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DELLA MERCATVRA
ET DEL MERCANTE
PERFETTO.
LIBRI QJV A T T R O
Di M è Benedetto CotrugliRaugeo#
InVinbgia, all’ELEFÀNTA.
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Dell’orìgine
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Pf//<z qualità della perfona del mercante 1
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Troemio 4^
Della tnefia Jn
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Della oration e 4 9_
Veli* Elemosina 11
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V LIBICO TE \Z 0.
1Proemio
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AL MOLTO MAC.
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ET MAGNANIMO \
M. GIACOMO RAGAZZONI
Benedetto Cotro-
gli Ratigeo i ho a*
mo inognidòttri-
nà eccellente, &
Mercante pratti-
chifsinio , furono t
i
egliene refe gratin. Li quali tutti meriti i
ponofcendofi da tutto il mondo »<? daN,
S f Gregorio Papa XI IL con .quel primo
fegnp , che gli fi apprefentò uolje moftrar
»
fi grato , al uaiqre de
tre fratelli , benemeriT
Copra modo a!
è preciofo in fe,& gioucuolc
mondo Mercantile , cofi mi perfuado ,
che
tìon le douri eflere punto difcaro, e bacio-
le le mani
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XV, di Nouembre. >
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mini Sapienti non tati
pofpofli & ,
beni dettammo, ogni lo
dijp regia ti li k
ro & beatitudine hanno &
felicità , pnflo colloca k
alcuna eccellenza
tt Dio di & ornatifoffino dotati t
chiaramente comprenderianofie cofe pofìe di fuo-
ri : le quatta ò non le cercheriano fe manea sfino > ò
felle ui fofierOiUferiano di quelle /plendidifiima ->
mente, & beneficamente; Vercioche fiamo di h
corpo& anima compofh con uno de quali hab
di , in
mente
mente debbiamo cercare quello che debbiamo of-
feruare , per non andare per la uia delle beflie. ma
caulinare per U uia dell’immortalità . Le quali
cofe , chi cerca non ne beni dell'anima , ma piu
predio nella fragilità , & fallace apparenza della
fortuna , egli s'ingegnia di perdere le fuc fieran
r A % tiferà
-
fcS
A *i latino i
latino t m'occorreva , il fermon latino , effere mot
to piu degno MI uolgare & poter molto piu de ,
; L . mercan-
A
mercante circa la religion &
9
il culto divino. Ts(el
Terzo delli cottami del mercante , circa le
virtù morali & politiche. T^el j^v ARTo,^
tItimo del mercante & del fuo gouemo
la circa
cafa & famiglia &
la uiuere economico. &
, il
4 11 VBJ-
i
I L PRIMO LIBRO
DI BENEDETTO COTRV.;;
gli, nel qual fi tratta della in-
t
w uentione forma , & eflentia »
•
,
J > . "A i
della mercatura
*
* Vi » '-V
bell’origine ^ & ,
principio della Mer-
catura * Capi 1
frattamente gouer-
nate , e necefiario ch’elle fieno prima formate nel
l’intelletto y &
in tal modo ordinate che dapoii
L 1 B ^ O.
quella iritrinjeca intelligentia procedere nelle opt
rati oni . Et quella intelligentia fu data in fu'lor-
dine naturale mangi , che fi proceda àgVattì ette
riori & chiama Theorica che non
t fi : lignifica al
tro fecondo etimologia Greca che
la intrinfeca fpe
ctilatione & confideratione delle cofe . Et avuta
detta intelligentia per Minto
confideratione de molte cofe ,fù utile procedere à
naturale , & per
a gL'atti eflcriori , adrneter di fuori quello che in-
tr in [eoamente s’era intefo.per utilità dell'h umana
V K * M 0. 5
futile che confiflotto nella prattica , procedono dal
la natura con la aggiuntiont del confiderare l'ordì
nedelle cofe naturali , Et per ben che cofi fia,nien
tedimeno appare alcuna uolta , che fi proceda con
ordine retrogrado ; perche in alcune altre arti fi
dimoflra , che per ejperientia & per induttione
di piu particolari , fiuìene in cognizione de pià
uniuerfaliy che fono cagione delle feientie , & del
le arti; come per manifefla ejperientia fi uede ,
majfimamente in due modi fingolari.Verò che
per la ejperientia dell' herbe in uart] luoghi diuer-
famente, & in diuerfe perfine , & in diuerfitem
pi prouate > come in ejlempio il qua
il riobarbaro
le di fua natura fempre > in ogni luogo , ha pur
,
tt t T È $ 0 é
tantefca, la qual'hebbe , £cito
chi bene confiderà , lift
ttn
ita ultimamente , poi ch'era diventato ciuile ,
& goucrnator di republica , non poteua governar mi,
k
fi , qualunque de'tre flati è privato , ò Iconomi
in
co, ò politico ,fenga la commutatione delle cofe,
che gl' erano neceflarie\& altre che à lui per auert
sura erano foprabondanti 4 Vercbe per anco-
:
tefero ,
mego uniuerfale ® poteuano me
che con un «8ff.
La quale editai
natura che fe coloro che
l'efiercitanoy non la uio-
lafiero »fecondo il noflro parere ella auange-
,
rebbe ogn'altra arte.Et di
ciòfe ne potrebbe dare,
; • *
molte
-
L 1 i Hi 0
molte ragioni & esempi , Et perche di quefla at
te y sì naturale , j/ necefiaria , & sì utile , non fi
truoua alcun precetto ficnttofio fimilmente con fi
? n ! M O. v 8
trattano . Et per lo nome di mercatura s' intende
& negotiatorem ,
facili ws fit emendi uendendiqy
comertium . V altre perfone illegitime fono , chi
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-
.
‘ P %$f}pì 9
cófe\ archimifli & lorofiinUi^ (Guifìamcnte) in-
tendiamo qftando fi cóihpra, & fi uendc cofz mer .
fi Solamente
perche coprifiero le carni le dif- &
fondefino dal fouerchio freddo , dal fouerchio &
caldo , dalle pioggie , dalle neui, & da ghiacci
da altre cofe nociue , all'humana natura Et do- .
T K 1 M,0. IO
due prtncipali atti della mercatura . Et però que
fti tali non fi pofiono dir mercanti , per bene che
tifino gratti mercantili ,
perche non riferìfeono al
A Wjica
ri,
è ,
& celebrata
dalli influjfi de' corpi fuperiori
,
, i quali
in tut-
te le cofe inferiori , chelor danno regole, & mo-
do, dal quale non hanno poffon^a di poterfiguar
dare > fe non folamente gl'huomini , li quali foli
hanno quello priuilegio da Dio , che benché fiano
inclinati fecondo li uarij infiufii dalle cofiellatio -
ni ,
piu ad uno ejfercitio eh'ad un'altro ; nientedi
tneno per la dignità del libero arbitrio che lor'ò
dato nella creatione de U'anima, fono fi liberi che
pofiono tefi fiere , ad ogni abilità ò difpofittone »
che l'inclinafie uariamente fecondo la uarietà del
le diuerfe cojkìlationi . Et di queflo è detto nel
Pufitato & trito prouerbio di Tolomeo , fapiens
dominabitur a firie • £ per ben che fia difficile il
B 2 poter
-
OT IOJVB
queHa refidenga a
^ T
tale inclinatlórte 9
poter fare
che inchina afi ai , nientedimeno , non è impojjìbi
le il poterlo fare y Jpetialmente da quegli huomini9
i quali fi truouano dotati, d'ingegno egregio piu
de gl’ altri . Vero che con la loro prudentia refi-
v ^ ri oz ii
fretendet all' acquìfio d'hmioreò (futili '& il gua-
dagnarlo il pugnie, ali* bora po (siamo penfare che
fieno atti ,4 tali efiercitit > dotte è il fine (tacqui -,
no inclinati ; &
non debbiamo pigliar la cantcfa
con la natura,per uolerla uincere fuperare^ba &
dia uincerebbe ogni gagliardo buomo. Etdique
r
fio babbiamol'efiempio de giganti > i quali fecon-
do le fatt ole de poeti , confidandofidella loro fmifu
rata farteggUj udendo torre. il Sdegno a Gioue y fu
tono da efio fulminati , & morti. Come fi pro-
na per interprctatione ,che da a fintile fattola il
noftro Tullio nel libro de fencólute , oue dice, fio,
l'alt re , quelle parole JftffbH entm eìl aliud cuna
Diis more gigarttum beliate > quàm natura repu -
gnare_j. Oltre di quefio babbiamol'efiempio de
Greci & de Romani , li quali mentre che fioriua
luna & natione
l'altra , ufauano quella regola
di uolgere i loro figliuoli & attinenti, a quello ef-
fercitio al quale la natura l'inclinaua > Onde ne
£ l Terg
-
t ì $ ti 0
‘Pero che infilofofia noi ueggiamo appreffoi Greci
efiere fioriti grandiffimi filofofi, quafi infiniti:
fi
goueriya con prudenza , & con ordine di Jtft*
.. ^ frofiiione
?
T c K. t te
jfiofitkne dtll'animo & aeHa mente , che e princi
pai fondamento y niente dimeno ni fi richiede anco
ra , <& è neceffam l habito del corpo ; cefi noi &
fi intendere U Rubrica di quefto capo quando
10 intitulaii della attitudine della perfine perche
queft o nom^ falla perfona * fignijica l'anima &
11 corpo . vE tft -paiefie à chi leggerà , che qneffa
parte doue' trattiamo della dijpofitione del corpo
fujje uana &
fuperflua : fe confiderei bene, qual
è quefia , & quanto il ptfo delCeffercitio mer-
cantile lajcierà per auentura t ammira tione con
cetta ,& giudicata non folamcnte quefia parte -,
non efiereuana, ne fuperflua , ma etiandio utile
& neceffaria Vero che à uoler fare gran prò-
»
t i: ? ó
alcuna uotta il differire il mangiare , & libert i
l due
altro di quelli & eflremì i ,
inconuenienti ,
rioIhauere buona
il corpo in & at- dijpofitione''
N On ofiante che
non facit hominem
dica Seneca morate ttocus
» L 1 yB f
0
mercatura & fuggire dallo inetto . Tetche illuo
/ co, cfowe’/ mercante habita , dà molto della inchi-
natione , allo'augumento , & al disfacimento del
mercante* Er ^ae/ro è quello , c/;e rao/fi indotti po
cbijfimo intendono& fempre per cotrarióiperò che
generalmente quegli ignoranti > & nuouinell’ar-.
te sfogliano guardar luocbi inhabitati , <& doue
itiuono con poca fpefa , & doue ci fono pochi mer
v
i t
T'it 1 M’OS 15
uano dì molti riuelli & ripari dadi quali , fi pilo
fioccorrere & aiutare,& per confcquente non può
/cadere TERZO debbe slare in luoco doue fi ui
ueinpace,& fen^a fojpetto , perche come dice
Cicerone nella oratione de Imperatore deligendo
}
y
che ne L’altre cofe la guerra fà infelici gl b uomi-
ni , ma nella mercatura etiandio il tim re il fo &
/petto della guerra : perche’ l mercante iinol efe-
re libero , coll’animo quieto , & fenya turbatio-
ne .
