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«Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedi-

te, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In


verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un
bambino, non entrerà in esso»
Gesù
ANTONIO MORGESE

LA PSICOLOGIA DEL
BAMBINO NEL DISEGNO

Prefazione di
Don Luigi Merola

ideatore della fondazione


“ ‘a Voce d’’é Creature”
Editore:
Scuderi Editrice - Avellino (Av)
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Arte-teca di Marco Morgese - Montesilvano (Pe)
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Copertina:
“Lo scarabocchio” di Mattia Dicitore

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1a Edizione: novembre 2013

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Un ringraziamento ai partners

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Ai miei tre nipotini
Mattia, Mirabel Maria e Maila


INDICE

Prefazione..........................................................................................V

  Introduzione......................................................................................VI
La psicologia del bambino nel disegno.............................................1
Spiegazione dei disegni a seconda dell’età.................................... 12
Gli scarabocchi................................................................................ 17
I colori nei disegni............................................................................23
I simboli e l’arte................................................................................26
Spiegazione dei disegni con i simboli: ...........................................27
Disegni di famiglie serene................................................................27
Disegno di solitudine.......................................................................27
Disegno di violenza..........................................................................28
Disegno con problemi di dislessia...................................................29
Disegno in tenera età.......................................................................30
Disegno di vita gioiosa.....................................................................31
Disegno a china...............................................................................32
Disegno di tristezza..........................................................................32
Disegno di bambini così detti “prodigio”.........................................33
Disegno d’insicurezza affettiva........................................................34
Conclusione.....................................................................................37
I disegni a seconda dell’età.............................................................39
I capolavori dei bambini...................................................................49
Prefazione

Nel corso della mia carriera di sacerdote nei quartieri di Napoli


avrò visto migliaia di bambini. Ognuno di loro con una storia da
raccontare, con un passato spesso triste e infido, che doveva
essere riscattato. Bambini di una città che non trova sempre la
forza per difendere le sue “creature”.
Nei primi anni di sacerdozio a Forcella, uno dei quartieri più de-
gradati della città, ero costretto a sottrarre i ragazzi alla strada da
solo, senza assistenti sociali, senza psicologi. Predicavo la paro-
la del Signore e allo stesso tempo cercavo di capire il disagio dei
bambini spesso costretti al silenzio dalle famiglie affiliate alla ca-
morra. Fu allora che scoprii per la prima volta l’importanza dei
disegni. Cominciai ad interpretare le ansie e le paure dei bambi-
ni attraverso gli scarabocchi che realizzavano durante le ore del
V
catechismo. Un metodo efficace, molto più di quanto potessi
immaginare. Proprio grazie ad un disegno, riuscii a portare alla
luce un grave episodio di violenza, conclusosi con l’arrivo delle
forze dell’ordine. Per questo ho deciso di scrivere queste poche
righe, per esprimere il mio compiacimento per l’opera del pro-
fessore Antonio Morgese e testimoniare l’importanza di associa-
re il disegno alla psicologia dei ragazzi. Il disegno, in alcuni casi,
rappresenta per i bambini l’unica forma di comunicazione possi-
bile da cui l’esperto possa ricavare informazioni sulla sfera della
loro emotività Il disegno, dunque, è una porta aperta al mondo
del bambino. E’ la rivelazione della sua indole profonda e auten-
tica, e quindi una miniera d’informazioni sulla sua struttura psi-
cologica e sul suo carattere.
Don Luigi Merola
Introduzione

Sono trascorsi circa tre anni da quando mi venne l’idea di scri-


vere un libro, che riguardasse la vita dei bambini e soprattutto
toccare il loro animo sensibile con l’uso della mia materia: il
disegno. Infatti, è proprio il disegno che affascina i bambini sin
dai primissimi anni della loro vita. Voglio premettere che non
sono né uno scrittore, né un giornalista, né uno psicologo: sono
soltanto un artista, un docente e padre di quattro figli che ha
voluto esaudire questo suo desiderio dando alle stampe il pre-
sente volume nel quale sono racchiusi tanti disegni, piccoli do-
cumenti che lascia trapelare le problematiche di molti bambini
sotto il profilo psicologico. Alle mie discipline (il disegno e la
pittura), ho affiancato lo studio della pedagogia e della psicolo-
gia sull’Arte, (grazie alla mia lunga esperienza di formatore) tra-
VI
endo da queste discipline il modo di capire i bambini attraverso
i loro segni; disegni, eseguiti con la naturalezza propria dei fan-
ciulli, dalla quale si evince la singola personalità sia in atto, sia
in crescente evoluzione: come a volte la tristezza, la paura, la
gioia, e spesso anche gli eventi legati alla loro vita presente.
Spesso con disagio in famiglia, a scuola e nella società che è
in continuo travaglio e degrado. Sono proprio i bambini che
con il loro silenzio ci inducono a scoprire il loro stato d’animo in
continuo sviluppo, e spesso non sono capiti sia dai propri ge-
nitori sia dai molti insegnanti a scuola. A questo proposito mi
sorse l’idea di portare “in modo visibile” i tanti problemi emersi
dai disegni che avevano eseguito nel mio studio i miei piccoli
allievi. Questo volume, spero possa essere utile come guida a
tanti genitori, insegnanti e a tutti coloro che si occupano dell’e-
ducazione e della formazione dei bambini.
La psicologia del bambino nel disegno

