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Sonetti

dei mesi
Folgore da San Gimignano

XIII secolo

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1
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Indice

Proemio: "A la brigata nobile e cortese"


Gennaio: "I' doto voi, nel mese di gennaio"
Febbraio: "E di febbrai' vi dono bella caccia"
Marzo: "Di marzo sí vi do una peschiera"
Aprile: "D'april vi dono la gentil campagna"
Maggio: "Di maggio sí vi do molti cavagli"
Giugno: "Di giugno dovvi una montagnetta"
Luglio: "Di luglio in Siena, su la saliciata"
Agosto: "D'agosto si vi do trenta castella"
Settembre: "Di settembre vi do diletti tanti"
Ottobre: "Di ottobre nel contá, c'ha buono stallo"
Novembre: "E di novembre Petriuolo, il bagno"
Dicembre: "E di dicembre una città in piano"

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Risposta per contrarî ai sonetti de' mesi di Folgore da San Geminiano di Cenne da
la Chitarra (XIII secolo) di Cenne da la Chitarra

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Enumera i sette membri della brigata alla quale dedica i sonetti dei mesi

A la brigata nobile e cortese,
e ’n tutte quelle parti, dove sono,
con allegrezza stando sempre dono
cani, uccelli e danari per ispese, 4

ronzin portanti e quaglie a volo prese,


bracchi levar, correr veltri a bandono:
in questo regno Niccolò corono,
per ch’elli è fior della città sanese; 8

Tingoccio e Min di Tengo ed Ancaiano,


Bartolo e Mugavèro e Fainotto,
che paiono figliuol del re Priàno: 11

prodi e cortesi piú, che Lancilotto;


se bisognasse, con le lance in mano
farian torneamenti a Camelotto. 14

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I’ doto voi, nel mese di gennaio
corte con fuochi di salette accese,
camer’ e letta d’ogni bello arnese,
lenzuoi di seta e coperti di vaio, 4

tregèa, confetti e mescere a razzaio,


vestiti di doagio e di rascese:
e ’n questo modo stare a le difese,
muova scirocco, garbino e rovaio. 8

Uscir di fuor alcuna volta il giorno,


gittando de la neve bella e bianca
a le donzelle, che saran da torno; 11

e, quando fosse la compagna stanca,


a questa corte facciasi ritorno:
e si riposi la brigata franca. 14

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E di febbrai’ vi dono bella caccia
di cervi, cavrioli e di cinghiari,
corte gonnelle con grossi calzari,
e compagnia che vi diletti e piaccia; 4

can da guinzagli e segugi da traccia,


e le borse fornite di danari,
ad onta degli scarsi e degli avari,
che di questo vi dán briga ed impaccia; 8

e la sera tornar co’ vostri fanti


carcati de la molta salvaggina,
avendo gioia ed allegrezza e canti; 11

far trar del vino e fumar la cucina,


e fin al primo sonno star razzanti:
e po’ posare ’nfin a la mattina. 14

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Di marzo sí vi do una peschiera
d’anguille, trote, lamprede e salmoni,
di dèntali, dalfini e storioni,
d’ogn’altro pesce in tutta la rivèra; 4

con pescatori e navicelle a schiera,


e barche, saettíe e galeoni,
le quai vi portino tutte stagioni
a qual porto vi piace a la primèra: 8

che sia fornito di molti palazzi,


d’ogn’altra cosa, che vi sie mesterò,
e gente v’abbia di tutt’i sollazzi. 11

Chiesa non v’abbia mai né monastero;


lassate predicar i preti·pazzi,
c’hanno troppe bugie e poco vero. 14

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D’april vi dono la gentil campagna
tutta fiorita di bell’erba fresca;
fontane d’acqua, che non vi rincresca;
donn’ e donzelle per vostra compagna; 4

ambianti palafren, destrier di Spagna


e gente costumata a la francesca;
cantar, danzar a la provenzalesca
con instrumenti novi d’Alemagna. 8

E da torno vi sia molti giardini,


e giacchito vi sia ogni persona:
ciascun con reverenza adori e ’nchini 11

a quel gentil, c’ho dato la corona


di pietre preziose le piú fini,
c’ ha presto Gianni o re di Babilòna. 14

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Di maggio sí vi do molti cavagli,
e tutti quanti siano affrenatori,
portanti tutti, dritti corritori;
pettorali e testère di sonagli, 4

con bandère e coverte a molti tagli


di zendadi e di tutti li colori;
le targhe a modo degli armeggiatori;
viol’ e ros’ e fìor, ch’ogn’uom abbagli; 8

e rompere e fiaccar bigordi e lance,


e piover da finestre e da balconi
in giú ghirlande ed in sú melerance; 11

e pulzellette gioveni e garzoni


baciarsi ne la bocca e ne le guance:
d’amor e di goder vi si ragioni. 14

8
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Di giugno dovvi una montagnetta
coverta di bellissimi arboscelli,
con trenta ville e dodici castelli,
che sian intorno ad una cittadetta, 4

ch’abbia nel mezzo una sua fontanetta;


e faccia mille rami e fiumicelli,
ferendo per giardin e praticelli,
e rinfrescando la minuta erbetta. 8

