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Federica Caponi - Roberto Camporesi Federica Caponi - Roberto Camporesi
L’AZIENDA SPECIALE
E LA GESTIONE
DEI SERVIZI COMUNALI
Guida operativa al nuovo modello organizzativo. Con schemi di statuto
I edizione
I edizione 2013
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Indice
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INDICE L’AZIENDA SPECIALE E LA GESTIONE DEI SERVIZI COMUNALI
Modulistica
- Schema generale di statuto di azienda speciale . ............................... Pag. 125
- Schema di statuto di azienda speciale: farmacia comunale ............... » 141
Appendice normativa
- D.Lgs. 18 agosto 2000, n. 267 (Testo unico delle leggi sull’ordina-
mento degli Enti Locali) - Art. 114. Aziende speciali ed istituzioni ..... » 153
Giurisprudenza
- Corte Costituzionale, sentenza 24 luglio 2013, n. 236 . ...................... » 155
- Corte dei conti, Sez. contr. Lombardia, delibera 2 ottobre 2013, n. 400 . » 177
- Corte dei conti, Sez. contr. Puglia, delibera 19 settembre 2013,
n. 142 . ................................................................................................ » 193
- Corte dei conti, Sez. contr. Lombardia, delibera 17 settembre 2013,
n. 386 .................................................................................................. » 199
- Corte dei conti, Sez. contr. Umbria, delibera 8 luglio 2013, n. 116 .... » 204
- Corte dei conti, Sez. contr. Lombardia, delibera 27 giugno 2013, n. 261 .. » 211
- Corte dei conti, Sez. contr. Liguria, delibera 1 marzo 2013, n. 11 ...... » 217
- Corte dei conti, Sez. contr. Lombardia, delibera 21 gennaio 2013, n. 24 .. » 220
- Corte dei conti, Sez. contr. Lombardia, delibera 21 gennaio 2013, n. 22 .. » 228
- Corte dei conti, Sez. contr. Lazio, delibera 9 gennaio 2013, n. 2 ....... » 233
- Corte dei conti, Sez. contr. Lazio, delibera 19 luglio 2012, n. 50 . ...... » 243
- Corte dei conti, Sez. contr. Sardegna, delibera 2 dicembre 2010, n. 109 .. » 248
- Corte dei conti, Sez. contr. Lombardia, delibera 30 novembre 2010,
n. 1014 ................................................................................................ » 252
- Corte dei conti, Sez. contr. Lombardia delibera 17 settembre 2009,
n. 640 .................................................................................................. » 260
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L’AZIENDA SPECIALE E LA GESTIONE DEI SERVIZI COMUNALI 1. introduzione
1. Introduzione
1
L’art. 1 della L. n. 103/1903 enumerava in modo esemplificativo e non tassativo la maggior parte dei
servizi pubblici che i comuni potevano gestire direttamente tramite la costituzione di un’azienda speciale
distinta dall’Amministrazione comunale.
L’elenco era meramente dimostrativo; esso rimarrà, peraltro, invariato nella successiva disciplina legisla-
tiva, rappresentando la diretta conseguenza della difficoltà, derivanti dai contrasti politici fra gli orienta-
menti che ne avevano accompagnato la nascita, di fornire una definizione esatta del servizio pubblico.
Si riporta il testo dell’art. 1 “I Comuni possono assumere nei modi stabiliti dal presente testo unico, l’impian-
to e l’esercizio diretto dei pubblici servizi e segnatamente di quelli relativi agli oggetti seguenti:1) costruzione
di acquedotti e fontane e distribuzione di acqua potabile; 2) impianto ed esercizio dell’illuminazione pub-
blica e privata; 3) costruzione di fognature ed utilizzazione delle materie fertilizzanti; 4) costruzione ed eser-
cizio di tramvie a trazione animale o meccanica; 5) costruzione ed esercizio di reti telefoniche nel territorio
comunale; 6) impianto ed esercizio di farmacie; 7) nettezza pubblica e sgombro di immondizie dalle case;
8) trasporti funebri, anche con diritto di privativa, eccettuati i trasporti dei soci di congregazioni, confrater-
nite ed altre associazioni costituite a tal fine e riconosciute come enti morali; 9) costruzione ed esercizio di
molini e di forni normali; 10) costruzione ed esercizio di stabilimenti per la macellazione, anche con diritto di
privativa; 11) costruzione ed esercizio di mercati pubblici, anche con diritto di privativa; 12) costruzione ed
esercizio di bagni e lavatoi pubblici; 13) fabbrica e vendita del ghiaccio; 14) costruzione ed esercizio di asili
notturni; 15) impianto ed esercizio di omnibus, automobili e di ogni altro simile mezzo, diretto a provvedere
alle pubbliche comunicazioni; 16) produzione distribuzione di forza motrice idraulica ed elettrica e costru-
zione degli impianti relativi; 17) pubbliche affissioni, anche con diritto di privativa, eccettuandone sempre i
manifesti elettorali e gli atti della pubblica autorità; 18) essiccatoi di granturco e relativi depositi; 19) stabili-
mento e relativa vendita di semenzai e vivai di viti ed altre piante arboree e fruttifere”.
2
Le ragioni che hanno indotto il legislatore a prevedere l’azienda municipalizzata come forma di gestione
dei servizi pubblici locali sono sintetizzate dalla relazione al progetto divenuto L. n. 103/1903.
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1. Introduzione L’AZIENDA SPECIALE E LA GESTIONE DEI SERVIZI COMUNALI
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Il R.D. n. 2578/1925 è norma da ritersi non più in vigore dopo l’approvazione del D.Lgs. n. 267/2000.
A tal proposito, è necessario segnalare che l’Adunanza Generale del Consiglio di Stato nel parere dell’8
giugno 2000, avente ad oggetto “Schema di testo unico in materia di ordinamento degli Enti Locali al
sensi dell’art. 31 della L. 3 agosto 1999 n. 265”, ha precisato che “la disciplina del R.D. n. 2578/1925 è
apparsa in larga parte incompatibile con l’attuale assetto dei servizi e con la figura dell’azienda speciale.
