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tutti quelli che dicono che io sia il più felice degli esseri umani per gli applausi che ho ricevuto
per i miei discorsi, ma anche quelli che ritengono che io sia il più sventurato tra quelli che sono vivi
a causa dei miei continui dolori e fatiche, dunque è necessario che io tenti di correggere ognuna di
queste due opinioni, e ognuna di esse è lontana dalla verità, con un racconto delle cose che mi sono
successe, e anche delle mie condizioni attuali, affinché tutti quanti sappiano che gli dèi hanno
mescolato gli elementi della mia Sorte e io non sono né il più felice né il più sventurato, e spero che
nessun dardo della Nemesis mi colpisca. 1,2. Dunque innanzitutto, se anche questa cosa porta a una
buona sorte, il fatto di essere cittadino di una città grande e famosa, bisogna considerare la
grandezza della città di Antiochia, e come è questa città, quanto è grande la terra che essa
amministra, quali sono le sorgenti alle quali essa beve, quali sono i venti di zefiro di cui essa gode,
ed è possibile sapere tutte queste cose per sentito dire anche per chi non ha mai visto questa città.
Infatti qual è la terraferma, o qual è l'angolo di mare dove non è arrivata la gloria di questa città?
La mia famiglia era una delle più importanti in una città grandissima, sia per la sua educazione, sia
per la sua ricchezza, sia per i suoi servizi pubblici, sia per i suoi giochi pubblici, sia per gli studi di
oratoria che si oppongono agli eccessi dei potenti. 1,3. Alcuni credono che il mio bisnonno fosse
arrivato dall'Italia, ma sono stati tratti in inganno da un discorso che è stato composto da lui nella
lingua degli abitanti dell'Italia. Forse il mio bisnonno è stato capace di fare un discorso in latino, ma
lui non era originario di un altro luogo. Lui non aveva soltanto il pregio della conoscenza della
lingua degli abitanti dell'Italia, ma conosceva anche la divinazione, grazie alla quale lui sapeva in
anticipo che i suoi figli sarebbero morti a causa del ferro, anche se loro erano belli, grandi e capaci
di parlare bene. Questo evento ha privato la nostra famiglia di grandi ricchezze, cosicché mio padre
ha avuto compassione delle proprie sorelle in età da sposarsi e le ha mantenute. E il mio nonno
materno, che era eccellente soprattutto come retore, è sfuggito a fatica a una simile morte, e quando
lui è morto, a causa di una malattia, ha lasciato il posto di consigliere municipale ai suoi due figli,
affinché lo difendessero, e di questi due figli il primo ha perso la sua vita dopo avere avuto un
incarico pubblico, e l'altro è morto dopo avere rifiutato una carica pubblica. Certamente in alcune
di queste cose la mia sorte è stata buona, ma in altre cose essa non è stata tale.
1,4. Mio padre ha sposato mia madre che era stata generata da tali persone, e ha avuto tre figli, di
questi figli io sono stato il secondo, mio padre è morto prima di essere nel fiore degli anni e quando
aveva recuperato solo pochi dei suoi molti beni, e subito dopo mio padre è morto il padre di mia
madre. Mia madre per la sua saggezza ha avuto paura della malvagità dei tutori e delle difficoltà che
inevitabilmente ci sarebbero state nei nostri studi di retorica, e lei ha voluto provvedere a tutto per
noi, suoi figli, e anche se con fatica lei è riuscita a dare alcuni insegnamenti molto bene, ma per altri
studi lei ha pagato alcuni insegnanti, e lei non era capace di adirarsi con un suo figlio che era poco
sveglio e al quale lei voleva bene, perché pensava che fosse proprio di una madre amorevole il
non addolorare mai il proprio figlio in nessun modo , e noi trascorrevamo la maggior parte dell'anno
in campagna più di quanto ci dedicassimo agli studi. 1,5. Dopo che quattro anni della mia vita sono
trascorsi in questo modo in ciascuno di questi anni, nel mio quindicesimo anno di età un intenso
desiderio degli studi di retorica mi ha preso e si è introdotto in me; dunque io ho trascurato i piaceri
abbandonato le corse dei cavalli e tutte le attività della scena teatrale, e io ho fatto meravigliare
molto i giovani e gli anziani con il mio comportamento quando io sono stato senza vedere i
combattimenti individuali nei quali gli uomini cadevano e vincevano, e si poteva dire che costoro
fossero degli allievi di quei trecento che caddero alle Termopili. Mio zio, fratello di mia madre,
svolgeva queste funzioni pubbliche e mi invitava ad andare a vedere quegli spettacoli, ma io restavo
sui libri, si dice che mio zio aveva profetizzato che io sarei diventato un retore, e queste profezie si
sono realizzate.1,6. In quale modo io considererò la mia condizione di orfano? Io sarei stato molto
contento di vedere mio padre nella sua vecchiaia, tuttavia io so per certo questa cosa, che se mio
padre fosse arrivato fino alla sua vecchiaia, io avrei fatto una vita molto diversa, e se si paragonano
le mie condizioni di vita di adesso, e quelle che avrei potuto avere, e io alludo alle attività del
consiglio cittadino, o ai processi o, per Zeus, ai seggi delle cariche pubbliche, così non
difficilmente si potrebbe trovare a quale delle due scelte potrebbe giustamente arrivare chi
considerasse in modo corretto questa situazione. 1,7. E a me sembra che neppure un individuo
molto incline ai suoi piaceri potrebbe non dichiarare che noi figli siamo stati fortunati per la
morigeratezza di nostra madre, la quale ha respinto innumerevoli uomini dalle sue porte, se è una
cosa onorevole vivere parlando in modo libero, e questa possibilità è data non solo dai
comportamenti della vita di una persona, ma anche dai comportamenti dei genitori di quella
persona, e infatti molte persone anche se hanno mostrato di essere irreprensibili, sono state ridotte al
silenzio dai biasimi dei loro genitori. 1,8. Dunque di nuovo il fatto che io abbia avuto un insegnante
che riversava bellezza dalle sue parole è stata una cosa propria di un allievo fortunato, ma l'altra
cosa non è stata altrettanto fortunata, io non ho potuto frequentare la scuola quanto sarebbe stato
trasmettesse questa conoscenza, perché il flusso oratorio di quel maestro è stato spento dalla sua
morte. E questa è stata una cosa sfortunata. Dunque io, rimpiangendo il mio insegnante che non
c'era più, facevo ricorso a quelli che c'erano, erano dei simulacri di insegnanti di retorica, come
quelli che mangiano il pane fatto con l'orzo in mancanza di meglio, poiché io non ottenevo nessun
risultato, c'era il pericolo che io seguissi quelle guide che erano cieche, e che io cadessi nel baratro
dell'ignoranza, io ho detto addio a quegli insegnanti, ma io ho impedito alla mia anima di produrre
qualche discorso, alla mia lingua di dire qualche discorso e alla mia mano di scrivere qualcosa, e io
ho fatto soltanto questa cosa, ho imparato a memoria le opere che erano state scritte dagli antichi
studiando con un uomo che aveva un'ottima memoria e che era capace di rendere i giovani esperti di
cose belle, e io sono stato così tanto vicino a lui, che io non mi allontanavo da lui neppure quando
lui si allontanava dai suoi studenti, ma anche in mezzo alla piazza un libro era tra le mie mani. E
quell'uomo doveva dirmi qualche indicazione e io lo costringevo a fare ciò, e inizialmente lui
1,9. Dunque tutta quanta la mia anima per cinque anni è stata rivolta a quella attività. E la divinità
mi ha aiutato perché non ha ostacolato la mia corsa con nessuna malattia, poi c'è stato l'incidente
alla mia testa, esso è stato così, io stavo assistendo alla lezione del mio insegnante che si stava
soffermando sugli Acarnesi di Aristophanes, quando il sole fu coperto da nuvole così enormi, che si
poteva definire quel giorno come se fosse stata notte. E Zeus ha fatto grande rumore con il suo
tuono, e al contempo ha scagliato il suo fulmine, io sono stato colpito agli occhi da quel fuoco, e la
mia testa è stata colpita da quel tuono. E io ho pensato che non mi fosse successo niente di grave, ho
pensato che quel disturbo sarebbe finito subito, sono andato a casa mia, e quando mi sono steso per
pranzare mi è parso di sentire quel tuono, e mi è parso che un fulmine percorresse la mia casa e la
paura mi ha fatto sudare e io mi sono allontanato dai cibi e mi sono rifugiato sul letto. Io ho creduto
che fosse necessario tacere questa cosa, e che fosse opportuno mantenerla segreta, e non
condividerla con i medici, affinché io non fossi trascinato via dalle mie attività consuete per
prendere dei farmaci e per essere addolorato dalle attività dei medici. 1,10. Questo mio
comportamento ha fatto andare avanti la mia malattia, in modo che essa si è spinta fino alle radici,
come si dice, mentre essa sarebbe stata eliminata senza difficoltà nelle sue fasi iniziali. Per questo
motivo la malattia mi ha accompagnato nella mia crescita quando sono andato all'estero, ha fatto la
sua crescita, ed è venuta di nuovo con me qui ad Antiochia, ha avuto alcuni cambiamenti, ma non
ha smesso di tormentarmi, poiché anche quando la malattia sembra diminuire, non cessa in modo
completo, ma come ho detto, a parte questa malattia per il resto io non ne avevo altre, e questa
malattia non mi impediva di fare le cose che mi piacevano. 1,11. Dunque, dopo che io ho raccolto
nella mia mente in quantità superiore agli altri le opere di autori ammirati per la loro capacità di
parlare bene, io ho sentito l'impulso a fare questa vita di retore, infatti io avevo un amico della
Cappadocia, di nome Iasion, e lui procedeva lentamente nello studio, ma era laborioso, più di
chiunque altro, e ogni giorno, per così dire, mi raccontava ciò che era stato fatto dai suoi antenati ad
Atene, e ciò che accadeva in quella città, Iasion mi raccontava di Kallinikos e di Tlepolemos, della
bravura di non pochi altri retori e dei discorsi con cui avevano vinto le loro controversie o erano
stati sconfitti, e a causa di questi racconti un desiderio di quel luogo si è impadronito della mia
anima. 1,12. Allora io stavo per dichiarare apertamente questa cosa, cioè che io dovevo andare ad
Atene via nave, ma nella mia città, Antiochia, si era diffusa la notizia degli studi faticosi che io
stavo facendo e della mia saggezza giovanile, e io parlo con fiducia della mia saggezza, perché ho
dei testimoni viventi che, se voi volete, potranno alzarsi in piedi e testimoniare, e io vedo qui seduti
non pochi di questi testimoni, io sono stato incorruttibile, non perché io fossi sorvegliato, né per
paura degli educatori, e la condizione di orfano di un fanciullo rende costoro deboli, ma per
un'attenzione della Sorte, grazie alla quale io sono stato custode di me stesso, e ho salvato altri
ragazzi, io ho posto fine a quegli scherzi che erano nocivi, e non pochi giovani si sono dedicati a
questi scherzi e hanno buttato via i loro studi oratorii, e tutta la città era piena della notizia che
riguardava le mie due buone azioni, quei padri che avevano delle figlie vergini andavano dai miei
due zii, e si superavano a vicenda per la grandezza dei beni che offrivano come dote matrimoniale,
“ma essi non hanno mai convinto il mio animo che era nel mio petto”, io credo che io avrei fatto
come Odysseus, avrei rifiutato il matrimonio con una dea, per il fumo di Atene.
1,13.Dunque mia madre piangeva e non sopportava nemmeno di sentire parlare di questa faccenda,
e dei miei due zii quello più anziano riteneva di dovere dare un aiuto a mia madre, e mi ha ordinato
di astenermi da azioni impossibili, e infatti lui non mi avrebbe permesso di fare questa cosa,
neppure se io la avessi desiderata molto. Quando l'altro mio zio organizzava le feste Olimpiche in
onore di Zeus, e io ero stato sconfitto da una forza maggiore, la divinità ha punito la mia città, e
anzi tutta la terra con la morte di Panolbios, e questo era il nome del più anziano dei miei due zii, e
mia madre non poteva più prevalere sull'altro mio zio allo stesso modo di prima, con le sue lacrime,
infatti Phasganios era capace di non cedere a una compassione dannosa, lui ha convinto mia madre
a sopportare un dolore che non sarebbe stato lungo e che avrebbe portato dei grandi frutti, e mi ha
aperto le porte. 1,14. In queste parole che ho dette è chiaro ciò che è fortunato, e ciò che non è
fortunato. Dopo che io sono partito, allora io ho sentito come era terribilmente doloroso lasciare i
propri cari. Dunque io ho fatto il mio viaggio lamentandomi e soffrendo, e mi sono voltato indietro
molte volte per il desiderio di vedere le mura della mia città. Fino alla città di Tiana io ho versato
lacrime, da Tiana in poi oltre a versare lacrime io avevo la febbre. E quando in me combattevano
due desideri, la paura della mia vergogna si è aggiunta a uno di questi desideri, e lo ha fatto
prevalere, cosicché io ho dovuto fare il viaggio, anche se ero malato. La mia malattia era resa più
grave dal viaggio, io navigavo sul Bosforo ed ero quasi morto, i miei muli erano nella mia stessa
condizione, e l'uomo nel quale io avevo riposto le mie speranze che lui mi mandasse ad Atene con i
carri imperiali era decaduto e non aveva più quella sua grande forza di prima e per il resto lui mi ha
dato ospitalità in modo molto premuroso, ma ha detto che soltanto questa cosa non era possibile.
1,15. Io ho rivolto il mio sguardo verso il mare, ma esso era ormai chiuso ai naviganti a causa della
stagione, ho incontrato un famoso timoniere, gli ho promesso del denaro, l'ho convinto facilmente e
navigato vicino a Perinto e dal ponte della nave ho visto il capo Reteo, il capo Sigeo e la città di
Priamos, che ha patito sofferenze terribili, ho attraversato il mare Egeo, e ho avuto un vento che non
è stato peggiore di quello di Nestor, cosicché per me l'incapacità di colui che doveva ospitarmi è
stata un vantaggio. 1,16. Dunque io sono approdato a Gheraistos, poi ad un porto di Atene, dove io
ho dormito, e nella sera del giorno successivo io ero ad Atene, nelle mani di persone che io non
avrei voluto, e il giorno dopo ero nelle mani di altre persone, e non avevo voluto neanche queste
ultime, e non ho potuto vedere quell'insegnante per il quale ero venuto e dal quale volevo studiare, e
io ero chiuso in una stanza grande come una botte, tali sono i modi in cui gli Ateniesi accolgono i
giovani studenti quando arrivano, io e il mio insegnante di retorica eravamo lontani e gridavamo, lui
era senza di me, e io ero senza di lui; ma quel grido non aveva nessuna importanza per quelli che
mi trattenevano, e io anche se ero originario della Siria sono stato costretto a fare i giuramenti come
un Aristodemos. Dopo che io ho giurato che avrei accettato le condizioni che c'erano, qualcuno mi
ha aperto le porte, e io ho ascoltato le lezioni di un insegnante come suo allievo, e ho ascoltato altri
due insegnanti nelle loro declamazioni. 1,17. E l'applauso che si è levato era abbastanza grande per
ingannare coloro che lo sentivano per la prima volta, ma io sentivo che non era niente di importante
poiché la guida di quei giovani era di persone che non erano molto diverse dai giovani. E io ho dato
l'impressione di comportarmi male nei confronti di Atene e sembravo essere colpevole perché non
rispettavo quelli che avevano un potere su di me. Dunque io a fatica ho ammansito la loro collera
dicendo che li ammiravo in silenzio, e dicendo che le mie malattie mi impedivano di parlare a voce
alta, io ho mostrato alcuni miei discorsi scritti, e anche in un altro modo ho mostrato di essere
favorevole a loro anche se non avevo espresso la mia ammirazione. 1,18. Anche nelle cose che sono
state dette è giusto trovare la divinità. Certamente tutti questi eventi non sono di una persona
fortunata: le mie malattie, il fatto che io abbia navigato come un commerciante, il fatto che abbia
avuto dei porti peggiori di quanto io sperassi, essi avevano una reputazione meravigliosa, ma
l'esperienza che io ho fatto di questi porti non è stata così, però io ho avuto una stagione invernale
che non è stata peggiore di quella estiva riguardo ai mari, e ciò è avvenuto non perché io mi fossi
sforzato di ottenerlo, ma come effetto di una costrizione, questi sono i doni della Sorte. Certamente
anche a voi sembra che io abbia avuto una buona navigazione, e anche voi dite che le mie parole
sono state dette in modo coerente, ma se io dicessi che sono stato fortunato riguardo ai miei due
insegnanti perché sono stato costretto a fare alcune cose, a voi sembrerebbe che io direi una cosa
strana. Io devo risolvere l'enigma, e vado a fare questa cosa. 1,19. O uomini, io avevo sentito
parlare fin da quando ero bambino delle guerre tra le scuole che avvenivano nel centro di Atene,
avevo sentito parlare di bastoni, di ferro, di pietre, di ferite, di processi per questi fatti, di discorsi di
difesa, di verdetti di colpevolezza e tutte queste azioni erano fatte da dei giovani, per migliorare le
condizioni dei propri insegnanti, io pensavo che fossero bravi coloro che erano coinvolti in queste
azioni pericolose, e pensavo che costoro fossero giusti non meno di quelli che avevano preso le
armi a favore delle loro patrie, e io pregavo gli dei affinché tali eventi avvenissero anche a me e
affinché io potessi compiere azioni eroiche, e correre verso il Pireo, e il Sunio, e verso gli altri porti
dove le navi sbarcano, per rapire gli studenti che arrivavano, e pregavo che fosse possibile a me in
futuro corrrere a Korinthos per essere processato a causa di questo rapimento, fare banchetti su
banchetti, spendere velocemente le mie ricchezze e cercare qualcuno che mi prestasse del denaro.
1,20. Dunque la dea Sorte sapeva che io sarei caduto in questa rovina che aveva un aspetto
onorevole e il nome molto illustre di capo di una scuola, e la dea, come lei è solita fare, in modo
molto saggio mi ha allontanato da quell'insegnante a favore del quale io ritenevo giusto fare questi
servizi, e mi ha portato da un altro insegnante, e ha fatto in modo che da lui io potessi apprendere
quelle fatiche che riguardano l'attività retorica. Ed è andata proprio così. Io poiché mi ero sentito
offeso dagli obblighi dei giuramenti, ho ritenuto giusto non fare nessuno di quei servizi che avevo
detto, e nessun altro mi avrebbe ordinato di fare queste cose perché io ero obbligato a farle mio
malgrado, e al contempo io avevo paura che se io avessi rifiutato quell'imposizione, avrei dovuto
aggiungere un altro carico al mio giuramento, perché avrei dovuto scusarmi dicendo che ero stato
costretto a fare quelle cose. 1,21. Dunque io sono stato esente da sortite, da spedizioni punitive, da
combattimenti ai quali partecipa Ares, e da campi di battaglia, e in quella grande battaglia, a cui tutti
gli studenti hanno partecipato con le loro fatiche, anche quelli che erano esentati dal combattere per
la loro età, io sono stato l'unico studente che si è trovato in un luogo lontano da tutto questo, io
sentivo parlare di queste ferite che ognuno di loro subiva e sono rimasto distante da quelle ferite che
sono causate dalle collere di qualcuno verso qualcun altro, non ho mai dato nessuna ferita, e non ne
ho ricevuta nessuna, e io non sono neanche mai stato sul punto di fare la prima cosa, né la seconda.
Tuttavia una volta un Cretese dopo essere stato al bagno pubblico ha incontrato me, che stavo
andando a lavarmi, e io camminavo in mezzo a due miei compagni, e lui ha colpito i miei due
compagni da una parte e dall'altra, non ha combattuto contro di me, non mi ha neanche guardato,
tuttavia mi è sembrato di essere stato offeso, perché tali azioni offensive sono state fatte sotto i miei
occhi. 1,22. Così quando io ero presente tutti si comportavano bene perché io ad Atene non ho mai
toccato una palla e io sono stato molto lontano dalla baldoria e dalla partecipazione a quelle azioni
che facevano quelli che andavano di notte ndlle case delle persone più povere; e io ho dimostrato
che quelle etere che cantavano in modo melodioso e che erano simili alle teste di Scilla, oppure le
mie vicine che erano più terribili delle Sirene, e che hanno spogliato molti uomini dei loro averi,
cantavano invano per me. 1,23. E io torno a ciò da cui sono partito, mi sono liberato di quelle
numerose sventure grazie alla Sorte, cosicché io non ho visto Korinthos né in veste di imputato, né
in veste di accusatore, ma una volta a una festa di Sparta, ho visto le fruste e un'altra volta sono
stato invitato a essere iniziato ai misteri ad Argo in quei riti che si svolgono presso gli abitanti di
quella città. E questo è tutto. E in quelle stesse attività retoriche io avrei potuto essere imitatore di
quell'insegnante, dal quale io ero avevo cominciato ad andare, sarei stato con lui, infatti l'affetto
avrebbe potuto determinare anche questa azione, io avrei potuto seguire le orme di quell'uomo, che
voi stessi conoscete, ma che per me è meglio tacere. E come sarei io adesso, se io ricordassi,
parlando con voi, non gli antichi retori che sono nei miei discorsi, ma un retore misero e povero?
