Hyde
CAPITOLO N.1: Utterson, era un uomo molto schivo, freddo, non era di certo quel
che si può definire uomo di mondo, né tanto meno un gran simpaticone. I suoi unici
affetti erano rappresentati dalla stessa famiglia o conoscenti di lunga data...
Un'amicizia particolare lo legava a Richard Enfield (guarda caso suo lontano
parente).
Per definire quest'amicizia “particolare” sta nel fatto che né l'uno né l'altro avessero
passioni comuni; ciò nonostante i due non mancavano mai alla loro passeggiata
dime4nicale, anche a costo di dover rinunciare a qualche appuntamento importante.
In una delle loro escursioni capitarono in una strada gremita di gente; dopo aver
svoltato l'angolo si ritrovarono affacciati ad un'inconsueta casa portante i segni
inconfondibili di un prolungato abbandono.
Richard cominciò a raccontare una storia: era notte, la strada completamente deserta
illuminata da qualche lampione... Ad un ceto punto comparvero una bambina che
correva in direzione opposta e un uomo da dietro l'angolo... L'impatto fu inevitabile,
ma ciò che rese strana la circostanza fu che l'uomo nel proseguire la via, calpestò la
bambina senza troppi problemi. Richard lo richiamò, lo guardò inferocito e lo
condusse verso la bomba urlante. Fu chiamato un medico, il quale costatò che la
bambina fosse solo spaventata e che non mostrava contusioni. I familiari della
piccola decisero che l'uomo doveva versare la somma di 100 sterline per l'accaduto.
L'uomo, indifferente, andò verso la casa senza finestre e ne uscì con 10 sterline in
contanti ed un assegno di 90 sterline, perlopiù con la firma di una persona stimata.
Si pensò ad una sorta di ricatto, ma l'indomani fu verificata l'autenticità della firma e
dell'assegno. L'uomo in questione era Hyde, un essere deforme nell'insieme che
trasmetteva, come dire, ripugnanza a chi lo guardasse. Di questa storia decisero di
non parlarne mai più.
CAPITOLO N. 2: Dopo la passeggiata, Utterson si recò a casa... L'inquietudine lo
pervase e, abbandonando il libro che stava leggendo, si diresse verso lo studio. Dalla
cassaforte estrasse un testamento intestato al Dr. Jekyll.
Tra le varie clausole del documento ve n'era una alquanto bizzarra: tutti gli averi del
Dr. Jekyll sarebbero divenuti possedimenti del Sig. Edward Hyde in caso di decesso
o di scomparsa superiore a tre mesi. Non venendo a capo di questa faccenda, si recò
presso un suo amico di lunga data, il Dr. Lanyon.
Utterson fu accolto in sala da pranzo e dopo aver parlato del più e del meno, il
legale introdusse l'argomento “Jekyll”. A quanto pareva, nemmeno Lanyon era in
contatto con questi da più di dieci anni, perciò non espresse alcuna opinione a
proposito del signor Hyde.
L'unica cosa che Utterson apprese fu riguardo a misteriosi studi (folli secondo
Lanyon) che provocarono la scissione tra i due amici. Volendo saperne di più, il
legale aspettò in vari momenti della giornata il misterioso Hyde... Passarono giorni,
finché, una notte, proprio dinanzi all'uscio di casa Hyde, comparve il padrone con
fare inquieto. Con un pò d'esitazione, Utterson si fece avanti e cominciarono a
conversare. Ciò che ottenne dall'incontro fu l'indirizzo dell'uomocreatura (sembrava
a malapena un umano) e l'aver stampato nella memoria quel viso (o muso?!).
Non dandosi per vinto bussò alla porta di Jekyll. Fu accolto dall'anziano
maggiordomo, Poole, il quale disse che il padrone al momento non era in casa.
Utterson domandò se fosse a conoscenza di un certo signor Hyde e Poole rispose
che il signore aveva piena autonomia in casa Jekyll e che spesso utilizzava il
laboratorio.
Utterson rincasò e meditò su quanto aveva scoperto.
CAPITOLO N. 3: Passati quindici giorni, il Dr. Jekyll invitò a casa alcuni vecchi
compagni e tra questi anche il legale Utterson.