Qv arto in luoco , doue fi tiene ragione
mercantilmente , & non fecondo le leggi Ciufli-
mane , perche non è poca guerra al mercante , le
dijpute de Giurifli, li quali in tutte le cofe, fono ni
mici alle borfe loro\&ancbe perche le cofe mcrcd
tili hanno bifogno di breuità & di e/peditione pre
'
. Pehtendered baratto Cap * V.
P Er feguire l’ordine
guentemente diremo de gl'atti
tnefiiere mercantile , &
dell’opera nofira
Primo
&
, confe-
efiercii del
del baratto^
il quale e la prima , & princìpal parte della mer
catura » amenamente chiamata comutatioae. Te
rò ckel primo atto confiflenel c.omutare robba per
robba fìmplicemente , fenga aggiorna alcuna del
danaio 0 il Secondo atto confitte nella coma
tationeda da cofa a cofa , con augumentu del de-
noto all’ una delle parti. Del primo modo del coma
tare dobbiamo intendere che ) fiato introdotto
per la comodità delle parti ; Terche luna parte
& laltra defide randò d'ufcire di quella robba ,
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n, i m
or; ly
do per la patria fua che panni <& drappi, pari nel
refio; Et il fanfate cercando truoua ricapito di ba
ruttare la detta fua rohbaa fomento, còl Sicilia
no c'ba quantità di fomento ,&uorrebbe
ufcir-
ne , &
non potendo con denari contanti condu-
fi
ce à fare'l baratto col Fiorentino de
drappi .
fuo'panni
diche ha maggior comodità à'ufcirne>chc
&
non ha de fuoi grani . Et in quriìa forma
, fi uie
ne alla conuentione del primo modo di baratto
Et perche alcuna uoltanafce dijferentia di poter
fare il baratto di cofa à cofa , co a punto
fi , fernet,
1'aiuto del denaio
, però per la medefima comodi
tà delle parti , fu trouato’l fecondo modo di ba
della ; che
non fa non hauen-.
robba fua
ch'egli fa
il capita
do del ritratto della robba del compagno
le etiandio navigandola , o Hraportandola , che
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al compagno ) fé uuoi
bene barattarci, ^var
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,
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7> II’ 1 M 01 18
To fi debbe metter cura , & ingegnarti di ha -
uer danari pergionta,fe fi può , non potendo &
hauerne , fi uuol ingegnare di nonhauer à farla,
al compagno . Et fe pure fei necejfitato à fare la
s
gionta di denari , fi uuol fare beneH conto , be &
ne efidminar e , quanti grani barrai per li contan-
ti ch’ut aggiongo , &
egli ci fopramette à ragion
D
tione .
Ouendo fecondo
uendere ,
&
oltra’l barattare
ci
l'ordine noflro trattare del
pare da procedere con dimnftra
diremo che’l uendere fi fa in due modi
> del qual habbiamo di fopra trat
tato . Il primo e ,à dtnari contanti . Il fecondo
a termine : onde prima trattaremo del primo mo
do>& di poi del fecondo
Et perche’l uendere
•
?A 1 B zìi Or
circa quello , diciamo , che ne fiuna cofa, fi può ne
uendere , ne comperare , cb’eUa non fia del uendi
tore propria , ò uero non babbia autorità , & co
mijfione da colui , di chi ella 'e. Et il uendere à
contanti da principio fu trouato , poi che ne uene
in comurìufo de gl'buonini Vinuentione della pe-
cunia , per mancamento della quale ,
poi per di-
uerfità di tempi, & uarietà de’luochi , fu introdot
ta da principio ila neccffità del uendere à termina
Et però quando fi potefie uendere à contanti,con
fortarei ogni mercante , à uendere piu toHo à con
tanti , che à termine * Et finalmente diciamo del
comperare : E\ prima ,
perche il uendere à con-
tanti egl’e cofa chiara , finga, dubbio , & fenga
pericolo , &con certegga di guadagno , che t’ in-
T 01^ 1 M 0.
irò le debite circonflantie , come e detto , Ma
ogni mercantia per ben la fu lecita , non fi può uen
dere lecitamente à termine » come fi dirà nel ca-
pitolo de contanti. Che non ofiante il ueniere à
e?
chi, ne tra i Tartari , ne tra
L 1 B ^Mori0 ’
wé /ra barbar
,
dellalana feta
, &
l'arte della , fpiciarie , filmili
V i
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M\ o> io
re: dotte n’è abondantia ,
per, portarle in quelle do
uerìè carettia, Et perche- la fte fa del mitigare
con la longgegga del tempo logrerrebbe non fila-
mente*l guadagno » ma ctiandio tutto'l cappitale ;
e neceffario che li mercanti non affettino di pen-
der a duna aduna : ma ji di hifogna U vendano à
Vingrojfi; Et ài’ingwfio nmfitrkoupno infra-
prenditori , & compratori à contanti z & peròfi
neceffario fi non uuole perdere il guadagno , &, fi
cappitale , .chéfi conduca a vendere à termine; <&\
con la ditta drfia vendita -» compri robbe , che
fanno per il paefi douefi porta yife quitti fi fini-
;>
c.,: IO 1" B ’
V 0^
jf dé'ricchi [chinano laffanno delle ptrfone «
fe famigliari , &
delle citta , fta cofì tjprefiamen
confideratione ,
buon pagatore, & ingegnar deb ti
quelli ,
• v '
'
m W*
%
-
L I B H 0
quelli, che quando ti parlano , non ti guardano drit
to,& poni mente, che quando Vhuomo ti diman
&
da a tempo , a riflon-
inuilifce « piglia rifletto
& deliberare perche comunemente por
dere , ,* la
verta & impotentia fa timido Phuomo come di
, ,
i
(
HJ 1 T
0^ aa M
que à farei con huomo bene proporiionato d’effè
natura , la quale non dubito che come s’adopra
informare li membri principali , buoni , prò - &
portionati , cioè il cuore , e’I celebro , fecondo la
1
fententia de Medici , cofi dalli detti membri prin
cipali ,
procedono gl*altri membri proportionati ,
r s L 1 B Hj 0 7
batter in fe db effere corto, il piu che puoi % jLncbt .
& come 1
l'huomo l'ha nelle mani gli da tanta fua -
mai priuarfi
aita nell animo , che non uorrebbe
&for-
-
? K 1 M 0*
& forfè per falbe . Et per concludere queflo cà
pitelo , il mio configtio e, che non facci credenza
,
fe puoi tfenon quando , non puoi fare di manco .
perche comunemente fanno le credente h uomini
non intendenti di mercantia,& quelli che nonpof-
fono ì ne fanno esercitarla.
D
inuecchiar
ra
Ebbe’l mercante e fiere folecìto nel rifeuo
tere ,
il
quando’ l tempo uiene
debito . Il qual ha
che quanto piu inuecchia , tanto piu diuenta
: & non la far
in fe quella natii
,
l 7v* °
yc,perche non e male a ricordarli , dirli di qui &
a tanti dì m'bauerete a fare il tal pagamento , fa-
rcitemi grande piacere , di farmelo bora, perche
nbo gran bifogno . Et conciofia che tei neghi , co-
me l piu delle notte foglmo fare , nientedimeno
barrai poi tanto piu lecita honefla caufapa
in
T It 1 M 0.
Vho uijlo celebrare infra Catalani , tnaffma- &
mcnte in quella alma città di Bargalona : cbe'l pri
mo lando ,cbe fanno delle perfone ,le quali vo-
gliono creare à qualche grado di magifìrato fo-
,
glino dire j e buon pagatore . Et cofi fi forbii ^
no communemente tutti di efiere , per lo piu fo &
no Et in que[lo imitano molto il faluator nofiro
y
che ammoniva , che la mercede dell' operario tuo,
non remanefie & voleva t dire che chi db hauere,
fia pretto pagato & fodis , fatto : & quetto uolje
Santo gofiino quando diffiniva lagiuttitia, che
difie, iufiitia ett reddere unicuiq;,qmd fvum efL
Et fai che corìl buon pagare s' acquitta fama buo
na , & credito appreso gl' amici ; Et indi , è trat
to'l comun proverbio buon pagatore è figno
: che'l
re dell*altrui borfa. Et quefla laude debbe piu cer
care il mercante , che nefttna altra\ conditione
tAngi quando al tuo creditore , è uenuto’l tempo
& non ?adomanda' l pagamento , tu lo debbi tro-
vare & pagare & ógni
, che tu hai a da
. partita ,
re ad altri tuo
, & fanne credi
fcriuila nel libro , '
i
y
,
» z r s ili o
no per lettere ferine d'altri , & non affermate da
loro* di , che penfano in tutto , ò in parte defrau-
dare, Che da tali h uomini fi dee fuggir eterne dal
la pefie , ò buomini fenga fede > huomini di fo-
retto, indegni del confortio dé'buont ,
euerdaderi
reai mercanti nelli quali non Jolamente dee ap
parere alcuna fr.iude , ma neanche alcuna mini-
ma fujphion fìngano. Va che ti auegatì fimpre\di
fubito dare auifo', & rijpoHa di tutto quello che ri
ceui da altri , letificando tutto cofa per cofani ciò
che noti pofii bauere tempo da poterli denegare »
TP X IMO. 36
& jpetiàlniente quelle, che fono di maggior im-
portanùa , come fono trafichi di mercanti, che fo-
no ordinati per conferuatione deWbumana gene -
ratione , come detto noi habbiarno , £ di qui è
,
fcr L^l \ O
d' bau ere auifi da mercanti drper feflèfiò co Via
telletto afiottigliarfi , inuettigando baucndo jpef-
duile ,
politicò , & economico, egl'è dìbifogno, il
• V M
I{, ! 7 \ Ot 17
natamente , & rifondenti alla tua dejlrex^a ,’ti
D 4 Sìar is
,
I 1 B K O
fior con fi pochi denari in ripofo, gli cortfumaveftl:
Vero che comunemente li guadagni ,che ttannofer
mi fono limitati , & pochi ,& non fi può [alitare
con pochi denari .