L’attribuzione all’azienda speciale della personalità giuridica, dell’autonomia imprenditoriale e dell’auto-
nomia organizzativa, comporta l’inapplicabilità di tutta la precedente normativa sul funzionamento e sugli
organi dell’azienda prevista dal t.u. n.2578/1925. Si è pertanto evidenziata l’esigenza dell’abrogazione
implicita del Testo Unico approvato con R.D. 15 ottobre 1925, n. 2578”.
8
L’AZIENDA SPECIALE E LA GESTIONE DEI SERVIZI COMUNALI 1. introduzione
4
Udienza 25 aprile 1914; Pres. Sabatini, Est. D’Amelio, P. M. De Notaristefani (concl. conf.); Congrega-
zione di carità di Milano (Avv. Toti, Scotti) c. Finanze dello Stato (Avv. erar. Pulvirenti). Il Foro Italiano Vol.
39, parte prima: giurisprudenza civile e commerciale (1914), pp. 1177/1178 - 1181/1182.
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1. Introduzione L’AZIENDA SPECIALE E LA GESTIONE DEI SERVIZI COMUNALI
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L’AZIENDA SPECIALE E LA GESTIONE DEI SERVIZI COMUNALI 2. Caratteristiche dell’azienda speciale
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Le fonti giuridiche prese in considerazione per la realizzazione della classificazione sono la Costituzio-
ne della Repubblica, il codice civile e la legislazione speciale. Inoltre, per cogliere alcuni fenomeni non
riconducibili alle forme giuridiche tipiche l’ISTAT ha fatto riferimento alla giurisprudenza.
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2. Caratteristiche dell’azienda speciale L’AZIENDA SPECIALE E LA GESTIONE DEI SERVIZI COMUNALI
buendo a ciascun organismo un codice a quattro cifre, dove la prima cifra individua
la sezione, la seconda la divisione e le ultime due la classe.
Le aziende speciali sono state inserite nella sezione 1.6 - Ente pubblico economico,
azienda speciale e azienda pubblica di servizi6.
Per quanto riguarda le aziende speciali, in dottrina e in giurisprudenza negli anni si
è consolidato l’orientamento secondo il quale sono “enti che, operando nel campo
della produzione di beni e servizi e svolgendo attività prevalentemente o esclusiva-
mente economiche, informano la propria attività al criterio della obiettiva economi-
cità, intesa quest’ultima come necessità minima di copertura dei costi dei fattori di
produzione attraverso i ricavi” (Cass., Sez. Unite, sentenza 15 dicembre 1997, n.
12654; Cass. Sez. Unite, sentenza n. 7639/2008).
È principio consolidato in giurisprudenza che “non è l’oggetto dell’attività che de-
termina il discrimine tra ente pubblico non economico, ente pubblico economico ed
azienda speciale, ma la struttura giuridica ed il modo in cui l’ente esercita la propria
attività” (Cass. Sez. Unite, sentenza n. 15661/2006).
A riprova della qualità di ente pubblico economico, l’articolo 114, comma 4 del
TUEL statuisce che l’azienda ha l’obbligo del pareggio di bilancio da perseguire
attraverso l’equilibrio dei costi e dei ricavi, compresi i trasferimenti.
2.1 - Strumentalità
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1.6.10 - Ente pubblico economico
Gli enti pubblici economici pur essendo regolati da norme di legge, possiedono un accentuato grado di
autonomia finanziaria patrimoniale amministrativa e contabile: personalità giuridica e patrimonio proprio,
propri organi di gestione e controllo, bilanci propri (ma vi era anche un controllo esterno, contabile e di
gestione, affidato alla Corte dei conti).
1.6.20 - L’azienda speciale è ai sensi dell’art. 114 del D.Lgs. n. 267/2000
È un ente di gestione di pubblici servizi locali, dotato di autonomia imprenditoriale nonché statutaria. Tale
modalità di gestione è stata prevista quando lo svolgimento dei servizi pubblici locali implica un’attività
imprenditoriale caratterizzata dalla snellezza, managerialità.
Rappresenta una delle forme con cui gli Enti Locali possono provvedere alla gestione dei servizi pubblici
che abbiano per oggetto produzione di beni e attività rivolte a realizzare fini sociali.
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L’AZIENDA SPECIALE E LA GESTIONE DEI SERVIZI COMUNALI 2. Caratteristiche dell’azienda speciale
tra l’attività dell’azienda e le esigenze della collettività stanziata sul territorio dell’en-
te che l’ha costituita.
I vincoli che legano l’azienda speciale al comune sono pertanto molto stretti sia sul
piano della formazione degli organi, che su quella degli indirizzi, dei controlli e della
vigilanza, da farla ritenere “elemento del sistema amministrativo facente capo allo
stesso Ente territoriale” (Corte Cost., sentenza n. 28/1996).
L’attribuzione della personalità giuridica, ai sensi del citato art. 114 del TUEL, rende
l’azienda speciale un soggetto a sé stante rispetto all’Ente Locale di riferimento che
l’ha costituita.
L’azienda dunque non è più un organo dell’Ente Locale a legittimazione separata,
come era l’azienda municipalizzata prevista dal R.D. n. 2578/1925.
L’attribuzione della personalità giuridica però non ha mutato la natura pubblica e
non ha trasformato l’azienda in un soggetto privato, ma l’ha solo configurata come
un nuovo centro di imputazione di situazioni e rapporti giuridici, distinto dal comu-
ne, con una propria autonomia decisionale.
Tale riconoscimento ha reso necessario che l’azienda effettui autonome scelte di tipo
imprenditoriale e organizzative, connesse ai fattori della produzione, secondo modelli
propri dell’impresa privata, compatibilmente però con i fini sociali dell’ente titolare, per il
conseguimento di un maggiore grado di efficacia, efficienza e economicità del servizio.
