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Eleonor Hodgman Porter

Pollyanna
cresce

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Titolo dell'opera originale: Pollyanna grows up
Traduzione dall'inglese e adattamento di F. Maudente
Tavole di Umberto Faini
Grafica di copertina: Studio Vertigo
Illustrazioni di copertina: Marco Di Domenico

ISBN 88-415-6188-2

www.deagostini.it

© 1998 Istituto Geografico De Agostini S.p.A., Novara

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autorizzazione scritta dell'Editore.

Stampa Officine Grafiche De Agostini, Novara - 2002

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Indice

Delia prende una decisione


Vecchie conoscenze
Una dose di Pollyanna
La passeggiata di Pollyanna
Due nuove amicizie
Jamie
Una sorpresa per Ruth
Una casa per un ragazzo
Partenza per la Germania
Ritorno a Beldingsville
Due lettere
Giorni d'estate
Un disgraziato incidente
Dubbi e timori di Jimmy
Il triste Natale di Pollyanna
Jimmy e Jamie
Jimmy e John
Gli ultimi ostacoli
Un nuovo Aladino

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Delia prende una decisione

Arrivata in cima alla scala monumentale della casa di sua sorella, nella
Commonwealth Avenue, Delia Wetherby suonò con energia il campanello.
Tutta la sua figura, dall'ala arcuata del cappellino fino ai tacchi delle scarpe
basse, sprizzava vigore, salute e prontezza di riflessi.
— Buongiorno Mary. È in casa mia sorella?
— Sì, signorina — rispose la ragazza esitando. — La signora Carew mi ha
però avvertito che non vuol ricevere nessuno.
— Sul serio? Per me, comunque, farà un'eccezione, visto che io non sono
nessuno — ribatté Delia con un sorriso. — Non aver paura, mi prendo io
ogni responsabilità — aggiunse nel vedere la sua espressione spaventata. —
Dov'è? In salotto?
— Sì, signorina... Ma, vede, la signora si è raccomandata...
Senza darle ascolto, miss Wetherby era già entrata.
Una volta raggiunto il primo piano, l'ospite si diresse verso una porta
semiaperta e bussò.
— Mary — disse una voce sgarbata — non ti avevo ordinato... Oh Delia!
— La voce diventò improvvisamente calda e gentile. — Da dove vieni,
tesoro?
— Sono venuta in gita con altre due infermiere — rispose la nuova
arrivata — per passare la domenica in riva al fiume, e adesso mi preparo a
rientrare in ospedale. Mi è rimasto poco tempo, ma una visitina ho voluto
fartela ugualmente — aggiunse dando un bacio alla sorella.
Il lampo di gioia, che aveva illuminato un attimo il viso della signora
Carew, si spense lasciando il posto a una smorfia dolorosa.
— Avrei dovuto immaginarlo — notò aggrottando le sopracciglia. —

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Non hai mai tempo di restare qui.
— Ruth — disse Delia, mentre guardava la sorella con affettuosa gravità,
— sai benissimo che non potrei vivere in questa casa.
La signora Carew tradì una certa irritazione.
— Non vedo il perché — osservò.
— Lo sai benissimo — insistette, scuotendo la testa. — Sai che non posso
soffrire tutto ciò che queste pareti rinchiudono da anni: la tristezza, la vita
senza scopo, un'atmosfera cupa e deprimente.
— Il fatto è che io sono triste e piena di amarezza.
— E invece non dovresti esserlo.
— Perché no? Che cosa c'è nella mia vita che possa spingermi a
cambiare?
Delia ebbe un gesto d'impazienza.
— Stammi a sentire, Ruth — cominciò riprendendo immediatamente il
suo controllo. — Tu hai trentatré anni, sei sana, o, per lo meno, lo saresti se
facessi una vita meno assurda, e non sono certamente i soldi o il tempo che ti
mancano. Chiunque non stenterebbe a dimostrarti che, in un giorno così
bello, avresti dovuto trovare qualcosa di cui occuparti, invece di restar chiusa
a piangere in questa casa.
— Cosa posso farci, se non ho voglia di vedere gente?
— Io avrei cercato di farmela venire, questa voglia.
La signora Carew sospirò malinconica e voltò la testa.
— Possibile, Delia, che tu non mi capisca? Io non ti assomiglio. Non
riesco a dimenticare.
Sul viso della ragazza affiorò un'espressione di amarezza.
— Immagino, cara, che tu voglia parlare di Jamie. Neanch'io l'ho
dimenticato: non potrei. Questo, però, non toglie che lamentarsi non ci aiuti
in alcun modo a ritrovarlo.
— Mi spiace, ma non c'è niente che mi interessi — bisbigliò Ruth Carew.
Ci fu un lungo silenzio. La più giovane delle due donne guardava la
sorella con aria turbata e insieme di disapprovazione.
— Ruth — osservò alla fine — scusami se ti faccio questa domanda:
quanto tempo credi di poter andare avanti così? Capisco benissimo cosa
significhi per te essere vedova; ma, d'altra parte, la tua vita coniugale è durata
appena un anno e tuo marito era molto più vecchio di te. Quando l'hai
sposato eri quasi una bambina e, adesso, quel periodo deve apparirti confuso
come un sogno. Non può rovinare tutta la tua vita!
— Si capisce che se potessi ritrovare Jamie...

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— D'accordo. Ma, tolto Jamie, non c'è altro al mondo che possa renderti
felice?
— Non credo — rispose la signora Carew con indifferenza.
— Ruth! — esclamò la sorella in tono quasi irritato. All'improvviso, però,
si mise a ridere. — Vorrei ordinarti una buona dose di Pollyanna. Fra le tante
persone che conosco, sei quella che ne avrebbe più bisogno.
La signora Carew si irrigidì.
— Non so che cosa sia questa Pollyanna; in ogni caso è certo che non mi
servirebbe. Qui non sei nel tuo adorato ospedale e ti pregherei di ricordare
che io non sono una paziente in attesa dei tuoi infallibili rimedi.
— Pollyanna non è una medicina — rispose con serietà miss Wetherby
— anche se molti l'hanno definita un toccasana. Pollyanna è una bambina.
— Una bambina? Non potevo certo immaginarlo. Del resto, non fai che
consigliarmi nuove cure.
— In effetti, Pollyanna è una specie di rimedio. Per lo meno, i medici
dicono che in molti casi, se potessero ordinarla, i suoi effetti sarebbero più
efficaci di quelli di tanti ritrovati. Pollyanna è una ragazzina di dodici o
tredici anni, che ha passato l'estate scorsa e buona parte dell'inverno nel
nostro ospedale. Io ho fatto appena in tempo a conoscerla, perché se n'è
andata un mese o due dopo il mio arrivo, ma mi è bastato per
innamorarmene. Del resto, da noi tutti parlano di Pollyanna e fanno il suo
gioco.
— Il suo gioco?
— Sì — annuì Delia con uno strano sorriso — il gioco della contentezza.
Non dimenticherò mai come ne sono venuta a conoscenza. Una parte delle
cure, che le avevano ordinato, erano molto spiacevoli e persino dolorose.
Questo trattamento era in nota per il martedì mattina ed ecco che, appena
capitata in ospedale, me lo affidano come lavoro di particolare impegno.
Sapevo, dall'esperienza fatta con altri bambini, cosa potevo aspettarmi: pianti,
crisi o, magari, anche peggio. Con mia enorme sorpresa, Pollyanna mi
accolse con un sorriso affermando che era contenta di vedermi e, che tu ci
creda o no, durante l'intera applicazione non le è sfuggito il minimo lamento,
nonostante soffrisse atrocemente.
— È straordinario — ammise la signora Carew. — Non vedo, per altro,
dove sia il gioco.
— Più tardi è stata la bambina stessa a darmene la spiegazione. Sembra
che sia figlia di un pastore del West e che, data la loro povertà, sia stata
allevata dalle signore dell'Assistenza femminile con l'aiuto dei pacchi, che la

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gente spedisce alle missioni. Quando era molto piccola, desiderava una
bambola ed era convinta di trovarla in un pacco in arrivo, che conteneva
invece una serie di stampelle. Naturalmente la bambina pianse e allora suo
padre le insegnò il gioco, che consiste nel trovare sempre qualcosa di cui
rallegrarsi in tutto quanto accade. Le disse, in quell'occasione, che poteva
essere contenta di non aver bisogno delle stampelle. Pollyanna sosteneva che
era un gioco magnifico; che da quel momento non aveva mai smesso di
giocarlo: e più era difficile trovare un motivo di contentezza, più cresceva il
suo interesse.
— È strabiliante — osservò la signora Carew, senza per altro aver capito
bene come stavano le cose.
— Ne saresti anche più convinta — affermò Delia — se potessi vedere i
risultati che ha ottenuto in ospedale. Del resto, il dottor Ames ha saputo che
un'analoga rivoluzione l'ha operata nella città in cui abita. È stato il dottor
Chilton a raccontarglielo, un suo buon amico, che ha sposato la zia di
Pollyanna. Credo che persino questo matrimonio sia opera della bambina, in
quanto è stata lei a dissipare il malinteso seguito ad un litigio, che aveva
tenuti i due a lungo separati. Circa due anni fa il padre della ragazzina morì e
Pollyanna fu mandata da sua zia. Lo scorso ottobre venne investita da
un'automobile e sembrava che non potesse più camminare. Mandata nel
nostro ospedale dal dottor Chilton, è rimasta quaggiù poco meno di un anno,
ma quando è tornata a casa, era quasi completamente guarita. Avresti dovuto
vederla! Il suo unico rammarico era di non poter fare a piedi la strada fino a
Beldingsville! A quanto mi risulta, la città intera le è andata incontro alla
stazione con la musica in testa e le bandiere. Non basta, però, parlare di
Pollyanna, bisogna vederla. Per questo, ti dicevo che avresti bisogno di una
dose di Pollyanna: ti farebbe molto bene.
La signora Carew alzò la testa.
— Non sono del tuo parere — rispose freddamente. — Non ho bisogno
di essere rivoluzionata; non ho drammi d'amore, ai quali mettere riparo, e mi
è insopportabile la sola idea di avere intorno una specie di miss So-tutto, che
mi fa notare con sufficienza quanto debbo esserle grata. No, proprio non
potrei...
Un allegro scoppio di risa la interruppe.
— Ruth! Ma ti pare, cara?! Pollyanna, una specie di miss So-tutto? Del
resto è logico: non ti avevo già premesso che non si può parlare di Pollyanna,
senza prima averla vista?
— A che scopo, visto che non ne sento il bisogno? Sono stanca di

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incontrare gente.
— D'accordo. Cercati allora qualche occupazione. Le opere di
beneficenza, per esempio. Cosa ne diresti?
La signora Carew fece un gesto impaziente.
— Delia, è un argomento sul quale abbiamo già discusso non so quante
altre volte. A queste opere io do molto denaro. Punto e basta. Ho persino il
dubbio di darne troppo.
Delia fece finta di non aver sentito e continuò:
— Ieri, quando sono rientrata, il dottor Ames mi ha detto di aver ricevuto
una lettera da Thomas Chilton, quel suo collega, che ha sposato la zia di
Pollyanna. Gli scriveva che, per ragioni speciali, doveva passare l'inverno in
Germania e che avrebbe desiderato condurre con sé la moglie, se fosse
riuscito a convincerla che, durante la loro assenza, la bambina poteva
benissimo rimanere a Boston, ospite di un pensionato. Ed ecco, Ruth, che
cosa ho pensato. Desidero che tu accolga Pollyanna in casa tua,
quest'inverno.
— Che idea assurda, Delia. Come se avessi bisogno di avere fra i piedi
una bambina, che mi tormenti tutto il giorno!
— Pollyanna non solo non ti starà fra i piedi, ma non ti darà il minimo
fastidio. È la ragazzina più assennata che io conosca.
— Non mi piacciono i bambini assennati — ribatté la signora Carew, ma
sua sorella non si lasciò smontare e moltiplicò i propri sforzi per convincerla
e vi riuscì. Un'ora più tardi, quando ripartì, Ruth Carew aveva promesso di
accogliere Pollyanna in casa sua.

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Vecchie conoscenze

Una sera d'agosto, a Beldingsville, la signora Chilton aspettava che


Pollyanna fosse andata a letto per parlare al marito di una lettera, che le era
stata recapitata insieme all'altra posta del mattino. Erano circa le nove e mezzo
quando il dottore, al termine della sua pesante giornata di lavoro, entrò nel
salotto della moglie. Vedendola, la sua faccia stanca si rischiarò, ma subito gli
occhi ebbero una espressione di perplessità.
— Polly, tesoro, cosa c'è? — le chiese.
Sua moglie sorrise.
— Ho ricevuto una lettera sconcertante, ma non avrei mai immaginato
che te ne saresti accorto al solo guardarmi.
— Bisognerebbe che tu avessi un viso meno espressivo. Dunque: di che
si tratta?
La signora Chilton esitò, fece una smorfia, poi prese una lettera aperta su
un tavolino accanto a lei.
— Te la leggo io. È di una certa signorina Delia Wetherby, che è
infermiera nell'ospedale del dottor Ames.
— Benissimo. Comincia pure — rispose il medico sdraiandosi su un
divano, sistemato accanto alla poltrona della moglie.
Prima di iniziare la lettura, questa però si alzò e avvolse il marito in una
coperta morbidissima di lana. Sposata da un anno, la signora Chilton aveva
ormai quarantadue anni. Sembrava che il breve periodo di matrimonio le
fosse servito per mettere in luce tutte le risorse del suo temperamento
femminile, che erano rimaste inutilizzate durante vent'anni di solitudine.
Quanto al marito non c'era pericolo che opponesse resistenza alle premure,
lui che, fino al giorno delle nozze, avvenute quando ormai aveva

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quarantacinque anni, non aveva conosciuto altro che l'isolamento e
l'abbandono. Era logico che assaporasse con gioia tanto interessamento, ma
senza darlo troppo a vedere, perché si era accorto che la signora Polly,
essendo stata per molto tempo la «rigida» miss Polly, si vergognava delle sue
manifestazioni di tenerezza, quando erano accolte con eccessivo entusiasmo.
Il dottor Chilton si accontentò, quindi, di accarezzare dolcemente la mano
della moglie e subito si accinse ad ascoltarla, mentre la donna cominciava a
leggere ad alta voce.

Cara signora Chilton, ho cominciato sei volte una lettera indirizzata a


lei e sei volte ho stracciato le mie minute. Per questo, adesso ho deciso di
venire al sodo e di dirle con la massima semplicità ciò che desidero. Ho
bisogno di Pollyanna. Posso averla?
Noi ci siamo incontrate nel marzo scorso in ospedale, quando lei è
venuta con suo marito a riprendersi Pollyanna, ma penso che non si ricordi
più di me. Ho chiesto a Charles Ames, che mi conosce molto bene, di
scrivere al dottor Chilton perché lei non abbia alcun timore affidandomi la
sua cara nipotina. Ho saputo che, se non fosse per il fatto di doverla lasciar
sola, lei accompagnerebbe volentieri il dottor Chilton in Germania. Ecco
perché ho l'ardire di chiederle di affidarci Pollyanna e arrivo persino a
supplicarla, cara signora, di permettere che venga ad abitare con noi. Una
ragione c'è e mi affretto a spiegargliela.
Mia sorella, la signora Carew, vive in una solitudine interiore, in cui
non arriva alcun raggio di sole, e io sono convinta che, se esiste qualcuno
al mondo capace di portare un po' di gioia nella sua vita triste ed infelice,
quel "qualcuno" è proprio Pollyanna. Vuol darle l'occasione di tentare
quest'opera di bene? Se solo potessi descrivere tutto ciò che ha fatto
Pollyanna durante il suo soggiorno in ospedale! È logico che le faremo
frequentare una scuola e, intanto, sono fermamente convinta che
riuscirebbe a guarire il cuore di mia sorella dalle sue dolorose ferite.
Nella speranza di ricevere una risposta affermativa, voglia gradire i miei
migliori saluti
Delia Wetherby

— Ecco — esclamò la signora Chilton posando la lettera sul tavolino. —


Hai sentito niente di più strabiliante o immaginato una richiesta più assurda e
irragionevole?
— Non sono proprio convinto di quello che dici — rispose il marito

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sorridendo. — Non trovo assurdo che si desideri la compagnia di Pollyanna.
— Come sarebbe? E la ragione per cui la domanda? Per guarire il cuore
della sorella delle sue ferite... Si direbbe che la bambina sia una specie di
medicina.
Il dottor Chilton alzò le sopracciglia ridendo questa volta apertamente.
— Vedi, Polly, effettivamente io sono del parere che lo sia. Fin dal
principio dicevo che mi sarebbe piaciuto ordinarla e farla comperare, come
se fosse una scatola di compresse. Lo stesso Charlie Ames ammette che,
durante la degenza della piccola in ospedale, ha sempre fatto in modo di
ordinare una dose di Pollyanna ai suoi malati, appena venivano ricoverati.
— Una dose? Sul serio? — domandò la signora Chilton sdegnata.
— Allora: non hai intenzione di lasciarla andare?
— Certamente no. Credi che io affiderei la bambina a gente estranea e di
una razza simile? Thomas, mi sembra di vedere quella infermiera, mentre
mette Pollyanna in una bottiglia con sopra un'etichetta, nella quale spiega il
modo di usare la medicina durante il tempo che starò in Germania.
Chilton scoppiò di nuovo a ridere divertito, ma questa allegria fu di breve
durata. L'espressione del suo viso si alterò visibilmente, mentre si toglieva
una lettera di tasca.
— L'ho ricevuta dal dottor Ames questa mattina — disse in un tono, che
fece aggrottare la fronte alla moglie. — Non ti sembra opportuno che, a mia
volta, te la legga?

Caro Tom, Miss Delia Wetherby mi chiede che io ti descriva lei e sua
sorella come sono, e io lo faccio con piacere. Conosco le ragazze Wetherby
da quando erano bambine; sono di ottima famiglia per cui, sotto questo
aspetto, potete stare più che tranquilli.
Erano tre sorelle: Doris, Ruth e Delia. La prima sposò, contro il volere
dei genitori, un certo John Kent, un tipo che, nonostante le sue nobili
origini, non valeva molto. In ogni caso, era un individuo eccentrico, che
non faceva nulla per rendersi simpatico. L'atteggiamento dei Wetherby nei
suoi confronti lo offese terribilmente, per cui i rapporti fra sposi e genitori
furono alquanto tesi fino all'arrivo del bambino. I Wetherby adoravano il
piccolo James, Jamie, come lo chiamavano loro. Sua madre Doris morì
quando il bimbo aveva appena quattro anni e la famiglia di lei fece il
possibile e l'impossibile perché il marito lo affidasse a loro. Quando
credevano di esserci quasi riusciti, l'uomo scomparve da un giorno all'altro
portandosi via suo figlio, e nonostante le ricerche fatte in tutti i paesi, di

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loro non si seppe mai più nulla. 1 nonni morirono di lì a poco, uccisi tutti e
due da questa perdita. Già allora Ruth era vedova. Si era sposata con il
signor Carew, un uomo piuttosto anziano che, dopo il loro matrimonio,
visse appena un anno e la lasciò con un figlio, destinato anche lui a morire
prematuramente.
Scomparso il piccolo James, Ruth e Delia non ebbero altro scopo nella
vita che trovarlo. Hanno speso una fortuna da allora ad oggi; ma, pur
avendo mosso cielo e terra, non hanno avuto alcun successo. Per reagire al
dolore, Delia si è iscritta al corso infermiere ed ha portato nella
professione le doti che il suo carattere lasciava intravvedere: allegria,
capacità e vigore.
Ben diversa è, purtroppo, la situazione della signora Carew. Dopo aver
perso il figlio, aveva concentrato la sua tenerezza materna sul nipote, per
cui, quando è scomparso, è piombata in una autentica disperazione. Ormai
sono otto anni che ciò è accaduto e per lei sono stati anni di avvilimento, di
dolore e di amarezza. Tutto quello che il denaro può offrire è a sua
disposizione, ma non c'è niente che le piaccia, niente che la interessi. Delia
si rende conto che Ruth deve assolutamente uscire dal proprio isolamento
ed è convinta che sia Pollyanna, quel raggio di sole che è la nipote di tua
moglie, ad avere la chiave magica capace di schiudere a sua sorella le
porte di una nuova esistenza. Stando così le cose, spero che consentirete ad
accogliere la sua richiesta. Aggiungo che considero questo favore come
fatto a me, dato che per mia moglie e me, Ruth Carew e la sorella sono
care, vecchie amiche.
Con i più cordiali saluti
Charlie

Un lungo silenzio seguì la lettura di questa lettera, finché il dottore si


azzardò a pronunciare un inquieto: — E così, Polly?
Ancora silenzio. Osservando attentamente il viso della moglie, Chilton
notò che le sue labbra tremavano leggermente.
— Quando credi che siano disposte a prenderla con loro? — domandò
finalmente la signora.
Suo malgrado, il marito ebbe un sussulto.
— Vuoi dire che sei disposta a lasciarla andare?
La donna si voltò verso di lui indignata.
— Che domanda, Thomas Chilton! Credi che, dopo una lettera come
questa, io abbia altra scelta? Senza contare che, con tutto quello che il dottor

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Ames ha fatto per Pollyanna, non posso certo rifiutargli una cosa che gli sta
tanto a cuore.
— Tesoro, mi auguro che all'amico Ames non venga in mente di
reclamare anche te, una volta o l'altra — mormorò il marito con una punta di
malizia. La signora si limitò a lanciargli in risposta un'occhiata indispettita e
continuò:
— Scrivigli pure che manderemo Pollyanna, ma che devo chiedere a miss
Wetherby più ampi schiarimenti. Bisogna che la bambina parta prima della
data del nostro imbarco, fissato per il dieci del mese prossimo, perché non
intendo andarmene senza averla vista sistemata.
— Cosa dirai a Pollyanna?
— Non lo so ancora. In ogni caso, il meno possibile. Qualunque cosa
succeda, Thomas, non dobbiamo guastarla e qualunque bambina si
monterebbe la testa, se avesse l'impressione di essere una specie di... di...
— Di medicina con tanto di ricetta? — suggerì il dottore sorridendo.
— Sì — sospirò la signora Chilton. — Finora, a salvarla, è stato il fatto
che ignora quanto vale. Pollyanna sa indubbiamente che tu ed io e gran parte
della città giochiamo insieme con lei il gioco della contentezza e che, da
quando abbiamo cominciato, siamo tutti più felici. Se però, rendendosi conto
della sua importanza, cominciasse a diventare diversa dalla ragazzina allegra e
naturale che è sempre stata, diventerebbe impossibile. Per questo le dirò
qualunque cosa, ma non che andrà in città per togliere Ruth Carew dal suo
sconforto — concluse la signora Chilton alzandosi con decisione.

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Il giorno dopo Pollyanna fu dunque avvertita della sua prossima partenza
in questo modo:

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— Tesoro — cominciò la zia, appena furono sole, — cosa ne diresti di
andare a passare l'inverno a Boston?
— Con te?
— No, io ho deciso di accompagnare lo zio in Germania. C'è però la
signora Carew, una cara amica del dottor Ames, che si offre di ospitarti e io
sarei del parere di accettare.
Il viso di Pollyanna si rabbuiò.
— Zia Polly, a Boston non c'è nessuno che conosco.
— Ma, cara, anche quando sei venuta qui non conoscevi nessuno e poi
hai trovato Jimmy, il signor Pendleton, la signora Snow...
— Hai ragione — sorrise Pollyanna rasserenata. — Vuol dire che anche a
Boston potrò trovare gente simpatica. È una città così piena di gente, sai? Me
ne sono accorta due anni fa, quando ci sono passata con la signora Gray. Ci
siamo fermate due ore, mentre venivamo dal West, e in stazione ho
incontrato un signore molto gentile, che mi ha indicato dove avrei potuto
trovare un bicchier d'acqua. Credi che lo rivedrò? Mi piacerebbe conoscerlo.
Mi ricordo che c'era anche una bella signora con una bambina. Stanno a
Boston, me lo hanno detto loro. E la bambina si chiama Susie Smith. Forse le
incontrerò! Poi c'erano un ragazzo e un'altra signora con un neonato, solo
che questi vivono a Honolulu e così è poco probabile che li ritrovi. Infine ci
sarà anche la signora Carew. Chi è, zia Polly? Una tua parente?
— Santo cielo, Pollyanna, — esclamò la signora Chilton in parte divertita
e in parte frastornata. — Come è possibile seguirti mentre con le chiacchiere
e con la fantasia fai il giro del mondo in due secondi?! No, la signora Carew
non è nostra parente. È la sorella di miss Delia Wetherby. Te la ricordi miss
Wetherby, l'infermiera dell'ospedale dove sei stata curata?
Pollyanna batté le mani.
— Sua sorella? La sorella di miss Wetherby? Deve essere tanto carina,
perché miss Wetherby lo è. Sapessi come le ero affezionata! Le ridevano gli
occhi e la bocca, quando ci raccontava le sue storie divertenti. L'ho avuta
come infermiera solo due mesi, perché è entrata in ospedale poco prima della
mia partenza. In principio mi dispiaceva che non mi avesse curata tutto il
tempo; poi sono stata contenta perché, se fosse stata sempre lì, sarebbe stato
molto più difficile lasciarla. Adesso ho l'impressione di ritrovarla, visto che
abiterò da sua sorella.
La signora Chilton si morse le labbra.
— Pollyanna, non è detto che siano tutte e due uguali.
— Sono sorelle, zia Polly — disse la bambina spalancando gli occhi, — e

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io pensavo che le sorelle fossero sempre uguali. Da noi c'erano due signore
dell'Assistenza che erano gemelle e si assomigliavano talmente, che non si
sapeva mai quale fosse la signora Peck e quale la signora Jones.
Nei giorni seguenti, mentre fra Beldingsville e Boston avveniva un fitto
scambio di corrispondenza a proposito dell'inverno che Pollyanna avrebbe
trascorso in città, la bambina passava da una casa all'altra per salutare i suoi
amici. In quel piccolo borgo del Vermont tutti la conoscevano e quasi tutti
facevano con lei il gioco. Perciò, sentendo che si preparava ad andarsene, il
rimpianto era generale e le lamentele giungevano da ogni parte: dalla cucina
di zia Polly, dove troneggiava Nancy, come dalla grande villa sulla collina, in
cui viveva John Pendleton.
Jimmy, il ragazzo di dodici anni, che il signor Pendleton aveva accolto in
casa per far piacere a Pollyanna e che adesso aveva adottato, era indignato e
non ebbe alcun riguardo a dichiararlo.
— Sei appena tornata a casa — rinfacciò a Pollyanna.
— Sono qui dal mese di marzo. Del resto, non è che io debba rimanere
sempre là. È solo per questo inverno.
— Non me ne importa niente. Sei stata via quasi un anno e se avrei
immaginato che saressi ripartita di nuovo così in fretta, non ti sarei venuto
incontro con la musica e le bandiere, quando tornavi dall'ospedale.
Punta sul vivo, Pollyanna replicò:
— Non ti ho chiesto di venire alla stazione con la musica e le bandiere.
Per di più adesso, parlando, hai fatto due errori. Non si dice se avrei e non
credo che saressi ripartita sia molto elegante.
— A te che cosa importa?
Pollyanna lo guardò con aria di rimprovero ancora più evidente.
— Mi avevi chiesto di correggerti quando sbagliavi, parlando, perché il
signor Pendleton desidera che tu impari a esprimerti correttamente.
— Se tu fossi stata allevata in un asilo, senza un cane che si prendesse
cura di te, invece di avere intorno un mucchio di vecchie, che non avevano
altri pensieri se non insegnarti a parlare, forse saresti come me, Pollyanna
Whittier. O, magari, anche peggio.
— Ricordati bene, Jimmy Bean — disse Pollyanna inviperita — che le
mie signore dell'Assistenza non erano un mucchio di vecchie. O, per lo
meno, la maggior parte di loro non erano vecchie, — ammise poiché lo
scrupolo di dire la verità era in lei più vivo della collera.
— Non mi chiamo più Jimmy Bean — la interruppe il ragazzo alzando il
mento.

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— Come sarebbe, Jimmy Be... Insomma, cosa vuoi dire?
— Sono stato adottato legalmente. Era già molto tempo che il signor
Pendleton voleva farlo e adesso si è deciso. La gente deve chiamarmi Jimmy
Pendleton e io chiamo lui zio John, solo che non ho ancora preso l'abitudine
e mi sbaglio spesso.
Pollyanna si mise a battere le mani.
— È splendido. Adesso c'è effettivamente qualcuno che si occupa di te e
non avrai più bisogno di spiegare che il signor Pendleton non è tuo padre,
visto che porti il suo nome. Come sono contenta. Sì, proprio contenta!
Il ragazzo scese improvvisamente con un salto dal muro, sul quale era
seduto e si allontanò con le guance in fiamme: era pentito di come aveva
risposto a Pollyanna e per darsi un contegno, si mise a lanciare delle pietre.
Un istante dopo ritornava dalla bambina.
— Scommetto che arrivo a quell'albero prima di te — propose con aria
disinvolta.
— Scommetto di no — gridò in risposta la bambina partendo di corsa.

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Una dose di Pollyanna

A mano a mano che si avvicinava il giorno dell'arrivo di Pollyanna, la


signora Carew diventava sempre più nervosa e se la prendeva con se stessa
per aver accettato di ricevere la bambina in casa sua. Per la verità, non erano
neanche passate ventiquattro ore, che già aveva mandato una lettera a sua
sorella pregandola di considerare nulla la sua promessa; ma Delia aveva
risposto che era troppo tardi, perché tanto lei che il dottor Ames avevano già
scritto alla famiglia Chilton.
Poco dopo era arrivata una nuova lettera, con la quale Delia la informava
che la signora Chilton aveva dato il proprio consenso e che di lì a qualche
giorno sarebbe venuta a Boston per mettersi d'accordo con Ruth a proposito
della scuola e per chiarire gli ultimi particolari.
Pur accettando la cosa con scarsa buona grazia, la signora Carew si sforzò
di essere gentile, quando Delia e Polly Chilton si presentarono in casa sua.
Fu un bene che l'arrivo di Pollyanna fosse stabilito per una data
relativamente vicina, dato che più il tempo passava, più la signora Carew si
sentiva invadere da un senso di irritazione contro quella che ormai aveva
definito «la sua supina acquiescienza allo stupido progetto di Delia».
Delia stessa si rendeva conto dello stato d'animo della sorella. Anche se
faceva sfoggio di una calma sicurezza, dentro di sé era inquieta; ma, siccome
si fidava di Pollyanna e aveva fiducia nelle sue risorse, decise di lasciare che
se la sbrigasse da sola. Si preoccupò unicamente che Ruth venisse alla
stazione a prenderla; poi, una volta avvenute le presentazioni ed esauriti i
primi convenevoli, se la svignò con la scusa di un impegno.
— Delia! — gridò la signora Carew agitata, vedendo che la ragazza si
allontanava. — Non devi... io non posso... — Anche se Delia l'aveva sentita,

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non lo diede a vedere e la sorella seccata e irritatissima si voltò verso la
bambina.
— Che peccato! Non ha sentito — osservò Pollyanna, che seguiva
angosciata, con lo sguardo, l'infermiera, mentre si allontanava fra la folla. —
E io che mi ero tanto rallegrata all'idea di stare un poco insieme! In ogni
modo ho lei, signora, e posso essere contenta. Non le pare?
— Certo. Hai me... e io ho te — rispose Ruth con visibile freddezza. —
Vieni, usciamo di qui — aggiunse.
Pollyanna ubbidì ed entrambe attraversarono la stazione in silenzio. Di
tanto in tanto, la bambina lanciava uno sguardo ansioso al viso annoiato della
signora, finché si azzardò a domandare con timidezza: — Credeva forse che
io fossi più bella?
— Bella? — ripeté la signora Carew senza capire.
— Sì, con i ricci, la carnagione chiara e tutto il resto. È logico che lei si
chiedesse com'ero: lo facevo anch'io; solo che conoscendo sua sorella,
sapevo già che sarebbe stata bella. Non è piacevole, se si aspettava una
graziosa ragazzina, trovarne una come me, con le macchie rosse sul viso.
— Che stupidaggini! — la interruppe la signora Carew bruscamente. —
Vieni, ci occuperemo del tuo baule e poi andremo a casa. Speravo che mia
sorella sarebbe venuta con noi; ma, a quanto sembra, non ne aveva alcuna
voglia.
Pollyanna sorrise e scosse la testa.
— Può darsi che non potesse; forse c'era qualcuno che l'aspettava in
ospedale. Senza dubbio è noioso essere continuamente reclamati dalla gente,
perché alla fine è come se uno non si appartenesse più. Come è bello, però,
sapere che gli altri hanno bisogno di noi.
Non ci fu risposta. E forse fu perché, per la prima volta in vita sua, la
signora Carew si domandava se, al mondo, c'era qualcuno che avesse
effettivamente bisogno di lei, mentre guardava con le sopracciglia aggrottate
la bambina che le stava accanto.
Pollyanna non vide la sua espressione; era troppo intenta a guardarsi
intorno.
— Quanta gente — osservò allegramente. — Ce n'è più ancora dell'altra
volta che sono venuta qui; però non vedo nessuna delle persone che avevo
incontrato allora. C'era una ragazzina, Susie Smith, che sta a Boston. Non la
conosce, per caso?
— No, non conosco Susie Smith — rispose la signora Carew seccamente.
— È molto bella e ha tanti ricci neri, come quelli che vorrei avere io. Ad

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ogni modo non importa; forse la incontrerò di nuovo. Che splendida
automobile! Saliamo su quella lì? — chiese Pollyanna vedendo che la signora
si fermava davanti a una lussuosa fuoriserie, mentre un autista apriva
premuroso la portiera.
— Sì, saliamo su questa qui — rispose la signora Carew. Quindi rivolta
all'autista ordinò: — A casa, Perkins.
— Allora è sua — osservò Pollyanna notando che la sua ospite aveva il
modo di fare sicuro della padrona. — Immagino che lei sia ricca: anche la zia
Polly lo è; ma, da quando sono stata investita da un'automobile, si è sempre
rifiutata di comperarne una. Allo zio Tom, che è dottore, piacerebbe avere la
sua macchina per fare il giro delle visite e, per di più, adesso gli altri medici
di Beldingsville ce l'hanno tutti. Non so come andrà a finire questa storia,
perché la zia Polly non ammette che se ne parli. Vede, signora, lei vuole che
lo zio abbia tutto ciò che desidera; solo, non vuole che lui desideri quello che
lei non desidera. È un po' complicato, non le pare?
La signora Carew si mise a ridere.
— Mi pare di sì — rispose.
— Bene — disse Pollyanna contenta. — Ero sicura che avrebbe capito,
anche se la mia maniera di spiegarmi non mi sembrava troppo chiara. Santo
cielo — s'interruppe stupefatta — quante case! Del resto è logico; ci vogliono
molte case per sistemare tutte le persone che ci sono in strada. A me piace la
gente, e a lei?
— Beh, Pollyanna, non posso dire che gli altri mi piacciano molto —
rispose la signora Carew freddamente, mentre i suoi occhi fissavano
Pollyanna con aria interrogativa. Fra sé e sé Ruth diceva: — Ecco la predica
numero uno. Immagino che adesso verrò esortata ad amare il mio prossimo,
alla maniera di suor Delia.
— Non le piacciono gli altri? A me sì — continuava intanto Pollyanna
sospirando. — Se sapesse come sono tutti gentili e originali. Non ha idea di
come sia stata contenta di venire a Boston, da quando ho saputo che mia
ospite sarebbe stata lei, la sorella di miss Wetherby. Io voglio bene a miss
Delia; di conseguenza, ero certa che avrei voluto bene anche a lei, perché le
sorelle si assomigliano anche se non sono gemelle come la signora Jones e la
signora Peck. Loro, però, non erano assolutamente uguali per via della
verruca. Che stupida: parlo, parlo, senza pensare che lei non può capirmi.
Adesso le spiego.
Fu così che la signora Carew, la quale si era corazzata contro una
edificante predica morale, si trovò ad ascoltare fra sorpresa e perplessa la

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storia della verruca sul naso della signora Jones, presidentessa dell'Assistenza
femminile.
Nel momento in cui il racconto era ormai arrivato alla conclusione, la
fuoriserie voltò l'angolo della Commonwealth Avenue e Pollyanna fu presa
da un immediato entusiasmo per la splendida via, che sembrava ancor più
bella dopo tante stradine strette.
— Penso che tutta la gente vorrebbe abitare qui — esclamò gioiosa.
— È probabile, ma non vedo come sarebbe possibile — rispose con aria
annoiata la signora Carew.
— Lei sta qui, signora?
— Sì, proprio qui — rispose Ruth con una sfumatura d'irritazione nella
voce.
— Sono davvero contenta, ma molto, sa? che lei viva in un posto simile
— si rallegrò la bambina, che era indietreggiata per guardare meglio il
palazzo. — Non è contenta anche lei?
Invece di rispondere, la signora Carew scese dalla macchina piuttosto
contrariata e si rivolse bruscamente alla bambina:
— Vieni, Pollyanna — fu tutto ciò che trovò da dire.
Cinque giorni dopo, Delia ricevette dalla sorella una lettera che aprì con
una certa apprensione.

