota che Jlgodino dice , fi
uuol intendere ogni cofa con mifura, quello fi con-
viene à luoco, tempo , &
perfona , Et non uoglia-
mo temerariamente riprendere , che può efiere >

che finga uitio Callidità , & uoracità il fauio mà


gi pretiofo cibo, & P ignara s'intende delia bruttif
lima
, -.

finta fami della gola nel uiliffmo cibo . & piu fi-
namente ogn'uno dee uolere come l fignor man-
co-
giare del pefce , che come Efaulentichia , ò
quisquis
me l'orbo àmodo de caualli di . 4 r*
Debbe efiere anche temperatoci mercante nel
mangiare , & bere per le ragion di fopradet

T
.te.finche non debbe appre^arel cibofc nonfo
lamcnte per femplice foflentamento del corpo, co-
me dice Boetio.Taucis minimisqite natura conten
taefl E non fta come dice fanto Vaulo Quorum
deus uìter efl & gloria incommeflationibus Che .

nefiuno bene ami ogni &


flagitio , Infuria
inetta

nafce dalla gola . Ter%o debbe effere temperato


il mercante nel parlare , &nó
debbe parlare trop
tut
pOi però che il troppo parlare non folamente in
ti gl’ b uomini è reprenfibile,ma etiandio
molto,
1
&
in ecceffiuo modo numerante,però che negl altri

e prohibito folamente quanto al bene bone Ho. Ma


al ben
debbe effere temperatoci mercante , quanto
utile,però che nel moltiloquio infinite uolte al mer
cate nafce grandiffimo danno, per ch^l compagno,
ti togliePauifofil qual ritorna à danno, fe uonfubi
to,ìn procefio di tempo • Si cheCl tacere non fu mai
ero
fcritto, ma’lparlare molte uolte fu danno
è che ichuomo prudente non dee fempre tacere
,ma
parlare debbe à luoco,e tempo,fecondo la cofa ri-
chiede, &
maffime hauendo riffetto à cinque cofe„
Et prima hai da uedere ciò che uuoi dire perche
tu non debbi parlare cofe impertinenti alliprece-
l 9 denti >
L 1 B 0
denti, parlamenti , ne fuora di prepofito , ne cofe
turpi, ne nane, ne reprenfibili,ne difonefìe , ne inde
gne alla tua condittone . Secondariamente debbi
confiderare quando non dei interponere il parla-
mentò tuo nel parlamento d'altri interrompendo .
[fetta il tempore parla quado ti par che ti tocca

à parlare, per che col tempo [ara accetto' Ituo par


lare . 7qon fare come alcuni fanno , che fette par-
lano^ tutti non s'intendono. Terzo debbi confide
rare quaio,per che debbi dare’l termine al tuo par
lare;non ejfere lungo , dà luocoad altri , non uoler
fempre parlare tu , che quefto è ufanza di beftie .
Et quando hai à parlare non eccederei modo con
la tua prolifica, cominciando delTuouoper uoler
narrare l'ifioria Troiana , come dice Hratio il
parlamento tuo fia chiaro , lucido , breue , non &
tato breue che fia ofeuro , come dice Oratio, obfcu
rus fio dum breuis effe laboro. Quarto debbi confi
derare à cui . Qjieflu è che non debbi rijpondere
fempre,& ad ogn'uno& Jecondo il grado delle per
fone , ma fempre babbi à mente di fare uantaggio
delThonore ad altri per che egte bello , & non co-
Slancila , & l’bonor che fai ad altri, egl'c tuo, fe-
condo quello d’iArifìotele, Honor efi honorantis ,

Quinto è da faperin che modo debbi parlare .

Quefla faria molto prolifia materia à uolerlain


tutto dichiarare , Ma perche Tullio fudò a farne
l'opra, io non te la diflendo,& maffime, perche ho
.
detto, che'l mercante debbe efiere retorico, però
alcuna
r e \ z o. a*
alcuna co fetta diro breuemente per alcuni indot-
ti, <& indiciplinati, li quali fono affai. Dei porgere
il tuo parlare , fi che la uoce,uolto,gie(lo , modera
tione,/ìacbuenuftate La uocedebbe eflere rimeffa
fecondo fono le cofe baffc,et alte che tratti, cofi dei
mutare la noce^ era,pittofafuperba siinefa &c.
Il uolto,non dei fare atto di capo, occhi, bocca,ma-
no,piedi , ma Har debbi faldo quieto faticando
folamente la lingua , & flando 1
quiete gl altri
membri Al gie fio debbi battere della bocca, & del
porgere, non oflante , che fimo babbi miglior gra-
tta dell’altro , ma l’ Intorno debbe sformare lafua
natura,& moflrarfi benigno nella etera , &
gra-
quanto è poffibile , Moderatone
tto[o nel affetto

conuenufìa bgrauità , che bella cofa k la modera-


tene, nel parlamento ,& la grauitanel ragiona-
re in huomini prouettiè che fanno, che come diee'l
Tetrarca.Tcrrarum eflgcnus hominum,quibus te
nera datate contigit fapere . Ma beati quelli à li

quali è data tal gratin . Qjtarto debbe effere tem


perato nel mercantare ,
cioè comperare, uenderc $

& introprendereà qual fi itogli a Intorno, Verche


come troui animo leggiero , auido di facende , &
che uogliono pigliare ogni uccello che uola,giudica
lo che prefio fia per fallire, & con loro non ti al-
lupare,guardati . Quelli che fanno temperatameli
te tanto ,
quanto è la loro fofìantia & la propor-
tene della loro indufiria ; et quando ti uengono di
molti partiti, nonrecufar esaminarli, &pratticar
L 3 li, ma
L 1 B 0
tiytnx non concludere fe non quelli che ti pare,ehe%

ftomaco della tua indufiriapofia fmaltire, non &


caricare lo ftomaco , per che ti fia disfattione , &.
danno . Queflo lo uedemo al continuo per efrerien
*
%$• • Quinto debbe il mercante efiere temperato
negli amici, & nell
1
amore • TSlpnfa per quejla ar-
te hauer di molti amici, & amicitic uane & in
,
-

trinfeche come donne, mandanti, /ignori,


,
Imo &
mini che quando deuono dare , non fanno pagare »
per che Jendo molto intrinfeco,bifogna che lo feriti
& lo perdi i Se lo ferui ti diuenta nemico : per-*

che nello fcodere ti fia fatica, & la tua prontegg?

te delli tuoi giouani , lo fa nemico , Et però il

mercante debbe hauer e afiat cognojcenti pon-


,

chi amici ; ben che quefto nome d'amici lo dicemo


abufiue per che pochiffimi fi trouanogli amici , &
molti ne chiamano', ma per dir bene,debbiam dire
cognofcenti. E babbi à mente di non prefiare da -
nari, meglio h una uolta arrofiirfi , che cento im-
pallidire . Et cofi hauendo queflo temperamento
conlaltre uirtu, & conditioni appofle in queflct

oferat potrai ueramente chiamarti menante *

f - * •

• - i

i J
*'
. . v V ;• }. \

•V

£
.

• •• . *4
IL QVÀRTO LIBRO
DI BENEDETTO COTRVGLI
dell’arte della Mercatura
V ,
,
* K...

T H 0 E M 1 o.

Avendo fattoi
trafcorfo fecondo» l no
flro proposto ,
perii
tre libri procedenti :
co Vaiuto diurno fegui
remo'l quarto libro, in
che , & in qual modo
il mercante fi de reg
gere circa la ulta eco
nomea , &gouerno di cafa , & della famiglia, la

qual cofa,non è men degna nel mercante, che fi fia


nel uiucre politico l fecondo quel detto di Valerio
Mafiimo Quid oportetforis effe flrenuum,fi domi
male uiuitur f* Et però uuol riflotcle, che'l pa-

dre di famiglia fipojja chiamar l\ex domus fune ;


perche come'lfie dee reggerei fuo reame con mo .

do, & ordineròfi il padre della famiglia, dee reg


gere,ethauer cura della fua famiglia .Et non poca
cura, perche molti non l'ejlimando fono incorfi in
grande infamia,& deiettione . In modo che me-
nomai farebbe lor flato, che foffino flati morti. Et
però mole Quiglielmo > che come' l padre di fami-
l 4 glia
-

L 1 B ^ 0
glia e tenuto efiere gouematore, della famiglia, fa
Jbiritmle. cofi anche in difciplina delli cofiumi >
co/ìi non facendo, è peggio che infedele^, pe
rò S. Vaulo difie. T.Thimotber.j* Si quis fuorum

& muffirne domeflicorum curam non habet , fide


negauit &esl:in fideli deterior 547. c. 1. ne-
cefie cfly Et cappitulo quantumlibet &c. Et cir-
ca quello medefimo , hauemo dal filofofo nel-
l'economica , Et priuatim , & publice decet eum
qui uitam agitai omnes deos , hominesque re -
fpicere multum etiam ad nxorem , filios ,
,

parentes ; Et però come piu uolte habbiamo det-


to , che'l mercante non debbe efiere intento ad un

foto artificioj per che farebbe un iftruwento rufii


co,& difutile , cofi dico , now bifogna che fola-
mente fia intento ad accumulare pecunia; ma deh
be risguardare algouerno della firn famiglia , &•
hduere pofiefioni , cafe per che non sa li enfi
della fortuna,cbe potrebbeno interuenire . Buona -

cofa dunque è c'habbia de beni /labili , come dice


tAriJlotele adducendo’l detto di Efiodo,che dice
ua efiere necefiario al padre di famiglia hauere »

domicilio , donna , & buon oratore . Et però'l mer


canteche no ha di beni Jlabili, ma foli denari mo
bili , fi può chiamar hiiomo dì giuoco di fortuna ,

per che uenendo ameno quel denaro ( la qual cofa


continuamente uedemo ) bifogna , che naia alla
•gappa.Vero'l mercante che guadagna di continuo
dee trahere alcuna parte del fuo guadagno & in-
uefìi-
£ v j. ^ r o. Sq
Uefìirc in cofe viabili ,
per che mercante mio ca-

ro , Vhuomo ratio naie , tutte le cofe che fa , le dee


fare à qualche fine. Ma fe’l fine tuo non è ,fe non
fempre accomolare denari [opra denari fe mille &
anni uiuefli,uorrefii accumulare in infinito fio ti fli

& animale
mo per irrazionale befliay , & non per
huomo Et tua accumulatone
. la è quella del ric-
co fepultus
Qjii infernum & e fi in quella che dice
l'Eudgelifia Difficile e fi diuitem intrare in l\egnu
Dei ftcut camelum per forami acus. Terche tu fei
funga fine . Debbe come fai'l
ricco di cupidità
mercante far mercantia à fine di adempire li fuoi
bifogni ,
<&• chi per lo primo modo lo fd , fempre è
in peccato , come uuol Mcfiandro d'Mefi. an &
che alle uolte è buono leuarft dal giuoco in fui piu
bello & non affettare fare
, che uol di il tutto , tal

ta uorrefìi & non potrai & però nel piu


, . bello
del tuo guadagnare punto & non affettare
fa ,

l'ultimo , che forfè fta con pouerta .