Parlare di bambini è come respirare aria celestiale, perché essi


sono angeli sulla terra e senza di loro, il mondo sarebbe soltan-
to un deserto privo di vita. I bambini sono il respiro della natu-
ra, l’innocenza permanente della nostra società.
Essi sono l’essenza della vita, la forza dell’unione familiare,
sono la luce che fa brillare gli occhi dei genitori. Gesù disse.
“Lasciate che i bambini vengano a me“ e il “Papa buono” Gio-
vanni XXIII, durante l’Angelus Domenicale in piazza San Pietro
disse: “Cari genitori, quando tornate a casa, fate una carezza
ai vostri bambini, e dite loro che questa è la carezza del Papa”.
Tanti scrittori hanno raccontato storie e aneddoti sui bambini,
vere e fantastiche, reali e romanzate. Per esempio la scrittrice
Oriana Fallaci, giornalista di universale fama, partendo da una
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profonda riflessione, scrive il noto libro ”LETTERA AD UN
BAMBINO MAI NATO”, che è la tragica storia di una donna che
è in attesa di un figlio. La scrittrice considerando la maternità,
una scelta personale e responsabile in questo colloquio imma-
ginario (che è un monologo) col suo bambino ancora nel grem-
bo spiega quali saranno i problemi di quando egli verrà al mon-
do, dove la sopravvivenza è violenza, la libertà è un sogno, la
giustizia un imbroglio, l’amore, una parola “dal significato poco
chiaro”. Il monologo diventa così una confessione alla propria
coscienza, un dramma per l’incertezza della scelta, per la re-
sponsabilità che comporta di mettere al mondo un figlio. In più,
oltre che donargli la vita, c’è l’enorme paura di come poterlo
crescere senza farlo soffrire; di dare tanto amore in modo da
condurlo sulla giusta strada e di dargli un sicuro avvenire.
Continuo con altri riferimenti ma cambiando genere: Marcello
D’Orta (caro amico) nel suo libro “IO SPERIAMO CHE ME LA
CAVO”, da cui è stata tratta una divertente commedia e testo,
denuncia l’ignoranza bonaria dei bambini di alcune nostre
scuole elementari, che nello svolgere un tema d’italiano usava-
no nello scrivere frasi dialettali, così come usavano parlare a
casa loro. L’autore racchiude in questo libro la spontaneità e la
verità sociale di questi bambini provenienti da famiglie mode-
ste, disagiate, incolte i quali sapevano esprimersi solo in dialet-
to locale.
Non posso non tenere conto in questo libro, dedicato ai bambi-
ni, del grande coraggio di un sacerdote napoletano, Don Luigi
Merola, curatore della prefazione del mio libro. La sua vita è
stata segnata dopo il tragico evento dell’uccisione di una ra-
gazzina, Annalisa Durante, nel quartiere di Forcella a Napoli,
trovatasi per caso a passare nel luogo dove era in atto un ag-
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guato camorristico.
Don Luigi Merola che era parroco della parrocchia di San Gior-
gio ai Mannesi in quel quartiere, opponendosi alla camorra, è
costretto a vivere sotto scorta; egli ha creato una struttura per
accogliere i bambini che vivono per strada in modo da dargli
un’indicazione a farli crescere sani e lontani dalla malavita.
In tale struttura confiscata alla camorra ha fondato un’associa-
zione chiamata “ ‘A VOCE D’è CREATURE” che ha sede a Na-
poli. “Educare i bambini è un compito difficilissimo, faticoso e
importante”, scrive in un suo libro don Luigi Merola, ”e spesso
è lasciato nelle mani di volontari. L’educazione è un’arte delica-
ta e sublime che non si può mettere nelle mani d’incompetenti.
L’educatore è chiamato a umanizzare l’ambiente sociale e rico-
struire i punti di riferimenti. E’ sempre necessario partire dalla
famiglia e dalla massima attenzione nei confronti dei bambini,
sin dal giorno in cui muovono i primi passi”.
Nell’ultima pagina, del suo libro “IL CANCRO SOCIALE: LA
CAMORRA”, don Luigi Merola scrive: “Sento dentro di me un
fuoco che arde, come una torcia, quanto più una torcia fa luce
tanto più si consuma. Voglio consumare tutti i giorni della mia
vita a servizio dei bambini. Questa forza me la da Dio, a lui ren-
do grazie ogni giorno della mia vita perché sostiene i miei so-
gni”. Questa citazione rinchiude il senso di quello che è il valore
e la forza di chi dedica il suo tempo all’educazione dei giovani.
Padre di quattro figli, posso asserire che l’esperienza di curare
la loro crescita, comprendere le loro esigenze, scoprire il ca-
rattere di ognuno di loro, non è stata molto facile. Tuttavia, con
il mio comportamento equilibrato, cercando di dare esempi
positivi, anche attraverso i principi morali saldi con cui sono
cresciuto, sono riuscito a dare anche a loro “dei buoni valori”. I
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risultati oggettivi: sono venuti su con un’ottima educazione,
dediti allo studio, e con un animo sensibile, ciascuno secondo
la propria inclinazione e tanta volontà nel socializzare con i
propri coetanei. Devo premettere che sono stati agevolati an-
che dall’esperienza vissuta per molti anni in vacanza in diversi
campeggi, dove andavamo a villeggiare con la roulotte nel pe-
riodo estivo. In quei luoghi hanno vissuto con gioia la loro fan-
ciullezza, e le loro prime esperienze. Si divertivano con poco
creando giochi, gare sportive e attività ludico/didattiche.
Io stesso, organizzavo gare di disegno fra tutti i bambini del vil-
laggio, sia italiani sia stranieri. Li disponevo tutti seduti intorno ai
tavoli e con grande entusiasmo i giovani concorrenti sviluppava-
no la loro estrosità, disegnando ciò che la mente dettava loro o
quello che osservavano con i propri occhi. Così facendo riuscivo
non solo a donare loro qualcosa di positivo con il disegno, con
l’arte ma anche a far crescere stimoli diversi rivolti all’altruismo,
e fargli vivere degli attimi gioiosi come fratelli nel sereno confron-
tarsi insieme tra loro. Questa personale esperienza estiva la
consiglio ai giovani genitori perché il bambino vivendo con i pro-
pri coetanei in luogo sano, protetto, al contatto con la natura,
non soffre la solitudine e si abitua a relazionarsi con gli altri,
allontanando da sé la tristezza e la solitudine, riempiendo la
sua giornata di gioia e spensieratezza, imparando ad amare e
a rispettare il prossimo.
Ho detto che organizzavo gare di disegno per i bambini oltre
che per i miei figli, e che sono stato per anni docente di materie
artistiche; dunque anche d’estate non abbandonavo la mia
passione, l’ho messa sempre a disposizione anche dei bambi-
ni. Da qui, è nata l’idea di scrivere questo libro corredato da
illustrazioni e disegni eseguiti da loro, nella fascia d’età dai due
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ai quattordici anni. Nel percorso formativo a contatto con i pic-
coli autori ho capito quanto sia importante indirizzarli verso for-
me artistiche svariate ma, la cosa più importante per me, è
quella di aver scoperto, nei loro elaborati, il loro particolare e
tenero linguaggio, a cui spesso, sia i genitori sia gli insegnanti,
non prestano grande attenzione. Io sono riuscito a decifrare in
questi disegni la chiave che apre il loro animo alla vita quotidia-
na, ai sentimenti intimi, alla solitudine, alla tristezza, alle soffe-
renze e alle proprie gioie.
Sì, cari genitori, i bambini sono i portatori di messaggi in codi-
ce e, spesso, noi adulti, distratti dalla vita quotidiana frenetica,
non vi badiamo, non li focalizziamo.
Molti genitori, alle volte si rendono conto che il proprio figliolet-
to sta male, specie quando non ha voglia di mangiare, o non
gioca volentieri, in altre parole non comunica con gli altri e,
quindi, soffre di solitudine. Succede che i primi provvedimenti
dei genitori sono di portare il figlio dallo psicologo. A volte (la
mia esperienza almeno nel suo piccolo lo ha confermato) è ne-
cessaria una forma terapeutica.
Molte volte, quando il bambino sembra che presenti proble-
mi gravi, è perché chiede attenzioni, soffre perché non si sen-
te amato!
Cari genitori, secondo me (e secondo tanti esperti in pedago-
gia e psicologia dell’infanzia) il bambino per crescere sano ha
bisogno di amore e di affetto, di essere seguito e compreso e
ripeto amato! Senza amore il bambino cresce con un carattere
violento e asociale e, spesso nell’età adolescenziale, arriva a
mitizzare cose fasulle o a prendere strade poco raccomanda-
bili, a caccia di piaceri effimeri tra alcool e droga. Io sono con-
vinto che la pittura, il disegno, la mia materia, rappresenti un
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buon metodo per sviluppare la mente e il corpo del bambino,
ottima, come forma e percorso terapeutico abbinato alla scien-
za della psicopedagogia.
Credo fermamente che il disegno aiuti il bambino a non accu-
mulare dentro di sé lo stress che la vita e la nostra travagliata
società gli offrono spesso negativamente. Inoltre, attraverso la
creazione del disegno, il bambino approfondisce la conoscen-
za e la confidenza con i propri genitori; Infatti, facilita lo scam-
bio dei messaggi affettivi e la formazione dell’immagine di sé
con gli altri. Il disegno rappresenta la lettura “dell’io interiore”
del bambino, lo sfogo attraverso il quale riesce a denunciare i
mali che spesso soffrono a scuola, in famiglia o nella nostra
società, o l’esplorazione di gioia verso terzi.
Qui Nasce il personale interesse nei riguardi della psicologia del
bambino nel disegno attraverso l’utilizzo di veri e propri simboli che
usano per farsi capire.
Da alcuni anni ho attivato nel mio studio corsi di disegno e di
pittura per bambini e adolescenti. Il mio obiettivo è di insegna-
re loro i primi passi verso l’arte e incoraggiarli, come ho accen-
nato prima, a socializzare con i propri coetanei.
Proprio osservando i loro ingenui elaborati grafici, col tempo
sono riuscito a capirli e ad interpretarli estrapolando dal loro
animo la verità e l’essenza dei tanti problemi che accumulano
nella loro mente.
E’ noto a tutti i genitori che la nascita di un bambino, provoca
profondi cambiamenti alla famiglia, sorgono molti interrogativi
sul modo di come allevare il proprio figlio.
La gioia è immensa, perché per la prima volta si è mamma e si