1,24. Dunque queste cose sono state guidate in modo buono e onorevole dalla divinità. E si è
aggiunto il fatto che io, seguendo i miei principi, non ho avuto bisogno di medici che curassero il
mio corpo, cosicché tanti quanti sono stati i giorni, altrettante sono state le fatiche, tranne che per i
giorni nei quali c'erano feste religiose, e credo che questi giorni non siano numerosi. Poiché
sembrava che fosse una cosa di grandissima importanza l'essere ritenuti degni di una cattedra da
1,25. C'era un governatore, era uno di coloro i quali provenivano dall'Italia ed era pieno di orgoglio,
e riteneva che i giovani studenti non dovevano più fare nessuna azione sbagliata ad Atene. A causa
della follia dei giovani studenti lui ha messo fine all'attività di alcuni insegnanti, poiché erano stati
dei cattivi insegnanti, e cercava altri tre insegnanti che avrebbero preso il posto di quelli precedenti,
i quali erano nello stesso numero. Dunque erano stati raccomandati per questa funzione un Egiziano
e un mio concittadino, ed entrambi stavano ad Atene. Io non avevo un successo uguale alla loro in
quelle fatiche, e avevo raggiunto l'età di venticinque anni, l'egiziano aveva dieci anni più di me, e
l'altro era più anziano di quest'ultimo, io dovevo essere presente, dopo che ero stato invitato. E il
tempo ha placato l'ira del magistrato, gli insegnanti hanno mantenuto le loro cattedre, ma io sono
stato onorato per i modi in cui ero stato scelto. Dopo questi eventi l'ambiente dei retori era pieno di
sospetto, e non era possibile dormire né per quelle persone, né per me, e il tramare insidie
costringeva alcuni a rimanere svegli di notte, e la mia speranza che io non dovessi patire nessuno
di quegli eventi più sgradevoli aveva lo stesso effetto su di me. Tuttavia neppure in quella
circostanza la Sorte mi ha abbandonato alla prepotenza degli studenti, ma essa li ha trattenuti e ha
trattenuto anche quelli che erano molto agitati ed erano stati molto incitati.
1,26. Ora io devo menzionare anche un'altra dimostrazione non ignobile del fatto che io sia stato
oggetto della cura della Sorte. I beni della mia famiglia stavano per essere venduti, la dea sapeva in
anticipo questa cosa, come è naturale per una dea, e io avevo l'intenzione di aggiungere altri quattro
anni a quegli anni che avevo già trascorso ad Atene, e dopo io volevo andare via da Atene, poiché il
mio intelletto necessitava di un miglioramento, e infatti anche se agli altri sembrava che io fossi
abbastanza bravo a fare quella attività, tuttavia a me non sembrava di essere così bravo, ma una
paura mi turbava, cioè che i sapienti, che mi circondavano da ogni parte volessero sottopormi a una
1,27. Se la notizia riguardante quella vendita fosse arrivata a me ad Atene, certamente io sarei
rimasto lì anche adesso, e non avrei usato nessuna delle conoscenze che avevo ottenuto, e questo è
successo a numerosi giovani studenti, essi non hanno potuto raggiungere quelle cattedre di
insegnanti che erano là in quella città e sono arrivati fino alla vecchiaia senza mostrare la loro
Eraclea, di nome Krispinos, e lui aveva la mia stessa età, la sua indole naturale gli aveva dato la
capacità di parlare bene con poche fatiche di studio, lui era mio coetaneo, ma guardava a me come a
un padre, e obbediva ai miei consigli sia nelle cose più importanti sia in quelle meno importanti e
lui non ha mai disonorato le virtù della sua famiglia, e un rossore precedeva sempre le sue parole.
Krispinos è stato chiamato a casa da suo zio, e suo zio era davvero un uomo divino perché si
rivolgeva agli dei più di quanto si rivolgesse agli uomini sulla terra, ma una legge vietava questo
comportamento, e c'era una pena di morte per quelli che osavano fare questo; tuttavia quell'uomo
proseguiva la sua vita insieme a quegli stessi dei e derideva una legge malvagia e un legislatore
empio, dunque quando Krispinos è stato richiamato e non era possibile per lui restare dove era, il
suo cuore, come dice Homeros, “batteva grandi colpi nel suo petto” ancora di più che se lui avesse
ricevuto l'ordine di combattere contro i nemici; infatti quel giovane doveva dimostrare le sue
capacità acquisite ad Atene davanti a dei cittadini eccellenti e che si occupavano della sapienza, era
1,28. Krispinos aveva bisogno di un alleato e di un amico che fosse al suo fianco e che lo
incoraggiasse da vicino, non ha indugiato a cercare un tale amico, poiché quell'amico ero io, e
quando lui ha detto in quale situazione si trovava e di che cosa aveva bisogno, io ho esitato, credo,
per la lunghezza di quel viaggio, nondimeno l'amicizia è prevalsa sul dubbio, e nello stesso tempo
io ho pensato che se io avessi dato l'impressione di essere carente parlando a un tale pubblico, mi
sarei evitato di fare di nuovo un altro viaggio, dopo questi eventi. 1,29. Questa considerazione mi ha
fatto salire su quel carro e con la benevolenza di Ermes e delle Muse da Platea noi abbiamo
cominciato a fare i discorsi che avevamo, siamo stati elogiati, siamo stati benedetti, e siamo stati
definiti benefattori di Atene in ogni città in cui siamo andati. E nessun abitante della Macedonia ci
ha attaccato e ci ha spaventato, come i Macedoni hanno l'abitudine di fare ai danni di quelli che
viaggiano in Macedonia; infatti un uomo ci ha attaccati, ma se ne è andato dopo avere patito quello
che lui solitamente faceva agli altri. 1,30. E gli eventi che sono avvenuti a noi a Kostantinopolis non
sono stati affatto peggiori di questi, e in quella città si trasferivano numerose persone provenienti da
ogni luogo, e che erano eccellenti per la loro cultura, e queste persone hanno elogiato noi e sono
state elogiate da noi. Noi abbiamo attraversato lo stretto del Ponto, sul quale il mito dice che in
passato giunse Io sotto forma di giovenca, noi siamo passati attraverso Chalkedon, Astakos e
attraverso un'altra terza città, la quale era piccola rispetto alla grandezza della città precedente, ma
la quale aveva una cosa che era più grande di ogni grandezza, un uomo anziano che per la
piacevolezza della sua eloquenza era simile a Nestor, e per questo motivo era chiamato Nestor più
quanto fosse chiamato con il nome che suo padre e sua madre gli avevano dato, e noi abbiamo
ottenuto una buona ospitalità, infatti quel vecchio era suocero di Krispinos, e io sono arrivato alla
città di Herakleia, la quale fu fondata da Herakles che vinse contro il cane degli dei degli inferi, e io
ho visto la strada del suo ritorno. 1,31. Dopo che Krispinos ha fatto tutte le azioni per le quali era
venuto, lui è passato a prendermi, e io sono tornato di nuovo nella città di Kostantinopolis, io sono
sceso al grande porto e sono andato in giro a chiedere se qualcuno andasse ad Atene, uno degli
insegnanti mi ha tenutto per il mantello, e voi lo conoscete intendo dire Nikokles, lo spartano, lui mi
ha fatto girare verso di lui, e ha detto: “tu non devi fare questa navigazione, ma devi seguire un
altro percorso”. E io ho detto: “Ma qual è questo percorso, se io voglio tornare ad Atene?”. E lui ha
detto: “Caro, tu devi restare con noi e devi fare il maestro dei figli di questi uomini che sono
numerosi e ricchi”. Tu devi lasciare perdere quella nave, e devi obbedire a me, e tu non devi fare un
torto né a te stesso, né a noi, e tu non devi evitare quelle ricompense numerose e grandi che
arriveranno a te e quando tu puoi comandare, tu non devi fare una navigazione per essere
comandato da altri; io domani ti darò il tuo regno, quaranta giovani, i primi tra coloro i quali sono
presenti in questa città; e se queste sono le fondamenta che sono state gettate per te, vedrai che ti
arriverà un'abbondante ricchezza”. E Nikokles mi ha detto quanto denaro la città aveva pagato al
retore Bemarchios. Nikokles aveva bisogno di me perché voleva abbattere, grazie al mio aiuto, quel
piccolo uomo proveniente da Kyzikos, scellerato e privo di grazia, che grazie a Nikokles era entrato
nella città, e aveva ripagato Nikokles con il nutrimento di un ariete come dice il proverbio, cioè
danneggiandolo. 1,32. Io ho detto che avrei fatto questa cosa e che non avrei mancato alla mia
parola, ma di nascosto sono andato a cercare di navigare. Il mare Egeo era mosso, e i marinai
dicevano che non avevano mai visto un mare così, io stavo in piedi vicino al timoniere, il quale era
sopraffatto da quella sventura, io ho pregato Nereus, e le fanciulle figlie di Nereus, era notte,
quando sono accaduti questi eventi terribili, e il sole è sorto, e la sua luce ha colpito il mare
passando attraverso le nuvole, e questo è un segno di venti più violenti, e noi ci strappavamo i
i capelli, ma c'è stata un'utilità nelle mie preghiere, perché gli dei del are hanno calmato il mare e
tutte le nostre difficoltà si sono velocemente risolte. 1,33. Io sono andato via da Kostantinopolis in
nave, sebbene avessi promesso che sarei restato, ma io non sono stato né un bugiardo, né un
ingannatore, e io non sono stato contento di fare degli inganni, ma io ero obbligato da un
giuramento a tornare ad Atene, e per questo giuramento io ho fatto la mia partenza da Atene;
certamente mi sembrava che non sarebbe stata una cosa buona se lo spergiuro fosse stato un
preludio alla mia attività di retore. Per questi motivi io ho fatto la mia navigazione. Io sono tornato
a Costantinopoli senza avere fatto nessuno spergiuro, su un carro a due ruote quando era cominciata
la stagione fredda, con le sue intemperie, per mantenere di nuovo la mia parola con la mia azione.
1,34. E questa cosa deve essere ritenuta il motivo del mio insegnamento ai giovani, e della mia
produzione di discorsi che sono stati fatti da me in non poche province, e dei vantaggi della
condizione in cui mi trovo adesso, cioè che io ho fatto un favore a un amico, condividendo il suo
viaggio, e così ho eliminato la mia paura riguardo ai luoghi all'aperto. Infatti se allora la divinità
1,35. Già in passato la dea ha portato qualcun altro degli uomini attraverso un viaggio difficile a
una fine piacevole, dunque ha portato anche me quella volta a una fine piacevole. Infatti quando io
sono andato nella piazza, ho visto un uomo della Cappadocia il quale era arrivato a un seggio di
insegnante, poiché l'imperatore lo aveva mandato lì, e il consiglio cittadino aveva ottenuto questo
uomo dopo che lo aveva chiesto, e io credo che il consiglio cittadino lo abbia chiesto come retore
eccellente dopo una competizione oratoria. Lui stava in piedi in modo solenne, e quando io ho
saputo da qualche anziano chi egli fosse, da dove venisse, come era venuto, e per quale motivo, io
sono stato colpito nella mia anima da quelle parole che erano state dette. Sono andato da costui, che
aveva favorito il mio arrivo in città, quando io ho ricordato quelle sue parole, lui ha detto: “tu sei un
bambino, sei davvero un bambino, se non sai qual è il momento opportuno, anche dopo che tu sei
andato a Delfi. È inutile che tu ricordi quelle promesse che tu hai non hai mantenuto con la tua
navigazione, così come è inutile se tu le ricordi a qualcun altro”. Io dopo essere stato scosso da
questo second colpo sono andato via e sono stato deluso sia da Atene, sia dalla mia speranza.
1,36. A Costantinopoli c'era Dionysios, un uomo originario della Sicilia, e lui era così grande e
potente per le sue vittorie nei processi e per gli elogi dei potenti, per la sua ospitalità, per il suo
sconfiggere facilmente chi lo infastidiva, cosicché era utile, per chi aveva il potere, rivolgersi a
Dionysios. Costui aveva conosciuto i miei familiari, quando amministrava gli abitanti di Siria, e
aveva appoggiato Nikokles in quei discorsi che lui aveva fatto in passato a mio favore, Dionysios
stava steso perché in quel periodo era malato, e io sono stato danneggiato moltissimo da questa
cosa. Quando Dionysios si è rimesso in salute ha ascoltato tutto quanto il mio discorso, in cui io
dicevo le mie difficoltà, io dicevo che da solo non potevo prevalere contro due uomini, infatti
neppure Herakles poteva fare ciò come dice il proverbio, Dionysios ha detto che lui si sarebbe
occupato di questa cosa, e ha detto che io non dovevo scoraggiarmi, e ha aggiunto quella frase di
Platon secondo la quale nessun trofeo è mai stato innalzato da uomini che erano scoraggiati.
1,37. Io mi sono dedicato alle competizioni oratorie, e bisognerebbe che qualcun altro raccontasse
queste cose, infatti qualcun altro le racconterebbe parlando in modo aperto. Lui direbbe tutti i
discorsi che sono stati fatti da ogni persona, di quale genere sono stati questi discorsi, lui direbbe
sia quelli che hanno vinto, sia quelli che sono stati sconfitti, direbbe quale discorso ha attirato il
favore della città, e direbbe che non è un danno il non avere l'appoggio dell'imperatore per ottenere
la corona della vittoria. Dunque gli altri sofisti ricevevano un grande stipendio dall'imperatore, ma i
padri dei miei allievi mi hanno sostenuto e hanno esortato altri a fare come loro, e in non molti
giorni il mio gruppo di allievi è stato superiore ad ottanta membri sia per l'afflusso di coloro che
arrivavano da fuori, sia per le defezioni di quelli che venivano dall'interno della città, e i giovani
studenti che prima volavano verso le corse dei cavalli e gli spettacoli della scena teatrale sono
rifluiti verso le attività serie e verso gli studi di eloquenza, e sono stati scritti dei decreti
dall'imperatore ed essi ordinavano la mia permanenza in quella città. Infatti c'era il timore che se io
avessi avuto la possibilità di partire, mi sarei ricordato della mia città. 1,38. Dunque quei due
insegnanti di retorica soffrivano, il primo di loro non aveva mai avuto successo, il secondo aveva
avuto successo in passato; il primo non era mai arrivato al potere, e il secondo era decaduto dal
potere dopo averlo raggiunto. Quei due retori soffrivano e continuavano ad insultarmi definendomi:
“violento, prepotente, insaziabile, incapace di stare fermo”, e loro non si vergognavano di dire tali
insulti. Infatti quei giovani studenti che si erano allontanati da loro per venire da me, non lo
avevano fatto per un'azione violenta, ma era un'altra cosa ciò che li aveva convinti. Dunque come
nessuno può accusare coloro che sono belli di compiere azioni violente, perché molti sono
innamorati di loro, così la bellezza nei discorsi fa quell'azione che è propria della calamita, attira, e
1,39. Quei sofisti si lamentavano perché le cose stavano andando così e dopo sei mesi è arrivato
come loro alleato Bemarchios, e costui aveva sostenuto molto Konstantios e i profano che erano
vicini a costui, e con lo strepito e con il rumore dei suoi discorsi illegali Bemarchios aveva ottenuto
la fama di essere un oratore robusto, e lui si era rafforzato grazie agli amici che lui aveva ottenuto
in quei tempi, perché i dadi, e i simposi che arrivano fino all'ubriachezza sono efficaci, intrecciano
delle forti amicizie. Bemarchios ha attraversato lo stretto, “si vantava del suo potere, teneva la testa
sollevata”, era innalzato dall'applauso e dalle ricchezze che aveva ottenuto, e viaggiando fino al
Nilo aveva pronunciato un solo discorso e anche se lui faceva sacrifici agli dei, elogiava
l'imperatore che era schierato contro gli dèi, Bemarchios parlava e raccontava di come era quella
chiesa che Konstantios aveva costruito per lui. Bemarchios continuava a sorridere, poiché nessuno
lo sopportava, pensava che avrebbe ottenuto le sue vittorie senza combattere e che avrebbe distrutto
me e ogni persona favorevole a me. 1,40. Dunque per prima cosa il fatto che nessuno dei suoi
studenti fosse tornato da lui gli causava dolore e feriva la sua anima; ma in seguito, quando io ho
presentato il mio discorso a una riunione pubblica, Bemarchios era presente, ascoltava e non aveva
un atteggiamento favorevole, i suoi amici lo esortavano a tuonare e a oscurare il mio discorso con
un discorso riguardo agli stessi argomenti, lui pensava che mi avrebbe abbattuto al primo attacco, a
meno che lui avesse perso quel potere che aveva avuto in passato, lui era esaltato da tali parole, nel
mese dopo è venuto a tenere un discorso e il suo discorso, che si opponeva al mio, ha reso più
ammirevole il mio discorso, che era già stato lodato in precedenza. 1,41. Bemarchios è stato
sconfitto questa volta, e lui non se lo sarebbe aspettato nemmeno se una divinità glielo avesse detto
in anticipo, lui voleva vendicare la sua sconfitta con un discorso che gli avrebbe dato una grande
quantità di denaro, e mentre lui continuava a parlare di colonne, di cancelli di ferro e di strade che si
sono interrotte in modo reciproco e e non so dove si sono concluse, e gli spettatori si guardavano a
vicenda, e nessuno di loro poteva capire cosa Bemarchios stesse dicendo, gli spettatori con dei gesti
chiedevano a quelli che erano lontani se anche loro provavano la stessa sensazione, io provavo
questa stessa sensazione che era sentita dagli altri, e con i miei applausi cercavo di dare a quel
discorso una parvenza di chiarezza, e cercavo di fare un favore a quel gruppo di persone.
1,42. Bemarchios dopo avere danneggiato se stesso con questo secondo discorso, impediva a un
mio altro discorso di apparire in pubblico, poiché aveva convinto il governatore, e quest'ultimo era
facile da convincere per chiunque, a fargli un favore, cioè non andare a sentire i miei discorsi.
Tuttavia la città amava i miei discorsi, ancora di più perché aveva visto che io ero stato privato dei
capito che non avrebbe potuto superare i miei discorsi con altri suoi discorsi non più di quanto
avrebbe potuto superare i miei piedi con i suoi piedi, lui aveva una sola via di scampo, cioè che io
non ci fossi più. 1,43. Se Bemarchios avesse potuto eliminarmi con un veleno, sarebbe ricorso a
una bevanda, ma poiché non poteva fare questa cosa è andato in giro dicendo enfaticamente che lui
era stato sconfitto da dei maghi, ha detto che io conoscevo un astrologo che comandava le stelle,
grazie alle quali lui poteva fare in modo che qualcuno tra gli esseri umani stesse bene, e che qualcun
altro stesse male, Bemarchios ha detto che io ero come quei tiranni che hanno dei poteri regali
grazie alle loro guardie del corpo; e la prova di questa cosa risiedeva nei fianchi del mio copista, un
uomo cretese che era onesto, e che aveva sopportato numerose fatiche per me sia ad Atene sia in
molti altri luoghi. 1,44. Bemarchios sapeva che se lui fosse stato l'unico a insultarmi non avrebbe
ottenuto nessun risultato, aveva bisogno di un gruppo che facesse ciò, ha trovato senza fatica quelli
che lo avrebbero aiutato negli insegnanti e nei poeti. Dolore, paura, e ostilità li hanno fatti diventare
suoi collaboratori; tutti questi sentimenti muovevano gli insegnanti di retorica, mentre l'invidia ha
spinto i poeti. Essi si sono serviti di questa occasione, la follia del popolo in rivolta, e il magistrato
è sfuggito a questa follia dopo essere stato ferito e si è messo in salvo nelle mura di Perinto, e i
congiurati hanno arrestato tutti quelli che erano stati denunciati a loro e li tenevano chiusi in
prigione pensando che la rivolta sarebbe stata eterna. 1,45. Quando i rivoltosi che erano stati folli
sono tornati padroni di loro stessi e il magistrato è ritornato, la mia detenzione era contraria alle
leggi, e il magistrato ha fatto sapere che il giorno dopo intendeva portare un aiuto a me e alle leggi e
che la punizione che lui avrebbe inflitto non sarebbe stata piccola, quegli individui tremavano di
paura e si accusavano a vicenda, per quelle cose che tu hai deciso, o divinità. Tu nel pieno della
notte hai gettato Alexandros fuori dal suo incarico di magistrato, e tu al contempo in un giorno hai
consegnato la città a Limenios, e io direi che costui non era uno dei congiurati contro di me, ma uno
che non aveva fatto nessun giuramento e che voleva queste stesse cose, io ritenevo che quest'uomo
non fosse da prendere sul serio; anche se voleva dare l'impressione di essere un dio, lui aveva come
sua unica attività seria quella di essere deriso. 1,46. Limenios prima del suo incarico stava seduto
in piazza e ha chiesto alla Sorte un incarico che avesse una durata abbastanza lunga in modo che lui
potesse uccidermi. Dunque quando lui ha ottenuto il potere di giudicare su questa vicenda, io sono
rimasto anche se sapevo queste cose, io ero fiducioso che la verità sarebbe emersa, e avevo ragione
perché non c'è stato nessuno che mi accusasse, e alcuni dei congiurati che elogiavano Limenios
prevedevano una liberazione per coloro i quali erano stati incarcerati, perché lui non avrebbe violato
la legge con queste azioni, ma lui onorava quelli che lo adulavano più che la legge, e senza avere
visto nessun accusatore, e senza avere convocato nessun imputato, ha dato inizio al processo con la
tortura dello sventurato copista, e io ho sentito dire per la prima volta che alcuni torturatori si erano
rifiutati di fare questa tortura. 1,47. Limenios digrignava i denti, evitava di fare di me un secondo
cadavere per la mia dignità, minacciava il fuoco contro il copista che veniva tagliato e diceva che
non avrebbe smesso di fare quell'azione fino a quando il copista non avesse detto quelle parole che
erano gradite a lui. E al contempo Limenios tramite il suo assistente mi esortava a non oppormi alle
torture, ma a cedere, se non volevo morire. A me è sembrato che sarebbe stato molto stupido morire
inutilmente, e queste cose sarebbero successe dopo quella vittoria che avevo ottenuto
invece di uno peggiore, cioè mi esortava a scegliere la città di Nikomedeia che era nutrice
dell'eloquenza invece della città piena di dissolutezza. Limenios con alcune lettere ha cercato di
escludermi anche da Nikomedeia, ma non ha fatto ciò in un modo completo; infatti io sono arrivato
lì tramite Nikaia, la città di Dionysos. Infatti gli abitanti di Nikaia, dopo avere saputo della mia
uscita da Costantinopoli, con alcune ambascerie mi hanno chiamato da loro con tutte le lodi facendo
i loro decreti. Io ho onorato Dionysos, ho seguito gli abitanti di Nikaia, e sono stato di nuovo in
mezzo agli studenti e tra gli studi di retorica, e per altri decreti sono stato portato nella città di
Demeter, Nikomedeia, poiché il governatore della Bitinia ha accolto con favore le richieste che gli
erano state fatte. 1,49. Quelle persone chiedevano un insegnante di retorica, non perché ne avessero
una mancanza; infatti un loro concittadino era uno degli insegnanti di retorica che erano lodati e
aveva abilità oratorie, ma era schiavo della sua ira e una volta aveva osato rivolgersi a tutti i membri
del consiglio cittadino definendoli schiavi dei loro padri. I consiglieri cittadini dovevano decidere
quale punizione dare a questo trasgressore, e uno di loro ha detto che lui doveva essere colpito da
un castigo eterno, perché le altre punizioni non sarebbero durati a lungo; ma quando gli hanno
chiesto quale fosse questo castigo ha parlato di me e delle mie fatiche contro i miei rivali.