Della cafa del mercante • Cap„ 1.

prima cofa, che dcehauere l'economico


dee efiere ornato di cafa,e d'habìtatione . Et
la detta cafa dee hauere quefle codìtioni.Et prima
uuol ejfere Statuita in luogo piano & propinqua ,

al Luoco della ncgotiante,come à Vinetia Rialto fin


Tonente loggia , à Firenze Tgapoli & mol- ,
in

ti luoghi d'Italia, Banchi , à Milano Tocco fin mol


ti altri
1 B ^ 0
L
luoghi pianga & quefta propinquità
, ft fà per il
comodo mercante però che molte
del ,
uolte occor
re bifogno d'andare mandare & , ò , hallo preflo>

che tal mila , per non leuare prefio, perde' l buon


boccone . Ter che è ufanga di mercanti aggrappar
ft'l boccone dì bocca l'un à Poltro . il fecondo dee
hauere honorato introito per li forcjheri che uen
gono ì & non ti cognofcono , fe non per fama , che
molto ti atribuifce la bella prefenga della cafa :

Tergo dee hauere nel primo folaro uno fcrittoio


abile alle facendo tue & defco che d'ogni ban-
,

da ft pofia federe , & che feparatot fenga dar


fia
impaccio alla famiglia di cafa, per li forefliert
che uengono à conttratare teco . Quarto debbe ha
Mere un mangiatolo jj>aciofoì & luminofo à ciò che
la ojfufcatione dell'aria non ti toglia la eftate , &
meni in uiUa,la qual e disfattone ,d' ogni facenga,
& difuiamento di ogni guadagno i Quinto debbe
hauere camere da dormire ordinate, ornate fe- &
'
condo la conditone tua,non eccedendo'l modo.Se-
fio dee hauere cucina per apparechiare propin-
qua alla camera feruitiale , & luminofa &
ampia . Settimo dee hauere ripofii di foto come
fono cananei di uino , luochi da legne , & falle ,

da caualli ; & magageni di robbe . Ottano debbe


hauere ripofii fuperiori, come fono granai , ar-
mari ,] d'ogni uettouaglia , &
tutto foto chiaue .

1Sono dee hauere camera feparata per famigli »


dìfcoflo dalle femine > & acceffo abile da l'uno al
Valtro
,

V *A li T 0*
£ ,

taltro Decimo dee bauer necejfaru per nettezza


,

di cafa , fi luoghi ò gitatori d'acqua , fetide ci-


mo dee bauer cifterna , &
laualori, per non man
dare le fanti fuor di cafa torre de l'acqua
, <2 à &
lauar li panni , ò altro . Duodecimo dee bauer a*
ria da fole , da poter afeiugare li panni . Terzo
decimo babbia porti tutte falde con buone ferradu
re. Et che fi diletta di Ietteremo dee tenere li libri

nello fcrittoio comune dee bauere uno Hudiolo à


.

parte, in piu remoto luoco della cafa , il quale po-+


tendo efieruicino alla camara doue dorme è cofit

ottima & falubre per poter piu comodamente*


, ,

fludiare quando tempo gl'auanzg & quefio


il , è

gloriofo& laudabile efiercitio ,

Della uilla dell'economico* Cap, 1 1*

A Tpreffò debbe bauere teconomo uilla


s'ba poffibilità dee bauere due fpetie di uil
le, /’ una per utilità &
rendita per nutrire la fami
glia;& quefia non curare ch'ella fta lungi dalla cit
, &

ta,pcr che hai à ricettare folamente alla utilità *

& non dimeno quefle uille Jaranno utilinel tempo


&
della mortalità corruttione d'aria, & quanto fo
no piu da longi,piu s'ajfannno al detto Val
officio.

tra uiUa uuol effere per delettatione & per rifrigo

rio di te & della tua famiglia, fe no la pigli confi e


quentatione perche il fi-equentare de U'uille fa gl*
buomini difui are dallefue faconde* Et quefìa uilld

tifiti
1

L '1 B 0
à fare al fine a che tende quella nofira
ti feruira

opera,come uedrai infine d'efia , La prima e itti*


le al mercante , per l'entrata che nceue, La fe-
conda refrigeragli /piriti , &
fà l'huomo piu de-
tto ad ogni fua facenda , T^on dimeno fieli'una, òr
ne laltra ti ricordo babbi huomini; òr fa che fieno
benegouernate, &
non ti curar d'andar poi a ue-
derliyper che col tempo ,
quando uerrai alla quie-
te fupplirai. ^Attendi alle facende fin che Jet in
età projpera, & atto al mettiere ,
per che la ter-
ra bpottra madre, òr colla tenderai ci alletta tato
che ci fa quafi trar fuor di noi,òr abandonare a po
co a poco l’altrc nottre facende
, Le quali fono per

la maggior parte piu molefle. Et però Virgilio


la chiamò L&tas fegetes perche fanno gli homini
lieti. Et fe la facuita tua sottende , // che poffi
comperar uiUe , compera le piu utili, non pom- &
pofe , lo dico tanto fuori quanto drento della cit-
,

tà, &que fio nome uilla ti fia bora comune,

DelThuomo economo , Cap, 1 /.

E
economo
T per che trattiamo del uiuere economico, co
feguentemente ci par di trattare dell'huomo
, Il quale debbe efiere prima mafehio
,

& far fi ohe dire dalla donna , dalli figliuoli, òr da


tuttala familia,Et alcuna uolta moflrati terribile
non fei, òr alcuna piaceuole,per uiue
aìicor che tu
^
re gioco do conia tua cafa • Et ingegnati che la tua

fami-
, , ,

Q, V
Ti T 0 . U «7
famiglia non cognofca’l tuo naturale c7?£ cowe lo
cognofceranno ;m fpacciato . £n» queflofi
uuol bauere molta prudenza . Et io che ti ferino
mi pare non baflarui. Debbi efiere uenerabile*
coturnato , & bonetto &
, cofi fa che la tua
famiglia impari piu totto li cojiumi della tua
uita , che della tua dottrina . Vero che fe im be-
ne meglio dalToperationi che dalle parole . ,

Leuati la mattina piu à buonora che gli altri


calcati tardo , de gl* ultimi. & dilettati al meno
ogni 1 5 .giorni, di circuire tutta la
cafa,& uedere
difetto e difopra ogni luogo, etiadio doue che dormo
no le majfare , & & riprendi ogni man
feruitori,
camento . & fempre acconcia qualche fa co cofafo
fa, l
y
accioche temano aduento tuo improuifo & ,

tenghino ornatamente la cafa . Date fono niente


dimeno molte gratte à molti ,quafi diuinamennefi
come nelle cofe di gouerno , cofi anche nella for-
ma , la qual fendo tffimia , eccellente, trahe &
molto dal Cielo, come difie Drepano aTeodofio lm
peratore_j. Che, certo la bella prefenga dr un eco
nomo pretta una certa autorità apprefio la fua
famiglia . come anche di uno Imperatore (fi come
fcriue Solino d’\Alefiandro Macedone ) il quale
in uolto mofiraua /’ integrità,
& magnificenga;che
portaua drento del cuore anguflo . Fu di forma fo
pra la mifura de gli huomini; capo alto, occhi lie-
ti, guancie iUuflri, tinte di uer miglio, che rende-
nano grafia à cui lo uedeua • Il rejlo de lineamen
ti COr-
^
I ì B \ 0
ti corporali, era non fenga una maefìa di belle

%a . &cofi,non meno *on quefla fua uenufla for-


ma, acquijlo gratia appreffo gl'huomini,che per la
1
dottrina d ^lriftotelc& di Calliflene, liquali con *
dtifie per maeslri . Ft lofi fi legge d Ercole,
f
& di

Cefare, di Traiano, &


di molti altri Imperatori,

& Ce fari. &


per benché tu hauejfi la proporzione
inabile debbi nientedimeno ingegnarti à fuperare
la natura. Vero che molti hanno acqniflato per ar
te quello che la natura denegarla, come fi fauoleg
già d* jtriflotele,per benché io non lo truouo in al
cuno autentico fcritto.Et quado bifogna cafliga la
tua famiglia con parole ajfire,& metti luoco,et te
po,& qualche uolta col baftone , fenga adirarti ,

e*r fallo per dottrina ,& non per ira; come fi legr-

ge'di "Piatone, il quale bauendo'l fuo famiglio er-


rato , li difi e ti daria delle buffe s’io non foffi cor-
rucciato. & perche pofiiamo feguire de il reflo la

opera noflra faro economico, &


fine alT de ue dirò

ftimcnti, & ornamenti mercante^. del

Delle uetti & ornamenti mercante.


,
del
I Cap. I I I 1.

L jt prima ueflefu trouata in "Paradifo


(Ire di pelle

re li pudenii.Vercbe dopo
femplice di montone,per copri-
il peccato conobbero li
terre

primi noflrì parenti, la nudità ; come nel genefi »


poi che ufauano le uefli fino à mega cofcia . Et
quello
(

Q^V 4 * T'O’l SS <•

queflo modo ancora ufano molti Voi à man d ma .

no uenero molte pompofità, in modo che ira l\oma


ni ufauano la toga mite , foto quegl'huominì che
degni erano d'officiit, & del gouerno della Rjzpu-
hlica . Granelli ufauano i caualieri,& gl'huomini
Uh crii i liberti d'argento, i ferui di ferro, come re
cita lfidoro. Voi come narra Liuio , nel tempo che
liRomani furono fconfitti à Canne in Taglia , da
tribale, andarono le donne Romane in Senato, <&*
portorno ne loro grembi le gioie, ejponendo tutto
per fare uendetta della riceuuta fcon fìtta. ^Allora
à lode loro ,fu decreto per legge publica, che alle
• donne fofje lecito ufar d'oro , & di gemme à piace
re loro . Tot alla giornata come in molte altre co

fe cofi in queHo,li moderni huominì hann o ridotto


in abufo , & preuertito ogni Siile, & ogni degnità ,

in modo che non fi difcerne trai plebeo, & ilgen-


tilhuomo, tra il mercante ,& il Signorela ^ingi
ch'e peggio , li Signori & Conti hanno temperato
li ueSlìmenti, & ridotto in moderatione, & pie li

bei l'hanno ridotto in pompofità , & paiono per


efi Signori, fe la etera non gl' accufaffe , che dice
bene'l prouerbio di Ctalmatia.se la capra fi dene -
gaffe, le corna la manifeHariano . Et certamente
uedi un plebeo, ò unaplebea bene & ornatamen-
te ueftita , e pare che quelli ueHimenti l’accufano>
& quanto ha piu preciofe ueflimenta, tanto piu pa
re Simìa ammantata , Et uedi poi un gentilhuo -
tno in femplice martelletto, ò una gentil donna in
deb etto .