L’azienda speciale è soggetto istituzionalmente dipendente dall’Ente Locale ed è le-
gata a questo da stretti vincoli (sul piano della formazione degli organi, degli indirizzi,
dei controlli e della vigilanza), al punto da farla ritenere un elemento del sistema ammi-
nistrativo facente capo allo stesso ente territoriale, ovvero, pur con l’accentuata auto-
nomia derivante dall’attribuzione della personalità giuridica, anche parte dell’appara-
to amministrativo del comune (Cons. Stato, Sez. V, sentenza n. 4850/2000; sentenza
n. 2735/2000; sentenza n. 4586/2001; Corte Cost., sentenza n. 28/1996).
Il riconoscimento della personalità giuridica all’azienda speciale comporta, oltre
l’iscrizione nel registro delle imprese, alla sua assoggettabilità al regime fiscale pro-
prio delle aziende private (Cons. Stato, Sez. III, sentenza 18 maggio 1993, n. 405)
e alla disciplina di diritto privato per quanto attiene al profilo dell’impresa e per
i rapporti di lavoro dei dipendenti (Tribunale di Milano, Sez. Lavoro, sentenza n.
4776/2011; Tribunale di Ragusa, Sez. Lavoro, sentenza n. 711/2013; T.A.R. Liguria,
Sez. II, sentenza 24 maggio 1995, n. 272).
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2. Caratteristiche dell’azienda speciale L’AZIENDA SPECIALE E LA GESTIONE DEI SERVIZI COMUNALI
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L’AZIENDA SPECIALE E LA GESTIONE DEI SERVIZI COMUNALI 2. Caratteristiche dell’azienda speciale
Dal 2013 sono escluse da tali vincoli e limiti le aziende speciali che gestiscono
servizi socio-assistenziali ed educativi, servizi scolastici e per l’infanzia, culturali e
farmacie.
Tali vincoli e deroghe saranno approfonditi nei capitoli successivi.
Inoltre, tutte le aziende speciali, in quanto enti strumentali dell’Ente Locale, sono
assoggettate ad un vincolo di territorialità per quanto riguarda la possibilità di
svolgere attività a favore di enti diversi rispetto a quello di appartenenza.
Tale limite sussiste nel caso in cui l’azienda intenda acquisire direttamente l’affi-
damento di uno o più servizi da parte di un soggetto diverso dall’ente conferente.
L’articolo 5 del D.P.R. n. 902/1986 ha previsto che “il comune può deliberare (…)
l’estensione dell’attività della propria azienda di servizi al territorio di altri Enti Lo-
cali, previa intesa con i medesimi, sulla base di preventivi d’impianto e d’esercizio
formulati dall’azienda stessa. Con lo stesso atto deliberativo è approvato lo schema
di convenzione per la disciplina del servizio e per la regolazione dei conseguenti
rapporti economico-finanziari, fermo restando che nessun onere aggiuntivo dovrà
gravare sull’ente gestore del servizio”.
A tal proposito, è necessario ricordare che il Consiglio di Stato, in numerose sen-
tenze (tra cui, n. 6325/2004; n. 4586/2001; n. 475/1998) ha chiarito che l’estensione
dell’attività delle aziende speciali al di fuori del territorio dell’ente che le ha costitu-
ite, richiede il rispetto delle regole procedimentali e dei limiti sostanziali posti dalle
norme positive e presuppone l’interesse della collettività dell’ente confinante.
La giurisprudenza infatti ha ribadito più volte che l’azienda speciale può svolgere
attività esclusivamente per l’Ente Locale di riferimento.
Nel caso in cui il comune sottoscriva accordi con altri enti confinanti per lo svol-
gimento di servizi di interesse per i propri cittadini, gestiti dall’azienda speciale, è
possibile, previo accordo tra gli enti, che l’azienda sia affidataria da parte del pro-
prio comune, dello svolgimento delle attività anche a favore dei cittadini degli enti
aderenti all’accordo.
La giurisprudenza ha infatti da sempre richiesto un collegamento funzionale tra il
servizio eccedente l’ambito locale e le necessità della collettività locale7.
L’azienda speciale di un comune, infatti, “può anche estendere il proprio servizio in
un altro comune, ma a patto che ciò realizzi un’integrazione funzionale della propria
attività con quella del comune vicino”.
L’azienda speciale, quindi, può esercitare attività al di fuori del territorio dell’ente
costituente sulla base di specifiche convenzioni tra Enti Locali, nell’ambito delle
quali i comuni possono disporre l’affidamento di taluni servizi all’azienda speciale.
Il Consiglio di Stato ha precisato che tali limiti e possibilità per le aziende speciali
derivano dall’elemento della strumentalità e sono le stesse norme ad indicare il nes-
7
Il Consiglio di Stato, Sez. V, sentenza 23 aprile 1998, n. 475, ha chiarito che l’estensione dell’attività
delle aziende speciali comunali al di fuori del territorio dell’Ente locale che le ha costituite presuppone
comunque un collegamento funzionale - che non può essere ridotto al puro dato dell’interesse imprendi-
toriale - tra il servizio eccedente l’ambito locale e le necessità della collettività locale.
Tale collegamento funzionale sussiste, ad esempio, nel caso dell’integrazione funzionale della propria
attività con quella del Comune confinante, sicché vengono in tal modo soddisfatte anche le esigenze
della collettività stanziata sul territorio dell’Ente che l’ha costituita.
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2. Caratteristiche dell’azienda speciale L’AZIENDA SPECIALE E LA GESTIONE DEI SERVIZI COMUNALI
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Il Consiglio di Stato, Sez. V, n. 2360 del 27 aprile 2010, ha chiarito che un comune può legitti-
mamente avvalersi dell’azienda speciale di altro Comune per la gestione di un proprio servizio, a
seguito di convenzione stipulata nel contesto della normativa di cui al D.P.R. n. 902/1986, in quanto,
sulla base del combinato disposto dell’art. 5 del D.P.R. n. 902 cit. e dell’art. 24 della L. n. 142/1990,
può delinearsi un modello procedimentale tipizzato (conclusione di un’intesa disciplinante aspetti
predeterminati, deliberazione con maggioranza qualificata dell’estensione dell’attività dell’azienda
speciale al territorio dell’altro Ente Locale) per l’adozione di una formula organizzatoria alternativa
alla conclusione di contratti con imprese in concorrenza tra loro. Rispetto a tale modulo conven-
zionale rimane interdetta anche l’applicazione della disciplina comunitaria in tema di procedure di
appalto, posta a tutela del mercato e della concorrenza (Riforma della sentenza del T.A.R. Lombar-
dia - Milano, Sez. III, n. 1905/1997).