Quelli li quali fono fendami*
la, debbono ingegnarfi di fare ogni efiercitio pcrfo
naie fen%a hauere uergogna ad adattarfi al tem-
po , come ammonire il Tragico che grida , Tcm*
pori aptari decet.Klpn fi debbe uergognare a fiat
con altri, & fcr aire, come' l me defimo Seneca, TSfcc
turpe puto , quid quid fortuna mifero iubet, & fa
re ogni ejfercitio bafio , & itile bonetto ,
però per
uenireà grado di cominciare ad hauere . *Auifan-
dò , che Lo Jlar con altri noi non reputiamo dulie ,
an%i lo giudichiamo efier al mercante necefiario.
Terche come fi coftuma dir in Italia, chi non è tta
to buon raga'jgp non può ejjere buon faldato. , &
chi non ha faputo ben feruire,non fapera ben coma
dare , Si come mal Boetio 7\ec illum efie magi*
ttrum, qui non nouit fe efie dìfcipulumieriibefcut
enim difcere : & nefcire,non uerecuudantur.Mol
tifimi famigli babbiamo uifio,ueniré.à.grande fla
to; <& rarijfimi fono fiati buoni maeftri non, fendo,
fiati prima buoni difcepoli. Tronfi uergognò Er-
cole prudentiJfimo,& fortifimo, di efier famiglio
di Eurifleo , del qual induce Seneca Egiera rifon
dente a Lieo Imperli iura tolte, Qjtid uirtus eritl
Sogliono farlo hoggi dì i prattichi Genouefi,&Eio
ventini, & f^enetiani & poco inan
,
%i , nella mia
età piu gioucnile,Ìufaita ambe la nottra terra, &
.. a Midi
V 0 1{ 1 M \ 0\ 4P
Mi molti gentiluomini , dare i funi figlinoli 4
fuoi cittadini ì da loro allenati , & petti in quali
"
Utiligare \
;
L 1 B H. 0 <r
uettlgare de partiti • Vero chefio esperimento del
buon'ingegno, confiflc in ritrouare . Come dice
Boetio. Miferrimi ingenii est femper imentis uti,
&noninueniendis . & jlrifiotele, Facile e fi
inuentis addere . Lo qual inuefligare , uuol efière
dipartiti habili & 'atti alla difpofitione del luocot
*ivm
-
L 1 B 2^ ;0 )
fortuna ,
non ti lafciar uincere, "Perche l’huowo mi '
L 1 B KO':
fauvjy quali fanno le cofe fen%a fatica ,
li fewy &
dimofiratione &à
tempo comodo,
,
con ordine* &
comandano, & fanno con facilità, & fen^a fatica,
v \ i a. m
le , &guadagnò . Adunque io debbo fare in co-
tal modo. 2\on corrijjjondonogl*auifi,& non rie-
[cono li difegni, Et però il mercante fupplifca con
la prattica giornale; la quale doi
principij debbe
bauere , come e detto ,
& però quelle Singolarità,
bifogna abbreuiareiper dare luogo
non parere prolifio a lettori ,
ad altro & per*
4*i *‘ Vi* *\ f
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j ¥ •} .VilJ'i I v*
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f>t (ambii. Cttp. X I.
*ÌV i*
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fi, &
per 1 6. grojfi fono tante lire di Bargalona
di tutte le jpefe, noli, ficurtà , &
faprò quanto &
mi uerrà ucnduta la pegga in 0^ > ( U€ ^0
1 NfP &
ne bauerò in Bargalona di quella medefima mone
ta . Ecco che’l principio, & il fondamento del tuo
L IH II O
. fe tanto audacemente dico > che in certo modo è
imponìbile ad uno , ad intenderlo per informatio-
ne , Et per confeguente non ne può giudicare. An
dicono piu forte, che è impoffibilcj. Che effen
fi cambia à fianchi, e fi
pagano àjcudi ; tienfi &
conto à fiorini,che .gì 3 2 ^ di Auignone fono ceto
fianchi, perche fiorini 1. $ 7 2? 9^ fanno un fian
co. uale . 1 . 2? corrente aAuignonè $ 30 e io.Jch .
! i*V
7 * I M 0. 3t
cambia per yenetìa & , per Battona &c. cioè
al marco d’oro , & per un marco d’oro Geneura
i datti à y india tati Fenetianiciok 6262^. &
»
6 3. Et cofi diuerfamente fi cambia, fecondo diuer
0' dio, con
0 fe patrie, c diuerfe ufan xe fono . quanta
* induflria , éf cow quanto' ordine dal principio fà
X trouato .
Ffafi fare li protefli co/«i wow pogrf, &
*4 li cambii ritornano di Intanto pino menomi ha da
I» rifare chi tolfe , & non pagò ; perche tanto haue*
»9 rian guadagnato, Et di qua nafce , che molti dan
li nano queflo contratto , del qual non poflo tacere
fi
quello l quale ritiene la pecunia d'altri , & non la
IO*
paga , iti detur damnificare impedendo , ne adipi-
2o.
fcatur quod erat in uia habendi ,tenetur aliquam
te-
recompcnfationem facere , fecundum conditio -
ff
nem perfonarum , & negotiorum Et con que- ,
ito
flo concorda i’Ofìienfe , & yiglielmo, che la *
l*
'
v
£ 1 faccio
IttìMMMt
L ì n Ti 0
faccio è perche fon impedito del guadagno, che ri*
tornò, e fei tenuto cum expenfisa recompenfationt
del mio danno. Sono altri camhii , che fono comti
tatione di monete à monete, & quefii anche fi fan
no,fecondo che ue diche fia piu atta ad abondare »
ò mancare una moneta piu che l’altra Et anche
nelli banchi, queflo fi cofluma,à fare dammi la tal
moneta , &
tale,& darotti tanto per
dotti la ceri
Cap. Xll.
fi prefume da te la fraude ,
come ne habbiamo ef
[empio in detto cappitolo , bona fi des , Di piu fe
una cofa hai in depofito con patto che elio non fi
ufi, ufandola, commetti furto Jigettis cappitolo de
conditìone furti. I* qui furtum, ^Altrimenti noni
tenuto * fe credete che lo padrone nonne faria mol
to contento * & in conchiufione al mercante defo -
nettiffima cofa è toccare' l depofito, &ufare di quel
lo , Et quel medefimo pojftamo dire del pegno , il
E * &
,
L 1 B 1{, 0
& mecarìica ,
Et conte tu Mèdi
è ntcejjariiftima ,
Hpma , fi
aiutò il Senato eiafc uno per fuo nome ,
!p°j^ i jf ' o; 27
filmarlo fopra modo . Ma ,per ridurci al noflró
propofito * difendiamo aWeffetto doue eia nofira
mttntione > cioè del tenire ordinatamente le ferita-
L 1 S -R.0
tare $ & finito c batterai di fcriuere . tuttofi detto
Quaderno faldarai in effo tutte le partite accefe ,
tirando d*efie tutti li refi, fi del debito, come an-
che del ere titolali'ultimo foglio apprefio della ulti
ma partita « Riportandoli poi in nuouo Quaderno
dando à ciafcheduno refio la fua partita da per fe*
ilqual Quaderno fegnerai col*B-fegnando co tifi e
fo ancora il fuo nuouo Giornale , Mfabetto , &
Memoriale , fempre feguitando cofi di libro in li-
bro juccefiiuamente , per infino aW ultima fillaba
dell' Mfabetto . Inuocando fempre, come di fopra »
in fui primo foglio del Quaderno il nome di Dio
&c. l^el Memoriale debbi dinotar ogni fera , ò
p n t m a: >i
qtteìFijlejìo giorno, ò Poltro in fui Giornate
Tot ;
Giornalmente riportarle in fui Quaderno» Et à ca
po (fogni anno lo fcontrarai con le partite <Tefio
fuo giornale, leuando il bilancione d*efie,& ripor
tando tutti gfauan •fi, ouero difauan\i alla parti-
ta del tuo cappitale . Debbi ancora tenir due altri
libri, l’uno per accoppiar li conti che mandano
fi
di fuori } l’altro per accopiar le tue lettere miffi
ue : per infino della minima importanza * Debbi
etiandio tenere il tuo fcrittoio ordinatamente , &
a tutte le lettere , che riceui notar di fopra dond?
elle uengono , &
diche millefimo , et di qual gior-
no fecondo che giornalmente t barrai riceuute $
Et poi ogni mefe farai ma^ d* effe lettere ,U
.quali inficme con tutte l altre fcritture,come con-
tratti 3 injìrumenti, cirografi , camhiuconti, polic
cie&c . riponerai ciafcaduna ne la fianca del
fuo lignificato dello fcrittoio »C onjeruandole iui ft
condo coliumano fare li ueri mercanti . Et quejla
per breuità, balli hauer detto debordine de librit
<*> » . > • t f i
L 1 B K 0
una confuficne Babbiionica : da chegardati, quoti
to hai caro i’honore ,& la facoltà tua .