Aranci e cedri, dáttili e lumie


e tutte l’altre frutte savorose
impergolate siano per le vie; 11

e le genti vi sian tutte amorose,


e faccianvisi tante cortesie,
ch’a tutto ’l mondo siano graziose. 14

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Di luglio in Siena, su la saliciata,
con piene le ’nghistare di trebbiani;
ne le cantine li ghiacci vaiani,
e man e sera mangiar in brigata 4

di quella gelatina ismisurata,


istarne roste, gioveni fagiani,
lessi capponi, capretti sovrani
e, cui piacesse, la manza e l’agliata. 8

Ed ivi trar buon tempo e buona vita,


e non andar di fuor per questo caldo;
vestir zendadi di bella partita; 11

e, quando godi, star pur fermo e saldo,


e sempre aver la tavola fornita:
e non voler la moglie per gastaldo. 14

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D’agosto si vi do trenta castella
in una valle d’alpe montanina,
che non vi possa vento di marina,
per istar sani e chiari come stella; 4

e palafreni da montare ’n sella,


e cavalcar la sera e la mattina:
e l’una terra a l’altra sia vicina,
ch’un miglio sia la vostra giornatella, 8

tornando tuttavia verso la casa;


e per la valle corra una fiumana,
che vada notte e dí traente e rasa; 11

e star nel fresco tutta meriggiana:


la vostra borsa sempre a bocca pasa,
per la miglior vivanda di Toscana. 14

11
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Di settembre vi do diletti tanti:
falconi, astori, smerletti, sparvieri;
lunghe, gherbegli, geti con carnieri,
brachette con sonagli, pasto e guanti; 4

bolz’ e balestre dritt’ e ben portanti,


archi, strali, ballotte e ballottieri;
síanvi mudati guilfanghi ed astieri
nidaci e di tutt’ altri uccel volanti, 8

che fosser buoni da snidar e prendere:


e l’un a l’altro tuttavia donando,
e possasi rubar, e non contendere, 11

quando con altra gente rincontrando;


la vostra borsa si’ acconcia a spendere,
e tutti abbiate l’avarizia in bando. 14

12
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Di ottobre nel contá, c’ha buono stallo,
e’ pregovi, figliuoi, che voi n’andate;
traetevi buon tempo ed uccellate,
come vi piace, a piè ed a cavallo. 4

La sera per la sala andate a ballo,


e bevete del mosto e inebriate,
ché non ci ha miglior vita, in veritate:
e questo è vero, com’è ’l fiorin giallo. 8

E poscia vi levate la mattina,


e lavatevi’l viso con le mani;
lo rosto e ’l vino è buona medicina. 11

A le guagnèle, starete più sani,


ca pesce in lag’ o fiume o in marina,
avendo meglior vita di cristiani! 14

13
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E di novembre Petriuolo, il bagno,
con trenta muli carchi di moneta:
la ruga sia tutta coverta a seta;
coppe d’argento, bottacci di stagno: 4

e dar a tutt’ i stazzonier guadagno;


torchi doppier, che vegnan di Chiareta;
confetti con cedrata di Gaeta:
e béa ciascun e conforti ’l compagno. 8

E lo freddo sia grande e ’l fuoco spesso;


fagiani, starne, colombi mortiti,
lèvori, cavrioli rosto e lesso: 11

e sempre aver acconci gli appetiti;


la notte ’l vento e piover a ciel messo:
e siate ne le letta ben forniti. 14

14
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E di dicembre una città in piano:
sale terrene, grandissimi fuochi,
tappeti tesi, tavolier e giuochi,
torticci accesi, star coi dadi in mano, 4

e l’oste inebriato e catellano,


e porci morti e finissimi cuochi,
ghiotti morselli, ciascun bea e manrdóchi:
le botti sian maggior, che San Galgàno. 8

E siate ben vestiti e foderati


di guarnacch’e tabarri e di mantelli
e di cappucci fini e smisurati; 11

e beffe far de’ tristi cattivelli


de’ miseri dolenti sciagurati
avari: non vogliate usar con elli. 14

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Indice

Dedica

"Alla brigata avara senza arnesi"