è papà, e il metodo migliore per aiutare a far crescere il proprio
bambino, ha come humus necessario l’affetto, il calore e le ca-
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rezze dei propri genitori. Bisogna avere la capacità di far vivere
il fanciullo in un ambiente in cui sia sostenuto, protetto e amato.
Attenzione, però: dare amore non vuol dire accontentarlo sem-
pre e fargli vincere ogni suo capriccio, bisogna agire con molta
cautela.
Già dai primi mesi di vita, quando il bambino fa i primi pianti nel-
la culla, la mamma apprensiva subito lo prende in braccio, cer-
cando (giustamente) di capire di comprendere i motivi, però ciò
può rappresentare il primo passo verso i capricci e le cattive
abitudini, mentre bisogna fargli capire, nella fase educativa ed
evolutiva, che non sempre si può avere tutto nella vita, che ogni
desiderio può equivalere a un sacrificio della mamma e del papà.
Specialmente durante l’adolescenza, il ragazzo si trova nell’età
della formazione della sua personalità e, dunque, ha bisogno di
essere guidato per affrontare la vita con molta serenità.
Secondo le norme base della pedagogia, è necessario far capire
che non bisogna pretendere ciò che non si può avere, a volte,
accontentarsi di quello che si può ottenere in quel momento o
guadagnarselo nel tempo con lo studio, con il lavoro al fine di
occupare un giorno un ruolo positivo fattivo nella nostra società.
Già dal periodo dell’Accademia di Belle Arti, da studente, mi
appassionai alle lezioni di pedagogia, tanto che scelsi come
materia di esame complementare questa scienza che studia il
comportamento dei bambini e la loro educazione.
Partendo proprio da una riflessione pedagogica, ho dedotto
che il bambino, sin dalla nascita deve essere curato e seguito
con tanto amore, indicandogli la strada che lo porterà alle atti-
vità sociali, e badare allo sviluppo della sua personalità in con-
tinua crescita. Infatti, fin dai primi tratti espressivi eseguiti con
matita o penne colorate, il bambino esprime in maniera istintiva
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le proprie emozioni, positive o negative e soprattutto interpreta
il rapporto con la famiglia e i genitori: sono proprio loro che
devono svolgere il compito di educatori in famiglia, mentre gli
insegnanti sono i continuatori dell’educazione dei propri alunni
ai quali devono far capire quanto sia importante la scuola,
come luogo di stimoli e di apprendimento in cui si forma la
personalità: è questo il mondo con cui inizia l’espressione arti-
stica di un bambino.
L’insegnante deve attivare al meglio le potenzialità degli alunni
e per il disegno deve far applicare le regole della didattica arti-
stica che è la vera fonte, ove l’alunno e il bambino trovano il suo
gioioso mondo colorato, cogliendo l’entusiasmo comunicativo,
perché nel suo ingenuo disegno e nei suoi svariati colori egli
trova il linguaggio psicopedagogico e il fascino di questa ma-
teria lo rende orgoglioso e soddisfatto.
Secondo il mio modesto parere e la mia esperienza di docente,
l’insegnante deve avere un dialogo sincero con i propri alunni,
se vuole mirare a un’educazione e preparazione di essi nella
futura società: i bambini hanno bisogno di imparare a crescere
sani e comunicare sia con i coetanei che con gli adulti.
Il dialogo autentico è elemento di vera comunicazione, con
scambi di parere e idee da valutare e sviluppare. Solo così i
bambini e i ragazzi potranno raggiungere un grado di civiltà
allontanando la violenza e l’arroganza, elementi negativi che
affliggono la nostra società. Questi fenomeni sono in continua
crescita e se lo Stato o gli organi di vigilanza non intervengono
in maniera notevole, avremo una società priva di sicurezza con
una strada aperta a delinquenti e bande di criminali che mette-
ranno a repentaglio la vita dei propri simili. Dialogare con gli
alunni, secondo me, non vuol dire elargire confidenza gratuita
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o buonismo amichevole.
Molti insegnanti, di nuova generazione, per solo spirito di avan-
guardismo, si fanno dare del “tu” dai propri alunni, facendosi
chiamare per nome di nascita. Questo gesto amichevole indu-
ce spesso i ragazzi a commettere delle bravate a danno della
classe. Essi si sentono in dovere di comportarsi senza regole
proprio grazie alla confidenza regalata dal maestro.
Tutto questo ostacola il ruolo dell’insegnante, che non potrà
svolgere il programma scolastico, perché gli alunni non lo se-
guiranno con attenzione.
Credo che sia arrivato il momento di guardare al passato e torna-
re dietro di alcuni anni per mettere nuovamente in ordine i rappor-
ti tra l’insegnante e gli alunni e distinguere bene i due ruoli.
L’insegnante ha il compito d’infondere nella mente dei propri
alunni il dovere di seguire attentamente le lezioni, e all’alunno di
far propria quella lezione. In passato l’insegnante per farsi ub-
bidire e seguire in silenzio le lezioni usava la famosa e triste
“bacchetta”. Ovviamente questo metodo è stato superato per-
ché si è ritenuto un mezzo scorretto e spesso traumatico
per l’allievo; oggi però, si esagera nella maniera opposta, cioè
molti ragazzi, approfittando della bonaria confidenza con il
maestro, si sentono autorizzati a non seguire le lezioni e a com-
portarsi da scostumati creando difficoltà sia all’insegnante sia
ai propri compagni.
Spesso, i ragazzi che hanno frequentato il mio corso di dise-
gno, mi hanno raccontato quello che avveniva nella loro classe,
cioè gli scherzi fatti alla maestra e ai compagni, piuttosto che
seguire le lezioni, e se l’insegnante li rimproverava essi si met-
tevano a ridere prendendola in giro. Penso che a questo punto
gli educatori e gli insegnanti dovrebbero riflettere su tutto ciò e
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adottare un nuovo sistema educativo, che sia lontano da quel-
lo usato dai vecchi insegnanti, ma che comunque distingua
bene i ruoli per non arrivare a livello troppo confidenziale, per
poter mantenere una capacità di autorità ed evitare la continua
comparsa di fenomeni come il bullismo che, sempre più spes-
so, come riportano le cronache quotidiane, per i comporta-
menti violenti dei ragazzi, genera veri e propri abusi e soprusi
tra coetanei, ponendo di fatto le basi per lo sviluppo di una
futura delinquenza.
Purtroppo molti bambini, a casa loro non sono molto seguiti
dai propri genitori, che sono impegnati al lavoro e delegano
l’educazione dei propri figli ai nonni, i quali essendo anziani,
cercano di accontentarli in ogni loro richiesta, anche quelle più
assurde, con regali spesso non consoni alla loro età, pur di
“farli stare buoni”. Così facendo, secondo me, non li formano
con un’adeguata educazione: anzi essi si abituano a ot-
tenere tutto, senza limiti e senza meritarli.
La generosità dei nonni può ostacolare l’insegnamento dei genito-
ri, verso i quali i bambini si comporteranno con minore obbedien-
za. Oltre questi casi che rappresentano le famiglie “normali”,
per la presenza dei due genitori, ve ne sono altri con situazioni
molto più difficili, dove il bambino soffre per la perdita di uno di
loro perché deceduto, e in questo caso, sarà il genitore in vita
ad assumersi la responsabilità di far crescere il proprio figliolet-
to con tanto amore, svolgendo il doppio ruolo educatore di pa-
dre e madre, con il difficile compito di dare un’educazione equa
tale da non fargli avvertire vuoti e carenze.
Oggi, purtroppo, con il dilagare dei divorzi, i bambini, diventano
le vittime dei propri genitori, i quali si fanno guerra fra loro an-
che per le cose più banali, con violenza gratuita, davanti ai pro-
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pri bambini, che vivono con ansie e paure che hanno come
conseguenza la chiusura in sé che non permette più al piccolo
di comunicare con gli altri. Io stesso posso portare la mia espe-
rienza personale del mio ultimo figlio oggi ventiduenne, che ha
vissuto la sua infanzia nel disagio del mio divorzio, sviluppando
un carattere introverso e poco comunicativo.
I bambini prendono i messaggi visivi presenti nell’ambiente in
cui vivono e li riportano nei loro disegni, raccontando la pura
verità.
Questa materia devo dire, con rammarico, è considerata margi-
nale o quasi inutile da alcuni insegnanti, ed è spesso usata
come passatempo o diversivo, senza capire quanto essa sia
importante per i bambini, già dai primi anni di vita, e indicativo
per la loro comprensione. Il disegno è comunicazione, è forma-
zione, permette al bambino di crescere con la predisposizione
a capire quale sia il bello da scegliere nella sua vita e la forma-
zione di un animo sensibile. Ancora una volta devo ripetere
che non voglio assolutamente mettermi in cattedra da psico-
logo o sociologo, ma soltanto da artista e docente di una ma-
teria che ha donato gioia a molti ragazzi e a tanti artisti, che
hanno creato un mondo colorato d’infinita bellezza, con le loro
opere eseguite con immensa genialità.
A questo punto, dopo aver raccontato le mie esperienze vissu-
te accanto ai bambini per molti anni, insegnando loro i principi
fondamentali del disegno, posso finalmente passare all’osser-
vazione e alla “lettura” dei particolari degli elaborati; alcuni di
essi sono stati scelti da me, per il grande significato e l’inter-
pretazione dei disegni, e dei simboli, attraverso i quali c’è la
lettura dei loro pensieri e dei loro misteri: è come aprire uno
scrigno magico, scrutando nel suo fondo ciò che è nascosto
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dentro l’animo di tanti bambini e tirare fuori i tanti “perché”
della loro vita. Leggere i loro disegni è come sentire la loro
voce che spesso noi adulti non riusciamo o non vogliamo sen-
tire, per non sobbarcarci i loro seri problemi; essi si chiudono
nel proprio io, perché hanno paura di essere rimproverati, e
l’unica arma adatta a comunicare è proprio il disegno, attraver-
so il quale riescono spesso a farsi ascoltare silenziosamente.
Spiegazione dei disegni a seconda DELl’età

