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Egli pubblica i propri scritti sotto pseudonimi diversi, che gli consentono di
mettersi nei panni di un’altra esistenza (cfr. Pirandello, ma non sono maschere
di ipocrisia bensì servono a calarsi in un’altra esistenza). Ha infatti una visione
della vita multiforme e indefinita, di cui non si può parlare in maniera
sistematica in quanto i suoi unici confini certi sono nascita e morte.
Possibilità
Libertà
Finitudine (limite)
Storicità
Paradosso (desiderio di infinito, di superare il limite)
IL PUNTO ZERO
ATTEGGIAMENTO CONTEMPLATIVO
L’INDIVIDUO E LA STORIA
Aut-aut presenta l’alternativa tra quelli che il filosofo considera come i due
stadi fondamentali dell’esistenza: la vita estetica e la vita morale.
LA VITA ESTETICA
Tali piaceri sono solo momentanei. Questo è il limite della vita estetica, che è
inautentica, vissuta solo in superficie, in quanto rende il piacere in se stesso
(nel caso di don Giovanni la seduzione) un assoluto.
Pertanto la vita estetica conduce necessariamente alla noia (il piacere non
basta mai), che ha come esito la disperazione, sintomo dell’ansia dell’esteta
per una vita diversa (cfr. D’annunzio), una malattia mortale che si configura
come morte dell’esistenza in quanto è la morte della possibilità. Infatti, non
potendo uscire dal circolo vizioso (scelta del piacere massimo - piacere
momentaneo che non basta - noia - scelta del piacere massimo), l’esteta si
condanna alla non-scelta. Nell’insoddisfazione per ogni relazione, infatti, il
don Giovanni è incapace di trovare quell’infinità di piacere e di
realizzazione che sta cercando.
LA VITA ETICA
Con la scelta della disperazione nasce la vita etica, la quale implica una
stabilità e una continuità che la vita estetica esclude. Lo stadio etico è il
dominio della riaffermazione di sé, del dovere e della fedeltà a se stessi,
ovvero il dominio della libertà.
La persona etica, inoltre, vive del proprio lavoro, poiché esso lo mette in
relazione con l’altro e perché adempiendo al proprio compito egli adempie a
tutto ciò che può desiderare al mondo.
In virtù della scelta, l’individuo non può rinunciare ad alcuna parte della propria
storia, neanche agli aspetti più dolorosi. Nel riconoscersi in questi aspetti, egli
si pente. Il pentimento costituisce l’ultima parola della vita etica e la
necessità di passare al dominio della religione.
LA VITA RELIGIOSA
Tra lo stadio estetico, etico e religioso non c’è continuità. Kierkegaard raffigura
la vita religiosa rifacendosi al personaggio biblico di Abramo che, vissuto nel
rispetto della legge morale, riceve da Dio l’ordine di uccidere il figlio. Abramo
adempie a questo comando divino per fede, rifiutandosi di mettersi al posto
dell’infinito, sebbene l’affermazione del principio religioso sospendesse
interamente l’azione del principio morale. Tra i due principi non c’è
possibilità di conciliazione o di sintesi.
L’ANGOSCIA
L’angoscia non è libero arbitrio: essa è piuttosto libertà finita, cioè limitata,
che si identifica con il sentimento della possibilità.
L’angoscia è legata a ciò che non è ma può essere, alla possibilità del nulla, o
alla possibilità nullificante.
DISPERAZIONE E FEDE
L’ATTIMO E LA STORIA
Dio rimane quindi al di là di ogni possibile punto d’arrivo della ricerca umana.
Per questo l’unica definizione che ne si può dare è di differenza assoluta.