Di gennaio

"Io vi doto, nel mese di gennaio"

Di febbraio

"Di febraio vi metto in valle ghiaccia"

Di marzo

"Di marzo vi riposo en tal manera"

Di aprile

"Di aprile vi do vita senza lagna"

Di maggio

"Il maggio voglio che facciate encagli"

Di giugno

"Di giugno siati in tale campagnetta"

Di luglio

"Di luglio vo’ che sia cotal brigata"

Di agosto

"Di agosto vi reposo en aire bella"

Di settembre

"Di settembre vi do gioielli alquanti"

Di ottobre

16
"Di ottobre vi conseglio senza fallo"

Di novembre

"Di novembre vi metto en un gran stagno"

Di dicembre

"Di decembre vi pongo in un pantano"

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Sonetti dei mesi di Folgore da San Gimignano (XIII secolo)

17
Questo testo è completo.

A la brigata avara senza arnesi:


in tutte quelle parti dove sono,
davanti a’ dadi e tavolier’ li pono
perché al sole stien tutti distesi; 4

e in camicia stieno tutti i mesi


per poter più leggèr’ ire al perdono;
entro la malta e ’l fango gl’imprigiono,
e sien domati con diversi pesi. 8

E Paglierino sia lor capitano;


e abbia parte di tutto lo scotto,
con Benci e Lippo savio da Chianzano, 11

Senso da Panical ch’ha leggier trotto.


Chi lo vedesse schermir giuso al piano,
ciascun direbbe: «E’ pare un anitrotto». 14

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Io vi doto, del mese di gennaio,


corti con fumo al modo montanese,
letta qual’ ha nel mare il genovese,
acqua e vento che non cali maio, 4

povertà [di] fanciulle a colmo staio,


da ber aceto forte galavrese
e star[e] come ribaldo in arnese,
con panni rotti senza alcun denaio. 8

Ancor vi do così fat[t]o soggiorno:


con una vecchia nera, vizza e ranca,
catun gittando [de] la neve a torno; 11

apresso voi seder in una banca,


e resmirando quel so viso adorno;
così riposi la brigata manca. 14

19
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Di febbraio vi metto in valle ghiaccia


con orsi grandi vecchi montanari,
e voi cacciando con rotti calzari;
la nieve metta sempre e si disfaccia; 4

e quel che piace a l’uno a l’altro spiaccia:


con fanti ben ritrosi e bacalari;
tornando poi la sera ad osti cari,
lor moglie tesser tele ed ordir accia. 8

E ’n questo vo’ che siate senza manti,


con vin di pome, che stomaco affina;
in tal’ alberghi gran sospiri e pianti, 11

tremuoti, venti; e no sia con ruina,


ma sian sì forti, che ciascun si smanti
da prima sera enfino la mattina. 14

20
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Di marzo vi riposo in tal manera:


in Puglia piana, tra molti lagoni,
e ’n essi gran mignatte e ranaglioni;
poi da mangiar abbiate sorbe e péra, 4

olio di noci vecchio, mane e sera,


per far caldegli, arance e gran cidroni;
barchette assai con remi e con timoni,
ma non possiate uscir de tal rivera; 8

Case de paglia con diversi razzi;


da bere vin gergon, che sia ben nero;
letta di schianze e di gionchi piumazzi. 11

Tra voi signor[e] sia un priete fero,


che da nessun peccato vi dislazzi;
per ciascun loco v’abbia un munistero. 14

21
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Di aprile vi do vita senza lagna:


tafani a schiera con asini a tresca,
ragghiando forte, perché non v’incresca,
quanti ne sono in Perosa o Bevagna; 4

con birri romaneschi di Campagna


e ciaschedun di pugna sì vi mesca:
e, quando questo a gioco non rïesca,
restori i marri de’ pian de Romagna. 8

Per danzatori vi do vegli armini,


una campana, la qual peggio sona,
stormento sia a voi, e non refini. 11

E quel che ’n mil[l]antar sì largo dona,


en ira vegna de li soi vicini,
perché di cotal gente sì ragiona. 14

22
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Il maggio voglio che facciate en Cagli


con una gente di lavoratori,
con muli e gran destrier’ zoppicatori:
per pettorali forti reste d’agli. 4

Intorno questo sìanovi gran bagli


di villan scapigliati e gridatori,
de’ qual’ resolvan sì fatti sudori,
che turben l’aire sì che mai non cagli; 8

altri villan poi facendovi mance


di cipolle porrate e di marroni,
usando in questo gran gavazze e ciance: 11

in giù letame ed in alto forconi;


vecchie e massai baciarsi per le guance;
di pecore e di porci si ragioni. 14

23
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Di giugno siate in tal[e] campagnetta,


che ve sien[o] corbi ed argironcelli;
le chiane intorno senza caravelli:
entro nel mezzo v’abbia una isoletta, 4

de la qual esca sì forte venetta,


che mille parte faccia e ramicelli
d’aqua di solfo, e cotai gorgoncelli,
sì ch’ella adacqui ben tal contradetta. 8