Prima di passare alla verifica degli elaborati con simboli da in-


terpretare ed i relativi problemi, mi corre l’obbligo di fare una
breve introduzione sull’evoluzione del disegno eseguito dai
bambini durante la loro crescita che va dai due ai quattordici
anni.
Dopo lo “scarabocchio” del bambino di appena due anni, che
rappresenta la prima espressione spontanea del disegno, pas-
serò a quelli eseguiti da bambini di tre e quattro anni.
A questa età il bambino, comincia a disegnare la figura umana
con un grande cerchio impreciso, con due puntini interni, che
rappresentano gli occhi e, sotto di questi una mezza linea cur-
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va che indica la bocca.
In questo modo, egli esegue il famoso “omino testone” (pag.
40) a questo aggiunge delle linee che vogliono rappresentare le
braccia e le gambe; in questa fase il bambino non è ancora in
grado di disegnare le parti del corpo umano.
All’età di cinque e sei anni, con l’esperienza dell’osservazione
di sé e degli altri, riesce a disegnare il corpo umano con un
quadrato o rettangolo che rappresenta il busto (pag. 41-42),
con la testa meno grande e le braccia segnate con due linee, e
le mani formate da due piccoli tondini, le gambe molto lunghe
e sempre due tondini per i piedi. Inoltre riesce a colorare a suo
piacere, come ad esempio il mare col marrone, mentre il cielo
con il colore verde oppure nero ecc., perché non è ancora in
grado di dare i giusti colori le distanze agli oggetti o sagome di
persone, non comprendendo ancora la prospettiva.
Nel disegnare una casa egli esegue solo la facciata, così per gli
alberi (pag. 43): non rispetta le distanze in lontananza; stessa
cosa avviene anche quando disegna una strada: questa rima-
ne sempre della stessa dimensione e larghezza, mentre in pro-
spettiva essa si stringe man mano che si allontana per raggiun-
gere il punto di fuga.
A sette e otto anni (pag.44-45) il bambino riesce meglio a orga-
nizzare il disegno e i colori. Egli dispone su di una linea orizzon-
tale, case, alberi e soggetti, considerandoli sopra la terra o su
di un prato. I colori usati a questa età sono scelti con criterio:
ad esempio, gli alberi colorati con tronchi marroncini, le foglie
di verde, le case con colori a piacere, il cielo azzurro con il sole
giallo o rosso per indicare il tramonto. Questo dimostra una
loro crescente capacità di osservazione e di apprendimento. In
questa fase il bambino sceglie se usare i pastelli o i pennarelli
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e spesso è anche capace di usare gli acquerelli.
Quando raggiunge i nove e dieci anni (pag. 46), è in grado di
individuare delle scene di vita e disegnarle, è capace di appli-
care anche le prime regole della prospettiva: la terza dimensio-
ne o profondità. Comincia a comprendere meglio lo spazio, la
sua posizione rispetto a ciò che lo circonda; infatti, le case sono
rappresentate oltre che dalla facciata, anche dalla parte laterale,
così anche per gli alberi che sono disegnati con la relativa distan-
za o spazialità. Le persone sono disegnate distinguendo bene il
maschio dalla femmina: la donna adesso è rappresentata con
capelli lunghi (pag. 47), vestiti e dettagli con colori forti: passan-
do dal rosso fuoco al verde o blu intenso, le scarpe di colori
svariati, mentre l’uomo è rappresentato con pantalone lungo, ca-
pelli corti e una maglietta monocolore.
Intorno agli undici e dodici anni, ormai studenti di scuole medie
inferiori, sono più maturi e più consapevoli della materia a cui
spesso si appassionano. A questa età, oltre ad applicare la
prospettiva, sono capaci di disegnare oggetti e soggetti con le
relative ombre, e di riprodurre anche scene di ciò che vedono
nella realtà della vita quotidiana, e i personaggi sono disegnati
con più precisione e somiglianza; la testa con capelli più cura-
ti, gli occhi ben marcati con le sopracciglia e le labbra a forma
di cuore, ed i colori usati sono spesso pastelli, acquerelli e
tempere. Infine, quando il ragazzo o la ragazza raggiunge i tre-
dici e quattordici anni, è ormai pronta a eseguire buoni lavori se
ama la materia, creando anche scene inventate, con perso-
naggi dai volti espressivi, cioè, col sorriso o con tristezza (pag.
48). Oltre l’uso delle tecniche di colore citati sopra, se i ra-
gazzi sono bravi, riescono a usare anche la pittura ad olio, su
cartoncini o addirittura su tele realizzando un vero quadro.
14
Attenzione: il ragazzo a questa età, deve essere spronato a
studiare e guardare le opere dei grandi maestri del passato
attraverso i libri, a visitare musei e pinacoteche, in modo che
possa constatare da vicino le opere pittoriche o scultoree di
quei grandi artisti che hanno dato il bello al mondo e alla cultu-
ra universale.
Certamente è doveroso da parte degli insegnanti delle materie
artistiche condurre i ragazzi a fare visita ai musei e spiegare
loro la storia dei singoli pittori e scultori, e, perché no, anche
degli architetti. Questa magnifica esperienza l’ho vissuta
anch’io, sia da studente con la scuola, sia da solo.
Infatti mi recavo nelle chiese di Napoli e mi fermavo incantato
davanti ai dipinti e alle sculture esposte sull’altare e nelle nava-
te; rimanevo ore intere a osservarle con grande gioia, riem-
piendomi l’animo e il cuore di emozioni, al punto che da quel
momento, quei dipinti mi hanno ispirato a diventare un artista,
sentendo dentro di me quella passione e amore per l’Arte che
mi accompagna ancora oggi.
Ricordo che, quando ero ragazzo, abitavo vicino al cimitero di
Poggioreale di Napoli e spesso la passione mi portava a visita-
re nel predetto cimitero le tombe degli uomini illustri adornate
da paramenti sacri scolpite su cappelle. Inoltre mi fermavo
spesso, proprio nel viale degli uomini illustri, dove sono scolpi-
ti i volti e i busti dei più grandi personaggi che hanno fatto la
storia di Napoli e dell’Italia, dal primo presidente della repubbli-
ca Enrico De Nicola, a Giovanni Leone e ai grandi della canzo-
ne e della musica, come E.A. Mario, Edoardo Nicolardi, Raffa-
ele Viviani e tanti altri illustri nomi che i ragazzi di oggi
dovrebbero conoscere, per essere consapevoli del privilegio di
vivere in una nazione di grandi maestri e artisti. Fra questi il
15
grande napoletano Antonio De Curtis, in arte Totò, attore comi-
co d’immenso talento, che ha fatto ridere e sorridere intere ge-
nerazioni di grandi e bambini, “persone sane e ammalate” con
i suoi spettacoli teatrali, televisivi e in particolar modo con i
tanti film che hanno fatto il giro del mondo.
Proprio il grande principe del sorriso Totò, ha suscitato nel mio
animo l’amore per i suoi film, tanto che nella mia maturità arti-
stica, gli ho dedicato trentaquattro opere, nelle quali ho trac-
ciato la sua vita al di fuori del cinema e del teatro, cioè quel
Totò poco conosciuto dalla gente. Attraverso le mie opere pit-
toriche nella serie del mio “Neoverismo-Sociale” ho voluto ri-
cordare questa sua vita non solo di gioie ma anche di dolori. E’
proprio al cimitero, quando ero un bambino di circa dieci anni,
che ebbi la fortuna di conoscere Totò: ancora ricordo che fu
per me un momento di felicità e di smarrimento quell’incontro,
perché mi sembrava un sogno realizzato. A distanza poi di tan-
ti anni, questo mio legame interiore con Totò è tornato tangibi-
le, diventando poi amico della figlia Liliana, frequentando la
sua casa a Roma. Proprio in quella casa, ebbi il piacere di co-
noscere la vera storia di “Malafemmena” per bocca della si-
gnora Diana, moglie di Totò. Inoltre nel corso degli anni, Liliana
è stata spesso la madrina alle mie mostre ove ho presentato
sempre i dipinti dedicati al celebre padre assieme alle opere
“neoveriste”. Ho voluto raccontare questa mia esperienza, per-
ché penso che tanti ragazzi non abbiano avuto la mia fortuna
di toccare con mano il proprio sogno e molto spesso non sono
spronati da genitori a seguire la strada della cultura e l’arte, ma
spesso, per questione di tempo e di impegni, vengono lasciati
a divertimento effimeri, davanti alle consolle di giochi, tv o
computer, contribuendo così all’impoverimento della società,
16
sempre più, priva di valori umani e morali.
Tutti i bambini del mondo nascono uguali con l’unica differenza
di sesso e di lingua, ma la cosa più importante che sorge in
contemporanea con la nascita di un bimbo, è la responsabilità
dei genitori di far crescere bene il proprio figlioletto non solo
con tanto amore, ma di proteggerlo e guidarlo sulla strada del
buon esempio della socializzazione con i propri coetanei di
ogni nazionalità. Solo così, essi potranno crescere sani di men-
te e di cuore, diventando gli uomini del futuro, capaci di dare
gioia e soddisfazione non solo a se stessi, ma anche alla propria
famiglia, alla nazione e al mondo intero con il loro lodevole esem-
pio, divenendo modelli da seguire per le nuove generazioni.
Gli scarabocchi