Carissima,
si può sapere perché non mi hai dato qualche informazione in più sulla
bambina, che mi hai in un certo senso imposto? Sto impazzendo e, tuttavia,
non posso metterla alla porta come se fosse la cosa più semplice del
mondo. Tre volte sono stata sul punto di farlo, ma mi ha sempre fermato
dicendomi che è felice di essere qui e che io sono tanto buona a permetterle
di vivere con me, mentre sua zia è in Germania. Quando mi parla in questo
modo, posso forse risponderle: «Non ti piacerebbe tornare a casa tua, visto
che non ho bisogno di te?».
Naturalmente, se si metterà a farmi la predica e a enumerarmi tutti i
vantaggi, di cui ho la fortuna di godere, te la rispedirò immediatamente. Ho
creduto alcune volte che fosse sul punto di cominciare, ma tutto è sempre
finito con una ridicola storia su quelle signore dell'Assistenza, che si sono
occupate di lei quando era piccola.
Comunque, Delia, è una bambina impossibile! Per prima cosa è
innamorata della casa. Ventiquattro ore dopo che era arrivata mi ha
supplicato di aprire tutte le camere e si è data pace solo quando abbiamo

22
illuminato anche gli angoli, in modo che lei «potesse vedere bene tutte le
cose splendide», più belle ancora di quelle che possiede il signor
Pendleton: un tale che, se non sbaglio, abita a Beldingsville.
Non contenta di avermi fatto correre da un capo all'altro della casa,
quasi fossi la guida di un museo, non è riuscita a farmi indossare un
vecchio abito da sera bianco, che non portavo più da chissà quanti anni?
E non eravamo che al principio! Più tardi mi ha pregata di farle vedere i
miei vestiti, riuscendo a farmi ridere con la storia dei pacchi per le missioni,
tramite i quali le arrivavano i suoi abiti. Naturalmente, dalle toilettes siamo
passate ai gioielli: i due o tre anelli, che mi ha visto, l'hanno tanto
entusiasmata da indurmi ad aprire il portagioie solo per farle spalancare
gli occhi dalla meraviglia. Ci credi, Delia, che per un momento ho avuto
paura che diventasse matta? Mi ha messo addosso tutti gli anelli, le spille, i
braccialetti e le collane che possiedo e, quando ha scoperto a cosa servono,
ha insistito non so quanto perché mi sistemassi fra i capelli anche i due
diademi di diamanti. Alla fine, carica di perle, di brillanti e di smeraldi
com'ero, mi sembrava di essere una dea indiana seduta nel suo tempio e,
quasi non bastasse, quell'assurda bambina ha cominciato a ballare intorno
a me battendo le mani e cantando: «Com'è bella! Vorrei appenderla con
uno spago alla finestra; sarebbe uno splendido cristallo!». Stavo per
chiederle cosa volesse dire, quando si è lasciata cadere sul pavimento ed è
scoppiata in lacrime. E sai perché piangeva? Per la gioia di avere gli occhi
che le permettevano di vedere tante cose belle!
Certo, non è tutto qui e chissà come andrà a finire. Pollyanna è arrivata
da appena quattro giorni e non si è fermata un attimo. Si è conquistata
l'amicizia dello spazzino e del poliziotto di guardia nel quartiere, per non
parlare della servitù. Sembra che siano tutti incantati dal suo fascino.
Sbaglieresti, però, credendo che lo stesso capiti a me. Ti rimanderei subito
la bambina, se non mi sentissi moralmente obbligata a mantenere la
promessa di ospitarla durante l'inverno. Che poi possa farmi dimenticare
Jamie e il mio dolore, è una vera utopia. Resta, comunque, inteso che la
terrò con me, finché non comincerà a impormi le sue prediche. Quel giorno
te la rispedirò. È vero che, per ora, non ha mai provato. Con molto affetto,
nonostante la mia crescente perplessità
Ruth

***

23
Per Pollyanna, Boston fu una nuova rivelazione e certo anche per Boston,
o, per lo meno, per quella parte che ebbe il privilegio di conoscerla,
Pollyanna fu, a sua volta, una rivelazione. Alla bambina la città piaceva.
Diceva solo che le sarebbe piaciuta anche di più, se non fosse stata così
grande.
— Capisce — spiegò con serietà alla signora Carew il giorno dopo il suo
arrivo, — vorrei vederla e impararla tutta a memoria, ed è impossibile.
Succede come con i ricevimenti della zia Polly; c'è tanto da mangiare che uno
finisce per non mangiare più e questo perché è occupatissimo a decidere che
cosa vuol mangiare.
In contrasto con chi pensa che, per conoscere il mondo, bisogna
cominciare dai posti più lontani, Pollyanna cominciò a esplorare Boston
partendo dalla magnifica casa in cui abitava. Unita ai compiti di scuola,
questa avventura occupò interamente il suo tempo e la sua attenzione per
parecchi giorni, dopo il suo arrivo.
C'erano tante cose da vedere e da ammirare, senza contare la gente
simpatica, che si poteva conoscere. Nel palazzo, oltre alla signora Carew,
vivevano: Mary, che toglieva la polvere nelle sale, rispondeva al suono del
campanello e accompagnava Pollyanna a scuola; Brigida, che stava sempre in
cucina e preparava i pasti; Jenny, che serviva a tavola, e Perkins, che guidava
l'automobile Tutte persone deliziose. E così originali!
Pollyanna era arrivata di lunedì; la domenica successiva, dopo che era
passata quasi un'intera settimana, la bimba scese le scale con aria radiosa.
— Adoro le domeniche — spiegò.
— Davvero? — Il tono della signora Carew faceva pensare che non
avesse alcun giorno preferito.
— È a causa della chiesa — continuò Pollyanna. — Lei saprà certamente
che mio padre era pastore e che, adesso, è in cielo con la mamma e con gli
altri della famiglia. Io, però, ogni tanto cerco di immaginare che sia ancora
con me e in chiesa diventa molto più facile. Chiudo gli occhi e penso che sia
lui a predicare: sono contenta che si possano immaginare tante cose. E lei?
— Non ne sono sicura, Pollyanna.
— È impossibile. La realtà non è mai così piacevole come quello che
creiamo con la fantasia. Non parlo per lei, si capisce, perché le sue cose reali
sono splendide. — Ruth tentò di interromperla, ma la bambina proseguì:
— E anche le mie cose reali adesso sono molto più belle di quelle di una
volta. Quando però ero malata e non potevo servirmi delle gambe, guai se
non avessi potuto lavorare con la fantasia. A che ora andremo in chiesa?

24
— Vedi, Pollyanna... secondo me... io preferirei... — La signora Carew
tossì e cercò di dire che non aveva alcuna intenzione di andare in chiesa, ma,
vedendo il visetto fiducioso di Pollyanna e i suoi occhi felici, qualche cosa le
impedì di continuare. — Se andiamo a piedi, usciremo alle dieci e un quarto
— si limitò ad avvertire.
Avvenne così che, quella domenica, la signora Carew occupò per la
prima volta il banco riservato alla sua famiglia nella chiesa elegante e alla
moda, a cui offriva molto denaro.
Per una persona stanca di tutto, vivere in stretto contatto con qualcuno,
che trova invece tutto nuovo e bello, è una vera noia. In effetti, Ruth non era
solo annoiata: era esasperata.
A Delia la signora Carew scrisse che la parola «contenta» le dava sui
nervi e che, a tratti, avrebbe desiderato cancellarla dal vocabolario. È vero
che Pollyanna non le aveva imposto alcuna predica, che non aveva cercato
nemmeno una volta di farle fare il gioco. Il guaio era che la bambina dava
per scontata la «contentezza» della signora Carew, cosa estremamente
irritante per una persona, che riteneva di non aver nessun motivo per essere
contenta.
Fu durante la seconda settimana del soggiorno a Boston di Pollyanna, che
Ruth diede sfogo al proprio risentimento. La causa immediata dei rimproveri
fu la conclusione di una delle sue solite storie su una signora dell'Assistenza
femminile.
— Faceva il gioco, naturalmente. Forse lei non lo conosce. Adesso glielo
insegno, è molto divertente.
La signora Carew alzò una mano.
— Non è necessario, Pollyanna, lo conosco. Me ne ha parlato mia sorella
e, se devo dire la verità, non mi interessa minimamente.
— È logico — osservò la piccola. — Non mi riferivo a lei parlando del
gioco. Lei non potrebbe mai giocarlo.
— Non potrei? — si ribellò la signora Carew.
— Per forza — rispose Pollyanna allegra. — Il gioco consiste nel trovare
qualcosa di cui rallegrarsi e lei, anche volendo, non riuscirebbe mai a trovare
attorno a sé una cosa, di cui non essere contenta. Vede, dunque, che non è un
gioco per lei?
Ruth arrossì violentemente.
— Sappi, mia cara — affermò con freddezza — che intorno a me non
trovo proprio niente di cui rallegrarmi.
Per un attimo lo stupore lasciò Pollyanna ammutolita.

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— Signora Carew — mormorò quindi timidamente — è possibile?
— Cosa c'è che mi possa far piacere? — chiese la donna.
— C'è tutto — bisbigliò ancora la bambina in tono incredulo. — C'è
questa bella casa...
— Un posto per dormire e per mangiare, e a me dormire e mangiare non
interessano assolutamente.
— Dimentica le splendide cose che contiene.
— Ne ho fin sopra gli occhi.
— E l'automobile che la porta dappertutto?
— Non ho voglia di andare in giro.
— Pensi ai posti che la macchina le permette di vedere e alla gente, che
può conoscere.
— Non contano niente, Pollyanna, almeno per me.
La bambina rimase di nuovo senza parole. La sua espressione turbata si
accentuò.
— Non capisco, signora. Chi fa il gioco ha sempre qualche pena e più la
situazione è difficile, più è piacevole scoprire una ragione di contentezza.
Quando non c'è niente che vada male, io stessa sarei incapace di fare il gioco.
La risposta tardò a venire. La signora Carew guardava attraverso i vetri
con un viso, in cui a poco a poco una profonda tristezza prendeva il posto
dell'irritazione.
— Pollyanna, avevo deciso di non raccontarti questa storia. Voglio,
invece, che tu sappia perché non c'è nulla che possa rendermi felice. — E le
parlò a lungo di Jamie, il bambino che otto anni prima era scomparso senza
lasciar traccia.
— Non l'ha mai più visto? — domandò Pollyanna con gli occhi pieni di
lacrime, quando la signora Carew ebbe finito.
— Mai.
— Vedrà che lo troveremo. Sono sicura che lo troverò.
Ruth scosse la testa malinconica.
— L'ho cercato dappertutto, persino all'estero.
— Eppure deve essere in qualche posto.
— Può darsi che sia morto, Pollyanna.
— No, signora, non dica questo. Immaginiamo che sia vivo; ci sarà
d'aiuto. E se immaginiamo che sia vivo, possiamo anche immaginare che lo
ritroveremo. Vedrà che forza ci darà questo pensiero.
— Pollyanna — sospirò la signora Carew — io ho proprio paura che sia
morto.

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— Però non ne è sicura, vero?
— No...
— Dunque, è una sua immaginazione — obiettò Pollyanna trionfante. —
Allora, perché non fa il contrario e non lo immagina vivo? È molto meglio,
non le pare? E io sono sicura che un giorno lo ritroveremo. Adesso, signora,
anche lei può fare il gioco. Ogni giorno potrà essere contenta, perché ogni
giorno sarà un poco più vicina al momento in cui troverà il suo Jamie.
La signora Carew non era altrettanto fiduciosa. Si alzò stancamente e
disse: — Non puoi capire, Pollyanna. Per favore, lasciami sola; va' a leggere
o a fare ciò che preferisci.
Con il viso serio e turbato, Pollyanna lasciò la camera in silenzio.

27
La passeggiata di Pollyanna

Pollyanna fece la sua memorabile passeggiata il pomeriggio della seconda


domenica. Fino a quel giorno non era mai uscita sola. L'idea che la bambina
potesse esplorare le vie di Boston per conto suo non sfiorò nemmeno Ruth e
per questo non pensò di proibirglielo. A Beldingsville, specialmente in
principio, la più grande gioia di Pollyanna era stata quella di andare a spasso
per le vie della cittadina alla ricerca di nuovi amici e di impensabili
avventure.
Quel pomeriggio la signora Carew le aveva ancora una volta ripetuto: —
Su, cara. Va' dove vuoi e fa' quello che preferisci. Per oggi ti prego solo di
non farmi altre domande.
Fino a quel giorno Pollyanna, abbandonata a se stessa, aveva sempre
trovato in casa sufficienti motivi di interesse; perché, se le cose inanimate
non le dicevano più nulla, c'erano ancora Mary, Jenny, Brigida e Perkins.
Oggi, però, Mary aveva mal di testa; Jenny era intenta a finire un cappellino
nuovo; Brigida stava preparando la torta di mele e Perkins non si trovava da
nessuna parte. Era una splendida giornata e per Pollyanna il sole e il cielo
azzurro erano sempre stati un richiamo irresistibile. Si diresse, dunque, verso
la porta d'ingresso.
Per un po' stette a guardare in silenzio la folla di uomini, donne e
bambini, tutti ben vestiti, che passavano davanti al palazzo. Poi infilò anche
lei la strada guardando a destra e a sinistra.
Aveva a sua disposizione un intero pomeriggio e quante sono le cose che
si possono vedere in un intero pomeriggio? Con questa prospettiva Pollyanna
si avviò lungo il viale allegramente.
A tutti quelli che incontrava rivolgeva un sorriso gentile, ma nessuno

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rispose al suo saluto. La cosa la deluse pur senza sorprenderla: era
un'esperienza che a Boston le era capitata già altre volte. Continuò a sorridere
nella speranza che, alla fine, qualcuno si decidesse a ricambiarla.
Siccome la casa della signora Carew era proprio all'inizio della
Commonwealth Avenue, Pollyanna arrivò ben presto all'angolo di una
strada, che attraversava il viale ad angolo retto. In questa via Pollyanna notò,
in tutto il suo splendore autunnale, il più bel giardino che avesse mai visto: il
Giardino pubblico di Boston.
Per un attimo la bambina esitò fissando intensamente lo splendido verde
di quei prati. Convinta che fosse il parco di chissà quale riccone, Pollyanna si
domandava se avesse il diritto di andare a passeggiare fra gli alberi. È vero
che là in mezzo c'erano altre persone, ma poteva darsi che si trattasse di
invitati. Dopo aver visto però due donne, un uomo e una ragazzina entrare
senza esitazioni e inoltrarsi lungo i viali, concluse che anche lei poteva fare
altrettanto e si inoltrò nel parco.
Visto da vicino, tutto era anche più bello. Alcuni uccellini cinguettavano
sulla sua testa e uno scoiattolo attraversò il sentiero proprio davanti a lei.
Sulle panchine, disseminate un po' dovunque, stavano seduti uomini, donne
e bambini. Luccicando fra le foglie, il sole si rifletteva nell'acqua di un
laghetto e da ogni parte si sentivano risuonare grida di ragazzi e note di
musica.
Pollyanna esitò di nuovo; poi, vincendo una certa timidezza, si avvicinò a
una giovane donna, che le veniva incontro.
— Per favore, signora — domandò con ansia — stanno dando una festa
qui?
La donna la guardò stupita.
— Una festa? — ripeté.
— Sì, signora. Vorrei sapere se ho il diritto di restare.
— Il diritto di restare? Certo. L'ingresso è libero.
— Magnifico — esclamò Pollyanna al colmo della gioia. — Sono
contenta di essere venuta. — E riprese la sua strada.
Alla svolta di un sentiero arrivò vicino a una bambina, che spingeva la
carrozzina della bambola. Si fermò lasciandosi sfuggire una esclamazione
soddisfatta, ma aveva appena pronunciato una diecina di parole, che arrivò
una donna e, presa per mano la bimba, disse seccamente con una voce piena
di disapprovazione: — Andiamo, Gladys. La mamma non ti aveva proibito di
parlare con gli estranei?
— Io non sono un'estranea — si difese Pollyanna. — Io abito a Boston...

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La giovane e la bimba che spingeva la carrozzina erano, intanto, già
scomparse e Pollyanna sospirò molto delusa. Dopo aver riflettuto un poco,
alzò la testa risolutamente e riprese la propria passeggiata.
— Voglio essere contenta lo stesso — mormorò fra sé. — Può darsi che
adesso incontri qualche persona più cortese: Susie Smith, per esempio, o
magari Jamie, il ragazzo della signora Carew. Per lo meno, niente mi
impedisce di immaginare che li troverò e, se non vedrò loro, ci saranno
sempre gli altri — concluse fissando i suoi occhi indagatori sulla gente che
incrociava.
Nonostante tutto, Pollyanna si sentiva sola. Allevata dal padre e dalle
signore dell'Assistenza femminile in una cittadina del West, ne conosceva
ogni casa e ogni suo abitante. Quando era venuta dalla zia nel Vermont, a
undici anni, non aveva tardato a rendersi conto che la differenza consisteva
nel fatto che avrebbe trovato nuove case e nuovi amici. A Beldingsville,
quindi, il suo svago principale era stato quello di passare in rassegna le
abitazioni dei dintorni e di fare piacevoli visite agli amici, che s'era
immediatamente conquistata. Di conseguenza, aveva pensato che a Boston
sarebbe stato lo stesso; solo più in grande e, quindi, con più divertimento.
Adesso era venuto per Pollyanna il momento di arrendersi all'evidenza.
Dopo due settimane che stava in città non conosceva ancora la gente che
abitava nella sua stessa via, né quella della casa accanto. E, cosa ancora più
strabiliante, neppure la signora Carew li conosceva. I vicini le erano
assolutamente indifferenti e tutto ciò che Pollyanna aveva detto sul loro
conto non aveva cambiato il suo atteggiamento. — Non mi interessano —
rispondeva invariabilmente.
Quando Pollyanna aveva cominciato la sua passeggiata, era piena di
entusiasmo, ma ora cominciava a provare una certa delusione. Anche se le
persone che aveva intorno erano piacevoli, restava il fatto che non le
conosceva. E c'erano poche possibilità di rompere il ghiaccio, perché
avevano tutta l'aria di non avere la minima voglia di avvicinarla. Pollyanna
non sapeva ancora darsi pace di essere stata definita un'«estranea».
— Devono capire che io non sono un'estranea — concluse alla fine e
riprese a camminare piena di fiducia.
Immersa in questa idea, Pollyanna continuava a sorridere a quelli che
incontrava, dicendo: «Che bella giornata, vero?».
— Come? Oh, sì, senza dubbio — mormorò una signora, alla quale si era
rivolta e che si affrettò ad allontanarsi.
Altre due volte la bambina tentò il suo esperimento, ma sempre senza

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successo. Ben presto arrivò nei pressi del laghetto, che aveva visto luccicare
al sole attraverso i rami degli alberi.
Era una tranquilla distesa d'acqua, sulla quale navigavano alcune piccole
imbarcazioni, cariche di ragazzi rumorosi. Guardandoli, Pollyanna provò
ancora più acuto il senso spiacevole della solitudine. In quel momento vide
un uomo seduto in disparte su una panchina non lontana e, dopo una breve
esitazione gli si avvicinò andando a sedersi sull'altra estremità della panchina.
In una diversa occasione Pollyanna si sarebbe immediatamente sistemata
accanto a lui e avrebbe avviato la conversazione con allegra fiducia, senza
timore di essere respinta, ma le recenti esperienze le avevano ispirato una
certa diffidenza.
L'aspetto dell'uomo lasciava molto a desiderare. Nonostante i suoi vestiti
fossero nuovi, erano impolverati e dimostravano che nessuno si curava di
tenerli in ordine. Il loro taglio (anche se la bambina lo ignorava) era quello
degli abiti che lo Stato consegna ai carcerati nel momento in cui li rimette in
libertà. Lo sconosciuto aveva il viso pallido e la barba lunga, di parecchi
giorni. Con il cappello tirato fin sugli occhi e le mani ficcate in tasca, stava
seduto guardando fisso la ghiaia. Dopo essere rimasta a lungo in silenzio,
Pollyanna cominciò in tono invitante:
— Abbiamo un tempo straordinario oggi, non le pare?
L'uomo trasalì e alzò la testa. — Cosa dicevi? — chiese lanciando attorno
a sé uno sguardo spaventato, quasi volesse accertarsi che l'osservazione era
diretta proprio a lui.
— Parlavo del tempo — spiegò Pollyanna — ma non è che questo
argomento mi stia particolarmente a cuore. Certo sono contenta che ci sia il
sole, ma l'ho detto tanto per attaccare discorso e preferirei chiacchierare di
qualche altra cosa. Volevo solo farla parlare, capisce?
L'uomo rise fra sé. A Pollyanna il suo sorriso sembrò strano.
— Dunque, hai voglia che io chiacchieri con te? — domandò lo
sconosciuto con un poco di tristezza. — Non vedo proprio cosa potrei
raccontarti, perché mi sembra che una ragazzina bella e gentile come te
dovrebbe facilmente trovare per le sue conversazioni una persona più adatta
di questo vecchio barbone.
— Io adoro i vecchi barboni — si affrettò a garantire la bambina. —
Cioè: adoro i vecchi. In ogni caso, se lei è un barbone, va bene così. Voglio
dire che lei mi piace — concluse sistemandosi a suo agio sulla panchina con
aria soddisfatta.
— Sono molto lusingato — rispose l'uomo ironicamente. — E dimmi un

31
po': di che cosa parleremo?

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— Per me è lo stesso — rispose Pollyanna raggiante. — La zia Polly
sostiene che qualunque discorso io faccia, finisco sempre per infilarci dentro

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le signore dell'Assistenza femminile. È perché sono state le prime ad
allevarmi. Potremmo discorrere della festa. Io la trovo splendida, adesso che
posso chiacchierare con qualcuno.
— La festa?
— Sì, quella alla quale assistiamo sia lei che io, insieme con tutta l'altra
gente. Una signora mi ha detto che era a ingresso libero e per questo sono
rimasta, anche se non ho ancora visto chi è il nostro ospite.
— In un certo senso, madamigella, si tratta forse di una festa, ma chi la
dà, è la città di Boston. Questo è il Giardino pubblico, capisci? Un posto dove
tutti possono restare.
— Sul serio? Sempre? E io potrò venirci tutte le volte che ne avrò voglia?
È ancora più bello di quello che pensavo, perché avevo paura che non mi
avrebbero permesso di tornare. È un posto davvero meraviglioso. Mi
domando se la signora Carew conosca questo giardino, che è di tutti. Ma
come mai la gente non viene sempre qui a riposarsi e a godere di tanto
verde?
Il viso dell'uomo si indurì.
— Sono poche le persone che non hanno altro da fare che venire qui a
riposarsi. Ognuno ha le sue occupazioni. E anch'io vorrei averne una.
— Sul serio? E dire che lei è libero di stare qui quanto vuole — osservò
Pollyanna seguendo con gli occhi un'imbarcazione, che scivolava adagio sul
laghetto. — Mi piacerebbe tanto non avere altro da fare che questo. E,
invece, devo andare a scuola. Intendiamoci, mi piace anche lo studio, ma ci
sono molte altre cose che preferisco. Comunque, sono contenta di
frequentare la scuola, specialmente quando penso che l'anno scorso credevo
che non ci sarei mai più tornata. Vede, per un certo periodo io ho avuto una
specie di paralisi alle gambe ed è solo quando si rimane senza una cosa, che
ci si rende conto del suo valore. Succede lo stesso con gli occhi. Ha mai
pensato a tutto ciò che si fa con gli occhi? Io non me ne ero mai accorta,
prima del mio soggiorno in ospedale. Là c'era una signora che l'anno prima
aveva perso la vista: ho cercato di insegnarle il gioco, quello che consiste nel
trovare sempre un motivo di contentezza, ma lei diceva che non ci riusciva.
Per capire il perché dovevo bendarmi gli occhi stretti stretti per un'ora con il
fazzoletto. Era tremendo. Ha mai provato?
— No... — rispose l'uomo in parte seccato e in parte beffardo.
— Non lo faccia mai. È spaventoso. Io ho resistito un'ora e dopo sono
sempre stata contenta, quando mi sono trovata in posti come questo.
Contenta fino alle lacrime, perché potevo vederli. Capisce? Adesso anche la

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signora cieca fa il gioco, me l'ha detto miss Wetherby.
— Il gioco?
— Sì, il gioco della contentezza. Mi spiego: si tratta di trovare qualcosa di
cui essere contenti. La signora c'è riuscita proprio grazie ai suoi occhi. Il
marito è uno di quelli che fanno le leggi e lei gli ha chiesto di farne una in
favore delle persone che non vedono, specialmente dei bambini piccoli. È
andata lei stessa a dire ciò che si prova essendo cieca e gli uomini politici
l'hanno immediatamente accontentata. Pare che, senza di lei, questa legge non
sarebbe mai stata fatta. Adesso è contenta di avere perso la vista, perché in
questo modo ha potuto portare un po' di gioia a dei bambini infelici. Vede
che anche la signora fa il gioco? Sarà bene, però, che glielo spieghi meglio
altrimenti non potrà capire. — E Pollyanna si mise a raccontare la storia delle
stampelle, ricevute al posto della bambola che desiderava.
Un lungo silenzio fece seguito alla sua storia, quindi l'uomo si alzò di
scatto.
— Se ne va? — domandò la bambina delusa.
— Sì — rispose l'uomo e quando la piccola gli domandò se sarebbe
tornato un'altra volta, continuò: — Spero di no, mia cara. Oggi ho fatto una
grande scoperta. Credevo che non ci fosse più posto per me, nel mondo. E
invece mi sono accorto che ho ancora due occhi, due braccia e due gambe.
Ho intenzione di servirmene in futuro e per prima cosa farò capire agli altri
che so come impiegarli.
Un attimo dopo era scomparso.
— Che tipo! — disse fra sé Pollyanna. — Comunque, era gentile e
originale.
Ripresa la sua passeggiata, la bambina imboccò un nuovo viale, dove non
tardò a notare un ragazzo dal viso pallido, che era seduto in una carrozzina a
rotelle. Pollyanna sarebbe stata felice di rivolgergli la parola, ma quello era
talmente immerso nella lettura di un grosso libro, che finì per allontanarsi
dopo averlo osservato attentamente. Ben presto arrivò vicino a una bella
ragazza, che stava per conto suo su una panchina e fissava il suolo con la
stessa aria triste dell'uomo, di cui aveva appena fatto la conoscenza.
— Come sta? — le chiese Pollyanna, felice della sua scoperta. — Sono
contenta di averla trovata. È tanto che la cerco — affermò sedendosi al suo
fianco.
Nel voltarsi la ragazza ebbe anch'essa un'espressione di felicità. — Oh...
— disse, però, improvvisamente rabbuiata. — Io credevo... Si può sapere
cosa vuoi? Io non ti conosco; non ti ho mai vista.

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— Nemmeno io — rispose Pollyanna sorridendo. — Questo non toglie
che io l'abbia cercata. Cioè: non sapevo che si sarebbe trattato di lei, ma
desideravo trovare qualcuno che avesse l'aria solitaria come me. Qui c'è tanta
gente in compagnia e allora... Mi capisce?
— Sì, capisco — replicò la ragazza stancamente. — È triste però, povera
piccola, che tu te ne sia resa conto così presto.
— Resa conto di che cosa?
— Del fatto che non ci si sente mai così soli come fra la folla di una
grande città.
Pollyanna aggrottò le sopracciglia e, dopo un attimo di riflessione,
continuò:
— Sul serio? Com'è possibile sentirsi soli, quando si ha tanta gente
intorno? Però — proseguì esitando — oggi pomeriggio avevo davvero
l'impressione di essere abbandonata, per quanto vicino a me ci fossero tante
persone. È perché sembrava che nessuno mi vedesse.
La ragazza sorrise con amarezza ed assentì.
— Esatto. Gli altri non si accorgono di noi. Sono tutti egoisti.
— C'è, però, qualcuno che ci nota. Ed è bello. Proprio adesso, mentre...
— Sì, qualcuno c'è — la interruppe la giovane. Parlando ebbe un brivido
e guardò con paura il viale, dal quale era venuta Pollyanna. — Qualcuno ci
nota anche troppo.
La bambina si ritrasse timorosa. Gli sgarbi, che aveva ripetutamente
subito quel pomeriggio, avevano risvegliato in lei una nuova sensibilità.
— Parla di me? — balbettò. — Avrebbe preferito che non la notassi?
— No, cara. Penso a un individuo ben diverso da te; a uno che non
avrebbe mai dovuto notarmi. Sono contenta di averti sentito parlare. Solo
che, al primo momento, credevo che fosse una persona di casa.
— Allora anche lei è di passaggio come me. Non abita qui?
— Sì, adesso vivo qui — sospirò la ragazza. — Ammesso che si chiami
vivere quello che faccio.
— E sarebbe? — domandò Pollyanna interessata.
— Dalla mattina alla sera — spiegò l'altra con tristezza — vendo nastri e
pizzi a signorine, che ridono, chiacchierano e si conoscono. Poi rientro in
una cameretta, che dà su un cortile ed è talmente piccola da contenere a
stento me, un lettino, una sedia impagliata ed un lavabo. D'estate è un forno,
d'inverno un frigorifero, ma non ho trovato di meglio e, quando non lavoro,
devo stare lì dentro. Oggi sono uscita: non ne potevo più di rimanere in
camera o di andarmi a chiudere in una vecchia biblioteca. Anch'io sono

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giovane e mi piace ridere e scherzare tanto quanto alle signorine, alle quali
vendo i nastri tutto il giorno. Oggi ho voglia di ridere e divertirmi.
Pollyanna approvò con la testa.
— Sono contenta di sentirla parlare così. La penso anch'io come lei. Ci
sono tante ragioni per essere felici. Del resto, la Bibbia dice che dobbiamo
rallegrarci. Lo ripete più di ottocento volte. Immagino che lei conosca i Sacri
Testi.
La ragazza scosse la testa. Sul suo viso affiorò una strana espressione.
— No — rispose seccamente. — Non è alla Bibbia che pensavo.
— Non c'è niente di male. Mio padre era pastore ed io...
— Pastore! — esclamò la ragazza, abbassando gli occhi.
— Lo è anche il suo? — domandò Pollyanna, incoraggiata da qualche
cosa che lesse negli occhi della sua interlocutrice.
— Sì. — Un lieve rossore colorì la fronte della ragazza.
— E anche lui è andato come il mio in cielo, con Dio e gli angeli?
— No. È a casa ancora vivo.
— Come dev'essere contenta — sospirò Pollyanna. — Qualche volta
vorrei tanto rivedere il mio papà. Lei, il suo, lo vede spesso?
— Non troppo, dato che non abita in città.
— Però lo vede, mentre io non posso farlo. Il mio è con la mamma e gli
altri della famiglia. È ancora viva sua madre?
— Sì. — Sembrava che la giovane, presa da un'improvvisa agitazione,
fosse sul punto di andarsene.
— Che fortunata! Perché, vede, non c'è nessuno che si prenda cura di noi
come fanno il papà e la mamma. Io ne so qualcosa, perché ho perso mio
padre a undici anni e, nel frattempo, mi hanno allevata le signore
dell'Assistenza femminile. Ora, per quanto buone siano le signore
dell'Assistenza, non possono mai sostituire la mamma e persino la zia Polly
non è la stessa cosa...
La bambina era ormai nel suo elemento. Continuava a chiacchierare senza
essere minimamente sfiorata dall'idea che ci fosse qualcosa di strano nel fatto
di raccontare la sua vita e i suoi pensieri ad una estranea, incontrata in un
parco di Boston. Per Pollyanna, li conoscesse o no, uomini, donne e bambini
erano tutti amici; per di più, fino a quel momento, aveva trovato che gli
sconosciuti erano non meno piacevoli degli altri, perché con loro c'era
l'eccitazione del mistero e dell'avventura, legata al momento in cui si
trasformavano da gente estranea in conoscenti.
Alla ragazza, seduta accanto a lei, Pollyanna parlò senza riserve del padre,

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della zia Polly, del lungo soggiorno nel West, del suo arrivo nel Vermont.
Continuò accennando ai suoi amici — ai vecchi come ai nuovi — e al gioco
della contentezza. Presto o tardi, il gioco saltava sempre fuori; faceva
talmente parte della sua vita, che non poteva farne a meno.
Pur interloquendo solo raramente, la sua vicina aveva perso nel frattempo
l'aspetto scoraggiato e in lei si era prodotto un notevole cambiamento. Le
guance rosse, gli occhi inquieti, le dita che tormentavano nervosamente l'orlo
della gonna, tradivano un gran turbamento. Di quando in quando guardava
con apprensione il viale alle spalle di Pollyanna e fu appunto dopo una di
queste occhiate che afferrò un braccio della bambina.
— Non mi lasciare, capisci? Resta dove sei. Un uomo si avvicinerà a me,
non importa quello che dirà: non starlo a sentire e, soprattutto, non
andartene. Voglio rimanere con te, intese?
Prima che Pollyanna si fosse riavuta dalla sorpresa, eccola faccia a faccia
con un bel giovanotto, che si era fermato davanti alle due ragazze.
— Sei qui? — disse allegramente alla compagna di Pollyanna. — Mi
dispiace di essere in ritardo.
— Non importa — rispose in fretta la giovane. — Ho deciso di non
venire con te.
L'altro si mise a ridere.
— Diamine, non ce l'avrai con me, perché sono arrivato un po' in ritardo.
— Non si tratta di questo — replicò la ragazza. — Ti ripeto che ho deciso
di non venire con te.
— Stupidaggini. — L'uomo aveva smesso di ridere e adesso parlava con
durezza. — Ieri avevi pur detto che saresti venuta.
— Ho cambiato idea. Preferisco rimanere con questa mia piccola amica.
— E potrei sapere le ragioni di questo improvviso voltafaccia?
— domandò il giovanotto con un'espressione che lo fece sembrare molto
meno bello. — Ieri...
— Ieri, ieri... — lo interruppe febbrilmente la ragazza. — Ieri non sapevo
che non avrei dovuto promettere. Comunque, non hanno importanza le
ragioni, visto che ho cambiato idea. — E così dicendo voltò la testa con
decisione.
Il giovane insistette due volte. Scherzò un poco, poi assunse un tono
beffardo, sempre con un'espressione cattiva negli occhi. Alla fine parlò ad
alta voce e con tono arrabbiato, pronunciando parole che Pollyanna non capì.
Un istante dopo se ne andò.
La ragazza lo seguì con gli occhi e, quando fu ben sicura che si fosse

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allontanato, si rivolse alla sua compagna.
— Ti ringrazio, cara. Ti debbo molto più di quello che tu creda.
— Non vorrà andarsene proprio adesso? — domandò Pollyanna.
— Bisogna. Perché potrebbe ritornare e forse io non sarei più capace... —
Senza terminare la frase, la ragazza si alzò e se ne andò.
— È proprio strana — mormorò Pollyanna. E pensando che era originale
per lo meno quanto era bella, riprese la sua passeggiata.