1,50. Dunque io avevo paura che se quell'insegnante di retorica mi avesse incontrato mi avrebbe
danneggiato, io mi sono difeso parlando, e ho fatto in modo che lui tacesse, e anche se non era
molto rapido neppure prima, era diventato più lento a causa della sua collera. Perciò sarebbe stato
meglio se quando io sono arrivato lui avesse taciuto e non avesse parlato, non perché lui non facesse
dei bei discorsi, e bisogna onorare la verità, ma perché lui aveva in sé le paure di essere vittima di
una magia, e aveva danneggiato la sua memoria con queste opinioni, e andava in giro facendo cose
strane e dicendo cose strane, cosicché molti dei suoi ascoltatori, dopo i suoi discorsi si
nascondevano l'uno con l''altro e temevano che lui nella sua ira li facesse a pezzi.
1,51. Se io definissi questo periodo, che è stato di cinque anni, come la primavera o il fiore di tutto
il tempo che io ho vissuto, e i miei anni sono quasi sessanta, neppure così io sarei capace di
definirlo bene, infatti io dovrei elogiare quel periodo per altri cinque anni e di nuovo per altrettanti
anni, e gli anni che io ho trascorso al servizio di Demeter vincono su tutti quanti i periodi della mia
vita, per la salute del mio corpo, per la serenità della mia anima, per la frequenza delle mie
declamazioni, per gli applausi a ciascuna declamazione, per le folle degli studenti, per il loro
miglioramento, per le fatiche notturne dello studio, per i sudori che avvengono durante il giorno, per
gli onori, per la benevolenza, per l'affetto. 1,52. E se qualcuno avesse domandato a uno qualunque
degli abitanti di Nikomedeia, qual era la cosa dalla quale la città era resa bella, si sarebbe sentito
rispondere che erano i miei discorsi che erano in quella città. Infatti quella città che era arrivata a
una tale grandezza e a una tale bellezza, per i suoi altri beni, per tutti quei beni dati a essa dalla terra
e dal mare, non avrebbe mai menzionato nessuna delle sue glorie prima dei miei discorsi; e questa
cosa mi ha fatto preferire Nikomedeia alla prosperità della città vicina ad essa, il fatto che
Costantinopoli aveva la sua gioia nei piaceri dei teatri, Nikomedeia aveva la sua gioia nel frutto
della cultura, e Costantinopoli non era capace di difendere le cose buone che aveva, e Nikomedeia
era capace di ottenere una cosa buona anche se non la aveva. 1,53. Io ero simile a un uomo che si
fosse adagiato nelle sorgenti di acque trasparenti e sotto degli alberi che si sollevano dando svariati
benefici, che fosse stato incoronato e che banchettasse come quell'uomo egiziano, il quale riuscì a
fare in modo che la sua vita breve diventasse lunga. Non il mangiare, né il bere mi davano quelle
gioie, ma il fatto che le mie attività oratorie andassero bene e in modo onorevole, e il fatto che
Atene inveisse contro la Bitinia come dei contadini che inveiscono contro altri contadini per un
vecchio corso d'acqua al quale è stato impedito di scorrere nel luogo dove scorreva in precedenza.
Così è stata fermata quella corsa dei giovani verso Atene che era una cosa antica e che era iniziata
da quando c'era l'attività della retorica, e quella terra ha trattenuto in sé i giovani e li ha convinti a
non prendere lontano delle cose scadenti, quando potevano avere delle cose migliori in luogo
vicino. 1,54. E inoltre Krispinos di Eraclea è arrivato portando dei mucchi di libri su un carro,
rendendomi ricco di quelle cose che io volevo, perché se lui mi avesse dato una proprietà terriera,
delle navi da carico e delle case, mi sembra che io lo avrei elogiato, ma gli avrei detto di tenersele.
Io ho fatto una cosa simile con lui; aveva invitato a cena al contempo sia me, sia sua figlia, e questa
sua unica figlia era stata allevata da lui in grandi ricchezze, e io ho elogiato lui per il suo pensiero,
ma gli ho detto di cercare un altro sposo per sua figlia, poiché per me la mia arte era come una
moglie. 1,55. Dunque la città di Nikomedeia era diventata molto appassionata riguardo a questa
arte retorica con una folle passione che era ispirata dalla divinità, cosicché io facevo anche nelle
piscine calde quelle lezioni che facevo nelle scuole, e neppure queste azioni sembravano essere
straordinarie per quei semplici cittadini. In questo modo tutta quanta la città per me era diventata un
tempio delle muse; e quelli che ricevevano i miei discorsi introduttivi, rifiutavano gli altri testi, e
continuavano a recitare soltanto i miei.1,56. Il motivo più grande tra quelli che danno una gioia è il
fatto di avere dei veri amici, ed Euripides dice che nessuna di quelle cose che sono ritenute buone è
uguale a questo bene, e sa questa cosa, che questi veri amici non soltanto potrebbero rinunciare ad
alcuni loro patrimoni a favore dei loro amici, ma essi sarebbero disposti anche a morire per loro e
tra costoro fu anche il figlio di Thetis, il quale ottenne al prezzo della sua vita la punizione per la
morte di Patroklos. E in quella città io ho ottenuto un'amicizia non più pigra di questa.
1,57. Se io dicessi che l'amicizia di Aristainetos è una cosa superiore a questi beni, mi sembra che
nessuno di quelli che sono stati considerati secondi dopo di lui potrebbe sdegnarsi; sia mia madre,
sia qualunque altra persona a cui io abbia causato un dolore per la mia assenza, potrebbero
rimproverarmi giustamente. Infatti Aristainetos e le attrattive del suo carattere mi sono apparse più
piacevoli delle attrattive piacevoli di queste persone. 1,58. Tuttavia chi è più affezionato alla propria
madre di quanto sia io? E questa cosa deve essere dimostrata da questo grande indizio. Mia madre
aveva venduto la proprietà terriera di famiglia, e colui che la aveva comprata proveniva dall'Italia, e
aveva paura che io in seguito avrei invocato l'alleanza delle leggi e che io o quando mia madre era
ancora viva, o dopo la sua morte, avrei fatto ricorso contro quella vendita, lui mi ha chiesto o di
annullare questa vendita, o di confermarla. Dunque io gli ho chiesto se anche io stesso fossi tra
quelle cose che erano state vendute, se fosse stato così io non mi sarei opposto; lui ha allegato il
documento e ha detto che lui aveva ricevuto i testi scritti a mano, e la mia mano li aveva scritti, e lui
non riusciva a credere a quelle cose che aveva visto. 1,59. A me sarebbe sembrato di fare una cosa
terribile, se io non avessi assistito nella sua vecchiaia mia madre, che era così amata da me, stando
insieme a lei, ma quando io ho sentito la voce del mio amico Aristeinetos, per me era come un
vincolo, dunque anche quando io sono tornato là, ad Antiocheia, è stato soltanto perché Aristainetos
mi aveva costretto a farlo, minacciando che lui avrebbe avuto una pessima opinione di me, se io
avessi disonorato in questo modo ciò che era giusto. 1,60. Poi la Sorte ha cancellato le cose più
spiacevoli con alcuni beni che sono stati più numerosi e più grandi, e il mio dolore è stato piccolo a
causa del grande numero di quelle gioie, e anzi niente è stato tanto grave al punto che potesse anche
causarmi del dolore, come le incertezze di coloro che sono eccellenti sono facilmente sopportabili
per la grandezza delle imprese che essi fanno. Dunque devono essere dette anche le mie cose
peggiori; infatti le cose migliori potrebbero apparire in modo più evidente se vengono mostrate le
cose peggiori che sono state sconfitte da quelle migliori. 1,61. Un mio schiavo che era solo un
fanciullo è stato ingannato nelle sue attese da alcuni individui che minacciavano di ucciderlo e lo
hanno convinto, e lui, dopo avere preso millecinquecento stateri è andato via, e come è naturale, lui
sarebbe stato condannato a morte, io anche se ero turbato dal furto come è normale, stavo per
ammirazione era doppia, per la mia capacità di parlare bene, in secondo luogo perché sopportavo
tali disgrazie; e si era aggiunto un terzo motivo di ammirazione, il fatto che io rifiutavo quel denaro
che era stato raccolto dalle città, le quali cercavano di riparare il danno che avevo patito con il
denaro dato da loro che era più di quello rubato. 1,62. Siano sufficienti queste parole riguardo alla
perdita di denaro che io ho sofferto, e un uomo libero potrebbe disprezzare queste cose. Ma la
moglie di quel retore aveva una malattia mentale, e lui non voleva che queste cose fossero dovute
alla cattiva salute del suo corpo, e ne ha attribuito a me la causa, ha seguito un cattivo esempio, ha
tentato di fare processare il mio copista, e dopo che sua moglie è morta, lui in lacrime è andato dalla
tomba di lei al tribunale e ha presentato un'accusa, ma non secondo le leggi. Lui ha trovato questa
sola richiesta, che quel copista fosse arrestato. 1,63. Dopo questi eventi la situazione si è invertita, e
quel retore voleva evitare il processo, mentre io cercavo di costringerlo ad esso. Il governatore
rideva del fatto che io, dopo avere avuto la meglio su quell'insegnante di retorica, avevo provocato
la morte di sua moglie, come se un atleta potendo uccidere il suo rivale avesse evitato di scontrarsi
con costui e lo avesse mantenuto in vita, e avesse fatto morire la madre dell'atleta per mezzo di
alcuni demoni. L'azione dell'insegnante di retorica è stata quella di fuggire, il governatore non glielo
ha permesso, lo ha fatto prendere dai suoi collaboratori, e lo ha costretto o a dare una punizione o a
subirla, infatti la legge non permetteva di fare delle offese con accuse inconsistenti. Quel retore si è
inginocchiato e ha supplicato il giudice di non essere mandato via in modo disonorevole e che
queste sue azioni fossero considerate non opera sua, ma opera del suo lutto. 1,64. Il governatore ha
avuto compassione di quel retore, e io non ho rimproverato la sua pietà; infatti io volevo vedere il
mio nemico chiedere perdono e io non avevo bisogno di nessuna altra punizione, e se lui avesse
voluto essere mio amico, io non glielo avrei negato; ma ogni persona che, vedendo un uomo che si
vergogna per avere commesso un'azione sbagliata, volesse anche provocare la sua morte, questa
persona sarebbe feroce e non si renderebbe conto che per chi è un essere umano potrebbe forse
essere possibile che lui in futuro abbia bisogno di cose simili a questa. Ma gli abitanti della Bitinia
non si sono comportati così con quell'uomo, ma qualcuno di loro quando incontrava il retore
cambiava strada, qualcun altro cercava di non incontrarlo, e il fatto che il mio avversario non fosse
stato punito nei modi dovuti ha costretto alcuni a disprezzare quel magistrato che aveva preso quella
decisione, anche se lui era molto amato. 1,65. Il retore era tormentato in molti modi e poiché la sua
abilità oratoria non gli era stata utile, e anche per il fatto che il suo comportamento era stato reso
odioso lui si è messo a comprare gli studenti, e lui non risparmiava le sue ricchezze, le quali erano
numerose e gli venivano dalla terra, alcuni studenti ricevevano il denaro che veniva dato da lui, ma
non si affidavano a lui, e questa cosa che era segreta è stata resa pubblica, e nella città si è diffusa la
derisione per gli stratagemmi che lui aveva escogitato, per le speranze che lui aveva avuto e per i
fallimenti che aveva patito. 1,66. C'era un solo uomo tra gli abitanti della Bitinia che avesse dato un
aiuto a quell'insegnante in questa cosa, e costui aveva una litigiosità irrefrenabile in ciò che lui si
accingeva a fare e ha detto che nel discorso riguardo a questi doni e nell'indagine e nella sua
derisione non era stato taciuto il nome della moglie, come se lei avesse partecipato a quella azione e
come se lei fosse tra le persone che erano state eliminate; lui è salito su un carro di muli, è partito
per la Cappadocia per andare presso un suo amico governatore, il quale era capace di danneggiare la
legge per fargli un favore, infatti tutti e due da giovani erano stati ad Atene e si erano fatti dei favori
reciprocamente e quella cosa stava per realizzarsi in modo completo anche allora. Ma quel
magistrato in quel momento era ormai intento alla preparazione della guerra contro la Persia e
anche se altri impegni che erano degni di un'attenzione non minore lo costringevano a restare, lui
riteneva che gli affari più importanti fossero insignificanti, lui si è alzato, è avanzato tenendo la
spada sguainata, ha mandato avanti un soldato, e io ho dovuto seguire costui a Nikaia e lui portava
sette studenti ed essi avevano commesso un reato perché non si erano venduto a quell'insegnante.
1,67. Dunque gli abitanti di Nikomedeia piangevano per noi anche se eravamo ancora vivi, come
gli Ateniesi piangevano per quelli che avevano mandato al Labirinto. Ma poiché la Sorte ha voluto
questa cosa, io ho avuto come mio salvatore Herakles figlio di Zeus, e lui in sogno mi ha rivelato
che cosa lui avrebbe fatto e come io avrei potuto spegnere la pira funebre; infatti io ho visto in
sogno che uno dei seguaci di Antisthenes costruiva una grande pira nel centro di Nikaia e la
spegneva, e il suo corpo era più forte del fuoco. Io sono andato avanti, essendo incoraggiato da
queste visioni che erano veritiere e dall'annuncio di questo aiuto; i miei avvocati difensori sono
andati avanti fino a un certo punto, ma poi si sono fermati, hanno capito come sarebbe andata la
faccenda, e dopo che la vicenda era finita loro sono apparsi e mi hanno fatto le loro congratulazioni,
come fecero gli Spartani con gli Ateniesi dopo la battaglia di Marathon. 1,68. E anche questa cosa è
stata opera di Herakles, il quale ha respinto lontano da me quella nuvola; infatti i galli cantavano e
gli araldi facevano i loro annunci, qualcuno ha bussato alla porta, e colui che si occupava di noi ci
il nostro turno e io ritengo che questo Alkimos sia stato figlio di un qualche dio, infatti una persona
come lui non potrebbe essere stata generata da un uomo. Poco prima di mezzogiorno quel
calunniatore gridava in modo sgraziato, andava avanti ed era mezzo matto, ha detto che anche
Phylagrios era stato macchiato come lui e ha detto delle parole che non erano comprensibili per me.
1,69. E subito il governatore è uscito, e noi vedevamo che i nostri amici erano radiosi come dopo
un evento fortunato, e non era possibile sapere che cosa fosse questa cosa e come fosse avvenuta,
prima che uno dei nostri amici che erano lontani facesse segno a noi con la mano che il nemico era
fuggito, infatti improvvisamente il governatore aveva dovuto affrontare l'obbligo del rispetto della
legge; infatti lui aveva deciso di rendere pubblica la sua accusa di omicidio contro di me, quando è
arrivata la notizia del movimento di Philippos e lui ha dovuto correre e accogliere nei suoi territori
quel potere terribile; e lui ha avuto paura e ha detto che era finito il tempo dei favori e che era
vigente il potere della legge, dunque lui doveva o presentare un'accusa scritta oppure non indignarsi
perché era stato sconfitto da una forza maggiore: per questi motivi quell'uomo faceva menzione
della tintura per dire che aveva cambiato idea. 1,70. E quel retore è andato a casa lamentandosi,
“rodendosi l'animo”, mentre il magistrato arrossendo per i favori che avrebbe concesso, mi ha
ridicolizzato le parole dette a favore dell'insegnante di retorica dal suo amico, e lui riteneva che io
dovessi sopportare volentieri il viaggio che avevo fatto verso di lui e riteneva che io dovessi pensare
che non era avvenuta nessuna di quelle cose che erano accadute, io gli ho detto che la pensavo così
anche prima delle sue parole, ma lui ha chiesto di avere una prova delle parole che erano state dette
da me, e la prova era che io gli permettessi di ascoltare un mio discorso in mezzo agli abitanti di
Nikomedeia. Ma lui ha detto: “Anche se Philippos mi chiama, questi impegni devono essere onorati
da me in modo maggiore”. 1,71. Io ho annuito e gli ho promesso questa cosa, noi siamo andati nella
città di Nikomedeia, e ho fatto la mia declamazione. Poi arrivato da qualche parte come un vento il
mio calunniatore con quell'uomo invidioso. E diceva che il suo discorso doveva precedere il mio,
prima che il governatore fosse ingannato da un grande clamore. Il governatore non era infastidito da
ciò, e io sono stato d'accordo. Quel retore dopo essere entrato, anche se parlava a quindici persone,
ha chiesto che la mia fazione non fosse presente in nessun modo. Infatti quando lui ha visto lo
stadio, ha avuto le vertigini, ha perso la memoria, si è messo a gridare che neppure quella volta io
avevo smesso di essere un mago; e il governatore lo ha esortato a leggere, e ha detto che era venuto
per giudicare il suo discorso non la sua memoria, ma il retore ha detto che neppure i suoi occhi
erano capaci di compiere la loro funzione a causa della stessa persona. E il giudice ha detto: “allora
quel tale individuo prenda il testo e lo legga” e ha indicato il migliore degli oratori. Ma quel retore
dopo avere preso il suo scritto, è andato via riempiendo la piazza delle sue parole insensate.