/
I 1 B It 0
debetto, giudicarai per l'affretto la nobiltà. & pa-
re che come alla plebea piangeua l'ornamento ric-

co, cofi, in una nobile ride il moderato . Come nel


precedente cappitolo , & anche in un'altro luogo

di quejla noflra opera habbiamo detto . Gran do -


no celefle . QiteSta e la forma la p rimagra
tia che l'huomo riceue,perche è nel momento del-
la cocettione èt pare Gratia gratis data , fia ò per
fegno celeSle , ò per patema eredità . Et in qual fi
uoglia modo la prima caufafe efio Dio. Et però il
mondo è deprauato , & guaSio.. Verche come gli
animali brutti tirano ogni uno alla jfrecie fua pro-
pria, cofi anche deueriano gl'huomini distinguere
gl'officij & dare à ogriuno quello eh' e fuo,come la

nera giufiitia ricerca. Et però molto fono d'efier


ne riprefi molti mercanti, liquali hanno pofio ufan
•gè indiferete in molte terre , & mafiime in Italia,

che oggi dì ueflono con tanta funtuofità,che non di


co che a uno Conte b aftaria, ma ad un ^e.ì^el no
ftrotempo due principi portorno questa abufione ,
cioèllmperador Sigifmondo di Sale%borgo,&JLl
fonfo di dragona mio Signore . Et per ejfere
meglio intefo dirò del modo, fecondo' l quale ufa-
ua ue Siiti di panno di lana fina &
feta nera , rafi,
e damafchi,& Tariffimi ueluti piani, ma il fuo co-
mune ùeftire era panno di lana « La qual cofa in-
dnffe in confuet Udine non folo nella felice città di
Trapali,ma in tutto ì regno,& in gran parte d'ita
Ha che mi pareua unafobrieta, ueder quelli gen-
'
tilhUQm
^r^i(.ra 8?
tilhuomìni con certi giorne letti , & ciopette affé-

tate , &
di fopra manteUetti di panno fino , fpe &
tialmente quelli che erano in moderata larghe^-
, 7yo» dico di certi ceruelli leggieri ,
che ecce-
dettano la mifura, tanto erano corti . il diuo I\e
fempre lungo fotto'l genocchio, che mi pareua cer
to una Immanità , manfuetudine,urbanita , mo-
y
&
deflia. E uedo,& conofco bauedo cerco tutta l lta
lia,& fuori gran parte , in molti luoghi,fenga no-
minare neffuno per non efjere noiofo ad alcuno , in
alcuna citta , un culto di ueflire piu diforme da
ogni maniera, & coflume economico & politico,

che quello della noHra citta, in ogni gente, tanto di

gentiluomini, quanto di manuali & mimUrali,


,

che tutti ueftono fino al talo. & non bacando loro

queftOidue maniche uiaggiongono altre tanto lon-


ghe, & &
aperte, fono panno
queflt uefliti, di fi-
no, & drappo feta,fodrate martori,
di di yibeli-
ni,uari, & damaf
di uarij cendadi &
chi, taffetà , ,

altre fodre E
fontuofiffime che pafìa mol-
. dicoti

& poi mettono


te dicine di libre * fi maniche quelle
in fpalla che pare utflmperadore à modo di Firen
%e , ò fachino a modo di P inetia , ò baflagio a no-
Siro modo, ò uenditor di robbe di donne. Terò che
le donne portano filmili ueflimenti»& fono loro
piu atti y e meno fi disdicon loro le uanità,& le fon
• tuo fita . Et per hauere uifto tali, in tanta deformi
' tà,et per hauer confiderai la ragione, et il dritto >
• la compiralme delle perfine a me è paruto uede
in re un
&a
L 1 B H. 0
re un Afino infellatto , con fella di corfiero, &pa -

rutom uedere un meffer Nebbai,cotne difie'l Boc


caccio, Torco grafio,et Vin da cena.Terò che quel
lo non è urbani Caino» mo derat ione, non facetia ygr
uita,modcflia,humanita,of]eruantia, religione, ma
gnanimita continentia, fapienga diligenza
, , , ab-
ftinenga, benignità, ma contra ogni moralità , &
cfferuanga Vero che l’huomo nella urbanità,
.

nella granita fua , non debbe eccedere il modo,con

forme al noftro naturale . 'Non dico che da ogni


lato, non fi debbe far honore
1
, ma fempre modera
tornente, perche fe li Trincipi,et li Signori uefto-

no damafehino , ò ueluto , a te non ti toccara di ra


gione portare gochana . ^Aggiungo a quefio , che
molti fono(& Dio sà>cbe parlo il uero)percbe n'ho
uiflo , liquali nefiuna fofianca hanno fenon tanto
quanto hanno addoffo,& in cafa fuppelletile,& di
quel che guadagnano a giornata di quello uiuono .
Mercante mio , &
cittadino, io ti dico, che ti bafla

panni fini di ogni colore ,eccetto che fcarlatti > li


quali fono riferuatiper dottori, per Cofficio,et per
done,per la fragilità,per lequali loro fono tolerabi
li molte cofe.
1
&
ancora a Caualieri rifpetto alla
dignità i Ogn altro colore di panno fino ,fi contite-

ne' à te purché non fia giallo ò turchino, efimili co


lori nani-, &
da iUrioni , per che come li colori feu
ri fono fignificatiui di granita , cofi li chiari fono
fignificatiui di leggiere%ga e pagaia. il colore feti
ro adunque fa l'buomo grane, ficuro, faldoso &
,

r \A H T 0. 9o
me uogliono li naturdixNpn dico che giubboni di
ueluto , ò damafco non ti fi conueganox ma niente
piu E guardati di ueflirefete di [opra,per che pa
.

verai una fimia ammatata,et mejkrLupo dilettati


ueflire fihietamente , & ciuilmente;che ccrtamen
te due cofe efleriori dimoiano lo intrinseco delTa
nimo,fecondo la fententia di Seneca che diffe.Ter
esleriora cognofcuntur interiora , cioè pel ueflire,
&pelfabricare . Che ogni uolta , che tu vedi uno
uef ire colori uari, òdiuife,ò frappe cefi l'animo
fuoc diuifo, E pero quelli cortigiani comunemen
te ueliono diuife , &
quello che non ha dagli ante -
cefiòrijinuelliga qualche nona diuifa . E per con-
trario quelli li quali uefiono moderatamente , cofi

fono d'animo moderato , & cofi quelli li quali fa-


bricano , & compartono le loro fabriche in cellat

ti, & Scartabelli , cofi èfrafìagliato & cellolato

fanimo . Etquelli , che hanno fanimo lor faldo,&


confante fanno le fabriche falde e*r confondameli
to alcuno lungo ueflire di manto che non ecce-
.

da il modo , cioè à meg%a gamba,& la uefte fotta


tia defra che i lati filano finga grauei^a et fen -
•ga importunità , che tu fignoreggi le uefle , &
non efie te . Laudo color nero
paonaggo , et ta- »

nè , calge %plate,fcarpe non frappate . Doue fi ufa


in capo , guarda la tua fanita , et [apiti moderare
co capucci; ò capuccetti, berrette, ò berretine,pero
che dalla intemperie della tefta feeondono mille in
ferinità. Buono è non lajfar parlare al uolgo , ma
, . L I B ^ 0
fi ricordo la ulta , et la farina tua , et majfime in
quello che può cfiere poco preiuditio. Et guardati
maccarone dalli maniconi aperti,fin in terragno ti

bafla che dime flri'1 facerdote d'Èrcole > ma ti hai


fatto le maniche , che per grauegga te le bifogna
portare in collo. Dal paggo, à te non c fe non una
differenza ; che'l paggo continuamente fa le pag~

'Zje et tu le fai folamente di fejla 9 quando ti met-


ti la uejìe in {falla « Et fe uoi uedere,che cofa c ho
< nefla,uedi che facendo tu folo coram populo que-
Jìa ufan%a e non ui foffe d'altri bufalli,come ti cor
.renano tutti e* fanciulli drieto ; et parerejli uendi -
tor di uefie di donne, lyon uoglio che tu feufi che
, Tirro uefliua l'habito della fua donna Deiamadia »
che'l fece per legger egga d'amore , il qualfi pin
ge , et è cieco . JL te che fei mercante, et non ina-
maratojion ti fta bene, che quello è habito di don-
ne anticamente Et fu uno, che per amor della fua
.

inamorata la comincio ufare , et cofi uanno come


le pecore un dietro al altro, cantra ogmciuiliià et
fenno , et quefio fia detto afidi, quanto al ueflire
moderato mercantile.

Della mafiaria, & fupellettile del mer


caute. Cap . V.
/Ti Anto uien à dire mafiaria ,
quanto troppo

1
mente
faria,che in molti luoghi d’ltalia,et fpecial
in Pinetia maffa uuol dire troppo . Si che'l
mercante non debb e caricarfi di fouerchia majfa-
-V -

ria,ò
,

(I V Jl % T 0. ^
9r
faria,ò fupellettile, ma debbe battere tatonecefia
rio all'ufo fuo quanto ricerca la tua facilità . Che
,

molti fono che intanto fi dilettano in fupellettile


che quafi ogni loro cura &
fofianca epongono in
quello Etfe abbondar e ,& eccedere fi debbe per
.

alcun appetito eflraordinatio , fi a in argenti , e


cofe , che'l denaro fempre à m
bifigno fe ne poffi

hauere , & come dijft dee battere momento tan-

to , quanto li bifogna , & bene ordinato &accom- i

cafa & per thè ca in -


modato peruiuer in ,
polito,
4
capitano per
fa del mercante molti forefticn
ci li

trafiebi dhterfi , da ogni parte .

Della moglie del mercante. Cap. V J.

a
N On ofiante che de ttxore ducenda rthabbia
mo fatto una opera {ingoiare , altre uolte
me Jler Volgo de Bobali, dotte s"e detto dtfufame
te in fermon latino , d'ogni ojferuanga delle
-

moglie

& delTofficio loro , & dello allenare figliuoli &


dì tutti giardini che denno effer feritati in ciafca-
duno della famiglia i non dimeno per che qui , la
meteria ci induce cappitolo, diremo alcune cojege
: Dice T beo fr atto pbilofopbo nel
nerali libro delle

nog^e , & difputò ,


che l'bmmo che dee pigliare
moglie, dee efiere fauio,ricco,fanno , gioitane . &
Et cofi e (ler conuitnù à pigliar mcgliere ; ma feti
manca fiero quefle condii iuni,ò parte di quelle , ti
dico non la pigliare. Et cofi la donna dee efiere btl .

la y coflumata,nata d’bontjìi parenti , non difiegia


M i rucp, .