»
L O ajficurare e commodo
mente à mercanti
ma anche e còmodifiimo alle
,
e£“ utile
che fi fanno ajficurare
città , &
non fola-
alle repu -
bliche per due potentifiimi rijfetti . Il primo , è
perche fono cagione le ficurtà di fare di molte piu
facende à mercanti. Vero che nonpojfendo io far
L 1 B H 0
tenere nello ftrittoio loro, la carta del nauigare,et
fapere porti, Jpiage , diflantie di luoco a luoco, &
confiderare , la conditione delli patroni , & delli
Cap. xri;
D rappieri
L 1 3 0 cr
Cap. XV II. I
Tritio. 41
il lanaiuolo debbe non confidarfi ne’gar%cni , ma
uedere il fuo panno di pafio in pafio ; & uederc »
f mode-
L;>J B II 0
modefiìa, faldella ,grauìtà , & morigerationt •
ttaritia ,
quefto modo è non folamente conti a
lbonetto uiuer mercantile , ma egli e peccato mor-
v
talesome uuole Guiglielmo, ctiegl'e jpecie dì aita -
rida > la qual è mortai peccato • 'Nel qual giuoco
citrale prenominate cole Soccorre , di molti pec
-
f 2 tri
£0 1 0
tri buomini per che’l mercante e piu publicaper-
yòjw che altri, /té»* conseguente gl altri buomini
? H/ 1 M 0, 4$
po , & perfona , Et non uogliamo temerarìatnen -,
te riprendere , che può efiere, che ferina uitiodi
cupidità ò uoracitd, il fauio mangi pretiofo cibo
Cfr l'ignorante s'intende della bruttifilma fame dì
gola nel bruttifimo cibo . &
piu tojìo ogn'uno dee
volere come'l fignore, magiar del pefce, che come
Efaullentichie »ò l'orbo à modo di caualo Li. 41.
quis quis . Debbe efiere adunche temperato il mer
carne per le ragioni fopra dette , nel mangiar e , &
nelbcuere . Et anche non dee apprezzare, il cibo
fe non per foHentamento del corpo , che come di-
ce Boetio . Vaucis minimisqu e natura contenta
efl , & fieno come dice Santo Taolo .
quorum
deus uenter eft . Et confequentemente al mercan-
te fla male troppi corniti j li quali fono principio
alle fopra dette cofe . T ertio al mercante è proi-
bito efier procuratore per litigare , ò uero compe-
rar piati . Se per li fuoi bifogni è detto che non li-
tighi che debbiamo dire, per le cofe altrui* Quar
to è proibito al mercante la conuerfatione di cat
tiui j et infami ; li quali non folamente fono cagio-
ne à difeofilmar e, et diucrtire gl' huomini dal ben
fare , ma anche pofiono ejfer cagione di disfattio-
neper molti modi . Quinto e proibito al mercan-
te , il far della alchimia Ver che Carte del mercan
te è ricercare cofe Ciabili, certe , et d'auifi fermi
et non quelle che pojfono efier cagione di disfaci-
mento fuo . Se fio è proibito al mercante, il gio -
L > IV-, B ^ 0
difilamento Vereh e il mercante uuol Slare in fu
.
L
fe afialìidia :
jt natura humana fe è attediata molto cir~
ca utiefiercitio, fenga interuallo alcuno, eUd
& imbriaca, auuiluppa & fcorreg ,
ym
tày
s H. f r M
ma faldar li conti [noi, ridurre tutto in fai* &
do, &rifcodere E fe bene gli accadeffe ò uenijfe
. ,
VI{IMO.
ìe y & la cejjatiotie delTopere feritili, Fanno [etti-
ino . Il qual 'e molto proficuo , utile, & necejjario •
pompofe & j
ho mano, che
dire queflo fipa - in chi
UBILO
-
LIBRO SECONDO,
DI BENEDETTO COTRVGLI,
DELLA MERCATVRA
PROEMIO.
Olendo feguire
l'ordine propofio nel
la nofìra prefittone,
inqueHo fecondo li-
bro douemo trattar
della religione j&cul
te
s n c o n
t altre eofe li brutti conformi cmgl’bmnùni, in
d o. 46
quefta, appreflo à qualche altra cofa , discordano
j
che ejjì non hanno religione^. Et coft credo.a tut
1
ti gl animali efier data la inclinatione à conferita
te la uita loro . ma à Chuomo
à propagarla. Et per
che nelThuomo e la ragione , lo chiamano fapiente»
7^el qual in quello folo è concefo , che ad'effo
fo~
lo è dato l'intender cofe diurne ; onde è uero la
fen
Cicerone . Ex tot inquam eneribusjiul
t ernia di
g
lumejì animai prAter hominem, quodhabeatno -
tilt am aliquam , Dei , ipfisque in hominibus nulla
; 0i i b il o * -
S £ C 0 D 0. 47
tir Totina nel mangiare &
, Dei coniu- nel bere
gali nelle noz^e y Triapo nel confumare del matri
m onio,b{ept uno li nauiganti , i^infe tir Limfe ,
nelli fiumi , Matte tir Betona nelle battaglie , nel
mettere delle uitouaglie Segeta perii buoi Boua
,
na , per il mele M
elona j tir per li frutti Tomona,
Dio Honore per effcr bonorati , Dea pecunia per
efiere pecunioft , Dio tfculano tir argentino fuo
figliuolo cbauefiimo rame , tir argento , apollo
tir Efculapio medici > inuocauano gl*infermi per
bauer fanità ; & molti altri Dei puerili; che ne io
dico tutti , ne ejfi potè ano ad ogni minutiafar un
Dio , alli quali faceuano altari tir adorauanli ; fa
tendo loro facrificij , Et effóndo condotti gl’ eccel-
lenti Bimani in tanta abufione e corroteUa doppo-
mo Itiformi nelle uarie leggi >
facrificij & di -
uerfe opinioni , illuminati dalla fede catolica , tir
dal uero lume dello fpirito Santo . che fu mandato
injpecie di fuoco agliApofioli,doppo l'ofcenfione9
feguendo il comandamento ,&lo efiempio del fi-
gliuolo di Dio faluator noflro Giefu Chrifio , in co
memoratione della cena Dominica , fta la celebra
tione de la Mefia facratijjtma , nella qual
fi con-
fagra il uero corpo di ChriHo:La qual mefia ogni
dì comandato è tenuto ciafcaduno fedel Cbrifiiano
y
di udire fina a l riceuer la bene diti ione dal facer-
. nel
-
,
:
L l B K. 0. :
• <?
uanità ,
deueno ejjere ficomunicati . De confe.Di.I
qui die,per riuerentia di tanto facramento.ilqual
dal principio del fiumana generatone & per al- i
adora •
-
* doravano ilfangue,&
SECONDO il Sacrifìcio del pretiofijjì -
48
L 1 B ^ 0
ma q. I Multi • Jl Ila qual mefia debbe Ilare il
DeWoradone ‘
\ r * J i
C
diffinidone,
Onfeguentemente cibifogna trattare della
orationey Et primo per ordine diremo la fuà
La quale fecondo [{aimondo,
mente in Dio tendente
& Ho-
fiienfe , è,Vio affetto della
I 1 B ^ 0
debbe efiere ficura . Come Giacobo nel primo i
poHulet in fide nihil hafnans, la Terga debbe ef
fer humile , cecie fiaftico 3 5 . oratio humìlitatis pe
netrat ccelum . E de confecratione Di 5 . non me-
diocriter . la Quarta dee efiere difcretta , Matheo
28. nefcitis quod petatis , Giacobo quarto ,p etiti* ,
»o» accipietis,eo quod male petitis.la Quinta
dee efiere deuota . piu torio col cuore , c//c co»
Trimo de 1\e. Anna loquebatur in cor-
/a 6occ<i,
de fuo,& uox penitus non audiebatur . Agofiino
anche dice, quid prodefl motus labiorum fi mutu,
^
efi cort Sefio dee efiere uergognofa , come'l publi -
cano che non ardiua d’algare gl'occhi al Cielo . £#
e» al 28 Settimo dee efier fecreta .
. Matheo k al 6 •
iMlcm cwwz oraueris intra in cubiculum tuum
&c, & oratio in priuatis locis oportunius fundi -
. Ottano dee ejfere pura , Agofiino [opra il
falmiria,Orationts pura magna eli uirtuó, manda •
tum peragit, quo caro non peruenit , Et cofii dice
Chrifofiomo. ìs^on potèfi quisquam habere gratta
celèfiù uit*,nifi purgatus fuerit ab omni [orde .
7yonodee efier e lagrimofa Efaia al ^S.Audiui
orationemtuam , & nidi lacrimas tuas,& la chic
fa £Agofiino , Oratio Deum lenit , lacrima cogit,
hacungit , illapungit . Decimo dee efier e attenta
acciò che meglio fi peruenga alla federa . Vndect
mo feruente . Dauid in /almo , Deprecatus fum
faciemtuamin toto corde meo . Duodecimo ac-
compagnata da opera Tobie . 12, Bona efi orario
^ cum
,
SECONDO. 50
cum ieiunio , & elemofina • Et fiopra quello al
ter^o de ^ e.Leuemus corda noflra cum manibus
noflris. Dice Gregorio , il cuore fi lena con le ma-
ni à Dio quando l orationi fi confermano con le ho
ne operationi .T ertiodecimo . debbe efiere asfi-
duci per effempio di colui , che dimandanti pane
all' amico. Luca al.11 . et gli M.pofìolì perfeueran-
dò nella oradone rice netterò lo jpirito fanto . Et
nota che di tutte lorationi , la piu perfetta e Fora
tiene dominicale , cioè il Vater noHer , fecondo
\Agoflino , & fan Tomafo Fero è che molti co-
.