Quando ormai tutti gli invitati furono andati, Utterson chiese spiegazioni di quella
strana clausola del testamento. Jekyll, inquietato, rispose che si trattava di affari
privati e che non c'era assolutamente nulla di che preoccuparsi. Utterson informò il
dottore dei comportamenti abominevoli del protetto, ma Jekyll sentenziò che Hyde
era una brava persona e, nel caso fosse deceduto, Utterson doveva occuparsi della
gestione e della tutela dei diritti di Hyde.
CAPITOLO N. 4: Passato un anno, a Londra accadde una dei più macabri delitti, in
particolar modo per la ferocia dell'aggressore.
A notare la scena fu una cameriera che, dall'alto di un edificio, scorse dalla finestra
un distinto signore che risaliva la strada e dall'altra parte un uomo di bassa statura
sopraggiungere in senso opposto. Quando i due si incrociarono, l'anziano si inchinò
e chiese indicazioni, ma con la ferocia ed i comportamenti di un pazzo, il signor
Hyde ( la cameriera lo riconobbe in quanto Hyde fu invitato a casa del suo padrone)
cominciò a dimenare il bastone e ad accanirsi contro l'anziano.
La cameriera a quella scena non resistette e svenne. Dopo essersi ripresa chiamò la
polizia che a sua volta chiamò Utterson perché il cadavere (irriconoscibile)aveva cin
sé una lettera indirizzata a suo n
nome. Dopo aver letto la lettera e analizzato il corpo, si dedusse che la vittima in
questione era un certo Danvers Carew, un suo amico.
L'unica prova che possedevano era rappresentata da un pezzo di bastone, lo stesso
che Utterson aveva regalato a Jekyll anni addietro. Chiamarono una vettura e si
diressero verso la casa di Hyde. Ad accoglierli fu una vecchietta dall'aria truce, la
quale informò di averlo visto il giorno prima per l'ultima volta. Perquisirono le
stanze dove alloggiava l'assassino e vi trovarono l'altra metà del bastone e costala e
matrice di un blocchetto d'assegni. Subito si precipitano in banca e bloccarono il
conto. Se si fosse presentato per attingere liquidi, lo avrebbero braccato.
CAPITOLO N. 5: UN pomeriggio Utterson si presentò in casa Jekyll e, dopo aver
superato il cortiletto entrò in un atrio piuttosto buio, ma suparato anche quest'ultimo,
si ritrovò dinanzi all'amico visibilmente agitato. Jekyll udì la notizia e giurò di non
vedere mai più Hyde. Henry diede all'amico una lettera scritta da Edward Hyde in
cui vi era scritto che lui stesso aveva provveduto ad un piano di fuga e che non
bisognava preoccuparsi. Prima di andarsene, Utterson chiese a Poole se avesse visto
un uomo imbucare quella lettera. Poole rispose di aver ricevuto solo posta
ordinaria... Perciò la lettera fu consegnata alla porta del laboratorio!
Non riuscendo a trovare soluzione, Utterson chiese consiglio al suo fidato
capocommesso, Guest; egli oltretutto era pure conoscente di Jekyll ed esperto in
grafologia. Lesse il pezzo di carta, ne studiò la grafia e forma d'ogni singolo segno...
Vi era una certa rassomiglianza con la calligrafia di Jekyll verificata tramite un
invito a cena.
Che Henry Jekyll fosse un falsario per conto di un assassino?!
CAPITOLO N. 6: Passarono due mesi e la tagli dell'assassino aumentava di giorno
in giorno...
Di Hyde non se ne seppe più nulla, come se non fosse mai esistito. Nel frattempo
Jekyll sembrava rinato, era più solare, rilassato, invitava tutti i giorni gli amici a
pranzo.
Inspiegabilmente un giorno si ritirò nel suo laboratorio dicendo di non voler ricevere
nessuno.
Utterson tentò più volte di parlare all'amico, ma sempre con lo stesso esito.
Decise di far visita a Lantyon. Costui era cambiato: aveva in viso i segni
inequivocabili della morte. Chiacchierando, Lanyon sbottò dicendo che Jekyll aveva
combinato qualcosa di grosso, ma ciò doveva rivelarsi solamente alla morte dei due
rivali. Dopo settimane Lanyon morì e Utterson dovette provvedere all'apertura del
testamento; una volta rotti i sigilli, estrasse una seconda lettera intestata: “Da non
aprirsi che dopo la morte o la sparizione del Dr. Kekyll”. Ciò che sembrò strano fu
l'utilizzo della parola sparizione, la stessa che il Dr. Jekyll utilizzò nel suo
testamento. Utterson non credeva all'inapparente coincidenza, fu assalito dalla
curiosità di procedere, ma essendo uno dei migliori amici di Lanyon, volle
mantenere la promessa.