1
-

L 1 B Ji 0
ricca , come la piu parte de moderni giouam , che
cercano ricchezze ,& la mogliere. Li quali poi che
l'hanno hauuta , mai uiuon ben con efte Vero tre .

beni generalmente fono in donna . il primo ben ho


neflo,& quetto è nelle uirlù . il fecondo e ben uti-
le quello intendo dotejucccjfioni
y & ricche g-
Xp ile qual cofe,non fi debbono cercarei ma feti uè
gono infieme con altre dote del ben honeHo , non
l'hai a fugire . il ter^o bene è dilettabile, nel qua
le confifiono le bellezze, le quali fono dono di Dio
à chi lha . Ma le belle xzp pajfano col tempo per-
che ogni donna a lungo andare dima uecchia ,
'

fe tu l'hai pigliata ricetto alla bellezza come ella


pafftipafia etiadio l'amore. Et cofi è della utilità .•

Ma la uirtìuh'è il primo bene , il qual chiamo he


bonefio , che fempre dura , & uiue infieme con la
creatura , &mai non manca . E quefii fono beni,
& dote , che fi deono appetire iCome difle Seneca
Trobitasyfides que coniugis,pudor,mores,placeat
marito,folaperpetuo manenti fubie£la nulli metis
atque animi bona: ftorem decoris finguli carpunt
dies . E però rifguarda cappa bene , &
piglia &
donna, che habbia dote dell'anima , cioè uirtu . Le
quali come difle Cicerone, ne per incendio , ne per
naufragio , ne per alcun cafo di fortuna non fi per-
dono , Et non cambiare'l bene perpetuo per il tra
fitorio ,Debbela donna effer prudente , coftante,
graue,piacente,jludiofa, humana,:modefla , mife
ricordiofa ,
pia,rdiglofa , magnanima , continen-
te »

i
, , &
,

*) V A n.
* 91
te prodiga, diligente , fobbria,abttinente , fuga-
ì

ce, occupata fempre nell efarcito deflauorare •


Verche due cofe fanno le done molto Rabboccare,
cioè logioy & la pouerta e*r però quelle due co-

fe fi leuano mediante l’operatione fua •


Venite
operando fa due cofe , fi leua da ogio , il qua-
le nutrifce amor, et Venere come dicel Vetrarcha
putrito d'ocio & di lafciui a humana, E Girola-

mo, Fac ut femper diabolus inueniat te efie occupa


tum . Secondo operando non fcade in pouerta c'T
ftmpre fi trouahauere. Et certiffimo una delle co-

fe piu necefiarie alla donna , è ch'ella fia fempre


in qualche]efienaio . Et però Ottauiano Imperato-

re,faceua imparare le figliole fue,à filare ,tejfere,

* cucire, & altri fe minili efierciti\, di feta,oro,&di


no . & dimandato ,
per che lo faceua t rijpo (è, che
no ojlante che egli era fignor del mondo, & non fa

pendo fe le figliuole fue perueneriano a necesfita


accio che mediate Fejfercitio potèfino uiuere , &
che mentre fono in cafa fieno jempre occupate, per
feruare rbonefla. Debbe la dona tenerfi ornata fe
condo' l fuo grado in uefte , & ornamenti & con- ,

netteva, & puliteva della carne fua & mai ;

non debbe per conditone alcuna imbrattarli la fa

eia, come cofiumano fare in molti luochi d'Italia 9


& in Grecia • Ben fi può chiamar in q netto, conto

felice la nottra patria , nella quale non fifa , &è


per buona confuetudineprobibito alle donc,& ba-
tto per peccato, olira la difonettafxl ueder difaccia

i
M 4 im-
L I B ^ 0.
imbellita una donna • Et fe per difgratia tu uè di
alcun huomo che fi acconcia ò faccia, ò cappelli , co
me ho uiflo Sfuggilo come’l demonio dall’inferno.
Et s’baucffe tanto fenno quanto hebbe Salamone >

farà uno fmemorato,fecondo quello d'Ouidio.


Sint procul a nobisfiuuenes utfatmin a compti. .

Et Martiale, fcriuendo à Cucino amico fuocbe un.


gefie li capelli canuti , con certo artificio che lì

faceua negri .
Mentiris iuuenem,tinftis Lucine capiUis
Tarn fubito coruus,qui modo cygnus eras
7\{on omnes fallisele te Troferpina canum
Terfonam capiti , detrahet illa tuo,
Sh che guardati da ogni conuerfatione d’huomini
taliy però che non hanno fenno } ne ceruello innefia , .

& quando la moglie, & il marito s’ajfrotano tutti


duaa far ciò màifia fra loro pace ò buonauita.Deb
be'l mercante quando piglia la moglie in quel prin
àpio ammonirla , & darle’ l modo , & l’ordine
del uiuere il primo anno , & non le dee laffar la ,
briglia,ma fempre tenerla in mano , & gommar-
la non lafiandole mai uincere nefiuna punta ,
, &
farle carene con temperamelo , farla à ma-,&
no dilicata , come fi fa d’uno ffaruiere che fai lo » :

come’l uuoì.Fa che ella & che no


hor.ori,

f
pigli à degno la molta ajprcgga tua . come uuole
^IriHotele nella Tolitica , allegando le medicine
continuate che diuentano cibo,& nutrimento. Co-
fi la cafiigatione continuaJen^a ripofo diuenta dii .
Q^V IL T 0.A '
91
ra,& incorrìgibile;& non è piu dottrina, ma egl’è
fcberxp > & giuoco, E ingegnati di non ti conduY -

re a batterla perche come tu le metti la mano ad


,

dofio tu Jei impacciato • gufandoti > che diuerfe


fono le nature delle donne alcune uogliono buone \
parole , & quelle tali Jono gentil creature pale-
ttate in cafa del padrep della madre delicatame
te & uegzpfamente & non uogliono afprezza
, ,

perche la natura loro piglia difdegno della afire^


%a di parole > ò battiture , Et qucjle raro trouerai..
che per la gentilezza dettammo non ti temano ,
& honorino feti appicca ogni dottrina , &.
,&
buon coflume , &
beati achi toccano;che certo fo-

no per la maggior parte ucnture • jtlcune fono che .

fogliono atterirfi di uolto turbato , & quelle fono •

& per piu fono da poco»


di natura fua timide ,
lo

& bejlialip duramete imparano Et quelle dar- . tali

fi uogliono co grande ingegno addottrinare


>et

li liberta , dipingere l’audatia con carezza


more,ct eccitar Le, et accarezzarle, et allargarli di
-

*
feretamente la briglia, come fi fi a caualli quado'l
cozzane , li uuol fare portanti,che lo fa col molla-
re la b riglia p
tirare a luoco,et con lo Jprone , et

ci uuole gran defìreza di mano ,come fai tu che

l hai prouato . Et quefle fono tenute in cafa


de lo-
ro padri fotto temenza ,gouerno indotto, fernet al
Cimo temperamento • Et io ti dico , che le cittele
ejperte bonejle
fi uogliono tener bene, per farle , »

et Jaggie . jtlcune fono fuperbe, et bcfiiali . et


e,

1 B ^ 0
quelle fono atteuate in cafa de loro padri e tenute
,
uili , &
maladorne , et majjìmein cornerfattone
dif:b;aue, dalle quali imparano ogni mal co[lume»
Le quali poi come ucngono in cafa de loro mariti
,
lipare efiere uenute della prigione in libertà
, et
vogliono efiere fuperbe et be(liali e par loro
y epe ,
re diuentate madonne . Et di ferue libere,
, per il-
cb e fono fen^a freno, et quette
fi debbono mol-
ammonire , et minacciare del cominciar à me-
to

nare le mani et fattamoreuoli, et menarci


, poco e
dis degni, E in ultimo y quando emendar non fi uo-
gliono giuoca del battone, ma queflo ti fia per ul-
timo rimedio, Et [ fortuna t*induce àquettoe-
e
Jlremo , fa che tu fia fecreto, perche non può
ejfe-
re piu carico dì un huomo di conditone che
, batte-
re la moglie. perche la donna è molto
fragile , &
uil creatura , & è huomo imperfetto come dice
•Ariflotele, che la natura fempre intende produr-
, ma alcuna uolta per alcun diffetto di
re mafehio
materia , ò frigidità deli’huomofo delia donna,
p
rò produce femina. Et però la chiamò
, mafehio oc

cafionato . Et però e cofa


ch’ella & potè
uiley di
tta tua } & non ha mano, ne piedi da prcualerfi
& c cofaanche uile, che tu ettenda la mano in
ef
fa. Et dee efierettimato da poco, chilo
/afonia
grande occasione , Terche è ben da poco chi
, non
la fa ridurre con buona
dottrina al buon cofiume .
Et ferina fallo, tale è
la donna quale e’I marito la
/à ' Et quando è trifia.fi
dee incolpare il marito
&non
-

Q^r U R T ol P4
non tanto lei. Et però la Chiefa impofe pià pe
na , a chi ama%z*' la propria moglie,cbe chi ama

Za la madre . ^Alcune donne fono di poco cernei-


lo y & leggiere, uorrcbbono fare, ma leggermene
ttf fi dimenticano, & quejle fono allettate da p ae-
rina, fen^a dottrina ,& majjima memoria e il fi e
quentarla .& farle imparare, fi fa piu falubre 9

& piu efficace la memoria. Et però molti m'han


no riprefo , perche io faccio le mie figliuole impa-

rare la grammatica^ recitare molti uerfi di Pir


gilio, a mente . Facciolo non folamente per farle
perfette Grammatiche, & Retoriche, ma per farle
prude ti,fauic,& di buona,falda, et fana memoria ,
della qual cofa, nefiuna può efiere maggiore dote

à chi ha fentimcnto. Beato' l gioitane, che ui fi ab-


battei. Et però Lafchena et iffiothea fi ueflirono
in abito uirile,& andarono ad udire la dottrina di
Socrate, et furono filofophefie,auide di fentire quel
lo fi cotenea nelle lettere. Ma le feerudiate, co mol
ta difficultà fi poffono ridurre & fi uogliono am
,

monire freffo, & quafi al continuo ; & hauerliap-


prefio una donna grane , che continui àcoflum ar-
ia, per ridurre quella leggerezza alla grauità,jtl

cune fino di rintuzzato ingegno & addormenta *


te, grofie <fintelletto, grafie di corpo & dormi
,

gliofe , & fìracurate,& fino tutto carne,fen^a fri

rito. Qjtcfle fono quelle , che fono uiuute in caft


del padre libere , con compagne
befliali dotte ufa-

no le donne la mattina [lippa con maluafia, Ó*



-
-

L 1 B Ti 0
poi jra'l dì fanno collationcy. La donna uuol effe
re fobria. Certo quanto in queflo,in Italia laudo
le donne Romane , che mai beuono nino . & cofi le
7qapolitane,a?tcor che ne beuono , il fanno fobrijfi
mamente , Et infeflandole la fete in fr'al giorno,
beono acqua pura, dico tanto à no%%e, quanto in ca
fe loro proprie . Sono anche le Spagnuole donne
di conto , che non beono uino , quefio laudo mol-&
to, Et quefio cofiume e tratto da gli antichi Pro-
mani; come recita Valerio, di quelle che di nafco -
fio lo beuettono,& furono ammainate da loro ma
riti. Et quefie donne uinofe,carnofe,uoluptofe,&
be fliali, fi uogliono ammonire con buonmodo , &
farle attinenti,' & leuarli l'ufo del pacchiare, far-