G z barba*
e
L 1 B K. 0 -
barbari%ando , altro parlando > rifondendo inde-
notamente , &
molte uolte ne luoghi inconuenien
ti 9 &
inetti accennando y ridendo , atti infipi- &
pidi y itibonefliy facendo . Et pero io , »o» leuan-
do alcuno dalla fua diuotione , dico , che mi pare
diuotiffìmo , &
offeruantiffimo mercante , ^kc/Zo,
che dinotamele inginocchiato , co» le mani le na-
te al cielo j
occhi chiufi ,
intelletto unito , fofpiran
SECONDO, 51
Uifli > occidiHi . Et nota che fono alcune Eternofi-
«e corporali , /e «yWi fono fette . dare à mangia-
re al famelico ; bere al fitibondo , ueflire il nudo ,
uiftare l'infermo , rifiatare il prigionero , raccor
1
re lo flranierox Laltrefette fono fiirituali ciob in- 3
LIBRO
uerchio > & fimilmente dar V elemofind à quelli *.
lemo
,-
SECONDO. *3
lemoftna non fi debbe dare i Cerne s'alcuno poflo
in articulo di necejjìta , hauefie fedamente , (fon-
de efio , & la fila famiglia hauefie d uiuere ;di
quejlo dando telemofina faria fottrahere la uiia
a fe, & olii fuoi . Eccetto fe fottrahendo a fecolef
fé dare à qualche grande perfona , per la quale la,
chiefia , oucro la repablica fi foHentaria , certo
per lìberatione di tal perfona.fe e li Juoi debbo ef-
ponere alla morte , laudàbilmente . per chc'l ben
commune ua auanti al ben proprio 2^ el fecondo .
li
Q 4 1
Uui
*
I 1 B 0.
trul come fan Tomafo 2 2 .^.$ 2 Et non mi fleti*
. .
Cap . 1111 .
SECONDO. q;
gulis iurii non dimittitur peccatami nifi rettitua
tur ablatum. Et però infegnaremo li contratti le
titi, & illeciti i et diremo foli quelli > li quali per
lo piu à mercanti fi conuengono : perche chi uni -
tterfalmente uolefie trattare di tal materia, unti*
òro grande a ciò farebbe di bifogno. Vero ne sfor
faremo d'abbreuiare’l piu che fi a peffibile_j. E
prima che altro fi dica)Uederemo che cofa e l*ufu-
ra . Vfura fi chiama guadagno fatto della pecti
nia per limprefio fatto, per patto , ò per intentia-
te . Et è. C. i i&c. confuluit 4-q 3. fi fenerarijs«
Et però quando tu imprefti ad uno amico con fre-
ranga che ti premiarà , auenga che patto efrreffo
non fila fi u fura di denari, ò d'altra cofa,lt qua.
fi fia
le fi può apprezzar per danari l^.q.^.Céi.i.icjr
3. T^on dico già di quelle che non $'appretta-
no , come amicitia &c. quello uuole fan Toma
fo i.i.q.yS, Ma
dichiara , che fe nelTimpre*
fiare non haueui l*intentione,& dopoi che t'ha ren
dxto’l denaro , & ti dona alcuna cofa, non effendo
fraudata l'int emione, non pecca ; perche era lecito
indiche imprelìaffìsriceuere, &
per hauerli im
preftato non dee perdere quel poter ^nondimeno
,
pre
L 1 B Ji 0
prefica a te . Lecito e farlo, ma non b lecito far -
ne’ l patto. Illecito bai padrone del molino pre-
dar denari, àfornari conpattOyche non poffano ma
cinare ad altro molino che al fuo ; perche pigliano
alcuna cofa piu,che la forte, togliono la liber-
Quelli li pagamento *
quali uenuto’l tempo del
non uogliono prolungarlo fen%a. alcuno premio , fe
non reflituifono fubito fono ufurarij . Gli ufurarij
publici,& infami debbono patire quefte pene tem
porali. De ue ejferc il teflamento loro irrito di
neffun ualore , & ipfo fatto fono efccmunicati.'Lfo
debbono ejfer riceuuti alla communione:Ts{Ò fi dee
receuere la offertaloro all'aitar eftfp fi debbono ri
cenere alla ceciefiafiica fepoltura y fe muoiono in
quefio peccato majfmamete,quelli,cbe fono de
iure conuinti di contratto uJuratico.T^on b lecito ,
aleu-
te
,,
SECONDO. 54
alcuno dà,ò prefla denari ad uno che uada alla fie
ra per mare , &
li. denari Hanno a rijco del dante
L 1 B % 0
fileggio per colui che piglia à ufura,& effere pa-
gato ? Dicono alcuni che nò perche fei partecipe
dell'ufura, filtri dicono, che egl' è lecito,perche la
pieggieria non è ufo di pecunia » Et coft come per
il mio pegno che prefìo,poffo pigliare pigione,cofi
durre può in patto quello che per ancora non ègua j>
in
-
SECONDO. n
in uia d’hauere. & tal danno non fi può rìcompen
fare integro , ma fi deue in alcuna altra parte ri -
L J B K, 0
nemico della tua patria, contrai quale fi fàgiufia
'.perche
cbel debitore facci* l douerc , non b ufura
fraudata
non cade ufura doue nel principio non e
co-
l'intentione • Ma e da prefwier e in fraudefc
dell' anima di
Deuefi flare nondimeno al giuditio
debitore nonpa
1
SECONDO* <$6
mente fi potrebbe uendere tanto piu . Etquefioè
quanto fii piu antichi autori n'hano toccato; Et è ge
neralisfima riJpofia3 &
è forfè , che in quelli tempi
non era in tanta ne cefitta , ò confuetudine diuc tut-
.
L J B ^ 0
li quali comunemente fono impotenti ; & con de•
nari contanti non pofono fare tutto l'ejfercitio , &
anche per che lor bifogna fare delle credente
de' loro panni , & ad altri , non potendo uender à
contanti , & cofi fono necefittati d torre à tempo
anche ejfi . Qui ci fono tutte quefte condiùonit la
propria indujlria , l'auifo , compero all'ingrojfo ,
& guadagnare
di , lo affanno , & il pericolo d feo
dere , magagni > Jalari] digiouani , l' induttrici
SECONDO. 57
ra , & hanno un certo , & quafi determinato pre-
tto , & per lo piu non fono da falcare molto in]giu,
L 1 B ^ 0
da alli poueri ;
Quarto per esercitar giufla mer-
cantici cofne mercante , non che intenda indurre
la carcfiia , ma che dfierciti la fua arte , la qual
cofa ha luogo quanti) quefìo è propria fua mer-
cantila , che per esercitilo fuo riceue guada-
•i
SECONDO. W 1
Uff-
quel cafo come c detto del debitor nel precederne
Inni
paraffo , Et nota che tanto pecca colui che impre
qui
fta a l*ufurarono che li diafauore aiuto ,ò configlio,
& cofi procuratori, ò tutori , Ma altramente fat-
uà' tori , li quali per comandamento del loro macflro
K* danno danari ad ufura , & fcodono, li quali fe non
òni' participano, no peccano fecondo Guigliclmo.Ma fe
pttt lo facefe finga comandamento , debbe reflit uire ,
'lofi
tano per che molti non Janno il modo del l oro uefti %
H 2 '
auija- *»\u
-j
L 1 B
^ 0
auifation fola pericolo, & faticha\ dico che ègiu
fio guadagna . .Altra coje e dclli cambifufaratici
non reali, come adire quando i cambi] uagliano per
Bar%alona 15 .fi per gP, & tu però che non fono pa
gati,li meti. 6.& fimili cofe. Quefìi tali per non
1
pile
J I f 0 I[ B o. 19
piu delle uolte uederai,cofi come negli uno ptu,ch&
ualerano meno. fiche doue hai incertitudine ògua
Augnare, & perdere mediante la fatica, indu(iria
Et
fpefe di corrieri,fanfali,& proni
foni è lecito .
L 1 B ^ 0
impunita , Et però nella legge diurna , illecito è re-
$ n c o *h{ v o. 69
r il qual
ta? rijpondo fecondo S.Toma\ o, il uenditor
H 4 imfc-
,,
LIBRO -
£ E C 0 . D 0 6t
ties &c.ficut i.Secundo, per il tempo , fa ceridofi
per li giorni di fetta ,nelli quali da tal opere fi di b
be cejfare in oltre per il tempo, cioè facendo giudi
cij di notte , & giorno chiaro &
di giorni , cofi di
feriati * Tergo per perfona per che
rijpetto della ,
L 1 B K. or -
f
be are, aUì poueri, come de male ablatis incertis ,•
cow licenza del prelato , ò autorità della Chiefa
extradeinde cum fit,& i z.q.prima precipimus.-
Oicono nientedimeno alcuni , che quejìo ha in te
/lamento il fuo luoco , cfo now ha eJJ'ecutore , ?w<i •
, re al-
,
SECONDO. 6%
filma di effe rgli,efcufato; altrimenti ilfurto è fem
pre peccato mortale , &
fei tenuto alla reflitutio-
ne,etiandio bauendo alcuna cofa in depofito,ouero
in pegno, & ufaftla, donde per queflo , la cofa ue-
nifie d peggiorare, egl*è furto, & fei tenuto alla re
fututìone. Che diremo fe la donna ha fattoi fur-
to inanimii matrimonio , &poi confumato*l matri
monto il marito participò, ò s*ìl marito lo fece la
moglie*l participò t s* è lecito alla donna delli beni
del marito, cioè communi fodisfare ?
Dico fe-
condo Guiglielmo, doue egl rc di confuet Udine, che
la donna, &
il marito comunicano li beni quella &
cofa fi trotta , può la donna reflituire quella co*
IL TERZO LIBRO
DI BENEDETTO COTRVGLI,
dell’arte della Mercatura
PROEMIO,
Avendo nel pri
mo libro trattato del
la diffinitione,utilità 9
T E X^Z 0 . 64
tmuamete peggiorando ,è diuenuto fentina.Doue fe
c’è alcuno mercante , è pieno di errori , & legge-
re^ge fcn^a alcuno fendamento di ragione . Mnifi
piu hanno ridotto il culto mercantile in prattica ,
& come le fimie fanno , le quali , uogliono fare
quello che uedono fare agli altri,fenga fondamen
ro alcuno di ragione ^ Ma . li figliuoli ornati,
commendati fi debbano sforare di non follmen-
te imitare' l padre,ma ancora effere piu eccellenti,
T !'VZ'O.V 6$
cario le merci . Tanno ancora abondare di pecu~
nia, di gioie,
9
or argento, & di ogni forte di me
tallo . Tannoili abondare farti di diUèrfi miflierii
in conti*
nella quale conuerfa famiglia bonefia ,
T n \ Z 0. 66
Malore douete penfare che rio ci alloggiano gagliof
fi , ragazzoni , famigliacci ri ogni mano , parti
gianit ladri , fuggititi , & giuocatori , come fa -
duti ,
[enga iflrumento & affioriate cautelle • Et
t
T 1 K * 0. 6y
le quali balliamo dette ne libri precedenti & di-
.
