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Si dice sereno, ma chiede almeno di avere i suoi libri. Dal carcere, Ottaviano Del Turco richiede i
libri che gli agenti gli hanno sequestrato, cinque romanzi che aveva portato con sé dalla casa di
Collelongo: "Li rivoglio". E' preoccupato perchè teme che la sanità nella sua Abruzzo sia
commissariata ma sembra "molto determinato", ha detto il deputato Pierluigi Martini, segretario
della commissione giustizia della Camera, che lo ha incontrato nel carcere di Sulmona. Qui il
presidente della Regione Abruzzo è portato il 16 luglio rimarrà in isolamento completo per tre
giorni. Dopo una perquisizione nella sua casa di Collelongo in provincia dell'Aquila dalla Guardia di
finanza, la custodia cautelare è arrivata per l'inchiesta sulla sanità condotta dalla Procura della
Repubblica di Pescara. E l'accusa di una tangente da 6 milioni di euro
Nei confronti di Del Turco la procura di Pescara ha ordinato misure particolarmente severe. Per tre
giorni al governatore sarà precluso qualsiasi contatto con l'esterno: niente colloqui con i suoi
famigliari e neppure con i legali. Davanti alla storia così illustre e ai tanti contatti maturati nella
lunga carriera politica e sindacale, i magistrati sembrano quasi temere che, per sottrarsi alla
giustizia, Del Turco possa continuare a manovrare le leve del potere anche dall'interno del carcere.
"L'indagato - ha spiegao il procuratore capo Nicola Trifuoggi - ha cercato contatti ai massimi livelli
della polizia e con un altissimo magistrato per lamentarsi della nostra presunta persecuzione".
A tirare in ballo Del Turco e gli altri arrestati sarebbe stato Vincenzo Angelici, un imprenditore del
settore della sanità che possiede diverse cliniche in Abruzzo.
L'inchiesta riguarda la vicenda della cartolarizzazione di 1 miliardo di euro della sanità abruzzese.
Secondo l'accusa vi sarebbero stati movimenti di denaro per circa 14 milioni di euro di cui 12,8
consegnati.
Sono finiti in carcere il segretario generale della presidenza Lamberto Quarta, il capogruppo Pd in
Consiglio regionale Camillo Cesarone, l'assessore alle Attività produttive Antonio Boschetti,
Gianluca Zelli, l'ex direttore generale della Asl di Chieti Luigi Conca. Agli arresti domiciliari, invece,
si trovano l'ex presidente della finanziaria regionale Giancarlo Masciarelli -già al centro della prima
tranche dell'inchiesta sulla sanità in Abruzzo - , l'ex assessore alla Sanità del centrodestraVito
Domenici, l'assessore alla Sanità Bernanrdo Mazzotta, Angelo Bucciarelli.
A Francesco Di Stanislao, direttore dell'Agenzia regionale sanitaria, è stata applicata la misura del
divieto di dimora a Pescara. Di Stanislao aveva ricevuto, il 30 aprile scorso, da parte del pm
Giuseppe Bellelli, un avviso di garanzia nel quale si ipotizzavano i reati di falso, abuso in atti
d'ufficio e ommissione in atti d'ufficio. La contestazione di falso era riferita alla vicenda del presunto
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occultamento del verbale sottoscritto dall'assessore regionale alla sanità Mazzocca e dalle cliniche
private riguardanti budget e le prestazioni che i privati dovevano erogare. Su questa vicenda era
stato inviato un avviso di garanzia anche all'assessore regionale alla sanità Mazzocca. L'abuso
riguarda invece la presunta mancata pubblicazione sul sito dell'agenzia sanitaria regionale dei dati
relativi ai flussi delle prestazioni sanitarie erogate dai privati. Infine l'omissione si riferiva alla
mancata risposta alle istanze dell'Aiop in
relazione ai flussi delle prestazioni erogate ai privati.
Secondo quanto si è appreso l'inchiesta sarebbe la seconda parte di quella avviata due anni fa
sulla cartolarizzazione dei debiti della sanità abruzzese per la quale finì in carcere Masciarelli, ex
presidente della Finanziaria regionale Fir ritenuto l'artefice di un sistema per un pagamento di
tangenti.