1,72. Il giorno dopo c'era un grande numero di persone nella sala cittadina, io stavo esercitando la
mia voce e facevo alcune prove, il governatore stava per uscire, e quel retore, che era ridotto in
pessime condizioni, è venuto dall'acropoli e ha preso le armi contro la mia persona, le porte del
tempio della Sorte mi hanno difeso, e quello era il luogo nel quale io mi trovavo. Io ho avuto
l'appoggio di quel magistrato anche prima di quelle parole per l'azione folle di quel retore, e il
mandato delle lettere, ha riunito i suoi parenti, che studiavano con altri insegnanti, ha riunito i figli
dei suoi amici e li ha portati nella mia scuola, il magistrato ha assistito al mio discorso, lo ha
ascoltato, come aveva chiesto, ne ha ricevuto una copia, ha detto che aveva un altro debito con il
calunniatore, perché gli aveva fatto conoscere i miei discorsi, e sarebbe stato un danno per lui il non
conoscerli. 1,73. Dopo che sono state dette queste parole, e dopo che sono state fatte queste azioni,
la loro notizia è stata portata a quelle persone dalle quali io mi ero allontanato, e la situazione è stata
tale che non solo le città, ma anche i più piccoli tra i villaggi, quelli inaccessibili, ritenevano che io
fossi stato vittima di una calunnia. Quale Tellos, o quali giovani di Argo, che fecero una cosa gradita
alla loro madre con le loro azioni compiute mediante il carro, hanno superato la mia felicità con la
loro stessa felicità? Dunque a me sembra giusto assolvere la dea anche da questa accusa che io le ho
rivolto, cioè di essere stata l'origine di questi eventi, se pure queste cose derivano dal metterla alla
prova. Infatti certamente neppure Melanthos è stato sventurato quando fuggiva, perché stava per
regnare su Atene invece di essere un abitante della Messenia.1,74. E la mia reputazione era
aumentata, poiché erano innumerevoli le bocche che mi elogiavano, ma alcuni dicevano questo cioè
che io ero insieme ad alcune persone che il dio di Pythos avrebbe espulso con i suoi oracoli come
gli uccisori di Archilochos, quelli che non avevano colpe facevano richieste a quelli che erano
colpevoli, ci sono state alcune suppliche rivolte al prefetto riguardo al mio ritorno a Costantinopoli;
ma io ho detto che avrei fatto un torto a quelli che mi avevano ospitato e al contempo io ho chiesto
che io non cadessi di nuovo in un silenzio sgradevole, e il prefetto quando è andato via non aveva
nessuna intenzione di costringermi a fare niente, ma lui ha cambiato idea per una forza maggiore,
per alcune lettere dell'imperatore. 1,75. Io ero addolorato e provavo quel dolore che è proprio dei
prigionieri, i quali hanno perso la propria patria e la propria libertà, e vanno in una terra straniera
per essere degli schiavi. E mi aveva colpito il fatto che io fossi privato di tutte quelle cose che erano
più piacevoli e più utili, e il fatto che io fossi portato a quelle cose che mi avrebbero dato un dolore,
e che mi avrebbero causato un danno; infatti o io avrei dovuto bere insieme a quegli uomini potenti,
e stare continuamente alle loro tavole gran parte del giorno e della notte, oppure io sarei stato
considerato da loro un nemico e loro mi avrebbero fatto la guerra. Chiunque potrebbe dire che
queste attività sono del tutto opposte ai beni dell'anima, anche uno che fosse ubriaco e vedesse un
altro uomo che si trova in questa stessa condizione di ubriachezza.1,76. Dunque io non ho
abbandonato la mia attività di pronunciare pubblicamente dei discorsi, c'erano alcune persone che
ascoltavano questi discorsi, e la maggior parte di queste persone veniva a vedere i gesti che facevo,
perché quel senato era composto per la maggiore parte da uomini di armi più che da uomini di
cultura. Dunque questa attività non andava male, il gruppo di studenti che io avevo portato quando
ero arrivato è scomparso molto velocemente, perché questi studenti sono stati incantati dai piaceri, e
quelli che erano migliori temevano, io credo, che quel luogo per le sue caratteristiche naturali
avrebbe rovinato le anime dei giovani, alcuni di loro hanno spiegato le loro vele verso la Fenicia,
altri sono andati ad Atene, a me era rimasta solo la mia gloria, cosicché c'era da piangere a vedere
quanto erano pochi gli studenti per i quali io ero venuto, fronteggiando una grande quantità di neve.
1,77. Dunque io andavo in giro essendo simile a quelli che sono in lutto, io mi dolevo per le cose
che erano presenti, e rimpiangevo quelle che erano assenti, e il desiderio della Bitinia risiedeva in
me in modo molto forte, e non mi permetteva di ammirare nessuna altra cosa, cosicché, quando era
estate, io sono andato di nuovo in Bitinia, senza che nessuno me avesse dato il permesso, molte
persone mi minacciavano, ma la divinità è stata più forte di loro. Quando una pestilenza
perseguitava gli esseri umani, io ho avuto in qualche modo un po' di questo male, e io per i consigli
dei medici sono tornato in quella città di Costantinopoli da cui ero fuggito. Questi sono stati gli
eventi della seconda estate e io ho osato fare ciò e sono stato costretto a farlo poiché la carestia ha
prodotto gli stessi effetti che aveva prodotto la pestilenza. E durante il viaggio sono stato a Libissa,
Libissa è una stazione di posta, ed è onorata sia da una tomba sia da un racconto riguardo a colui
che giace in quel luogo, dunque in quel luogo, mentre prima il cielo era sereno e terso e il raggio del
sole era pungente, alcune nuvole si sono riunite, hanno fatto un fulmine e l'hanno mandato “ed esso
è arrivato giù a terra prima dei cavalli di Diomedes”, e io ho patito tutti quei dolori che sono
consueti per me a causa di un tale fuoco. 1,78. Ma per quale motivo la Sorte ha impedito a me, che
ero innamorato della città di Nikomedeia, di avere l'oggetto del mio amore? La Sorte sapeva che ci
sarebbe stata una rovina a causa della quale anche io sarei giaciuto morto al suolo. E la Sorte,
addolorandosi per tali cose, mi ha dato la salvezza, e privandomi di quel luogo mi ha donato la mia
vecchiaia, ha fatto questa azione di introdurmi nella città più grande, Costantinopoli e mi ha portato
di nuovo in essa, non perché volesse danneggiarmi, ma anche qui lo ha fatto per curare un male.
1,79. Infatti la Sorte ha visto che alcune persone per malvagità, e altre per ignoranza chiamavano il
mio allontanamento da Costantinopoli in un modo che non era vero, hanno cambiato nome a questa
cosa definendo “punizione” e “decisione della città” quello che era il comportamento oltraggioso di
una macchinazione malvagia, la Sorte sapeva che soltanto in questo modo questo fatto vergognoso
sarebbe stato cancellato, se io fossi stato ricercato di nuovo dalla città, e se io mi fossi trovato
nuovamente in tutte quelle condizioni nelle quali io ero stato in precedenza, e se io avessi avuto i
figli degli abitanti della città come miei studenti, e se i teatri fossero stati riempiti da persone di ogni
età. 1,80. Pertanto la mia situazione era un po' migliore di quella precedente; infatti il governatore
successivo era migliore del precedente per le cure e gli onori che aveva per me, il quarto
governatore era un uomo originario della Fenicia il quale era guidato dalle Cariti e ha rinnovato
una decisione del senato che era stata trascurata, e l'imperatore si è rallegrato con la città che ha
preso questa decisione, mi ha dato innumerevoli doni, e tra questi alcuni mi hanno portato prestigio,
altri mi hanno portato un reddito, cosicché io ho avuto i redditi degli agricoltori senza le
preoccupazioni riguardo alla terra. 1,81. Un'altra azione della Sorte più importante delle precedenti,
e si potrebbe dire ciò ancora di più per un uomo che insegue la gloria derivante da tali attività
oratorie, è stato che dopo la sconfitta degli usurpatori, e Konstantios ha eliminato il primo con una
sua parola, e il secondo con la sua forza militare, la Sorte ha fatto dono ai Greci della clemenza di
Strateghios, ritenendo che l'eccellenza di quell'uomo nei suoi incarichi pubblici fosse un onore per il
suo governo. 1,82. Strateghios non mi conosceva di persona, era andato ad Atene per conoscere la
situazione in città, aveva pianto per alcuni miei discorsi, e non è stato immemore di altri miei
discorsi e ha rimproverato gli Ateniesi, poiché loro ritenevano giusto che tutti quanti andassero là
per la bellezza dell'oratoria ateniese, ma non importavano nella loro città le cose migliori degli altri;
e Strateghios ha detto: “ma voi che usate del grano importato e siete diventati degli insegnanti per
tutte le persone su quelle cose che riguardano il grano, e ritenete che non ci sia niente di strano in
ciò, se fate questa cosa riguardo agli studi oratori non credete che i vostri atteggiamenti orgogliosi
siano rovinati? Ma anche se io coprissi d'oro tutte le vostre navi, non potrei essere un vostro
benefattore più di quanto io lo sia dandovi questi consigli”. 1,83. Gli Ateniesi hanno detto che anche
loro avevano pensato queste stesse cose molto tempo fa, ma, come era successo spesso a molte
persone, erano stati danneggiati dal ritegno, e loro si sarebbero comportati meglio dopo avere
ricevuto questo ammonimento. E il decreto è stato scritto da loro immediatamente; la paura ha fatto
riconciliare gli insegnanti di retorica e sono stati molti i loro pensieri, sono state numerose le loro
corse, e hanno fatto attenzione a questa cosa, a come sopportare ciò che stava per succedere. Io non
ho mai sentito dire che gli Ateniesi abbiano fatto questa cosa in precedenza, né che la Sorte abbia
escogitato un espediente simile a favore della gloria di qualche altro uomo. Tuttavia anche nel
tempo precedente alcuni discorsi erano stati inferiori ad altri discorsi, e i primi erano stati fatti dagli
Ateniesi, e i secondi erano stati fatti dagli stranieri, e tuttavia non si era mai visto che gli Ateniesi
chiamassero dei retori dall'estero.1,84. Bisogna ritenere che questo sia il principale beneficio tra
quelli che sono stati dati dalla divinità; e se un uomo è chiamato ad Atene da altre persone e lui va lì
per guidare alcuni giovani studenti, lui deve essere ritenuto felice, quanto è grande la felicità se gli
Ateniesi sono stati quelli che lo hanno mandato a chiamare? Io mi sono rallegrato, come quel
famoso cretese, perché io ero stato chiamato per guarire la malattia che aveva colpito l'ambiente
letterario, tuttavia io non ero così smemorato al punto da sperare pace e sicurezza dopo quelle
guerre che avevo visto nelle quali c'erano state delle ferite che fatto faticare numerosi medici.
1,85. Dunque sarebbe stata una stoltezza terribile il pensare che questi individui, i quali avevano
preso le armi gli uni contro gli altri, e avevano avuto una forza simile per un periodo di tempo
simile, avrebbero accolto con sacrifici, flauti e corone colui che veniva per verificare le loro
capacità e per guidare i loro gruppi di studenti. Io, oltre alle cose che avevo visto, avevo sentito dire
che due uomini prezzolati avevano coperto di fango il volto di un insegnante originario della Arabia
che si era lavato e che stava andando a pranzo, e tre fratelli che erano della Paflagonia in tutti i loro
atteggiamenti, per la loro indole naturale, per la loro ignoranza, per la loro temerarietà, per la
grandezza del loro corpo, avevano strappato un egiziano dal suo letto, e lo avevano portato via,
minacciavano di gettarlo in un pozzo, e stavano per farlo, se lui non avesse giurato di lasciare la
città, e lui ha lasciato la città, cosicché è andato in Macedonia, e ha concluso la sua vita facendo
un'altra attività. 1,86. Io mi intrattenevo con questi pensieri. E gli insegnanti di retorica non si
opponevano a me, ma mi dicevano che io non avrei potuto fare queste cose nella mia città, infatti
è difficile ottenere la lode di un proprio concittadino, e quando arriva tra i concittadini qualcuno che
ha una buona reputazione loro tentano di abbatterlo, e con ogni loro capacità lo sminuiscono, e la
Sorte, la quale voleva dimostrare che quelli che dicevano queste cose dicevano delle sciocchezze,
mi ha spinto a fare una richiesta per quattro mesi, e l'imperatore mi ha concesso questo permesso,
ma ha detto che io dovevo tornare prima che cominciasse l'inverno, e io ho visto le strade e le porte
che erano a me le più care, ho visto i templi e i portici, ho visto l'antichità delle mie mura, ho visto i
capelli bianchi di mia madre, ho visto il fratello di mia madre, che era più anziano di lei e che non
aveva ancora perso il nome di padre, e ho visto tutti i miei compagni di studi, alcuni avevano avuto
delle cariche pubbliche, altri aiutavano quelli che erano sottoposti a dei processi, ho visto i pochi
amici che erano di mio padre, e la mia città, Antiochia, era forte per il suo grande numero di
sapienti, cosiccché io mi sono rallegrato e nello stesso tempo ho avuto paura, mi sono rallegrato
perché io ero cittadino di una città così grande e così importante, e mi sono addolorato perché
sarebbe stato molto difficile per me conquistare una città così grande. 1,87. Anche in quel momento
la Sorte mi ha dato un aiuto per le domande che io ricevevo da molti luoghi, queste domande
avvenivano nelle botteghe da parte di chi mi incontrava e quando durante un discorso io mostravo ai
miei concittadini la mia intenzione; prima di tutto perché loro non chiedevano nulla alla maniera di
quelli che ottengono tutto con l'adulazione, ma per loro era sufficiente che fosse chiaro ciò che io
dicevo. Poi gli antiocheni non hanno aspettato il sole, ma hanno riempito la sala del consiglio, e per
la prima volta la sala non è stata abbastanza grande, cosicché io ho chiesto se fosse arrivato il
pubblico, e il mio schiavo mi ha detto che alcune persone avevano dormito lì.
1,88. Mio zio mi ha presentato e lui tremava, io lo seguivo sorridendo e la Sorte mi ha dato
coraggio, e io guardavo a quella folla ed ero contento, come Achilleus era contento quando
guardava alle sue armi, e in questo modo ho fatto impressione su di loro, anche se non avevo ancora
parlato. E come potrei parlare degnamente delle lacrime che ci sono state al mio discorso iniziale, e
molte persone quando sono andate via sapevano a memoria questo discorso, e come potrei parlare
degnamente dell'agitazione delle persone alle mie parole successive? Infatti non c'è stato nessuno
tanto vecchio che non si sia alzato in piedi per applaudire e nessuno è stato lento nel fare tutte
queste azioni a causa della propria indole naturale, e nessuno è stato debole in esse, ma anche quelli
per i quali era difficile fare ciò, per la loro malattia ai piedi, si sono alzati in piedi, e quando io
cercavo di farli sedere, loro mi hanno detto che il mio discorso non permetteva loro di sedersi,
miei concittadini. 1,89. Dunque essi hanno fatto questa azione fino a quando si sono stancati e
l'hanno fatta di nuovo al mio discorso successivo e hanno considerato felici me e loro stessi, me
perché io parlavo in modo abile, e loro perché apprezzavano l'eccellenza dei loro concittadini, e i
miei concittadini con la loro azione hanno confutato un discorso sciocco, e hanno dimostrato che
non è inevitabile che quelli che condividono la stessa patria siano invidiosi dei successi che
avvengono ai loro concittadini. Agamemnon non vide mai nessun giorno più splendido, quando lui
conquistò la città di Troia, quanto è stato splendido quel giorno che io ho visto e nel quale ho
bagno pubblico e ognuno di loro desiderava toccare il mio corpo. 1,90. In quel luogo c'era un uomo
originario della Fenicia il quale era ammirato per questa sua arte, lui era figlio di un insegnante di
retorica, era nipote di un altro insegnante di retorica, ed era onorato per questo motivo non meno di
quanto era onorato per i suoi discorsi. Costui come sua consuetudine era andato a casa sua durante
la bella stagione, e dopo che sono stati pronunciati da me i miei discorsi, tutti i suoi studenti lo
hanno abbandonato e a lui è arrivata una lettera che gli diceva di fare attenzione ai suoi studenti nel
modo più veloce possibile, poiché essi gli venivano portati via; la lettera diceva: “Se tu indugerai,
andrai in una scuola vuota. Così quell'uomo simile a Orpheus se ne andrà portando con sé tutti
quanti gli studenti”. 1,91. E quel retore è arrivato subito, lasciando sua moglie e la sua famiglia in
estate e ha visto me che ero pallido e magro, e la malattia aveva prodotto tali effetti in me, e una
malattia mi aveva colpito anche dopo il mio discorso, lui ha detto che gli dispiaceva per la mia
discorso, ed era sicuro che avrebbe avuto successo e dopo avere parlato lui ha accusato quelli che lo
avevano mandato a chiamare. Quell'insegnante di retorica ha fatto tali attacchi contro di me, mi ha
calpestato quando io giacevo, e lui era sempre in contraddizione con se stesso, mi tratteneva e mi
trascinava al palazzo imperiale e riteneva giusto combattere contro di me. Io ho visto l'imperatore,
lo avrei onorato con un mio discorso anche se lui non me lo avesse chiesto, e quando lui mi ha
chiesto un discorso, io glielo ho dato, e di nuovo ho dato gioia alla città con altri discorsi, e “la
gloria di essi giunge al cielo”. 1,92. E io piangendo lasciavo i miei concittadini che piangevano
anch'essi, e loro, essendo ottimi, non soltanto piangevano, ma avevano anche promesso che
avrebbero dato grandi quantità di denaro per fare in modo che io potessi vivere presso di loro. Per
me la cosa più importante tra tutte le cose importanti che erano state promesse era il fatto che io
vivessi a casa mia.1,93. Io sono andato verso l'interno nella prima delle tappe stazioni di posta, dove
si dice che furono completamente bruciati i Giganti che combatterono con gli dei, è mancato poco
che il guidatore del carro non mi cavasse un occhio con il suo bastone, cosicché la parte bassa della
palpebra si è rotta, ma la Sorte ha salvato il mio occhio. 1,94. Dopo che io ho fatto quel lungo
viaggio, ho disapprovato quel luogo, Costantinopoli, più di prima. Io ho detto al magistrato quello
che pensavo, e gli ho chiesto con tutto il mio animo che lui mi aiutasse, e ho convinto lui e i medici,
ho detto ai medici che l'aria della vostra, Antiochia, era un farmaco per la mia testa, mentre l'aria
che era in quell'altra città, Costantinopoli, era dannosa per me, il magistrato ha acconsentito
completamente alla mia richiesta, io ho convinto di nuovo uno di coloro i quali erano potenti nella
corte imperiale e costui è stato d'accordo con l'intenzione dei medici di convincere l'imperatore a
non essere ostile alla mia persona; lui mi ha aiutato, e mi ha dato questo aiuto non perché lui mi
volesse bene, infatti egli era lontano da questi comportamenti, ma voleva dimostrare che a lui non
sfuggiva nulla di quello che aveva intrapreso. 1,95. L'imperatore non mi ha concesso di tornare
neppure per una volta in quella circostanza, ma io ho ricevuto le lettere, e mentre io facevo i bagagli
ho ricevuto una notizia triste, era morta una mia cugina, e mio zio giaceva sulle ceneri di lei, la
Sorte aveva rovinato il suo dono, e io non potevo vivere in quella città, anche se io lo volevo, e io
avrei visto non una moglie, ma la sua tomba. Mio zio ha capito entrambe queste cose, che io potevo
tornare, che non volevo tornare, e anche una terza cosa, il motivo di ciò, lui piangeva, perché non
gli era stata lasciata nemmeno questa consolazione, l'ascoltare la mia voce e nelle sue lettere mi
rimproverava perché io non mi muovevo, io sono andato da lui, ma con un atteggiamento non
simile a quello precedente, la volta prima la mia anima allegra e lieta, e la volta dopo la mia anima
era piena di dolore ed era triste. 1,96. E infatti, oltre alle mie vicende private una tempesta aveva
colpito la comunità, la collera dell'imperatore Gallos si è spinta fino all'uccisione, lui ha fatto morire
alcuni, e ha fatto arrestare altri per farli condannare a morte, e tutti costoro erano eccellenti; tra loro
ho visto anche il mio insegnante Zenobios; e io sono andato in quel luogo dove essi erano stati
detenuti, e dopo avere superato la soglia mi sono inginocchiato e ho pianto poiché tutte queste
persone si lamentavano. E nel giorno successivo esse sono state liberate e si è diffusa la voce
secondo la quale insieme a me era entrato uno degli spiriti favorevoli, dal quale erano state calmate
le onde. 1,97. Il giorno dopo io mi sono rivolto all'imperatore Gallos, mi è stato chiesto un secondo
discorso, io ho fatto un encomio all'imperatore anche se malvolentieri e per paura facendo delle
circonlocuzioni; ed era presente il mio insegnante Zenobios, che non respirava ancora bene, io l'ho
presentato nel mio discorso poiché lui, parlando con me, aveva lodato spesso l'eloquenza
dell'imperatore, e l'imperatore è stato contento, gli ha rivolto la mano rendendo evidente che c'era
stata una riconciliazione, il mio insegnante ha fatto un inchino, ha baciato la mano dell'imperatore,
noi abbiamo applaudito, come è naturale che avvenga in tali circostanze, a un imperatore che ha
liberato un anziano insegnante da una paura. 1,98. Intanto io ho fatto molte declamazioni in
pubblico, ed esse sono state capaci di attirare degli studenti, un giovane che aveva ottenuto molte
cene grazie al suo corpo, in cambio di un grande compenso è corso presso questo imperatore e ha
detto che io dopo avere tagliato le teste di due donne, le avevo tenute e avevo usato la prima testa
contro di lui, e avevo usato la seconda testa contro un uomo più anziano. Il suo compenso per quella
sua menzogna è stato il giacere con un danzatore, il quale obbediva a quelli che stavano intorno a
quel retore in tutte le cose. Dunque soltanto chi ha ricevuto il favore e chi lo ha concesso sanno se
lui abbia giaciuto con il danzatore oppure no, ma questo era il beneficio per il quale lui ha osato fare
le azioni che ha fatto. 1,99. Gallos ha mandato in tribunale lui che non si aspettava questa cosa,
perché lui e quelli dai quali era stato pagato speravano che dopo le accuse dopo di me sarebbe stata
usata la spada contro di me. Lui non ha fatto l'accusa, ma stava nascosto nella periferia della città
alle falde del monte. Tuttavia sembrava che l'imperatore avesse un'opinione peggiore di me per
questa accusa inconsistente e sembrava che certamente l'imperatore avrebbe mostrato questa cosa
quando sarebbe stato apparso in pubblico, infatti sembrava che io non sarei stato degno neppure di
un suo sguardo dell'imperatore. 1,100. L'imperatore Gallos uscendo dai cavalieri ha spinto il suo
cavallo sul margine della fossa dove mi trovavo io, ha visto ciò che era possibile vedere prima, mi
ha esortato a non indugiare, e a ricordarmi della Tracia. Io ho detto che avrei fatto così, ma ho fatto
ciò che era stato deciso da me in precedenza, cioè che io sarei restato ad Antiochia, e io sono restato
lì. E non c'è stata nessuna realizzazione pratica di quelle promesse, Zenobios che mi aveva
chiamato a succedergli nelle attività faticose di insegnamento agli studenti, aveva cambiato idea,
diceva che amava le sue attività faticose e che non c'era bisogno che io mi affrettassi.