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Due nuove amicizie

Pollyanna non tardò ad arrivare all'uscita del giardino in un posto dove


due strade si incrociavano. Le parve che il luogo fosse estremamente
interessante, affollato com'era di autobus, automobili, carrozze e pedoni.
Un'immensa bottiglia rossa attirò dapprima la sua attenzione verso la vetrina
di una farmacia, ma dall'altro lato della via, giungevano le note di una musica
entusiasmante. Dopo avere esitato brevemente, la bambina uscì dal parco e
seguì saltellando il richiamo della banda.
Quante cose c'erano da vedere adesso! Nei negozi erano esposti splendidi
oggetti e intorno ai suonatori, quando li ebbe raggiunti, trovò una dozzina di
bambini che ballavano: un fatto talmente straordinario che per alcuni minuti
si fermò solo per poter seguire le piroette dei ragazzi. In questo modo finì per
raggiungere, passo passo, un incrocio, dove il traffico era talmente intenso,
che avevano dovuto incaricare un pezzo d'uomo in divisa blu di regolarlo.
Pollyanna lo osservò a lungo in silenzio, quindi si decise ad attraversare la
strada un po' timidamente: il traffico le faceva paura.
Fu un'esperienza deliziosa. L'uomo in divisa blu la vide e le fece un cenno
con la mano. Le venne persino incontro. Grazie a lui passò da un
marciapiede all'altro senza pericolo, mentre ai due lati dello stretto passaggio
si era formata una siepe di automobili impazienti e di cavalli trattenuti a
stento. Pollyanna provò una sensazione così piacevole che, in capo ad un
istante, volle tentare di nuovo l'esperienza. Per altre due volte, a brevi
intervalli, si avventurò lungo il magico passaggio che si apriva davanti alle
braccia spalancate del gigante in blu. Alla fine questi aggrottò le sopracciglia.
— Senti un po', ragazzina, non sei tu che hai attraversato la strada un
momento fa? E non sei già passata parecchie volte? — domandò.
— Sì, signore — rispose Pollyanna raggiante. — È la quarta volta che lo

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faccio.
— Come sarebbe? — L'agente cominciava ad arrabbiarsi, ma la bambina
continuò tranquillamente il suo discorso.
— Se sapesse! È sempre più piacevole!
— Sul serio? — brontolò il gigante. Subito dopo aggiunse ad alta voce:
— Credi che io sia qui unicamente per pilotarti da una parte all'altra della
strada?
— No, signore — rispose educatamente Pollyanna. — È evidente che lei
non è qui solo per me, ma anche per tutti gli altri. Io so chi è lei: è un agente
di polizia. Ne abbiamo uno anche nel posto dove abito, dalla signora Carew.
Solo che quello si limita ad andare su e giù. In principio l'avevo scambiato
per un soldato, a causa dei bottoni d'oro e del berretto; ma adesso mi sono
informata meglio. Comunque, penso che siate lo stesso come dei soldati,
visto che avete il coraggio di restare in mezzo a tanto traffico per aiutare la
gente ad attraversare la strada.
L'agente farfugliò qualcosa diventando rosso peggio di uno scolaretto e
voltando la testa per nascondere un improvviso scoppio di risa. — Questa è
bella! Siamo come dei... — S'interruppe alzando svelto una mano: c'era da
accompagnare una vecchia signora un po' smarrita. Se adesso aveva
un'andatura più solenne e il petto in fuori, lo faceva inconsapevolmente per
rendere omaggio alla ragazzina, che lo guardava ammirata dal luogo dove era
rimasta. Quando ebbe dato con un gesto il via agli autisti e ai cocchieri
l'uomo tornò da Pollyanna.
— È stato splendido — gli disse la bambina a mo' di saluto. — Mi piace
starla a guardare. Sembra di vedere il popolo di Israele quando attraversa il
mar Rosso, non le pare? È lei che trattiene le onde per lasciare passare la
gente! Avevo sempre pensato che fare il medico fosse la più bella delle
professioni, ma devo ammettere che anche essere agente è altrettanto bello...
Aiutare la gente paurosa e... — Con un altro brontolio e un sorriso
imbarazzato, il gigante in divisa blu era di nuovo scomparso in mezzo al
traffico e Pollyanna restò sola sul marciapiedi a guardare gli alti e bassi del
mar Rosso.
— Forse farei bene a tornare a casa — disse a un tratto allontanandosi. —
Deve essere quasi ora di cena. — Fatta questa constatazione, ritenne
opportuno riprendere la strada per la quale era venuta.
Solo dopo aver esitato parecchie volte agli angoli delle vie e aver fatto
molte giravolte inutili, Pollyanna si accorse che «tornare a casa» non era così
semplice come pensava. Finché, arrivata davanti a un edificio che non aveva

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mai visto prima, si rese conto di essersi smarrita. Il vicolo, nel quale si
trovava adesso, era sporco, stretto e mal lastricato. Lo fiancheggiavano, dalle
due parti, case di modestissima apparenza e alcuni negozi poco attraenti.
C'erano ovunque uomini che parlavano in dialetto e donne che
chiacchieravano, ma la bambina non riusciva a capire nemmeno una parola.
Per di più la guardavano tutti con curiosità, come se avessero intuito che non
era di quel quartiere.
Dopo aver vagato da una strada all'altra, Pollyanna cominciò ad aver
paura. Era anche molto stanca; le dolevano i piedi e gli occhi le bruciavano
per le lacrime, che cercava di trattenere. Il guaio era che stava venendo buio
rapidamente.
— Tanto meglio — mormorò fra sé. — Devo essere contenta di quello
che succede, perché quando mi troveranno, sarà una grande gioia. Ecco una
cosa della quale rallegrarmi.
Nonostante questo, arrivata all'incrocio di due larghi viali, si sentì
invadere dallo sconforto. Le lacrime presero a scorrerle sulle guance e,
siccome non aveva con sé il fazzoletto, le asciugava con il dorso della mano.
— Cos'hai, tu? Perché piangi? — chiese una voce allegra.
Con un'esclamazione di gioia, Pollyanna si voltò verso un ragazzo, che
portava un pacco di giornali sotto il braccio.
— Come sono contenta di vederti! — sospirò. — Desideravo tanto
incontrare qualcuno che non parlasse il dialetto. Forse tu puoi rispondere alla
mia domanda. Sai dove abita la signora Carew?
— Mai sentita nominare.
— Possibile che qui nessuno la conosca? — insistette la bambina in tono
implorante. — Sono uscita per fare una passeggiata e mi sono smarrita.
Cammino e cammino, ma è come se la casa fosse scomparsa. Ed è già l'ora di
cena e sta venendo buio. Vorrei tanto tornare a casa. Bisogna che rientri.
— Sul serio? Mi fai stare in pensiero! — disse il ragazzo per dimostrarle
la propria simpatia.
— Ho paura che anche la signora Carew stia in pensiero — aggiunse la
bambina.
— Non vedi proprio più in là del tuo naso? — la investì l'altro
arrabbiandosi improvvisamente. — Non conosci il nome della strada ove
abiti?
— No — rispose Pollyanna scoraggiata. — So soltanto che finisce in
avenue.
— In avenue? Siamo piuttosto aristocratiche... E il numero della casa? Ti

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ricordi almeno quello? Vedi di spremere un poco le meningi.
— Spremere le meningi? — domandò la bambina con aria interrogativa.
Il monello la guardò sdegnoso — Non dirmi che sei tanto scema. Ti sto
domandando se ti ricordi il numero della casa dove stai.
— No, però c'è in mezzo un sette — rispose Pollyanna con un barlume di
speranza.
— Sentila! — esclamò il ragazzo con disprezzo. — C'è in mezzo un
sette... e così aspetta che io riconosca il numero, quando lo vedrò.
— Non ce n'è bisogno — dichiarò Pollyanna gravemente. —
Riconoscerei io la casa, vedendola. E forse anche la strada, perché al centro
ha una grande fila di alberi.
Questa volta toccò al ragazzo aggrottare le sopracciglia.
— Dici che c'è una fila di alberi in mezzo alla strada?
— Sì. Ci sono alberi, aiuole e panchine...
— Ci siamo — la interruppe il suo compagno. — È la Commonwealth
Avenue. So benissimo dov'è. Accompagno tutti i giorni «sir James» nel
Giardino pubblico, che si trova proprio lì vicino... Accompagnerò anche te;
solo, devi aspettare che prima io abbia venduto la mia mercanzia.
— Sul serio mi riporterai a casa? — domandò Pollyanna esitante, mentre
il cuore le si riempiva di speranza.
— Certo. È uno scherzo, se conosci bene la casa.
— Sì che la conosco, ma non so se è uno scherzo. Se non è uno scherzo,
potresti...
Il ragazzo si limitò a lanciarle un'occhiata di sopportazione e scomparve
fra la folla. Poco dopo Pollyanna lo sentì gridare con voce acuta:
— Giornali! Herald, Globe... Un giornale, signore?
Con un sospiro di sollievo, la bambina si rifugiò dentro un portone e
rimase ad aspettare. Era stanca, ma felice; perché, nonostante lo stravagante
modo di fare del ragazzo, era sicura che l'avrebbe riportata a casa.
Il piccolo giornalaio non tardò a tornare con le mani vuote.
— Su, marmocchia, andiamo — disse festosamente. — Se fossi ricco, ti
avrei riaccompagnata in automobile, ma siccome non ho il becco di un
quattrino, ce la faremo tutta a piedi.
Camminarono quasi sempre in silenzio. Una volta tanto, Pollyanna era
troppo stanca per parlare; quanto al ragazzo, si era concentrato per scegliere
la via più corta e così, quando raggiunsero il Giardino pubblico,
l'esclamazione di Pollyanna lo colse di sorpresa:
— Siamo quasi arrivati! È il posto dove oggi pomeriggio mi sono tanto

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divertita. La casa è qui vicino.
— Meglio così. Adesso, attraversato il parco, saremo nel viale e toccherà
a te trovare la casa.
— Puoi stare tranquillo che la riconoscerò! — garantì Pollyanna con il
tono di chi sta per rivedere il paese natale.
Era quasi notte, quando la bambina giunse davanti al palazzo dei Carew.
Il suo compagno suonò il campanello e subito la porta si spalancò. Dietro,
però, non c'era soltanto Mary: comparvero, tutte insieme, anche la signora
Carew, Brigida e Jenny. Le quattro donne erano pallide e avevano l'aria
molto spaventata.
— Si può sapere dove sei stata? — chiese Ruth andandole incontro in
fretta.
— Ecco io... io ho fatto una passeggiata; poi mi sono smarrita e questo
ragazzo...
— Dove l'hai trovata? — chiese la signora voltandosi bruscamente verso
l'accompagnatore di Pollyanna, che era completamente immerso nella
contemplazione di ciò che intravvedeva nell'ingresso bene illuminato. — Tu,
monello; dove l'hai trovata? — ripeté con voce tagliente e carica di
rimproveri.
Per un po' il ragazzo sostenne il suo sguardo senza scomporsi; quindi
abbassò gli occhi e spiegò con gravità:
— Era nei pressi della Bowdoin square; solo che, siccome non capiva il
dialetto, non c'era nessuno che se ne interessasse.
— Nei pressi della Bowdoin square? Da sola... Pollyanna! — esclamò la
signora Carew rabbrividendo.
— Non ero sola — rispose Pollyanna. — C'era tanta gente, vero? —
continuò rivolta al suo compagno, ma questi se l'era già svignata con una
smorfia.
Nella mezz'ora successiva la bambina imparò una quantità di cose: che le
ragazzine di buona famiglia non devono mai fare da sole lunghe passeggiate
in una città che non conoscono; che non devono sedersi sulle panchine dei
Giardini; che non devono rivolgere la parola a persone estranee. Venne anche
a sapere che era un vero miracolo se quella sera era potuta tornare a casa e
che, a quanto pareva, era sfuggita a molte, anzi, a moltissime sgradevoli
conseguenze della sua alzata di testa.
— Signora — osservò alla fine la bambina — io sono qui e non mi è
successo niente. Mi sembra che dovrei esserne contenta, invece di pensare
continuamente a tutti i guai che mi sarebbero potuti capitare.

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— Sì, penso anch'io di sì — sospirò Ruth — ma mi hai fatto prendere
una paura tale che voglio essere sicura, sicura, capisci? che il fatto non si
ripeterà mai più. E adesso vieni, cara. Immagino che avrai fame.
Quella sera, addormentandosi, Pollyanna mormorò fra sé con un filo di
voce: — Quello che mi secca di più è di non avere chiesto né il nome di quel
ragazzo, né il posto dove abita. Adesso, come farò a ringraziarlo?

***

Dopo la sua avventurosa passeggiata, ogni mossa di Pollyanna venne


seguita attentamente e non le era permesso uscire di casa, senza essere
accompagnata da Mary o dalla signora Carew. La cosa non dispiaceva certo
alla bambina, perché voleva bene a entrambe, e bisogna dire che, soprattutto
in principio, le due donne le accordarono generosamente buona parte del
loro tempo. Persino Ruth, terrorizzata all'idea di ciò che sarebbe potuto
capitare alla sua ospite e sollevata che tutto si fosse risolto in una bolla di
sapone, faceva del proprio meglio per distrarla.
Pollyanna si divertiva infinitamente ad andare in macchina, ma la signora
Carew scoprì con sorpresa che aveva un debole per un ben più modesto
mezzo di trasporto.
— Prenderemo il tram? — le domandò infatti una mattina la bambina
speranzosa, mentre stavano per uscire.
— No, ci accompagnerà Perkins — rispose la signora che, vedendo la sua
delusione, non poté trattenersi dall'aggiungere: — Credevo che ti piacesse la
macchina.
— Certo — rispose Pollyanna — e capisco che lei la preferisca perché è
meno cara...
— Meno cara? — esclamò Ruth divertita.
— Sì — spiegò seriamente la bambina. — In tram ogni persona deve
pagare il biglietto, mentre l'automobile è gratis perché è sua. Intendiamoci —
aggiunse in fretta, prima che la sua interlocutrice potesse interromperla, —
non che l'auto non mi piaccia. Solo che in tram c'è più gente ed è così
divertente avere l'occasione di studiarla. Non trova anche lei?
— Io no, Pollyanna. Proprio no — rispose seccamente la signora Carew
voltandosi.
Due giorni dopo, il discorso del tram tornò di nuovo a galla e questa volta
fu Mary a intavolarlo.
— È strabiliante — disse la cameriera in risposta a una domanda della

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padrona. — È strabiliante come la signorina si attiri la simpatia di tutti, senza
nemmeno fare un gesto per provocarla. L'ho vista entrare in un tram, pieno
di gente villana e di bambini piagnucolosi, e in meno di cinque minuti
l'ambiente era completamente trasformato. I grandi avevano smesso di
brontolare e i bambini non sapevano nemmeno più perché piangevano. A
volte è una semplice osservazione della signorina, che provoca questo
cambiamento; altre volte il suo modo di ringraziare, quando le cedono il
posto. E succede sempre, sa?, anche se lei insiste per non accettare. Vedesse
poi come sa sorridere. Appena la vedono, i cani si mettono a scodinzolare e i
bimbi piccoli si sporgono verso di lei per essere presi in braccio. È così
contenta di tutto, che in sua compagnia è impossibile avere la luna, persino se
succede di essere pigiati in un tram carico di gente sconosciuta.
— Sarà — si limitò a replicare la signora Carew.
Quell'anno l'ottobre fu particolarmente bello e tener dietro alla
inesauribile vivacità di Pollyanna si rivelò ben presto un compito, che
richiedeva troppo tempo e troppa pazienza. La signora Carew aveva il primo,
e non la seconda, e d'altra parte non intendeva che Mary (la cui pazienza era,
invece, senza limiti) stesse tutto il giorno a disposizione della bambina per
soddisfare le sue fantasie e i suoi capricci.
Sarebbe stato, però, assurdo impedirle di godere quello splendido scorcio
d'autunno ed ecco perché Pollyanna si trovò di nuovo nel «parco delle
meraviglie» — il Giardino pubblico di Boston — tutta sola. In apparenza, era
libera come la prima volta; in realtà, era al riparo di un'alta muraglia di
raccomandazioni.
Non doveva parlare con gli estranei; non doveva giocare con i ragazzi
sconosciuti; aveva l'assoluta proibizione di uscire dal Giardino, salvo che per
tornare direttamente a casa. E finalmente, avrebbe dovuto rientrare allo
scoccare delle quattro e mezzo al campanile vicino. Nonostante queste
restrizioni, il Giardino si rivelò una fonte di continuo divertimento: se non
era permesso parlare con la gente, si poteva sempre guardarla e si poteva
chiacchierare con i piccioni, gli scoiattoli e i passeri, che venivano a beccare
le briciole fino in mano.
Pollyanna cercò anche i suoi vecchi amici: l'uomo, che si era allontanato
felice di avere ancora gambe e braccia, e la signorina, che non aveva voluto
andare con il bel giovanotto, ma non ebbe mai occasione di incontrarli.
Vedeva sovente, invece, il ragazzo nella carrozzina a rotelle e le era venuta
una gran voglia di parlare con lui. Lo seguiva da lontano, mentre egli dava da
mangiare regolarmente agli uccelli e agli scoiattoli, ma c'era un fatto molto

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strano: nonostante la gioia evidente, con la quale assisteva al banchetto dei
suoi piccoli amici, le provviste che aveva con sé si esaurivano ogni volta
molto presto e, nonostante il dispiacere che sembrava provare, quando gli
scoiattoli ormai addomesticati gli frugavano inutilmente nelle tasche, non si
decideva mai a portare qualcosa in più. E questo meravigliava Pollyanna.
Quando non giocava con le bestiole del Giardino, il ragazzo era
invariabilmente immerso nella lettura. La sua carrozzella, dove c'erano
sempre due o tre libri usati e a volte alcune riviste, era ogni giorno allo stesso
posto e Pollyanna si chiedeva come facesse a giungere fin lì. Ebbe la
spiegazione un pomeriggio memorabile; un pomeriggio che, essendo in
vacanza, era venuta nel parco molto presto.
Si era appena sistemata sulla solita panchina, quando vide arrivare la
carrozzella spinta da un ragazzetto con i capelli color cenere e un polemico
naso all'insù. Le bastò dargli un'occhiata per corrergli incontro con
un'esclamazione di gioia.
— Sei tu? Sei quello che mi ha trovato quando mi sono smarrita, ti
ricordi? Ho desiderato tanto poterti ringraziare!
— Non sei la bambina del viale, che non trovava più la casa? Cosa c'è di
nuovo? Ti sei persa un'altra volta?
— No — rispose Pollyanna saltellando soddisfatta. — Adesso non mi
perdo più. Sai, devo stare qui senza allontanarmi e non rivolgere a nessuno la
parola. A te, però, posso parlare perché ti conosco e potrò parlare anche a
lui, quando mi avrai presentato — concluse gettando uno sguardo
amichevole al piccolo zoppo.
Il monello con i capelli color cenere sulle prime sembrò colpito; poi batté
una mano sulla spalla del suo compagno in carrozzella.
— Hai capito? Allora facciamo le presentazioni. — E assumendo un tono
solenne: — Madamigella — disse — questo giovane signore è il mio amico
Sir James del feudo di...
— Jerry — lo interruppe l'altro con aria seccata — finiscila con queste
stupidaggini. — Quindi, rivolto a Pollyanna, continuò: — Ti ho vista altre
volte, mentre davi da mangiare agli uccelli e agli scoiattoli: hai sempre tanta
roba per loro! Credo che anche tu preferisca Lancillotto. Invece lady Rowena
ieri è stata cattiva con Ginevra, portandole via la sua parte.
La bambina guardava alternativamente i due, stupefatta. Jerry spinse la
carrozzella in modo che fosse nella solita posizione e stava già per andarsene,
quando all'improvviso disse a Pollyanna:
— Stammi a sentire. Questo bel tipo non è né stupido né matto. I nomi

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che dà ai suoi amici — continuò indicando le bestiole intorno — li ha presi
dai libri. Figurati che, per dare da mangiare a loro, sacrifica se stesso. Non è
una cosa assurda? Tu, Sir James — aggiunse facendo una boccaccia al
compagno — stai zitto, perché sai benissimo che è vero. Ci vediamo più tardi
— e li salutò allontanandosi. Mentre la bambina appariva ancora perplessa, il
piccolo zoppo le rivolse un sorriso.
— Non dare retta a Jerry. È fatto così. Per me si lascerebbe tagliare anche
una mano, ma gli piace scherzare. Dove l'hai conosciuto? Non mi ha detto
come ti chiami.
— Sono Pollyanna Whittier. Un giorno, che mi ero smarrita per la strada,
mi ha aiutata a tornare a casa — rispose Pollyanna con un residuo
d'imbarazzo.
— Mi pare di vederlo: c'è solo lui capace di fare queste cose! Guarda con
me: ogni giorno mi accompagna qui.
La bambina lo guardò con simpatia.
— Non puoi proprio camminare, Sir James?
Il ragazzo scoppiò a ridere.
— Sir James... ci mancherebbe altro! È una delle storie di Jerry. Non
sono un baronetto inglese da dovermi chiamare Sir.
— E io che credevo che tu fossi una specie di lord Fauntleroy!
— Ti ricordi del piccolo lord? — la interruppe con ansia il nuovo amico.
— Allora conoscerai anche Lancillotto, il Santo Graal e il re Artù e la sua
Tavola Rotonda. Poi lady Rowena e Ivanhoe.
— No. Chi sono? I protagonisti dei tuoi libri?
— Ne ho solo qualcuno — le confidò il ragazzo — ma li rileggo
continuamente e ogni volta scopro qualcosa di nuovo. Aspetta un po', brutto
curioso — continuò rivolto a uno scoiattolo, che gli era saltato sulle
ginocchia e cercava di infilare il musetto nelle sue tasche. — Sarà meglio che
gli diamo da mangiare, altrimenti ci divorano vivi — osservò. — Ecco
Lancillotto: è sempre il primo.
Il ragazzo tirò fuori una piccola scatola di cartone e l'aprì adagio, senza
curarsi degli occhietti luccicanti, che seguivano ogni sua mossa. Intorno era
tutto un frullo d'ali: i piccioni tubavano e i passeri pigolavano. Lancillotto,
attento e ingordo, si era sistemato sullo schienale della carrozzella.
Nella scatola c'erano alcune noci, un biscotto ed una pasta.
— Hai portato anche tu qualcosa? — chiese il piccolo zoppo.
— Tantissima — rispose la bambina, mostrando trionfante il sacchetto di
carta che aveva con sé.

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— Allora oggi mangerò — disse il suo compagno, rimettendo soddisfatto
la pasta nella scatola.
Nonostante la stranezza di questo gesto, l'ora che seguì fu per Pollyanna la
più bella della sua vita, perché aveva finalmente trovato qualcuno capace di
parlare più di lei. E anche più in fretta. Quel ragazzo sembrava avere una
inesauribile riserva di storie a base di eroici cavalieri e di belle dame, di
tornei e di battaglie. Come se non bastasse, sapeva raccontarle in una maniera
così viva, che la bambina aveva l'impressione di vedere le imprese dei
paladini in armi, le lunghe trecce delle donzelle e i loro abiti ornati di pietre
preziose.
Mentre si avviava in fretta verso casa, risvegliata all'improvviso dal suono
della campana, Pollyanna si accorse con rincrescimento che non conosceva
nemmeno il nome del ragazzo.

49
Jamie

Per rivedere il suo nuovo amico, Pollyanna dovette aspettare quattro


giorni. C'erano stati due pomeriggi di pioggia e poi una volta lui non era
venuto, malgrado il tempo splendido. Quando finalmente la bambina lo
ritrovò al solito posto, gli andò incontro in fretta e lo salutò con gioia.
— Sono proprio contenta che tu sia qui. Dove sei stato ieri? Perché non
sei venuto?
— Non ho potuto. I dolori me l'hanno impedito — spiegò il ragazzo, che
era molto pallido.
— I dolori? — chiese Pollyanna con simpatia. — Hai male?
— Sì, sempre. Di solito lo sopporto e vengo qui lo stesso; ma quando è
troppo forte, non ce la faccio.
— Come puoi resistere?
— Bisogna pure che mi abitui, visto che le cose sono così e non possono
cambiare. Del resto, più si soffre un giorno, più si è contenti quando, il
giorno dopo, si soffre meno.
— Lo so. È il gioco — cominciò Pollyanna, ma il ragazzo la interruppe.
— Spero che tu abbia portato qualche cosa per le bestie, perché oggi non
ho proprio niente. Questa mattina Jerry non è riuscito a risparmiare un soldo
per le noci e nella scatola non c'è da mangiare neanche per me.
Pollyanna restò di sasso.
— Vuoi dire che salti il pasto?
— Certo — rispose l'altro sorridendo — ma non ti preoccupare. Non è la
prima volta che succede e non sarà l'ultima. Ormai sono abituato. Guarda,
ecco Lancillotto che arriva.
Per il momento, però, Pollyanna non riusciva a interessarsi agli scoiattoli.

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— Non c'erano più provviste in casa tua?
— No, non resta mai niente in casa — ammise il ragazzo divertito. —
Devi sapere che a mezzogiorno Mimmy mangia dalla gente per cui fa le
pulizie e il bucato, mentre Jerry si arrangia come può. Di sera, quando c'è
qualcosa, ceniamo tutti insieme.
— E quando non avete niente?
— Allora digiuniamo.
— Non ho mai sentito una cosa simile! Anche mio padre e io eravamo
poveri e spesso dovevamo accontentarci dei fagioli e delle polpette di pesce,
al posto del tacchino che ci sarebbe piaciuto tanto, ma qualcosa l'avevamo
sempre. Perché non lo dite agli altri, a quelli che abitano nelle case intorno?
— E a che cosa servirebbe?
— Vi verrebbero in aiuto.
— Povera illusa! — disse il ragazzo. — Credi che la gente ci offra arrosto
e patatine fritte, solo perché glieli chiediamo? Del resto, se non si è patita mai
la fame, non si apprezzano il pane e il latte e non si ha niente da scrivere nel
taccuino della felicità.
— Cos'è questo taccuino? — chiese Pollyanna e, vedendo che il suo
compagno era ammutolito, insistette: — Ti prego, dimmelo. Riguarda le
dame e i cavalieri?
Il ragazzo scosse la testa.
— Magari esistessero ancora — rispose sospirando. — Quando uno non
è nemmeno in grado di camminare, questi sono soltanto sogni. Nelle mie
condizioni, non si può fare altro che star seduti a pensare, ma non sempre si
tratta di pensieri piacevoli. Vedi, a me per esempio, sarebbe piaciuto andare a
scuola e imparare tante cose, molte più di quelle che Mimmy può insegnarmi:
ecco uno dei miei pensieri. Poi desidererei vendere i giornali come Jerry:
anche a questo penso spesso. E credi che non mi pesi essere condannato a
dipendere dagli altri per tutta la vita?
— Figurati se non ti capisco — esclamò la bambina con gli occhi accesi.
— Proprio io che, per quasi un anno, avevo perso l'uso delle gambe.
— Sul serio? Tu, però, sei guarita e io, invece, sono sempre qui —
concluse il ragazzo diventando sempre più triste.
— Non mi hai ancora spiegato cos'è il taccuino della felicità — riprese
poco dopo Pollyanna.
— Non è facile da spiegare e poi ha valore solo per me. L'ho cominciato
l'anno scorso, un giorno che mi sentivo particolarmente infelice. Non c'era
niente che andasse per il verso giusto; allora, a un certo momento, aprii un

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libro a caso per distrarmi. Le prime parole che lessi furono:
La felicità più vera è quella che si sottrae agli occhi della gente. Ogni
foglia strappata dal vento può esprimere una gioia.
Rimasi sconcertato: avrei voluto mettere al mio posto chi aveva scritto
una cosa simile e vedere che gioie sarebbe riuscito a trovare nelle mie
«foglie» strappate. Mi venne la voglia di dimostrargli che non sapeva
nemmeno lui di cosa parlasse e così cominciai a segnare in un piccolo
taccuino quello che mi capitava e che mi procurava una gioia.
— È splendido — osservò Pollyanna, mentre il suo nuovo amico si
fermava per riprender fiato.
— Ero convinto che non avrei trovato molte ragioni per rallegrarmi e
invece, ci crederesti?, ne ho scoperto una quantità. Quasi tutti gli avvenimenti
avevano un lato buono e io ero obbligato a scriverlo. Un giorno, finalmente,
Jerry ha trovato il mio quadernetto ed è stato lui a chiamarlo il taccuino della
felicità. Adesso sai tutto.
— Certo che so tutto — esclamò la bambina con entusiasmo.
— So che fai il gioco della contentezza a tua insaputa; solo che lo giochi
meglio di me.
— Di che gioco stai parlando? Non capisco — osservò il ragazzo.
— È logico che tu non capisca. Adesso ti spiego — concluse Pollyanna,
cominciando il solito racconto di come si era aspettata una bambola ed erano
arrivate, invece, le stampelle.
— Hai ragione — disse alla fine il suo compagno, ma la bambina aveva
già ripreso il discorso, interessata da un nuovo problema, che le premeva
chiarire subito.
— Non mi hai ancora detto come ti chiami. So solo che Sir James non è il
tuo vero nome.
— Ti ho avvertita: è una fantasia di Jerry. Mimmy e gli altri mi chiamano
Jamie.
— Jamie? — A Pollyanna si mozzò il respiro. Nei suoi occhi era apparsa
una speranza, cancellata subito da un dubbio.
— Mimmy vuol dire mamma?
— Sicuro.
Il viso della bambina espresse una profonda delusione. Se Jamie aveva
una madre, non poteva essere il nipote della signora Carew, che era rimasto
orfano fin da piccolo.
La storia, comunque, era estremamente interessante.
— Dove abiti? — continuò con slancio. — In famiglia ci sono altre

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persone, oltre alla tua mamma e a Jerry? Vieni qui tutti i giorni? E dov'è il
taccuino della felicità? Me lo fai vedere? Sei sicuro che col tempo non
riuscirai di nuovo a camminare?
— Per carità, come si fa a rispondere a tante domande in una volta sola?
Comincerò dall'ultima. I medici hanno purtroppo escluso che io riacquisti
l'uso delle gambe.
— Lo dicevano anche a me; poi mi hanno mandata dal dottor Ames, dove
sono rimasta quasi un anno, e lui mi ha guarita. Forse potrebbe essere d'aiuto
anche nel tuo caso.
Il ragazzo fece un segno di sconforto con la testa.
— È assurdo; costerebbe troppo. È meglio che io mi rassegni all'idea di
non muovermi mai più. Sai bene quant'è penoso rimuginare su ciò che non si
può avere.
— Eppure ne parli — esclamò Pollyanna con ammirazione. — È proprio
vero che sai fare il gioco meglio di me. Non hai finito, però, di rispondere
alle mie domande. Hai altri fratelli, oltre a Jerry?
Gli occhi del suo compagno luccicarono d'affetto.
— No, non ne ho. E del resto, nemmeno lui è un fratello vero. Jerry non
è mio parente, come non lo è Mimmy. Pensa quanto sono stati buoni con me!
— Cosa significa? — chiese Pollyanna interdetta. — Se non sei figlio di
questa signora, di Mimmy, chi è tua madre?
— Non lo so, non me la ricordo. Anche mio padre è morto tanto tempo
fa.
— Quanti anni avevi?
— Mimmy assicura che avevo al massimo sei anni.
— E ti chiami proprio Jamie? — domandò ancora la bambina trattenendo
il fiato.
— Sì, te l'ho già detto.
— E qual è il tuo cognome? — A Pollyanna tremò la voce, mentre
formulava questa domanda.
— Nemmeno questo mi ricordo, forse perché ero troppo piccolo. Gli
stessi Murphy non lo sanno. Per loro io sono sempre stato Jamie e basta.
Sulle prime Pollyanna sembrò delusa, ma quasi immediatamente tornò ad
animarsi.
— Se non sai il tuo cognome, non puoi escludere che sia Kent!
— Kent? — ripeté il ragazzo sorpreso.
— Sì — cominciò la bambina molto eccitata. — Vedi c'era uno che si
chiamava Jamie Kent... — All'improvviso s'interruppe mordendosi le labbra.

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Le era venuto in mente che era meglio non comunicare al suo compagno le
proprie speranze. Assunse perciò, un'aria di estrema indifferenza e disse: —
In fondo, a pensarci bene, Jamie Kent non c'entra. Finisci piuttosto di
raccontarmi tutto, ciò che ti riguarda. Lo trovo molto interessante.
— Non c'è altro — rispose il ragazzo esitando. — Dicono che mio padre
era un po'... un po' strano e che non parlava. Lo chiamavano «professore».
Mimmy ricorda che vivevamo in una piccola camera sotto i tetti, nella casa in
cui abitava anche lei con suo marito, il papà di Jerry, che allora era vivo e
aveva un piccolo impiego.
— Continua, — lo incoraggiò Pollyanna.
— Beh, Mimmy racconta che mio padre era ammalato e, siccome
diventava sempre più strano, io stavo quasi sempre in casa loro. A quel
tempo potevo ancora camminare, anche se avevo già le gambe molto deboli.
Giocavo con Jerry e con la sua sorellina, che poi è morta. Alla scomparsa di
mio padre, non c'era nessuno che si prendesse cura di me e allora vennero
alcuni uomini per portarmi all'ospizio, ma Mimmy dice che Jerry ed io
eravamo tanto disperati, che si convinse a tenermi con sé. Mi hanno sempre
voluto bene, anche quando con la morte del babbo di Jerry il mio stato è
peggiorato e loro sono diventati spaventosamente poveri. Trovi che è una
storia interessante?
— Senza dubbio, — esclamò Pollyanna, — e vedrai che i Murphy
saranno ricompensati per la loro generosità. So che lo saranno!
La bambina tremava di gioia. Non aveva più incertezze: aveva trovato
Jamie, ma non doveva parlarne, prima di avere avvertito la signora Carew.
Chissà cosa sarebbe successo!
Senza occuparsi di Lancillotto, che era venuto sulle sue ginocchia a
cercare qualche altra cosa da mangiare, la bambina si alzò in piedi
frettolosamente.
— È ora che me ne vada — avvertì — ma domani tornerò forse con una
signora che sarai contento di conoscere. Ti troverò qui, vero?
— Se il tempo è bello, sì. Jerry mi accompagna quasi tutte le mattine.