Tra i reati contestati alle dieci persone arrestate e alle 25 indagate, vi sono: associazione per
delinquere (Masciarelli, Domenici, Conca, Boschetti, Del Turco, Quarta, Cesarone, Mazzocca, Di
Stanislao); riciclaggio (Zelli); concussione in danno dell'imprenditore della sanità Maria Vincenzo
Angelini, anch'egli indagato ma nei cui confronti il gip non ha ritenuto, per l'importante
collaborazione data, di disporre la misura cautelare richiesta, (Domenici, Masciarelli, Del Turco,
Cesarone, Quarta, Bucciarelli, Boschetti, Conca); corruzione (Del Turco, Cesarone); oltre a truffe
aggravate, falsi, abusi d'ufficio ed altro.
In una conferenza stampa la procura ha spiegato: «Abbiamo voluto questa conferenza stampa per
evitare di mandare in circolo notizia infondate e contraddittorie che provocano più danni di una
informazione corretta. E anche per consentire legittime critiche al nostro operato». Così il
Procuratore Generale di Pescara Nicola Trifuoggi ha esordito nell'incontro con i giornalisti
convocati per illustrare l'operato dell'inchiesta che ha portato in carcere il presidente della Regione
Abruzzo Ottaviano Del Turco e vari consiglieri. «Almeno chi ci sta criticando - ha continuato
Trifuoggi - saprà di cosa si parla, cosa che finora non mi pare sia accaduto».
«L'incontro richiesto da Del Turco - ha rivelato Trifuoggi - è avvenuto a casa di un comune amico.
E il Procuratore Generale de L'Aquila, non appena giunta questa richiesta di incontro mi ha
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telefonato per chiedere se fosse o meno il caso di incontrare Del Turco. Io gli dissi di andare e
farmi sapere. L'incontro è terminato alle 19 e 5 minuti, dopo il Procuratore mi ha chiamato
raccontandomi come era andata. Il giorno successivo mi è arrivata una sua relazione che è agli
atti».
Le dazioni di tangenti agli amministratori regionali sono proseguite, secondo i calcoli della Procura
di Pescara, fino a febbraio di quest'anno. Le tranche di denaro richieste a mano a mano sono state
di 200mila euro, 250 mila e 300mila euro e una volta è stato chiesto un milione, poi ridotto, con
uno sconto, a 750 mila euro.
Il meccanismo delle tangenti - secondo quanto spiegato dal Procuratore Nicola Trifuoggi - era
semplice. Si prometteva all'imprenditore della sanità privata Vincenzo Angelini di adottare
provvedimenti di giunta regionale a lui favorevoli nelle riunioni dell'esecutivo, ma tali provvedimenti
venivano adottati parzialmente. Poi veniva spiegato all'imprenditore che c'erano state difficoltà e
che si sarebbe provveduto la volta successiva. Tutto questo è andato avanti finchè l'imprenditore
ha deciso di non pagare più se non di fronte a qualcosa di concreto. Angelini, tra l'altro, si era
munito anche di un piccolo registratore con il quale ha registrato i colloqui avuti con alcuni degli
indagati che gli garantivano protezione nei confronti delle ispezioni della Asl, dalla Procura della
Repubblica, dalla Guardia di Finanza e dai Carabinieri del Nas.
Le reazioni Infinite le reazioni del mondo politico. A livello locale la più dura arriva dall'Italia dei
Valori. Immediata uscita dalla Giunta abruzzese, ritiro delle deleghe da parte dell'assessore al
Lavoro Augusto Di Stanislao - nominato nel rimpasto di poco più di un mese fa - elezioni anticipate:
queste le richieste del partito di Di Pietro che ha annunciato l'immediata presentazione di una
mozione di sfiducia nei confronti del presidente della Regione.
Tra quelle nazionali spicca quella del premier Silvio Berlusconi, totalmente solidale con Del Turco.
«Sì, ho sentito, e mi sembra una cosa molto strana che ci sia una decapitazione completa, quasi
una retata, di un intero governo di una regione; ho sentito anche il teorema accusatorio,
conoscendo l'attuale sistema dell'accusa in Italia...». Con lui tutto il centro destra.