\ - * •• *
A
ditione
do piu pertinente,
Venga che la prudentia fia comune
& conucniente ad ogni grado, & con
de glh uomini; nientedimeno
piu propria, & piu coueniete
mo
flato,
è in certo
uirtu 9
al
mercante , che ad' altre generationi : Vercbe V al-
tre cofe uiuono , & gouernanfi con certi canoni^
regole [pedali ; fola la mercatura fi gouerna per
arbitrio ; al quale è neceffaria quefla prudentia ,
laquale è principiai membro dell'bonefio ,& ha
in [e la dijcretione del bene , del male, & & con-
fijle circa' l ricordarfi delle cofe pafiate , confi de-
rare le prefenti , & prouedere le future ; Boetio
I 1 S 0
dentemente , & circa ogni fua facenda efiere cir-
cile , &
ìnfcgnare prima fe , poi altri , c/jc » &
qui fe nouit , oraww wo«ii ; Ef quejlo può efiegui-
re leggendo molte cofe, Et però ti ricordo fempre .
• X
r E IL t 0, 63
è di <tare opere alle cofe incognite wo« neceffarie
& multo ofcure , lajjando le cofe a noi pertinenti
comefe lavando la pbilofopbia mortale , uoleffimo
imparare Geometria ,ouero ^Urologia Et però .
gran
è
t -
&
letterati fono tamquam afinus ad
retorici ,
li-
'
I 1 B H 0
fui prò luce balere illa. Et però è prouato daTheó
logi , che s’Adam non bauefie peccato , faria fra .
r e * z o. 7®
more popolare. Quefio fcriue Diogene Laer~
tio 0“ a wcta io »<z rr<* ^«/o Ce Uio. Et fono nien-
tedimeno alcuni indotti,& indifciplinati huomini,
li quali prorompono a tanta infama , che btafmano
colorobliquali fanno alcuna cofa . Et quefli fono co
munemente buomini ignoranti , uuolgari
li per dogli etiche fi uegono inferiori agli altri bua
mini, prorompono in infame, perche gli ignoranti
communemente fono cattiui fecondo la fententia
del filofofo. Omnis ignorans malusi Et il male è'op
pofito al bene, il quale è la uirtu , Ver tanto non
V 1:B PL -0 «
tafo, dr la materia non lo richiede. Et confide-
rando quella tanta eccellenti, il Chriftiano Sino
,
(io ordinò, che gl'huomini fecolari debbino haue -
re fcientia ,
per loro eruditine, accioche pofiino
xdifcernere il uero dal falfo , hauère adito alle
faenze della pietà 3 7. D.cum ergo. Et per queflo
fu ftatuito c'habbino maeHri deU'arti liberali in
certe Cbiefe 3 7* D. in qttibujdam extra . Et arti
liberali chiamano grammatica , Retorica , Loicat
J
T E ^ Z\ 0 . ( 71
la quale e di bifogno, non folamente faper per
il
fi
to del mondo, &
nomi delle patrie, regioni, prò &
uincie, gr terre particulari, ma ancora è di bifo-
gno fapere le conditionfgr gl ufi mercantili, &ga
belle di quelle, gr conditioni diogni robbe
, gr ?ner
canile chefi mettono, gr traggono d'ogni partii
Terò che noi fapendi) , non intende quello che ad 9
ogni parte , e in fuaJlagione_j . Et piu li bifogna
fapere le diflantie, fui, /piagge , &a
bene in- fi ai
tendere della carta del nauigare, per faper nolig
giare. E tutto quefio c'babbiamo detto e
tieceffarif
fimo al mercante . Ma fé, de contingentibui ha
Mefiimo à dire alcuna cofa, direi che non nuoce al
mercante fapere filofofia.per rijpetto delle cofena
turali, & inueHigare a/fottigliando l'intelletto co
fé naturali,gr efia nostra natura, gir mafiìme , de
Vhumana copiefilone et le fifonomie et nature de
gl'huomini , e infinitamente necefiario . Le
fiere
Loico non fe li disdirla, per faper difcernere'l ne-
ro dalfalfo,et faper confondere li falfi argomenti
et fidogifmi perche
. ; fi trouano alcuni h uomini di
natura fophislichi. \Ajirologia furia à un certo mo
do ottima feienga al mercante,per faper le nate di
grani , d*ogli, et altre uittouaglie, faper predire
,
morbi,guerre, et filmili cofe,et però e detto quel-
,
liantico prouerbio, Fammi indouino,ct
faccioti ric-
co . Theologo chi dubita che è ottimo al mercan-
,
te , per faper le leggi , canonni , & il fondamen-
to della nofira fede • Giurifla etianiio li conuenia
,
efiere rr Y
L h B K ?/
per faperfi guardar della iniquità d* alcu-
ejfere j
&
L jl confidenza e propriamente ficurta ,
buon animo nel fare. Et quefìa coditionefla
bene polla nella integrità del mercante; però che
li mercanti uili non fono atti a falire , ne tam
poco
deono ejfere temerari] , & animofi y fi
ch'ecceda-
Dio &
ni di fortuna
»
Vero è che [intra-
della ,
r~ L 1 S
le loro cofe andare profferitone . Neanche que-
llo mcritornoper ma delle buone operazioni , quan
to à Dio , ma pare ebe la fortuna è loro amica , Ut
queflo prefumo , che fi coglie dalla naUira^per che
li nofìri corpi fi gouernano dalTinfiùfJo celefle, &
come ne naturali , uedemo uno, che è di una com-
piefilone, l'altro dell'altra, uno atto all'arme,l' al-
tro alle lettere , & cofi l'uno efierpiu fortunato in
‘
J
'
.
' ' ' < . ' ;v . * i'\ 1
I
i 1 •
' V
Velia integrità del mercante « i
iv cap. ri. :\
••
Uva \.r \\ . .»*
V
in ogni
olendo confeguentemente trattare della in
tegrità del mercante diremo
mercante tanto ernie , domefiico
modo di cornerfatione , li
,
,
&
cb'ejjendo'
necejjario
conuiene confe-
guentemente effere integro . Della qual integrità
il contrario è l* efiere gachera , ligiero , & ittabile
T E ^ Z 0. 72
pofitati al Juo banco , la qual cofa non folamente
non era fcritta nefuoi libri , ma rìanche era il ue-
refi, etComo non uolendo offendere ne macchiare
la fama della fua uera integrità , pigliandol per la
mano , li fece dare la detta fumma de danari * In
che dimoflrò quanto piu dee efere feruata , et cui
ta l* integrità , et la fede del mercante cheH dana-
ro.\La qual integritàno fi può bene cognofccre,s'el
la non è bene prouata ; Et parmi che folamente fi
poffmo chiamare interi mercanti quelli , li quali
hanno hauuto li depofiti occulti , et potutoli nega-
re > et poi quando è bifognato renderli , l'hanno
fatto, fenga penfar , ò indugiare altrimenti . Onde
per queflo l’buomo è prouato , et per tanto fipuò
chiamar intero . Et per l'affai fi farà una triflitia ,
che per il poco Ihuomo non ci fi metterà à farla .
Et nota che non folamente in fatto dee efiere intie
D
*
;
iligenza grande debbe effere nel mercante,
et [oUecitudine
.
» la quale è madre
*
delle rie
the^-
--
L 1 B li 0
chezgc benché Cbrifio difie agli ^ipoftolifNoli-
,
& quel
T E Z 0 .
74
& quel menare le mani & piedi, & pro-
correre
L 1 B 0
di cento duratti , li quali inueflono in alcuna mer
cantia,cbe non fanno altri di migliaia. Alcuni feri
uonoy che pare che le lettere gli nafeono mangi
con ordine Jingoiare Et alcuni s'aiutano quan-.
L
.' Velia aflutia del mercante :
Cap. rilll.
L
'
Aflutia del mercante , ouero calidità deb-
be efiere moderata in no offendere altrui, et
non fi lafidare offendere > fapere intendere , &
jpeculare doue e pojlo l'inganno , la falaci- &
tà , & s'è puro ,
ò befliale ,
per che in quejla
arte
inganni
il dì d'oggi fono mille lacciuoli
, fraudi &
. la qual aflutia in fraude non debbiamo
ufare i.à Corinti
4 Abifciamus occulta deco »
.
.. ^ nell' e-
,
jr E Z 0. 71
nelTcthica .et però Chritto ci ammomfce Ettotc
prudentes ftcut fer pente s, s* intende di non lafcia -
ris fedurre ,
et fimpliccs ftcut columbi , Et que-
llo quanto nella operatione , Che'l mercante in
quanto à lui , debbe fempre ufare una buona fem
plicità , et nettezza nel cuore fen^a ne penfare
ne fare dolo .
Cap. X •
Cap, X I.
G iuflitia è r edere
fecondo >Agoflino,
ra molte altres» Et però
à ogni uno, quello ch’b fuo;
et quella uirtu
mercanterebbe al con
il
incorpo-
T E Ti Z 0. j6
MOCabillter 300. ducat M’amico tuo lo chiamo , et
reflituiglieli , cta co/«i mai non s’era aueduto £f .
_ '
* V .
'
’l i
1
/• V
£ 4 Bt«4
L ì B K. 0
Della conflantia del mercanti •
Cap. X l l.
C
qualche uolta
Onflante debbe effere'l mercante, tanto del
li cafi di fortuna, quanto delle ingiurie,
rie e ue. Vero fi die e, che tre cofe
che
uuol
bauer il mereante, cioè dojfo (Tifino, per la cofia
tia>Mufo di porco# la fobrietà orechia di mercan
la tolerantia, et patientia. Et nota che li mercan-
ti leggieri, et impacienti,biggari.no fono, da effere
filmati mercati.5ariano buoni pifferi, che comune
mente li binari hanno ceruello leggiero che li uo
la, &
tutti fentono di ramo di fargia . ifincon-
'
0j < s/ 4 :
'4
i v 1 ‘
Cap. X I l 1 .