1,101. E ciò che ha danneggiato di più i miei interessi è stato questo, cioè che io non mi sia
precipitato subito ad attaccare e a fare scappare i miei nemici quando erano in difficoltà; infatti la
posizione dei miei è avversari si è rafforzata nella tranquillità, ma io ero a casa mia insieme a
quindici giovani studenti, e io avevo portato la maggiore parte di questi studenti con me quando ero
arrivato, ma non ero ancora in quella condizione di un insegnante nominato pubblicamente, e uno
scoraggiamento ha preso i miei allievi, e io come il figlio di Peleus non sopportavo l'inerzia, mi
definivo un peso della terra, cosicché bevendo alcuni farmaci io ho conservato le mie capacità
mentali, ma avevo delle attese pessime, per le quali non potevo tornare a Costantinopoli senza
essere deriso. 1,102. In quel momento un uomo anziano si è rivolto a me e mi ha detto che non
c'era niente di strano se io non avevo successo stando steso su un letto; infatti gli insegnanti più
importanti sedevano in luoghi pubblici, e lui ha detto: “Ma se tu vuoi conoscere il grande numero di
coloro che sono assetati, devi andare in uno dei templi”. Io non ho dato ascolto a quest'uomo
anziano in questa cosa, ma mi sono trasferito in una stanza di un commerciante, sono sceso e mi
sono collocato lì al margine della piazza, e quel luogo è stato utile quando si sono aggiunti altri
studenti a quelli che ho detto poco fa e gli studenti sono stati più del doppio, ma il tempio delle
Muse era di altri insegnanti, ed era un grande vantaggio per queli che lo avevano. Io ho detto a
Kalliope: “O tu che sei la migliore delle Muse, tu che guidi la mia città, per quali motivi tu mi dai
queste punizioni? Perché tu che sei una dea mi hai attirato? Perché tu mi hai allontanato da alcune
cose e non me ne hai date altre? Ma qualcuno dopo avere fatto un inganno è vissuto nella
1,103. Io ho detto tali parole da lontano, dal portico, e non molti giorni dopo io stavo seduto a casa
mia e componevo un discorso, mi ha raggiunto un grido fatto da una folla che disprezzava le leggi,
cosicché io ho fermato la mia mano che stava scrivendo per vedere che cosa fosse ciò che causava
quei tumulti che erano vicini a me; mentre io ero in questa situazione è arrivato un mio cugino
respirando affannosamente, ha detto che il governatore era morto, era stato portato via e quelli che
lo avevano ucciso avevano fatto scempio del suo cadavere, Eubulos insieme a suo figlio aveva
evitato le pietre di quelle persone fuggendo per rifugiarsi sulle cime delle montagne, e quelli che
avevano infierito su alcuni corpi hanno sfogato la loro ira contro la casa di Eubulos. Lui ha detto:
“questo fumo che indica il fuoco, si è sollevato ed è possibile vederlo” 1,104. Così Patroklos ha
perso le sue armi con una ferita della sua anima, ma Zenobios mi ha chiamato quando ero lontano e
quando sono arrivato mi ha mandato via, e niente lo costringeva ad andare via, una malattia lo ha
colpito e lo ha fatto allontanare dai suoi studenti, lui è stato tormentato da due mali, dalla febbre e
dal dolore, quando è venuto a sapere che io mi ero installato nella sala del consiglio, e che io avevo
un gruppo di studenti così numeroso che non potevo raggiungere tutti gli studenti prima che il sole
tramontasse. 1,105. Io sono andato da Zenobio e mi sono preso cura di lui, anche se lui aveva
questo atteggiamento, e non potrei dire che ci fosse nessun giorno nel quale io non andavo a
visitarlo, anche se a volte sono stato respinto, tuttavia io non ho smesso di fare ciò, e quando
1,106. Strateghios era arrivato a quella carica che comanda le altre cariche, che da molto tempo era
stata profetizzata per lui. Io ho ricevuto un amico così importante, lui era quello che aveva
consigliato la città di Atene a me, e che aveva consigliato me alla città di Atene, dunque io sono
andato da lui quando è arrivato e gli ho chiesto di aiutare quelle persone che a me sembravano
essere bisognose di aiuto.1,107. Dunque l'oratoria non era la mia unica attività, ma io dovevo
dedicare il giorno all'oratoria, e dovevo dedicare la sera agli affari pratici; infatti quelli che avevano
patito un torto da parte di uomini più potenti di loro, quelli che erano accusati ed erano arrabbiati
chiedevano al magistrato la loro liberazione, e quelli che desideravano ottenere una sentenza nel
modo più veloce possibile - e il magistrato può concedere numerosi altri favori senza violare la
legge - questi uomini, alcuni di loro personalmente, altri tramite le loro mogli, chiedevano che io
andassi dal magistrato a loro vantaggio. 1,108. Io fino a mezzogiorno facevo le attività degli altri
insegnanti, ma loro pranzavano, o subito, o dopo essere avere fatto il bagno, io invece continuavo a
fare le attività di prima. Quando si faceva buio io andavo dal magistrato mio amico Strateghios e
con alcune lettere che si trovavano nella mia mano io mi ricordavo le cose che dovevo chiedergli e
lui accettava alcune mie richieste e non ne accettava altre, perché la giustizia non glielo permetteva,
e dopo avermi spiegato questa cosa mi mandava via e anzi mi adulava esortandomi ad aspettarlo
dopo il bagno e diceva che aveva un maggiore sollievo delle sue fatiche dal vedermi invece che dal
bagno. E io avendo saputo questa cosa lo ringraziavo con le mie visite che avvenivano durante il
giorno, e se una difficoltà non mi consentiva di fare quelle visite Strateghios si informava su che
cosa mi avesse impedito di fare ciò. 1,109. Anche queste cose dispiacevano al mio avversario, sia il
fatto che non poche persone ricevessero questi benefici, sia il fatto che ciò avvenisse gratuitamente.
Infatti questa cosa faceva sì che molte persone venissero da me, il fatto che loro non dovessero
pagare una quantità di denaro come per comprare le verdure o per comprare la carne. Il mio
avversario era molto angosciato dal numero delle mie declamazioni e di nuovo dal fatto che esse
avessero forme diverse e non era capace di stare seduto, quando io componevo i miei discorsi,
perché lui non sapeva quale fosse il tempo che mi restava per il sonno. 1,110. Dunque lui soffriva in
silenzio e quando non taceva imparava che il tacere era la cosa migliore per lui. Dunque lui ha
taciuto fino a metà dell'estate controvoglia e a fatica, come un cavallo che sia trascinato dall'altro
cavallo che condivide con lui il giogo, e quando la stagione ha fatto finire le nostre lezioni, lui è
andato via, ha detto che sarebbe tornato, ma dopo che è andato via è rimasto lontano, dicendo che
lui era stato danneggiato dall'influenza di mio zio. Io ho trascinato quell'uomo nelle competizioni
con le minacce di un magistrato e anche con maggiori quantità di denaro, infatti quell'uomo era
capace di ottenere alcuni guadagni, e dopo che lui è tornato, è stato amichevole grazie alle sue
risorse di denaro, ma quando di nuovo i suoi allievi si sono allontanati da lui, lui ha preso i suoi
soldi più prontamente di prima, è stato ostile a me e lui era diventato più bravo nell'oratoria, perché
ha perso un po' della sua pigrizia, ma non tanto quanto lui avrebbe dovuto. 1,111. E dunque è
avvenuto anche qualcosa di simile; il prefetto Strateghios desiderava essere elogiato più di quanto
un altro individuo desiderasse esercitare un potere mi ha chiesto un elogio per pagare il mio debito,
perché io gli avevo promesso un discorso per elogiarlo dopo che lui avesse assunto questa carica.
Dunque dopo che egli è stato nominato, io gli ho rivolto un breve discorso, e lui voleva che questi
argomenti fossero sviluppati e voleva che non fosse taciuta nessuna di quelle cose che era possibile
che fossero dette. 1,112. Io non ho negato di avere promesso ciò, ma ho detto che avrei ripagato il
debito, se lui dopo essere uscito dalla sua casa avesse ascoltato quella mia opera nella sala del
consiglio; infatti il prefetto del pretorio avrebbe fatto una cosa strana e anche ciò sarebbe stato una
parte del mio discorso, il fatto che lui per la prima volta avrebbe onorato i miei discorsi in questo
modo. Strateghios ha detto che mi avrebbe dato questo onore, la maggior parte delle persone non gli
credeva, ma lui è stato presente e quando la lunghezza del discorso richiedeva che lui fosse presente
di nuovo, è stato presente nuovamente, e quando il discorso ha richiesto che lui fosse presente per la
terza volta, non è mancato neanche allora. E adesso viene celebrata da tutti questa cosa che
riguarda noi due, chi ha fatto il discorso, chi è stato l'argomento del discorso, il discorso e quale
luogo della città lo ha ascoltato. 1,113. Strateghios voleva che quel discorso arrivasse nelle
principali città, infatti in questo modo questo discorso sarebbe arrivato in tutte le città, per questo
scopo lui ha fatto ricorso a dieci copisti. A uno di questi il retore mio avversario ha offerto del
denaro e per questa azione il copista non ha rispettato il proverbio, ha fatto in modo che fossero
comuni le cose dei nemici e ha cambiato molte delle mie espressioni, ha cambiato posto a molte mie
parole, ha fatto alcune piccole inserzioni, e ha invitato il magistrato quando il suo incarico era
finito, nello stesso posto, e lui pensava che avrebbe ottenuto un uguale guadagno anche in futuro.
1,114. E poiché questa cosa sembrava effetto di un prodigio, il fatto che una tartaruga avesse la
stessa velocità di un cavallo, qualcuno ha rivelato la vendita di quel discorso e il copista che aveva
ricevuto il denaro dopo che ha le fruste, ha confessato queste colpe, e ha supplicato di essere
perdonato per avere ceduto a una grande quantità di denaro. Dunque affinché molte persone
sapessero questa cosa, io ho salutato quel copista che aveva venduto il mio discorso davanti a
Nikentios, che era il governatore della Siria, e il copista che si aspettava una punizione ha ammesso
queste sue colpe e se ne è andato senza essere stato punito poiché io non avevo chiesto che lui
scontasse una punizione. 1,115. E Akakios, che era il più coraggioso degli insegnanti di retorica
neppure così è rimasto tranquillo, ma di nuovo ha inventato falsità su quelle cose che erano state
dette, e questi fatti sono avvenuti nella residenza di Strateghios. E Strateghios lo ha mandato via,
ma Hermoghenes era subentrato a lui nell'incarico, e si diceva che Hermoghenes fosse terribile e
inflessibile, lui non mi conosceva e sembrava che con lui io non avrei più avuto quell'influenza che
avevo prima. Di certo Hermoghenes è stato un ottimo magistrato e anche se non riteneva giusto
frequentare numerose persone, lui era gentile anche nel suo modo di parlare più di quanto lui
facesse ricorso all'ira. 1,116. Hermoghenes ha convocato subito il consiglio cittadino, e ciascuno dei
suoi membri ha detto ciò che credeva sarebbe stato utile alla città, e Hermoghenes ha riconosciuto
mio zio grazie alle parole che erano state dette da mio zio, e ha detto: “Lui è il famoso Phasganios”,
cosicché Eubulos e la sua parte sono quasi crollati. Poi Hermogenes mi ha invitato e mi ha chiesto
di essere suo amico non meno di quanto io fossi stato amico di Aristainetos e di Seleukos, e da loro
Hermoghenes era stato spinto al desiderio di ottenere quel possesso. Io ho detto: “è giusto che chi
è amico di quei due uomini sia considerato un amico da me”. 1,117. In queste cose io sono stato
fortunato, ma in altre cose che io dirò io sono stato sventurato. Infatti la Sorte mi ha tolto mia
madre, che per me era tutto, e mio zio, che era l'occhio dell'Asia e che per me era come una torre,
lui è morto per primo, e mia madre è morta dopo di lui non potendo sopportare il dolore. E io non
provavo più gioia in quelle cose che erano piacevoli, neppure in quell'attività che per me era la più
piacevole di tutte, le declamazioni oratorie; e infatti la mia gioia più grande era dovuta a mia madre
e a mio zio, perché mio zio era quasi ringiovanito per gli applausi che io ricevevo e dimenticava la
sua malattia, e mia madre era molto contenta quando io le riportavo il frutto delle mie fatiche.
1,118. Dopo che ci sono state quelle sepolture e quella di Eusebios, il quale era morto prima di mia
madre e di mio zio, c'è stato anche il crollo di Nikomedeia, e quella città quando è crollata ha
coperto Aristainetos, e anche questi eventi terribili sono stati capaci di causarmi quel dolore
gravissimo, a causa del quale io ho avuto improvvisamente i capelli bianchi, e sventure si sono
aggiunte ad altre sventure, queste disgrazie si sono aggiunte ad altre disgrazie, e un amico è morto
insieme a un altro amico e a una città a me cara, mia madre e il fratello di mia madre sono morti,
tutte quelle cose per le quali una persona vorrebbe vivere sono diventate dolorose per me prima che
Iulianos prendesse il potere su tutta la terra senza combattere e lui amava la sapienza più di ogni
filosofo, ha riportato in patria la sapienza, come se essa tornasse da un esilio, e lui ha fatto in modo
che fossero di nuovo apprezzate quelle cose che erano state maltrattate. 1,119. E io ho riso, ho
danzato e ho composto con gioia dei discorsi perché gli altari hanno ricevuto il sangue, il fumo ha
portato verso il cielo l'odore di carne arrostita, e gli dei sono stati onorati dalle feste religiose, ed
erano rimasti solo pochi anziani che conoscevano queste feste, la divinazione è tornata ad avere il
suo potere, la retorica è tornata ad essere ammirata, i Romani hanno ripreso coraggio, e alcuni
barbari sono stati sconfitti, altri barbari stavano per essere sconfitti. 1,120. Iulianos che era l'uomo
più saggio, il più giusto e il più abile nella retorica e il più capace nella guerra, è stato nemico
soltanto degli empi, e quando i nostri ambasciatori andavano da lui e non gli portavano delle notizie
su di me lui diceva: “Per Herakles, lui che ha sopportato dei pericoli per quello che ha scritto resta
in silenzio adesso che è al sicuro”. Iulianos diceva che il guadagno che aveva ottenuto dal viaggio
che lo aveva portato qui ad Antiochia era che lui mi avrebbe visto, e mi avrebbe ascoltato quando
parlavo. E quando Iulianos mi vedeva per la prima volta ai confini della città, lui per prima cosa
diceva questa frase: “quando ti sentirò parlare?”. E quel mio rivale, Akakios, era ancora a casa sua,
dopo che sua moglie era morta, le sue figlie erano in età di matrimonio e richiedevano l'attenzione
da parte di costui e si diceva che se sua moglie fosse stata in vita, lui sarebbe andato via.
1,121. Dunque l'imperatore Iulianos riteneva giusto che come introduzione ai discorsi di ogni
giorno lui facesse dei sacrifici sotto gli alberi nel giardino del palazzo imperiale, e molte persone
erano con lui e lo onoravano nei riti che lui faceva per gli dei, ma io restavo sempre dove ero, non
ero stato invitato, e ritenevo che se io fossi andato ai riti religiosi senza essere stato invitato, questo
comportamento sarebbe stato un po' sfrontato, e io volevo bene a Iulianos, ma non adulavo il suo
potere. 1,122. Una volta Iulianos è andato a fare un sacrificio allo Zeus dell'amicizia e ha visto
alcune persone, che volevano essere viste e facevano ogni cosa per essere viste, e l'unico che lui non
ha visto sono stato io, perché io ero mescolato tra molte persone, e nel pomeriggio con una
tavoletta lui mi ha chiesto quale era stato il motivo che mi aveva impedito di essere presente, e mi
rimproverava anche se con modi gentili. Io ho risposto a queste parole per mezzo di quella stessa
tavoletta, e Iulianos dopo avere letto la mia risposta ha capito che io non ero offeso, anzi avevo
scritto quella risposta con modi gentili, e lui è arrossito. 1,123. E anche dopo quella mia tavoletta io
sono rimasto lontano da quel giardino e da quelle azioni che venivano fatte nel giardino, e sembrava
che io fossi trascurato da Iulianos, tuttavia io non ero triste, sapevo chi era colui che aveva interrotto
la nostra amicizia, ma Priskos un uomo originario dell'Epiro, che conosceva molte persone, ha
ritenuto che l'imperatore avesse sbagliato e ha corretto il suo errore; io non so per quali motivi, ma
io sono stato chiamato, quando la piazza era piena di gente, l'imperatore che mi aveva chiamato era
in difficoltà, stava a testa bassa e con le sofferenze che pativa rimproverava quelle azioni che lui
aveva fatto. 1,124. Dunque a fatica Iulianos ha ripreso il controllo di se stesso e ha accusato le
numerose attività che lui era costretto a fare, poi mi ha invitato a pranzo, si è sentito rispondere da
me che io cenavo, e quando lui mi ha invitato a cena, si è sentito rispondere da me che anche se
fosse stato possibile fare questa azione, il mio mal di testa me lo avrebbe impedito. E Iulianos ha
detto: “tu devi venire da me in altri momenti!”. E io gli ho detto: “se tu mi inviti, vengo, altrimenti
altrimenti non ti darò nessun fastidio”. Lui è stato d'accordo con me e ha fatto così.