***

Tornando a casa, Pollyanna fu assalita da una serie di problemi. Doveva


convincere la signora Carew a fare con lei una passeggiata al Giardino
pubblico. Non aveva idea di come sarebbe riuscita a tanto, ma era necessario.
Dire alla signora Carew che aveva trovato Jamie e desiderava che lo

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vedesse, era da escludersi. Con tutta probabilità si trattava del suo Jamie, ma
in caso contrario andava a rischio di provocarle un dolore spaventoso.
Pollyanna sapeva, perché glielo aveva detto Mary, che già due volte Ruth era
stata gravemente malata a causa della delusione provata trovandosi davanti a
ragazzi, che non avevano nulla in comune con il figlio di sua sorella. Era,
quindi, necessario trovare qualche altro pretesto per far venire la signora
Carew al Giardino pubblico.
Il giorno dopo, un violento temporale venne a intralciare i piani di
Pollyanna costringendola a stare tappata in casa. Anche nei due giorni
successivi il cielo non accennò a schiarirsi e la bambina non fece che passare
da una finestra all'altra, domandando con ansia a tutti se, per caso, il tempo
non era un poco migliorato.
Era così irritante sentirla ripetere sempre la stessa domanda, che la signora
Carew perse la pazienza.
— Si può sapere cosa ti succede? — le chiese. — Non ti ho mai vista in
questo stato per colpa della pioggia. A cosa ti serve il tuo magnifico gioco
della contentezza?
Pollyanna arrossì dimostrando un certo imbarazzo.
— Questa volta — ammise — me ne ero dimenticata. Il fatto è che oggi
avevo tanta voglia di avere un poco di sole.
— Perché proprio oggi? È forse una ricorrenza speciale?
— Perché pensavo di andare al Giardino pubblico e mi era venuta l'idea
che forse lei mi avrebbe accompagnata.
— Io, al Giardino? — replicò la signora Carew stupefatta — Grazie, ma
non ci tengo — aggiunse con un sorriso.
Pollyanna inghiottì convulsa la saliva; era diventata molto pallida.
— Nemmeno quando sarà di nuovo bello? — la supplicò. — Per piacere,
ho una ragione speciale per chiederle di venire con me. Una volta sola.
Ruth aggrottò le sopracciglia. Stava per aprire la bocca e dire no in tono
più reciso, quando vide negli occhi della bambina un'espressione che la
indusse a cedere.
— D'accordo. Ti prometto di venire, a patto che tu non vada alla finestra
almeno per un'ora e non domandi più, per oggi, se smetterà di piovere.
L'indomani il sole brillava e il cielo era di nuovo limpidissimo, ma tirava
un vento gelido. Vincendo la resistenza della signora Carew, la bambina
garantì che il tempo era magnifico e che sarebbe stata molto infelice se non
fosse uscita con lei. La signora dovette accontentarla. Com'era prevedibile,
l'esperimento si concluse con un fiasco. Battendo i denti, Ruth e la ragazzina,

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l'una impaziente, l'altra ansiosa, fecero inutilmente il giro di tutti i viali del
Giardino. Alla fine, gelata e vagamente esasperata, Ruth insistette per
rientrare e la bambina dovette seguirla.
L'inizio dell'autunno fu particolarmente triste per Pollyanna. Quello che a
lei pareva un secondo diluvio universale (mentre, in realtà, era la solita
pioggerella stagionale) portò con sé una serie di giorni freddi, bui, una fitta
nebbia o, peggio ancora, un'umidità che penetrava nelle ossa. Se per caso
capitava un giorno di sole, Pollyanna si precipitava al Giardino, ma
inutilmente: Jamie non c'era mai.
Finalmente, un giorno particolarmente buio accadde quello che nessuno
si aspettava. Passando da una stanza all'altra del secondo piano, Pollyanna
sentì venire dall'ingresso uno scoppio di voci irritate, una delle quali
apparteneva a Mary, mentre l'altra stava dicendo:
— Neanche per sogno. Non me ne vado. Capito? Voglio vedere la
ragazzina che si chiama Pollyanna. Devo portarle un messaggio di... di Sir
James. E adesso... aria. Se non le spiace, vada a chiamarmi quella bambina.
Devo assolutamente vederla.
Con un'esclamazione di gioia, Pollyanna fece le scale a precipizio.
— Sono qui, eccomi. Cosa c'è? È Sir James che ti manda? — chiese senza
prender fiato.
Stava per slanciarsi verso l'ospite a braccia aperte, quando Mary la
trattenne.
— Non vorrà dirmi, signorina, che conosce questo piccolo mendicante?
Il monello diventò rosso per la rabbia ma, prima che avesse il tempo di
rispondere, Pollyanna intervenne coraggiosamente.
— Non è un mendicante. Viene da parte di uno dei miei migliori amici.
Senza contare che è stato lui a riportarmi a casa la volta che mi sono smarrita.
— Tornò a voltarsi verso il ragazzo e chiese di nuovo: — Cosa c'è? È Jamie
che ti manda?
— Naturale. Ormai è un mese che è a letto e ha voglia di vederti.
— È malato? Come mi dispiace! Vengo subito, aspetta solo che vada a
mettermi il paltò.
— Signorina — gridò Mary con disapprovazione — crede proprio che la
signora Carew la lascerà andare chissà dove con un ragazzo del genere? Uno
sconosciuto...
— Non è uno sconosciuto — obiettò la bambina, — siamo amici da tanto
tempo. E io devo andare; devo, capisci...
— Si può sapere cosa succede? — Chiese freddamente Ruth comparendo

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sulla porta del salotto. — Chi è quello lì, Pollyanna. e che cosa vuole?
Pollyanna si voltò di scatto.
— Mi lascia andare, vero, signora?
— Andare dove?
— A trovare mio fratello — intervenne il ragazzo sforzandosi di essere
educato. — Non mangia più e non mi ha dato pace, finché non mi sono
deciso a venire a cercarla — disse indicando la bambina. — Credo che
vederla lo aiuterà a guarire.
— Allora, posso...? — Chiese Pollyanna in tono supplichevole.
La signora Carew si rabbuiò.
— Andare con lui? Neanche per idea. Mi stupisce che tu abbia pensato
una cosa simile anche solo per un momento.
— Potrebbe venire lei con me — insistette la bambina.
— Io? Che cosa ti salta in mente? Se vuoi, possiamo dargli un po' di
denaro, ma non vedo la ragione, per cui io dovrei...
— Tante grazie — la interruppe il ragazzo risentito. — Non sono venuto
per avere dei soldi. Sono venuto a prenderla.
— Signora, è Jerry, Jerry Murphy, quello che mi ha trovato, quando mi
sono perduta. Mi dia il permesso. Dice che Ja... che l'altro ragazzo è malato e
desidera vedermi.
— Non so cosa farci.
— Lo conosco benissimo, signora. Sul serio. Legge una quantità di libri
con le storie di cavalieri e di gentiluomini e dà sempre qualcosa agli uccellini
e agli scoiattoli, chiamandoli ognuno con un nome. Non può camminare e
qualche volta non ha abbastanza da mangiare — disse Pollyanna in fretta. —
Pensi che per più di un anno ha fatto il mio gioco della contentezza senza
saperlo. E lo gioca meglio di me. Sono giorni e giorni che lo cerco. Davvero,
signora. E adesso che l'ho ritrovato, non posso perderlo di nuovo.
Ruth divenne rossa dalla rabbia.
— Pollyanna, tutto ciò è assurdo. Mi stupisce che tu insista sapendo che
io disapprovo. Non posso permetterti di andare con questo ragazzo. E adesso
basta, intese?
Improvvisamente il viso della bambina cambiò espressione. Tremando,
ma decisa, disse:— Allora bisogna proprio che glielo dica. Non volevo
parlargliene prima di essere sicura; volevo che prima lei lo vedesse. Adesso
le dirò tutto, perché non posso fare diversamente. Io credo, signora, di avere
trovato Jamie.
— Jamie? Non il mio Jamie? — Ruth era diventata pallidissima.

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— Si, invece.
— Impossibile.
— Si chiama Jamie e non conosce il suo cognome. Il padre è morto
quando lui aveva sei anni, mentre della madre non si ricorda niente. Adesso
pensa di avere circa dodici anni. I Murphy l'hanno preso con loro quando è
rimasto solo: suo padre era un po' strano e non ha detto come si chiamava a
questa gente.
Ancora più pallida, ma con gli occhi che le brillavano di una luce
febbrile, Ruth la interruppe con un gesto.
— Andiamo subito — disse. — Mary avverti Perkins di venire
immediatamente con la macchina. Pollyanna, va' su a vestirti. E tu, ragazzo,
aspetta qui un momento. Saremo subito pronte.

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Una sorpresa per Ruth

Quando la fuoriserie si fermò davanti alla porta miserabile di un vicolo


stretto e sporco, Jerry fu svelto ad aprire la portiera dell'automobile e aspettò
che le signore scendessero.
Lo spettacolo, che si presentò davanti a Pollyanna, le fece spalancare gli
occhi dalla sorpresa e dal dolore. Alle sue spalle la signora Carew ebbe un
brivido, quando il suo sguardo si fermò sui bambini sporchi e cenciosi, che
si precipitavano gridando fuori dalle case per circondare l'auto.
— Via tutti — urlò Jerry agitando freneticamente le braccia. — Date
fastidio. Non siate noiosi. Sono visite per Jamie.
Ruth rabbrividì di nuovo e, posando una mano sulla spalla di Jerry,
chiese con un filo di voce: — È qui?
Il ragazzo non la sentì, occupato com'era a fare strada alle sue ospiti a
furia di spinte e gomitate. La signora Carew si trovò ai piedi di una scala
puzzolente e in cattivo stato.
— Aspetta — disse in fretta al piccolo accompagnatore. — Ricordati di
non dire una parola sulla possibilità che sia il ragazzo che cerco. Prima voglio
vederlo e interrogarlo io stessa. Devo essere sicura.
— D'accordo — annuì Jerry. — Me ne andrò subito, così non vi metterò
in imbarazzo.
Un attimo dopo l'uscio si aprì con un gaio:
— Eccoci qua. Arrivati freschi freschi in automobile. Non è una bella
entrata, Sir James?
Adesso erano tutti in una cameretta fredda, triste e male ammobiliata, ma
pulita. C'erano due letti, tre sedie rotte, una tavola e una stufa, il cui debole
chiarore lasciava capire che non era sufficiente nemmeno a scaldare un

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ambiente come quello. In uno dei letti stava sdraiato un ragazzo con le
guance rosse e gli occhi accesi dalla febbre. Vicino a lui una donna pallida e
curva, deformata dai reumatismi.
La signora Carew si fermò sulla soglia e istintivamente, come se volesse
riprender forza, si appoggiò un attimo con le spalle al muro. Pollyanna si
precipitò nella camera mentre Jerry diceva:
— Adesso me ne vado; arrivederci.
— Jamie — esclamò la bambina — sono così felice di averti ritrovato. Ti
ho tanto cercato, se sapessi! Mi dispiace, però, che tu stia male.
Jamie sorrise felice, tendendole una mano esangue.
— A me non dispiace, anzi sono contento — rispose accentuando
quest'ultima parola — perché così sei venuta da me. Del resto, adesso mi
sento meglio. Mimmy, questa è la bambina, che mi ha parlato del gioco della
contentezza. Sai — aggiunse trionfante, rivolto di nuovo alla sua visitatrice
— anche Mimmy si è messa a giocarlo. Prima piangeva, perché i suoi dolori
alla schiena le impedivano di lavorare; poi, quando mi sono ammalato, è stata
contenta di non poter lavorare, perché questo le permetteva di curarmi.
Nel frattempo si era avvicinata anche Ruth e osservava il viso del piccolo
zoppo con uno sguardo incerto fra l'ansia e la paura.
— È la signora Carew. L'ho portata perché ti conoscesse — avvertì
Pollyanna con voce tremante.
La donna seduta accanto al ragazzo si alzò a fatica e offrì la propria sedia
all'ospite. Questa accettò, senza nemmeno accorgersi di chi gliela porgeva;
aveva gli occhi fissi sul malato.
— Ti chiami Jamie? — chiese con uno sforzo.
— Sì, signora.
— E il tuo cognome?
— Non lo conosco.
— Non è suo figlio? — Per la prima volta Ruth si rivolse alla povera
donna, che continuava a stare in piedi vicino al letto.
— No, signora.
— E non conosce il nome di suo padre?
— No, signora. Non l'abbiamo mai saputo.
Con un gesto di disperazione Ruth tornò a rivolgersi al ragazzo.
— Rifletti bene. Possibile che tu non ti ricordi altro nome all'infuori di
Jamie?
Vedendolo che scuoteva la testa la signora Carew insistette:
— Non hai alcun oggetto che sia stato di tuo padre e sul quale possa

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esserci il tuo nome?
— A parte i libri, non aveva niente che valesse la pena di venire
conservato — interloquì la vecchia Murphy. — Le interesserebbe vederli? —
aggiunse indicando con il dito una fila di volumi usati, che erano in uno
scaffale dall'altra parte della camera.
La signora Carew si alzò per andare a guardare i libri. Saranno stati sì e
no una dozzina; ma, per quanto Ruth li sfogliasse attentamente uno per uno,
non riuscì a trovare alcuna indicazione. Con un sospiro tornò verso la donna
ed il ragazzo, che la guardavano sorpresi.
— Vorrei che mi raccontaste, tutti e due, quello che ricordate fin dal
principio — disse sedendosi di nuovo accanto al letto.
Nonostante le pressanti domande della signora Carew, pochi particolari
senza importanza furono aggiunti alla storia, che Pollyanna aveva già
ascoltato al Giardino. Alla fine Jamie si rivolse alla sua ospite con viso
ansioso.
— Crede di aver conosciuto mio padre? — le domandò.
Ruth chiuse gli occhi con un gesto d'abbandono.
— Non so — rispose, — ma non credo.
Pollyanna emise un piccolo grido di delusione, che subito represse
incontrando lo sguardo ammonitore della signora Carew. Per darsi un
contegno, cominciò allora ad esaminare la camera con occhi sbalorditi e
agitando nervosamente le mani.
— Jamie — mormorò alla fine — non capisco come riesci a fare il gioco
in un ambiente come questo. Non pensavo che si potesse abitare in un luogo
così squallido.
— Dovresti andare nell'alloggio dei Pikes a pianterreno — ribatté il
ragazzo in tono scherzoso. — C'è un'infinità di posti molto peggiori. Del
resto, questa camera ha parecchi vantaggi: abbiamo il sole, che arriva
attraverso le finestre per due ore buone al giorno. E se solo ti avvicini un
poco ai vetri, puoi benissimo vedere un angolo di cielo. Il guaio è che
dovremo lasciarla, questa stanza, ed è davvero un grosso dispiacere.
— Lasciarla?
— Da quando è malata, Mimmy non ha guadagnato un soldo e, quindi,
siamo in ritardo con l'affitto. — Nonostante il suo sorriso coraggioso, la voce
di Jamie si alterò. — Questa settimana ci ha aiutati la signora Dolan, che sta
al piano di sotto, ma naturalmente non può continuare e dovremo andarcene,
a meno che Jerry non trovi il mezzo di diventare ricco...
Mentre Pollyanna cominciava:

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— Non potremmo..., — la signora Carew si era già alzata dicendo:
— Vieni, Pollyanna. È tardi. — Quindi, voltandosi lentamente verso la
donna, aggiunse: — Non avrete bisogno di traslocare. Vi farò avere
immediatamente il denaro e le provviste, che vi sono necessari. Parlerò di voi
a una delle organizzazioni di beneficenza, con le quali sono in contatto, e
vedremo...
Non riuscì a continuare, perché la piccola donna curva, drizzandosi il più
possibile, la interruppe con voce tremante, ma fiera.
— Grazie, signora — disse. — Dio sa se siamo poveri, ma non siamo
gente da chiedere l'elemosina.
— Che sciocchezza! — ribatté risolutamente la signora Carew —
Accettate pure l'aiuto della vostra vicina.
— È vero, ma non si tratta di un'elemosina — insistette l'altra. — La
signora Dolan è un'amica; sa che, a mia volta, sono pronta a fare per lei
quello che posso. Ed è già successo in passato. Gli amici non ci fanno la
carità: si preoccupano per noi e questo rende tutto diverso. Un tempo le
nostre condizioni non erano così e per questo siamo suscettibili... Grazie,
signora: non possiamo proprio accettare.
— Come volete — rispose freddamente. — Intanto che siete qua, non
potreste però chiedere al padrone di casa di riparare per lo meno le scale e di
mettere i vetri a tutte le finestre?
La signora Murphy sospirò desolata. Il suo viso aveva ripreso la solita
espressione di scoraggiamento.
— Abbiamo già reclamato più di una volta, ma senza ottenere alcun
risultato. L'amministratore dice che gli affitti sono troppo bassi, perché il
padrone di casa sia invogliato a fare qualche miglioria.
— È una vergogna — reagì Ruth Carew con la durezza della donna
nervosa che, avendo perso i freni, ha trovato finalmente il modo di sfogarsi.
— Peggio ancora: è una palese violazione della legge. Me ne occuperò io e
farò presente la situazione al padrone di casa. Come si chiama
l'amministratore e chi è il proprietario di questo stabile?
— Chi sia il proprietario non lo so. L'amministratore è il signor Dodge.
— Dodge? Non vorrà dire Henry Dodge?
— Sì, credo proprio che sia lui.
— Benissimo — concluse l'ospite che, dopo essere violentemente
arrossita, era tornata pallidissima. — Gli parlerò io. Vieni, Pollyanna. Adesso
dobbiamo andare.
In piedi vicino al letto, la bambina stava salutando malinconicamente

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Jamie.
— Tornerò, vedrai. Tornerò presto — gli disse affrettandosi a
raggiungere la sua compagna.
Solo quando furono in macchina, Pollyanna ritrovò la voce.
— Signora Carew, per piacere, mi dica che è Jamie. Per piacere! Sarebbe
così bello per lui essere Jamie!
— Ma non lo è!
— Che disgrazia! È proprio sicura?
Dopo un attimo di silenzio, la signora Carew si coprì il viso con le mani.
— No, non ne sono sicura ed è questo che è terribile — singhiozzò. —
Sono quasi certa che non è mio nipote, ma esiste tuttavia una possibilità in
contrario ed è un dubbio che mi uccide.
— E se cercasse di credere che sia il suo Jamie — la supplicò Pollyanna
— e si comportasse come se lo fosse? Potrebbe prenderlo con sé in casa e...
— Prenderlo con me, anche se non è il mio Jamie? — La signora Carew
si rivoltò aggressiva. — Mai, Pollyanna.
— Visto che non è in grado di aiutare il suo Jamie, mi sembra che
dovrebbe essere contenta di venire in soccorso di qualcuno come lui —
insinuò la bambina trepidante. — Se il suo Jamie fosse povero e malato
come questo Jamie, non vorrebbe che qualche persona si prendesse cura di
lui, lo confortasse e...
— Basta, Pollyanna, basta — la supplicò la signora Carew, disfatta dal
dolore. — Quando penso che si trova chissà dove e forse soffre... — Un
singhiozzo la interruppe.
— È proprio questo che volevo dire — rispose la piccola molto eccitata.
— Possibile che non mi capisca? Se questo ragazzo è il vero Jamie, lei lo
vorrebbe con sé naturalmente. Se non lo è, non farebbe alcun male a suo
nipote occupandosene e dandogli un poco di felicità. Se poi un giorno
troverà Jamie, non avrà perso nulla; avrà soltanto fatto il bene di due
bambini, invece che di uno solo...
— Basta, Pollyanna — la interruppe di nuovo la signora Carew — Voglio
riflettere. Ho bisogno di riflettere.
— Che brutto posto era! Vorrei che il padrone di quella casa fosse
obbligato a viverci. Non credo che troverebbe molti motivi di contentezza!
Il viso di Ruth si alterò. Come se intendesse indirizzarle un muto appello,
la signora tese una mano verso la bambina.
— Ti prego, Pollyanna — esclamò alla fine. — Sono sicura che lei non
sapeva di avere una casa come quella. Adesso, però, cambierà tutto. Vedrai.

63
— Lei? È una donna la proprietaria della casa? Può darsi, allora, che la
conosca e che conosca l'amministratore.
— Sì, li conosco tutti e due — rispose la signora mordendosi le labbra.
Quella sera stessa Ruth indirizzò a Henry Dodge una lettera, nella quale
gli ordinava di venire da lei al più presto per decidere le riparazioni da fare a
una casa di sua proprietà.
Dopo l'incontro con Henry Dodge, la signora Carew disse a se stessa che
aveva fatto il proprio dovere e che la questione si poteva considerare chiusa.
Quel ragazzo malato, zoppo, ignorante, non poteva essere il figlio di sua
sorella. Era impossibile. Di conseguenza, intendeva cancellare l'episodio dalla
sua memoria.

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Invece continuamente aveva davanti agli occhi la stanzetta dalle pareti
spoglie e il viso pensoso del bambino. E continuamente si sentiva risuonare
nelle orecchie queste parole, che le spezzavano il cuore: — E se, nonostante

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tutto, fosse proprio Jamie?
Disperata, Ruth tornò altre due volte dal ragazzo ripetendo a se stessa che
lo faceva solo per convincersi che non era la persona che cercava. In
presenza di lui, si diceva ogni volta che finalmente era persuasa; ma, appena
lontana, il dubbio ricominciava a tormentarla. Alla fine si decise a scrivere a
sua sorella raccontandole l'intera storia. Delia arrivò a precipizio e anche lei si
recò immediatamente dal piccolo zoppo, ma non riuscì a pronunciarsi. Come
la signora Carew, le sembrò di poter escludere che si trattasse di Jamie; ma,
nonostante tutto, restava sempre la possibilità di un tremendo errore. Quasi
avesse sentito la proposta di Pollyanna, trovò un modo molto semplice di
risolvere la situazione.
— Perché — disse alla sorella — non prendi con te quel povero ragazzo?
Potresti adottarlo. Pensa al bene che gli faresti e... — Rabbrividendo, la
signora Carew non la lasciò nemmeno continuare.
— Non posso — rispose sospirando dolorosamente. — Voglio il mio
Jamie e nessun altro. — A Delia non restò che abbandonare il suo progetto e
tornare in ospedale.
Se Ruth aveva pensato di ricuperare la pace con il suo rifiuto, si era
sbagliata di grosso: ormai passava giorni agitati e la notte non dormiva o era
tormentata da sogni angosciosi. Per di più, dovette attraversare un periodo di
crisi con Pollyanna. Per la prima volta la bambina si era trovata faccia a
faccia con la vera povertà. Il suo primo impulso era stato quello di «aiutare».
Con la signora Carew era andata due volte da Jamie e aveva notato con gioia
i miglioramenti fatti da «quel signore che si chiama Dodge». Non bastava,
però, perché per la strada c'erano ancora tutti quegli uomini malati, quelle
donne infelici, quei bambini cenciosi: c'erano i vicini di Jamie. Piena di
fiducia, implorò l'intervento della signora Carew anche per loro.
— Come?! — esclamò quest'ultima, quando ebbe compreso ciò che
Pollyanna si aspettava da lei. — Vorresti che le case fossero tutte rimesse a
nuovo e tutto odorasse di tintura fresca? Che, negli appartamenti, le
tappezzerie venissero cambiate, i pavimenti rimessi a nuovo e le scale rese
più sicure? C'è altro che desideri?
— Tante cose — continuò felice Pollyanna. — A quella gente manca
persino il necessario: sarebbe così bello fare in modo che lo avesse. Mi
piacerebbe avere tanti soldi per essere io quella che li soccorre; comunque,
sarò felice ugualmente standole vicina, mentre lei li aiuta.
Con il passar dei giorni sembrava che la bambina fosse sempre più
tormentata da questi problemi e le sue domande, i suoi commenti, non

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davano tregua alla signora Carew. L'avvicinarsi del Natale non migliorava
certo le cose. La vista dei giocattoli le dava un senso d'angoscia, perché
automaticamente pensava a un bambino, che non avrebbe avuto nulla e che
poteva essere il suo Jamie.
Finalmente, una settimana prima del Natale, affrontò l'ultima battaglia con
se stessa. Con energia, ma senza che sul viso le apparisse il minimo segno di
gioia, diede a Mary alcuni ordini e chiamò Pollyanna.
— Pollyanna — la informò quasi con durezza, — ho deciso di prendere
Jamie con me. Sto per andare da lui in macchina; se credi, puoi
accompagnarmi.
Il viso della bambina si illuminò.
Una volta giunta nella piccola camera dei Murphy, la signora Carew non
tardò a spiegare ciò che pensava. Raccontò in due parole la storia del suo
Jamie e la speranza da lei nutrita che il Jamie di Mimmy potesse essere il
ragazzo che cercava. Non nascose i propri dubbi, ma disse che aveva deciso
di prenderlo ugualmente con sé e di offrirgli tutto il possibile.
— Grazie, signora — disse con semplicità — è molto buona, ma non
posso venire.
— Non puoi? — ripeté Ruth come se non credesse alle sue orecchie.
— Ho pensato a tutto — rispose Jamie con voce soffocata. — Credete
che non capisca la fortuna che respingo? — Quindi, voltandosi verso la
signora Carew, proseguì frenando a stento il pianto: — Non posso
permetterle di fare per me tutte queste cose. Se lei mi volesse bene, sarebbe
diverso; ma lei non mi vuole bene. Lei non ha bisogno di me, ha bisogno del
vero Jamie ed è convinta che io non lo sia. Glielo leggo in faccia.
— È vero, ma... — ammise debolmente Ruth.
— Io non sono come gli altri ragazzi che possono camminare — continuò
il bambino febbrilmente. — Lei si stancherebbe presto di me e io me ne
accorgerei. Non sopporterei di essere per lei un peso. Certo, se lei mi volesse
bene... — Si voltò per nascondere le lacrime. — Non sono Jamie come lei lo
desidera; non vado bene — concluse. Nel dire queste parole strinse
convulsamente il pugno.
Dopo un breve silenzio, la signora Carew si alzò tranquilla. Era molto
pallida, ma il suo viso aveva un'espressione che indusse Pollyanna a
trattenere i singhiozzi.
— Andiamo, Pollyanna — fu tutto ciò che disse.

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Una casa per un ragazzo

La signora Carew era furente. Dopo la lotta sostenuta con se stessa per
decidersi ad accogliere in casa sua il piccolo zoppo, l'idea di essere stata
respinta le riusciva insopportabile. Per di più, adesso che non poteva avere il
ragazzo, le era venuta una paura atroce che, dopo tutto, si trattasse davvero
del nipote.
Come se non bastasse, c'era Pollyanna. Era evidente che la bambina non
era più la stessa. Girava per la casa in uno stato di estrema depressione, senza
mostrare più alcun interesse per quanto la attorniava.
— No, non sono malata — rispondeva quando le facevano qualche
domanda.
— Cos'hai allora?
— Niente. È solo che penso a Jamie e mi ripeto che non potrà mai godere
di tutte queste belle cose: quadri, tende, tappeti.
Succedeva lo stesso, quando era ora di pranzo. Pollyanna aveva perso
l'appetito, ma nemmeno di fronte a questo fatto ammetteva di essere malata.
— No — diceva sospirando malinconica. — Non ho fame; penso a Jamie
che ha solo qualche noce e un po' di pane secco. Allora mi passa la voglia di
mangiare.
Spinta da un sentimento, che non voleva confessare nemmeno a se stessa
e decisa a mutare a tutti i costi lo stato d'animo di Pollyanna, la signora
Carew ordinò un enorme abete, due dozzine di ghirlande argentate, una
quantità di ornamenti e di palline colorate per fare l'albero di Natale. Fu un
lavoro che occupò un'intera settimana e che, per la prima volta dopo anni,
mise a soqquadro la casa.
Quando tutto fu pronto, Pollyanna, vedendo il luccichio delle candeline

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accese, scoppiò in pianto.
— Insomma — esplose la signora Carew — si può sapere cosa ti
succede?
— Niente — rispose la bambina senza riuscire a reprimere i singhiozzi. —
Tutto è così bello da farmi piangere. Penso a come sarebbe felice Jamie, se
potesse vedere anche lui questo spettacolo!
Fu la volta che la pazienza della signora si esaurì.
— Jamie, Jamie e poi ancora Jamie. Pollyanna, vuoi finirla di parlare
sempre di quel ragazzino? Sai benissimo che non è colpa mia se non è qui.
D'altra parte, a che cosa ti serve il tuo magnifico gioco della contentezza?
Trovo che faresti molto bene a giocarlo in questa circostanza.
— È quello che cerco di fare — balbettò Pollyanna. — C'è qualcosa,
però, che non capisco. Prima, quando trovavo un motivo di gioia, ero felice;
ma adesso, quando penso a Jamie, più mi rallegro di avere quadri e tappeti,
di poter correre, camminare e andare a scuola, più sono triste per lui. Il gioco
non mi è mai riuscito così e non riesco a trovare dov'è lo sbaglio.
Con un gesto di avvilimento la signora Carew se ne andò senza dire una
parola.
Il giorno di Santo Stefano successe una cosa tanto straordinaria che, per
un po' di tempo, Pollyanna arrivò quasi a dimenticare Jamie. Ruth l'aveva
portata con sé a fare alcune commissioni e proprio mentre erano in un
negozio, dove la signora esitava fra due guarnizioni di pizzo, la bambina notò
dietro un banco un viso vagamente familiare. Dopo averlo osservato
attentamente, si precipitò in quella direzione.
— È proprio lei — disse gioiosamente a una ragazza giovanissima, che
stava sistemando un viluppo di nastri in una scatola. — Son contenta di
vederla.
La commessa alzò la testa e guardò sorpresa la bambina. Quasi subito,
però, il suo viso triste fu rischiarato da un sorriso.
— Guarda un po' — disse a sua volta. — Non è la mia compagna del
Giardino pubblico?
— In persona. Come mai non è più tornata? L'ho cercata parecchie volte.
— Non son potuta più venire. Il pomeriggio sono sempre molto
impegnata e... Sì, signora. Desidera? — si interruppe rivolta a una cliente.
— Come ha passato questo tempo? — domandò Pollyanna, appena la
ragazza fu di nuovo libera.
— Beh, non molto bene, a dire la verità — rispose l'altra.
— Avrà fatto almeno qualcosa di bello il giorno di Natale? — insistette

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ansiosa.
— Certo. Sono stata a letto tutto il pomeriggio con i piedi infagottati di
stracci e ho letto quattro giornali e una rivista. La sera mi sono trascinata,
zoppicando, in cerca di un ristorante più economico degli altri.
— Cos'aveva ai piedi?
— Geloni. E un male da morire perché, la vigilia di Natale, con il daffare
che c'è stato non ho potuto sedermi nemmeno un po'.
— E non ha avuto almeno un piccolo albero, un po' di festa?
— Figuriamoci!
— Che peccato che non abbia visto il mio albero: è così bello! — osservò
la bambina sospirando. — Dopo tutto, però, — disse quasi a se stessa
sollevata — potrebbe venire questa sera o domani...
— Pollyanna — la interruppe con voce gelida la signora Carew, che si era
avvicinata nel frattempo. — Cosa significa questa storia?
— Sono contenta, signora, che sia qui anche lei — cominciò a spiegarle
Pollyanna. — Ecco una ragazza, non so come si chiama, ma la conosco e così
è tutto a posto. È sola e senza amici. Suo padre è pastore, come il mio; solo
che lui è ancora vivo. Per Natale non ha avuto l'albero, ma soltanto i geloni e
un pranzo a buon mercato. Ho pensato che potrebbe vedere il mio, parlo
dell'albero, si capisce — continuò senza un attimo di tregua. — Le ho chiesto
di venire questa sera o domani. E lei mi darà il permesso di riaccendere le
candeline, vero?
— Io... — esordì Ruth imbarazzata, ma la ragazza la interruppe in fretta,
dicendo a sua volta con voce gelida:
— Non si preoccupi, signora. Non ho alcuna intenzione di accettare il
gentile invito di questa cara bambina.
— Perché? — la supplicò Pollyanna. — Mi farebbe tanto piacere.
— Mi sono accorta che la signora non ha voglia di invitarmi — osservò la
commessa.
Rossa di collera, Ruth si voltò per andarsene, ma Pollyanna la trattenne
per un braccio continuando a parlare con la ragazza, che per il momento non
aveva clienti da sbrigare.
— Non è vero — diceva, — la signora vuole che lei venga, io lo so. È
tanto buona e non ha idea del denaro che offre agli istituti di beneficenza.
— Pollyanna! — si ribellò la signora Carew con vivacità. Cercò di nuovo
di allontanarsi, ma questa volta a trattenerla fu il disprezzo che sentì nella
voce della giovane.
— Sì, lo immagino. Ci sono innumerevoli persone che danno denaro, e

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credono con questo di avere compiuto il loro dovere e si ritengono buone.
Misericordia, cosa sto mai dicendo? — esclamò un poco spaventata. Quindi,
con aria stanca, si voltò verso una cliente che le aveva chiesto un nastro blu.
— Costa duecento lire il metro — fu quello che sentì ancora la signora
Carew, mentre si affrettava a uscire.

***

In cinque minuti Pollyanna aveva messo a punto uno splendido


programma, e lo comunicò a Ruth, che non lo trovò per nulla splendido e lo
disse con franchezza.
— Sono sicura che alla mia invitata piacerà — insistette Pollyanna
rispondendo alle obiezioni della signora Carew. — Pensi com'è facile.
L'albero è ancora in ordine; mancano solo i regali e di qui alla vigilia di
Capodanno abbiamo tutto il tempo per rimpiazzarli. Quella ragazza sarà felice
di venire e, del resto, non lo sarebbe anche lei, se per Natale avesse avuto
solo i geloni e una cena miserabile?
— Ti rendi conto che non sai neppure come si chiama?
— È vero. Ed è buffo, visto che la conosco così bene — ammise
Pollyanna sorridendo. — Abbiamo passato un pomeriggio a chiacchierare al
Giardino; mi ha raccontato che era tanto sola e mi ha detto che il posto, in cui
si è più abbandonati, è in mezzo alla folla di una grande città, perché nessuno
si cura di noi. Allora, siamo d'accordo? Posso tenere l'albero fino a
Capodanno e mi permette di invitare quella ragazza insieme con Jamie. Sta
meglio, adesso, e potrà benissimo venire. Naturalmente qualcuno deve
accompagnarlo e, quindi, avremo bisogno anche di Jerry.
— Si capisce; avremo anche Jerry — le fece il verso la signora Carew. —
E perché fermarci a Jerry? Sono sicura che ha una quantità di amici, che
sarebbero lieti di venire...
— Davvero, signora, posso invitare anche loro? — gridò Pollyanna al
colmo della gioia. — Bisogna proprio dire che lei è un angelo. Lo avevo
tanto desiderato!
Paralizzata dalla sorpresa e dalla scontentezza, Ruth era incapace persino
di reagire.
— Pollyanna, io... — tentò di dire, ma la bambina, senza tener conto
dell'interruzione, si affrettò a proclamare ancora la bontà della sua ospite.
— Lei è un tesoro, la migliore persona che esista al mondo, e guai a chi
dice il contrario. Daremo un magnifico ricevimento. Inviteremo Tommy

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Dolan e sua sorella Jennie, poi i due Mac Donald e quelle tre ragazze, che
non so come si chiamano, ma stanno nella casa dei Murphy e tanti altri, visto
che abbiamo tutto questo posto. Pensi come saranno felici, quando lo
sapranno! È la cosa più bella che mi sia mai capitata e la debbo a lei... E se
cominciassi a fare gli inviti, perché siano contenti fin da adesso?
Fu così che Ruth, senza sapere neppure lei perché, si trovò a mormorare
un «sì», con il quale si impegnava a dare una festa per i piccoli abitanti del
vicolo dei Murphy e per una giovane commessa, di cui ignorava il nome.
Immediatamente venne coinvolta in una serie di piani e di progetti, che
ruotavano tutti intorno a Pollyanna e al suo ricevimento.
Su questo argomento la signora Carew scrisse alla sorella una lettera
piuttosto confusa, che terminava con queste parole:
«Non ho idea di quello che mi aspetta, ma penso di far bene agendo in
questo modo. Del resto, mi è impossibile oppormi. Si capisce che, se
Pollyanna cominciasse a farmi la morale... ma, siccome per ora non ha mai
provato, in coscienza non mi sento in diritto di rimandartela».

***

La festa ebbe un successo enorme. Persino la signora Carew dovette


convenirne. Jamie nella sua carrozzella, Jerry con il suo vocabolario così
espressivo e la ragazza, che si chiamava Sadie Dean, fecero a gara per
divertire gli altri. Con sorpresa di tutti, e forse di lei stessa, Sadie mostrò di
conoscere una quantità di giochi divertenti e questi giochi, uniti alle storie di
Jamie e al gaio chiacchiericcio di Jerry, scatenarono continue risate fino al
momento della cena. Più tardi, una generosa distribuzione di regali rimandò a
casa gli ospiti estasiati.
Anche se Jamie, il quale fu l'ultimo ad andarsene insieme con Jerry, si
guardò intorno con particolare attenzione, nessuno lo notò. Nell'augurargli la
buona notte, la signora Carew gli bisbigliò tuttavia all'orecchio con un poco
d'imbarazzo:
— E allora, hai cambiato idea?
Il ragazzo esitò. Sulle sue guance apparve un leggero rossore. Guardò
negli occhi la signora con un'espressione timida e allo stesso tempo
pensierosa, quindi fece segno di no.
— Se fosse sempre come questa sera... — disse sospirando — Solo che è
impossibile; ci sarebbero domani e la settimana ventura, poi il mese prossimo
e l'anno seguente. So che, entro una settimana, sarei costretto a andarmene.