La parola “scarabocchio” è il termine usato per distinguere la


prima fase del disegno eseguito dal bambino all’età di due
anni: egli esegue lo scarabocchio usando una penna biro, una
matita, un pastello o un pennarello. La penna biro rende più
forte il segno grafico mentre la matita e il pastello sono più leg-
geri, il pennarello produce dei colori sgargianti e affascinanti
che lo attraggono. Il bambino disegna con gioia e spontaneità
su di un foglio linee puntini e cerchi sovrapposti; che per lui
possono rappresentare: il cielo, il mare, una persona o un ani-
male che interpreta a modo suo con spensierata fantasia. Tutto
ciò rientra nella normalità, e quando arriva all’età di tre e quat-
tro, con la crescita, aumentando la conoscenza e l’osservazio-
ne del mondo, lo scarabocchio è abbandonato e sostituito
17
dall’omino” testone”.
Alcuni bambini già dall’età di cinque o sei anni mostrano predi-
sposizioni artistiche che ci meravigliano e si distinguono dai
coetanei per quel barlume di luce donato a loro da Dio. A que-
sti fenomeni va attribuito la nomea di “bambini prodigio”. Que-
sti bambini hanno la facoltà di apprendere e fare delle cose che
a questa età sembra impossibile possa farsi. Benedetto Croce,
filosofo napoletano, in un suo trattato sull’arte definì il grande
Michelangelo oltre che un bambino prodigio, un Angelo venuto
sulla terra mandato da Dio per donare il bello e il sublime al
mondo, illuminando la sua mente e il cuore a creare delle ope-
re geniali, arricchendo il sentimento umano e la grande cultura.
Quante volte abbiamo assistito a un bambino di tenera età,
capace di suonare un pianoforte, (chi non ricorda Mozart che a
sei anni fece un concerto per il Re di Prussia?) o danzare alla
perfezione, o disegnare cose che, altri bambini mai sarebbero
capaci, intuendo con facilità la chiave per riuscire con bravura
a svolgere il ruolo di artista. Ecco, come vengono fuori i geni:
per la pittura Michelangelo e Leonardo da Vinci, per la musica
Puccini, Verdi, Rossini, per il cinema Alberto Sordi, Anna Ma-
gnani e Totò, per il teatro il grande Edoardo De Filippo, per la
medicina l’illustre Rita Levi Montalcini, la quale ha salvato mi-
gliaia di vite umane con la sua ricerca, Giulio Tarro, che riuscì a
debellare il grave colera a Napoli e altri uomini illustri, che han-
no messo la loro vita a servizio dell’umanità.
Ritornando alla mia materia, posso asserire che, anche nel mio
studio, sono venuti bambini che amavano l’arte e che, all’età di
cinque o sei anni, riuscivano a capire immediatamente la tecni-
ca pittorica. Eppure molti genitori proibivano ai propri figli di
intraprendere la strada artistica, deviandoli dall’arte, perché
18
hanno sempre pensato che questo mondo geniale fosse solo
per scapestrati, ritenendola quasi un hobby e non come una
professione del futuro.
Tutto ciò a me fa tanto male, perché io stesso ho vissuto da
ragazzo questa difficoltà, in quanto anche mio padre mi osta-
colò nello scegliere gli studi artistici: voleva che frequentassi la
scuola commerciale che m’indirizzava a un impiego statale e
sicuro. Ricordo altresì con tristezza che, quando mi vedeva di-
segnare o dipingere in casa, egli mi rimproverava duramente.
La mia caparbietà e il mio amore per l’Arte mi spinsero a stu-
diare di nascosto e riuscii a conseguire prima il diploma di
Maestro d’Arte e poi a Laurearmi con pieni voti all’Accademia
di Belle Arti, riuscendo a essere poi un ottimo docente e un
Artista apprezzato, sia in Italia che all’estero. Pertanto voglio
rimproverare quei genitori che soffocano le innate vocazioni
dei loro figlioletti ai quali sono imposti studi, che sono contrari
alle loro capacità; spesso i genitori vorrebbero che i loro figli
diventassero medici o avvocati, solo per il proprio egoismo.
Tutto questo è assurdo, perché un genitore dovrebbe capire le
capacità del figlio e indirizzarlo a studi inerenti le sue doti, che
già da bambino sente proprie.
Certamente è difficile che un bambino possa capire quale
scelta fare per la sua professione futura, ma i genitori hanno il
delicato e importante compito di guidarlo e pertanto, credo
che sia necessario anche ascoltarlo, per prendere delle giuste
decisioni e indirizzarlo in questo mondo tanto complesso.
I primi tre disegni che andremo ad analizzare, sono stati realiz-
zati dai mie tre nipotini, due bambine e un bambino. Il primo
disegno è di Mattia, il secondo di Maila che è la sorellina ed il
terzo “scarabocchio” è di Mirabel.
19
Comincio col presentare lo scarabocchio di Mattia che è in co-
pertina (pag. 50), dandogli questo privilegio perché è il primo dei
nipoti. Notiamo l’arancione come colore primario da lui preferito,
sovrapponendo il colore blu. In questo “scarabocchio” realizza-
to all’età di 2 anni, ha provato la grande gioia espressiva in piena
libertà: questi colori appartengono alla natura e al nostro mondo
che egli osserva. Per Mattia, come per tanti bambini della sua
età, come ho citato prima, questo disegno con dei cerchi scom-
posti intrecciati e sovrapposti tra loro, può rappresentare il cielo
con il sole al tramonto, oppure delle persone o cose che vedono
attorno a loro. Quello che è importante in questi “scarabocchi”,
è la grande libertà di espressione che involontariamente essi ci
donano con piena felicità; a differenza di Mattia, che ha esegui-
to “lo scarabocchio” con l’uso del pennarello, delle linee e cer-
chi l’uno sull’altro senza interrompere la continuità, Maila (due
anni) ha eseguito il suo “scarabocchio” con linee discontinue
(pag. 51). Inoltre si è divertita facendo dei grossi punti di colore
rosso e azzurro che sembrano tante stelle sparse nell’infinito.
Anche lei in questo disegno ha utilizzato i pennarelli, più appa-
riscenti rispetto alla matita o al pastello.
Questo disegno rientra nella “normalità” espressiva del bambi-
no: anche per Maila il disegno rappresenta il suo mondo fanta-
sioso, eseguito con gioia in piena libertà espressiva senza es-
sere condizionata da nessuno. Per la bambina quei segni
grafici astratti rappresentano l’immagine del cielo con le stelle
o il mare con le barche o persone e oggetti, che lei vede nella
realtà e li traspone nella sua fantasia, inserendoli nel suo mon-
do immaginario.
Questa è l’espressione della normale serenità e gioia del bam-
bino che è partecipe ed osservatore della vita e del mondo
20
che lo circonda.
Passando al disegno di Mirabel (due anni e dieci mesi) , notia-
mo ancora una volta dei cerchi continui, l’uno accanto all’altro,
aggrovigliati tra loro donando forma e spessore con colori mol-
to marcati e sovrapposti tra loro (pag. 52).
Lei ha avuto la capacità di distinguere, nel disegno, tre sogget-
ti diversi per dare un significato a ognuno con la sua libera
fantasia. Il primo disegno che vediamo sul lato sinistro del fo-
glio è stato eseguito col pennarello giallo, con cerchi continui e
sovrapposti e alcune linee che escono dal groviglio. Che per lei
rappresentano il sole sgargiante con i suoi raggi, mentre con il
colore verde lei ha formato gli occhi, con sotto un insieme di
piccoli cerchietti per rappresentare il naso, sotto al rosso del
naso ha eseguito un segno ad arco per rappresentare la bocca
con lo stesso colore che avrà notato sulla mamma quando si
mette il rossetto sulle labbra. Al centro del foglio, Mirabel Maria
ha utilizzato tre colori: il rosso, il verde e il marrone. Con il pen-
narello rosso, ha formato dei cerchietti pieni, sopra di essi ha
usato il pennarello verde formando tanti cerchi, l’uno accanto
all’altro e sovrapposti tra loro, mentre sotto ha disegnato delle
linee verticali, sconnesse e sovrapposte di colore marrone.
Questo soggetto per Mirabel Maria rappresenta un albero di
mele rosse, che lei avrà notato quando col papà e la mamma
va a passeggio nelle campagne dell’Abruzzo. Osservando il
terzo soggetto sul lato destro del disegno, possiamo capire
che ha disegnato una figura umana. Infatti, per la bambina
quella sagoma disegnata con il pennarello rosso rappresenta
la propria mamma con la quale trascorre più tempo, in quanto
il papà non riesce ad averlo sempre accanto perché è impe-
gnato spesso in tournée teatrali, essendo un eccezionale atto-
21
re di Arte drammatica. Voglio però far presente che Mirabel
Maria ha realizzato i disegni quando aveva circa dieci mesi in
più rispetto a quando li hanno realizzati i due cuginetti, per cui
si nota una certa differenza fra i tre disegni, anche se, in ogni
caso, si vede già una sua predisposizione per il disegno supe-
riore alla media.
Alcuni genitori giovani rimproverano il loro primo figlioletto se
hanno scarabocchiato la parete della stanzetta, appena tinteg-
giata, perché la casa è nuova; purtroppo, spesso non ci ren-
diamo conto che quel rimprovero fa accumulare nell’animo del
bambino una grande tristezza e profonda delusione, interpre-
tandolo come una cosa cattiva da non fare, con la conseguen-
za di chiudersi in sé e non disegnare più con spontaneità come
aveva fatto in precedenza.
Secondo me, per ovviare a questa situazione bisognerebbe
coprire le pareti della cameretta con fogli di carta bianca fino
all’altezza delle braccia alzate del bambino: solo così egli si
sentirà libero di dare sfogo alla sua espressione gioiosa, senza
procurare danni alla casa. Il bambino ha bisogno di avere un
suo spazio da modificare, colorare, trasformare, che considere-
rà il suo regno, dove poter giocare e muoversi in piena libertà.