In tal senso, T.A.R. Lazio - Roma Sez. II, sentenza n. 11799/2006.
9
Il T.A.R. Sicilia - Palermo, Sez. II, con la sentenza n. 331/2005 ha ribadito che un’azienda speciale non
può partecipare ad una gara per l’affidamento della gestione di un servizio pubblico al di fuori del proprio
territorio, tranne che nei casi di avvenuta stipula di apposite convenzioni.
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L’AZIENDA SPECIALE E LA GESTIONE DEI SERVIZI COMUNALI 2. Caratteristiche dell’azienda speciale
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2. Caratteristiche dell’azienda speciale L’AZIENDA SPECIALE E LA GESTIONE DEI SERVIZI COMUNALI
- gestione del rischio: indicazione delle attività nell’ambito delle quali è più ele-
vato il rischio di corruzione;
- formazione in tema di anticorruzione: pianificazione di un percorso di forma-
zione rivolto ai dipendenti in materia di anticorruzione.
- codici di comportamento: eventuale, nel caso in cui l’Ente Locale di riferimento
abbia previsto nel proprio codice di comportamento l’estensione di alcuni prin-
cipi e vincoli anche ai dipendenti degli organismi controllati dall’ente. In tal caso,
anche l’azienda sarà obbligata a approvare un codice di comportamento per i
propri dipendenti che tenga conto di quanto previsto dal comune;
L’azienda è quindi obbligata a nominare il responsabile della prevenzione della cor-
ruzione, il quale dovrà entro il 15 dicembre di ogni anno redigere una relazione
annuale di rendiconto sull’efficacia delle misure di prevenzione definite dal piano.
Tale documento dovrà essere pubblicato sul sito istituzionale di ciascuna azienda.
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L’AZIENDA SPECIALE E LA GESTIONE DEI SERVIZI COMUNALI 4. Il personale delle aziende speciali
L’articolo 1, comma 2, del D.Lgs. n. 30 marzo 2001, n. 165 stabilisce che “Per am-
ministrazioni pubbliche si intendono tutte le amministrazioni dello Stato, ivi compre-
si gli istituti e scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative, le aziende ed
amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, le Regioni, le Province, i Co-
muni, le Comunità montane, e loro consorzi e associazioni, le istituzioni universitarie,
gli Istituti autonomi case popolari, le Camere di commercio, industria, artigianato e
agricoltura e loro associazioni, tutti gli enti pubblici non economici nazionali, regio-
nali e locali, le amministrazioni, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale,
l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (ARAN) e
le Agenzie di cui al decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300”.
Come si vede la norma non richiama le aziende speciali, ma stabilisce che sono
pubbliche amministrazioni i consorzi e le associazioni di Enti Locali, nonché gli enti
pubblici non economici locali.
Ai sensi dell’articolo 114, comma 1 del D.Lgs. n. 267/2000, l’azienda speciale è ente
strumentale dell’Ente Locale dotato di personalità giuridica, di autonomia imprendi-
toriale e di proprio statuto, approvato dal consiglio comunale o provinciale.
Essa è dotata di personalità giuridica, attribuita per la prima volta dalla L. n.
142/1990.
In precedenza, infatti, le aziende municipalizzate erano “strutturate come organi
dell’ente pubblico, prive di autonoma personalità, ma dotate soltanto di autonomia
gestionale, finanziaria e contabile” (Corte di Cassazione, sentenza n. 231/1999).
Per quanto concerne la natura giuridica, richiamando l’excursus ricostruttivo del
giudice contabile in sede giurisdizionale (Corte dei conti, sezione II centrale, sen-
tenza 32/2001), è pacifico che - a seguito della L. n. 142/1990, le aziende speciali
abbiano acquistato la natura di enti pubblici economici, soggetti a regime di diritto
privato, anche se un risalente orientamento argomentava in tal senso già nell’asset-
to normativo ante L. n. 142/199053.
Come chiarito dal giudice amministrativo54, “ai fini dell’applicazione della discipli-
na di cui al D.Lgs. n. 30 marzo 2001, n. 165, recante norme generali in materia di
rapporto di lavoro alle dipendenze di amministrazioni pubbliche, non rientrano nel-
la nozione di amministrazione pubblica gli enti pubblici economici, non ricompresi
nell’elencazione contenuta nell’art. 1, comma 2, del citato decreto (che si riferisce a
“tutti gli enti pubblici non economici nazionali, regionali e locali”)”.
53
Cass., SS. UU., 15 dicembre 1997 n. 12654.
Nell’ambito dell’opinione tradizionale si discuteva, poi, se esse avessero acquistato tale natura giuridica
immediatamente per via dell’efficacia precettiva dell’articolo 23 della citata legge (Cass., SS. UU., n.
5085/1997) oppure attraverso l’approvazione del relativo statuto (Cass. SS. UU. n. 12708/1998).
54
In tal senso, Consiglio di Stato, Sez. V, Sentenza n. 641 del 7 febbraio 2012, con la quale è stata con-
fermata la sentenza del T.A.R. Lazio - Roma, Sez. II-ter, n. 931/2011.
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4. Il personale delle aziende speciali L’AZIENDA SPECIALE E LA GESTIONE DEI SERVIZI COMUNALI
Il corollario della qualificazione delle aziende speciali quali enti pubblici economici
è che i lavoratori di dette aziende non hanno lo status di dipendente pubblico.