1,125. I nostri incontri hanno contenuto dei colloqui riguardo alla retorica, e hanno contenuto degli
elogi delle cose che erano state fatte bene da lui e dei rimproveri per alcune cose che erano state
sottovalutate da lui, io non gli ho chiesto niente delle ricchezze che erano nei suoi tesori, non gli ho
chiesto né una casa, né una proprietà terriera, né degli incarichi, e il discorso su Aristophanes è stato
per non consentire che sembrasse malvagio un uomo che non era tale, e questa cosa avrebbe dato
un incarico ad Aristophanes, ma io ho ritenuto giusto non ricevere niente, anche se non pochi
possedimenti dei miei nonni erano nelle proprietà di Aristophanes. Iulianos ha visto che io
disprezzavo ogni guadagno, e ha visto che io non cercavo nient'altro se non il fatto che lui superasse
quelle lodi che erano state cantate su di lui, ha detto che altri individui volevano bene alla ricchezza
che apparteneva a lui, ma io volevo bene a lui stesso, e ha detto che neppure sua madre che lo aveva
generato aveva superato quell'affetto che proveniva da me..1,126. Per questo motivo Iulianos ha
sopportato anche la mia libertà di parola a favore del consiglio municipale, quando la terra non ha
dato i suoi prodotti, perché è stata privata dell'acqua proveniente dal cielo, ma lui riteneva giusto
che il mercato fosse pieno di prodotti da vendere e che i prezzi di questi prodotti restassero nei
limiti che lui aveva fissato; di certo uno spirito malvagio ha agito muovendo questi eventi in questo
modo e lui ha spinto la situazione alla sua conclusione. Dunque in quel momento Iulianos si è
adirato, ha gridato che i membri del consiglio cittadino si opponevano alle sue decisioni, gli
adulatori erano attorno a lui da una parte e dall'altra, e attizzavano la sua ira, ma io che non avevo
paura di niente, ho insistito nell'esaminare la natura della questione, e ho dimostrato che il consiglio
cittadino di Antiochia non aveva fatto niente di male. Tuttavia uno degli spettatori ha detto che il
fiume Orontes scorreva lì vicino, mi spaventava parlando del fiume, offendendo il potere imperiale
con quelle minacce indegne. E Iulianos è stato davvero così bravo perché lui cercava di prevalere,
ma non odiava il fatto di essere sconfitto. 1,127. Dunque Iulianos mi ha voluto bene più di prima
dopo che io ho presentato i miei discorsi, come se fossero delle armi, a favore della mia patria, e lui
ha nominato se stesso come console e ha visto le persone erano presenti in quel momento, quelle
che sarebbero arrivate dopo, ha visto che innumerevoli persone avrebbero cercato di ottenere il suo
favore con i loro canti, e mi ha esortato a onorare quella festa pubblica con un mio discorso; io ho
detto che quel lavoro era adatto ad altre persone, e mi sono esercitato nella lingua greca, cosicché
nessuno, neppure chi aveva ottenuto dei grandi applausi, ha dato l'impressione di avere detto
qualcosa di importante. 1,128. E io credo che questo successo sia avvenuto anche a causa del
discorso che era precedente al mio, e la sorte mi ha mandato delle persone che gridavano: “ancora”
e che mi aiutavano anche in altri modi; a queste persone era utile non calunniare le mie attività;
quello che aveva parlato prima di me lodava se stesso perché lì dentro nessuno lo lodava, dava
questo altro motivo per ridere di lui, non smetteva di biasimare quelli che lo deridevano, ma loro
ridevano ancora di lui, e a lui sono sfuggiti i frutti dell'inganno, essi erano cresciuti, e lui li avrebbe
ottenuti, se avesse capito questa cosa, cioè che se lui fosse rimasto tranquillo avrebbe potuto
mantenere la sua fama che non era giusta. 1,129. Altri oratori erano capaci di fare una consolazione
preoccupato di questa cosa, cioè che si riunisse il numero maggiore possibile di persone, e si diceva
che Hermes si prendeva cura del suo servo, e con il suo bastone muoveva ognuno degli ascoltatori
affinché nessuna sua parola scorresse via essendo priva di ammirazione. Iulianos come imperatore
contribuiva al mio successo nei modi più importanti mediante il gradimento che lui manifestava
tramite il suo aspetto esteriore, poi perché lui si alzava in piedi ad applaudire, e poi lui non si è
trattenuto più, anche se cercava di trattenersi, si è alzato dalla sedia, e con le mani ha aperto il suo
mantello il più possibile, e uno di questi uomini rozzi direbbe che lui non ha mantenuto la sua
dignità, ma un uomo che sa bene da quali cose il potere imperiale viene onorato, direbbe che
l'imperatore è rimasto nei limiti opportuni per lui; infatti quale cosa è più degna di un imperatore se
non l'innalzare la propria anima verso le bellezze dell'eloquenza? 1,130. Per Iulianos non era
possibile non provare tali sentimenti, per lui che aveva scritto numerosi discorsi prima di prendere
il potere e anche nel corso di questo potere; infatti le veglie notturne dell'imperatore hanno già dato
a noi alcuni discorsi, e anzi non c'è niente delle azioni che lui abbia fatto che non sia stato
influenzato dalla bellezza dei suoi discorsi. 1,131. Nel tempo che è passato da quel momento fino
alla spedizione contro i Persiani, i comportamenti di Iulianos sono cambiati in alcune cose, e
l'affetto per me da parte sua è diventato maggiore, e lui continuava a dirmi: “Io ti darò un dono
quando partirò, e tu non potresti evitare questo dono, come hai evitato gli altri”. Dunque dopo che
noi avevamo cenato, e io ero stato costretto da lui ad accettare il suo invito a cena, Iulianos mi ha
detto: “mio caro, è tempo per te che tu riceva il tuo dono”. E io non potevo immaginare che cosa
sarebbe stato questo dono. E lui ha detto “questa cosa mi sembra giusta, che tu sia considerato tra i
retori per i tuoi discorsi, e che tu sia registrato tra i filosofi per le tue azioni”. E io mi sono rallegrato
quando ho sentito lui che diceva questa cosa, come si rallegrò Lykourgos dopo le parole che furono
dette a lui dagli dei; e infatti queste parole sono state dette da Iulianos che viveva insieme agli dei.
1,132. Quando il nostro consiglio cittadino lo ha accompagnato e i membri del consiglio hanno
chiesto che fossero eliminate le accuse nei loro confronti Iulianos ha detto che, se la divinità lo
avesse mantenuto in vita, lui sarebbe andato a Tarsos, città della Cilicia, e ha detto: “tuttavia mi è
chiaro ciò che accadrà in seguito a queste mie decisioni, cioè il fatto che voi riporrete le vostre
speranze in colui che farà la vostra ambasceria, e lui dovrà andare a Tarsos insieme a me”. Iulianos
che non piangeva ha salutato me che piangevo, e ormai rivolgeva il suo sguardo alle sventure dei
Persiani, mi ha mandato le sue ultime lettere dai confini dell'impero, ed è andato avanti, devastando
la campagna, saccheggiando dei villaggi, conquistando delle guarnigioni, attraversando dei fiumi,
abbattendo delle mura e conquistando delle città. 1,133. E nessuno ha comunicato a noi ognuna di
queste imprese, ma noi siamo stati contenti come se avessimo visto queste imprese, ed eravamo
fiduciosi che questi eventi si sarebbero svolti come si sono svolti, ma la Sorte compie le azioni che
le sono proprie, e l'esercito di Iulianos si era divertito sia nell'uccidere i Persiani, sia nel farli
fuggire, sia nel fare le gare atletiche e le corse dei cavalli, le quali sono viste dagli abitanti di
Ktesiphon che erano sui bastioni, ed essi non potevano confidare nella grandezza delle loro mura,
ma i Persiani hanno deciso di fare delle suppliche sia per mezzo di un'ambasceria, sia per mezzo di
alcuni doni, essi sapevano che non era saggio per un uomo combattere contro uno spirito divino, e
quando i loro ambasciatori erano saliti sui loro cavalli una lancia ha tagliato il fianco del nostro
sapientimo imperatore ed essa ha bagnato la terra degli sconfitti con il sangue del vincitore e ha
fatto in modo che i Persiani, prima spaventati diventassero padroni dei Romani che li stavano
inseguendo. 1,134. I Persiani hanno potuto sapere grazie a un disertore dove si trovava la loro
fortuna, ma a noi abitanti di Antiochia nessuno degli esseri umani ha fatto sapere quella sventura, ce
l'hanno rivelata i terremoti che hanno distrutto le città della Siria Palestina, alcune in modo parziale,
altre in un modo totale; infatti a noi sembrava che la divinità volesse dare a noi un grande segnale
con grandi sofferenze, e quando noi pregavamo che non fossero vere quelle cose che a noi
sembravano, è passata attraverso le nostre orecchie la freccia dolorosa della notizia che quel famoso
Iulianos era trasportato in una bara, lo scettro era di un certo individuo, l'Armenia era dei Persiani
insieme a tutta quanta quell'altra terra che essi volevano. 1,135. Dunque in un primo momento io ho
rivolto il mio sguardo a una spada, perché la vita sarebbe stata per me più dolorosa di una qualsiasi
uccisione. In un secondo momento io ho pensato a quella legge di Platon, ed essa dice che non
bisogna cercare una simile fine della vita e ho pensato che se io fossi andato nell'Ade in quel modo,
e se io fossi morto in quel modo, sarei stato sottoposto a delle accuse da parte di Iulianos, infatti
certamente lui avrebbe biasimato una persona che non era stata capace di aspettare gli ordini dati
dalla divinità. Inoltre mi sembrava che io dovessi onorare con dei discorsi funebri colui che era
morto. 1,136. Dunque questa era la mia situazione, e questi erano i motivi di questa situazione, e io
sono sfuggito a un agguato, poiché la Sorte ha voluto questa cosa. Infatti alcuni individui che in
passato erano stati forti nella corte imperiale, ma che nel tempo dell'impero di Iulianos erano stati
costretti a occuparsi dei loro affari privati, sono stati convinti da un individuo malvagio come
Phynondas del fatto che io avevo causato a loro dei danni terribili per mezzo di una mia lettera che
era arrivata a Babilonia, e per questa lettera Iulianos al suo ritorno sarebbe stato ostile a loro, essi
hanno deciso di rapirmi mentre andavo da una donna mia parente, hanno deciso di portarmi nel
giardino, dove avevano pensato il loro progetto per uccidermi; quegli individui erano sicuri che ci
sarebbero stati dei doni per loro da parte di colui il quale aveva ricevuto i poteri imperiali.
1,137. Loro avevano preparato i bastoni, altri sapevano di questi progetti, ma uno di quelli che
sapevano di questi complotti, che non volevano prendere parte a quell'azione, ma che non avevano
molta familiarità con me, è venuto da me, perché la Sorte lo ha mandato, e mi ha detto che io avrei
dovuto evitare di fare quelle strade per andare da quella mia parente, e avrei avuto un vantaggio da
ciò, e quando io ho chiesto qual era il pericolo terribile, lui non ha aggiunto nessuna informazione.
Dunque la mia parente si è stupita perché io non facevo più quelle visite che erano consuete per me
e mi ha chiesto per quale motivo io facessi così, io le ho risposto in base a quelle notizie che avevo
sentito. La mia parente mi ha fatto altre domande, ha ritenuto che io avessi ragione, ha messo fine
alla mia paura e all'inganno di quelle persone, e ha elogiato quella divinità che aveva salvato la sua
casa da una simile contaminazione. 1,138. Dopo questi eventi un uomo barbaro ha suscitato la
collera dell'imperatore contro di me, dicendo che io non avevo mai smesso di piangere per la ferita
di Iulianos che era morto. L'imperatore Iobianos stava per uccidermi e voleva punirmi malamente
per il suo dolore, ma un uomo eccellente, il quale era originario della Cappadocia, era un mio
compagno di studi e aveva grande influenza sull'imperatore Iobianos ha detto: “quale stato d'animo
tu potresti avere, se Libanios morisse, ma se fossero vivi i suoi discorsi che vanno in giro sulla terra,
ed essi sono stati scritti da quell'uomo riguardo al tuo carattere?”. Tali sono state le mie difficoltà,
tali sono stati i miei soccorsi. 1,139. Dopo questi eventi ci sono state le feste olimpiche, quelle che
si svolgono nella nostra città, io avevo cinquanta anni e il mio desiderio di quella festa pubblica era
enorme; quando io ho fatto le mie apparizioni ai primi momenti della festa, sono stato prigioniero,
non perché qualche magistrato mi avesse imposto questa detenzione, ma per la prima volta ho avuto
un attacco di gotta, essa era dolorosa, e mi costringeva a informarmi facendo delle domande a
quelli che erano andati alle feste olimpiche riguardo alla forza e all'abilità degli atleti, ma talvolta la
gotta si attenuava un poco come nelle tregue olimpiche, poi di nuovo mi colpiva e spesso essa
faceva entrambe le cose molte volte. 1,140. I medici hanno detto di essere stati sconfitti dalla
malattia, ma mi consolavano dicendo che avevano spostato la malattia dalla testa ai piedi, e hanno
detto che la stessa cosa che era un male per i piedi sarebbe stata un bene per la testa. Questa cosa
era di certo una sciocchezza, poiché la malattia che aveva occupato la mia testa restava stabile nelle
parti alte del mio corpo, e i miei piedi erano ben lontano dal dare qualche vantaggio alla testa,
cosicché era come se i miei piedi, mandando alla mia testa una parte dei mali che erano in essi,
rendessero più dolorose le condizioni della mia testa. 1,141. E io non soltanto ero sconvolto dalle
paure precedenti, e tra queste paure c'era anche questa, che dei venti rapissero la mia città, e dopo
averla portata via la gettassero nell'Oceano, ma avevo paura, o uomini, anche di incontrare delle
folle, evitavo i luoghi centrali della città, temevo i bagni grandi, temevo tutte le case tranne la mia,
una nuvola scendeva sui miei occhi, il mio respiro si accorciava, le vertigini prendevano possesso
della mia testa, avevo sempre l'impressione che sarei caduto, cosicché la sera io mi rallegravo per
questa cosa che era un vantaggio per me, il fatto che io non fossi caduto. 1,142. Io ho fatto una cosa
giusta in quelle circostanze, non ho evitato né l'attività retorica, né i giovani studenti; infatti la mia
consolazione era proprio questa cosa, il fatto che io svolgevo il mio lavoro nel modo più piacevole
possibile a casa mia su un divano, e a scuola su un piccolo divano, il trasporto tra casa e scuola era
un grave rischio, le declamazioni pubbliche erano fuori dalla mia portata, e un amico che veniva a
farmi visita era sgradevole per me. Come quelli che stanno per attraversare i mari invocano i
Dioscuri, così io invocavo quegli dei quando io uscivo da casa mia affinché essi impedissero le
difficoltà che io mi aspettavo. 1,143. Questo disturbo mi ha dominato per quattro anni, e io tramite
un servo, mi sono rivolto al grande dio Asklepios che è pronto nell'aiutare. Il dio ha spiegato che io
avrei fatto male se mi fossi allontanato dalle mie attività consuete, io ho bevuto la medicina che
scomparsa. Il dio ha detto che anche questo beneficio mi sarebbe stato dato da lui. Io sapevo che
non era una cosa giusta il non fidarsi di un tale garante, ma mi succedeva di meravigliarmi, per il
fatto che io in qualche modo davo l'impressione di essere degno di questo favore. Era quasi finito il
mio cinquantasettesimo anno di vita, e il dio con tre visioni nel sogno, e due di queste visioni sono
avvenute durante il giorno, ha eliminato una parte non piccola di ognuna di queste malattie e mi ha
messo in questa condizione, che io non perderò più. 1,144. Così quando è arrivato l'imperatore
Ualens ho potuto sopportare lo splendore che proveniva dalle armi, il suono che proveniva dai
dragoni e il suono confuso agli strumenti musicali, e io prima non avrei sopportato questa cosa
nemmeno se qualcuno me l'avesse raccontata. E non molto tempo dopo io ho portato all'imperatore
come dono un mio discorso, e l'imperatore ha mostrato di rallegrarsi per questo discorso più di
quanto si fosse rallegrato delle sue stesse imprese. Tuttavia l'imperatore Balens non ha ascoltato la
maggiore parte delle mie parole, che illustravano le imprese che lui aveva compiuto contro gli Sciti.
E metà del mio discorso è stata rinviata per la sua lunghezza, e quelli che temevano il mio discorso,
hanno ritenuto che fosse meglio che l'imperatore non godesse dei veri fiori delle Muse, hanno
interrotto il mio discorso, mentre stavo parlando, ed essi non avevano nessuna paura di altri oratori
che parlassero, ma queste mie parole erano per loro più spaventose della Gorgone. Tuttavia anche in
seguito a questi fatti io non sono stato più tra le persone sconosciute all'imperatore Ualens.
1,145. O dea, è opera tua anche il fatto che sia stata istituita una legge che ha aiutato i figli
illegittimi. Dunque bisogna attribuire alla sorte comune di quelli che avevano bisogno di questa
legge il fatto che essa sia stata pensata dall'imperatore più anziano, Balentinianos, e sia stata
confermata dalle sue lettere, ma il fatto che l'imperatore più giovane, Balens, che non era affatto
favorevole a quella legge, abbia mostrato di elogiarla e di confermarla, dopo che lui aveva saputo
che io avevo chiesto il privilegio che derivava da quella legge, come potrebbe non essere ritenuto
giustamente una prerogativa della mia Sorte? La Sorte mi ha liberato da un dolore che era grande e
gravoso, il fatto che uno stesso giorno avrebbe portato a me la morte e a mio figlio un'estrema
indigenza. 1,146. E tuttavia questa cosa riguarda i miei nemici - e nessuno deve pensare che io vada
contro quel consiglio di Homeros il quale non permette di fare festa su uomini uccisi, infatti io non
menzionerò questa cosa per una tale intenzione, ma affinché neppure questo favore tra quelli dati
dalla Sorte passi sotto silenzio, e i miei nemici non si sono astenuti da nessuna parola, da nessuna
azione, da nessun artificio contro di me, ma alcuni hanno ritenuto che fosse sufficiente coprirmi di
insulti, altri hanno ritenuto che ogni loro azione sarebbe stata piccola, se non mi avessero ucciso,
ad altri sarebbe piaciuto attaccare il mio cadavere a un toro e lasciare che il mio cadavere fosse
trascinato tra le rocce, dunque loro mi facevano la guerra da molto tempo, ma non potevano
e io non cercavo di difendermi contro di loro neppure con le maledizioni; infatti che bisogno c'era
di fare delle maledizioni quando la divinità conosceva tutte le cose, chi aveva commesso un torto,
chi lo aveva patito, chi doveva essere punito, e chi doveva infliggere una punizione?
1,147. Molti miei nemici, anche prima della loro morte, hanno patito un danno che è peggiore della
morte almeno per le persone buone, loro hanno visto molte sventure, poi sono morti male; e uno di
questi eventi è stato anche il fatto che un marito ha preso in mano gli organi genitali di un adultero e
li ha tagliati tutti con il rasoio. 1,148. È giusto aggiungere a queste cose quell'altra cosa, ed essa è
piccola, ma non è insignificante; infatti io forse darò l'impressione di parlare in modo troppo
dettagliato, ma io sono addolorato nella mia anima e so che ho patito questo dolore per una cosa
grande. Io avevo un'opera scritta di Thukidides, che aveva delle lettere belle nella loro piccolezza,
ma tutto il libro era facile da trasportare, cosicché io stesso la portavo, mentre uno schiavo mi
accompagnava e quel carico era piacevole per me. Con quel libro io avevo conosciuto la guerra dei
Peloponnesiaci e degli Ateniesi, e forse anche qualcun altro ha fatto la stessa cosa; e queste mie
sensazioni non potrebbero raggiungere di nuovo questa gioia grazie a un altro libro.
1,149. Io ho elogiato molte volte il mio possedimento anche davanti a molte persone, e mi sono
rallegrato più di quanto Polykrates si rallegrò del suo anello, ho attirato i ladri con le mie stesse lodi,
e io ho còlto in flagrante subito alcuni di questi ladri, ma l'ultimo ladro ha acceso un fuoco per non
farsi prendere, e così ho smesso di cercare quel libro, ma non potevo non addolorarmi per questa
cosa. Ma anche il vantaggio che io ricevevo da Thukidides, che prima era grande, cominciò a
diventare più piccolo, perché io frequentavo quel testo con fastidio e su lettere diverse.
1,150. E tuttavia la Sorte ha guarito anche questo evento così doloroso, sebbene in ritardo. Infatti io
continuavo a scrivere ai miei conoscenti di questo libro con dolore, e io raccontavo delle misure di
quel libro, di come fosse quel libro dentro e di come fosse quel libro fuori, e chiedevo dove fosse e
nelle mani di chi fosse. Un giovane, un mio concittadino, dopo avere comprato il libro è andato per
leggerlo, e il suo insegnante ha esclamato: “questo è proprio quel libro!”, dopo averlo riconosciuto
per alcuni segni, ed è venuto da me per chiedermi se non si fosse sbagliato nella sua opinione.
Dunque io ho preso quel libro e ho fatto le azioni come quelle che si potrebbero fare per un figlio
che fosse scomparso da un tempo altrettanto lungo, e che fosse apparso quando non era atteso, io
me ne sono andato essendo pieno di gioia, e sia allora sia adesso io ringrazio la divinità. Rida pure
chi vuole ridere, come se io parlassi a lungo su un argomento non importante, infatti certamente la
risata di un uomo stolto non è temibile. 1,151. Io potrei essere considerato sventurato, soprattutto
per questa cosa, che adesso spiegherò. Infatti se un padre ha consegnato molti figli alle tombe, e li
ha accompagnati insieme ai letti funebri che portavano via i loro corpi, è sventurato, come potrei
non essere enumerato tra gli sventurati anche io stesso, io che non soltanto ho seppellito molti
allievi che per me erano come figli, e anche dei figli eccellenti, ma ho anche rimandato nelle loro
patrie alcuni giovani studenti stranieri nelle loro bare? 1,152. Infatti come Thrasibulos tagliò le
spighe che erano più alte, così la Sorte mi ha portato via i migliori tra i miei allievi, e ha cominciato
a partire dalle mie lezioni in Bitinia, ma continua a fare questa cosa fino adesso ed essa risparmia
quegli allievi che non si sarebbero distinti, ma elimina quegli allievi che erano già diventati famosi
e che sarebbero diventati famosi in futuro. 1,153. Dunque a quelli che pensano di dire qualcosa di
giusto quando chiedono: “quali oratori lui ha prodotto per noi?”, io dico che se ne sarebbero visti
non pochi, se essi non fossero andati nell'Ade. E poiché questi uomini sono morti, i consigli
cittadini hanno subito un danno, sono stati danneggiati i tribunali, i quali sono stati privati di quelle
capacità oratorie che sono alleate di ciò che è giusto, le cattedre degli insegnanti sono state private
dell'eloquenza e Hermes veglia sulle cattedre dei retori, mentre Themis veglia sull'oratoria dei
processi. 1,154. E nondimeno anche questa cosa è parte della mia sventura, il fatto che io mi sono
dedicato all'insegnamento della retorica quando quest'ultima era in una condizione di debolezza,
disonore e offesa, e le vostre speranze ora stanno in altre persone; se voi non sapete quali sono
queste speranze avreste bisogno di qualcuno che vi spiegasse questa cosa; ma adesso voi sapete
quali sono quelli che voi ritenete felici, cioè quelli che hanno grandi ricchezze, e voi sapete quali
sono quelli che voi commiserate, cioè quelli che hanno la cultura. 1,155. Dunque se la Sorte
prendesse voce e parlasse come nelle rappresentazioni teatrali, potrebbe dire: “Anche se la tua arte è
stata combattuta da innumerevoli opposizioni, tu potresti ammettere questo, che io ti ho dato una
cosa che vale quanto molte altre, tu hai composto numerosi discorsi e i discorsi che sono stati
composti da te sono sembrati così belli, che fino a quando tu sei vivo, è inevitabile che tu sia
invidiato per questo motivo, perché le mani destre dei copisti, pur essendo numerose, si sono
dimostrate troppo poche per il grande numero degli amanti dei tuoi discorsi. Infatti ogni scuola di
retorica mostra che i tuoi discorsi sono presenti in modo simile nelle mani sia degli studenti sia
degli insegnanti”. E per queste cose, o uomini, io ringrazio la Sorte, e le chiedo che essa renda
migliori gli eventi successivi. 1,156. E infatti io non so come mi siano sfuggiti Aitherios e Festos, e
ognuno di loro è stato governatore della Siria, essi hanno avuto il loro incarico prima che Balens
arrivasse qui. Dunque Festos non conosceva la lingua greca, era un uomo stupido, e tuttavia
neppure questa lacuna lo ha convinto a respingere l'incarico, ma una sera è andato da Eubulos, e
stando insieme a lui tramite un interprete fidato, ha detto che desiderava la mia morte, affinché lui
desse di nuovo l'impressione di essere importante. Dunque Festos ha fatto un affare con Eubulos:
Festos mi avrebbe odiato e avrebbe ricevuto cibo da mangiare ogni giorno; Eubulos aveva delle
oche grasse, del buon vino e dei fagiani. 1,157. Festos non mi vedeva affatto di buon occhio,
parlava di me come di un uomo malvagio, e mi ha dato tutti i colpi che erano possibili per lui.