72
Se Ruth aveva creduto di troncare con la festa ogni ulteriore rapporto con
Sadie Dean, Pollyanna provvide immediatamente a disilluderla cominciando
a parlare di lei già il giorno dopo.
— Sono contenta di averla ritrovata. Così, anche se non sono stata capace
di scoprire il vero Jamie, lei avrà qualcuno al quale voler bene lo stesso.
Perché sono sicura che lei le vorrà bene: è un modo come un altro di essere
vicina a suo nipote.
La signora Carew trattenne il fiato senza riuscire a nascondere una certa
esasperazione. Questa incrollabile fede nella sua bontà e nel suo desiderio di
aiutare il mondo intero la sconcertava e, a volte, l'annoiava. Era difficile,
tuttavia, disingannare la bambina, che la guardava piena di gioia e di fiducia.
— Pollyanna — obiettò debolmente avendo l'impressione di lottare
contro qualcosa di inafferrabile, — quella ragazza non ha nulla a che fare con
mio nipote.
— Lo so — rispose la piccola con comprensione, — e me ne dispiace
molto. Assomiglia, però, a Jamie nel senso che, come lui, non ha nessuno
che le voglia bene e si prenda cura di lei. Secondo me, ogni volta che pensa a
Jamie dovrebbe essere contenta di aver qualcuno da aiutare.
Nei giorni che seguirono la festa, la signora Carew vide spesso Sadie
Dean. E vide anche Jamie, perché Pollyanna trovava il modo di portarglielo
spesso in casa, dando per scontato il fatto che la sua ospite fosse d'accordo e
persino felice della loro presenza. A poco a poco capiva ciò che significava
per una giovane vivere sola in una grande città con la preoccupazione di
guadagnarsi il pane e senza nessuno che si curasse di lei.
E non era solo da Sadie Dean, ma dallo stesso Jamie, che Ruth era spinta
a considerare situazioni, sulle quali aveva sempre sorvolato. Jamie, infatti,
passava ormai molte ore con Pollyanna.
Spesso la signora Carew trovava i due comodamente installati nella
biblioteca, vicino alla finestra, e il più delle volte erano immersi nella lettura.
Altre volte, però, il ragazzo raccontava certe storie che Pollyanna ascoltava
senza batter ciglio, tanto che un giorno Ruth, sorpresa da un simile interesse,
si fermò a sua volta ad ascoltarlo. In seguito non si sorprese più e rimase
anche lei in ascolto. Per quanto scorretto e primitivo, il linguaggio del
ragazzo era sempre così meravigliosamente vivo e pittoresco che in un attimo
la signora Carew si trovava riportata insieme con Pollyanna in lontane
epoche, eroiche e felici. Senza rendersene conto, la presenza di Jamie le
appariva di giorno in giorno più naturale e, a sua insaputa, quel ragazzo stava
davvero trasformandosi nel figlio della sorella scomparsa, nel nipote che

73
aveva perso. Passarono febbraio, marzo e aprile, e quando giunse maggio,
venne anche il momento della partenza di Pollyanna. Fino allora, Ruth aveva
pensato con una certa gioia a quella data. Diceva fra sé che la casa avrebbe
ripreso la propria tranquillità, la sua calma penombra. Adesso invece che la
bambina stava per partire, la situazione le apparve ben diversa, e ne fu
sorpresa e inorridita. La casa «tranquilla» le pareva «triste e insopportabile».
La pace tanto desiderata si sarebbe trasformata in una desolata solitudine e,
quanto a sottrarsi alle noie del mondo per essere libera di pensare al piccolo
scomparso, le sembrava che il nuovo Jamie cacciasse l'altro con i suoi occhi
supplichevoli.
Ruth dovette ammettere che senza Pollyanna la casa sarebbe sembrata
vuota e che senza Jamie le cose sarebbero andate ancora peggio. Le ultime
settimane, che Pollyanna passò presso di lei, furono una vera tortura; finché,
quando fu chiaro che Jamie non si sarebbe fatto più vedere, il cuore prese il
sopravvento e la signora Carew gli domandò di nuovo di non lasciarla sola e
di essere per lei il nipote, che aveva perduto. Non le fu possibile ricordare
come glielo chiese, ma non dimenticò mai la risposta del piccolo zoppo. Gli
occhi del ragazzo divennero dolcissimi, mentre rispondeva:
— Adesso, sì. Adesso so che mi vuole bene!

74
Partenza per la Germania

Appena tornata a Beldingsville con la zia Polly e il dottor Chilton,


Pollyanna si precipitò a trovare tutti i suoi vecchi amici. E sempre, dovunque
andasse, le facevano la stessa domanda: «Allora, che effetto ti ha fatto
Boston?». Ma l'unica persona, alla quale rispose più esplicitamente, fu il
signor Pendleton. Quando anche lui la interrogò sull'argomento, cominciò a
parlare con aria un po' turbata.
— Mi è piaciuta molto, almeno in parte.
— Non del tutto, però — disse con un sorriso il suo interlocutore.
— No. Ci sono certe cose... Comunque, sono contenta di esserci stata —
continuò in fretta. — È stato un piacevole soggiorno e tutti sono stati gentili
con me. Senza contare che ho visto una quantità di cose interessanti: il
Giardino pubblico, i musei, le automobili e certe strade, che sembrano non
finire mai. E la gente! Non ne ho mai vista tanta! A che serve però vedere
tanta gente, se non si può conoscerla? La signora Carew non me lo
permetteva; del resto, non la conosceva nemmeno lei e diceva che a Boston
usano così.
Dopo una pausa la bambina continuò con un leggero sospiro:
— Forse è proprio questo che non mi andava. Ci sono tante persone che
vivono in strade strette e sporche; che non hanno abbastanza da mangiare e
altre, come la signora Carew, che vivono in case splendide; hanno a
disposizione più del necessario e un guardaroba ricchissimo. Ora, se si
conoscessero fra loro...
— Ti rendi conto — le chiese — che stai affrontando un problema più
grande di te?
— Lo so. Me lo ripeteva sempre anche la signora Carew. Secondo lei,

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sono questioni di cui non capisco niente. Ma se per caso, nella vita mi
capiterà di avere qualche cosa, la dividerò con chi ne ha bisogno; a costo,
come dice la signora Carew, che sia pericoloso...
— Chissà, cara — osservò l'uomo divenuto improvvisamente serio,
guardandola con affetto. — Non è detto, del resto, che tu sia la sola a non
capire. Comunque, parliamo d'altro. Chi è questo Jamie, di cui ripeti
continuamente il nome?
Pollyanna gli raccontò la sua storia; come, d'altra parte, faceva con tutti,
convinta che nella gente suscitasse lo stesso interesse, che per lei aveva
sempre avuto.
Fu tuttavia delusa da Jimmy Pendleton.
— Tutti gli abitanti di Boston si riducono, dunque, a questo eterno Jamie?
— domandò un pomeriggio il ragazzo in tono irritato.
— Cosa vuoi dire, Jimmy Bean? — chiese a sua volta Pollyanna.
— Non sono Jimmy Bean; sono Jimmy Pendleton. A dar retta a te
sembrerebbe che a Boston ci fosse solo quel tipo abbandonato, che chiama
gli uccelli e gli scoiattoli «Lancillotto» e dice un mucchio di altre stupidaggini
del genere.
— Stai a sentire, Jimmy Be... Pendleton — rispose Pollyanna. — Jamie
non è per niente abbandonato. È un bel ragazzo, che ha letto molti libri e
racconta una quantità di storie, tutte immaginate da lui. Vorrei che tu ne
sapessi anche solo la metà.
— Figuriamoci! Jamie: che nome poco interessante. Conosco qualcuno
che era del mio stesso parere.
— Chi era? — domandò Pollyanna.
Dopo un breve silenzio, il ragazzo rispose con voce sommessa:
— Papà.
— Si trattava di te?
— Sì. È successo poco prima che morisse. Ci eravamo fermati in casa di
un mezzadro e aiutavamo, papà e io, a fare il fieno. Un giorno la moglie del
contadino, che era stata sempre molto buona con me, si mise a chiamarmi
Jamie, non so perché. Mio padre la sentì e si arrabbiò talmente, che non ho
mai potuto dimenticare quello che disse. Ripeteva che Jamie non era un
nome adatto ad un ragazzo e che suo figlio non lo avrebbe mai portato. Non
l'avevo mai visto in quello stato. Non volle nemmeno finire il suo lavoro e
mi costrinse a partire quella sera stessa.
Pollyanna stava ad ascoltarlo con interesse e simpatia. Non capitava
spesso che Jimmy parlasse del suo passato misterioso.

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— E dopo cosa successe? — chiese.
Il ragazzo sospirò.
— Dopo camminammo finché non trovammo un altro posto abbastanza
accogliente. Fu là che morì mio padre e che mi mandarono poi all'ospizio.
— Eri scappato da quest'ospizio il giorno che ti incontrai? — continuò
Pollyanna. — Da allora siamo sempre stati amici.
— Sì, siamo sempre stati amici — ripeté il ragazzo con un tono di voce di
nuovo alterato. — Comunque, io non sono Jamie. Sia ben chiaro — affermò
in tono spregiativo e se ne andò lasciandosi alle spalle una Pollyanna turbata
e quasi in lacrime.

***

Circa una settimana dopo che Pollyanna era tornata a Beldingsville, la


signora Chilton ricevette da Delia Wetherby una lunga e particolareggiata
lettera:

Vorrei poterle descrivere ciò che sua nipote ha fatto per mia sorella, ma
temo che non ci riuscirò mai. Bisognerebbe che lei l'avesse conosciuta,
prima che la bambina la raggiungesse in casa sua. Il giorno che lei
condusse Pollyanna a Boston è probabile si sia resa conto del silenzio e
della tristezza ai quali Ruth si era condannata ormai da anni. Più gravi
ancora però erano la sua amarezza, l'abbattimento morale, il senso di
lutto, ai quali si abbandonava volontariamente.
Fu allora che arrivò Pollyanna. A quel tempo non ebbi il coraggio di
informarla che mia sorella, appena data la parola di prenderla con sé, se
ne era subito pentita e aveva stabilito che, nel momento esatto in cui la
bambina avesse cominciato a farle qualche predica, me l'avrebbe
rimandata. Prediche la bambina non ne ha fatte o, per lo meno, mia sorella
lo afferma e, tuttavia, mi permetta di descriverle il quadro, al quale mi
trovai davanti ieri, quando andai a trovarla. Niente potrà darle un'idea più
esatta del miracolo, compiuto dalla sua straordinaria Pollyanna.
Tanto per cominciare, avvicinandomi alla casa, notai già da lontano
che le persiane erano tutte spalancate, e non accostate o chiuse come
accadeva normalmente in altri tempi. Quando entrai nell'ingresso, fui
accolta dalle note del «Parsifal». La signora e il signorino Jamie, mi disse
la cameriera, ascoltavano la musica in salotto.
Entrata, vidi il ragazzo nella sua carrozzella, pallido, ma con un'aria di

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estrema felicità, e vicino a lui mia sorella, che sembrava ringiovanita di
dieci anni. Le sue guance, solitamente pallide, erano colorite e gli occhi le
brillavano. Dopo avere scambiato tutti e tre qualche parola, Ruth ed io
salimmo in camera sua e qui mi parlò di Jamie, con un incredibile
entusiasmo.
Mi disse che il ragazzo è intelligente e volenteroso e che ha solo bisogno
che qualcuno curi la sua istruzione e sviluppi il suo talento naturale e che
lei avrebbe fatto tutto il possibile per aiutarlo: inoltre vuole che il dottor
Ames gli faccia una visita accurata, perché spera di riuscire a farlo
camminare. Io l'ascoltavo senza dire una parola, ma felice. Da quanto le
ho detto, signora Chilton, lei può rendersi conto dell'interesse di Ruth per
questo ragazzo e capire come, a sua stessa insaputa, tutto contribuisca a
mutare l'atteggiamento che mia sorella aveva preso nei confronti della vita.
I progetti, che va immaginando per il futuro di Jamie, non potranno andare
in porto senza incidere anche sul suo futuro. Credo, perciò, di non
sbagliarmi pensando che non sarà più la donna inasprita e tetra, che è
stata per tanto tempo. E il merito va tutto a Pollyanna.
E ora, cara signora Chilton, come esprimerle la mia gratitudine? So che
è impossibile e, quindi, non tenterò nemmeno di farlo. Spero, comunque,
che lei senta quanto sono riconoscente a lei e a Pollyanna.
Delia Wetherby

— Sembra, dunque, che la cura a base di Pollyanna sia stata un autentico


successo — commentò sorridendo il dottor Chilton.
Con sua grande sorpresa, la signora fece un gesto di disappunto.
— Thomas, ti prego: non dire più una cosa simile.
— Che sciocchezze! Dopo tutto, cosa c'è di male? Da quando l'ho
conosciuta, ho sempre detto che Pollyanna è una specie di tonico
meraviglioso.
— Thomas, la bambina cresce tutti i giorni e non hai paura che si guasti?
Finora non si è mai resa conto di avere un potere straordinario e qui sta il
segreto del suo successo. Nell'istante, però, che cercherà coscientemente di
agire su qualcuno, sai benissimo anche tu che la cosa le riuscirà impossibile.
— Non mi pare che ci sia questo pericolo — rispose il dottore divertito.
— E io, invece, ne ho paura.
— Polly, ma pensa a tutto ciò che ha fatto. Pensa alla signora Snow, a
John Pendleton e alle infinite altre persone, che oggi sono cambiate
totalmente, come questa signora Carew. È tutta opera di Pollyanna,

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l'adorabile e meravigliosa Pollyanna, capisci?
— Lo so — ribatté la signora Chilton — ma non desidero che lo sappia
anche Pollyanna. Può darsi che, sotto certi aspetti, ne abbia una lontana idea.
Sa di avere insegnato loro a fare il gioco della contentezza e che da allora
sono molto più felici. Fin qui, niente di male. Quello che io voglio ritardare il
più possibile è il momento in cui s'accorgerà del suo ascendente enorme.
Ecco tutto ed ecco perché, quest'anno, ho deciso di condurre con noi
Pollyanna in Germania. Dato che non voglio lasciarla e non voglio
allontanarmi da te, non credo ci sia altro mezzo per risolvere la situazione. La
porteremo con noi.
— Perché no? È un'eccellente idea.
— Rimarremo lontani alcuni anni come era tuo desiderio. Voglio
allontanare Pollyanna da Baldingsville per un po' di tempo. Voglio
conservarla dolce e innocente, se è possibile. Vuoi che questa bambina
diventi una pedante insopportabile?
— Certamente no — disse il dottore divertito. — Tanto più che, secondo
me, niente e nessuno riuscirebbero in un'impresa simile. L'idea del soggiorno
in Germania, comunque, mi piace molto. Più presto partiremo, tanto meglio
sarà, perché ho fretta di continuare i miei studi.
— D'accordo, allora — concluse la zia Polly con un sospiro pieno di
soddisfazione.

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Ritorno a Beldingsville

Tutta Beldingsville è in fermento. Dall'epoca in cui Pollyanna Whittier era


tornata dall'ospedale, avendo ripreso l'uso delle gambe, non c'erano più stati
tanti commenti scambiati agli angoli delle strade e dietro gli steccati degli orti.
Oggi Pollyanna è ancora una volta al centro dell'attenzione generale. Torna di
nuovo a casa, ma è un ritorno del tutto differente e Pollyanna stessa... com'è
cambiata nel frattempo!
Attualmente ha vent'anni. È diventata una donnina, passando gli inverni
in Germania e le estati in viaggi di piacere con il dottor Chilton e sua moglie.
Un solo anno è tornata a Beldingsville per un breve soggiorno di quattro
settimane, ma adesso si prepara a rimanere per sempre con la zia nel castello
di Harrington.
Purtroppo, il medico non sarà con loro. Sei mesi fa la cittadina è stata
colta di sorpresa dalla notizia della sua morte improvvisa. Beldingsville si era
aspettata di vedere immediatamente ricomparire zia e nipote, ma si era saputo
invece che sarebbero rimaste ancora qualche tempo all'estero, per dare modo
alla signora Chilton di riprendersi un poco dall'immenso dolore causatole
dalla morte del marito.
Erano poi trapelate alcune voci sulla situazione economica di Polly
Chilton, divenuta assai precaria in seguito al crollo delle azioni di alcune
ditte, alle quali la signora era interessata. Il dottore, dal canto suo, non aveva
lasciato molto: non era mai stato ricco e le sue spese, nell'ultimo periodo,
erano state considerevoli. Ecco perché solo sei mesi dopo la sua morte, la
vedova e Pollyanna tornavano a casa. Il castello di Harrington, rimasto per
tanto tempo chiuso e silenzioso, un giorno aprì di nuovo porte e finestre.
Il giovedì mattina Nancy la cameriera, spiegava a un bel giovanotto alto,

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con il sorriso aperto e lo sguardo leale, che passò davanti alla porta del
castello. Con lui la brava donna parlò in tono estremamente imbarazzato e
talmente balbettante nel dire:
— Signorino Jimmy, mi scusi, signor Bean, cioè signor Pendleton, — che
il giovane finì per scoppiare in una risata.
— Non importa, Nancy, scelga il primo nome che le capita. Ormai so
quello che mi interessava. La signora Chilton e sua nipote arrivano domani.
— Sì, signore — rispose Nancy con serietà. — È un vero peccato. Non
che non mi faccia piacere rivederle, ma è il modo come ritornano che mi
stringe il cuore.
— La capisco — annuì il giovane. — È bello che, in questa circostanza,
lei si comporti in questo modo. Sarà un grande conforto per loro, creda pure
— concluse allontanandosi in fretta.
Nancy lo seguì con gli occhi.
— Non mi sorprende — disse fra sé, — signorino Jimmy, che lei abbia
tanta fretta di sapere quando tornerà la sua piccola amica. Sono sempre stata
convinta che questa storia finirà come nei romanzi. È stata la signorina
Pollyanna a trovarlo, quando era piccolo, e a portarlo in casa del signor
Pendleton, no? Chi riconoscerebbe adesso in lei quel piccolo Jimmy Bean
povero e affamato? Com'è diventato grande. E bello.
La stessa riflessione la fece quel mattino John Pendleton, mentre dalla
veranda del suo castello seguiva l'avvicinarsi del giovanotto: nei suoi occhi si
scorgeva un'espressione simile a quella di Nancy. E dalle labbra gli sfuggì
questa esclamazione:
— Per Diana, che bel figliolo!
Cinque minuti dopo Jimmy era davanti a lui.
— Allora — gli domandò il signor Pendleton con una certa impazienza.
— Arrivano?
— Domani — avvertì il giovanotto lasciandosi cadere su una sedia.
— Dunque, Jimmy, è proprio vero. Non sei contento che ritornino?
Il giovane si mise a ridere, agitandosi impaziente.
— Certo che lo sono.
— Dall'aspetto non si direbbe.
Il giovane rise di nuovo arrossendo.
— Pensavo solo a... Pollyanna.
— A Pollyanna? Non hai fatto che parlarne, da quando sei arrivato da
Boston e hai saputo che sarebbe ritornata. Credevo che morissi dalla voglia
di vederla. E invece... mi deludi.

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— È proprio questo il punto. L'ha detto lei un momento fa. Ieri niente mi
avrebbe impedito dall'andarle incontro e oggi, che sono ormai sicuro del suo
rientro, niente riuscirebbe a spingermi verso di lei.
— Perché?
— Lo so che sembra stupido. Non so spiegarmi, ma mi sembra che avrei
preferito che Pollyanna non crescesse. Era così carina. Mi piace ricordarla
come l'ho vista l'ultima volta con il suo visetto serio, coperto di macchie
rosse, con le trecce bionde.
— Capisco benissimo quello che provi. È capitato anche a me, quando
l'ho vista l'inverno scorso a Roma.
— È vero che vi siete trovati a Roma? Mi parli di lei — lo pregò Jimmy
con calore.
Negli occhi di John Pendleton passò un lampo malizioso.
— Credevo che tu non desiderassi conoscere questa Pollyanna, ormai
diventata grande.
Come se non l'avesse sentito, Jimmy insistette: — È bella?
— Ecco come siete, voi giovani. Per prima cosa, quando si parla di una
ragazza, domandate: è bella?
— Allora: lo è? — ripeté di nuovo il suo interlocutore.
— Preferisco che sia tu a giudicare. Per conto mio, l'ho trovata graziosa.
Ha dei begli occhi; è il ritratto della salute e irradia intorno a sé il fascino della
gioventù.
— Fa sempre... il gioco?
John Pendleton sorrise affettuosamente.
— Credo di sì; però, adesso, non ne parla più. Per lo meno, le due o tre
volte che l'ho vista, a me non ne ha parlato.
Dopo un breve silenzio il giovane Pendleton riprese:
— È una delle cose che mi lascia più perplesso. Il gioco ha fatto miracoli
per molta gente e non potrei sopportare che l'avesse dimenticato. Al tempo
stesso, però, non riesco a immaginare una Pollyanna ormai signorina, che
induce di continuo gli altri a essere contenti di tutto. Gliel'ho detto: vorrei che
Pollyanna non fosse cresciuta.
— Secondo me, vive secondo gli stessi principi, anche se in maniera
apparentemente diversa. Povera piccola! Ho paura che, almeno per i primi
tempi, avrà bisogno del suo gioco per accettare la nuova esistenza che
l'aspetta.
— Perché la signora Chilton è diventata povera? È vero che ha perso
tutto il suo patrimonio?

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— Temo di sì. Le sostanze della signora hanno subito un calo rovinoso e
quello che possedeva il povero Tom si riduceva a ben poca cosa.
— Capisco. È davvero una brutta situazione.
— Non basta. Quando le ho incontrate a Roma, la signora Polly era in
uno stato da far paura. Oltre al dispiacere per la morte del marito, cominciava
a rendersi conto delle larghe falle apertesi nel suo patrimonio, e la prospettiva
di essere ridotta alla miseria, o quasi, le dava una specie di pazzia. Non
voleva saperne di rientrare a Beldingsville forse perché, essendo sempre stata
molto orgogliosa, era umiliata all'idea che la vedessero tornare in queste
condizioni ed è Pollyanna, povera piccola, che deve darle la forza di reagire.
Per questo dicevo che il suo gioco dovrà aiutarla a vivere.
Dopo un nuovo silenzio John Pendleton osservò brevemente:
— Bisogna che qualcuno vada a prenderle.
— Andrò io alla stazione.
— Sai con che treno arrivano?
— No, ma non ha importanza. Andrò a tutti i treni. In fondo, non ne
passano molti durante la giornata — commentò il giovane.

83
***

A mano a mano che si avvicinavano a Beldingsville, Pollyanna guardava

84
sua zia con ansia. Durante tutta la giornata la signora Chilton era diventata
sempre più cupa e nervosa e Pollyanna temeva il momento dell'arrivo nella
stazione, che le era tanto familiare.
— Pollyanna. — La voce della signora Chilton era tagliente, come se
avesse intuito i pensieri della nipote. — Dov'è la mia borsa nera? Quella
piccola.
— È qui, nell'angolo.
— Va bene. Tira fuori il velo nero. Stiamo arrivando.
— Perché, zia? Fa tanto caldo.
— Pollyanna, ti ho chiesto il velo. Impara a ubbidire senza contraddirmi.
Mi farai un piacere. Voglio il velo. Credi che sia disposta a far vedere a tutta
Beldingsville come sono ridotta?
— Zia, la gente non ha i sentimenti che tu credi — protestò Pollyanna,
mentre frugava nella valigetta. — Senza contare che non ci sarà nessuno ad
aspettarci.
— Lo so, non abbiamo chiesto a nessuno di venire, ma abbiamo scritto
alla signora Durgin di lasciare per oggi le chiavi sotto lo stuoino. Sei convinta
che avrà tenuto per sé questa notizia? Ci sarà almeno mezza città informata
del nostro arrivo e vedrai quanta gente troveremo alla stazione. Io li conosco;
vorranno tutti godersi la vista di Polly Harrington diventata povera. Loro...
— Ti prego, zia — la supplicò Pollyanna con le lacrime agli occhi.
Quando le due donne furono sotto la pensilina della stazione, la signora
Chilton, avvolta nel suo velo nero, non guardò né a destra, né a sinistra.
Pollyanna, invece, non aveva ancora mosso i primi passi, che già aveva
rivolto una dozzina di saluti e di malinconici sorrisi in diverse direzioni.
All'improvviso, i suoi occhi incontrarono un viso noto e insieme estraneo.
— Non sei... ma sì, sei proprio Jimmy — esclamò felice stendendo la
destra cordialmente.
— Immagino che dovrei dire il signor Pendleton — si corresse poi
sorridendo.
— Vorrei vedere — rispose il giovane, che si voltò per salutare la signora
Chilton. Questa, però, si stava già allontanando a testa alta.
— Venite per di qui — disse Jimmy precipitosamente. — Timoteo è
venuto ad aspettarvi con la carrozza.
— Com'è gentile! — osservò Pollyanna, senza riuscire a trattenersi dal
lanciare uno sguardo inquieto alla figura cupa, che aspettava un po' in
distanza. Timidamente si avvicinò alla zia e le toccò un braccio.
— C'è Timoteo — disse. — È venuto a prenderci con la carrozza. E qui

85
c'è Jimmy Bean; ti ricordi di Jimmy Bean?
— Il signor Pendleton è molto gentile, ma mi rincresce che lui e Timoteo
si siano tanto disturbati.
— Per carità, nessun disturbo — rispose il giovane, cercando di
nascondere il suo imbarazzo. — Se vuol darmi gli scontrini perché mi occupi
del bagaglio...
— Grazie — cominciò la signora Chilton — sono sicura che potremo...
— ma Pollyanna aveva già teso i biglietti con un «grazie» di sollievo e la
dignità impose alla signora Chilton di non aggiungere altro. Impettita, s'avviò
verso l'uscita.
Il viaggio in carrozza fino a casa fu silenzioso. Timoteo, un po' urtato
dall'accoglienza che gli aveva fatto la sua ex padrona, stava sulle sue, rigido e
con le labbra strette. Dopo aver detto alla nipote:
— Va bene, facciamo come vuoi. Immagino che dovremo rientrare in
carrozza — la signora Chilton era piombata nella sua solita tristezza.
Pollyanna contemplava il paesaggio, che le era tanto familiare, con occhi
pensierosi e pieni di lacrime. Una volta osservò, rivolta a Jimmy:
— Com'è bello! Sembra che tutto mi sorrida!
La voce di Pollyanna era gaia, malgrado tremasse un poco. Questo ritorno
a casa, senza il dottore che le era sempre stato molto caro, le riusciva penoso
e se così era per lei, capiva benissimo che a maggior ragione lo fosse per sua
zia. Sapeva anche che la sua massima paura era di scoppiare in lacrime
davanti a Nancy. Dietro il velo, le intravedeva gli occhi lucidi e la bocca che
tremava. Pollyanna era certa che, per nascondere la propria emozione, sua zia
avrebbe cercato di prendersela con qualcuno, in modo da nascondere dietro
la collera l'infinita tristezza che provava. Per questo non fu sorpresa di
sentirle dire:
— Naturalmente, sei stata molto gentile, Nancy. Ad essere sincera, però,
avrei preferito che tu non avessi fatto nulla.
Il viso di Nancy si rabbuiò.
— Miss Polly... Voglio dire: signora Chilton, mi dispiaceva che lei...
— Non importa — la interruppe la signora. — Non ne parliamo più. —
Entrò in casa a testa alta e un attimo dopo la sentirono sbattere la porta della
sua camera.
Nancy si voltò turbata.
— Cosa c'è, signorina? Cos'ho fatto? Credevo che sarebbe stata contenta.
— Sei stata così affettuosa — replicò Pollyanna piangendo e cercando il
fazzoletto nella borsa. — Davvero, è stato un pensiero gentilissimo.

86
— In ogni caso non le ha fatto piacere.
— Al contrario; solo che non ha voluto dimostrarlo. Aveva paura di
intenerirsi e... Oh, Nancy, sono così contenta di poter piangere — esclamò
Pollyanna singhiozzando sulla spalla della donna.
— Comunque — concluse Nancy abbracciando ancora più
affettuosamente la ragazza — sono contenta di essere qui, se non altro per lei.
— Anch'io sono contenta — disse Pollyanna liberandosi con dolcezza e
asciugandosi gli occhi. — Ti ringrazio, Nancy. Ti sono davvero grata di tutto.
Adesso, però, non voglio trattenerti.
— Non ho alcuna intenzione di andarmene — osservò la donna
arricciando il naso.
— Vuoi stare qui? Nancy, credevo che fossi sposata. Non sei la moglie di
Timoteo?
— Sì. E con questo? Mio marito non ha niente in contrario a che io resti
qui... per lei.
— Nancy, non ti possiamo tenere. Dovrò occuparmi io della casa. L'ha
detto la zia Polly. Finché non sapremo com'è la situazione, dovremo fare
molte economie.
— Come se io stessi qui per il denaro... — cominciò a protestare Nancy,
ma l'espressione del viso della giovane la interruppe e quindi si ritirò
direttamente in cucina a sorvegliare il pollo, che cuoceva nel forno. Solo
dopo aver servito la cena e aver rimesso tutto in ordine, la signora Durgin
acconsentì ad andarsene con suo marito.
Salutata Nancy, Pollyanna tornò nel salotto, dove la signora Chilton era
seduta sola con una mano sugli occhi.
— È vero che Nancy è stata molto gentile a preparare tutto così bene?
Nessuna risposta.
— Mi domando dove ha trovato tanti fiori. Ce ne sono dappertutto,
persino nelle camere da letto.
Pollyanna represse un sospiro e gettò uno sguardo al viso di sua zia.
Dopo un poco fece un nuovo tentativo.
— Ho visto il vecchio Tom in giardino. Poveretto, soffre sempre di
reumatismi ed è diventato ancora più curvo. Ha chiesto tanto di te e...
La signora Chilton la interruppe bruscamente.
— Cosa faremo, Pollyanna?
— Il meglio che potremo, zia. Si capisce.
La signora fece un gesto d'impazienza.
— Per favore, Pollyanna, cerca di essere seria almeno una volta. La

87
nostra situazione è molto difficile. Ho ancora un po' di denaro in banca, una
piccola rendita, e questa casa. Mi domando, però, a cosa ci serva questa casa:
è troppo grande per noi, per le nostre disponibilità attuali. Venderla tuttavia
significherebbe darla via per la metà del suo valore. A meno di non trovare
qualcuno che ne abbia bisogno.
— Venderla? Zia, non vorrai vendere questa splendida casa, piena di cose
belle?!
— Sarò obbligata a farlo, Pollyanna. Disgraziatamente bisogna mangiare
tutti i giorni.
— Lo so. E, per di più, io ho sempre tanto appetito — sospirò la ragazza.
— Pollyanna, vuoi essere seria almeno in questo momento?
— Sono seria, zia. Ho già riflettuto altre volte su quello che mi hai detto.
Avrei intenzione di mettermi a lavorare.
— Per carità di Dio — si lamentò la povera signora desolata. — Con la
posizione che abbiamo sempre avuto a Beldingsville...
Ma Pollyanna non l'ascoltava.
— Se solo avessi qualche dote un po' speciale — commentò con un
sospiro. — So fare parecchie cose, cantare, suonare il piano, ricamare, ma
nessuna abbastanza bene, perché gli altri mi paghino per questo... Quello che
mi piacerebbe di più sarebbe cucinare e dirigere la casa — riprese dopo un
brevissimo silenzio.
— Credi che ti permetterei di andare da altri come una persona di
servizio? — chiese la signora Chilton indignata.
— D'altra parte, non vedo come potrebbe renderci il denaro, di cui
abbiamo bisogno, fare questi lavori in casa nostra. Oh, zia — esclamò
Pollyanna avvilita — pensare che, dopo tutto quello che mi hai dato, adesso
avrei una magnifica occasione per ricambiarti e non sono capace di farlo!
— Andiamo, bambina, non ti disperare. Certo se mio marito... — Un
singhiozzo soffocò le sue ultime parole.

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Due lettere

I primi giorni a Beldingsville non furono facili né per la signora Chilton,


né per Pollyanna. Fu un periodo di adattamento e questo implica sempre una
quantità di cose sgradevoli da affrontare. Gli amici e i vicini cercarono di
rendersi utili; ma, per quanto Pollyanna li accogliesse ogni volta molto
cordialmente, la signora Chilton, se appena era possibile, si scusava di non
poterli ricevere. Dopo, diceva con amarezza a sua nipote:
— È la curiosità che li induce a venire. Vogliono vedere come Polly
Harrington sopporta la povertà.
Pollyanna vide spesso Jimmy Pendleton. La prima volta venne con il
signor Pendleton per fare una visita, che diventò solenne e cerimoniosa nel
momento stesso in cui la zia Polly entrò in salotto. Perché, per una ragione
nota solo a lei, questa volta non rimase barricata in camera limitandosi, come
di solito, a far presentare agli ospiti le proprie scuse.
In seguito, Jimmy prese l'abitudine di arrivare inaspettato, ora con un
mazzo di fiori, ora con un libro per la zia Polly. Pollyanna lo riceveva sempre
con piacere, mentre la signora Chilton col tempo finì per non farsi più
vedere.
Con gli amici e i conoscenti la ragazza non accennava quasi mai al
mutamento verificatosi nelle loro condizioni economiche. Solo con Jimmy ne
parlava apertamente dicendo sempre:
— Se fossi capace di fare qualche cosa, che ci fruttasse un poco di
denaro!
Jimmy guardò il visetto serio, dove spiccavano gli occhi luminosi, e il suo
sguardo si addolcì.
— Cosa ti piacerebbe fare? — chiese.

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— Vorrei cucinare e tener dietro alla casa — rispose la ragazza
pensierosa. — Ma è un lavoro che fatto in casa propria non permette di
guadagnare. E a me seccherebbe andare da altri.
— Che discorso! — rispose il giovane quasi arrabbiato. Guardò ancora
una volta il viso espressivo voltato verso di lui, poi disse arrossendo
leggermente:
— Potresti sposarti. Non hai mai pensato al matrimonio, Pollyanna?
La ragazza scoppiò in una risata senza fine.
— No, io non mi sposerò mai — rispose allegramente. — In primo
luogo, so benissimo di non essere bella e, poi, voglio stare con la zia Polly
per prendermi cura di lei.
— Non sei bella? — osservò Jimmy sorridendo. — Non credi che
qualcuno possa pensarla diversamente?
Pollyanna scosse la testa.
— Non è possibile; bisognerebbe che non mi guardassi nello specchio.
— Perché non sei bella?
Per quanto fosse sicuro di conoscere il carattere di Pollyanna, il giovane
fece la domanda con una certa esitazione. Qualsiasi ragazza si sarebbe
adombrata nel sentirsi senz'altro considerare priva di bellezza; ma Pollyanna
era diversa dalle altre ragazze.
— Perché no — disse ridendo. — Non sono nata bella. Ti ricordi che,
quando ero piccola, il mio massimo desiderio era avere i capelli ricci e neri?
— Lo desideri ancora?
— No, non credo — rispose lei incerta. — Però mi piacciono sempre
molto. D'altra parte, non ho le ciglia arcuate e il mio naso non è né greco né
romano: è semplicemente un naso. La faccia, poi, non mi ricordo più se è
troppo lunga o troppo corta.
Pendleton scoppiò in una risata, ma il suo viso assunse una strana
espressione.
— Allora — chiese imbarazzato, — fai sempre il gioco?
La ragazza lo guardò stupita.
— Certo. E sai, Jimmy — continuò con una voce che tremava
leggermente, — non credo che sarei riuscita a superare questi ultimi sei mesi
senza l'aiuto del gioco.
— Non ne parli più molto — osservò il giovane.
Pollyanna cambiò colore.
— Vedi, il fatto è che ho paura di parlarne troppo a quelli ai quali non
interessa. Adesso che ho vent'anni non lo accetterebbero con la pazienza che

90
mi dimostravano, quando ero una bambina. La gente non vuole che le si
faccia la predica.
— È vero — ammise il giovanotto. — Qualche volta, però, Pollyanna, mi
domando se ti rendi conto dell'importanza di questo gioco e di ciò che ha
fatto per chi ha imparato a giocarlo.
— So quello che ha fatto per me — fu la risposta pronunciata a voce
bassa e piena di emozione.
— Qualcuno ha sostenuto una volta che, se tutti lo giocassero,
rivoluzionerebbe il mondo. E io sono convinto che abbia ragione.
— Sì, ma, vedi, c'è gente che non ama le rivoluzioni — replicò Pollyanna
sorridendo.
— Io penso che tu dovresti... — Jimmy si interruppe talmente
imbarazzato che Pollyanna lo guardò sorpresa.
— Cosa c'è, Jimmy?
— Niente. Pensavo solo che sto esortandoti a fare una cosa che, prima di
averti rivisto, avevo paura che tu facessi. Cioè, io temevo che... — Si fermò
di nuovo rosso ed impacciato.
— Ti dispiace spiegarti meglio? — insistette la ragazza.
Il giovane esitò, guardò il suo viso sorridente e alla fine si arrese.
— Insomma, ecco. Io ero un po' preoccupato a proposito del gioco;
avevo paura che tu ne parlassi come una volta e allora...
Una risatina maliziosa lo interruppe.
— Ci siamo. A quanto pare, anche tu hai paura che a vent'anni io mi
comporti come se ne avessi dieci!
— No, Pollyanna, sul serio. Non è questo che volevo dire. Io pensavo,
naturalmente, capisci... — Ridendo di nuovo, Pollyanna si allontanò
turandosi le orecchie con le mani.