Questa interpretazione è stata ribadita recentemente dal Consiglio di Stato, Sez.
IV, con la sentenza n. 641 del 7 febbraio 2012, con la quale ha respinto il ricorso
presentato da alcuni dipendenti di un’azienda speciale che avevano impugnato la
deliberazione del consiglio comunale con la quale l’azienda pubblica era stata tra-
sformata in società per azioni a capitale interamente pubblico, in particolare, nella
parte in cui non era stato consentito alle dipendenti di non transitare nella nuova
s.p.a. e di essere immesse nei ruoli del comune.
Secondo le ricorrenti, infatti, il loro trasferimento alla società avrebbe determinato
una modifica peggiorativa del proprio status giuridico-economico, comportando la
perdita dello status di dipendente pubblico.
Il Consiglio di Stato ha chiarito che le ricorrenti non erano considerabili dipendenti
pubblici già quando erano in servizio presso l’azienda speciale non essendo la stes-
sa, ai sensi dell’articolo 1, comma 2 del T.U. sul pubblico impiego, un’Amministra-
zione Pubblica, giacché l’azienda speciale del comune rientra nella categoria degli
enti pubblici economici55.
La disciplina dello stato giuridico e del trattamento economico del personale di-
pendente è quella che risulta dai contratti collettivi nazionali di lavoro stipulati dalla
associazione nazionale di categoria alla quale l’azienda aderisce e dagli eventuali
contratti collettivi aziendali e per quanto in essi non stabilito dalle leggi.
L’inapplicabilità del D.Lgs. n. 165/2001 comporta altresì che l’azienda speciale non
sia vincolata alle regole su misurazione, valutazione e trasparenza della performan-
ce, merito e premi sancite dal D.Lgs. n. 150/2009.
In tal senso, si è espressa la CIVIT (Commissione indipendente per la valutazione,
la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche) che, nel maggio 2012, in
merito al quesito posto, relativo all’applicabilità del D.Lgs. n. 150/2009 alle aziende
partecipate dagli Enti Locali, alle aziende speciali e, più in generale, alle società a to-
tale o prevalente capitale pubblico, ha chiarito che l’ambito di applicazione del D.Lgs.
n. 150/2009 è identificato dagli articoli 1 e 2, che rinviano al D.Lgs. n. 165/2001.
Quest’ultimo definisce con precisione il proprio ambito di applicazione nell’articolo
1, comma 2, in cui non sono comprese le aziende partecipate da enti, le aziende
speciali degli Enti Locali e le società partecipate da enti pubblici.
Ciò non esclude, tuttavia, secondo la CIVIT, la possibilità di valutare l’opportunità
di adeguare i controlli esistenti ai principi del D.Lgs. n. 150/2009, tenendo anche
conto di quanto stabilito dalle regioni di appartenenza ai sensi degli articoli 16 e 31
del decreto medesimo.
Il fatto che il rapporto di lavoro dei dipendenti dell’azienda speciale non sia rego-
lato dalle norme del D.Lgs. n. 165/2001 comporta altresì la necessità che gli orga-
ni dell’azienda pongano particolare attenzione alla gestione di alcuni istituti che nel
pubblico impiego sono disciplinati delle norme derogatorie a quelle di diritto comune.
Ci si riferisce, in particolare, alla disciplina dell’incompatibilità, cumulo di impie-
ghi e incarichi che, nell’ambito del pubblico impiego è disciplinata dall’articolo 53,
55
Cass., nn. 15661/06, 14101/06, 18015/02 e 10968/01.
58
L’AZIENDA SPECIALE E LA GESTIONE DEI SERVIZI COMUNALI 4. Il personale delle aziende speciali
56
Art. 2105 c.c. - Obbligo di fedeltà - Il prestatore di lavoro non deve trattare affari, per conto proprio o
di terzi, in concorrenza con l’imprenditore, né divulgare notizie attinenti all’organizzazione e ai metodi di
produzione dell’impresa, o farne uso in modo da poter recare ad essa pregiudizio.
57
Art. 2106 c.c. - Sanzioni disciplinari: - L’inosservanza delle disposizioni contenute nei due articoli pre-
cedenti può dar luogo alla applicazione di sanzioni disciplinari, secondo la gravità dell’infrazione.
58
Art. 52, D.Lgs. n. 165/2001 - Disciplina delle mansioni - 1. Il prestatore di lavoro deve essere adibito alle
mansioni per le quali è stato assunto o alle mansioni equivalenti nell’ambito dell’area di inquadramento
ovvero a quelle corrispondenti alla qualifica superiore che abbia successivamente acquisito per effetto
delle procedure selettive di cui all’articolo 35, comma 1, lettera a). L’esercizio di fatto di mansioni non
corrispondenti alla qualifica di appartenenza non ha effetto ai fini dell’inquadramento del lavoratore o
dell’assegnazione di incarichi di direzione.
1-bis. I dipendenti pubblici, con esclusione dei dirigenti e del personale docente della scuola, delle
accademie, conservatori e istituti assimilati, sono inquadrati in almeno tre distinte aree funzionali. Le
progressioni all’interno della stessa area avvengono secondo principi di selettività, in funzione delle
qualità culturali e professionali, dell’attività svolta e dei risultati conseguiti, attraverso l’attribuzione di
fasce di merito. Le progressioni fra le aree avvengono tramite concorso pubblico, ferma restando la
possibilità per l’amministrazione di destinare al personale interno, in possesso dei titoli di studio richiesti
per l’accesso dall’esterno, una riserva di posti comunque non superiore al 50 per cento di quelli messi
a concorso. La valutazione positiva conseguita dal dipendente per almeno tre anni costituisce titolo rile-
vante ai fini della progressione economica e dell’attribuzione dei posti riservati nei concorsi per l’accesso
all’area superiore.