E un volta un pubblico si era radunato per ascoltarmi, Festos ha tentato di eliminare questa cosa, e
ha convocato gli spettatori che erano seduti per fare sentire loro delle lettere dell'imperatore, oppure
lui li avrebbe mandati in esilio alla fine della lettura, e c'erano degli scrivani che scrivevano i nomi
di quelli che non si alzavano in piedi; infatti Festos credeva che io mi sarei opposto, e che io non
avrei permesso loro di andare via, e che questa colpa sarebbe stata sufficiente a farmi condannare a
morte. Quindi alcuni miei allievi sono andati perché sono stati costretti da una forza maggiore,
spesso si voltavano indietro verso di me e verso le parole che sarebbero state dette in futuro da me,
quegli allievi che avevano la possibilità di ascoltare le mie parole le ascoltavano, ma rimpiangevano
quella parte di studenti che era andata via contro la propria volontà. 1,158. Dunque Festos mi
odiava e tramava le sue insidie contro di me, e io ringrazio per il suo odio la mia Sorte, la quale non
mi ha reso amico di un uomo che dopo questi eventi temeva che una malattia facesse morire
Maximos anticipando il suo ferro. Lo sventurato Festos si vantava per avere ottenuto questa vittoria,
ma non ha prevalso su di me, e io onoro Adrasteia, anche se Festos ha cercato di farlo tramite
Martyrios, un uomo originario della Pisidia, il quale aveva una passione per gli atleti, e per il resto
era irreprensibile, a Festos è sembrato che Martyrios fosse colpevole del reato di magia perché lui
era interessato ai lottatori. 1,159. Festos ha parlato da solo a solo con Balens riguardo a Martyrios,e
ha detto che lui avrebbe potuto coinvolgere facilmente sia me sia Eutropios in questa vicenda, ma
poi lui è andato frettolosamente in Ionia al suo incarico di magistrato, in modo che Martyrios ha
causato molte risate in tribunale, perché i giudici non riuscivano a capire quale fosse il motivo per il
quale quell'uomo era stato citato in giudizio, poiché l'inizio di questa vicenda era rimasto
nell'oscurità. Dunque Festos ha avuto un matrimonio come premio per la sua malvagità, una moglie
giovane, un patrimonio ampio e lui vive ancora adesso nel lusso nelle città che ha svuotato.
1,160. Aitherios è morto dopo avere visto delle sventure numerose e grandi e dopo avere perso sia
la capacità di parlare sia quella di sentire. Anche lui si è comportato male nei miei confronti come
se lui fosse in collera con me, perché lui si era affidato a me in Bitinia e quando aveva qualche
paura, faceva ricorso a me . Bisogna trascurare le offese di Aitherios ai miei discorsi, e con queste
offese lui cercava il favore di un uomo molto ricco, il quale non aveva figli.
1,161. Ma Aitherios è stato colui che mi ha messo in mezzo a numerosi aurighi, in mezzo a molti
allevatori di cavalli, i quali avevano la funzione di spalancare le porte ai carri; Aitherios picchiava
alcuni di costoro, e minacciava altri dicendo che lui li avrebbe bruciati, e ha fatto frustare i fianchi
di un auriga anziano, e per il quale il popolo aveva gridato molto, per me è stata una fatica non
piccola il non vedere il sangue. E Aitherios aveva fatto queste azioni per un motivo insignificante, a
causa di un uomo folle e che aveva mostrato la sua follia anche nei suoi comportamenti durante il
processo. 1,162. Aitherios era anche colui che aveva esortato a fare delle denunce contro di me
pensando che avrebbe trovato in me la prova dell'accusa di magia a Philumenos; e questa era la
prova della mia colpevolezza, io lo avevo esortato a non fare delle calunnie e ad allontanarsi da
queste vicende. E questo è stato il motivo per cui io sono stato citato da lui. Ad Aitherios non
sembrava che fosse una cosa strana il fatto che io andassi in tribunale e ci stessi per accuse così
stolte. E io sono andato via provando compassione per quel giudice, il quale riteneva di fare il
giudice, ma era così lontano dalla capacità di ragionare, e molti dei miei amici sono accorsi vicino a
me e ognuno di loro faceva una considerazione diversa per consolarmi. Ma io ho fatto sapere a loro
che non avevo bisogno delle loro riflessioni. Ed era così perché io non mi sentivo ferito.
1,163. Fidelios era un concittadino di Festos, ed era un uomo rozzo, lui aveva avuto l'incarico di
curatore delle ricchezze dell'imperatore, la sua amicizia con Eubulos aveva le stesse ragioni
dell'amicizia di Eubulos con Festos. Dunque Eubulos ha potuto convincere Fidelios con numerosi
regali e bevute a muoversi contro di me e ha tramato per ottenere una punizione di un mio discorso.
Questo discorso era l'encomio di quel famoso usurpatore, secondo lui questo discorso era stato
scritto, ma si trovava presso di me, che ne ero l'autore. È stata una cosa facilissima per lui prenderlo
mediante i suoi collaboratori. 1,164. Dunque Fidelios ha ritenuto che sarebbe stata una cosa
migliore prendere come compagno per questa attività un comandante militare, il quale era stato
molto importante al tempo di Iulianos, e che era molto importante anche al tempo di Bales, ed era
temibile per i suoi nemici, onorava sia la sapienza, sia la retorica, non era privo di capacità oratoria
nei suoi incontri con gli uomini sapienti; infatti lui aveva questa capacità per la sua indole naturale.
1,165. Quest'uomo, di nome Lupikinos, non mi aveva mai visto, ma forse aveva saputo qualche
notizia riguardo a me per la mia fama e ha detto a quell'uomo: “amico mio, taci, e queste cose
devono rimanere tra noi”. Lupikinos mi ha mandato a chiamare, ha ritenuto che io fossi un suo
amico, e mi ha detto che, se io avessi avuto bisogno di qualche cosa lui me l'avrebbe data, e ha
esortato quelli che deridevano i templi e che erano eredi del dio celeste, ad abbandonare quelle cose
per le quali si vantavano, e li ha esortati a guardare alle mie azioni e a imitarle. La divinità ha dato
alcune scosse simili a queste, ma non ha fatto tranquillizzare altre che erano simili a queste, non
perché io avessi composto un tale discorso, ma perché Fidelios, dopo avere sbagliato nella sua
prima prova, poteva continuare a fare complotti, fino a quando lui non avrebbe raggiunto il suo
risultato. 1,166. Io ho potuto ricompensare Lupikinos perché lui non si è fatto ingannare; infatti a
lui è avvenuto di essere console e ciò gli è stato concesso da colui che aveva questo potere, e da me
< lacuna nel testo greco > Archelaos. E io sono stato onorato da Archelaos in non pochi altri modi,
e lui riteneva necessario venire da me, per parlarmi ed essere autore di quell'onore, e non c'era
colui che lui imitava, ma io che avevo percepito questa cosa, l'ho anticipato e gli ho chiesto una
cosa, che Archelaos senior restasse dove era, ma ritenevo necessario che Archelaos iunior venisse
da me. 1,167. Alcuni uomini che in precedenza non avevano nessuna importanza, ma avevano
ottenuto la loro forza dall'uccisione di Iulianos, avevano riempito Protasios di discorsi contro di me.
Essi hanno spaventato Protasios, dicendo che lui avrebbe gestito il suo incarico nel modo peggiore,
se non mi avesse spinto fuori dalle porte , ed essi hanno unito al magistrato uno di quelli che
proveniva dal loro gruppo, affinché lo accompagnasse nel suo viaggio e mantenesse sempre viva in
lui la sua paura. Dunque Protasios è venuto con l'intenzione di diminuire la mia influenza, ma
quando è arrivato è stato tormentato da una malattia, ed essa è diventata più grave per il viaggio.
E Protasios è arrivato alla sua residenza di notte, e non ha fatto nessuno di quegli atti che sono
consueti, perché il suo essere malato non permetteva ciò. 1,168. Molte persone andavano da lui, e io
ero rimasto l'unico a non andare da lui, Protasios ha detto a Zenon, al quale lui si rivolgeva molto
spesso, che le parole contro di me erano state dimostrate dai fatti. Infatti si diceva di me che io dessi
fastidio ai potenti, e io non ero mai andato da lui. Zenon ha detto che certamente si aspettava questi
comportamenti; infatti io non andavo presso quegli uomini potenti più di quanto avvenisse la cosa
opposta; e Zenon ha detto che io concedevo quel beneficio a quelli che mi volevano bene, ma
ignoravo quelli che non mi volevano bene. Protasios ha ascoltato queste parole, e chiaramente lui
1,169. Il magistrato che è venuto dopo Protasios era come lui nei suoi atteggiamenti verso di me,
lui stava insieme a dei pessimi individui, e ha reso inaccessibile la sua dimora a quelle persone dalle
quali avrebbe potuto imparare qualcosa. Lui credeva di danneggiarmi, invece io ho tratto un
vantaggio da lui. Lui si aspettava da me un invito ai miei discorsi, ma io ospitavo altri individui e
gli ho dimostrato che non avevo molto bisogno di lui. Lui ha provato dolore nel suo cuore per
queste cose, e lo ha mostrato con una sua accusa a due studenti; ed era necessario per questi due
giovani, se loro avessero fatto qualcosa di male, lui li avrebbe puniti, ma lui ha fatto una retata
arrestando molti insegnanti e non ha accusato tutti costoro, ma cercava di nascondere le sue azioni
contro di me, come se esse fossero fatte contro tutto il gruppo degli insegnanti.
1,170. E quei due studenti sono stati messi nudi e sollevati per le frustate, un uomo di nome
Olympios era seduto vicino a loro. Io non lo conoscevo, ma la legge non è stata rispettata da lui.
Olympios in un certo qual modo è stato così intelligente, al punto che per le sue grida, gli è stato
impedito di frustare gli studenti. E il magistrato ha ritenuto che quel comportamento insolente fosse
una forma di saggezza e lo ha chiamato così, ha preso le armi contro il comandante militare, è stato
costretto a riconoscere la sua colpa, è stato degradato, è rimasto in basso e questa è stata la fine del
suo incarico. 1,171. Ma io ritorno a Bales; il fatto che lui non abbia condannato a morte, oltre
all'usurpatore Prokopios anche gli amici dell'usurpatore Prokopios, ha dimostrato che lui era bravo,
poiché anche la morte di Andronikos, che era mio amico, è stata opera di Hierios, di quella volpe,
più che di Bales il quale è stato ingannato. Bales riteneva che avrebbe acquisito la propria sicurezza
per mezzo della propria clemenza, ma ha trovato un altro agguato, Fidustios e quelli che
quest'ultimo aveva fatto ribellare contro il suo potere imperiale, e l'imperatore Bales all'inizio ha
preso provvedimenti contro questi uomini, che facevano delle azioni ingiuste, ma sono stati puniti
in aggiunta anche alcuni che non avevano mai avuto un simile comportamento malvagio. Ogni
indovino era un nemico per Bales e lui riteneva che fosse un suo nemico chiunque facesse ricorso a
questa tecnica e chiunque volesse ricevere delle informazioni su qualcuna delle sue vicende private
grazie alle divinità; infatti a Bales sembrava difficile che, se ci fosse stato un indovino, lui non
sarebbe stato utilizzato da chiunque anche per avere delle informazioni riguardo a degli argomenti
più importanti. 1,172. I calunniatori che avevano ricevuto l'impulso di Bales, hanno sconvolto tutte
le cose e hanno attaccato tutte le persone. Bales ha avuto un'idea, che era stata prodotta dalla sua
ostilità, cioè che certamente io sarei caduto in qualche accusa a causa di uno di quelli che erano
sottoposti alla tortura. Si dice che lo stesso Bales abbia chiesto anche a Eirenaios se io avessi
partecipato alla congiura, e si è meravigliato quando ha sentito dire che io non avevo preso parte a
questa congiura. 1,173. E io sono riconoscente all'arte divinatoria, la quale ha messo la mia testa in
condizioni di salute migliori e mi ha spiegato cosa dovevo fare e cosa non dovevo fare, e io stavo
per subire il taglio della testa, ma il salvarsi in questo modo sarebbe stato più pericoloso del morire,
come qualcuno ha attaccato Adelphios, il quale riteneva che l'amicizia fosse una cosa divina, ma
non ha potuto resistere a quelle sofferenze, ha ammesso anche questa colpa e si è vergognato di
ammetterla. 1,174. Adelphios ci chiedeva di pregare la Sorte affinché lui morisse, e tali morti
improvvise avvengono a molti uomini. Tutti gli altri hanno chiesto questa cosa con una preghiera,
ma a me l'attesa di eventi terribili sembrava essere un male minore di una simile preghiera. Pertanto
io piangevo in silenzio. Adelphios dopo avere fatto il bagno e dopo avere cenato ha ricevuto nello
stesso tempo il sonno e la morte, cosicché all'alba noi siamo andati al suo funerale, mentre alcune
persone provenivano dal palazzo imperiale per mettere in carcere Adelphios. Lui è sfuggito a
quegli uomini con una velocità alata. 1,175. Dunque le lettere erano come delle scintille, alcune di
esse sono state mandate da me ad altre persone, altre lettere sono arrivate a me, mandate da altre
persone, e in esse non c'era niente di male, ma potevano esserci degli appigli per i calunniatori, la
Sorte ha eliminato questi pericoli in un modo molto agevole, cosicché tra innumerevoli lettere non
ce n'è stata nemmeno una mia. 1,176. È merito di quella dea anche la gran parte della vicenda che
riguarda Pergamios, il quale mi ha fatto un'accusa, era una menzogna, e lui credeva di essere stato
vittima di un torto da parte mia. Pergamios si è convinto di questa cosa, era ostile nei miei
confronti. Se lui non fosse stato lì, avrebbe detto qualcuna di quelle cose che mi avrebbero causato
un danno. E bisogna ritenere che anche il silenzio di Auxentios su di me riguardo a queste cose sia
stato un dono della Sorte, perché lui riteneva giusto non sapere niente di più di quello che sapevo io,
ma ha tenuto segreta almeno questa cosa. 1,177. Ll'imperatore Bales, come un cacciatore che manca
la sua preda, si è adirato terribilmente, poi io ho avuto qualche pericolo a causa della malvagità di
un padrone e del dolore di uno schiavo. Quello schiavo era un copista, e il padrone era un augure.
Una volta io ho chiesto a costui tramite alcune lettere delle informazioni su un farmaco, e io non
nominavo gli dèi, ma per sicurezza io menzionavo alcuni medici. L'augure non ha bruciato queste
lettere, e lo schiavo dopo essersi impadronito delle lettere le aveva conservate, affinché, se qualche
evento terribile fosse avvenuto in seguito, lui potesse salvarsi grazie a quelle lettere.
1,178. Dunque lo schiavo ha danneggiato il suo padrone e lo ha accusato per i suoi presagi tratti
degli uccelli, e lo schiavo aveva fiducia nelle sue lettere; infatti il giudice avrebbe capito ciò che
significavano i medici; e l''imperatore avrebbe gridato contro colui che fosse caduto nella sua rete e
lo avrebbe incalzato immediatamente. Da parte di molte persone sono giunte numerose esortazioni
allo schiavo a non comportarsi male nei confronti del suo benefattore, ma i rimproveri, le collere, e
i biasimi con i quali io tentavo di trattenere il padrone dello schiavo, mi avevano reso un suo
benefattore, e lo schiavo non ignorava queste cose, ma diceva che non le considerava importanti, e
riteneva che se avesse ceduto le lettere lui avrebbe rovinato anche se stesso. Ma dopo che quei
numerosi consigli sono passati e sono stati inefficaci, la divinità ha convinto quell'uomo di quelle
cose di cui nessuno dei retori lo aveva convinto e lui dopo avere mandato delle lettere è andato
avanti nell'azione ed è stato sconfitto dopo essere stato privato dei suoi elementi forti.
1,179. E le difficoltà si sono risolte su quella pira funebre di Bales quando la Tracia ha chiamato a
sé l'imperatore, poiché gli Sciti stavano devastando tutte le terre tranne le mura, c'è stata quella
grande battaglia, c'è stata una grande strage ed in essa è morto l'imperatore e lui è incorso in quel
massacro e ha fatto un attacco con un coraggio superiore alla sua capacità, è arrivato il prefetto dei
Romani ed è apparso in quel luogo nella sua veste di prefetto, e riteneva che in questo modo lui
avrebbe fatto le azioni che sarebbero piaciute ai Romani. 1,180. Quasi tutti componevano discorsi, e
tutti questi discorsi avevano un unico argomento, la clemenza di Bales.Tutti gli altri discorsi erano
già stati pronunciati, il poeta Andronikos diceva sempre che avrebbe parlato dopo ed è andato via
senza avere detto niente. L'occasione mi chiamava ad uscire allo scoperto. E il prefetto premeva
affinché il mio discorso fosse pronunciato nel luogo in cui lui alloggiava di fronte a pochi
ascoltatori, io volevo che il discorso fosse pronunciato nella sala del Consiglio, piena di numerose
persone. Il prefetto avrebbe accettato questa cosa, ma c'è stato qualcosa che l'ha impedita, e la mia
fatica era stata, a quanto pareva, un danno per me. 1,181. Dunque immediatamente ci sono state
molte grida e molta tristezza, e quella situazione è stata attribuita alla mia sorte molto ostile, ma
poco dopo è stata lodata la divinità che ha salvato me, autore di quel discorso, dalla guerra di una
città grandissima. Infatti l'elogiatore aveva l'obbligo di dire queste parole, e avrebbe dovuto
mantenere un tono adeguato al suo discorso, ma avrebbe reso nemica di lui stesso una città che non
avrebbe sopportato facilmente le sue parole. Così ciò che sembrava essere un male è diventato un
bene. 1,182. Tuttavia io non dirò che sia un bene questa cosa, che sembra un male e lo è,ed è il più
grande dei mali. Quattro uomini delle famiglie più importanti, che erano famosi nelle scuole, che
erano famosi per i loro incarichi pubblici, e dai quali ci si aspettava che loro sarebbero diventati
ancora più famosi, questi quattro uomini in altrettanti mesi sono stati sepolti, e l'imperatore, senza
saperlo, ha mandato degli incarichi a loro che erano morti. 1,183. Quando io piangevo ancora questi
uomini, mi è accaduto l'incidente riguardante il mio piede destro; quale città di quelle che sono sulla
terraferma o sulle isole non ne ha sentito parlare? Io dopo avere fatto il bagno sono andato a cenare,
quando cercavo di mettere fine a una rissa, mi sono trovato tra le mani di un uomo che era
impazzito e sono caduto per terra. E il mio cavallo essendo circondato da una folla di persone, è
stato costretto a calpestarmi e con il suo zoccolo ha tolto al mio piede la sua pelle. Una corrente
abbondante di sangue ne è seguita e si è riversata in un modo simile su tutto l'arto, cosicché non c'è
stato nessuno tra i presenti che non ha creduto che io sarei morto subito, e io ero già morto secondo
quelli che non si trovavano là. 1,184. E questo fatto è avvenuto tra due morti, quella di uno schiavo
e quella di un uomo, quest'uomo aveva tenuto insieme il mio gruppo di studenti con il suo servizio e
con le sue fatiche, e questo schiavo mi ha liberato dalla mia fatica con la sua forza e mi ha indotto a
faticare di nuovo. Si sono svolte le feste Olimpiche in onore di Zeus Olimpio, il discorso che era
stato composto da me per la festa pubblica è rimasto inutilizzato, ma altri disturbi e anche
l'insonnia mi hanno logorato. 1,185. Io so di essere passato attraverso questa estate che è stata
amara fino a questo punto. Per me è stato duro anche il periodo successivo a questo. Infatti un altro
schiavo, il quale insieme a quell'altro schiavo aveva alleviato il mio dolore, e dopo lo schiavo
campagna un caldo insopportabile e dell'acqua cattiva hanno contribuito a causare la sua malattia ,
e lui dopo essere tornato è morto. Dopo questi eventi gli dei mi hanno sentito spesso mentre io
gridavo “Oh dei”. 1,186. Io ho elogiato la Sorte, la quale ha fatto in modo che Karterios e quelli che
si erano rifugiati presso di lui fossero ridicoli. Infatti Karterios voleva collocare qui ad Antiochia
come insegnante Gherontios che era pessimo, con una decisione dell'imperatore, e dopo avere
ripreso Gherontios era andato in Tracia, sperando che lui sarebbe diventato importante alla corte
imperiale, ma è stata dimostrata in molti modi la stoltezza di quest'uomo, il quale non ha indugiato a
offendere persone che erano onorate dall'imperatore, Karterios è stato cacciato, si è imbarcato su
una nave e andando con la nave in Italia ha rivelato il suo stesso disonore. 1,187. Gherontios,
l'insegnante di retorica ha venduto se stesso a un danzatore e ha fatto soldi fino a quando ha avuto
successo, ma alla fine lui è fuggito dai rivali del danzatore i quali non gli hanno dato un compenso,
lui è andato a Seleukeia e da lì è venuto qui ad Antiochia, per paura di tornare nella sua città natale
che gli aveva vietato l'accesso con alcuni decreti, e per necessità ha fatto una supplica a me,
l'insegnante di retorica che era stato danneggiato da lui. 1,188. Allora si è detto che la Sorte ha a
cuore me e i miei amici. Ma la Sorte ha portato nella festa un lutto, e nessun lutto altrettanto grande
c'era stato in precedenza, la morte di Eusebios; lui era la principale delle mie glorie, cosicché dopo
che lui è morto, la terra ha pianto e le isole hanno pianto; infatti era arrivata ovunque la fama dei
suoi comportamenti e dei suoi discorsi e si pensava che nessuno simile a lui sarebbe mai stato visto
sotto il raggio del dio. 1,189. E io, forse non in modo non brutto, ho composto un discorso per
Eusebios, dopo la sua morte, cosicché fosse possibile a coloro che sarebbero vissuti dopo sapere
qual era il modo di essere di costui. Comunque Eumolpios conosce bene la misura del mio dolore,
e lui mi ha seguito e ha riportato in buona salute la mia mente che era fuori di sé e delirava, e lui mi
ha detto quanto è grave per un uomo la sventura che consiste nel delirare. 1,190. La Sorte forse
potrebbe domandare: “che significa ciò? Gli eventi che riguardano Sabinos non sono forse andati
bene?”. Certamente sì. Lui era sempre stato un malvagio e avrebbe fatto qualsiasi cosa per denaro,
lui avrebbe preso molto volentieri dall'imperatore un permesso per accumulare ricchezza tratta dalle
tombe. Lui ha ingannato molte persone e inizialmente ha avuto una reputazione molto buona,
cosicché c'erano alcune persone che andavano in giro parlando molto bene di lui.