& mafiìmamente ap
. •- prefiQ
Tr £ ^ 2 0. 77
9
f refio e foreftieri, liquali aU’improuifo s affrónta~
L
tà , per
%A. liberalità è uirtu, che porge beneficij.
l’effetto bonificentia .
chiamare benigni-
Quefia uirtu fla nel
La
k
-,
T t \ Z 0> 78 ttL
noceat nemini.T^on come la gran turba de mercati
ti, che fanno mille ufure, & poi fanno Chiefe , <&•
'Vw
-
l i s n o
uincercj. Et però per grande
tefìa fi lafciafte ^
%a d'animo ufaua rileuare gVhmmini da poco, fa-
cendoli gran maeflri , perche rifplendeffe la fua li-
beralità. &
che nefiuno de fuoi creati poteffe di -
re hauer per merito quello chaueua , ma folo per
la grande liberalità del Signor , Et uinto proprio
da quella uirtu,piu toflo faceua gratie à quelli che
non meritauano , ctià quelli che li pareua fufieno
atti et nati à meritare, et molti che non intendeua
no, il biafimauano , Et io fempre notai in lui una
impingui bile fete di liberalitàja qual era in lui ,
Cap. X r.
L
et
*A tranquillità d’animo, e una uirtùja qua-
le fia bene in ogni generatione d'huomini
maxime nel mercante , E tutti quelli che fono
;
T E ^ Z 0. *]9
' feguentementefono buomini lieti gaudenti ; hanno
pace /eco , & con altrui ; fono amici cPogni huo-
mo , non inuidiofi , non uafri,non iniqui , non ucn-
dicatori . non fojpettofi , nonauari , non maligni ,
I m G»U
n.n m
U? Sfl G.u Vi „
^ 0PP r* me P intelletto , IhumOT
tfal’huomo di rintuggato ingegno. Laf
la ! SI § !a 3 § >*« k colora , et
!
il fa ngue , et ftj /<>-
a® Sì « OID ?0 fiì ii i
ogni tHCCeIT0 • Et '
hmmini
„ * K WV< «
j
la tranquillità della
mente ben comporla, efier e fta
to cagione dilongeg^a di
uitaà lui.& però da
aiouentu fi debbe ì buomo guardare di non incor-
rere in ufo di tal cofìume . perche come dice
Sene
nelle fa-
r e n z o. So
loro cta menauano feco in bagno(came recita Va
lerio Majfimo ) per non mostrare le nudità loro
inaura figliuoli fi copriuano . Et quefio anche
molto fi ofierua in moltifiime patrie , E la minor
ueneratione d'honeflà, che fia oggi dì , è in Italia9
doue nonfolamente hanno collume andare a bagni
ferina coprire le parti uergognofe , ma etiandio pa
dri, madri,figliuoli, &figliuole,iuno dell*altro no
fivergognano dimofirarfi nudi, hanno certa &
maniera efforbitante,& alcuni uocaboli fìrauagi
tij & dishonefti . Et fecondo uarie prouintie uarij
motti, nominando i membri pudendi , Et di que-
llo laudo la noflra lingua . Laquale come fai,nul
la cofa ha in ufo, che dishonefia fi poffa dire,ne an
che ha forma di beflemiarey ne Dio, ne Santi • Et
s* alcuna cofa e pudibonda , che nominar fi conuen
nere Choneflà *
Cap, l i- X V
huma ciera
,
li
»
cap. xrm .
.
fomma uirtu,
Et prima dee efiere tem
& por
perato nelle cofe prof ere, & auuerf e, le quali oc-
corrono piu al mercantes & qua fi continuo, eh
1
ad
altri, cioè nelle profferita non fi dee eUollere , &
nelle auuerfita non fi dee perturbare . come s'è det
to per autorità di Boetio , Et ogni temperamene
tOiUUol bauere il mego , nel quale confittila la uir
tu come uuol tritìo te le. Virtus efi habitus ele-
»
finta fami della gola nel uiliffmo cibo . & piu fi-
namente ogn'uno dee uolere come l fignor man-
co-
giare del pefce , che come Efaulentichia , ò
quisquis
me l'orbo àmodo de caualli di . 4 r*
Debbe efiere anche temperatoci mercante nel
mangiare , & bere per le ragion di fopradet
T
.te.finche non debbe appre^arel cibofc nonfo
lamcnte per femplice foflentamento del corpo, co-
me dice Boetio.Taucis minimisqite natura conten
taefl E non fta come dice fanto Vaulo Quorum
deus uìter efl & gloria incommeflationibus Che .
f - * •
• - i
„
i J
*'
. . v V ;• }. \
•V
£
.
• •• . *4
IL QVÀRTO LIBRO
DI BENEDETTO COTRVGLI
dell’arte della Mercatura
V ,
,
* K...
T H 0 E M 1 o.
Avendo fattoi
trafcorfo fecondo» l no
flro proposto ,
perii
tre libri procedenti :
co Vaiuto diurno fegui
remo'l quarto libro, in
che , & in qual modo
il mercante fi de reg
gere circa la ulta eco
nomea , &gouerno di cafa , & della famiglia, la
L 1 B ^ 0
glia e tenuto efiere gouematore, della famiglia, fa
Jbiritmle. cofi anche in difciplina delli cofiumi >
co/ìi non facendo, è peggio che infedele^, pe
rò S. Vaulo difie. T.Thimotber.j* Si quis fuorum
& animale
mo per irrazionale befliay , & non per
huomo Et tua accumulatone
. la è quella del ric-
co fepultus
Qjii infernum & e fi in quella che dice
l'Eudgelifia Difficile e fi diuitem intrare in l\egnu
Dei ftcut camelum per forami acus. Terche tu fei
funga fine . Debbe come fai'l
ricco di cupidità
mercante far mercantia à fine di adempire li fuoi
bifogni ,
<&• chi per lo primo modo lo fd , fempre è
in peccato , come uuol Mcfiandro d'Mefi. an &
che alle uolte è buono leuarft dal giuoco in fui piu
bello & non affettare fare
, che uol di il tutto , tal
V *A li T 0*
£ ,
tifiti
1
L '1 B 0
à fare al fine a che tende quella nofira
ti feruira
E
economo
T per che trattiamo del uiuere economico, co
feguentemente ci par di trattare dell'huomo
, Il quale debbe efiere prima mafehio
,
•
fami-
, , ,
Q, V
Ti T 0 . U «7
famiglia non cognofca’l tuo naturale c7?£ cowe lo
cognofceranno ;m fpacciato . £n» queflofi
uuol bauere molta prudenza . Et io che ti ferino
mi pare non baflarui. Debbi efiere uenerabile*
coturnato , & bonetto &
, cofi fa che la tua
famiglia impari piu totto li cojiumi della tua
uita , che della tua dottrina . Vero che fe im be-
ne meglio dalToperationi che dalle parole . ,
e*r fallo per dottrina ,& non per ira; come fi legr-
re li pudenii.Vercbe dopo
femplice di montone,per copri-
il peccato conobbero li
terre
/
I 1 B It 0
debetto, giudicarai per l'affretto la nobiltà. & pa-
re che come alla plebea piangeua l'ornamento ric-
tate , &
di fopra manteUetti di panno fino , fpe &
tialmente quelli che erano in moderata larghe^-
, 7yo» dico di certi ceruelli leggieri ,
che ecce-
dettano la mifura, tanto erano corti . il diuo I\e
fempre lungo fotto'l genocchio, che mi pareua cer
to una Immanità , manfuetudine,urbanita , mo-
y
&
deflia. E uedo,& conofco bauedo cerco tutta l lta
lia,& fuori gran parte , in molti luoghi,fenga no-
minare neffuno per non efjere noiofo ad alcuno , in
alcuna citta , un culto di ueflire piu diforme da
ogni maniera, & coflume economico & politico,
altre fodre E
fontuofiffime che pafìa mol-
. dicoti
r \A H T 0. 9o
me uogliono li naturdixNpn dico che giubboni di
ueluto , ò damafco non ti fi conueganox ma niente
piu E guardati di ueflirefete di [opra,per che pa
.
1
mente
faria,che in molti luoghi d’ltalia,et fpecial
in Pinetia maffa uuol dire troppo . Si che'l
mercante non debb e caricarfi di fouerchia majfa-
-V -
ria,ò
,
(I V Jl % T 0. ^
9r
faria,ò fupellettile, ma debbe battere tatonecefia
rio all'ufo fuo quanto ricerca la tua facilità . Che
,
a
N On ofiante che de ttxore ducenda rthabbia
mo fatto una opera {ingoiare , altre uolte
me Jler Volgo de Bobali, dotte s"e detto dtfufame
te in fermon latino , d'ogni ojferuanga delle
-
moglie
1
-
L 1 B Ji 0
ricca , come la piu parte de moderni giouam , che
cercano ricchezze ,& la mogliere. Li quali poi che
l'hanno hauuta , mai uiuon ben con efte Vero tre .
i
, , &
,
*) V A n.
* 91
te prodiga, diligente , fobbria,abttinente , fuga-
ì
i
M 4 im-
L I B ^ 0.
imbellita una donna • Et fe per difgratia tu uè di
alcun huomo che fi acconcia ò faccia, ò cappelli , co
me ho uiflo Sfuggilo come’l demonio dall’inferno.
Et s’baucffe tanto fenno quanto hebbe Salamone >
faceua negri .
Mentiris iuuenem,tinftis Lucine capiUis
Tarn fubito coruus,qui modo cygnus eras
7\{on omnes fallisele te Troferpina canum
Terfonam capiti , detrahet illa tuo,
Sh che guardati da ogni conuerfatione d’huomini
taliy però che non hanno fenno } ne ceruello innefia , .
f
pigli à degno la molta ajprcgga tua . come uuole
^IriHotele nella Tolitica , allegando le medicine
continuate che diuentano cibo,& nutrimento. Co-
fi la cafiigatione continuaJen^a ripofo diuenta dii .