2. Per obiettive esigenze di servizio il prestatore di lavoro può essere adibito a mansioni proprie della
qualifica immediatamente superiore:
a) nel caso di vacanza di posto in organico, per non più di sei mesi, prorogabili fino a dodici qualora siano
state avviate le procedure per la copertura dei posti vacanti come previsto al comma 4;
b) nel caso di sostituzione di altro dipendente assente con diritto alla conservazione del posto, con
esclusione dell’assenza per ferie, per la durata dell’assenza.
3. Si considera svolgimento di mansioni superiori, ai fini del presente articolo, soltanto l’attribuzione in
modo prevalente, sotto il profilo qualitativo, quantitativo e temporale, dei compiti propri di dette mansioni.
4. Nei casi di cui al comma 2, per il periodo di effettiva prestazione, il lavoratore ha diritto al trattamento
previsto per la qualifica superiore. Qualora l’utilizzazione del dipendente sia disposta per sopperire a
vacanze dei posti in organico, immediatamente, e comunque nel termine massimo di novanta giorni dalla
data in cui il dipendente è assegnato alle predette mansioni, devono essere avviate le procedure per la
copertura dei posti vacanti.
59
4. Il personale delle aziende speciali L’AZIENDA SPECIALE E LA GESTIONE DEI SERVIZI COMUNALI
settore privato l’articolo 2103 del codice civile secondo cui “il prestatore di lavoro
deve essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto o a quelle corrispon-
denti alla categoria superiore che abbia successivamente acquisito ovvero a man-
sioni equivalenti alle ultime effettivamente svolte, senza alcuna diminuzione della
retribuzione. Nel caso di assegnazione a mansioni superiori il prestatore ha diritto al
trattamento corrispondente all’attività svolta, e l’assegnazione stessa diviene defini-
tiva, ove la medesima non abbia avuto luogo per sostituzione di lavoratore assente
con diritto alla conservazione del posto, dopo un periodo fissato dai contratti col-
lettivi, e comunque non superiore a tre mesi. Egli non può essere trasferito da una
unità produttiva ad un’altra se non per comprovate ragioni tecniche, organizzative
e produttive”.
Pertanto, nella disciplina privatistica il sistema dello ius variandi è fondato sull’auto-
matica trasformazione delle mansioni superiori in acquisizione della posizione su-
periore ad esse corrispondente, ovvero sul consolidamento e sul conseguimento
della posizione rivestita a seguito del loro svolgimento.
Il comma 2 dell’articolo 2103 c.c., che prevede la nullità “di ogni patto contrario”,
sottolinea l’inderogabilità della disciplina.
Ciò significa, in particolare, che sia l’autonomia individuale che collettiva non pos-
sono, in linea di principio, disporre una modifica peggiorativa della mansione.
Contrariamente, tale principio non trova applicazione nel pubblico impiego, dal mo-
mento che si verrebbe a determinare un contrasto con il dettato dell’articolo 9759
della Costituzione che, al comma 3, dispone precise modalità per il reclutamento
dei dipendenti pubblici.
Ciò costituisce uno dei più significativi elementi di differenziazione tra rapporto di
lavoro pubblico e privato.
Infatti, mentre nel primo caso resta preclusa ogni rilevanza all’esercizio di fatto di
mansioni superiori60, nel rapporto di lavoro privato l’articolo 2103 c.c. prevede che
5. Al di fuori delle ipotesi di cui al comma 2, è nulla l’assegnazione del lavoratore a mansioni proprie di
una qualifica superiore, ma al lavoratore è corrisposta la differenza di trattamento economico con la qua-
lifica superiore. Il dirigente che ha disposto l’assegnazione risponde personalmente del maggior onere
conseguente, se ha agito con dolo o colpa grave.
6. Le disposizioni del presente articolo si applicano in sede di attuazione della nuova disciplina degli or-
dinamenti professionali prevista dai contratti collettivi e con la decorrenza da questi stabilita. I medesimi
contratti collettivi possono regolare diversamente gli effetti di cui ai commi 2, 3 e 4. Fino a tale data, in
nessun caso lo svolgimento di mansioni superiori rispetto alla qualifica di appartenenza, può comportare
il diritto ad avanzamenti automatici nell’inquadramento professionale del lavoratore”.
59
Articolo 97 Cost.: “Le pubbliche amministrazioni, in coerenza con l’ordinamento dell’Unione europea,
assicurano l’equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del debito pubblico. (comma così premesso dal com-
ma 1 dell’art. 2, L.Cost. 20 aprile 2012, n. 1. Tali disposizioni si applicano, ai sensi di quanto disposto dal
comma 1 dell’art. 6 della stessa, a decorrere dall’esercizio finanziario relativo all’anno 2014) I pubblici
uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e
la imparzialità dell’amministrazione. Nell’ordinamento degli uffici sono determinate le sfere di competen-
za, le attribuzioni e le responsabilità proprie dei funzionari. Agli impieghi nelle Pubbliche Amministrazioni
si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge.
60
Infatti, le mansioni superiori svolte dai dipendenti pubblici rispetto a quelle dovute sulla base del prov-
vedimento di nomina o di inquadramento, sono del tutto irrilevanti ai fini sia economici, sia di progressio-
ne di carriera, in mancanza di apposita norma di legge (cfr. Cons. Stato, Ad. Plen., nn. 22/99 e 3/2006 e,
60
L’AZIENDA SPECIALE E LA GESTIONE DEI SERVIZI COMUNALI 4. Il personale delle aziende speciali
dallo svolgimento di mansioni superiori scaturisca non solo il diritto alla retribuzione
corrispondente, ma anche l’inquadramento nella qualifica superiore.
Tale condizione comporta, inevitabilmente, che sia prestata particolare attenzione
alla gestione delle mansioni dei dipendenti dell’azienda, al fine di evitare possibili
contenziosi.
Ancora più differenziate, rispetto alla disciplina pubblicistica, sono le disposizioni
in tema di recesso.