22
I colori nei disegni

I colori sono elementi primari che affascinano i bambini. Attra-


verso l’uso di questi, fanno riferimento agli elementi della natu-
ra, come ho detto prima: il sole è rappresentato col colore gial-
lo o arancione, il mare con il colore azzurro, così anche il cielo,
mentre gli alberi colorati col verde. Quello che attrae gli occhi e
l’animo dei bambini, sono i mille colori dei fiori che sbocciano
in primavera: il giallo denso dei girasoli, il bianco candido delle
margherite, il rosso vellutato delle rose, il colore pesca degli
alberi in fiore e tanti altri ancora che hanno anche affascinato i
pittori impressionisti. Proprio questi colori offerti dalla madre
natura hanno ispirato tanti artisti che hanno colorato il nostro
mondo con le loro opere.
23
Inoltre i bambini sono attratti dalle persone, dagli animali e dal-
le cose che sono alla loro portata, e, quindi, li disegnano su di
un foglio, ravvivandoli proprio con i colori a pastelli, gessetti,
acquerello o tempera messi a loro disposizione. Non è solo il
disegno o il colore che forma gli elaborati di questi bambini,
anche se rappresenta elementi fondamentali, ma sono i simbo-
li che essi tracciano su di un foglio, che vogliono essere dei
messaggi che ci inviano silenziosamente per farsi capire e farli
interpretare. Il mio scopo, è proprio quello di intuire il loro lin-
guaggio e tirare fuori dal loro animo le tante sfaccettature della
loro vita, sia gioiosa sia quella della tristezza e delle problema-
tiche inglobate nel loro cuore.
I colori da usare sono classificati a secondo la loro composi-
zione chimica, essi sono: Pastelli, pennarelli, acquerelli, tem-
pere, oli. I colori a pastello sono maggiormente fatti usare dai
bambini dell’asilo, perché sono facili e non sporcano.
I pennarelli invece essendo formati da una composizione chi-
mica con alcool, dovrebbero essere usati a partire dalle scuole
elementari e non materne, in quanto i bambini vanno soggetti
a sporcarsi di più, ed hanno la tendenza a metterli in bocca,
rischiando un’intossicazione; purtroppo spesso i genitori tra-
scuravano questo particolare, lasciando questi colori nelle
mani di bambini molto piccoli; per questa ragione, di recente,
sono stati creati i pennarelli atossici che sono a base d’ acqua
e possono essere usati anche dai più piccoli. Questi colori
sono messi sui fogli con tratteggi l’uno accanto all’altro, riem-
piendo gli spazi della sagoma del disegno. Sia i colori a pastel-
lo che quelli a pennarello sono a forma di matita, mentre per le
tecniche dell’acquerello, della tempera e della pittura a olio bi-
sogna usare i pennelli.
24
L’acquerello è un composto chimico di pittura, che si trova in
commercio o a tubetti oppure a tipo di pasticche. La materia è
diluita con l’acqua, così pure per la tempera, che a differenza
dell’acquerello che è usato con poche pennellate leggere for-
mando una patina di colore trasparente, quest’ultima invece va
usata con pennellate larghe e corpose. Infine, la pittura a olio si
vende in commercio nei tubetti ed è diluita con l’olio di lino
oppure con la trementina. Queste ultime tecniche del colore,
sono usate per far dipingere i ragazzi delle scuole medie. Fac-
cio presente che per colorare con l’acquerello e la tempera
bisogna usare dei fogli di carta ruvidi, mentre per l’uso della
pittura a olio è consigliabile usare o un cartoncino oppure la
tela che assorbono maggiormente il colore. Oltre a queste tec-
niche, i ragazzi che dimostrano una bravura nel disegno pos-
sono utilizzare i pennarelli a china. Ovviamente vi sono ancora
da citare tante altre tecniche usate dagli artisti professionisti,
ma in questo caso poiché stiamo parlando di bambini e ragaz-
zi, mi fermo a quelle sopra citate.

25
I SIMBOLI e l’arte

Il simbolo è un elemento oggettivo che ci porta all’astrazione ide-


ologica. Ad esempio, quando entriamo in una chiesa, notiamo im-
mediatamente sia sull’altare sia sulle navate, delle figure sacre di-
pinte o scolpite. Queste opere rappresentano dei simboli. Il Cristo
crocefisso, che è presente in tutte le chiese, rappresenta una figu-
ra concreta perché è visibile e si può toccare; spesso mi è capita-
to di vedere alcune vecchiette baciare i piedi insanguinati del Cri-
sto: in quel momento, l’innocenza di queste persone anziane, le
porta a immaginare che quel Gesù sia vero e gli chiedono una
grazia, ma la persona erudita sa benissimo che quella statua non
è il figlio di Dio ma solo una rappresentazione.
Tre anni fa, come detto nell’introduzione, ho avuto l’idea di scrivere
un manuale in cui interpretare i tratti e i simboli realizzati nei disegni
26
dei bambini, ed è partita da una mia lettura di Freud che già ai
tempi dell’Accademia mi aveva stimolato la mente ad analizzare i
disegni attraverso una considerazione analitica del segno nell’arte.
Lo studio della simbologia da lui intrapresa, diede una lettura di-
versa delle opere di grandi artisti interpretandole sotto il profilo
psicologico. Da Leonardo a Raffaello, da Michelangelo a Dalì, e
analizzando i singoli elementi impressi nelle opere d’arte, ricostruì
il loro profilo emotivo, in quanto il segno diventa, secondo le sue
teorie, una manifestazione dei contenuti celati nell’inconscio.
Allo stesso modo ho osservato la corrispondenza di questi
simboli nei disegni dei bambini, con il loro stato emotivo/psico-
logico vissuto soprattutto in famiglia. Dalla mia esperienza, na-
sce questo breve manuale che percorre in maniera discorsiva,
senza alcuna pretesa dottrinale, questo mondo infantile così
intenso e interessante.
Spiegazione dei disegni con i simboli:

Disegni di famiglie serene

Nel disegno a pag. 53 eseguito da un bambino di nome Gio-


vanni di sette anni, notiamo con quanta cura ha trattato i per-
sonaggi, facendo emergere l’allegria e la spensieratezza. Le tre
figure rappresentano i suoi fratelli: Mario, il più grande di anni
dodici sul lato destro, mentre Lucio è la seconda figura a destra
tutta colorata in blu, mentre Giovanni si è disegnato tutto di
colore arancione al centro, accanto alla propria mamma, e a
seguire il papà. Si evince subito in questo disegno una famiglia
serena e formata da un reciproco amore sia da parte dei geni-
tori, sia tra gli stessi fratelli che saltellano divertendosi. Notiamo
come Giovanni ha distinto bene la mamma dal suo papà, dise- 27
gnandola con i capelli lunghi e il papà con i capelli corti. Inoltre
voglio far notare che ha posto tutte le figure familiari su di una
linea di base che rappresenta, secondo lui, il pavimento sul
quale si muovono, o addirittura un prato, perché l’ha colorato
con il marroncino con sovrapposto il verde, ma quello che è
importante in questo disegno è la felicità espressiva dei perso-
naggi, il simbolo dell’amore che unisce la famiglia.

Disegno di solitudine

Il disegno a pag. 54 è stato eseguito da Aurora, di sei anni e mezzo.


E’ facile intuire in questo disegno la psicologia di questa bambina,
la quale si sente tanto sola e triste, perché la mamma l’ha abbando-
nata, dopo essersi innamorata di un altro uomo, lasciandola sola.
Lei ha disegnato la figura di suo padre con il volto triste e me-
sto. Il papà a sua volta cerca di farla distrarre, gioca con lei a
pallone. Aurora è stata brava a disegnare le due figure, l’una
lunga che rappresenta il papà e l’altra più piccola rappresenta
lei con i capelli lunghi di colore giallo perché è bionda. Il pastel-
lo è ben messo sia nei vestiti sia nei volti che sono di colore
rosa. Dietro alle figure vediamo disegnata una porta colorata
col pastello marrone sul lato destro, mentre a sinistra ha dise-
gnato una finestra con il pastello arancione. Sia la porta sia la
finestra è chiusa e rappresentano per la bambina i simboli del-
la sua solitudine e del buio che oscura il suo piccolo animo.