& farla digiunare & leuarle


la diuota,
y
l'ufo della

fuppa,& d ogni brodo,perchc empieno, capo,& il

generano molta humidìtà capo & fannoledor in ,

migliof & fmemorate. Et guardala


e,fonnolenti,
comterfatione & maffime da quelle
dalla cattiua ,

donne, che non hanno uergogna . tt infine toglierr


do la donna di. come uuole frittotele, <£r
1 6, anni
Thuomo di .28. farai la doma come uorrai,& l'ha
aerai tale quale la farai. Et non la torre di minor
etàjperche dice il filofofo, che in cotefla età e per-
fetto Thuomo, perfetta donna, ^procreano per
fetti figliuoli. E hauendola in cafa , pruouala de-,
firamente; & fe là truoui leale, fidali denari , &
tutta la robba tua, che quanto piu fedele mofire-
rai , tanto piu fedele fbatter ai . Falle honore , &
falle
I

| < <}

H^VUKTO. P5
1

fc
falle fare à tutti di c afa, liquali quando uedranno ,
h cfo f« lhonori, tutti la honoraranno, Ter che come
le
recita Liuioil lauorar di mano,fu dato alle donne

5*
prima che aglbuomini . JÙ f{oma quando T orfe-
ria Ibaueua affediata per rimettere drento li
*, ,

a
Tarquinij, & in tanto haueua Jlretto la città > che
v
li domandò cento uergini per oftagy. L e quali per

I
tanguilla della città ottenendo, Clelia matrona no
bihffima data in cujìodia alle uergini , leuandofi
' Torfena dall'afiedio , la prima notte tramutando
M
il T euere le ridufie falue in j\oma f Fu etiandio da
to l'bonor alle donne di falutarle,& far lor luoco,
per uia,come recita Valerio Mafimo nel cappito-
*
*
‘ lo de pictate, quando Coriolano efiule Romano ha
7

II
uea condotto l’cjfercito contra la patria, & bau a- e
la ridotta in molta flrete%%a ; nongiouando tante
(f
legationi del Senato, ne tanti cognati con altri pa-
ir* .

renti,ne tuguri, ne religiofi di quella età,u'andò


li

la madre fua incompagnia di molte donne uenera *

Ile

bili, et per la fua feuera caHigattone, fi riflette et


n
é leuojfi dall'afiedio. Ma di'quelle fi trouano poche,
0
et tutte meritamente per le fue uirtù hanno confe
\l
guito honore perpetuo . Guardati , non fare lafci
UT
ua la tua donna da principio, che poi tu te ne potre
r*
fli pentire ufa moderatamente il coito,perche dai
,
ir
buon cofìume alla tua mogliere , et farai procrea-
r*
tone de figliuoli, et lamore piu perfetto, et piu in
?
tero . et altrimente deui con ejfa cdnuerfare inpu-
f*
blico et altrimente in fecreto
} , In publico onora -
f
tarun-
li
* t 4-r
;

L I B ^ 0
tamente honeftamente , et pudicamente nel parla-
re,nel ridere, nel conuerfare In fecreto dilettemi-
mente, amor euolmente, et mode (lamente. T^on la
far gelofa, ne forettofa , rendile interamente Ca-
ntore fen'ga diminutione , non efere uolontorofo ;

& non meretrice, & non


Falla donna, ui moflra-
denundandoui pudendi
te L'un l'altro , li , Con gran
temperanza fa uergogna parole, & in in fatti, co

fiume, et honefia nella conuerfatione,fede et mode



rationc, et quanto con piu uerecondia uiuere , con
piu amor et deftderio,ui mantenirete . Debbe com
portare la natura l'un de l'altra , altramente non
faria la uera coniugatione , et compagnia, 7yon uo
lere faper tutte le lor cofe, & fe le fai per bauer-

le lette, ò intefe, fingi di non faperle, ne ti mettere


per niente à ragionargline Viui continente , et
.

ferua fede alla tua donna, che è comandamento, cò


me dice Santo Taolo,7$olite fraudar c ad inuicem
Et anche darai cagione , ch'ella non ti faccia frau-
de ; che come tu non fraudi le donne d'altri, cofi
gl' altri, non fraudaranno la tua. Et però dice jlri-

ftotele , per rijpetto di Dio in prefentia de quelle


tu giurafii feruare la fede alla donna , tu la debbi
feruare, et chi {pregila quefio dijf reggia efio Dio,
Terche egle grandtffimo honore alla donna Job ria
fe fi uedel fuo marito ofleruante la carità, et non
penfante d'altra donna, Ala fopra tutte t altre
penfando à quefia tua , fia fedele , Et tanto piu
Audio baurà anche ella ad ejfere tale uerfol mari
to fuo »
Q^r jt ut o. 96
to fuo, quanto piu cognofcerà efiere fidelmente ci-

mata dal marito, adunque l'huomo prudente non


debbe ignorare Cbonor debito alli parenti , allì fi-

gliuoli , et alla mogliere, acciò che dando ad ogni


uno 9 quello ch'ègiuflo , et fano : fia per che molefta
niente porta ognuno di e/fere priuato dell'bonor
fuo. Etico tento l'huomo dadoli di molte cofe,altre
uolerfi torre etiaiio poca cofa no coporta.Et niete è
piu fuo alla donarne d'efier piu dato al marito,che

fata et intemerata et intera copagnìU. Et però non


dee l'huomo et ponere il feme fuo doue gli agtra -
damper che diuili et cattine non fi generano li figli

itoli fimili alli figliuoli di matrimonio uero . Don-


de la donna fi priua del fiuo honore , et allifigliuo

li fi fia ingiuriai et a lui per quefie caufie fitgue


dishonore.Et quefto animo hauedo Plifife uerJoTc
miope t et fendo lungij da lei non contra 'tenne.
*Agamennone per amor de Crifieida pecco contra
la propria donna Clitcmnefira > et da lei riceuete
il filmile per Egitto . Etcofi Iddio permette , co-
me dice Seneca . utorem 9 ficclus fequitur . Et
però rlijfe fendo pregato da la figliuola ÀMlan
tCyche rejlajfie con efia lei non uolje tradire l'affet

tiene diTenelope t con Circe , che li prometteua


molte cofie , ma li riffofe nitente des fiderare piu ,
che la fua patria , auenga che inculta fet ajpera:
Cofii egli fieruaua la fede (labile,et ferma alla fua
donna t et meritamente'l filmile dalla donna rice-
uea. Et nella oralme che fece Homero$oeta,dif-

fi.
I 1 B Ti 0
fe, “baiente meglio ejjère al mondo , che fe il mari
to y et la mogliere concordi , et unanimi gouernaf
Jeno la cafa loro .Debbi battere perfetta fede , et
amore ,
per che il matrimonio fu inflituito fecon-
do uuole fanto Tomafo in.q.d.zó.a procreatione
•de figliuoli da qual era necefiaria etia?idio fi JLda
mo nònhauefie peccato • Et fu inflitutio da Dio
inauri che Adam pecco, m quello che la dtinafor
mo , dalla cofta delThuomo per fua copagnia et dif
fegli crefciete et moltiplicate Adamo all'boradif
fe, Os nunc ex offibus meis,et caro de carne mea>
et quelle parole diffe injpirato da Dio, che cognob
be la inflitutione da Dio , Ma fecondo che il matri
i monto da rimedio contea la piaga del peccato', co -
« fi fu Mimo
nel tempo della legge della natura.
Ma fecondo la terminatone delle perfone hebbe
. V inflitutione nella legge di Moife. Ma fecondo ra
prefinta conuitione , da Cbriflo et dalla chiefa
hebbe inflitutione in nuoua legge : quefio fecondo
fanto Tomafo 32.7. 2. Et nota che per due ca-
gioni fo inflituito il matrimonio a generatone , et
educatone defigliuoliia laude di Dio Crefcite ,
et

multiplicaminhet per euitare la fornicatone ; ad


\ Corintio s ni.proptèr fomeatmem unusquique
fuam uxorem ha beat , et unaquaque fuum uirum ,
. et quefio fu per euitatione del peccato . Le fecon -

darie ragion fono molte come alcuna uolta à fare


- pace, alcuna uolta la belltx^a , & ricchezza ,le
quali attenga che non fieno principalmente 3 fe-
condo
-,

4^ II' 7 0* 97
condo Iddioynondimeno il matrimonio fendo fatto
per quelle , ti bafla che intendano di contrabere
per uerbo de preseti q ì.q. 2 . Deuteronomio q i.Si
uideris mulierem pulcram in medio captiuorum ,

& amaueris eam uoluerisq ; prò uxore habere il *


Um, introduca eam,in domum tuam . E fecondo
Raimondo, principalmente tre beni fono nel matri
monio, fede, parole &
facramento 22.q.2,omne .
9
“Nella fede che non fi mefcoli con un altra don
,

pa, ne con altro huomo. In parole che fi amino, ri


leuino, & religiofamentc samaefirino . In facra-
mento chel matrimonio non fi fepari , auenga
che alcuna uolta fi fa feparatione corporale per
co imme confentimento per feparatione ouerore
lig one,ò per (chinare fornicai ione. "Niente dimeno
il matrimonio fedele poi che dirittamente è con-
tratto , confumato è infeparabile infimo la mor-
te. E le predette tre cofe tanto fono foftantiali al
congiugio , che contradicendo in alcuna cofa 9 uitia'l
matrimonio contratto . Et però contratto il matri
monio , il marito non ha piu potefla del fuo corpo
ma la donna ; & la donna non ha piu potefla del
fuo corpo , ma’l marito; ma non debbe fubito con».
9
trattoci matrimonio , renderei debito l un laltro ,

mafi da tempo , di due mefì fecondo S. Tomafo in


!