***

Verso la fine di giugno Pollyanna ricevette da Delia Wetherby questa


lettera:

Ti scrivo per chiederti un favore. Vorrei che tu mi indicassi una famiglia


tranquilla di Beldingsville, presso la quale mia sorella potesse villeggiare.
Sarebbero in tre: Ruth, la sua segretaria Sadie Dean e il figlio adottivo
Jamie (ti ricordi, vero, di Jamie?). Non avrebbero piacere di andare in
albergo, perché mia sorella è troppo esaurita e il dottore le ha ordinato di

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cercarsi in campagna un posto di assoluto riposo. Siccome ha parlato del
Vermont, nel New Hampshire, abbiamo subito pensato a Beldingsville e a
te, sperando che tu possa esserci d'aiuto. Desidererebbero partire ai primi
di luglio. In attesa di una risposta, ti invio i più cari saluti
Delia Wetherby

Dopo aver letto queste poche righe, Pollyanna restò un momento assorta,
passando in rassegna nella propria mente le case, dove avrebbe potuto
sistemare bene i propri amici.
All'improvviso si alzò di scatto e si diresse correndo verso la signora
Chilton.
— Zia — gridò quando le fu vicina — te l'avevo detto che sarebbe
successo qualcosa d'imprevisto e io avrei avuto modo di mettere in mostra le
mie doti! Sta' a sentire. Mi ha scritto miss Wetherby per avvertirmi che la
signora Carew, sua sorella, desidera passare l'estate in campagna con la
famiglia. Mi chiede di trovarle un posto adatto, perché non vogliono andare
né in albergo né in una delle solite pensioni. In principio, non sapevo proprio
come accontentarli, ma adesso mi è venuta un'idea straordinaria. Vediamo se
indovini.
— Povera me — sospirò la signora Polly. — Mi togli il fiato parlando
così in fretta. Tanto per cominciare: di che si tratta?
— Di trovare una famiglia disposta ad ospitare la signora Carew. E io l'ho
trovata questa famiglia.
— Ah, sì — bisbigliò la zia in tono stanco. — Non vedo perché la cosa
dovrebbe interessarmi.
— Perché ho intenzione di accogliere Ruth Carew insieme con Jamie e
con la segretaria in casa nostra.
— Pollyanna! — strillò la signora spaventata.
— Ti prego, zia, non dire di no — la supplicò la nipote molto seria. — Ti
rendi conto che è l'unica fortuna che mi si offra, la fortuna che aspettavo
ormai da tempo?
— Lo vuoi capire, Pollyanna, che non posso trasformare la mia casa in
una pensione? È il castello di Harrington e io non riuscirei mai a sopportarlo.
— Perché parli di pensione, zia? Riceveremo degli amici, degli ospiti, che
vengono a trovarci. Solo che questi ospiti pagheranno il loro soggiorno e,
pur godendo della loro compagnia, noi avremo anche la possibilità di
ricavarne un po' di quel denaro di cui abbiamo tanto bisogno — sottolineò
Pollyanna con intenzione.

92
— Come te la caverai? — chiese Polly Chilton dissimulando a stento il
proprio orgoglio ferito. — Non puoi fare tutto da sola, bimba mia.
— No di certo — rispose la ragazza, ormai sicura di aver vinto la
battaglia. — Io farei da mangiare e una delle sorelle di Nancy potrebbe
aiutarmi a tenere in ordine la casa. Il bucato lo affideremmo alla signora
Durgin, che del resto se ne occupa già adesso.
— È proprio vero che manchi di esperienza, Pollyanna! A quelli che
dirigono una pensione il denaro non cade mai fra le mani, senza che mettano
sull'altro piatto della bilancia una quantità di lavoro equivalente. Quando
sarai morta dalla stanchezza per aver cucinato e messo in ordine la casa,
quando ti sarai mezzo ammazzata per accontentare tutti, capirai il significato
di quello che ti dico.
— Va bene, me ne ricorderò — replicò ridendo la nipote. — Per il
momento, però, è meglio non pensarci. Adesso vado subito a rispondere a
miss Wetherby in modo che, quando questo pomeriggio verrà Jimmy, potrò
pregarlo di andare ad impostare la mia lettera.
Alle quattro, quando il giovane arrivò puntuale, Pollyanna era ancora
tutta eccitata e non ebbe pace, finché non l'ebbe messo al corrente
dell'inattesa novità.
— Senza contare — concluse quando ebbe finito di descrivere i suoi
piani — che potrò rivederli tutti, finalmente. Dopo l'inverno che ho passato a
Boston non ci siamo più incontrati. Ti ho parlato di Jamie, vero?
— Sì, me ne hai parlato — rispose il giovane piuttosto asciutto. Ci fu un
breve silenzio, quindi Jimmy aggiunse bruscamente:
— E quanti anni ha questo Jamie?
Pollyanna lo guardò con un sorriso.
— Adesso mi ricordo che non hai mai potuto soffrire il nome di Jamie.
Immagino che abbia press'a poco la tua età. Sono curiosa di sapere come sta
adesso: è la prima cosa che ho chiesto nella mia lettera.
— Sul serio? — Jimmy esaminò la busta che aveva fra le mani e la
soppesò con aria diffidente.
Il giovane sapeva perfettamente di essere geloso, di essere sempre stato
geloso di questo ragazzo, che aveva un nome simile al suo.
Trascorsi alcuni giorni, Pollyanna ricevette una risposta entusiasta da miss
Wetherby. Durante una delle visite ormai abituali inflisse al giovanotto la
lettura di un suo estratto.
— Naturalmente — gli disse come esordio — la prima parte non ti
interessa, perché è tutta dedicata ai convenevoli e a spiegare quanto sono

93
contenti di venire. Il resto, invece, voglio leggertelo, anche perché conto
molto su di te, per aiutarmi a far loro passare le vacanze nel più piacevole dei
modi. Ascolta dunque:

«Mi chiedi di raccontarti tutto ciò che riguarda i miei: non è impresa da
poco, ma mi sforzerò di accontentarti. Ruth è molto cambiata. I nuovi
interessi, che sono entrati nella sua vita durante gli ultimi sei anni, hanno
fatto miracoli.
Sei anni fa la vita le sembrava finita, senza speranze, mentre adesso la
trova piena di gioia. Anzitutto ha Jamie, e ti basterà una occhiata per
capire ciò che quel ragazzo rappresenta per lei. È vero che ancora oggi non
sappiamo se è il vero Jamie, ma mia sorella gli vuol bene come se fosse suo
figlio e l'ha adottato legalmente.
Per quanto riguarda Jamie, il grande dispiacere della sua vita è sapere
che non sarà mai in grado di camminare. È stato in ospedale circa un anno
e il dottor Ames l'ha curato talmente bene, che adesso si può muovere con
le stampelle. In ogni modo, il povero ragazzo sarà sempre un malato, ma
solo per quello che riguarda le gambe, perché quando lo ritroverai ti
renderai conto che, di fronte alla sua intelligenza, il resto è destinato a
passare in secondo piano. Ha conservato intatti i suoi entusiasmi di
ragazzo e la gioia di vivere. Una sola cosa potrebbe indurlo alla
disperazione e annebbiargli la mente: scoprire che non è Jamie Kent,
nostro nipote»

— Ecco tutto — annunciò Pollyanna piegando di nuovo la lettera. — Non


è interessante?
— Molto, moltissimo — si affrettò a rispondere Jimmy in tono sollevato.
Improvvisamente aveva pensato al vantaggio che gli dava il fatto di
possedere due gambe perfettamente sane.

94
Giorni d'estate

La settimana che precedette l'arrivo di quella terribile gente, per usare il


termine con il quale la zia Polly si esprimeva nei confronti degli ospiti di sua
nipote, non diede a Pollyanna un attimo di tregua, ma fu una settimana felice,
perché la ragazza si rifiutava di essere stanca, turbata o scoraggiata, per
quanto difficili fossero i problemi che ogni giorno si trovava a dover
risolvere.
Chiamate in aiuto Nancy e la sua sorellina minore, Betty, Pollyanna
percorreva tutta la casa e sistemava una camera dopo l'altra, tenendo presenti
le necessità e il comfort, che desiderava offrire ai futuri pensionanti. La
signora Chilton le offriva un aiuto assai modesto, prima di tutto perché non
stava bene e poi perché si sentiva mortificata e il suo orgoglio le faceva dire
di continuo:
— Pensare, Pollyanna, che il nostro castello si trasformerà in una
pensione!
— Non è vero, zia — rispondeva la nipote con dolcezza. — Si tratta
semplicemente della famiglia Carew che viene in visita nel castello degli
Harrington.
La signora, però, non si lasciava facilmente consolare e sempre più
spesso restava chiusa nella sua camera.
Il giorno stabilito la ragazza andò alla stazione accompagnata da Timoteo
per accogliere gli ospiti, che arrivavano con il treno del pomeriggio.
Pollyanna aveva sempre pensato con gioia e con fiducia a questo momento,
ma, sentendo il fischio della locomotiva, fu colta da un improvviso timor
panico, fatto di dubbio, d'angoscia e di incertezza. Per un attimo ebbe voglia
di scappare.

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— Timoteo — bisbigliò. — Mi sento male. Credo che bisognerebbe dir
loro di andare in un altro posto.
Uno sguardo al viso stupefatto del suo accompagnatore le restituì
l'abituale sangue freddo.
— Non pensiamoci più — si corresse sorridendo. — Non sapevo quello
che dicevo. Sbrighiamoci: presto scenderanno.
Li riconobbe immediatamente e, se anche avesse avuto qualche dubbio,
sarebbe subito stato cancellato dalle stampelle, che un giovane molto alto,
dagli occhi scuri, teneva in mano.
Per qualche minuto ci fu un seguito di esclamazioni senza senso, di
affettuosi abbracci, e solo quando si ritrovò in carrozza a fianco della signora
Carew, con Jamie e Sadie Dean di fronte a sé, Pollyanna poté guardare bene i
suoi amici e osservare i cambiamenti, che il tempo aveva prodotto in loro.
Per quanto riguarda Ruth, fu molto sorpresa, perché aveva dimenticato che
fosse così bella e che le ciglia lunghissime ombreggiassero due occhi così
luminosi.
Jamie era diventato un bel ragazzo. Pollyanna disse a se stessa che era un
tipo proprio distinto: gli occhi profondi, il viso piuttosto pallido e i capelli
ondulati lo rendevano molto attraente.
I lineamenti di Sadie Dean erano rimasti immutati, come il giorno che
l'aveva incontrata per la prima volta al Giardino pubblico, ma non ci voleva
molto per rendersi conto che il suo modo di pettinarsi, di vestire, di
esprimersi e persino di comportarsi era diventato assolutamente diverso.
Fu Jamie a parlare per primo.
— Sei stata proprio buona a permetterci di venire — disse rivolto a
Pollyanna. — Sai che cosa ho pensato, quando abbiamo ricevuto la tua
lettera?
— Non ne ho idea — rispose Pollyanna, che guardava commossa le
stampelle.
— Ho pensato alla ragazzina del Giardino pubblico, che aveva sempre il
sacchetto pieno di noci per Ginevra e Lancillotto. Bene: se tu avessi avuto un
sacchetto pieno di noci e noi fossimo stati senza, sono sicuro che non avresti
avuto pace, finché non fossi riuscita a dividerle con noi.
— Povero Lancillotto — esclamò Pollyanna ridendo. — Mi domando se
c'è ancora qualcuno che gli dà da mangiare e, persino, se è ancora vivo.
— Se è vivo, non è certo il cibo che gli manca — osservò la signora
Carew divertita. — Almeno una volta la settimana, questo ridicolo ragazzo va
al Giardino come una volta, dopo essersi riempito le tasche di noci e di

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ghiottonerie.
— È vero, ma aspetta che ti spieghi — la interruppe il giovane con
slancio. Un istante dopo Pollyanna stava ascoltando, incantata come ai tempi
della sua infanzia, la storia di una coppia di scoiattoli, che viveva nel
Giardino inondato di sole. Più tardi, quando vide Jamie prendere le stampelle
e scendere senza altro aiuto dalla carrozza, capì quello che Delia aveva voluto
dire nella sua lettera. Capì che in soli dieci minuti era riuscito a farle
dimenticare il fatto che era zoppo.
Con grande sollievo della ragazza il tanto paventato incontro della zia
Polly e degli ospiti si svolse in una maniera, che superò ogni speranza. I
nuovi venuti erano così visibilmente incantati dalla vecchia casa e da quanto
conteneva che, davanti a loro, la sua padrona non poté ostentare il solito
atteggiamento di fredda rassegnazione. Del resto, prima che fosse passata
un'ora, il fascino, per non dire il magnetismo, di Jamie aveva già fatto breccia
nell'armatura di diffidenza, dentro la quale si rinchiudeva la signora Chilton,
e uno dei più gravi problemi di Pollyanna era risolto, visto che la zia
cominciava a immedesimarsi nella sua parte di ospite. Nonostante questo
primo successo, la ragazza si accorse ben presto che non tutto andava per il
suo verso. C'era una quantità di lavoro da sbrigare e Betty, per quanto
garbata e piena di buona volontà, non aveva certo l'esperienza di sua sorella
Nancy. Questo teneva Pollyanna in continua agitazione per paura che le cose
non andassero a dovere.
A poco a poco, tuttavia, grazie all'insistenza e alle preghiere della signora
Carew, che aveva in Jamie un valido alleato, arrivò a capire che non doveva
preoccuparsi.
— Hai già fatto molto permettendoci di venire qui — diceva Jamie — e
non hai proprio bisogno di ammazzarti dalla fatica per darci da mangiare e
badare che siamo serviti di tutto punto.
— Senza contare — rincarava Ruth ridendo — che non dovremmo
mangiare tanto, altrimenti finiremo per fare indigestione.
Era splendido vedere con quanta facilità gli ospiti si adattavano al ritmo
della vita quotidiana. In capo a quarantott'ore la signora Carew era già
riuscita a risvegliare l'interesse di Polly Chilton per la sua istituzione a favore
delle giovani impiegate, mentre Sadie e Jamie si disputavano il privilegio di
aiutare a raccogliere i fiori o di fare la spesa giù in città.
Una sera, press'a poco una settimana dopo il loro arrivo, il signor
Pendleton venne in visita con Jimmy. Pollyanna presentò gli uni agli altri con
evidente orgoglio dicendo:

97
— Mi siete tutti così cari, che desidero facciate conoscenza e diventiate
buoni amici.
Che Jimmy e John Pendleton rimanessero colpiti dalla bellezza e dal
fascino di Ruth non la sorprese; la colpì, invece, lo sguardo che questa lanciò
a Jimmy, perché era come se lo riconoscesse.
— Signor Pendleton — gli domandò infatti — non ci siamo già
incontrati?
— Non credo — rispose il giovane guardandola con franca ammirazione.
— Anzi, ne sono sicuro perché, se ci fossimo già incontrati, non avrei potuto
certo dimenticarla.
La signora Carew, che era arrossita leggermente, si mise a sua volta a
ridere.
Tutti sorrisero del complimento implicito nelle sue parole e John
Pendleton aggiunse addirittura:
— Ben detto, figliolo. Per la tua età te la sei cavata egregiamente e io
stesso non avrei potuto comportarmi meglio.
— Sul serio — insistette — il suo viso non mi è nuovo. Se non ci siamo
mai conosciuti, debbo almeno averla vista in qualche posto.
— Forse a Boston — suggerì Pollyanna — visto che Jimmy frequenta là
le scuole superiori. Studia per diventare ingegnere e costruire ponti e dighe.
Quando sarà grande, si capisce — concluse guardando il giovanottone in
piedi davanti alla signora Carew.
Scoppiarono di nuovo tutti a ridere, ad eccezione di Jamie, ma solo Sadie
notò che aveva chiuso gli occhi, come se qualcosa lo avesse ferito. E solo
Sadie, capito il perché di questo atteggiamento, trovò il modo di spostare
inavvertitamente la conversazione su altri argomenti, che si addicevano a
Jamie più dei ponti e delle dighe che non avrebbe mai potuto costruire.
Quando i Pendleton se ne furono andati, Ruth ripeté di nuovo che era
certa di aver già visto Jimmy in un'occasione precedente.
— In ogni caso — concluse dopo aver frugato invano fra i suoi ricordi,
— è un simpatico ragazzo e mi piace.
— Sono contenta — esclamò Pollyanna — perché anche a me piace. Gli
ho sempre voluto bene.
— Allora è molto che lo conosci? — chiese vivacemente Jamie.
— Sì, sono anni. Allora ero una bambina e lui si chiamava Jimmy Bean.
— Bean? Non è figlio del signor Pendleton? — la interruppe sorpresa la
signora Carew.
— No, lui lo ha solo adottato. Non si è mai sposato, il signor Pendleton.

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Voleva farlo una volta, ma poi la storia non è andata a finir bene.
E la ragazza arrossì. Non poteva dimenticare che era stata sua madre a
rifiutarlo, tanto tempo prima, e che da questo rifiuto era dipesa la lunga
solitudine dell'uomo. Ignorando i fatti, Ruth e Jamie, che avevano notato
l'improvviso rossore della ragazza, rimasero sorpresi.

***

Prima dell'arrivo dei suoi ospiti, Pollyanna aveva detto a Jimmy che
contava su di lui per distrarli. In principio, il giovane non si era dimostrato
troppo ansioso di immedesimarsi in questo compito, ma in capo a dieci
giorni sembrava più che entusiasta, addirittura affascinato dall'incarico, tali
erano la frequenza delle sue visite e le continue offerte di mettere a
disposizione i cavalli o le automobili di casa Pendleton. Non sempre Jimmy
veniva solo, anzi il signor Pendleton aveva preso l'abitudine di
accompagnarlo con visibile piacere. Pollyanna era al settimo cielo
constatando che non solo i suoi ospiti-paganti avevano la possibilità di
svagarsi, ma che fra i due diversi gruppi di amici si era stabilita una corrente
di viva simpatia.
Sia i Carew che i Pendleton, però, non erano per nulla soddisfatti di
vederla assistere di lontano ai loro passatempi e la pregavano continuamente
di unirsi a loro.
— Adesso basta — disse una mattina Jamie entrando in cucina, dove
faceva un caldo insopportabile. — Oggi il tempo è splendido e abbiamo
deciso di andare alle Gole portandoci dietro il pranzo. E tu verrai con noi. È
ormai stabilito e non ammetto scuse.
— È impossibile, Jamie — rispose Pollyanna. — Sul serio.
— E perché? Il pranzo non devi prepararlo, visto che non saremo in casa
a mezzogiorno.
— Non vuol dire, Jamie. C'è il dolce da fare per stasera.
— Rinunceremo al dolce.
— Ci sono ancora tutte le pulizie da finire.
— Cercheremo di non sporcare niente, andando via.
— Devo preparare la lista della spesa per domani.
— Ci darai latte e biscotti. Preferiamo questo menu e la tua compagnia,
piuttosto che un pranzo luculliano senza di te.
— Insomma, è inutile che stia a farti l'elenco delle cose che vanno
sbrigate entro oggi.

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— È inutile, perché non starei a sentirti — replicò il giovane
allegramente. — Devi smetterla di dirmi di no. Su, andiamo. Ho visto Betty
in sala da pranzo e mi ha promesso che ci avrebbe preparato un cestino con
la colazione. Quindi, sbrigati e vieni con noi.
— Jamie, sei impossibile — insistette la ragazza ridendo. — Non posso
venire con voi: ecco tutto.
Nonostante la recisa affermazione finì per uscire e, dopo questo primo
strappo alla regola, ne seguirono parecchi altri, perché contro di lei si erano
coalizzati non solo Jamie, ma Jimmy e il signor Pendleton, per non parlare di
Ruth e della stessa zia Polly.
Un giorno John Pendleton in persona (un fatto che, a ripensarci, non
finiva di stupire la zia Polly) propose di partire insieme per un campeggio di
due settimane nei pressi di un laghetto di montagna a quaranta miglia da
Beldingsville. L'idea fu accolta con entusiasmo da tutti, fatta eccezione per la
signora Chilton, la quale disse che non avrebbe preso parte a una spedizione
così insensata, che l'avrebbe costretta a dormire sulla terra umida e a
sopportare cimici e ragni in nome di un divertimento, che per le persone al di
sopra dei quarant'anni le sembrava estremamente irragionevole.
Anche se John Pendleton rimase ferito da questa osservazione, non lo
diede a vedere, ma continuò a studiare insieme con gli altri i piani per il
campeggio con entusiasmo. Per una settimana non si fece altro che parlare di
tende, di provviste, di canne da pesca e i preparativi per la gita occuparono
quasi tutto il tempo disponibile.
— Vogliamo un vero accampamento — disse una sera Jimmy con serietà.
— Cucineremo all'aria aperta, mangeremo le patate cotte sotto la cenere e
staremo seduti vicino al fuoco a raccontarci delle storie, mentre arrostiremo
la carne infilata sulla punta di un bastone.
— E nuoteremo, andremo in barca e pescheremo — aggiunse Pollyanna
arrestandosi all'improvviso con gli occhi fissi sul volto di Jamie. — Cioè —
si corresse in fretta — staremo seduti a leggere e a chiacchierare.
Negli occhi di Jamie era comparsa un'ombra e il giovane era impallidito.
Aprì la bocca per dire qualche cosa, ma prima che avesse trovato le parole,
Sadie era già intervenuta.
— Certo — osservò — quando si fa un campeggio si ha bisogno di stare
anche a lungo in riposo all'aria aperta. L'estate scorsa eravamo nel Maine e
avreste dovuto vedere il pesce che ha preso la signora Carew. Era...
raccontalo tu — concluse rivolta a Jamie.
Questi scosse la testa e rise, ma intanto gli era tornato il colore sulle

100
guance e gli occhi non avevano più l'espressione dolorosa. Pollyanna guardò
Sadie e si stupì nel vedere che tornava ad appoggiarsi alla poltrona con aria
sollevata.
Arrivò infine il giorno della partenza e tutti si affrettarono, a salire
sull'automobile nuova di John Pendleton.
Erano le quattro del pomeriggio, quando arrivarono al posto stabilito.
Durante l'ultima mezz'ora la macchina aveva dovuto arrampicarsi su per un
sentiero da capre, che aveva messo a dura prova l'abilità del guidatore. Il
luogo del campeggio era noto al signor Pendleton da anni, ma questa volta
egli lo salutò con una contentezza mista a un vero senso di sollievo.
— Che meraviglia! — esclamò la comitiva in coro.
— Sono contento che vi piaccia — disse il signor Pendleton. — Mi
pareva che dovesse andare bene, ma stavo comunque in angustia all'idea che
nel frattempo fosse cambiato. Naturalmente i cespugli sono cresciuti, ma non
ci vorrà molto per sfoltirli.
Ognuno si mise all'opera per sgomberare il terreno e drizzare le due
tende, scaricare i bagagli dall'automobile, preparare «la cucina ed il
soggiorno». Fu in questa circostanza che Pollyanna cominciò a tener d'occhio
Jamie e a preoccuparsi per lui. Si rese conto all'improvviso che le buche, gli
scoscendimenti del terreno e le montagnole, coperte di aghi di pino, non
erano l'ideale per chi usava un paio di stampelle. Notò anche che, nonostante
la sua infermità, il giovane cercava di rendersi utile e questo la turbò. Due
volte si precipitò verso di lui, decisa a liberarlo della cassa, che si sforzava di
trascinare e che era troppo pesante per lui.
— Lasciala a me — lo supplicò. — Hai lavorato abbastanza. — La
seconda volta aggiunse anche: — Ti prego, va' a sederti e riposati. Sembri
tanto stanco.
Se lo avesse osservato più attentamente, avrebbe visto che era un po'
arrossito. Vide invece, con sua grande sorpresa, comparire di lì a un istante
Sadie che, carica di scatole, gridava:
— Jamie, ti prego. Vieni un momento ad aiutarmi.
Pollyanna si rivolse verso la ragazza, pronta a rimproverarla, ma dovette
tacere, perché l'altra le si avvicinò in fretta con un dito sulle labbra.
— So che le tue intenzioni sono buone — le bisbigliò quando fu al suo
fianco — ma non vedi quanto lo mortifica il fatto che tu lo pensi incapace di
lavorare come gli altri? Guarda, invece, come è felice adesso.
Pollyanna seguì con gli occhi Jamie e notò che si appoggiava tutto
contento a una delle stampelle, posando a terra il suo carico ingombrante.

101
A partire da quel momento lo sorvegliò attentamente, ma facendo in
modo che nessuno se ne accorgesse. E mentre lo sorvegliava, le si stringeva il
cuore. In due riprese osservò che cercava di cominciare un lavoro ed era poi
costretto a rinunciare. Entrambe le volte si accorse che girava furtivamente gli
occhi intorno per assicurarsi che nessuno lo avesse notato. Vide anche che
era molto stanco e che, nonostante il sorriso allegro, aveva il viso pallido e
tirato come se fosse sofferente.
— Non abbiamo pensato abbastanza a lui scegliendo un posto simile —
disse fra sé Pollyanna. — Perché non ci siamo resi conto in tempo che è
impossibile fare del camping quando si va in giro con un paio di stampelle?
Un'ora dopo, sedendo accanto al fuoco dopo la cena, la ragazza tuttavia
dimenticò la propria preoccupazione perché, ascoltando nelle tenebre appena
rischiarate dalle fiamme Jamie, che raccontava le sue storie, ne subì come
sempre il fascino scordandosi delle terribili stampelle e della sua infermità.

102
Un disgraziato incidente

I sei campeggiatori si affiatarono talmente da formare un'allegra


compagnia. Sembrava che ogni giorno avesse in serbo solo novità gradevoli.
Una sera, mentre erano riuniti intorno al fuoco, Jamie disse: — Stando
insieme qui per una settimana, riusciamo a conoscerci più profondamente
che abitando un anno in città.
— È vero — mormorò la signora Carew osservando le fiamme con occhi
sognanti. — Mi domando perché.
— Credo che ci sia qualcosa nell'aria — dichiarò Pollyanna allegramente.
— C'è nel cielo, nel bosco e nel lago, qualcosa di così... Insomma, è quello
che proviamo tutti.
— Penso che dipenda dal fatto che viviamo più uniti — disse Sadie.
— Se qui tutto sembra così bello — interloquì Jimmy con leggerezza, —
è perché non abbiamo alle costole la signora Smith o la signora Brown che,
sedute nelle loro verande, non hanno altro da pensare se non a quello che
facciamo e dove andiamo, al perché ci andiamo e a quanto tempo resteremo
e a che cosa succederà nel frattempo.
— Jimmy, è terribile come riesci a spoetizzare tutto — disse Pollyanna
con tono di rimprovero pur non riuscendo a trattenersi dal ridere.
— Non posso fare diversamente — dichiarò il giovane. — Credi che
riuscirei a costruire dighe e ponti, se fossi preso solo dall'incanto delle
cascate?
— È logico, Jimmy, ed è il ponte quello che conta — concluse Jamie con
un tono, che fece tacere all'improvviso tutto il gruppo. Non durò molto,
tuttavia, perché Sadie disse quasi subito:
— Beh, io preferirei avere sempre davanti agli occhi la cascata senza un

103
ponte che me la nascondesse.
Ci fu una risata generale e la tensione si allentò. Alzandosi, la signora
Carew annunciò che era ora di andare a dormire e la compagnia si separò
con un gaio scambio di «buonanotte».
I giorni passavano, dunque, in questo modo Per Pollyanna si trattava di
una splendida vacanza: con Sadie e con la signora Carew faceva lunghe
conversazioni confidenziali, che rinsaldavano la loro amicizia. Una sera,
durante una silenziosa passeggiata verso l'ora del tramonto, Ruth cominciò a
parlare di Jamie e di ciò che egli aveva portato nella sua vita.
— Jamie — precisò con affetto la signora — è un caro ragazzo e io gli
voglio bene come se si trattasse di una mia creatura. Non potrebbe essermi
più caro, se fosse veramente il figlio di mia sorella.
— Allora, lei non crede che lo sia? — domandò Pollyanna.
— Non so, non abbiamo mai appreso nulla di decisivo. A volte mi
sembra di esserne sicura, poi ricominciano i dubbi Credo che lui sia convinto
di esserlo e ne sono felice. In ogni caso, una cosa è certa: è un giovane fuori
del comune.
— Finché lei gli vorrà tanto bene — disse Pollyanna — non ha
importanza che sia o no il vero Jamie.
Ruth esitò. Per un attimo nei suoi occhi passò l'antica espressione di
dolore.
— Per quello che riguarda lui, no — disse alla fine sospirando. — Solo
che a volte mi tormenta questa idea: se non è il nostro Jamie, dov'è allora...
Jamie Kent? Sta bene? È felice? Ha trovato qualcuno che ne ha cura? Quando
penso a questo, mi sento impazzire e darei tutto quello che possiedo per
sapere con certezza se questo ragazzo è davvero mio nipote.
Pollyanna ebbe occasione di tornare sull'argomento durante le
conversazioni che scambiò in seguito con Jamie. Il giovane era sicurissimo di
sé.
— Sono convinto di essere Jamie Kent — disse una volta a Pollyanna. —
Ne sono convinto da tanto tempo, che non so cosa mi succederebbe se si
scoprisse che non lo sono.
— Ma Ruth ti vuol bene, Jamie.
— Lo so e questo non farebbe che rendermi ancora più infelice. Perché,
capisci, una scoperta del genere la addolorerebbe infinitamente: lei desidera
che io sia il vero Jamie. Se solo potessi fare qualche cosa che la rendesse
fiera di me. Se potessi guadagnarmi da vivere come un uomo normale. Ma
com'è possibile... con quelle là — concluse con amarezza indicando le

104
stampelle.
Pollyanna ne fu addolorata. Era la prima volta, dai tempi della loro
infanzia, che Jamie accennava alla propria infermità, ma subito il ragazzo
aggiunse:
— Per piacere, dimentica tutto. Non avevo intenzione di parlarne. È venir
meno al gioco, non ti pare?
— Tieni sempre aggiornato il taccuino della felicità? — chiese Pollyanna.
— Naturale. Sono arrivato ad avere un'intera biblioteca di agende, adesso.
Le ho fatte tutte rilegare in cuoio rosso scuro, ad eccezione della prima che
ho preferito lasciare com'era: un piccolo notes, regalo di Jerry.
— Jerry! — esclamò la ragazza. — Ho pensato spesso di domandarti sue
notizie. Dov'è attualmente?
— A Boston e il suo linguaggio è sempre pittoresco come una volta, solo
che ogni tanto deve moderarsi. Jerry è rimasto nell'ambiente dei giornali, ma
non li vende più: adesso fa il cronista in cerca di notizie. Sono riuscito ad
aiutare sia lui che Mimmy: pensa che gioia è stata per me! Mimmy uscirà
presto dall'ospedale, dov'è stata in cura per i reumatismi, e potrà tenere dietro
a Jerry, che nel frattempo ha ricuperato gli anni di studio persi lavorando. Mi
ha permesso di aiutarlo, ma a condizione che si trattasse solo di un prestito.
— È giusto — approvò Pollyanna. — Io lo capisco benissimo: non è
piacevole restare in debito, perché non si ha la possibilità di disobbligarsi. È
per questo che vorrei tanto aiutare la zia Polly, dopo tutto quello che lei ha
fatto per me.
— Ma tu l'aiuti!
Pollyanna aggrottò le sopracciglia e sospirò.
— Sì, visto che per quest'estate mi sono improvvisata albergatrice, ma il
guaio è che tutto sta per finire. Bisogna assolutamente che io trovi qualcosa
da fare quest'inverno. Del resto, ci ho pensato e credo che mi metterò a
scrivere racconti.
Jamie si voltò di scatto.
— Farai... cosa?
— Scriverò racconti, per venderli, si capisce. Non c'è bisogno che tu
abbia l'aria così sorpresa. Un mucchio di gente lo fa.
— Ma tu hai mai provato? — Jamie aveva un'espressione strana.
— Non ancora — ammise Pollyanna. Poi, come per difendersi, aggiunse:
— Si direbbe che tu pensi che non ne sia capace. Non vedo perché non
dovrei tentare. Non è come il canto, per il quale è necessario avere una bella
voce. E nemmeno si tratta di suonare uno strumento, che prima bisogna aver

105
imparato a maneggiare.
— Io credo, tuttavia, che sia un po' la stessa cosa.
— Cosa vuoi dire? Si tratta soltanto di prendere carta e penna: non è
come imparare a suonare il piano o il violino.
Dopo un breve silenzio giunse la risposta di Jamie.
— Lo strumento che dovrai maneggiare, Pollyanna, è assai difficile e
bisogna saperlo trattare, perché, a seconda delle tue capacità, ti risponderà
con le lacrime o i sorrisi.
— Non avevo mai pensato a questo, ma è giusto. Sarei felice di riuscire a
tanto, ma forse non ne sarò capace. Mi piacciono le storie: quelle che tu ci
racconti mi fanno ridere o piangere.
— Sul serio ti fanno ridere o piangere? — Jamie aveva un tono di voce
strano.
— Certo e tu lo sai benissimo. È sempre stato così fino dal tempo dei
nostri incontri nel Giardino pubblico. Nessuno sa raccontare come te. Sei tu
che dovresti scrivere, non io. Sul serio, Jamie, perché non provi? Sono
sicura che riusciresti benissimo.
Non ebbe nessuna risposta. Sembrava che il giovane non la avesse
sentita, forse perché in quello stesso istante si era messo a chiamare uno
scoiattolo, che saltellava nel cespuglio accanto a lui.
Anche con John Pendleton Pollyanna chiacchierava molto ed aveva
l'impressione di conoscerlo per la prima volta. Durante il campeggio il suo
umore perennemente cupo era scomparso. Adesso andava in barca, nuotava,
pescava con lo stesso entusiasmo di Jimmy e con una resistenza fisica press'a
poco uguale. La sera, accanto al fuoco, faceva concorrenza a Jamie nel
raccontare le storie, a volte ridicole, a volte spaventose, che gli erano capitate.
I momenti migliori, però, erano quelli in cui il signor Pendleton, solo con
Pollyanna, le raccontava com'era sua madre, quando l'aveva conosciuta. Era
una gioia immensa, e una sorpresa non meno grande, perché John Pendleton
non le aveva mai parlato con altrettanta franchezza della donna che aveva
amato senza speranza. Del resto, il primo a sorprendersi di questo era,
probabilmente, lo stesso signor Pendleton, perché un giorno le disse:
— Mi domando per quale motivo ti confido queste cose.
— A me piace che lei lo faccia — fu la risposta della sua giovane
interlocutrice.
— Lo so, ma non avrei mai creduto di esserne capace. Forse è perché tu
assomigli tanto a lei all'epoca in cui l'ho conosciuta. Sei proprio come tua
madre, cara.