CAPITOLO N. 7: Utterson ed Enfield durante la loro passeggiata domenicale si
ritrovarono davanti la csa del ricatto. Enfield informò che quella casa non era altro
che la porta sul retro di casa Kekyll. Decisero di vederla più da vicino e, con la
scusa di salutare l'amico malato, i due attraversarono il cortiletto e scorsero vicino
una finestra semiaperta la figura di Henry.
Henry Jekyll stava male, era depresso, ma adorava la compagnia di Utterson.
Improvvisamente la faccia si contorse in una smorfia indescrivibile... Il resto non si
scorse siccome Jekyll chiuse immediatamente la finestra. I due rimassero sbigottiti,
spaventati...
Che sarà successo al povero Jekyll?!
CAPITOLO N. 8 :Un sera, dopo cene Utterson ricevette Poole, venuto ad informare
della sparizione del suo vero padrone. Utterson, incredulo, si diresse insieme al
maggiordomo verso casa Jekyll. Poole sosteneva che il vero padrone si fosse
dileguato o peggio, fosse stato ucciso e al suo posto, nella stanza anatomica e nel
suo laboratorio si fosse insediata un'altra persona.
Poole ebbe modo di verificarlo in quanto bussò per annunciare la visita di Utterson e
per tutta risposta ricevette un “no!” secco. Ciò che stupì il legale fu il cambiamento
di voce di quando si è ammalati, ma rauca, indistinta, nello stesso tempo grave;
chiaramente appartenente ad un altro.
Altro cambiamento riscontrato fu l'impazienza, la smania nell'avere una medicina
pura che costrinse il maggiordomo a correre in ogni canto della città. Era molto
strano da parte del vero dottore. Poi la testimonianza di Poole nell'aver visto quel
“mostronano” del signor Hyde che si rintanò proprio nella stanza del padrone.
Era la resa dei conti, bisognava scoprire la verità; senza indugi Utterson e Poole con
cinque colpi d'ascia abbatterono la porta del laboratorio e, con stupore videro
accasciato a terra nientemeno che Hyde in fin di vita. E il corpo del Dr. Jekyll,
dov'era finito?!
Perquisirono la casa, ma del corpo nessuna traccia. Trovarono una busta sigillata
indirizzata ad Utterson e con meraviglia constatò che la lettera fdu scritta proprio lo
stesso giorno...
Un caso strano, veramente strano!
CAPITOLO N.9: Utterson lesse le due lettere, la prima del dottor Jekyll ed in
allegato quella di Lanyon.
Nella prima lettera Henry dava istruzioni a Lanyon riguardo un certo contenuto in
una vetrinetta del laboratorio, di estrarlo e di portarlo con sé a casa. La seconda
operazione richiesta fu quella di consegnare il contenuto del cassetto ad una persona
presentata col nome di Kekyll. Tutto qua, ma questo significava la salvezza dello
strambo dottore.
Nella seconda lettera era Lanyon l'interlocutore, il quale scrisse di essersi attenuto
alla lettera: prese il cassetto, scrutò il contenuto (delle polveri cristallizzate, delle
fiale e un quadernetto con annotati più volte le parole “doppio” o “fallimento
totale”) e ricevette a mezzanotte un uomo di bassa statura, ma di gran vivacità
muscolare... Soprattutto colpì l'espressione malevola. Una volta presentatosi, fu
invitato ad entrare e, dopo quella che sembrò una crisi, riuscì a calmarsi. Venuto in
contatto con gli oggetti del cassetto cominciò a sperimentare le sostanze producendo
colorati e vaporosi miscugli finché il raccapricciante ometto pose al Dr. Lanyon due
possibilità: o rimanere all'oscuro dei risultati raggiunti dalla scienza, o vedere con
quegli stessi occhi i “miracoli” che essa era capace di fare.
Lanyon, ormai confuso sul da farsi, optò per la vista del prodigioso spettacolo. Non
aveva mai visto niente di simile... Quel malevolo nanetto, dopo aver ingurgitato la
pozione, diventò... Il Dr. Jekyll!