Disegno di violenza

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Il disegno a pag. 55 è stato eseguito da una bambina che ha
subito dall’età di sette anni violenza sessuale dal proprio pa-
dre, un uomo violento, e già più volte detenuto. Solo quando ha
eseguito il disegno che raffigurava lei piccola accanto a una
figura maschile molto grande con una fune in mano e la bocca
enorme e gli occhi molto marcati, ho potuto intuire le sue sof-
ferenze. La suora della scuola mi confermò della violenza, (in
alto notiamo un cancellato simbolo di prigione). Il suo nome è
nessuna. Questo nome della bambina è inventato da me per
non farla riconoscere. Oggi quella bambina è mamma di un fi-
glio venuto al mondo dalla violenza del padre-padrone, e seb-
bene viva sempre nel ricordo orribile e assurdo di quel mostro
della sua fanciullezza, è diventata comunque un’ottima madre.
Disegno con problemi di dislessia

Il disegno a pag. 56 appartiene a un bambino di otto anni di


nome Gerardo e l’ha eseguito a scuola in terza elementare E’
stato un mio piccolo allievo, accompagnato dal papà e dalla
mamma al corso di disegno e pittura, (nel mio laboratorio non
solo accolgo bambini e ragazzi di qualsiasi età, ma anche adul-
ti che vogliono imparare il disegno e la pittura artistica). Fin dal
primo giorno notai quanta difficoltà mostrava nel rapporto con
gli altri: si metteva in disparte dai suoi coetanei per disegnare,
forse per il timore di essere giudicato. Il bambino soffriva di
dislessia e quindi anche a scuola viveva con un forte senso di
disagio al punto che gli fu assegnata un’insegnate di sostegno;
i suoi disegni erano molto infantili rispetto alla sua età. Decisi di
farne il mio pupillo, proponendomi di portarlo a parità con gli
29
altri bambini del corso. Il suo stato psicologico molto comples-
so derivava anche dalla sua condizione familiare. La mamma
docente e il padre disoccupato con funzione di casalingo; era
lui che si prendeva cura del ragazzo, lo accompagnava a scuo-
la, gli prepara da mangiare. Insomma sostituiva in pieno la mo-
glie, che però non si sottraeva alle funzioni di madre, anzi era
apprensiva soprattutto perché Gerardo era figlio unico, e per-
tanto gli donava, forse più affetto del normale: un amore quasi
morboso che spesso per il bambino diventava controprodu-
cente e soffocante; infatti, notavo durante le lezioni, che era
sempre agitato e solitario; una volta sono andato a casa sua
per capire da dove proveniva questo suo stato d’animo: notai
la sua violenza non appena il papà e la mamma lo rimprovera-
vano, diventava quasi isterico, dando calci ai suoi giochi e in-
veendo contro i genitori.
Osservando il suo disegno notiamo subito in questo un senso
d’ingenuità e arretratezza, espresso da forme geometriche ele-
mentari, al punto da sembrare un disegno eseguito da un bam-
bino di sei anni: i due monti colorati col marrone sembrano due
triangoli sconnessi e l’uccello che vola colorato in nero è enorme
e sovrasta il disegno, mentre i fiori e il sole sono molto infantili. E’
l’uccello a colpire molto, in quanto, in questa forma lui esprime
tutto il suo disagio rispetto al mondo “colorato”, causato soprat-
tutto dalla dislessia che lo differenzia dai suoi compagni.
A distanza di anni, continuando a seguire le lezioni di disegno
e di pittura, ha imparato a essere più equilibrato, dando sfogo
alle sue emozioni nei propri componimenti e dipinti olio su tela.
Oggi posso dire che Gerardo è diventato un ragazzo responsa-
bile, molto riflessivo e socievole e posso ritenermi soddisfatto
e orgoglioso di aver inculcato nel suo animo l’amore non solo
30
per l’arte ma soprattutto quell’armonia e serenità che gli per-
mettono oggi di socializzare, di vivere meglio il rapporto con i
genitori e di avere fiducia nel prossimo.

Disegno in tenera età

Il disegno a pag. 57, è stato eseguito da una mia piccola allieva


di nome Caterina, quando aveva appena cinque anni. La mam-
ma è impiegata e il papà ottimo musicista, quindi posso già dire
che è seguita con tanto amore dai propri genitori; nonostante i
loro impegni quotidiani, essi sono sempre presenti e attenti a
qualsiasi esigenza della bambina, guidandola verso i veri valori
della vita; posso testimoniarlo perché conosco bene i genitori.
All’età di circa cinque anni, i genitori, vista la predisposizione
della figlioletta verso il disegno, si presentarono nel mio studio
per chiedermi se era possibile iscriverla al corso di disegno e
pittura; io subito l’accettai perché vidi i disegnini che aveva
eseguito da sola, e notai la sua bravura, ovviamente aveva bi-
sogno di perfezionarsi. E così ha frequentato il mio corso e
posso asserire che è diventata una bravissima mini-pittrice,
all’età di sette anni, dipingendo anche con acquerelli e pittura
a olio su tela. Comunque, già osservando il suo disegno, notia-
mo dei segni grafici e dei colori eseguiti con attenzione e amo-
re. Caterina ha disegnato la sua figura tra il papà e la mamma,
questo rappresenta il simbolo dell’unione di questa famiglia.
Ha colorato le figure con la tecnica del pastello con vera bravu-
ra, riempiendo le sagome con i colori a suo piacere. Inoltre si
evince in questo elaborato la grande serenità che ogni bambi-
no dovrebbe avere, e che i genitori sono riusciti a darle, con
31
l’esempio di famiglia tranquilla ed esemplare.

Disegno di vita gioiosa

Il disegno a pag. 58, è stato eseguito da Vincenzo di anni sei.


Ha disegnato la sua casa con finestre aperte, simbolo di luce
gioiosa, mentre notiamo sul tetto il comignolo che fuma, che
vuole rappresentare il camino acceso, simbolo del calore che
c’è in quella casa, ove il bambino si sente protetto e amato dai
suoi genitori, che gli donano il necessario calore, che è quello
dell’amore. Un altro elemento che notiamo è il disegno dell’al-
bero pieno di foglie verdi che Vincenzo ha voluto disegnare
guardando forse la natura simbolo di vita armoniosa. In alto a
sinistra notiamo il sole colorato col pastello giallo: è lo stesso
colore usato per illuminare la sua casa. Conosco i suoi genitori,
sono due professori che sanno dare tanta attenzione al proprio
figlioletto, nonostante i loro impegni professionali. Nella loro
casa regna la felicità e tanto amore.

Disegno a china

Il disegno a pag. 59 appartiene a un ragazzo di otto anni, il suo


nome è Niccolò. I suoi lavori sono diversi perché ha usato non
i colori ma il pennarello a china. Questo dimostra che sa dise-
gnare. Notiamo il suo amore per i fumetti. Ha elaborato varie
figure di personaggi notati in televisione e, con tanta bravura, li
ha rappresentati su questo foglio. Questo ragazzo è stato ispi-
32 rato dal nonno, un noto pittore che ha anche una sua galleria
con ala museale, ove da anni accoglie tanti artisti. Qui il picco-
lo Niccolò ha trovato l’ambiente adatto alla sua formazione
scegliendo con passione questa forma artistica non comune
agli altri bambini. Anche in questi disegni possiamo notare ol-
tre che la fantasia anche la sua gioia di eseguire dei componi-
menti che esaltano il suo animo molto sensibile.

Disegno di tristezza

Nel disegno a pag. 60 eseguito da una bambina di sette anni di


nome Federica, notiamo il suo attaccamento al cane, quale com-
pagno della sua tristezza e simbolo della sua fedeltà. Infatti, la sua
mamma non c’è più, perché è morta di un brutto male, e Federica
riversa sul suo cucciolo tutto l’amore possibile per colmare il
vuoto dell’affetto. Il cane in questo caso rappresenta il simbolo
della fedeltà ed è compagno di sventura, sopperendo il vuoto
incolmabile della mamma scomparsa. Ella ha disegnato due
figure che vogliono rappresentare lei col cucciolo al guinzaglio
insieme al suo papà, che la accompagna a passeggio. Sul lato
sinistro ha disegnato la casa con la porta chiusa e un finestrino
in alto sempre chiuso. Sia la porta sia il finestrino sono simbo-
li di animo chiuso nella disperata tristezza che avvolge la vita
della bambina, la quale non vedrà più la sua cara mamma che
era la sua guida affettiva. Inoltre Federica ha disegnato una
nuvola che è il simbolo della nebbia che ha portato la sua
mamma in cielo e forse nel paradiso.