106
— Io credevo che la mamma fosse bella — esclamò Pollyanna al colmo
dello stupore.
II signor Pendleton sorrise con malizia.
— Infatti lo era.
— Non vedo allora come sia possibile che io le rassomigli.
John Pendleton scoppiò in una risata.
— Se fosse stata un'altra ragazza a dirmi questo, io... Beh, non importa
quello che avrei risposto. Sei proprio una piccola strega, mia cara bambina
così semplice.
Pollyanna gli lanciò un'occhiata di rimprovero.
— Per favore, non mi guardi così e non mi prenda in giro. Anche se può
sembrare stupido, a me sarebbe piaciuto molto essere bella. Disgraziatamente
possiedo uno specchio.
— Allora ti consiglio di servirtene quando parli — disse il signor
Pendleton con serietà.
La ragazza spalancò gli occhi.
— È quello che mi ha consigliato Jimmy un giorno.
— Ti ha detto una cosa simile, quel giovane monello? — osservò brusco
John Pendleton. Subito dopo, con uno di quei rapidi sbalzi d'umore che gli
erano abituali, sussurrò con gentilezza: — Hai gli occhi e il sorriso di tua
madre, Pollyanna, e per me sono belli tutti e due.
Queste conversazioni non assomigliavano assolutamente a quelle che
Pollyanna faceva con Jimmy. Quando erano insieme, non avevano bisogno
di parlare per essere felici. Chiacchierasse o no, Jimmy era sempre piacevole
e dava un senso di fiducia; capiva tutto e non c'era bisogno di spiegargli le
cose per suscitare la sua simpatia. Jimmy era l'immagine stessa della forza e
della felicità; con lui ci si poteva permettere di essere contenti, sereni e liberi.
Purtroppo tutto fu guastato da quello che capitò l'ultimo giorno del
campeggio.
Quella mattina si erano messi in cammino di buon'ora per una gita che
aveva come meta un laghetto poco distante.
— Faremo ancora un pranzo a base di pesce — aveva detto Jimmy e tutti
si erano rallegrati a questa idea.
Erano andati via con qualche provvista e le loro canne da pesca,
scherzando e ridendo, mentre percorrevano uno dietro l'altro lo stretto
sentiero attraverso i boschi. In testa, dopo Jimmy che faceva da guida perché
conosceva la strada, c'era Pollyanna, che però aveva gradatamente rallentato
il passo in modo da affiancarsi a Jamie, perché gli aveva visto sul viso

107
l'espressione, che aveva di solito quando era allo stremo delle forze e della
propria resistenza. In queste circostanze sapeva che niente lo offendeva di
più che essere notato e sapeva anche che, in caso, da lei avrebbe accettato di
essere aiutato a superare qualche difficile passaggio. Una volta fuori dal
bosco, il viottolo costeggiava un vecchio muro di pietra, oltre il quale si
aprivano ampie distese di pascoli soleggiati e si intravvedeva in lontananza
una pittoresca fattoria. Fu ad una svolta che Pollyanna scoprì un cespuglio di
fiori gialli, sui quali appuntò immediatamente la sua attenzione.
— Jamie, aspettami un momento. Vado a prenderli per farne un mazzo,
con il quale rallegrare la nostra tovaglia del picnic. Detto questo, Pollyanna
scavalcò agilmente il muro e saltò dall'altra parte. Che tentazione quei fiori!
Lanciando ogni tanto qualche esclamazione di gioia e un breve richiamo a
Jamie, Pollyanna saltellava da una frasca all'altra per aumentare il suo
bottino. Aveva le mani ingombre di fiori, quando sentì contemporaneamente
il campanaccio di un toro inferocito, le grida angosciate di Jamie e il rumore
degli zoccoli, che scendevano al galoppo la collina. Quello che successe in
seguito, Pollyanna non fu mai in grado di ricostruirlo. Si ricordava solo di
avere gettato via i fiori e di essersi messa a correre, come mai in vita sua,
verso il muro e verso Jamie. Si rendeva conto che alle sue spalle il tonfo
degli zoccoli si avvicinava sempre di più. Vagamente aveva visto, lontano da
lei, il viso angosciato di Jamie e udito le sue rauche grida d'angoscia; poi, da
un'altra parte, le era giunta la voce di Jimmy, che la spronava a non perdersi
d'animo e a cercare di correre più velocemente.
Mentre continuava a correre alla cieca, inciampò e fu sul punto di cadere,
ma istintivamente si rimise in piedi e continuò la sua corsa pazza. Capiva che
le forze stavano per abbandonarla quando, e questa volta vicinissimo a lei,
sentì di nuovo il richiamo di Jimmy. Le grida, il caldo soffio dell'animale e il
rombo dei suoi zoccoli ormai si mescolavano quando, proprio nell'istante in
cui stava per essere schiacciata, si trovò dall'altra parte del muro, stretta
contro qualcosa che batteva forte e che, per quanto le parve di capire, era il
cuore di Jimmy.
Con un riso nervoso, che somigliava molto a uno scoppio di singhiozzi,
la ragazza si liberò dalla stretta delle sue braccia e disse in fretta:
— Grazie, Jimmy, sto benissimo. Come sono contenta, ma proprio
contenta, di sentire la tua voce. Come hai fatto?
— Non è niente. Ero proprio... — Un'esclamazione inarticolata gli troncò
le parole sulle labbra. Si voltò e vide Jamie che, a breve distanza, stava con il
viso contro la terra del sentiero. Pollyanna volò verso di lui.

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— Jamie — gridò. — Cos'hai? Sei caduto? Ti sei fatto male?
— Cos'è successo? — chiese a sua volta Jimmy. — Sei ferito?
Silenzio. Poi improvvisamente, Jamie si alzò e si voltò. Vedendo la sua
faccia, tutti e due indietreggiarono sorpresi.
— Ferito? Se sono ferito? — continuava a ripetere agitando le mani. —
Credete che non faccia male assistere a una cosa simile e non poter essere
d'aiuto? Che non faccia male essere legato, senza speranza, a due bastoni? Vi
garantisco che non esiste al mondo ferita peggiore di questa.
— Jamie... — mormorò Pollyanna.
— Non dire niente — la interruppe il giovane quasi con durezza. — Non
avevo intenzione di fare una scena simile — e si allontanò sullo stretto
sentiero in direzione del campeggio.
Per un istante Jimmy e Pollyanna lo seguirono con gli occhi, paralizzati.
— Accidenti — commentò alla fine Jimmy con la voce che gli tremava
leggermente. — Dev'essere duro per lui.
— Non ci ho pensato, mentre ti ringraziavo proprio davanti a lui —
esclamò Pollyanna quasi in lacrime. — E le sue mani, le hai viste?
Sanguinano, come se le unghie fossero penetrate nella carne — concluse
avviandosi dietro Jamie.

109
Dubbi e timori di Jimmy

In apparenza, il campeggio ebbe un gran successo, ma in realtà...


Pollyanna si domandava a volte se era la sola a percepire il disagio che
regnava nel gruppo, ma ben presto si accorse che tutti provavano la sua
sensazione. La causa, secondo la ragazza, andava attribuita al disgraziato
incidente, che aveva turbato la gita al lago.
Jimmy e lei avevano subito raggiunto Jamie e, dopo molti
incoraggiamenti, lo avevano convinto a finire la passeggiata in loro
compagnia ma, nonostante gli sforzi, nessuno riuscì ad agire veramente come
se nulla fosse capitato. Persino il pranzo a base di pesce ebbe pochissimo
successo e nel primo pomeriggio venne subito dato il segnale di partenza.
Pollyanna aveva sperato che, una volta tornati a casa, l'episodio sarebbe
stato dimenticato, ma fu una vana speranza. A lei tornava in mente ogni volta
che guardava Jamie: soffriva per lui e, poiché era evidente che anche il
giovane soffriva, bastava la sua sola presenza per renderla infelice. Non per
questo passava meno tempo accanto a lui. Gli stava, anzi, molto più vicina e
non perdeva occasione per dimostrargli la massima amicizia. Pollyanna, del
resto, non era la sola a provare questo imbarazzo; anche Jimmy, per quanto
cercasse di non darlo a vedere, condivideva il suo stato di animo. L'allegro
ragazzo che era sempre stato, senza preoccupazioni, abituato a inseguire i
propri sogni, si era trasformato in un giovane uomo che aveva paura di avere
in Jamie un rivale nel proprio amore per Pollyanna.
Jimmy, adesso, sapeva perfettamente di amare la sua ex-compagna di
giochi. Semmai, quello che si domandava era da quanto tempo datasse
questo sentimento.
Fino al giorno che Pollyanna si era trovata in pericolo al campeggio non

110
si era mai reso esattamente conto di quanto il mondo sarebbe stato triste
senza di lei. Fu solo quando la ebbe fra le braccia che capì come gli era
preziosa. Poco dopo aveva visto il viso e le mani di Jamie. Per lui avevano
avuto un solo significato: che, cioè, anche Jamie amava Pollyanna e che
aveva dovuto restare immobile, «legato a due bastoni», mentre un altro la
salvava. A questo punto Jimmy non poteva fare a meno di ammettere che
avrebbe provato gli stessi sentimenti se si fosse trovato al suo posto. Quel
giorno il giovane era rientrato al campeggio pieno di paura e di ribellione. Si
chiedeva se Pollyanna ricambiasse Jamie ed era questo che lo colmava di
timore; perché capiva che non avrebbe potuto lottare contro di lui: se solo gli
fosse riuscito di dimenticare l'espressione che aveva Jamie, quando aveva
detto: «legato a due bastoni!» Se ci fosse riuscito... ma a che scopo? Non
sarebbe stato un combattimento leale. Avrebbe dovuto vegliare e attendere;
lasciare che l'altro giocasse le proprie carte e, se Pollyanna lo avesse
ricambiato, si sarebbe ritirato nell'ombra e non avrebbero mai saputo quanto
era amara la sua sofferenza. Si sarebbe dedicato interamente ai suoi ponti.
Tutto ciò era talmente bello ed eroico che Jimmy quella sera si
addormentò in uno stato di esaltazione, che gli dava quasi un senso di
felicità. Fare il martire in teoria e farlo in pratica erano, però, due cose
assolutamente diverse: era facile decidere da soli, nell'oscurità, che Jamie
doveva giocare liberamente le sue carte; ma tutto cambiava quando questa
decisione comportava che Jimmy lasciasse Pollyanna e Jamie soli, ogni volta
che li vedeva insieme. Per di più era molto turbato notando le attenzioni di
cui, almeno in apparenza, la ragazza circondava il povero ragazzo. Gli
sembrava allora che lei lo amasse e fu sotto questa impressione che un giorno
ebbe una memorabile conversazione con Sadie Dean.
Erano tutti sul campo da tennis. Sadie era seduta un po' in disparte,
quando Jimmy le si avvicinò.
— La prossima partita la giochi con Pollyanna, vero? — le domandò. La
ragazza scosse la testa.
— Pollyanna non giocherà più questa mattina.
— Perché? — chiese Jimmy stupito. Dopo un lungo silenzio Sadie
rispose con evidente imbarazzo:
— Pollyanna mi ha detto ieri sera che, secondo lei, giocava troppo a
tennis e questo non era gentile verso Jamie.
— Capisco, ma... — Jimmy si fermò con la morte nel cuore. Un istante
dopo rimase stupefatto nel sentire Sadie, che diceva con voce strana:
— Ma lui non desidera che faccia a meno di giocare. Lui non vuole che ci

111
priviamo di un divertimento per causa sua. È una cosa che lo fa star male e
lei non lo capisce. Lei no, ma io sì.
Una sfumatura nelle parole o nell'atteggiamento di Sadie colpì Jimmy, il
quale la guardò fisso cercando di non lasciarsi sfuggire la domanda, che
aveva sulla punta della lingua. Alla fine dovette arrendersi e, sforzandosi di
ostentare un sorriso disinvolto, disse:
— Non vorrai farmi credere che c'è qualcosa fra di loro?
La ragazza gli lanciò un'occhiata di disprezzo.
— Dove hai gli occhi? Non vedi che lei lo adora? Voglio dire: che si
adorano — si corresse rapidamente.
Una sorda esclamazione rischiò di tradire Jimmy che, per paura di non
controllarsi, si voltò e se ne andò in gran fretta: così in fretta, da non avere il
tempo di notare che anche Sadie si era voltata ed era intenta a guardare l'erba
intorno a sé, come se avesse perduto qualche cosa. Evidentemente, nemmeno
lei desiderava prolungare quella conversazione.
Jimmy cercò di convincersi che non c'era niente di vero, che Sadie si era
sbagliata; ma vera o no che fosse la sua affermazione, non riusciva a
dimenticarla. In capo a un po' di tempo arrivò a pensare che, dopo tutto, non
c'era possibilità di equivoci: quei due si adoravano e, al posto del cuore, gli
sembrò di avere allora un pezzo di piombo. Fedele alla promessa che aveva
fatto a se stesso, si tirò in disparte. Pollyanna non era per lui, si disse.
I giorni che seguirono furono molto tristi per Jimmy. Astenersi
dall'andare in visita al castello di Harrington era una cosa che non poteva
fare, altrimenti tutti avrebbero capito il suo segreto. Stare vicino a Pollyanna
era una tortura. Persino la compagnia di Sadie gli riusciva insopportabile,
perché non poteva dimenticare che era stata lei ad aprirgli gli occhi. L'unico
rifugio che gli restava era la signora Carew: solo accanto a lei trovava un
poco di conforto. Qualunque fosse il suo stato d'animo, lei sapeva sempre
come parlargli ed era meraviglioso scoprire quante cose sapeva sopra i ponti,
i tipi di ponti, che lui avrebbe voluto costruire. Era così simpatica e piena di
tatto, che azzeccava sempre la parola giusta. Un giorno, Jimmy stava per
parlarle del «plico», quando John Pendleton lo interruppe nel momento
buono.
Il «plico» risaliva ai tempi in cui Jimmy era un bambino e nessuno ne
aveva mai saputo nulla ad eccezione di John Pendleton, il quale ne era stato
messo al corrente solo al momento dell'adozione. Era una busta logorata dagli
anni e chiusa da un gran sigillo rosso. Gliel'aveva data suo padre, che vi
aveva scritto sopra di suo pugno: «A mio figlio Jimmy. Da non aprirsi prima

112
del suo trentesimo compleanno, salvo che se si trovasse in punto di morte. In
questo caso va aperta immediatamente».
A volte Jimmy si perdeva in riflessioni sul suo contenuto: altre volte non
si ricordava nemmeno della sua esistenza. Ultimamente, dietro consiglio di
John Pendleton, la teneva chiusa in cassaforte.
— Non sappiamo qual è il suo valore — aveva detto l'uomo con un
sorriso — e tuo padre desiderava evidentemente che tu la conservassi. Non è
il caso, dunque, che tu rischi di smarrirla.
— Anche a me dispiacerebbe perderla — aveva risposto Jimmy, — ma
non credo che abbia molto valore. Per quello che mi ricordo io, papà non
possedeva nulla.
Era di questo «plico», che Jimmy era stato sul punto di parlare alla
signora Carew, quando il signor Pendleton l'aveva interrotto.
— Forse è meglio che l'abbia fatto — disse fra sé il giovane dopo una
breve riflessione. — Avrebbe potuto credere che papà avesse qualcosa da
rimproverarsi.

113
Il triste Natale di Pollyanna

Verso la metà di settembre i Carew e Sadie Dean presero congedo e


tornarono a Boston. Per quanto sicura che li avrebbe rimpianti, Pollyanna
trasse un sospiro di sollievo, quando il treno lasciò la stazione di
Beldingsville. A nessuno avrebbe mai confessato questa sensazione e cercava
persino di scusarsi con se stessa dicendo: «Non è che io non sia
affettuosamente legata a tutti. È solo che sono così triste per il povero Jamie;
e poi... sono stanca. Mi farà piacere tornare per un po' di tempo alla solita
vita tranquilla con Jimmy.»
Nonostante questo, non riuscì a ritrovare la sua solita vita tranquilla con
Jimmy. Dopo la partenza degli ospiti le giornate furono indubbiamente
tranquille, ma non le passò con Jimmy. Il giovane si faceva vedere al castello
solo raramente e, quando veniva, non assomigliava più al Jimmy che
conosceva e al quale era abituata. Era cupo, irrequieto, silenzioso, oppure
molto gaio, occupatissimo a parlare con un nervosismo, che la imbarazzava e
le dispiaceva. Passato un po' di tempo, andò a Boston e naturalmente non
ebbe più occasione di incontrarlo.
Con sua enorme sorpresa dovette constatare quanto sentiva la sua
mancanza, finché un giorno, con le guance in fiamme e gli occhi pieni di
vergogna, fu costretta a chiedersi: — Pollyanna Whittier, non saresti per caso
innamorata di Jimmy Bean Pendleton?
A questo punto prese la decisione di essere allegra e di tenere lontano dai
suoi pensieri Jimmy Bean Pendleton. Senza volere, la zia Polly la aiutò in
questa impresa. La partenza dei Carew aveva prosciugato la sorgente delle
loro risorse più immediate e la signora aveva ricominciato a lamentarsi della
triste situazione economica, che si veniva delineando. Fu dopo uno dei suoi

114
discorsi, che gli occhi di Pollyanna caddero per caso sull'avviso di un
concorso a premi per un racconto da stampare su un giornale. A leggerlo,
pareva che vincere uno di quei premi fosse la cosa più facile del mondo.
E Pollyanna decise di tentare.
Cominciò il suo racconto il giorno dopo. O meglio: prese con importanza
una certa quantità di fogli; temperò una mezza dozzina di matite e si installò
solennemente dietro la grande scrivania della biblioteca. Dopo aver
mordicchiato la punta di due dei suoi lapis, scrisse alcune parole sul bel
foglio bianco, steso davanti a lei. Quindi emise un lungo sospiro; buttò via la
seconda matita ormai fuori uso, ne prese una terza e stette un po' a guardarla
pensierosa.
— Mi domando — si disse — dove vanno a prendere i loro titoli gli
scrittori. Forse farei meglio a scrivere prima la novella e poi a cercare il
titolo. — Presa questa decisione, cancellò le poche parole e si preparò a
prendere il via.
Non fu una partenza facile. Anche quando ebbe cominciato, andò avanti a
fatica tanto che, in capo a mezz'ora, la pagina era tutta occupata da
cancellature, dalle quali emergevano solo qua e là alcune frasi che si
riferivano al racconto. Per un altro po' di tempo, Pollyanna scrisse, corresse e
spezzò matite, finché, decisa a non arrendersi anche se il coraggio le era un
po' venuto meno, raccolse le sue carte e lasciò la stanza.
— Credo che mi troverò più a mio agio di sopra — mormorò fra sé,
mentre faceva le scale.

115
***

116
Per un mese Pollyanna lavorò assiduamente, con serietà, ma ben presto si
accorse che scrivere non era davvero un compito facile. D'altra parte, c'era la
prospettiva dei tremila dollari di premio o anche di una cifra minore, se non
fosse riuscita a classificarsi prima. Persino per cento dollari valeva la pena di
tentare! Passava, perciò, i giorni scrivendo e cancellando, quindi tornando a
scrivere, finché il racconto fu terminato. A questo punto portò con un certo
batticuore il manoscritto a Milly Snow, perché lo battesse a macchina.
Gli Snow la accolsero al solito in maniera estremamente cordiale e come
sempre si misero subito a parlare del «gioco»: in nessuna casa di
Beldingsville esso veniva giocato con altrettanta convinzione.
— Come ve la passate? — chiese Pollyanna, quando ebbe finito di
spiegare il suo problema.
— Magnificamente — rispose Milly. — È il terzo incarico che mi viene
affidato questa settimana. Sono contenta, signorina, che mi abbia consigliato
di imparare a scrivere a macchina, perché è un lavoro che posso fare stando
in casa. Ed è a lei che lo devo.
— Sciocchezze! — si schermì con garbo Pollyanna.
— È la verità. Anzitutto, non avrei mai potuto prendere un qualsiasi
impegno senza il gioco, che ha fatto tanto bene alla mamma, permettendo a
me di avere un po' di tempo libero. E poi è stata lei a suggerirmi questa idea e
ad aiutarmi nell'acquisto della macchina da scrivere. Vede se ho ragione?
Pollyanna tentò di replicare, ma questa volta fu interrotta dalla signora
Snow, che era seduta su una poltrona a rotelle vicino alla finestra. Il suo tono
era così serio che la ragazza fu costretta ad ascoltarla.
— Non credo che lei si renda conto di ciò che ha fatto ed è questo,
invece, che io vorrei farle capire. I suoi occhi, questa mattina, hanno
un'espressione che non mi piace: lei si tormenta per qualche cosa, è evidente.
Penso che, a volte, sarebbe d'aiuto anche a lei cimentarsi un po' nel gioco,
benché non creda che io non sappia che impresa dura può essere per lei.
Pollyanna si alzò. Sorrideva ma, mentre si congedava, aveva gli occhi
pieni di lacrime.

***

Una settimana prima di Natale Pollyanna spedì il plico contenente il suo


racconto alla direzione del concorso. I risultati, a quanto diceva il bando,
sarebbero stati annunciati solo in aprile, così la ragazza si preparò ad
aspettare con paziente filosofia.

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Le feste natalizie non furono un periodo felice per il castello di
Harrington, nonostante che Pollyanna si sforzasse di dare alle giornate un
tono di gaiezza. La zia Polly si rifiutò categoricamente di celebrare in un
modo qualsiasi il Natale ed era tale la sua decisione che la nipote non ebbe
nemmeno il coraggio di farle un piccolo regalo. Quella sera John Pendleton
venne in visita al castello. La signora Chilton non si fece vedere, limitandosi
a presentare le sue scuse, ma Pollyanna era così stanca della triste giornata
passata con la zia che l'accolse con gioia. Anche la sua momentanea gaiezza
fu, però, subito oscurata da un'ombra, perché l'ospite aveva portato con sé
una lettera di Jimmy e questa lettera non faceva che descrivere quello che lui
e la signora Carew avevano progettato per una splendida festa da tenere
nell'Associazione delle giovani impiegate in occasione del Natale.
Pur vergognandosi di sé, Pollyanna si rese conto che non aveva alcuna
voglia di sentir parlare di feste e meno che mai se quello che ne parlava era
Jimmy.
Sembrava invece che, anche dopo aver letto la lettera, il signor Pendleton
non fosse disposto a lasciar cadere l'argomento.
— Hanno combinato grandi cose quei due — osservò.
— Sì, veramente, è molto bello — mormorò Pollyanna cercando di dare
alle sue parole un tono di entusiasmo.
— Ed è tutto fissato per questa sera. Mi piacerebbe molto piombare in
mezzo a loro all'improvviso.
— Sì, — mormorò di nuovo Pollyanna.
— La signora Carew sapeva quello che faceva, quando ha chiesto a
Jimmy di aiutarla — continuò imperterrito il signor Pendleton. — Mi
domando, però, come se la caverà Jimmy a fare la parte di papà Natale
davanti a una cinquantina di persone.
— Sono sicura che troverà la cosa deliziosa — rispose Pollyanna alzando
il mento con un involontario gesto polemico.
— Può darsi. In ogni caso, ammetterai che è molto diverso dall'imparare
a costruire ponti. Comunque, conosco Jimmy e sono sicuro che quella
cinquantina di ragazze non lo dimenticheranno facilmente.
— Sì, sì, senza dubbio — balbettò Pollyanna cercando di parlare con
voce ferma e di non paragonare la sua serata di Natale a quella delle ragazze
di Boston in compagnia di Jimmy.
Seguì una pausa, durante la quale il suo interlocutore continuò a guardare
le fiamme che guizzavano nel caminetto.
— Che splendida donna è la signora Carew — disse alla fine.

118
— È vero. — L'entusiasmo di Pollyanna questa volta era assolutamente
genuino. — Ruth — continuò con calore — è un tesoro. È ammirevole e io
le voglio infinitamente bene.
John Pendleton si voltò verso di lei e le disse con uno sguardo pieno di
malizia:
— Lo so, cara. E non è escluso che anche altri le vogliano bene.
A Pollyanna sembrò che il cuore le salisse in gola. Un pensiero inatteso
l'assalì con forza. Jimmy! Il signor Pendleton pensava che Jimmy volesse
bene alla signora Carew in un modo tutto particolare.
— Di chi... — bisbigliò senza riuscire a terminare la sua frase.
Con un gesto nervoso, che gli era abituale, John Pendleton si alzò in
piedi.
— Di chi parlo? Delle sue ragazze, si capisce — rispose con un altro
sorriso malizioso. — Non credi che quelle cinquanta ragazze sarebbero
disposte a buttarsi nel fuoco per lei?
Pollyanna disse:
— Sì, senza dubbio — e farfugliò qualcosa a proposito dell'ultima
osservazione che le aveva fatto l'ospite.
John Pendleton passeggiò su e giù per la stanza alcune volte, poi tornò a
sedersi e, quando riprese il discorso, tornò a parlare della signora Carew.
— Che tipo strano quel Jamie. Mi domando se è davvero suo nipote. —
Visto che Pollyanna non rispondeva, continuò: — È un simpatico ragazzo e
mi piace. Ha qualcosa di distinto, che si nota immediatamente, e si vede che
lei gli è affezionata, siano o no parenti.
Ancora silenzio e adesso, quando Pendleton proseguì, aveva la voce
leggermente alterata:
— È strano che non si sia mai risposata. È ancora una bellissima donna,
non ti pare?
— Sì, certo, bellissima — affermò Pollyanna a precipizio. Proprio mentre
diceva questo, la ragazza aveva visto il proprio viso riflesso nello specchio di
fronte a lei e una volta di più si rese conto di non essere esattamente quello
che si dice «una bellissima donna».
Dal canto suo, John Pendleton continuava a chiacchierare con aria
soddisfatta, fissando sempre il fuoco. Che la ragazza gli rispondesse o meno,
persino che lo ascoltasse, sembrava non avere per lui la minima importanza:
evidentemente aveva solo una gran voglia di parlare. Alla fine, comunque, si
alzò e prese congedo quasi con rammarico. Da un'ora e mezzo, Pollyanna
aspettava con tutto il cuore questo momento per essere finalmente sola con se

119
stessa.
Ormai, tutto le era assolutamente chiaro. Jimmy era innamorato di Ruth e
questo spiegava perché, dopo la sua partenza, era stato così cupo ed agitato;
perché era venuto a trovare così di rado l'ex-compagna di giochi.
Del resto, perché non avrebbe dovuto esserne innamorato? Ruth era,
senz'altro, bella e affascinante e, se anche era più anziana di Jimmy, il fatto
non costituiva certo un ostacolo: quanti giovani sposano donne più mature di
loro? E visto che si amavano... Quella sera Pollyanna si addormentò
piangendo.
Il mattino dopo cercò di affrontare la situazione con coraggio. Ormai
sicura che Jimmy e Ruth si amassero, Pollyanna diventò particolarmente
sensibile a tutto quello che poteva rafforzarla in questa convinzione. Sempre
in allarme com'era, bastava logicamente la minima sfumatura per
insospettirla. Ecco, anzitutto, le lettere della signora Carew:
«Vedo spesso — scriveva Ruth — il tuo amico, il giovane Pendleton, e
mi è sempre più simpatico. Vorrei tuttavia spiegarmi, per curiosità, la
ragione della strana impressione che suscita in me: di averlo già visto
prima in qualche posto».
Detto questo, ne parlava spesso, incidentalmente, e la frequenza di tali
richiami dava sempre a Pollyanna una fitta al cuore Anche John Pendleton
contribuiva ad alimentare i suoi sospetti parlando sempre più spesso di
Jimmy e di ciò che egli faceva, introducendo di continuo nel discorso il
nome di Ruth. Poi c'erano le lettere di Sadie, che raccontavano come Jimmy
aiutasse Ruth, e finalmente lo stesso Jamie dava il suo bravo contributo
scrivendo: «Sono le dieci. Sono qui solo che aspetto la signora Carew, la
quale è andata con Jimmy ad assistere a una manifestazione al Rifugio
delle impiegate».
In compenso, Jimmy inviava solo raramente sue notizie a Pollyanna e lei
si ripeteva malinconica che almeno di questo poteva essere contenta.

120
Jimmy e Jamie

I giorni d'inverno passarono in questo modo, uno dopo l'altro. Gennaio e


febbraio lasciarono un ricordo di gelo e di neve; marzo arrivò con una
ventata rabbiosa, che fischiò intorno al vecchio castello e fece sbattere porte e
persiane, ormai piuttosto malandate, mettendo a dura prova i nervi dei suoi
abitanti.
In quel periodo Pollyanna aveva una certa difficoltà a fare il gioco della
contentezza, ma insisteva coraggiosamente. La zia Polly, invece, non tentava
il minimo sforzo; era cupa, scoraggiata e siccome, per di più, non stava bene,
si abbandonava completamente alla tristezza.
Pollyanna sperava sempre di vincere uno dei premi del concorso. È vero
che, ormai, aveva rinunciato al primo e si sarebbe accontentata anche di uno
degli ultimi, ma ciò non le aveva impedito di scrivere altri racconti, che aveva
poi spedito alla redazione di alcune riviste. La regolarità, con la quale
tornavano dopo il loro pellegrinaggio presso i vari editori, cominciava però a
incrinare la sua fiducia in un successo come scrittrice.
La vita di Pollyanna era ormai completamente assorbita dalla zia Polly, la
quale non immaginava neppure fino a che punto era diventata esigente e con
quanta dedizione sua nipote si dedicava a lei. Fu in una giornata di marzo
particolarmente brutta, che la situazione precipitò. Alzandosi, Pollyanna
aveva guardato il cielo sospirando, perché ormai sapeva per esperienza che
con il cattivo tempo sua zia diventava più che mai insofferente. Cantando un
motivetto allegro con una voce, che a saperla ascoltare si capiva un po'
sforzata, la ragazza scese in cucina e cominciò a preparare la colazione.
— Farò le focaccine — mormorò fra sé, mentre si affaccendava intorno
ai fornelli — perché sono i dolci che alla zia piacciono di più.

121
Mezz'ora dopo bussava alla porta della signora Chilton.
— Già alzata? — la salutò. — Che brava! E ti sei persino pettinata da
sola.
— Non riuscivo a dormire — si lagnò la signora — e non ho potuto fare
a meno di alzarmi. Quanto a pettinarmi, sono stata costretta ad arrangiarmi da
sola, visto che tu non c'eri.
— Zietta — spiegò Pollyanna, — non immaginavo che saresti stata pronta
così presto. Comunque, sono certa che sarai contenta di non avermi avuto
qui con te, quando saprai quello che ho fatto.
— Non credo — obiettò la zia Polly con una punta di malignità. —
Nessuno riuscirebbe ad essere contento questa mattina. Guarda la pioggia
come cade.
— È vero — annuì la ragazza, — ma sai benissimo anche tu che poi,
quando riappare dopo il cattivo tempo, il sole sembra non essere mai stato
così bello. E adesso vieni. La colazione è pronta.
Malgrado tutto, quella mattina le focaccine non riuscirono a rasserenare la
signora Chilton.
La giornata fu estremamente penosa e la sera la ragazza era pallida e
stanca, cosa che procurò alla signora Chilton un nuovo motivo di
inquietudine.
— Figliola! — osservò la signora. — Hai una gran brutta cera. Ho paura
che tu stia covando qualche malattia.
— Che sciocchezza, zia. Non sono assolutamente malata: sono stanca —
dichiarò Pollyanna sdraiandosi sul letto. — Com'è bello — continuò — avere
un letto. Dopo tutto, sono contenta di essere stanca, almeno riesco a gustare il
piacere del riposo.
La zia ebbe un gesto d'impazienza.
— Figuriamoci se non sei contenta, Pollyanna. Non ho mai visto una
ragazza come te. Sì, lo so, è il gioco — aggiunse in risposta ad un'occhiata
della nipote — ed è anche un bel gioco, ma trovo che tu esageri. Sarebbe un
vero sollievo se, almeno una volta, ti sentissi dire che non sei contenta.
— E perché?
— Mi darebbe un senso di riposo.
— Zia, ma io... — Pollyanna si interruppe e guardò attentamente la
signora Chilton. I suoi occhi avevano una strana espressione e, sulle labbra,
le era apparso un leggero sorriso. La signora, che aveva ripreso il lavoro in
mano, non vi prestò attenzione e la ragazza restò sdraiata sul letto
continuando a sorridere in maniera curiosa.

122
L'indomani, quando si alzò, pioveva ancora e il vento fischiava attraverso
la cappa del camino.
Quella mattina, Pollyanna non fece alcun dolce. Si limitò a preparare la
colazione e poi raggiunse in camera la zia.
— Al solito: piove — osservò la signora Chilton a mo' di saluto.
— Sì, è una cosa insopportabile — borbottò la nipote.
La zia la guardò sorpresa.
— Cosa c'è, Pollyanna — le chiese. — Sei ancora stanca?
— Sì, non ho dormito bene e anche questa è una cosa che detesto. La
notte, quando non si dorme, tutto sembra più difficile.
— Lo so per esperienza. Nemmeno io ho potuto riposare a partire dalle
due. E poi c'è quel tetto. Hai visto se piove ancora in casa? E sei già stata su a
vuotare i secchi?
— Sì, e ne ho messi degli altri, perché poco lontano si è rotta un'altra
grondaia.
— Un'altra? Povere noi!
Pollyanna continuò con voce stanca:
— È una bella seccatura doversi continuamente occupare di queste storie:
comincio a essere veramente esasperata.
Dopo queste parole, la ragazza si voltò e uscì lentamente dalla camera,
mentre la zia la seguiva sorpresa con lo sguardo.
Quel giorno la signora ebbe occasione di sorprendersi parecchie volte e di
guardare spesso la nipote con occhi turbati e inquieti. Non c'era nulla che le
andasse bene. Il fuoco non voleva saperne di accendersi; il vento spirava in
modo da far sbattere una persiana male assicurata e si scoprì che il tetto
aveva ceduto in un terzo punto. Persino il pranzo risultò penoso e nel
pomeriggio capitarono una quantità di cose, che furono seguite da commenti
scoraggiati. Alla fine, dopo una nuova lamentela di Pollyanna
particolarmente lugubre, la zia Polly alzò le mani con aria di disperazione
tragicomica. Ormai aveva capito.
— Va bene, mi arrendo — dichiarò con un sorriso malinconico. — Se ti
fa piacere, puoi essere contenta.
— Lo so, zia, ma tu avevi detto... — cominciò Pollyanna.
— Sì, ma non lo dirò mai più — la interruppe la signora risolutamente.
— Misericordia, che giornata! Non vorrei passarne un'altra del genere per
tutto l'oro del mondo. Mi rendo conto di non aver seguito troppo bene le
regole del gioco in quest'ultimo periodo, ma adesso vedrai... Adesso
cercherò, mi sforzerò... Dov'è il mio fazzoletto? — concluse, frugandosi

123
precipitosamente in tasca.