Dopo quella mostruosa metamorfosi divenne una visione permanente nella mente
“notturna” di Lnyon. Inspiegabilmente sentì la morte sopraggiungere.
CAPITOLO N. 10: Dopo queste sbalorditive notizie, Utterson si accinse a leggere la
letteraconfessione del Dr. Jekyll. Egli, fiero delle proprie doti e della posizione
raggiunte, come ogni uomo desiderava colmare le gioie “stravaganti” che
sfortunatamente la disciplina ed il bon ton gli negavano. In ogni occasione il dottore
dovette convivere in una profonda doppiezza, l'infinita lotta tra il bene e il male, fu
per questo ch3, venuto a conoscenza della proprietà di un determinato sale in grado
di rimouvere ogni rivestimento di carne e suscitare una seconda forma corporea,
decise di sperimentarla. Una volta bevuta l'effervescente sostanza, si guardò allo
specchio e vide davanti a sé una figura malevola, ripugnante. Impensabilmente si
innamorò dell'aspetto assunto: era finalmente libero, evaso dalla parte buona,
sgombro da ogni doppiezza...
Era un altro uomo e perciò poteva darsi alla pazza gioia siccome svincolato dai
limiti del decoro. Per questo affittò una casa a Soho e prese sotto custodia una
governate interessata a tacere dimodoché quella fosse la dimora del Dr. Jekyll
malvagio, per meglio dire del signor Edward Hyde; inoltre avvertì i domestici del
suo “amico” ebbe avuto piena autonomia in casa Jekyll. Henry nel testamento lasciò
tutti i suoi averi a Hyde proprio perché se non fosse riuscito a riprendere la vera
identità poteva disporre dei beni della stessa persona tanto stimata. Questa
trasformazioni e fughe durarono diversi mesi finché si rese conto che continuare la
vita di sempre non fosse poi tanto male. Invece no. Dopo due mesi, la tentazione lo
condusse a preparare di nuovo la pozione.
In quella stessa notte, preso dalla follia e dalla smania, si accanì su di un passante,
un certo Sir Danvers che di male non fece, se non chiedere indicazioni. Dopo
quest'evasione clandestina decise che mai più avrebbe preso le sembianze di Hyde.
Nei mesi successivi, tra noia e monotonia, procedette tutto per il meglio... Però c'era
sempre quel senso d'evasione dagli schemi ordinari che s'impadroniva di lui. Un
giorno, seduto su di una panchina di un parco, ripensò a quei fatti scellerati che tanto
lo stuzzicavano ed incredibilmente, senza volerlo, era tramutato in Hyde. Come
preparare la pozione poiché gli ingredienti erano a casa del Dr. Jekyll?! Risposta:
non potette far altro che scrivere (con la grafia del Dr. Jekyll) una lettera a Lanyon
descrivendo il luogo esatto dove si trovavano gli ingredienti e di ricevere alle ore 24
in casa propria un uomo mandato per suo conto. Quando il Dr. Lanyon vide che
l'uomo trasformato era Henry, s'inorridì. Ormai il chiodo fisso che deturpava la
mente del Dr. Jekyll era quello di ridiventare Hyde.
La parte cattiva, all'inizio faticava a disfarsi della parte buona... Ora come ora, Hyde
era cresciuto, si era irrobustito tanto che comprometteva il ritorno alle origini.
I giorni che seguirono furono una vera e propria tortura poiché Jekyll si trasformò
continuamente e più di una volta al giorno dovette provvedere alla preparazione
della miscela per ritornare in sé. Nei suoi dormiveglia movimentati, constatò che
Hyde aveva paura della orte ed era per questo che non si accaniva brutalmente su se
stesso, facendo in modo di non rovinare quella parte tanto detestata, ma che in ogni
modo gli serviva per il conseguimento dei propri giorni. Questa situazione sarebbe
durata diversi anni se la provvista di sale, risalente al primo esperimento, non fosse
finita, ma soprattutto la causa di tutto sarebbe proprio l'impurità. Henry mandò più
volte il suo maggiordomo nelle farmacie londinesi, ma ottenne sale puro... Questo
non produceva il secondo cambiamento di colore della miscela, perciò
inutilizzabile... Con l'ultima dose di quel sale riuscì a scrivere questa lettera,
aspettando rassegnato la dolce morte dell'anima sopraggiungere...
In realtà la morte spettava a Hyde o al nostro dottor Jekyll?!