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Disegno di bambini così detti “prodigio”

I disegni a pag. 61 e 62 appartengono a una bambina che ha


delle qualità non comuni, il suo nome è Umanta, di nazionalità
indiana e adottata in Italia da due genitori esemplari che la cre-
scono con tanto amore ancor più che una figlia legittima.
La mamma è una casalinga molto attenta a donarle un’educa-
zione civile e morale e l’ha sempre guidata con profondo affet-
to lungo il cammino della vita. Il padre, amante dell’arte e della
cultura, avendo notato nella bambina doti e predisposizione al
disegno la iscrisse al mio corso. Subito notai, attraverso i dise-
gni che mi sottoposero, le grandi doti di Umanta. Grazie alla
sua passione per l’arte, ha appreso nel tempo, con estrema
facilità, le tecniche del disegno e della pittura, che le hanno-
permesso di eseguire anche i dipinti olio su tela in tempi bre-
vissimi, lasciando meravigliato sia me sia tutti i conoscenti.
Basta osservare “Volto di ragazza” con tecnica a matita, esegui-
to all’età di soli nove anni, dove si nota già la capacità di avere
una “buona mano” nel tratteggio del disegno, nella capacità di
imprimere un’espressività al volto e nel dargli volume grazie alla
tecnica del chiaro-scuro; tutto ciò denota capacità di osserva-
zione e d’interpretazione di ciò che la circonda. Nel dipinto a
olio, che riguarda la nascita di un bambino, eseguito all’età di
quattordici anni, notiamo la sua bravura sia nel disegno anato-
mico, sia nella scelta dei colori, ma soprattutto nella creazione di
un’atmosfera espressiva che interpreta la sua emozione di fronte
al concetto della natività. Tutto ciò è dovuto alla sua innata dote
artistica, ma anche molto dall’aver vissuto un’atmosfera familia-
re serena che, supportata dai miei insegnamenti di arte pittorica,
ha portato oggi Umanta ventenne, a essere considerata una pit-
34
trice di spicco, tanto da ricevere ambiti premi in tutte le mostre
collettive e personali a cui partecipa.

Disegno d’insicurezza affettiva

I disegni a pag. 63 e 64 sono stati eseguiti da due sorelle con un


carattere nettamente opposto: Olimpia di sei anni era una bam-
bina allegra e spensierata, di facile comunicazione, mentre Bar-
bara aveva un carattere introverso, di difficile socializzazione e
soggetta spesso a crisi di pianto. Questa loro personalità si ri-
flette attraverso i disegni eseguiti nel mio studio. La più piccola,
sempre con il viso sorridente, disegnava con impegno e passio-
ne, mentre Barbara, maggiore di circa due anni, non riusciva a
comunicare con i suoi piccoli compagni del corso, anzi, spesso,
mentre eseguiva il disegno, lo bagnava di lacrime piangen-
do e singhiozzando; quando le chiedevo del perché di quella
crisi, lei mi rispondeva che soffriva di mal di pancia, per cui
spesso le facevo una tazza di camomilla. Tutte queste mie pre-
mure non servirono a nulla, perché dopo qualche ora, ri-
cominciava a piangere. Col tempo valutando i suoi disegni,
capii quanta tristezza e paura vi fosse nel suo piccolo animo:
Barbara viveva in uno stato psicologico molto complesso, di
cui non comprendevo il motivo. Mi accorsi che quella sua crisi
derivava dal distacco dalla mamma, vivendo col terrore di es-
sere abbandonata. Ovviamente interpellai la signora, per capi-
re se fosse solo questo il problema: mi spiegò che la sua mae-
stra era morta improvvisamente, e questo la portava a
piangere spesso anche a scuola; infatti il motivo era effettiva-
mente il distacco, ma in conseguenza di questo incidente, per-
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ché temeva di perdere anche la mamma. Cercai spesso di far
capire alla bambina che la mamma l’adorava e che mai l’avreb-
be abbandonata. Certamente la signora era molto impegnata
nel suo lavoro, sia come insegnante sia come collaboratrice
del marito nell’azienda familiare. Purtroppo, come ho già ripe-
tuto in precedenza, quando lavorano ambedue i genitori, spes-
so, distratti dai loro impegni, non si accorgono delle esigenze
e difficoltà dei loro figli, i quali li vorrebbero sempre accanto
per essere compresi e amati in ogni momento della giornata.
Comunque, posso testimoniare che la mamma di Barbara è
stata sempre molto attenta e disponibile con le proprie figlie,
nonostante il suo impegno lavorativo, ma forse per Barbara il
tempo non era sufficiente. La signora, vista la grave difficoltà
della figlia, cercò di abbandonare una parte dei suoi impegni per
starle più vicino, donandole più tempo e guidandola nel difficile
percorso adolescenziale.
Se osserviamo il disegno, notiamo immediatamente il suo sta-
to emotivo. I tratti grafici sono insicuri e invisibili, non delinean-
do gli oggetti colorati. I colori sono messi con distrazione,
dando la sensazione di averli inseriti per inerzia e non per scel-
ta: questi sono segni tipici dell’inquietudine che finiscono per
diventare un simbolo rappresentativo di molti bambini di oggi.
Con il passare degli anni Barbara ha superato i suoi momenti
difficili grazie alla sua passione per il disegno, in cui ha trovato
stimolo e interesse, diventando così una brava disegnatrice.
Oggi, frequenta l’università, è diventata una donna ed ha supe-
rato in pieno la sua crisi.
Confrontando il disegno di Barbara con quello eseguito dalla
sorellina Olimpia, che non ha subito traumi ed ha vissuto una
serena vita familiare, vediamo una grande differenza: notiamo la
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precisione e la passione nell’eseguire i suoi lavori, il tratto grafico
è ben tracciato, i colori stesi con più leggerezza e sicurezza,
dando alle sagome degli uccelli vivacità e bellezza, capace di
trasmettere con il suo disegno allegria e armonia interiore.
Conclusione

Il mio viaggio nel mondo misterioso e incantevole dei bambini


si ferma qui, dopo aver tirato fuori dal loro animo i tanti perché,
le tante ansie e le gioie espresse attraverso i disegni. Chiudo
questo scrigno di ricordi della loro fanciullezza, con la speranza
che gli addetti all’educazione prendano coscienza di questo
aspetto psicologico, per adoperarsi a essere più attenti nel va-
lutare con serietà gli elaborati che i bambini presentano alla
loro attenzione.
Con animo di artista, e con il cuore di padre, auguro buon lavo-
ro a tutti gli addetti a questo compito tanto delicato, infinita fe-
licità e serenità ai bambini che vivono purtroppo in questa so-
cietà ormai priva di valori, colma d’inciviltà ed egoismo. Solo
37
con un’ottima guida essi potranno crescere sani per diventare i
veri uomini e donne del domani, capaci di cambiare la società
e donare alle generazioni successive un mondo migliore.
I bambini devono poter credere che la magia esiste,
esiste in ognuno di noi, nei nostri ideali, nelle scelte che
ci guidano e negli insegnamenti che ci aiutano a
crescere. La magia è la vita e l’amore è il motore della
38 vita. Amare, credere, sognare e sperare sono le ali che
ci permettono di spiccare il volo. Ai bambini dico
“Abbiate il coraggio di aprire le vostre ali e volate in
alto, sempre più su! Prendete in mano il vostro sogno e
fatene una grandiosa realtà!”

Clelia Cané
I disegni a seconda DELl’età 39
40

disegno 1 - “ L’OMINO TESTONE”


di Cesare (3 anni)
41

disegno 2 - “ L’Evoluzione dell’omino testone”


di Letizia (4 anni)
42

disegno 3 - “ LA MIA FAMIGLIA”


di Victoria (5 anni e mezzo)
43

disegno 4 - “ bambina con la borsetta”


di Carolina (6 anni)
44

disegno 5 - “ sara e la pecorella”


di Sara (7 anni e mezzo)
45

disegno 6 - “ LA FATINA”
di Martina (8 anni)
46

disegno 7 - “ Carnevale 2001”


di Gabriella (10 anni)
47

disegno 8 - “arlecchina”
di Federica (12 anni)
48

disegno 9 - “ Madonna”
di Ludovica (14 anni)
I capolavori dei bambini 49
50

disegno 10 - “ Lo Scarabocchio”
di Mattia (2 anni)
51

disegno 11 - “ Lo Scarabocchio”
di Maila (2 anni)
52

disegno 12 - “ Lo Scarabocchio”
di Mirabel (2 anni 10 mesi)
53

disegno 13 - “ Disegni di famiglie serene”


di Giovanni (7 anni)
54

disegno 14 - “ Disegni di solitudine”


di Aurora (6 anni e mezzo)
55

disegno 15 - “ Disegni di violenza”


di “Nessuna” (7 anni )
56

disegno 16 - “ Disegno con problemi di dislessia”


di “Gerardo” (8 anni )
57

disegno 17 - “ Disegno in tenera età”


di “Caterina” (5 anni )
58

disegno 18 - “ Disegno di vita gioiosa”


di “Vincenzo” (6 anni e mezzo )
59

disegno 19 - “ Disegno a china”


di “Niccolò” (8 anni )
60

disegno 20 - “ Disegno di tristezza”


di “Federica” (7 anni )
61

disegno 21 - “ Disegno di bambini così detti “prodigio”


di “Umanta” (9 anni )
62

dipinto ad olio 22 - “ Disegno di bambini così detti “prodigio”


di “Umanta” (14 anni )
63

disegno 23 - “ Disegno d’insicurezza affettiva”


di “Barbara” (10 anni )
64

disegno 24 - “ Disegno dELLA SORELLINA OLIMPIA”


di “Olimpia” (8 anni )

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