***

Pollyanna non fu la sola a trovare insopportabile l'inverno. A Boston,


nonostante gli sforzi per distrarsi, Jimmy scopriva che niente riusciva a fargli
dimenticare Pollyanna. Il giovane si diceva spesso che, se non fosse stato per
la signora Carew e per il fatto di avere la possibilità di esserle d'aiuto, la vita
non gli avrebbe offerto la minima risorsa.
Convinto che Jamie e Pollyanna si amassero, e altrettanto convinto che
l'onore gli imponesse di starsene in disparte per lasciare il campo libero al
rivale, Jimmy non faceva mai domande. Non gli piaceva parlare o sentir
parlare di Pollyanna. Sapeva che Jamie e la signora Carew ricevevano
regolarmente sue notizie, ma quando vi accennavano, cercava di cambiare
subito argomento. Per Jimmy, una Pollyanna che non gli appartenesse era
solo un motivo di pena e di dolore: per questo, era stato felice di lasciare
Beldingsville e di venire a continuare i propri studi a Boston.
— Se solo si decidessero ad annunciare il loro fidanzamento —
mormorava fra sé sempre più spesso. — Se solo riuscissi a sapere qualcosa
di più certo! Forse in questo modo riuscirei a sentirmi meglio.
Finalmente, uno degli ultimi giorni d'aprile, il suo desiderio venne
soddisfatto: riuscì a sapere qualcosa di più certo. Erano le dieci di un sabato
sera e Mary l'aveva fatto entrare in salotto dicendo:
— Avverto la signora Carew che lei è arrivato. Del resto, credo che
l'aspetti. S'accomodi, intanto.
Entrando nella camera, Jimmy si era fermato vedendo Jamie che, seduto
davanti al pianoforte, teneva i gomiti sulla tastiera e si stringeva la testa fra le
mani. Stava per ritirarsi, quando l'altro alzò la testa: aveva le guance in
fiamme e gli occhi gli brillavano come se avesse la febbre.
— Ti è successo qualcosa? — si azzardò a dire Jimmy imbarazzato.
— Successo? — esclamò il giovane stendendo le mani, nelle quali Jimmy
vide una lettera. — Tutto è successo. Anche tu proveresti la stessa
impressione, se fossi stato rinchiuso dalla nascita in un carcere e,
all'improvviso, le porte si fossero spalancate davanti a te. Non ti sentiresti
immediatamente in grado di chiedere alla ragazza che ami, se vuole diventare
tua moglie? Forse pensi che io sia pazzo e può anche darsi che lo sia, ma in
ogni caso sono pazzo di gioia. Vorrei raccontarti tutto, posso? Bisogna che mi
sfoghi con qualcuno.

124
Jimmy alzò la testa, quasi si preparasse a ricevere un colpo. Era divenuto
molto pallido, ma la sua voce era ferma quando disse:
— Certo che puoi, vecchio mio. Sarò felice di ascoltarti.
Jamie non aveva aspettato la sua risposta per cominciare e adesso parlava
con vivacità e in modo un po' incoerente.
— Per te non sarebbe una gran cosa. Tu hai le tue gambe, la libertà di
andare dove vuoi, le tue ambizioni e i tuoi ponti. Per me, invece, è tutto. È
importante avere avuto la prova che riesco a combinare qualche cosa. Sta' a
sentire. Una lettera mi ha annunciato ieri che un mio racconto ha vinto a un
concorso il primo premio: tremila dollari. Questa seconda lettera viene da un
grande editore, il quale mi comunica, con un entusiasmo estremamente
lusinghiero, di essere disposto a pubblicare il mio primo libro. Capisci adesso
perché sono pazzo di gioia?
— Certo che lo capisco. E ne sono proprio felice anch'io — si congratulò
Jimmy con calore.
— Hai ragione di farmi i tuoi rallegramenti. Sai cosa significa per me
essere indipendente come ogni altro uomo? Pensa che cosa meravigliosa se
un giorno la signora Carew potrà essere orgogliosa di avere dato a un povero
storpio un posto nella sua casa e nel suo cuore! Pensa che cosa rappresenta
per me essere in grado di dire alla ragazza, di cui sono innamorato, che
l'amo!
— Hai ragione — convenne Jimmy che, per quanto fosse diventato
pallidissimo, parlava con fermezza.
— Forse, però, farei bene a non dirglielo ancora — riprese Jamie
oscurandosi improvvisamente. — Nonostante tutto, sono sempre legato a
quelle là. — commentò indicando con un dito le stampelle. — Non riesco a
dimenticare ciò che ho provato nel bosco l'estate scorsa, quando ho visto
Pollyanna... Capisco che rischierei continuamente di vedere la mia ragazza in
pericolo senza poterle dare aiuto.
— Sì, ma... — interloquì Jimmy con voce rauca.
Jamie alzò una mano per interromperlo.
— So quello che stai per obiettarmi, ma per te è diverso: tu non sei legato
a due bastoni. Sei tu che hai soccorso Pollyanna, non io. È stato allora che ho
capito come sarebbero sempre andate le cose fra me e Sadie. Io avrei dovuto
restarmene in disparte e lasciare agli altri...
— Sadie? — esclamò Jimmy con vivacità.
— Sì, Sadie Dean. Sembri molto sorpreso. Non hai mai avuto alcun
sospetto sui miei sentimenti per Sadie? Sono riuscito a dissimularli così

125
bene?
— Ti sei comportato in maniera egregia. Non ho mai avuto il minimo
sospetto — disse Jimmy allegramente. (Le sue guance avevano ripreso il
colorito abituale e gli occhi gli ridevano di gioia). — Dunque, si tratta di
Sadie. Mi rallegro di nuovo, sul serio, davvero, come direbbe Nancy.
Jamie arrossì e scosse la testa malinconico.
— Non ti rallegrare, perché non le ho ancora parlato. Mi sembra, però,
che dovrebbe averlo intuito: pensavo che tutti lo sapessero. Di chi credevi
che si trattasse?
Jimmy esitò poi, un po' precipitosamente, rispose:
— Io, vedi, credevo che si trattasse di Pollyanna.
Jamie sorrise.
— Pollyanna è una cara ragazza e io le voglio bene, ma in maniera
diversa e proprio come lei vuol bene a me. Del resto, mi sembra che in
proposito ci sia qualcun altro che ha da far valere le sue ragioni.
Fu Jimmy ad arrossire ora con l'aria del ragazzo felice e sicuro del fatto
suo.
— E sarebbe? — chiese cercando di parlare in tono disinvolto.
— John Pendleton.
— John Pendleton? — gridò Jimmy fuori di sé.
— Chi parla del signor Pendleton? — domandò Ruth entrando.
Jamie continuò con tono sicuro e quasi compiaciuto:
— Stavo dicendo che, secondo me, il signor Pendleton avrebbe le sue
ragioni da fare valere se si accorgesse che, oltre a lui, c'è qualcun altro che
ama Pollyanna...
— Pollyanna! Il signor Pendleton! — Ruth si sedette sulla sedia più
vicina. Se i due giovani non fossero stati così assorbiti dai loro problemi
personali, avrebbero notato che il sorriso le si era spento sulle labbra e che i
suoi occhi avevano preso un'espressione quasi di timore.
— Eravate ciechi l'estate scorsa? — insistette Jamie. — Non vi ricordate
che era sempre vicino a lei? E non vi ricordate il giorno in cui abbiamo
accennato a un possibile matrimonio di John Pendleton, com'è arrossita
Pollyanna e ha cominciato a balbettare, finché ha spiegato che effettivamente
una volta lui aveva pensato a sposarsi?
— Cosa c'entra? — intervenne Jimmy con energia. — La spiegazione è
un'altra: John Pendleton è stato sì innamorato una volta, ma della madre di
Pollyanna.
— Della madre di Pollyanna? — esclamarono insieme due voci

126
stupefatte.
— Sì, lui l'amava, ma lei non voleva saperne perché, a sua volta, voleva
bene a un altro: al pastore, che poi ha sposato.
— Ed è per questo che non si è mai sposato? — chiese la signora Carew,
che non aveva potuto trattenere un sospiro di sollievo.
— Sì — rispose Jimmy. — Vedete, dunque, che non c'è alcuna ragione
perché il signor Pendleton debba essere innamorato di Pollyanna.
— Al contrario: proprio questo rafforza la mia convinzione — dichiarò
Jamie in tono saputo. — Ha amato sua madre e non ha potuto sposarla; è
logico che adesso ami la figlia e cerchi di conquistarla.
— Jamie, sei incorreggibile nell'inventare storie — osservò la signora
Carew ridendo nervosamente. — Non è un romanzetto da quattro soldi, ma
vita di tutti i giorni. Pollyanna è troppo giovane per il signor Pendleton, che
dovrebbe sposare una donna e non una ragazzina. Voglio dire, se mai gli
prendesse la fantasia di accasarsi — concluse arrossendo.
— Può darsi, ma è di una ragazzina che è innamorato! — insinuò Jamie
testardamente. — Rifletti un po'. Abbiamo mai ricevuto una sola lettera in cui
Pollyanna non dicesse che lui era andata a trovarla, trascorrendo con lei
lunghe serate?
La signora Carew si alzò, improvvisamente indaffarata:
— Sì, è vero... — E uscì dal salotto senza finire la frase. Ma, cinque
minuti dopo, quando rientrò, rimase stupita nel vedere che Jimmy se n'era
andato.
— Credevo che venisse con noi questa sera — osservò.
— Anch'io — rispose Jamie. — Invece mi ha detto che, per un
imprevisto, era costretto a lasciare Boston e che voleva appunto avvertire che
non ci avrebbe accompagnato. Ad essere sincero, però, non sono stato a
sentire molto attentamente, perché pensavo a un'altra cosa. — Con una gioia
mal dissimulata Jamie tese la sua lettera.
— Jamie — esclamò Ruth quando l'ebbe letta. — Non immagini
nemmeno come io sia fiera di te.

127
Jimmy e John

Il giovanotto che quel sabato sera scese alla stazione di Beldingsville


aveva un'aria estremamente decisa. E un'aria ancora più decisa aveva il
mattino dopo quando, prima delle dieci, prese la strada della collina, che
conduceva al castello di Harrington. Vedendo una testa bionda, che appariva
e scompariva nella serra, il giovane attraversò i prati e i viali del giardino,
finché capitò inatteso davanti alla suddetta testa bionda.
— Jimmy — esclamò Pollyanna indietreggiando per la sorpresa. — Da
dove salti fuori?
— Sono arrivato ieri da Boston. Volevo vederti.
— Vedere me?
— Sì, Pollyanna... Io desideravo o, piuttosto, temevo... Insomma, non
posso continuare a vivere in questo modo. Adesso non si tratta più di essere
cavallereschi, perché lui non è zoppo come Jamie. Può benissimo competere
con me e io, d'altro canto, ho diritto di far valere le mie ragioni.
Pollyanna lo guardava al colmo dello stupore.
— Ti prego, Jimmy Bean Pendleton: si può sapere di che cosa stai
parlando? — domandò.
— Non c'è da stupirsi se non hai capito. Non sono stato troppo chiaro,
ma da ieri non so più in che mondo vivo. Ho saputo tutto da Jamie.
— Da Jamie?
— Sì, il discorso è venuto in seguito al premio, di cui è risultato
vincitore...
— Lo so — l'interruppe Pollyanna. — È un gran successo: pensa, il
primo premio! Gli ho scritto ieri sera. Quando ho letto il suo nome e ho
capito che si trattava di lui, del nostro Jamie, ero così eccitata che ho

128
dimenticato il resto. Voglio dire, il fatto di non avere vinto niente — concluse
con aria imbarazzata.
Jimmy era così preso dai suoi pensieri, che proseguì senza nemmeno aver
notato l'osservazione di Pollyanna.
— Sì, sono contento che abbia avuto questo riconoscimento, ma
l'importante è quello che mi ha detto dopo. Fino a quel momento avevo
sempre creduto che egli amasse, che tu amassi...
— Tu credevi che Jamie ed io ci amassimo? — replicò Pollyanna
diventando rossa. — È di Sadie che Jamie è innamorato. Le ha sempre
voluto bene; non faceva altro che parlarmene e credo che lei lo ricambi.
— Bene, lo spero, ma devi capire che io non lo sapevo. Io pensavo che si
trattasse di Jamie e di te e siccome lui è zoppo, allora non sarebbe stato
corretto da parte mia se avessi cercato di conquistarti. Così l'ho lasciato libero
di giocare le sue carte, anche se questo mi ha quasi spezzato il cuore. Finché
ieri ho scoperto la verità. Insieme, però, ho scoperto un'altra cosa. Jamie mi
ha detto che c'è un altro sulla mia strada e anche questa volta mi è difficile
lottare con lui, dopo tutto quello che ha fatto per me. John Pendleton è un
uomo che può far valere le sue ragioni, ma tu capisci che... Insomma, se tu
gli vuoi bene, ma bene sul serio...
Pollyanna si era voltata più che mai sbalordita.
— John Pendleton? Cosa vuoi dire, Jimmy?
Il viso del giovane si illuminò di gioia, mentre le tendeva le mani.
— Allora non lo ami! Te lo vedo negli occhi che non lo ami!
— Cosa significa questa storia? — chiese la ragazza pallida e turbata.
— Voglio dire che non sei innamorata dello zio John, ecco tutto. Non
capisci? È Jamie che, senza volere, mi ha messo in testa questa idea e
cominciavo già a crederci, perché zio John parla sempre di te. E poi c'è la
questione di tua madre... — Jimmy si avvicinò e le passò affettuosamente un
braccio intorno alle spalle, ma la ragazza indietreggiò. — Pollyanna, ti prego,
non farmi più soffrire. Non mi vuoi proprio un po' di bene?
Pollyanna alzò il viso e lo guardò fisso. Negli occhi aveva una
espressione da animale inseguito.
— Credi davvero che mi voglia bene in quel modo? — mormorò.
Jimmy scosse la testa con impazienza.
— Non è questo che importa e, comunque, cosa vuoi che ne sappia? Il
problema è un altro. Si tratta di te. Se non sei innamorata di lui e se sei
disposta a offrirmi solo una possibilità...
— No, Jimmy. Non devo, non posso — rispose la ragazza respingendolo.

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— Non vorrai dire che lo ami? — domandò Jimmy che era impallidito.
— No, ma non capisci? Se lui mi ama, bisogna che anch'io mi sforzi di
ricambiarlo.
— In altre parole saresti disposta anche a sposarlo?
— No. Ossia, sì. Sì, credo che dovrei.
— Non puoi, Pollyanna. Ti rendi conto che mi spezzeresti il cuore?
Pollyanna si nascose di nuovo il viso fra le mani. Singhiozzava, ma in
capo ad alcuni istanti alzò la testa e disse:
— Lo so. E spezzerei anche il mio, ma è meglio che sia io a sacrificarmi,
piuttosto che lui.
Con un grido di tenerezza e di trionfo il giovane abbracciò la ragazza e la
tenne stretta contro il proprio petto.
— Adesso so che mi ami — le sussurrò in un orecchio. — Non hai detto
che questo matrimonio spezzerebbe anche il tuo cuore? E ora credi che sarei
disposto a cederti a qualcuno? Pollyanna, ti prego: dimmi che mi ami.
Per un attimo la ragazza si abbandonò fra le braccia che la stringevano.
Poi con un sospiro, per metà di gioia e per metà di rinuncia, si sciolse
dolcemente dall'abbraccio.
— Sì, Jimmy, ti amo, ma non potrei mai essere felice con te sentendo...
Insomma, caro: non capisci? Bisogna che prima io sappia se sono libera.
— Che sciocchezza. Naturale che sei libera.
— Ricordati che è mia madre che gli ha spezzato l'esistenza, quando era
ancora giovane. Da allora, ha sempre vissuto solo e senza amore. Se adesso
mi chiedesse quindi di sposarlo, io avrei il dovere di rispondergli di sì: non
potrei rifiutare.
Nonostante le spiegazioni di Pollyanna, Jimmy non capiva, ma era tale il
dolore di lei, che finì per consolarla.
— Caro — concluse la ragazza — aspettiamo. Non posso dirti altro.
Spero che non sia innamorato di me, anzi non lo credo, ma bisogna che ne
sia sicura.
Nonostante la ribellione, da cui si sentiva invadere, Jimmy fu costretto ad
accettare.
Quella sera stessa tornò a Boston in uno stato d'animo penoso, perché in
lui si agitavano felicità, speranza, esasperazione e un vivo impulso di
ribellarsi. Pollyanna, dal canto suo, non stava molto meglio perché, come il
pensiero dell'amore di Jimmy la colmava di felicità, così l'idea che John
Pendleton fosse innamorato di lei la terrorizzava addirittura. Per fortuna, la
situazione non durò a lungo e a sbrogliarla fu lo stesso John Pendleton,

130
quando, circa una settimana dopo, andò a trovare Pollyanna. Come Jimmy,
anche il signor Pendleton vide da lontano la ragazza in giardino e si diresse
immediatamente verso di lei, che nel trovarselo davanti si sentì stringere il
cuore e fece l'atto di fuggire.
— Un momento, ti prego — la richiamò il signor Pendleton affrettando il
passo. — Sei proprio la persona che desideravo vedere. Ti dispiace se
entriamo nella serra? Avrei qualcosa da dirti.
Il signor Pendleton entrò nella serra e si sedette in una poltroncina rustica,
senza nemmeno aspettare che Pollyanna si fosse seduta. La ragazza gli lanciò
un'occhiata di sfuggita e scoprì che aveva un'espressione triste e seria come al
tempo della sua infanzia, quando l'aveva conosciuto.
— Pollyanna — disse — ti ricordi che tipo ero, quando ci siamo
incontrati le prime volte?
— Certo.
— Ero un esemplare delizioso, e soprattutto amabile, della razza umana.
Non è vero?
Nonostante il suo turbamento, la ragazza non poté trattenersi dal
sorridere.
— Io le volevo bene com'era, signor Pendleton.
— Lo so ed è questo che mi ha salvato. Mi domando se riuscirò mai a
farti capire tutto ciò che il tuo affetto e la tua fiducia infantile hanno fatto per
me. Sei riuscita davvero a cambiarmi.
Pollyanna cercò di protestare, ma il suo compagno la interruppe.
— È così, mia cara. Nel corso degli anni io sono stato gradatamente
trasformato in un altro uomo. Una cosa, però, non è cambiata. Sono sempre
convinto che, come ti ripetevo allora, ci vogliano le mani e il cuore di una
donna o la presenza di un bambino, perché uno abbia una vera casa.
Lo sguardo di Pollyanna si velò nuovamente di paura.
— Lei ha la presenza di Jimmy — bisbigliò.
— Lo so, ma credo che, in coscienza, nemmeno tu possa sostenere che
Jimmy è un bambino. Del resto, Pollyanna, devo essere sincero: sento il
bisogno di avere accanto a me una donna.
Il signor Pendleton si era alzato e passeggiava in lungo e in largo per la
serra.
— Pollyanna — riprese fermandosi davanti a lei — se tu fossi al mio
posto e avessi deciso di chiedere alla donna che ami di venire a trasformare
la mia casa fredda e abbandonata in un focolare, cosa pensi che faresti?
Pollyanna ebbe un sussulto.

131
— Ecco, io non so, io forse ci rinuncerei — balbettò. — Sono sicura che
lei è molto più felice così com'è adesso.
Toccò ora al signor Pendleton sussultare.
— Il caso è, dunque, tanto disperato? È questo il tuo modo di addolcire la
pillola facendomi capire che lei non mi vorrebbe?

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— Io, veramente... no, non ho mai pensato questo — replicò Pollyanna
terrorizzata. — Lei direbbe certamente di sì, dovrebbe dirlo. Solo pensavo
che, se la ragazza non le vuole bene, lei sarebbe più felice senza di lei... —
S'interruppe vedendo il modo come il signor Pendleton la guardava.
— Non ho bisogno di lei, se non mi ama.
— È quello che pensavo.
— D'altra parte, non si tratta di una ragazza — continuò il suo
interlocutore. — Si tratta di una donna matura, che deve sapere ciò che
vuole.
Un'espressione di indicibile felicità illuminò il viso di Pollyanna.
— Allora lei ama...
— Se io amo... ma te lo sto ripetendo dal principio — rispose l'uomo un
po' seccato. — Quello che voglio sapere è se lei mi ricambia e per questo
contavo sul tuo aiuto, perché è una delle tue migliori amiche.
— Davvero? Sono sicura che le vorrà un gran bene. Le spiegherò io tutto.
Anzi, forse, è già innamorata di lei. Chi è?
Un lungo silenzio e finalmente la risposta.
— È giusto che tu lo sappia. Non riesci ad indovinare? È la signora
Carew.
— Splendido — gridò Pollyanna radiosa. — Sono contenta,
contentissima.
Un'ora più tardi, la ragazza spedì a Jimmy una lettera, che era un seguito
di frasi confuse e incoerenti, ma dalle quali sprizzava una gioia tale che il
giovane, intuendo ciò che era successo, si affrettò a prendere il treno per
Beldingsville.

134
Gli ultimi ostacoli

Pollyanna era talmente felice che, dopo aver spedito la lettera a Jimmy,
non riuscì a tenere per sé il suo segreto. Quella sera, dopo avere controllato
che tutto fosse in ordine e avere spento le luci, non poté fare a meno di
inginocchiarsi vicino al letto della signora Chilton.
— Zia, sono così contenta che ho bisogno di dirlo a qualcuno. Posso
parlare con te?
— Si capisce che puoi. Di che si tratta? Hai una buona notizia per me?
— Sì. Per lo meno lo spero — rispose la giovane arrossendo. — Spero
che sarai contenta per me. Jimmy ti informerà meglio, ma volevo essere la
prima io ad accennartene.
— Jimmy? — Il viso della signora si alterò.
— Sì, quando verrà a chiederti la mia mano — balbettò la ragazza
diventando sempre più rossa.
— Mi chiederà la tua mano? — La signora Chilton si alzò a sedere sul
letto. — Non vorrai dirmi che c'è qualcosa di serio fra te e Jimmy Bean.
— Credevo che tu volessi bene a Jimmy — disse Pollyanna spaventata.
— Certo che gli voglio bene, ma non ho mai pensato a lui come a un
marito per mia nipote. È una cosa impossibile!
— Zia — la supplicò la ragazza.
— Andiamo, non avere quell'aria desolata. È una storia senza senso e
sono contenta di poter intervenire in tempo, prima che sia troppo tardi.
— Zia, è troppo tardi. Ormai io amo Jimmy.
— Lo dimenticherai. Sentimi bene, Pollyanna: mai e poi mai acconsentirò
al tuo matrimonio con Jimmy Bean e questo per il fatto che non sappiamo
niente di lui.

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— L'abbiamo sempre conosciuto, fin da quando io ero piccola.
— Già: e chi era allora? Un piccolo vagabondo, scappato
dall'orfanotrofio. Non conosciamo né la sua famiglia né i suoi parenti.
— Cosa c'entra? Non devo sposare né la sua famiglia né i suoi parenti.
La signora Chilton si rivoltò nel letto con impazienza.
— Non farmi star male, Pollyanna. Non potresti lasciarmi in pace fino a
domani?
La ragazza si alzò in un batter d'occhio, piena di rimorsi.
— D'accordo. Vedrai che domani la cosa ti farà un effetto diverso.
L'indomani, invece, le cose rimasero immutate e l'opposizione della zia
Polly al matrimonio diventò anche più viva. Inutilmente Pollyanna supplicò e
tentò di perorare la propria causa. La signora Chilton fu inflessibile: mise in
guardia la nipote contro tutti i possibili pericoli, ai quali si va incontro
sposando qualcuno di cui non si conosce la famiglia. Infine la scongiurò di
non spezzarle il cuore con questo matrimonio, come già aveva fatto la madre
con il suo.
Quando Jimmy arrivò raggiante e con gli occhi lucidi di gioia, fu accolto
da una piccola Pollyanna sgomenta e demoralizzata, che gli disse
immediatamente respingendolo:
— Perché sei venuto, Jimmy? Volevo scriverti per raccontarti quello che
è successo.
— Mi hai scritto, cara. Ho ricevuto la tua lettera nel pomeriggio, giusto in
tempo per prendere il treno.
— Non parlo di quella. Allora non sapevo che non avrei potuto sposarti.
— Cosa vuol dire questa storia? Non vorrai farmi credere che sei
innamorata di un altro?
— Non capisci, Jimmy. Io non c'entro; si tratta della zia Polly!
— La zia Polly? E che cosa c'entra la zia Polly?
— È lei che non vuole assolutamente che ti sposi.
Il giovane scosse la testa ridendo.
— Non preoccuparti, cara. È logico che abbia paura di perderti.
— Non è questo il problema — obiettò Pollyanna imbarazzata. — Vedi,
non so come dirtelo, ma lei fa delle riserve sul tuo conto.
Jimmy si oscurò un poco.
— Forse non ha torto, non sono certo un essere eccezionale. Comunque
— continuò guardandola con tenerezza — io cercherò di farti felice e, anche
se adesso non approva la tua scelta, col tempo, una volta sposati, riusciremo
a farle cambiare idea.

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— Non posso sposarmi senza il suo consenso — gemette Pollyanna. —
Dopo tutto quello che ha fatto per me...
Vi fu un breve silenzio, quindi la ragazza, arrossendo fino alla radice dei
capelli, riprese a parlare con voce rotta:
— Jimmy, se tu... se solo tu fossi in grado di darle qualche informazione
sulla tua famiglia e su tuo padre...
Il giovane indietreggiò pallidissimo.
— È di questo che si tratta?
— Sì. — Pollyanna gli si avvicinò e gli toccò timidamente un braccio. —
Non credere... Non sono io che me ne preoccupo. Lei, invece...
Borbottando qualche parola, che la ragazza non comprese, il giovane si
affrettò verso la porta. Lasciato il castello di Harrington, andò direttamente a
casa in cerca di John Pendleton, che per l'appunto era seduto nella grande
biblioteca dalle tende rosse, dove un giorno Pollyanna era entrata da
bambina. Fu così deciso il tono, con il quale gli chiese di togliere dalla
cassaforte il famoso plico di suo padre, che il signor Pendleton rinunciò a
qualsiasi obiezione.
— Per favore — si sentì dire quando glielo tese — preferirei non essere
io ad aprirlo.
— Capisco, Jimmy. Va bene. — Con un tagliacarte il signor Pendleton
lacerò la grossa busta e ne estrasse il contenuto: parecchi foglietti, legati
insieme, e a parte una lettera, che si mise a leggere. Jimmy, che lo scrutava
con il cuore in gola, vide che sul suo viso si dipingeva prima un'espressione
di sorpresa, quindi di gioia e finalmente qualcosa, che non avrebbe saputo
definire.
— Allora? — non poté trattenersi dal chiedere a un tratto.
— Leggi tu stesso — rispose il signor Pendleton tendendogli lo scritto.
Jimmy si affrettò a leggere.

Le carte accluse alla presente, costituiscono la prova legale che Jimmy


è effettivamente figlio di John Kent e di Doris Wetherby, figlia a sua volta
del signor William Wetherby di Boston. Vi è anche una lettera, nella quale
è spiegato perché l'ho tenuto lontano dalla famiglia durante tutti questi
anni. Se il presente plico verrà aperto da lui all'età di trent'anni, spero che,
prendendo visione di questa lettera, saprà perdonare un padre, che aveva
talmente paura di perdere suo figlio da ricorrere a una soluzione estrema,
pur di tenerselo vicino. Nel caso che, lui morto, esso venisse aperto da
estranei, prego di rimettere immediatamente tutti i documenti, intatti, alla

137
famiglia di sua madre a Boston
John Kent

— Così — balbettò Jimmy — io sarei Jamie, il nipote della signora


Carew?
— È evidente.
— Non posso crederci. — Dopo un attimo il viso di Jimmy si illuminò
improvvisamente. — Dunque, adesso posso dare alla signora Chilton sicure
informazioni sulle mie origini?
— Certo — rispose il suo interlocutore, che aveva capito la situazione a
volo. — I Wetherby sono di antica nobiltà e tuo padre stesso apparteneva alla
buona società, anche se, come mi ha detto la signora Carew, era poco gradito
ai parenti della moglie per la sua originalità.
— Povero papà! Adesso capisco tante cose che allora mi stupivano. Per
esempio: come si è arrabbiato la volta che una donna mi ha chiamato Jamie.
Era furioso, poveretto. Poco dopo si ammalò e non poteva più parlare. Mi
ricordo che, quando morì, cercava di dirmi qualcosa a proposito di questo
plico: è probabile che volesse farmelo aprire subito, perché andassi dalla
famiglia di mia madre, ma io non capii.
— E se dessimo un'occhiata a tutte queste carte? — lo interruppe John
Pendleton. — Credo che in mezzo troverai anche la lettera di tuo padre...
— Naturale, ma... — Con l'aria di vergognarsi il giovane lanciò
un'occhiata all'orologio. — Mi domando fra quanto tempo potrò essere di
nuovo da Pollyanna.
John Pendleton lo guardò pensieroso; esitò, quindi disse:
— Io capisco la tua ansia di rivedere Pollyanna, ma mi sembra che, prima
di tutto, dovresti andare dalla signora Carew a farle vedere queste carte.
— È vero — ammise Jimmy. — Non ci avevo pensato.
— Se non ti dispiace — continuò il suo compagno — desidererei
accompagnarti.
— Benissimo — rispose il giovane passeggiando irrequieto per la stanza.
— Per Giove: così io, dunque, sarei Jamie. Non riesco a crederlo. Mi
domando... se la zia Ruth sarà contenta.
John Pendleton scosse la testa. Sul viso gli era tornata l'antica espressione
di tristezza.
— Puoi esserne sicuro. Io, invece, penso a me. Se tu appartieni a lei, cosa
ne sarà di questo poveretto?
— Come se io potessi andarmene via! — lo interruppe Jimmy in tono

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indignato. — Lei non ha bisogno di me; lei ha Jamie... Santo cielo — gridò
— dimenticavo Jamie. Cosa ne sarà di lui, piuttosto?
— Ci avevo già pensato, ma è stato adottato legalmente e quindi...
— Sì, ma non è questo che mi preoccupa. È che, quando saprà di non
essere il vero Jamie, ne avrà una pena da morire. La signora Carew e
Pollyanna mi hanno sempre detto che lui è sicuro di esserlo e che il fatto lo
riempie d'orgoglio. Non voglio togliergli questo motivo di felicità.
— Non vedo cosa potresti fare, ragazzo mio.
Al colmo dell'agitazione, Jimmy aveva ricominciato a passeggiare per la
stanza. D'un tratto si voltò con il viso improvvisamente rasserenato.
— Ci sono: ho trovato e sono sicuro che la signora Carew sarà d'accordo
con me. Non gli diremo niente. Lo sapranno solo la signora Carew,
Pollyanna e sua zia.
— È molto bello, ma ricordati che in questo modo rinunci a tante cose...
— Non mi importa. Non intendo portar via il suo posto a Jamie.
— Non sono certo io a rimproverarti e penso che tu abbia ragione —
approvò con calore John Pendleton tutto soddisfatto.

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Un nuovo Aladino

I preparativi di John Pendleton per la partenza furono fatti con gran


rapidità e Jimmy non si accorse che egli aveva scritto due lettere, una per la
signora Chilton, l'altra per Pollyanna, e le aveva consegnate a Susanna, la
governante, con una serie di minuziose raccomandazioni, perché venissero
recapitate al più presto.
Quando il treno fu nei pressi di Boston, il signor Pendleton disse a
Jimmy:
— Figliolo, avrei ancora un favore da chiederti. Anzi, due. Uno è che tu
non dica nulla alla signora Carew fino a domani pomeriggio; l'altro, che tu mi
permetta di andare avanti con il compito di farti da ambasciatore e non
compaia in scena prima... Diciamo, prima delle quattro. Sei d'accordo?
— Sono più che d'accordo — rispose Jimmy, — sono felice. Mi stavo
appunto domandando come avrei fatto a rompere il ghiaccio e mi rallegra
l'idea che sia un altro a farlo.
Fedele alla promessa, il giovane si presentò in casa Carew solo alle
quattro del pomeriggio seguente e anche allora era talmente imbarazzato che
fece due volte il giro dell'isolato, prima di salire le scale e di suonare. Una
volta davanti alla signora Carew, riprese il proprio sangue freddo, perché
Ruth lo mise a suo agio ricapitolando la situazione con molto tatto.
— Trovo molto bello da parte tua non dire niente a Jamie — concluse la
signora Carew. — È vero che il tuo è un grosso sacrificio, ma non sei il solo
a farlo, perché io sarei stata estremamente orgogliosa di presentarti a tutti
come mio nipote.
— Vedi, zia Ruth... — Un'esclamazione del signor Pendleton interruppe il
giovane, che vide sulla porta Jamie in compagnia di Sadie Dean. Jamie era

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pallidissimo.
— Zia Ruth? — chiese guardandoli con sorpresa alternativamente. — Zia
Ruth? Non vorrete dire che...
Jimmy e la signora Carew erano così imbarazzati che toccò a John
Pendleton salvare la situazione.
— Perché no, Jamie? — osservò con naturalezza. — Era una cosa che
avevo già intenzione di annunciarvi ed ecco l'occasione buona. Poco fa la
signora Carew mi ha reso immensamente felice rispondendo di sì a una mia
domanda. E siccome Jimmy ha l'abitudine di chiamarmi nell'intimità zio
John, perché non cominciare subito a fare lo stesso con la signora,
chiamandola zia Ruth?
— Come sono felice! — esclamò Jamie, mentre Jimmy, tenuto a bada
dagli sguardi del signor Pendleton, cercava di non manifestare né gioia né
sorpresa. La signora Carew divenne immediatamente oggetto dell'interesse
generale e le esclamazioni di festa e di augurio cominciarono a susseguirsi,
finché Jamie si girò a sua volta verso Sadie.
— Sadie, adesso glielo dico — avvisò con aria trionfante. Prima, però,
che Jamie potesse parlare, l'espressione della ragazza aveva già svelato il suo
dolce segreto e così le manifestazioni di gioia, i rallegramenti presero di
nuovo a intrecciarsi e tutti ridevano e si stringevano la mano a vicenda.
A un certo punto nell'allegria generale il solo ad avere l'aria triste fu
Jimmy.
— Per voi le cose non potrebbero andar meglio — si lamentò. — Voi
avete vicino chi vi ama, mentre io sono solo.
— Un minuto di pazienza — interloquì il signor Pendleton. — Lascia che
io mi metta nei panni di Aladino e accenda per te la lampada meravigliosa.
Ruth, posso chiamare la cameriera?
— Senz'altro — mormorò la signora Carew con stupore.
Quando Mary comparve sulla porta, John Pendleton le chiese:
— È arrivata la signorina Pollyanna?
— Sì, signore.
— Allora, la preghi di venire.
— Pollyanna è qui! — gridarono tutti, appena Mary fu scomparsa.
— Le ho mandato ieri un biglietto prima di partire, tramite la mia
governante. Mi sono preso la libertà di invitarla per qualche giorno in casa
tua, Ruth. Ho pensato che aveva bisogno di un periodo di riposo e, nel
frattempo, Susanna avrà cura della signora Chilton. Ho mandato un biglietto
anche a miss Polly — aggiunse voltandosi verso Jimmy con una strana

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espressione negli occhi. — Ho pensato che, dopo averlo letto, non avrebbe
avuto niente in contrario a lasciar venire Pollyanna.
Arrossendo, con un'aria fra stupita e interrogativa, Pollyanna si era
intanto affacciata sulla porta della stanza.
— Pollyanna, tesoro!
Jimmy le corse incontro e senza la minima esitazione l'abbracciò
affettuosamente.
— Jimmy, davanti a tutti — protestò la ragazza ancora più rossa.
— Ti avrei abbracciata anche in mezzo alla strada — esclamò il giovane.
— Del resto, guardati intorno e giudica tu se è il caso di farsi tanti scrupoli.
Pollyanna guardò ed ecco cosa vide: nel vano di una finestra c'erano
Jamie e Sadie, che voltavano la schiena al gruppo; accanto a un'altra finestra
c'erano Ruth e il signor Pendleton.
La ragazza sorrise in maniera talmente deliziosa, che Jimmy non poté
trattenersi dall'abbracciarla di nuovo.
— Non è una cosa splendida? — mormorò con dolcezza. — Adesso la zia
Polly sa tutto ed è anche lei d'accordo. Credo che avrebbe finito, comunque,
per cedere ugualmente, perché era così infelice per me. E ora, invece, è
contenta. E anch'io lo sono. Jimmy, sono contenta, ma talmente contenta per
tutto, che non so nemmeno come dirtelo.
— Dio voglia che sia sempre così, tesoro — rispose Jimmy
stringendosela al cuore.
— Sono certa che lo sarà — disse Pollyanna con gioiosa fiducia.

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