Mentre nel pubblico impiego trovano applicazione le norme degli articoli 55 e se-
guenti del D.Lgs. n. 165/2001, il nucleo della normativa in tema di licenziamento
individuale del dipendente privato è rinvenibile nell’articolo 7 dello Statuto dei la-
voratori, negli articoli 2118 e 2119 del codice civile, nonché nella L. 15 luglio 1966,
n. 604 recante “Norme sui licenziamenti individuali”, oltre che nelle disposizioni del
CCNL di riferimento.
La risoluzione del rapporto di lavoro deve trovare fondamento, eccetto le ipotesi
residuali di cui all’articolo 2118, in un motivo socialmente giustificato, dipendente
dalla condotta del lavoratore (c.d. licenziamento per giusta causa o per giustificato
motivo soggettivo) o da ragioni legate all’attività produttiva o all’organizzazione del
lavoro (c.d. licenziamento per giustificato motivo oggettivo).
Infatti, l’articolo 1 della L. n. 604/1996 stabilisce che “nel rapporto di lavoro a tempo
indeterminato, intercedente con datori di lavoro privati o con enti pubblici, ove la
stabilità non sia assicurata da norme di legge, di regolamento e di contratto collet-
tivo o individuale, il licenziamento del prestatore di lavoro non può avvenire che per
giusta causa ai sensi dell’articolo 2119 del Codice civile o per giustificato motivo”.
Particolare attenzione, inoltre, dovrà essere prestata relativamente alla gestione
del personale a tempo determinato.
La facoltà di utilizzo da parte delle pubbliche amministrazioni del contratto di lavoro
a termine, quale possibile strumento di flessibilità nel reclutamento del personale, è
prevista dall’articolo 36, comma 2 del D.Lgs. n. 165/2001.
La c.d. “specialità” del rapporto di lavoro pubblico determina l’inapplicabilità della
regola della “conversione” del contratto a termine illegittimo in contratto a tempo
indeterminato, nell’ipotesi in cui il giudice accerti la nullità della clausola appositiva
del termine (ad esempio, per l’insussistenza delle esigenze temporanee ed eccezio-
nali, per l’inosservanza della forma scritta, per la violazione delle norme in materia di
proroga del contratto a termine), regola che è, al contrario, pacificamente ammessa
per il contratto a termine concluso nel settore privato.
Sotto questo profilo, infatti, il legislatore stabilisce che “la violazione di disposizioni
imperative riguardanti l’assunzione o l’impiego di lavoratori, da parte della P.A., non
può comportare la costituzione di rapporti di lavoro a tempo indeterminato” (art. 36,
comma 5, primo periodo, D.Lgs. n. 165/2001).
61
L’AZIENDA SPECIALE E LA GESTIONE DEI SERVIZI COMUNALI Modulistica
Modulistica
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c) …;
d) …;
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1. Le sedute del Consiglio di Amministrazione non sono pubbliche. Esse sono valide
con la presenza della maggioranza dei componenti in carica, compreso il Presidente.
2. Le deliberazioni sono assunte con il voto favorevole della maggioranza dei pre-
senti, salvo i casi nei quali sia prevista una maggioranza diversa. A parità di voti
prevale il voto del Presidente.
3. Il Direttore Generale, ad eccezione del caso in cui si tratti su materie che lo ri-
guardino personalmente, interviene alle sedute con diritto di voto consultivo ed ha,
altresì, diritto di fare inserire a verbale le proprie dichiarazioni.
4. Il Consiglio di Amministrazione può invitare a partecipare alle sedute chiunque
ritenga opportuno per fornire chiarimenti o comunicazioni relative agli oggetti con-
tenuti nell’ordine del giorno.
5. Il Revisore può assistere alle sedute del Consiglio di Amministrazione con l’obbli-
go di partecipare alle sedute nelle quali si discutono i Bilanci ed i Piani economico-
finanziari.
6. I processi verbali delle adunanze del Consiglio di Amministrazione sono redatti
dal Direttore o da un dipendente con funzioni di segretario; in mancanza del Di-
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L’AZIENDA SPECIALE E LA GESTIONE DEI SERVIZI COMUNALI Modulistica
rettore o del segretario, i verbali sono redatti da uno dei membri del Consiglio di
Amministrazione all’uopo designato dal Presidente.
7. Le deliberazioni constano di verbali sottoscritti dal Presidente e dal segretario, o
da chi ne ha esercitato le funzioni.
8. La pubblicità delle deliberazioni è regolata dalla legge. Ad ogni modo copia delle
deliberazioni può essere rilasciata a chi ne abbia interesse, previa autorizzazione
del Presidente. Le copie dei verbali, anche per la produzione in giudizio, sono di-
chiarate conformi dal Direttore o dall’impiegato da lui delegato
9. Ciascun Consigliere di amministrazione ha diritto, per l’effettivo esercizio delle
sue funzioni, di prendere visione di tutti gli atti relativi ai provvedimenti adottati o da
adottarsi.
Art. 10 - Presidente
1. Il Presidente rimane in carica per la stessa durata prevista per il Consiglio di Am-
ministrazione ed è rieleggibile.
2. Il Presidente è sostituito, in ogni caso di assenza, dal Vice Presidente Vicario, se
espressamente nominato dall’Assemblea, ovvero dall’amministratore più anziano
in carica.
3. Il Presidente ha la rappresentanza istituzionale dell’Azienda nei rapporti con gli
Enti Locali e con le autorità statali e regionali, ed inoltre:
a) convoca, coordina e presiede il Consiglio di Amministrazione, previa formulazio-
ne dell’ordine del giorno;
b) firma gli atti e la corrispondenza del Consiglio;
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Modulistica L’AZIENDA SPECIALE E LA GESTIONE DEI SERVIZI COMUNALI
c) vigila sulla esecuzione delle deliberazioni prese dal Consiglio e cura l’esecuzione
degli incarichi a lui affidati;
d) svolge funzioni di iniziativa e stimolo al miglioramento della conduzione azienda-
le dell’apparato;
e) vigila sull’operato del Direttore e riferisce al Consiglio sull’andamento dell’Azienda;
f) attua le iniziative di informazione e di partecipazione dell’utenza e più in genera-
le della cittadinanza secondo quanto previsto dal presente Statuto o da quello
Comunale;
g) esercita tutte le altre funzioni prescritte dalla legge e dai regolamenti.