Attendista il Pd. In una nota Walter Veltroni chiede sia fatta presto piena luca. «L'arresto di una
personalità istituzionale di rilievo come il presidente Del Turco e di assessori e funzionari della
regione Abruzzo è una notizia che riempie di stupore e amarezza» dice Veltroni. «Sarebbero
coinvolti nell'inchiesta esponenti di centrosinistra e di centrodestra. Con vicinanza umana al
presidente Del Turco, noi auspichiamo che egli sappia dimostrare la sua totale estraneità ai fatti
che gli vengono contestati. Per noi un cittadino, fino all'ultimo grado di giudizio, deve essere
considerato innocente. Al tempo stesso ribadiamo, come sempre, la piena fiducia nella
magistratura auspicando che l'inchiesta, nel più breve tempo possibile, conduca a fare piena luce
su tutta la vicenda». Il partito democratico, prosegue Veltroni «è nato anche e soprattutto per
consolidare nel nostro paese la necessità di un pieno rispetto delle regole e della legalità che
costituiscono per noi un valore, come il rispetto dei diritti dei cittadini».
Mentre il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro annuncia: «È tornata tangentopoli, è difficile
invece che torni mani pulite dal momento che in Parlamento si fanno le leggi per non fare i
processi e invece di occuparsi della giustizia si occupa di fermare la giustizia».
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Secondo il leader dell'Idv, «al di là della responsabilità penale di cui si occuperà il giudice, in
Abruzzo c'è la necessità di un ricambio generazionale della classe politica perché questo sistema
politico non ha nulla da invidiare a quello della prima repubblica. L'unica differenza- sottolinea Di
Pietro - e che allora si vergognavano quando venivano scoperti, oggi la prima cosa che si fa, come
ha fatto Berlusconi, è attaccare la magistratura che fa il suo dovere».
Del Turco è rimasto un pò deluso quando gli hanno sequestrato i cinque romanzi che aveva portato con sè da
Collelongo: sequestrati in attesa dell’autorizzazione da parte del giudice. La prima notte in cella del
Governatore è passata, questa mattina ha poi fatto regolarmente colazione con latte e caffè. Quindi ha
nuovamente chiesto di poter leggere, fino a quando è arrivata l’ispezione. E "l’ispettore" era Pierluigi Mantini
(Pd), il segretario della commissione giustizia della camera. «Fai bene a fare questi controlli nelle carceri
perchè bisogna conoscerli questi luoghi dove si imparano molte cose, sono pezzi di società che non possono
essere abbandonati», ha detto Del Turco a Mantini.
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«La presenza del presidente Del Turco è stato un motivo in più per procedere all’ispezione di un carcere che
teniamo, come Commissione Giustizia, particolarmente monitorato dopo la sequela di suicidi degli ultimi
anni - ha spiegato Pierluigi Mantini». «Mangia, riposa, viene guardato a vista, seguito come si deve e come è
prescritto nei casi di isolamento mi pare in modo eccellente. Se questa parola si può adattare a una
condizione carceraria», ha spiegato il parlamentare. Del Turco era entrato in carcere alle 15,54 di ieri scortato
dai finanzieri che l’avevano arrestato nella sua casa di Collelongo. Dopo le visite mediche di rito il presidente
della Regione è stato accompagnato nella sua cella. Tre metri per tre di grandezza con un letto, il bagno, una
piccola scrivania, la sedia e la porta. Nessun riferimento alla sua vicenda giudiziaria nel colloquio che si è
svolto alla presenza del direttore del carcere e del comandante delle guardie. «Mi è sembrato
psicologicamente molto saldo e molto determinato e sereno - ha raccontato l’onorevole Mantini all’uscita del
carcere».
«Fermo restando il fatto che non posso e non voglio esprimermi sul merito dell’inchiesta che riguarda
Ottaviano Del Turco, continuo a porre domande sugli aspetti di metodo», dice il portavoce di Forza Italia
Daniele Capezzone. «Siamo dunque dinanzi a un trattamento da boss della mala, o peggio?» si chiede,
incrociando le idee dell'ex amico Pannella. «Non mi piace il carcere di Sulmona, non mi piace la storia del
carcere di Sulmona. Non mi piacciono gli isolamenti nel carcere di Sulmona. Voglio dirlo: non mi piacciono
carceri nei quali ci sono suicidi, e quando dico suicidi nelle carceri credo che nella grande maggioranza dei
casi si tratti di omicidi. Non mi piace che Ottaviano Del Turco sia in isolamento al carcere di Sulmona» dice il
leader radicale.