Q^V IL T 0.A '
91
ra,& incorrìgibile;& non è piu dottrina, ma egl’è
fcberxp > & giuoco, E ingegnati di non ti conduY -
*
feretamente la briglia, come fi fi a caualli quado'l
cozzane , li uuol fare portanti,che lo fa col molla-
re la b riglia p
tirare a luoco,et con lo Jprone , et
1 B ^ 0
quelle fono atteuate in cafa de loro padri e tenute
,
uili , &
maladorne , et majjìmein cornerfattone
dif:b;aue, dalle quali imparano ogni mal co[lume»
Le quali poi come ucngono in cafa de loro mariti
,
lipare efiere uenute della prigione in libertà
, et
vogliono efiere fuperbe et be(liali e par loro
y epe ,
re diuentate madonne . Et di ferue libere,
, per il-
cb e fono fen^a freno, et quette
fi debbono mol-
ammonire , et minacciare del cominciar à me-
to
Q^r U R T ol P4
non tanto lei. Et però la Chiefa impofe pià pe
na , a chi ama%z*' la propria moglie,cbe chi ama
L 1 B Ti 0
poi jra'l dì fanno collationcy. La donna uuol effe
re fobria. Certo quanto in queflo,in Italia laudo
le donne Romane , che mai beuono nino . & cofi le
7qapolitane,a?tcor che ne beuono , il fanno fobrijfi
mamente , Et infeflandole la fete in fr'al giorno,
beono acqua pura, dico tanto à no%%e, quanto in ca
fe loro proprie . Sono anche le Spagnuole donne
di conto , che non beono uino , quefio laudo mol-&
to, Et quefio cofiume e tratto da gli antichi Pro-
mani; come recita Valerio, di quelle che di nafco -
fio lo beuettono,& furono ammainate da loro ma
riti. Et quefie donne uinofe,carnofe,uoluptofe,&
be fliali, fi uogliono ammonire con buonmodo , &
farle attinenti,' & leuarli l'ufo del pacchiare, far-
| < <}
H^VUKTO. P5
1
fc
falle fare à tutti di c afa, liquali quando uedranno ,
h cfo f« lhonori, tutti la honoraranno, Ter che come
le
recita Liuioil lauorar di mano,fu dato alle donne
5*
prima che aglbuomini . JÙ f{oma quando T orfe-
ria Ibaueua affediata per rimettere drento li
*, ,
a
Tarquinij, & in tanto haueua Jlretto la città > che
v
li domandò cento uergini per oftagy. L e quali per
I
tanguilla della città ottenendo, Clelia matrona no
bihffima data in cujìodia alle uergini , leuandofi
' Torfena dall'afiedio , la prima notte tramutando
M
il T euere le ridufie falue in j\oma f Fu etiandio da
to l'bonor alle donne di falutarle,& far lor luoco,
per uia,come recita Valerio Mafimo nel cappito-
*
*
‘ lo de pictate, quando Coriolano efiule Romano ha
7
II
uea condotto l’cjfercito contra la patria, & bau a- e
la ridotta in molta flrete%%a ; nongiouando tante
(f
legationi del Senato, ne tanti cognati con altri pa-
ir* .
Ile
L I B ^ 0
tamente honeftamente , et pudicamente nel parla-
re,nel ridere, nel conuerfare In fecreto dilettemi-
mente, amor euolmente, et mode (lamente. T^on la
far gelofa, ne forettofa , rendile interamente Ca-
ntore fen'ga diminutione , non efere uolontorofo ;
fi.
I 1 B Ti 0
fe, “baiente meglio ejjère al mondo , che fe il mari
to y et la mogliere concordi , et unanimi gouernaf
Jeno la cafa loro .Debbi battere perfetta fede , et
amore ,
per che il matrimonio fu inflituito fecon-
do uuole fanto Tomafo in.q.d.zó.a procreatione
•de figliuoli da qual era necefiaria etia?idio fi JLda
mo nònhauefie peccato • Et fu inflitutio da Dio
inauri che Adam pecco, m quello che la dtinafor
mo , dalla cofta delThuomo per fua copagnia et dif
fegli crefciete et moltiplicate Adamo all'boradif
fe, Os nunc ex offibus meis,et caro de carne mea>
et quelle parole diffe injpirato da Dio, che cognob
be la inflitutione da Dio , Ma fecondo che il matri
i monto da rimedio contea la piaga del peccato', co -
« fi fu Mimo
nel tempo della legge della natura.
Ma fecondo la terminatone delle perfone hebbe
. V inflitutione nella legge di Moife. Ma fecondo ra
prefinta conuitione , da Cbriflo et dalla chiefa
hebbe inflitutione in nuoua legge : quefio fecondo
fanto Tomafo 32.7. 2. Et nota che per due ca-
gioni fo inflituito il matrimonio a generatone , et
educatone defigliuoliia laude di Dio Crefcite ,
et
4^ II' 7 0* 97
condo Iddioynondimeno il matrimonio fendo fatto
per quelle , ti bafla che intendano di contrabere
per uerbo de preseti q ì.q. 2 . Deuteronomio q i.Si
uideris mulierem pulcram in medio captiuorum ,
L 1 B K, 0
quale defiderà dilata. Et Jecondo Guglielmo pec
ca mortalmente coluti che inauri la benedittione
nuptlale, la conofce in luochi, doue fi collima fa-
re la benedittione. Ma fe la jfiofa , fi crede , che'l
£ r KT 0. 98
Sé fi congiongono per cagione di render debi-
to l'un l'altro, non peccano . T'rima Corintios. 7.
uxori itìr debitum reddat. Se per cagione di rime
dio, perche altrimente non fi pojjono contenere , co
fi è peccato ueniale ,
per Agostino . Incontinen-
ti £ malum efl,quòd uir cognofcat uxorem , etia ul
tra necejfitatem prò creandi filios : fed & ibi efl
LI; B 0
debbe rendere. Taolo ad Corintios. i.nolite frau-
duri ad inuicem nifi forte ex confenfu ad tempiis
perche per li di delle procejjìoni , fr digiuni con
giunger non fi deono.Verche anche di cofe lecite fi
dee aftenere , accioche piu leggiermente s* impetri
y
che l , s’eglè
marito fempre t’aftenejfe come fuo -
le naturale, fr alla donna dimandare, a fe l’huo M
*-
mo dimanda , è da difiinguere ; Sei dimanda fr
fallo , lo debbe pregare , che non lo faccia } ma non
però tanto efficacemente, che per quefto li fia, oc~
cafione di poter incorrere in altre dannabili cor-
ruttele • Se domanda ignorantemente, non lo fa -
pendo , all’ora la donna debbe allegare qualche in
firmila prudentemente. Se pure in ogni modo infi
fle, debbe la donna render e* l debito . Et la paffio «-
nefua, non è fempre ficura manifefiare al marito,
^ che
i
i
XV*AKTO. 99
che non dee pigliarne abomivatione , eccetto
fe fi confida della
prudtntia del marito. ufo
della donna cantra natura , a in dui modi ; ò
pretermettendo rtajb , ò il debbo modo della
natura ordinato , quanto al fitto ; Et nel primo
gouertio-ie figliuoli* - ^ -
3^ $ Dell4
ò-
s, LI
Della cura , & gouerno de figliuoli * .
Cap. FU.
LA
Quilibet
natura c' infogna dimandar figliuoli , per
cbe fono nojlra opera come dice Arinotele
amai opus fuum jìcut genitores , &poe-
•
s*
cipa-
*
M* 1*
% r id a. io3
cipere debbi jiudiare di non mescolarti con dohni
al tempo de rnefirui , perche nafeono figliuoli le-
profi : ne anche he doppopafio quando fi corrom
av Jt \ T 0\ lei
thè nenendo à perdere li beni della fortuna , non
per uenga a uilta . Vero che li mercanti ferrea da
nari non uagliano nella arte , come fabri , et gl' ore
fici finga i ferri. Voi che faranno adulti li debbi
lo! L 1 B ^ 0 5
cilia fitmo’l contrario . Et intrattiene , che crefco*
no con tanta irreuerentia , che uengono in tanto-
infama che piatirono co li Tadri;etfannogliguer
communementc chiamano
ra.Et fra Ìaltre cofe ,
da pueritia li padri per nome, comeli frati, et non
v
pepe nè faceua cortefia la fua mogliere, tanto che
ciò che’l marito guadagnaua, ella con fumaua ;
y
&
non potendola disUeg^are l fuo marito, la menò in
jLleffandriacon una galealga , doue ella Haua in
un poco di Luoco in fcandalaro , alcuna uolta &
qualctì uno le gappaua col pie infuluentre per fai
ìo come fi fà,& in fine era difeomoda d’ogni
bene . In modo che li parue mille anniifritor-
nave , &
quando la ritornò à cafa fua , le ui -
cine li domandauàno del pepe, alle qual rijfionr
Cap.. ri IL
S
tua
me nafcono diucntano
. alcuni altri fono ferui
Jerui cioè dalla ancilla
, iure gentium , co-
me li prefi in battaglia giufla ; & alcuni fono fer-r
ui ciuili y come quelli che effendo peruenuti à a©.
anni , confentono d'effer uenduti , & participan
del pregio & di quelli tre modi balliamo nella $
4 *-
Mi-
• , * _ . „ . :/
,
—
t
, -<
tot \1o r
fnftituta de ìureptrfimàrum . i’owff’dwbra /èm
Wetfj liquidi la legge tor fece feria come il li
’
aerto, per la ingratitudine . dr /wf canonico^
'come Uraptor detta dònna, dittenla ferito di quel-
la . Quello chepoHa aiuto a gFinfedeli* fendo pi-
gliato è yèmo cdJw, cfce /o piglia Sono etian- .
Et qùcflifono come
iti collor * li noftri uafalli di
I{àugia & Variti iCipro Ma uolendo parla-
di .
l
sì ‘
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fw certìfpmo hanno (Tefiere laudatili Catalani »
c
Del peculio del mercante • Cap . VI 111»
la
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VI
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),< * ' t a v < * '* #. •*
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re per Campagna à Bpm* , , & fei arriuato &
bora uuoi tornare per pajfare per Campagna ,
<1 V J. r 0. ro?
^
à Dio i Leggi , &
rileggi li tuoi libri di mercati «•
VT l 1 * K. 0 o
ne uaffro , ne per invidia fi confuma , et di’-
o r t 7 B 0'
tà ielle faconde ,
per ben che fempre fui defi
deratifìimo di fnditfare alle tue preghiere , cr
la feculorim amen
Finifce l'opera di mercatura , dettata per M.
Benedetto di Cotrugli; à Francefco de Steffa-
ni Deo grati a* . . •
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