4.D.3 2.per tre ragioni. “Primo che pojfa delibe-


rare d'intrare nella religione . Secondo accioche
s’apparecchino le cofe necefiarie per le noTges .
T ergo chel marito non habbia a itile ladata , la
qua-
' -

L 1 B K, 0
quale defiderà dilata. Et Jecondo Guglielmo pec
ca mortalmente coluti che inauri la benedittione
nuptlale, la conofce in luochi, doue fi collima fa-
re la benedittione. Ma fe la jfiofa , fi crede , che'l

marito uuol conftmare'l matrimoni è fcufato dal


peccatoiecceto s' alcuni fogni di fraude appaiono
ejprefamente , come molto diftante , & differente

condition di nobiltà ,e di fortuna . D ebbe l'un Val


tro render e' l debito congingale,per la podefla che
hanno l'un de V altro yperlacopola del facrameto ,
come difopra b detto. Se per infermità fofiefbfctt
fatOjperche la donna in tal cafo non ha pode§ìà del
corpo del marito fuoffenonfatua la confifientia del
tafua perfona ; & fe oltra dimanda , non è petìtio
ne , ma b ingiufla effattione . Se pecca,chifi fà im
potente di rendere'l debito ? diffondo feegl'è fat-
to impotente per hauer refo fuperflamente il debi-
to ,
la donna non ha ragione di piu domandare, fe
gVe fatto impotente per altra ragione, all'ora fe

quella co fa c lecita , come'l degiunare moderato


all'ora non pecca . Ma quando b cagione ille
cita, Et il peccato della donna incorrendo
pecca .

infornicatione in alcun modo s'imputa al marito .


Et però quanto può , dee dare opera , che la don-
na fi contenga. Se l'atto matrimoniale b peccato ?
rifiondo che fe fi congiongono per cagiondi far fi-
gliuoli non b peccato , ma e merito. Trima Corin
tios ~f.fi nupferit uirgo , non peccat, & Gene fi 8*

crefeite , & multiplicaminì & , replete terram «


Se fi con-
,

£ r KT 0. 98
Sé fi congiongono per cagione di render debi-
to l'un l'altro, non peccano . T'rima Corintios. 7.
uxori itìr debitum reddat. Se per cagione di rime
dio, perche altrimente non fi pojjono contenere , co
fi è peccato ueniale ,
per Agostino . Incontinen-
ti £ malum efl,quòd uir cognofcat uxorem , etia ul
tra necejfitatem prò creandi filios : fed & ibi efl

nuptiarum bonum, & illud malum fit ueniale,pro


pter bonum nuptiale , Et intendi fecondo S.Totna
fo, quando alcuno per la uoluptà fi mefcola con la
donna , che fetta in fia li confini del matrimonio
cioè che ancora che non fofie mogliere la furiaci
Chora, è mortale, perche è adultero nella jìta don-
na, amator ardete . E niente è piu brutto che ama
re la donna come adultera 3 2.7.4. origo. Et fe co
gnofce la donna per fantiJ, per quello che non è ac
ciò ordinato, come colui che cerca battefino per fa
vita del corpo, come pone Tomafo in. 4,0.3 i.tenu
to è'I marito rendere' l debito alla fua donna , non
piamente quando ejpr.efiamente lo chiede, ma etia
dio quando per fegni appare . Ma non è cofi nel di
mandare delThuomo,perche le donne fi uergogna-
no di dimandar il debito piu che l'huomo . 7S{on

debbe l'huomo ammonire la donna che non doman
di'l debito eccetto fe qualche ragioneuole caufa

fofie; & all'ora anche non debbe con infanga,per


li pericoli che pofiono interuenire , nelli giorni fe

ttiui comandati, & di digiuni non debbe diman-


dare^ debito l'un da l’altro . mafe’l domanda lo
2 debbe
-,-

LI; B 0
debbe rendere. Taolo ad Corintios. i.nolite frau-
duri ad inuicem nifi forte ex confenfu ad tempiis
perche per li di delle procejjìoni , fr digiuni con
giunger non fi deono.Verche anche di cofe lecite fi
dee aftenere , accioche piu leggiermente s* impetri

quello fi dimanda , Ma chi per infirmiti di conca-


pijcentia , ò per diffireggio di tempo , onero per la
ecclefiaftica efiortatione lo fà,uenialmente pecca.
In luoco facro per nulla, ne dimandare, ne rende-
re luno l’altro debbe, che èaltrimente che del tem
po . Ts^el tempo della pregnatione,fe può effere fen
%a pericolo fi dee renderei debito, franche fi può
dimandarci debito ferina peccato mortale perche
tufo dèi inatrimonio non è folamente all’officio, ma
anche in remedio • Se fofie pericolo non debbe ren
dere, ne dimandare. Del fi ufo de melimi può ef
'

/ fere naturale, fr continuo, fr à quel modo può ef-


fere fen^a peccato , perche altrimente bifognaria
1

y
che l , s’eglè
marito fempre t’aftenejfe come fuo -
le naturale, fr alla donna dimandare, a fe l’huo M
*-
mo dimanda , è da difiinguere ; Sei dimanda fr
fallo , lo debbe pregare , che non lo faccia } ma non
però tanto efficacemente, che per quefto li fia, oc~
cafione di poter incorrere in altre dannabili cor-
ruttele • Se domanda ignorantemente, non lo fa -
pendo , all’ora la donna debbe allegare qualche in
firmila prudentemente. Se pure in ogni modo infi
fle, debbe la donna render e* l debito . Et la paffio «-
nefua, non è fempre ficura manifefiare al marito,
^ che
i

i
XV*AKTO. 99
che non dee pigliarne abomivatione , eccetto

fe fi confida della
prudtntia del marito. ufo
della donna cantra natura , a in dui modi ; ò
pretermettendo rtajb , ò il debbo modo della
natura ordinato , quanto al fitto ; Et nel primo

fempre è peccato mortale , & cofit totalmen-


te la intentione della natura è fiufirata . Ma irei

fecondo mod> non b fempre peccato mortale , come


alcuni dicono , ma alcuna netta può efiere fegno
di mortai concupìfc e tia,& feria peccato. Tqel qua
le quanto piu dal naturale modo fi parte , tanto
è piu grande: Ma può effiere fen^a peccato
quando
la difpofitione del corpo no topate . In quel modo
fecondo Guigliclmo b jenfiato , ò per maialiamo per
li pericoli della pregne^ga . Se la donna per d*

dulterio commejfio perde la ragion del debito J* ri-

dondo fecondo Raimondo , pare di fi , fecondo*!


giuditio dell'anima, perche peccando contra la leg
ge rende il matrimonio indegno, però non dee &
dimandare fe non purgata la colpa, ma dar lo deb
be come b tenuto.. Chi ha moglie partente , rendei
rc,manonpuo dimandare, &
infino per rifpetto.

della obtigationc,& del coflumato uruere , &dtl


buo amore in fra Debbono efibre fedeli
di loro.
feruar la fede l'un, l'altro , &
à (piefio modofacen
do fi conferita Pamore origtùgnte dura > conti
piu ampiamente hauemó trattato nel opra dtfo-
pra nominata. Seguiremo horfndi della cura ,

gouertio-ie figliuoli* - ^ -

3^ $ Dell4
ò-

s, LI
Della cura , & gouerno de figliuoli * .

Cap. FU.

LA
Quilibet
natura c' infogna dimandar figliuoli , per
cbe fono nojlra opera come dice Arinotele
amai opus fuum jìcut genitores , &poe-

tx.Et Fergilio , Omnis in Afcanio cari fiat cura


parentis . Et però tra li greci trafie quefio nome fi
lius a f/fios cbe uuol dire amico quafi y amorpa-
ternus . Ma come dice Bridano nelle questioni f -
pra la Economica d' Ariftotelè»cbe in amor eccede
il padre al figliuolo » circa*l bene , il figliuolo &
eccede il padre in amor circhi bene honefio. Et
queSto uedemo per e[pcrientia)Cbe'l padre ama^et
uorrebbe uedere il figliuolo piu ricco di luiy ma no
piu bonorato. Et il figliuolo uorrebbe uedere il pa
pre piu bonoratonia non piu ricco . .Et poi cbe ci è
tatoamore debbiamo li noSiri figliuoli educare , è
nodrirein forma migliore s per cheli figliuoli deb
bono dare a noi obedien^a , & noi à loro uitto , é?
dottrina . Li figliuoli fono in quattro modi.GVune
fono figliuoli legnimi , & queSìi nafcono dal uero
matrimonio. GÌaltrifono naturali & queSìi fo ,

no nati defoluti & difolutafia qualeancorpotreb


be efierejnogliere.Li ter\i fono folamete kgitimh
& quefii fono gli adottiui. Li quarti fono jfurij
cioè baSìardi , & quegli fono nati di adulterio , ò
inceSlo , ò altro » per legge dannato coito ; &, que-
sti fono efclufi
*
d ogni ereditapatema .
^ ^
£ nel con ® * -

s*
cipa-
*

M* 1*
% r id a. io3
cipere debbi jiudiare di non mescolarti con dohni
al tempo de rnefirui , perche nafeono figliuoli le-
profi : ne anche he doppopafio quando fi corrom

pe il cibo nello fiomaco , &


generano figliuoli ma
latici , & comunemente hanno poca uita poi che
fono nati .Laudo farli allattare dalle proprie ma
drì,perche eredano molto li figliuoli dalla latte.Ut

fe pure la madre non è habilc al latte, come fuolin


teruenire.la debbitrouare prcportionata^bella^p
ftumata,fana ) & di buona fifonomia, doma, & fpe
tialmcnte fobria ,
per allattar il tuo figliuola * £
farai che non beua uino mentre latta, per che fi
corrompevi fangue * Et nota che le feminc fino à
cinquanta armi pofiono partorire e glh uomini fi-
no ottanta. Et come narra Salino che Maffanis
di Vumidia generò un figliuolo hauendo y 6. anni*
Catone compiti gl* ottanta, conia figliuola di Gola
ne fuo cliente, auo di Catone Vticenfe,generò. Et
anche fi truoua che donna prima uno ha concepì
tOjCpoi l'altro & partorì l'un & l’altro. Cofi fi leg
ge d'Èrcole, &
Iphito fratelli che ogrìuno nacque
nel fuo tempo fecondo era concetto * Et Vrotene

fia che di due adulteri , fece due figliuoli ògrìuna


filmile al fuo padre . Et le donne che uoglmo ritt
nere la concettione deno fchiuare di Sirenutar dop
po'l coito . Il decimo giorno da poi concettosi ma
Sira la impregnatione per dolor della tefia per la
inquietudine , pel’ caligare degli occhi hai cibi iti

faftidio , perde l'appetito> et ilgufio. Se è mafclfio


t i n n, o '

la donna ha miglior colore » & doppo 40 giorni .

comincia palpitare , la femina doppo. 964 fi.