Sorbi e pruni acerbi siano lìe,


nespole crude e cornie savorose;
le rughe sian fangose e stret[t]e vie; 11

le genti vi sian nere e gavinose,


e faccianvisi tante villanie,
che a Dio ed al mondo sïano noiose. 14

24
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Di luglio vo’ che sia cotal brigata


en Arestano, con vin di pantani,
con acque salse ed aceti soprani,
carne di porco grasso apeverata; 4

e poi, diretro a questo, una insalata


di salvi’ e ramerin, per star più sani,
carne de volpe guascotta a due mani
e, a cui piacesse, drieto cavolata; 8

con panni grossi lunghi d’eremita:


e sia sì forte e [sì] terribil caldo
com’ha il solleone a la finita; 11

ed un brutto converso per castaldo,


avaro, che si apaghi di tal vita:
la moglie a ciaschedun sia’n manovaldo. 14

25
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D’agosto vi reposo en aire bella,


en Sinegal[l]ia, che me par ben fina;
il giorno sì vi do, per medicina,
che cavalcate trenta migliatella, 4

e tutti en trottier’ magri senza sella,


sempre lung’ a un’acqua de sentina;
da l’altra parte si faccia tonnina,
poi ritornando a poso di macella. 8

E, se ben cotal poso non vi anasa,


met[t]ovi en Chiusi la cit[t]à sovrana,
sì stanchi tutti da non disfar l’asa; 11

la borsa di ciascuno stretta e vana,


e stare come lupi a boc[c]a pasa,
tornando in Siena un dïe la semana. 14

26
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Di settembre vi do gioielli alquanti:


àgor’ e fusa, cumino et asolieri;
nottol’ e chieppe con nibbi lanieri;
archi da lana bistorti e pesanti; 4

barbagianni, assïuoli allocchi tanti


quanti ne son de qui a Monpeslieri;
guanti di lana, borsa da braghieri,
stando così a vostre donne davanti. 8

E sempre questo comparar e vendere


con tal mercadantìa il più usando;
e di settembre tal diletto prendere; 11

e per Siena entro gir alto gridando:


«Muoia chi cortesïa vuol defendere,
ch’i Salimbeni antichi li diêr bando». 14

27
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D’ ottobre vi conseglio senza fallo


che ne [la] Falterona dimorate,
e de le frutta, che vi so’, mangiate
a riglie grand’, e non vi canti gallo. 4

Chiare vi son l’acque come cristallo;


or bevete, figliuoli, e restorate;
uccellar bono v’è a’ varchi, en veritate,
ché farete nel collo nervo e callo, 8

in quel[l]’aire, che[d] è sot[t]ile e fina:


ben stanno en Pisa più chiari i pisani,
e ’l genovese lungo la marina. 11

Prendere ’l mi’ consegl’ non siate vani:


arosto vi darò mésto con strina,
che ’l sentiranno i p[i]edi con le mani. 14

28
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Di novembre vi metto in un gran stagno,


in qual parte più pò fredda pianeta,
con quella povertà che non si acqueta
di moneta acquistar, che fa gran danno. 4

Ogni buona vivanda vi sia in banno;


per lume, facel[l]ine da verdeta;
castagne con mele aspre di Faeta:
[i]stando tutti ensieme en briga e lagno. 8

[E] fuoco non vi sia, ma fango e gesso,


se no ’n alquanti luochi di romiti
che sia di venti miglia lo più presso; 11

di vin e carne del tut[t]o sforniti:


[s]c[h]ernendo voi qual è più laido biesso,
veggendovi star tutti sì sguarniti. 14

29
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Di dicembre vi pongo in un pantano


con fango, ghiaccia ed ancor panni pochi;
per vostro cibo fermo fave e mochi;
per oste ab[b]iate un troio maremmano; 4

un cuoco brut[t]o, sec[c]o, tristo e vano,


che vi dia colli guascotti e, que’, pochi:
e qual tra voi ha lumi, dadi o rochi
tenuto sia come tra savi un vano. 8

Panni rotti vi do e debrilati;


apresso questo, on[n]’omo en capegli;
bot[t]acci di vin montanar fal[l]ati. 11

E chi ve mira sì se meravegli,


vedendovi sì brut[t]i e rabuf[f]ati,
tornando in Siena così bei fancegli. 14

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