Critiche ai metodi usati dalla Procura arrivano anche dal Pd. Il Presidente dei senatori del Pd Anna
Finocchiaro, interpellata dai giornalisti sulla vicenda, parla di «fatto scioccante per la spettacolarità
dell’operazione e la gran quantità di persone coinvolte». Ma sul governatore Abruzzese arrivano le bordate di
Di Pietro. «Tangentopoli c’è e più di prima, con l’aggravante che adesso è più difficile scoprire i reati e quelle
poche volte che ci si riesce, come a Pescara, la prima cosa che viene detta è che è un teorema e che i giudici
sono da eliminare». Tuona anche Beppe Grillo: «Lo psiconano ha ragione. Per lui, l’arresto di Del Turco è "il
solito teorema". Il teorema Del Turco infatti dice "la somma dei due partiti (Pdl e PD meno elle) costruiti sui
cateti è uguale all’area delle tangenti costruite sull’ipotenusà"».
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Ottaviano Del Turco
SULMONA - È finito in carcere per una maledetta vendetta. Ne è sicuro Ottaviano Del Turco. Nel
parlatoio del penitenziario di massima sicurezza di Sulmona, lo ha raccontato al figlio Guido
(giornalista del Tg5), nel giorno della prima visita concessa ai parenti. L'ormai ex presidente della
Regione Abruzzo si sente vittima di una ritorsione dell'imprenditore delle cliniche Vincenzo
Angelini, perché con il suo governo regionale "stava tagliando posti letto e soldi ai privati".
Chiarirà tutto, ha garantito al figlio. Le case, quelle foto delle mazzette e tutto il resto. Ma per
rispondere ai magistrati in merito a quelle circostanziate accuse, ha bisogno di "tempo e lucidità".
Intanto in carcere si prepara a resistere: legge e dipinge. Quasi avesse la consapevolezza che la
detenzione non finirà presto. Ieri, da casa gli hanno consegnato altri libri, tempere e tele.
Indirettamente poi, tramite il figlio, ha voluto lanciare un messaggio ai giudici: "Papà preferirebbe
restare a Sulmona e non essere trasferito al carcere di Teramo, qui si trova bene", ha detto all'uscita
del penitenziario Guido Del Turco. Ed ha aggiunto: "Nessuno di noi ha versato una lacrima, durante
l'incontro. Ci siamo lasciati con un abbraccio. Sorridendo...".
Interrogatorio in carcere a Pescara anche per Lamberto Quarta, braccio destro di Del Turco, che
invece si è limitato a respingere genericamente le accuse. A prendere le difese di Quarta fuori dal
penitenziario, davanti ai cronisti, ci ha pensato la moglie: "Angelini è un criminale a piede libero -
ha detto Cinzia Di Vincenzo - si sta vendicando di questo governo regionale per quello che non gli
ha dato".
Ieri, era previsto anche l'interrogatorio di Luigi Conga, l'ex manager della Asl di Chieti accusato di
aver chiesto tangenti per oltre sei milioni di euro, ma i suoi legali hanno presentato documentazione
sanitaria che attesta che Conga soffre di depressione, e quindi non può sostenere il colloquio con i
magistrati.
Sempre nel pomeriggio di ieri, poi, interrogatorio a sorpresa al capo di gabinetto dell'ex governatore
Del Turco, Vincenzo Rivera, come persona informata sui fatti. La famiglia di quest'ultimo
risulterebbe intestataria a Roma di una villa ottocentesca tra piazza Navona e piazza di Spagna. Del
Turco si sarebbe rivolto a lui per un eventuale affitto - ha spiegato Rivera ai giudici - dato che l'ex
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governatore doveva lasciare il suo appartamento in via del Babbuino, a causa di una maggiorazione
del canone di affitto. Su questi ed altri aspetti sono in corso verifiche.