la donna diuenta pallida » & fe ella mangia trop-


po cofe falate ,
perde Cungia la creatura . Li figli
uoli poi che fono nati , fi debbono auttcggar al
freddo : E però Arinotele narra , che U Mace-
doni ufauano i loro figliuoli bagnare nel fiume per
afiuefarli alti freddi, & anche per far loro le per-

fine piu robafìe . Si legge di Vlinio maggiore , co


me ferine il nepote fuo Vlinio in una epifiola , che
nel tepo dellefiate a me%o dì fi fj>ogliauanudo*et

bagnauafi d acqua fredda * & giaceua al fde,per

confolidare la natura inrobufle^tEt egli mede-


fimo narra che gli hitamim che nafeono in luoghi
piu caldi fono piu piceli, &
piu neri per lo tSha-
neo che difolut’l color intriofeco » <&• diminuifee
Caumento . E ne luoghi freddi fono gl'lmomini
piu grandi y & piu' bianchì} per che per il freddo
eftraneo fi rinchiude dentro ilcalor naturale 9 &\
eccita lo aumento ,& Moltiplica gli Jfìnti . Et co
fi fi debbono ufar di patire dtfagi di dormire, <&*
nondormire mangiare > et non mangiare , al cal

doy e al freddo andare > et Mare , et altri fintili ac


cièche fe habbino ufitate le fubìte,mut attorti tac-
cio che poi quando per necefita l'accadono no li fac
r
ciano ammalare m. Poi che l putto è tratto dalla mi
trice fegli debbe dare un buono maefirot thè Ciri-
fegni à buoni cofbtmi ; Grammatica : {{retori- &
ca. Et ancora r àfapcrfi guadagnare' pane* per
4 l

v _A‘ che
+;

av Jt \ T 0\ lei
thè nenendo à perdere li beni della fortuna , non
per uenga a uilta . Vero che li mercanti ferrea da
nari non uagliano nella arte , come fabri , et gl' ore
fici finga i ferri. Voi che faranno adulti li debbi

dare ad un buono , et perito mercantesche impa-


rino l'arte per che molti uogliono finga macftri
:

tffer maeftri , et non è poffibile . Et pero tra di noi


fono , chi finga. maeflri uengono à l’arte,<mdc fo-
no tanti bufali , et non fanno pigliare la penna in
mano , ne fuggilare una lettera . Tatàfo non efte
re la mercatura come la pittura , che molte uolte
fenga maejlro s'acquiHaima bifogna haueril mae
fro yperfaper difiemperare i colori. mercan M
te bi fogna. hauer tutto dal maeHro * Et pero ben
dijfe Boetio de difciplina fcolaflica « VÒ illum ef-
fe ma? tjhum, qui non nouit fi efie difcipulumMa
miracolo farebbe chi per fi filo utefie fapere , et
chi ne per fi fa’ne per altri impara,fono da efiere
annouerati frale beftie . Et però <Arijiotele,difie9
- Qptimus ille quidc qui per fi omnia nouit,!pfi fi
bi meliora peregit , I{urfus,pt iUe bonus, qui mn
per fi mietiftd credìt teda moneti, Qui uero neq
uid'n, nequt crédit re da mouemi Hic in nulla par

te utilis efi. Et fa che li terghi in timore , et cheti

portinoti rinerentia nel parlare , et nel conuerfi


.reiperthei t Quod noua tejia capitfinueterata fa

pk. Et di quelli cofiumi buoni , etriuerenti fi fà


-Ch abito ,
che ctiandio in uecehiegga , et decrepiti

dionQYano Immspaterno , piche tiel^egnp di Si~


c \<a
-

lo! L 1 B ^ 0 5
cilia fitmo’l contrario . Et intrattiene , che crefco*
no con tanta irreuerentia , che uengono in tanto-
infama che piatirono co li Tadri;etfannogliguer
communementc chiamano
ra.Et fra Ìaltre cofe ,
da pueritia li padri per nome, comeli frati, et non

fanno come ne buoni luoghi, Vinet'ta , Genouaet


Fiorenza, che dicono,^ efiere , che quefio detto è
di tanta riuerernia che fi alleuano etimando fem -
pre una ueneratione nella effigie patema, et li Ca-
talani dicono anche meglio alpadre. Signore .Et
per confeguente fa che al tuo figliuolo no loffi ma
neggiar danari fin che non cognofce,ehe cofa b'I de
naro, et quanto uale , et con quanta fatica figua

dagna . Et però e produtta quella farnia da quel


huomo da bene nella citta noftra,cbe andaua mer*
catando , et molto'ufaua li tiiaggi di Leu ante »

et . hauea fempre i maga-geni di pepe , et ad


egri uno de'uicini, et amici che dimandauan del

v
pepe nè faceua cortefia la fua mogliere, tanto che
ciò che’l marito guadagnaua, ella con fumaua ;
y
&
non potendola disUeg^are l fuo marito, la menò in
jLleffandriacon una galealga , doue ella Haua in
un poco di Luoco in fcandalaro , alcuna uolta &
qualctì uno le gappaua col pie infuluentre per fai
ìo come fi fà,& in fine era difeomoda d’ogni
bene . In modo che li parue mille anniifritor-
nave , &
quando la ritornò à cafa fua , le ui -
cine li domandauàno del pepe, alle qual rijfionr

deaa , ò fejioi fapefie donne , con quanto flcn-


*{ \TiO'.; !•» lui
to ) & fudor guadagnati pepe,
di [angue fi
baurcfle piu ricetto à dimandare^ . Et però
cognofcendo il figliuolo tuo la difficoltà del gua-
dagnare , rafrenerà \a prodigalità giouenile^j.
Et nota che fe qualche uolta perde del primo i

uiaggio , e meglio che fe guadagnale . 'Perche


comprende la difficoltà , & fiudia circa l'indù -

ftria , & conira contrario quando gua- • cioè


dagna li pare di guadagnare ftmpre , di- &
uenta temerario , & profuntuofo; in modo che
poi fà dimoiti difordinii quanto mal t’affiet
ta 9 quando haurai piu fenno , dirai che non
ne so nulla . Et tutti quelli liquali fi filmano di
fapere ,
poco ò nulla > fono jufficienti a -Et quel-
che fi profumano di [aper molto, non fanno
li

nulla . E però dicci Fiorentino y <Afiai sà chi po-


co sà, E chi troppo sà y poco sà ,
Echi tutto
sà , nulla sà, E tutto sà , chi configliar fi sà .

De ferui , & famigli del mercante 4 >

Cap.. ri IL

Erui fono in molti modi , perche alcuni co-

S
tua
me nafcono diucntano
. alcuni altri fono ferui
Jerui cioè dalla ancilla
, iure gentium , co-
me li prefi in battaglia giufla ; & alcuni fono fer-r
ui ciuili y come quelli che effendo peruenuti à a©.
anni , confentono d'effer uenduti , & participan
del pregio & di quelli tre modi balliamo nella $

4 *-
Mi-
• , * _ . „ . :/
,

t
, -<

tot \1o r
fnftituta de ìureptrfimàrum . i’owff’dwbra /èm
Wetfj liquidi la legge tor fece feria come il li


aerto, per la ingratitudine . dr /wf canonico^
'come Uraptor detta dònna, dittenla ferito di quel-
la . Quello chepoHa aiuto a gFinfedeli* fendo pi-
gliato è yèmo cdJw, cfce /o piglia Sono etian- .

^dio alcuni albi ferui detti originarti , cioè quelli


che fono affretti à ceYte terre che non fi pomo
Jfdrtire , & deb houle & uendenfi con
coltiuare
là terra & ,
alcuna
quefti chiamano fer- uolta' fi

Et qùcflifono come
iti collor * li noftri uafalli di
I{àugia & Variti iCipro Ma uolendo parla-
di .

re de ferui pertinenti al mercante , ne dee haue -


fre primo di qtiefii ultimi férui, liquali Jonoper
il culto della tetta , & li dee trattare humana-
ihènle',ne temere coniato fuperbamènte j? & bo-
ileraretino piti d' ìùr altro ,
fecondo li meriti &
,

demèriti . Gl altri ferui fono , e mafchi & fir-


mine che, debbono lenire in cafa à foldo, li
fi
quali débbi eercare netti, politi , diferetti , fe-
deli , & approbafi ,' perche in cafa del mercan-
te fi maneggiano danari , & mercantie & non
fidebbono icnire perfine di mala con dittane. Èt
perche al gargon del mercante fi fuol dare fe-
dè, péro ingegnati < dhauerlo di buono parenta_
do , & potendo ha uer
pileggtarie fara affai buo
Etperche gl’officif in cafa del mercante deb
rio .

bono effere distinti , debbe hauere alcuni giouam


’ben nati di buona conditone
quefti fono perla ,&
forti-
io*
fcrittoio ,
per faconde mercantili • Dee ba-
ttere il maettro di cafa\> & famigli che feruino
tutte le cofe <Tapparecchiare il mangiare . Dee
hauere ragazzo che go uerni i c a Halli . Li' quali
• tutti quegli ferui & feruedebbeil padre
, le-
nire in timore , &non con
dimefiicarfi cjjì loro,
& alle uolte ridere', & fefoggiare ma non » efce
dere molto . Moflrati & fuperbo
continente , «
Quando acconci i famigli risguarda la loro fifono
mia , che fta benigno , amoreuole , manfueto ,
& gratiofo , che non habbia del foretto che
non fia fiato a qualche mala arte , che non &
fia ne guercio , ne •goppo come s’è detto nel pri-
mo libro, colui à chi a hai credere la tua robba.
Debbi fiudiaredi dottrinari , come ti fojfeno fi
gliuoli. La qual cofa non facendo pecchi , fecon-
do Seneca , Cum quis non prolùbet peccantem
cum potefi , iubet , &
la Chicfa chiama tali * c*
ni impudici 58 ^. nemo.C. error.C.nibil. Ne
circa queflo debbe ejfere rimeffo per che quando
,

perdona ad uno prouoca à contagione tutti faci-


,

litai enim uenielicentiam,tribuit delinquenti


3 ?.
q.<\.efiiufla,& C.fe. Et non debbe efiere crudele ,
& Jeuero di 45 dicct ,& C.$ o.& come fia fcrit
to>2 3. q. 5 .prodett (tue plettendp , fine mouendo ,
hoc folum agitur ut ulta hominum corrigatt . Et #
non li fare mal patire, mangiare >
di bere ue
, &
ttìre > poi falli travagliare bene , non efiere &
. fcarfo delle battonate , quando errane» Et in què-
,

l
sì ‘
v
B X,
fw certìfpmo hanno (Tefiere laudatili Catalani »

cta li loro famigli tengano ben ueftiti , dr /à-


tolti, & fatiche uolii & quando non obedifcono

Irfornifcono di buoni baftoni ,


^ * •

c
Del peculio del mercante • Cap . VI 111»

eguita dire del peculio , ?7 qual’e fine del mer


S
«arco*
& fono fuoi ferramenti
caute ,

mercante che non ha


il
cfo
capitanea &
li

la
e fligli

fondamento, & come dee in quello s'è detto efi-

fere moderato dee hauere pofieffioni fuor della


,

terra , uigne per bere , cafa per habitare ,per che


J
troppe uigne efiraono il mercante dall' efiierev-

ito fiuo , & per confieguente uogliono conciatu-


quan
re aflai,& pero dice bene il Tugliefe, Terra

to uedi i Vigna quanto beui Cafa quanto capi , ,

<&* quelle cofe hauendo,le gouernarai come credo


hauertclo moHrato fecondo l'intelletto noflro .
v
f V V * r M
»
V *4,

VI
-f j \ \Jr« _«,**»•
),< * ' t a v < * '* #. •*

Del fine del mercante . Cap. X .