4. In caso di eccezionale e giustificata urgenza, e sotto la sua responsabilità, il Pre-
sidente adotta i provvedimenti di carattere cautelare o conservativo che si rendes-
sero necessari per la tutela dell’interesse dell’Azienda, anche se relativi a materie di
competenza di altri organi della stessa. In tal caso, i suddetti provvedimenti sono
portati a conoscenza del Consiglio di Amministrazione alla prima riunione utile.
5. Il Presidente può delegare, anche in via temporanea, al Vice Presidente e ad uno
o più componenti del Consiglio di Amministrazione parte delle proprie competenze.
6. Il presidente può essere incaricato dal Consiglio di particolari incarichi anche con
poteri di rappresentanza esterna, come previsto al precedente articolo 6.
7. All’insediamento del Consiglio di Amministrazione viene assunta un delibera di
consiglio che definisce le deleghe di potere con rappresentanza esterna che deb-
bono essere esercitate con firma congiunta dal Presidente e dal Direttore.
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1. Il Revisore dei conti deve accertare la regolare tenuta dei libri e delle scritture
contabili, l’osservanza delle norme tributarie ed attestare nella relazione al conto
consuntivo la corrispondenza del rendiconto alle risultanze della gestione.
2. Il Revisore vigila sulla gestione economico-finanziaria ed a questo fine:
a) esamina i progetti dei bilanci preventivi annuali e pluriennali, nonché le loro va-
riazioni, esprimendo eventuali motivate osservazioni entro quindici giorni dal ri-
cevimento dei documenti;
b) esamina, con frequenza almeno trimestrale, la documentazione relativa alla si-
tuazione economica e finanziaria dell’Azienda e la relazione sulla verifica perio-
dica dello stato di attuazione del Piano Programma, formulando eventuali moti-
vate osservazioni e proposte al Consiglio di Amministrazione;
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Costituisce giusta causa di revoca dalla carica di componente del consiglio di am-
ministrazione l’avere deliberato l’approvazione di bilanci di esercizio che presentino
perdite per due esercizi consecutivi.
Il compenso spettante ai componenti del Consiglio di amministrazione è fissato dal
Consiglio Comunale.
Il Consiglio di amministrazione elegge fra i suoi componenti, su proposta del Presi-
dente, un Vice Presidente che sostituisce il Presidente stesso in caso di tempora-
nea assenza od impedimento.
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nistrazione e dell’organo di revisione legale dei conti nella loro residenza anagrafica,
salva diversa indicazione da comunicarsi per iscritto al Direttore Generale.
In caso di urgenza si provvede alla comunicazione della convocazione e del relativo
ordine del giorno mediante telegramma, fax o fonogramma, posta elettronica (e
mail). In tal caso è sufficiente che l’avviso pervenga almeno ventiquattro ore prima
della riunione.
Il Consiglio di amministrazione può deliberare su argomenti che non siano inclusi
nell’ordine del giorno, purché siano presenti e consenzienti tutti i componenti.
Le sedute del Consiglio di amministrazione non sono pubbliche. Esse sono valide
con la presenza della maggioranza dei componenti in carica, compreso il Presidente.
Il Direttore Generale, ad eccezione del caso in cui si tratti su materie che lo riguardi-
no personalmente, interviene alle sedute con diritto di voto consultivo ed ha, altresì,
diritto di fare inserire a verbale le proprie dichiarazioni.
Il Consiglio di amministrazione può invitare a partecipare alle sedute chiunque riten-
ga opportuno per fornire chiarimenti o comunicazioni relative agli oggetti contenuti
nell’ordine del giorno.
Il Revisore può assistere alle sedute del Consiglio di amministrazione con l’obbligo
di partecipare alle sedute nelle quali si discutono i Bilanci ed i Piani economico-
finanziari.
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Art. 10 - Presidente
Il Presidente rappresenta l’azienda nei rapporti con le autorità locali, regionali e sta-
tali, assicura l’attuazione degli indirizzi del Consiglio comunale.
Inoltre, al Presidente spettano le seguenti funzioni:
a) convocare e presiedere il Consiglio di amministrazione, previa formulazione
dell’ordine del giorno;
b) vigilare sull’esecuzione delle deliberazioni adottate dal Consiglio di amministra-
zione;
c) vigilare sull’andamento dell’Azienda e sull’operato del Direttore Generale, pro-
ponendo al Consiglio di amministrazione i provvedimenti del caso;
d) sottoscrivere gli atti del Consiglio di amministrazione e la corrispondenza affe-
rente alle sue attribuzioni;
e) eseguire gli incarichi affidatigli dal Consiglio di amministrazione;
f) adottare, sotto la propria responsabilità, in caso di necessità ed urgenza, le de-
liberazioni che spetterebbero al Consiglio di amministrazione. Tali deliberazioni
dovranno essere ratificate dal Consiglio di amministrazione nella prima adunan-
za successiva alla loro adozione;
g) promuovere iniziative indirizzate ad assicurare l’integrazione dell’attività
dell’Azienda con le realtà sociali, economiche e culturali delle comunità locali
presso cui essa opera;
h) attuare iniziative di informazione e di partecipazione dell’utenza previste dal pre-
sente statuto;
i) esercitare tutte le altre attribuzioni conferitegli dalla legge e dai regolamenti.
Il Presidente può delegare, anche in via temporanea, al Vice Presidente e ad uno o
più componenti del Consiglio di amministrazione parte delle proprie competenze.
Il presidente può essere incaricato dal Consiglio di particolari incarichi anche con
poteri di rappresentanza esterna, come previsto al precedente articolo 6.
All’insediamento del Consiglio di amministrazione viene assunta un delibera di con-
siglio che definisce le deleghe di potere con rappresentanza esterna che debbono
essere esercitate con firma congiunta dal Presidente e dal Direttore.
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