E T perche comunemente, la mercatura uuole


Cintelletto pervicace , uiuido ,

cuor animofotla qual cofa negli huomini che pajla


&
re cinquanta anni comunemente rafre dia, que &
fio fi dimofiraper giornale e/perientia , thè come
Vhaomo uiene à quella età , raffredda il caloma-
turale 3 etrprietafi'l [angue , et diuentano rintug^
(

/
I I

Q^r Jt f(.T 0. I«4 tk*


%ati dì ingegno, di meno memoria , et fanno in
quetta arte mille errori, et muffirne quelli che fo-
ne di natura libidinofi, et continuo disfanno la rob
ha • 2s\on è , che , non ftano piu fauij in cofe poli-
tiche , et ciuili. Et faldo per certo e il configlio in
quella età , ma la mercatura uuol altro , et però
e tempo che fi ripofi dalle fatiche per le dette ra-
gioni anche per che pofia ad altre piu necef-
, et
fario uacare , come appreffo diremo , che poi di
tanti orologij , dìfegni , uigilie , trafichi ,fcritture
contratti , nauigare per mare et per terra , alter-
care , Judare , lunfingare , et m fine doppo tante
Jolecitudini , et fatiche immenfe della mente , et
del corpo, che fi ripofi . Egl'ba uoluto danari è
riha , credito e riha , pofieffioni riha , figlie et
figli, accumulato, fatto, et alleuato i figliuoli nel
t arte fuaì Et ha cinquanta anni, ò feffanta, che co
fa mole piu?doglio fcgmre.et non mi uoglioaban
donare, che no mi fila detto poltrone ò altro,et io ti
.
- dico che fei dannato in piu modi» Trimo quan
to [alla legge noftra Catolica • Secondo quan-

to alla legge ciuile . Tergo quanto alla leg-
ge filofophica • Quarto aUa legge cCeffa na-
tura . Quinto alla legge morale, & politica*
Et fe tu fei gentil huomo fei dannato dalla
gentilegga , <&• debbi dalla loro conuerfado-
ne ejfer cacciato , per che le tue cofe fono fen-
ga fine • Qual Immanità ? qual legge uuole che
fu che uuoi andare à {{orna , bìfognati paca- &
re er
p
--.

L T B 11 0
re per Campagna à Bpm* , , & fei arriuato &
bora uuoi tornare per pajfare per Campagna ,

& da capo iterare come la mota ferina fine. O


uafo fen%a fondo , iPflual empievo nel inferno le
figlie de Danao , fecondo che li poeti recitano •

Sarrebbeti mai dato quefto per pena ? Cre do-


do ueramente quello efi erti dato per ara del-
l'inferno , &
per principio di pena * ò tu infeli-
ce che noi cognofii, ò humano intelletto ouefei 1 è

anime eccedenti dotate di tanti eccellenti affetti


memoria , intelletto , & uolonta , come ui fete

auiluppati , & battete . perduto l'intelletto , per


intenderei fine , & Ha beatitudine uofira . La
memoria per ricordami , per che fiate fuor di fé,
ht [memorata uolonta > che dei uolere coje ragie»
neuoli . Von nedete che di mille , che nafeono in
quefio mondo y due n on ci arrinano à cinquanta
ami , e tu che fei fino alla cintola nella fepoltu

ra , & non ti ricordi ? et poi che fei il fenfato ti

ricordami leggendo me , beato farai filo fa- &


rai . Voi che farai peruenuto al fine di potere ri -
pofare dijfoni la tua cafa > per che morirai à fi-
gliuoli fi tu gl' hai ;fa la portione della tua facol-

tà, & [erba per te quello ti bafia per li bifogni


tuoi ,
fecondo che per tua prudentia ti pare^J
Guardati non dare alli tuoi figliuoli tutta la tua
foftantia . Eleggi per te una delle tue uiUe , &
ripofati in quella: babbi’ l tuo capellano ,
per udì
re la mejfa

, & Sìa in orationi; & ricomandati
> ‘
x .
'
à Dio
-

<1 V J. r 0. ro?
^
à Dio i Leggi , &
rileggi li tuoi libri di mercati «•

tit,& netta la cofcierttia tua , <z? rendi il mal tol-


to . Leggi continuo la faera fcrittura , non ri- &
tornare piu alla città ,
ne penfar piud’efta, ne
f
d intendere nuoue i confiderà il paradifo , & la
uita eterna . 7y<m flare mai o'giofo . Lauora qual
che cofa . Tuffa la tua uita in quiete , & pace de
fanima , & del corpo . Conuerfa manco che puoi
con gfh uomini mondani fin che fatti(fimo Dio
ti chiuda gf occhi corporali , & conduca in
uita eterna . 0* uita beata, degna d'ogni comenda-
tione , uita angelica ,
uita fanta , uita filofofica
la quale non (Giumente nella uita catolica , ma in
ogni fiato , & religione è (lata culla , & comen-
data . Vniuerfal uirtu , uirtu fenga errore, ui-
ta [cn%a dubbio , uiuere primario, faluatione de
Vanima Chrifliana , la quale gf antichi chiamaro-
no uita folitarta , & noi uita heremiùca : per che
in bercino , in Ino chi diferti gode priuilegio di
liberta , ef animo tiene libtro . Della quale cofa
nella uita prefente non può effere giocondità mag-
giore , di quejla . ffefiuno commanda , nefiuno
fignoreggia , ella à fe commanda, et in tefìimonio
del cielo uiue . Egli non è arbitro ,ne giudice peri
colofi(fimo , non procuratore auaro , non curatcr
empio , non rio auocato , non falfo tefìimonio , non
reo , non attore , non ricco infelice , mai fenga pe
na , non \timorofo d'efftr auelenato ; ne tira , ne
è tirato > non ferue Venere, ne à Bacco , nona
0 fiuto
. à
- •

VT l 1 * K. 0 o
ne uaffro , ne per invidia fi confuma , et di’-

/acerba; non dice mal d'altri , non mette falce in


campo altrui , no» arrojjìfce nel ben altrui , »o»
uiue con uano fauore , no» // uanagloria tra gthuo
mini leuiffmi , »o» fafa/n filfamcnte , ne dicen-
do bugie finge falfita > non uegghia, ne mangia
male : ajpettando fattori , n»«e , ro&£a , corrieri
letteretauifi , Isfon robba ,
non è robbato,non fa e/
tutto'Idi plorando e'fuoi teft am enti , dolendo
cui la ftara la /acuita , et fcz/ uolta , a chi non je
lo crede , ò
4 /or/e non uorrebbe . Et finalmen
mente fenga voluttà et libidine uiue , /en^n fa
quale rariftimi fino nella citta. Quefta e la ulta
. che fanno gl'huomini beati, et eguali à i fanti , fa
/òfa ne /a feruire à Dio » et alla filo/ofia
felice . Che chi quiui arriua , fi contenta nel fi-
lo uitto * et nettilo , et nutrì fee l'anima delle uirtu •

sigila quefta uita in fare acuto Fingegno Con-


; verfa con huommi che hanno fcritto delle uirtu •

: 0 felice uita • ò allegre uigilit , ò fuauiftìmi


firmi , ò agio giocondiJfrno , ò felice eftercitio del
ctorpo, et dell’anima y nella quale niente manca
al bene > et al beato uiuere . Quetta orando , leg
-gendo , agricolando accrefie , & uiue > et
anco uiue Copera, (ludio rimoto da ogni infui
to . Fa produrre quefta nottra uita in lunga
uecchiegga però che nefluna cofa tanto inuec*
>

chia l'huomo , quanto i penfteri continui di mer-


umtia 9 & l’ajpcttadoni degradami dvbij . Le
l
- qual
-

Q^V A K.T a le*


qual cófi confumano molto la ulta noflra . Et pe
rò beata ulta, nella quale fi ripone , cioche li
mortali tanto preme , & fino all’entrata condii
ce, éroccide . Quitti l’humana aita firipofa ,

/o Jfirito nofi.ro ripofail fiato . Quiui fiut-


ile felice , & muore chiaro , rende’ il debito al
mondo, à fi, dr ad altri. Cofi gCagredi Cu
rii , cofi gl’antichi Coruncani ,
cofi quelli nomi de
gl'illuflri Fabrictj, quando , le guerre fi trottava-

no in tregue , tra gli aratrij uiueano; & accio che


la uirtuper la quiete non ì ammanifie , la [dan-

do in grembo di Gioue Capitolino leiauree , trion

fall huomini ruflicauano, ECCO Francefio mio


caro , t'habbiamo detto con molta breuità , il ui

nere , & il morire del mercante uero , fotto’l

quale nome molti falfamente albergano > & chia


manfi mercanti . Et Je in alcuna sofà fono manca-
to alla fotisfattone tua , habbtàm per ifiufo, &
la incommodità del tempo accufa , ilqual non mi
lafja ripofare , che con inquietudine d’animo
t’ho firitto l tutto : perche mi è desinato di ftarc
fuori della mia dolce , &
gioconda patria. Et fé
pure al animo tuo fodisfaccio, piacemi : fe nò,
la brevità & incomodità del tempo accufarai, che
confinato fon dalla pefle , che al prefinte qui
in ìgapoli fi ritroua . Il Signor mio l\e don Fer-
rando m’ha imporlo quefla legatione dalle bande
uojlre, &
non ho uoluto uenire con l’opera imper
fetta . rincora non l’haurcì fornita per la uarie-
0 2 tà del-
. . • *

o r t 7 B 0'
tà ielle faconde ,
per ben che fempre fui defi
deratifìimo di fnditfare alle tue preghiere , cr

dimando , le quali come furono pronte à uoler


cpn figlio , cofi ti priegOt ftano follecite à gl'tf
fotti; mediarne li quali pofii confeguire il fi-
ne beato , & la gloria di ulta eterna , in fecu-

la feculorim amen
Finifce l'opera di mercatura , dettata per M.
Benedetto di Cotrugli; à Francefco de Steffa-
ni Deo grati a* . . •

udpnd CaltrumS erpici dum epidimia uexat urbe


Heapolitanam. M C C C C L V L i /*
Die xX sduguUl felieiter .

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