1,191. Ma di certo Sabinos non era buono e la sua capacità era danneggiare chi si era fidato di lui
alcune volte con un sotterfugio, altre volte con impudenza, cosicché lui prendeva qualcosa in
pubblico di fronte a innumerevoli sguardi, dicendo che l'avrebbe restituita, poi lui negava di avere
preso questa cosa e andava da un giudice, mentre quelli che conoscevano tutti questi fatti si
meravigliavano, lui non sapeva cosa dire, non poteva prevalere contro ciò che era giusto, fingeva di
svenire, andava via dicendo che sarebbe tornato subito al processo, saliva a cavallo, stava bene, e
andava via, e quando raggiungeva le scale di casa sua, schierava i suoi schiavi contro gli attacchi.
1,192. E tuttavia alcuni adulavano Sabinos, sia perché loro erano degli adulatori, sia perché loro
facevano degli inganni, Sabinos si è rivolto a quegli stessi uomini, e anche in questo ha seguito la
sua indole naturale, dunque anche questi individui ammettevano che Sabinos era il più iniquo degli
uomini, e adesso questa cosa è detta da ogni lingua, cioè che anche un malvagio come Euribatos
sarebbe sconfitto da lui. Dunque Sabinos per le colpe delle quali si è macchiato viene punito più che
se lui fosse morto. Infatti per una persona che giudichi in modo corretto vivere nelle vergogne è più
terribile che il non essere in vita. Ma non si potrebbe dire questa cosa a Sabinos.
1,193. Certamente anche questo fatto è una punizione. Ieri è arrivato un agens in rebus portando
alcune lettere dell'imperatore, le quali erano state scritte da una giusta collera e con quelle lettere
Sabinos è stato punito ed era scritto che lui doveva pagare una cifra doppia, quando la prima
persona ad Antiochia è venuta a sapere questa notizia ha fatto in modo che molte altre persone la
sapessero e la loro gioia ha dato un compenso all'agens in rebus, perché lui era stato un benefattore.
1,194. Questa è la punizione con cui una divinità mi consola dopo tante sofferenze. E questa è stata
la punizione per il comportamento di Sabinos con mio cugino, il quale era suo genero, e Sabinos lo
ha mandato via dai propri possedimenti, cosicché la cena di mio cugino è stata fatta da lenticchie, e
questa punizione è stata per la morte della moglie di Sabinos in campagna, e a questa morte sono
stati sufficienti una sola notte e un solo giorno. La Sorte sa gli eventi relativi alla testa di quel
cadavere, Sabinos ha nascosto quella testa, e ha tentato di dimostrare che quella testa nascosta era
opera mia, e ha escogitato questo espediente per mezzo di una lettera falsa. E lui credeva che io
avrei avuto paura e sarei andato a fare un accordo con lui, ma io l'ho affrontato con coraggio, lui si è
arrabbiato e mi ha fatto delle suppliche.1,195. E dunque io devo ringraziare la Sorte per questa cosa
e anche per quell'altra cosa precedente a questa. Infatti quella è avvenuta prima di questa. C'era una
legge ostile al mio figlio illegittimo, che non gli permetteva di ereditare, e abrogava una legge
antica che gli permetteva di essere mio erede. Dunque io avevo molti miei amici che erano giusti e
avrebbero dato a mio figlio quei beni che loro avrebbero ricevuto, ma non era facile evitare quelli
che avrebbero attaccato le azioni fatte in questo modo e avrebbero accusato le modalità di quel
possesso, perché violava la legge. 1,196. Il nostro consiglio cittadino si è rivolto all'ottimo
imperatore per questa vicenda, e alcuni amici dell'imperatore hanno chiesto questa cosa, hanno
elogiato questo favore, il governatore ha dato il suo assenso, e la legalità della mia donazione è stata
sostenuta, la legge che mi causava grande dolore è stata eliminata, e i miei beni potranno andare
liberamente a mio figlio e restare presso di lui in modo sicuro. Come potrebbe non essere felice
chi lascia la propria vita e va nell'Ade essendo sicuro di queste cose? 1,197. Dunque mentre io
passavo il mio tempo nella gioia che provavo in seguito a questi fatti è arrivato uno spirito contrario
che ha scacciato la mia gioia, mi ha dato una ferita, e non c'era mai stata prima una ferita simile. Io
avevo un fratello più giovane, dopo che quello più anziano era morto, e io ero il fratello intermedio
tra i due. Questo mio fratello più giovane viveva con me, prima del mio allontanamento, e quando
io mi trovavo in Bitinia, lui è venuto da me viaggiando a cavallo e ha ritenuto che fosse una cosa
molto importante per lui vedere gli alunni che erano gestiti da me. 1,198. Poi lui è tornato a casa, e
io sono stato costretto dall'imperatore a tornare in quella città dalla quale ero partito; anche lì è
apparso mio fratello, e con il passare del tempo, con molti discorsi e con molte esortazioni lui mi ha
fatto trasferire, mi ha riportato a casa ed è stato con me. E quando lui aveva male alle articolazioni,
per me erano amari i cibi della tavola. 1,199. Questo mio fratello una volta cenava insieme a me, e
l'inverno era già cominciato, è stato colpito in mezzo alla testa da una perdita di liquido, ha gridato
come era normale che gridasse, è stato portato dalle mani degli schiavi in una camera, e il giorno
dopo qualcuno è venuto a dirmi che uno degli occhi di mio fratello era stato distrutto a causa del
liquido che era sceso in esso e che proveniva dalla testa, e poi, non molti giorni dopo, ho sentito dire
che anche l'occhio destro di mio fratello era stato sommerso. 1,200. E tutti quegli avvenimenti
precedenti che mi erano sembrati terribili si sono rivelati come insignificanti e lievi rispetto a
questo, e nessuna delle azioni che io facevo era fatta senza lacrime, e anche quando io pronunciavo
i miei discorsi in pubblico, e io ero obbligato a farlo, le lacrime scorrevano insieme alla mia voce, e
nessuno si meravigliava e infatti non c'era nessuno che non sapesse quale fosse il motivo per il
quale queste cose avvenivano. Io versavo delle lacrime anche nel bagno, e il bagno mi era stato
prescritto dai medici, io versavo delle lacrime anche durante la cena; perché io ero privato di mio
fratello, che in precedenza cenava con me ed era insieme a me sul triclinio, e lui era consegnato
dall'oscurità del giorno a un'altra notte. 1,201. Per mio fratello ho fatto ricorso a molti medici, a
innumerevoli farmaci, a incantesimi ancora più numerosi. Poi io ho deciso di lasciare perdere gli
altri impegni, e di fare ricorso agli altari, alle preghiere, e alla forza degli dei; e io sono andato là e
ho pianto, e ho fatto questo in silenzio, infatti non potevo né vedere le immagini degli dei, né dire
loro nemmeno una parola, io ho abbracciavo le ginocchia delle statue con le mani, chinavo la mia
testa sulle statue, bagnavo il mio mantello con le mie lacrime, e andavo via. Per me non era
sopportabile né vedere mio fratello, né il non vederlo, e questa mia reazione era causata a volte dal
rimpianto che provavo per mio fratello quando non lo vedevo, a volte dalla sua visione.
1,202. E una volta, era un pomeriggio, io avevo dei libri vicino a me e mi sedeva accanto un
anziano medico, io gli ho chiesto una cosa che sapevo, cioè se mio fratello fosse diventato cieco, e
io ho perso i sensi, e non potevo riconoscere nemmeno quelle cose che sapevo fino a quel momento,
non sapevo dove mi trovavo, né che cosa avevo detto, né che cosa dovevo fare e che cosa non
dovevo fare. 1,203. Quell'anziano medico ha cercato di farmi ritornare in me, ha cercato di fare in
modo che io tornassi di nuovo ad una buona salute, lui mi ha esortato ad aggiungere qualcosa a quel
discorso che stavo componendo, io ho preso un quaderno, ho cominciato a scrivere, ma non sapevo
più il mio argomento e io non sono stato capace di spiegare a me stesso tramite nessuna delle cose
che io avevo scritto quale mai fosse la cosa che il mio discorso voleva dire, io ho gettato via gli
appunti, ho detto a quel medico che io ero finito, mi sono steso, mi sono sentito meglio, e non mi
sono vergognato di essere impazzito in seguito a simili eventi. 1,204. Infatti io ero colpito da
innumerevoli mali e non so quale male potrebbe essere confrontato a questo, non so se potrei
trovarne uno più grande o uno uguale. Dunque io accusavo anche gli dei perché io non mi era
arrivata la morte invece della condizione presente. Infatti neppure tra le cose buone che mi erano
avvenute ce ne sarebbe potuta essere una equivalente a quella. Infatti quale declamazione avrebbe
potuto esserlo? Quali lodi avrebbero potuto esserlo? Quale applauso? Quali onori dati dagli
imperatori? Infatti io non avevo ricchezze, e anche se la mia ricchezza avesse superato quella di
Ghyghes sarebbe stata insufficiente per il mio dolore. 1,205. Tuttavia anche in quei giorni di dolore
grazie a questa mia azione io ho dato l'impressione di essere ammirato e al contempo felice. La
terra aveva avuto un inverno non buono, e la stagione successiva a quell'inverno non è stata
migliore di esso. Alcuni prodotti della terra non crescevano, altri erano in una quantità scarsissima,
e neppure questi erano sani, il popolo ha fatto un tumulto contro il consiglio cittadino senza nessun
motivo giusto, infatti le piogge non dipendevano dal consiglio cittadino, i magistrati cercavano di
ottenere il grano in ogni luogo, ma i prezzi del grano salivano sempre di più.
1,206. Phylagrios, il quale era un uomo famosissimo, aveva raggiunto un incarico molto importante,
non poteva rendere migliori queste situazioni, ma avrebbe voluto che esse non diventassero ancora
peggiori, ha esortato l'associazione dei fornai ad essere più equa, ma ha ritenuto che non fosse
necessario applicare provvedimenti coercitivi, perché temeva che la fuga dei fornai si sarebbe
aggravata, e da questo avvenimento la città sarebbe stata immediatamente sommersa, come una
nave dopo che i suoi marinai l'hanno abbandonata. 1,207. Allora quegli uomini empi che sono
invidiosi di coloro che hanno potere, hanno visto il governatore Phylagrios che era ritenuto simile a
un dio, lo hanno accusato, dicendo che la sapienza che aveva mostrato in quella vicenda non era
sapienza, ma c'era stata una corruzione, che doveva suscitare una collera. Dunque io ho deriso
questo comportamento e pensavo che anche Phylagrios dovesse fare la stessa cosa. Lui all'inizio ha
fatto questa cosa, ma quando ha visto che l'inganno si diffondeva, ha provato dolore, ha fatto
ricorso alle fruste, dove c'erano moltissime persone che potevano vedere quella cosa.
1,208. Phylagrios si è seduto nel suo carro e mentre dava delle percosse domandava per quale
persona e per quale compenso quelle persone fossero costrette a comportarsi così per avere del
pane. Le persone presenti non potevano dire niente, lui era arrivato alla settima vittima, e io, che
non sapevo niente di questa vicenda, mi sono avvicinato quando stavo facendo i miei soliti giri, ho
sentito il rumore delle percosse che piacciono al popolo, e il popolo aspetta a bocca aperta il sangue
e le schiene insanguinate, io ho guardato e ho visto una cosa dolorosa e non sopportabile per il mio
sguardo, ma questo non mi ha fatto indugiare; e subito io con le mie mani ho tagliato la folla
biasimandola in silenzio e sono andato fino alla ruota della tortura, e là io ho parlato dicendo molte
parole, non sono rimasto in silenzio e ho toccato due punti, ho detto che quelle persone erano
sottoposte a quelle torture in modo ingiusto, e che se Phylagrios non avesse messo fine alla sua
collera avrebbe visto un giorno successivo che non sarebbe stato come lui voleva che fosse.
1,209. Queste parole sono state giuste e utili, sia a quel magistrato, sia alla città, ma comportavano
la morte di colui che le aveva pronunciate, come sosteneva l'opinione comune delle persone
presenti, poiché queste parole erano in conflitto con la volontà della folla. E infatti non poche
persone avevano delle pietre nelle mani per usarle se qualcuno avesse chiesto un perdono; è stato un
prodigio il fatto che queste pietre non siano volate contro di me dopo le mie prime parole.
1,210. In seguito un altro prodigio è stato il fatto che quegli uomini, che erano stati così tranquilli,
non abbiano parlato a loro favore. Questa cosa non è stata opera di nessuno degli esseri umani, ma
di una divinità e della Sorte, dalle quali viene calmata la furia del mare. Per questo motivo io sono
stato chiamato benefattore di quelli che non sono stati torturati, del magistrato che è sfuggito alle
corde, degli abitanti della città perché non hanno patito la fame, del corpo della città, perché essa
non è stata bruciata. 1,211. E quelli che hanno sofferto per questi eventi hanno pianto. E questo non
è stato il loro unico male, ma ci sono stati innumerevoli altri eventi che hanno avuto un grande
onore per me, e il magistrato ha anche protestato contro la legge, che non gli consentiva di andare a
casa mia; e un uomo originario dell'Epiro aveva fatto questa cosa molto spesso, e ancora più
spesso l'aveva fatta un uomo proveniente da Kyros; il nome di quest'ultimo era Pelaghios, e
Markellinos era il nome del primo. Io so che in questo tempo ho fatto del bene in modo grandissimo
alle persone e quelli che avevano bisogno di aiuto venivano da me, perché io guarivo le loro ferite
grazie all'influenza che io avevo sui detentori del potere. 1,212. Quando io ricordo Proklos, mi
ricordo di una tempesta, di una bufera, delle percosse, e del sangue. Tuttavia c'è stato qualcosa di
buono per me in questa situazione; io mi sono indignato per queste azioni che lui faceva, e ho fatto
vedere questa mia reazione, infatti io non andavo da Proklos, e io avevo fatto questa cosa con non
pochi di coloro i quali erano stati nello stesso incarico. Dunque io ho ricevuto un onore dal mio
odio nei confronti di quell'uomo e dall'odio di quell'uomo per me, e il mio odio era manifesto,
mentre il suo odio voleva nascondersi, ma non poteva. 1,213. Ed è successo che è morto quel mio
fratello, per il quale io ho pianto come se egli fosse stato un uomo giovane e privato della sua
felicità, e io non sopportavo quelli che mi portavano come una consolazione la sorte toccata agli
occhi di mio fratello. 1,214. Un'altra sventura è stata un terremoto che ha colpito la mia attività
professionale, è stato l'allontanamento dalla lingua dei Greci e la navigazione verso l'Italia di
quegli studenti che cercavano di parlare latino come gli abitanti di quella terra; si diceva che lo
studio del latino era più importante dello studio del greco, e lo studio del latino dava incarichi di
potere e ricchezze, mentre lo studio del greco non dava niente più di se stesso. Io non ho obbedito
alle esortazioni secondo le quali io dovevo lasciare il mio posto, ma io non ignoravo a quale
difficoltà fosse arrivata la situazione, tuttavia io ritenevo giusto mantenermi fedele alla mia
professione, io non avrei abbandonato da sola neppure mia madre, se lei fosse stata in disgrazia, e
questa attività meritava un rispetto non minore. 1,215. Anche in quel tempo di sventura alcuni
insegnanti di retorica sono stati educati da me, e molti di costoro si sono diffusi e hanno raggiunto
l'Asia, uno di loro ha raggiunto l'estremità dell'Europa, nella quale è stata fondata la grande città di
Constantinopoli che domina sul Bosforo. 1,216. E anche ciò che sarà detto sarà una dimostrazione
dell'aiuto deglidei. Io sono uscito dalla sala del consiglio dopo le mie consuete fatiche, andavo su
un piccolo cavallo e quando io sono andato alla porta nuova mi è venuto incontro un carro di muli
che giravano per fare inversione, e il mio cavallo vedendo il carro ha temuto che sarebbe stato
troppo piccolo lo spazio che ci sarebbe stato tra i loro musi, e non era possibile per il cavallo tornare
indietro a causa della strettezza della via, né andare avanti per la sua paura. Dunque la cosa che
restava da fare al cavallo era di andare giù di schiena e tenermi supino sotto il suo dorso, e se il mio
corpo fosse stato steso in questo modo, la mia testa sarebbe caduta lontana dal cavallo, si sarebbe
rotta sulle pietre che erano tra le colonne, facendo apparire il mio cervello. 1,217. Dunque c'è stato
il grido dei mulattieri e di quelli che erano nella sala del consiglio, alcuni gridavano che quella
sventura non era dovuta alla loro volontà, e altri si esortavano a vicenda a portare aiuto, e mentre
loro da dietro con le loro mani tenevano gli zoccoli del cavallo lontano da me, il cavallo in modo
contrario alla sua natura ha tenuto le zampe in alto ed è rimasto tranquillo anche se tremava.
Bisogna ritenere che entrambe questi comportamenti siano stati propri della divinità, sia il
comportamento degli esseri umani, sia quello del cavallo. 1,218. Quando è cominciato l'inverno ci
sono stati molti messaggi da molte parti ed essi mi rivelavano le morti dei miei amici, e il funerale
di un giovane nella nostra città di Antiochia ha causato un dolore tanto grande come quello di un
padre a molti sia dei concittadini, sia degli stranieri per l'eccellenza di colui che era morto, e per la
bontà della sua famiglia nei confronti di tutti quelli che si trovavano in condizioni di indigenza.
1,219. Quando il giovane era ancora malato è arrivato il comandante militare Richomeres, un uomo
che era favorevole ai templi e agli dèi, e lui mi voleva bene anche prima di vedermi, e quando lui è
venuto a sapere della mia presenza mi ha visto, ha abbandonato tutti gli altri suoi impegni, si è
dedicato a me, voleva essere mio amico, e lui ha detto che se avesse ottenuto questa amicizia,
avrebbe ritenuto di avere ottenuto la cosa più grande in assoluto. Tra noi c'è stata un'amicizia che è
stata fastidiosa per quelli che non mi volevano bene, Richomeres è andato dall'imperatore, e stava
per essere nominato tra i consoli, mi ha invitato con dur lettere, una mandata da lui, anche se altre
persone l'avevano scritta, un'altra dell'imperatore, e questa cosa non era mai avvenuta prima.
1,220. Richomeres ha avuto anche un mio discorso che ho voluto scrivere per lodarlo, io non so se
questo discorso avesse qualcosa in più di quelli che erano stati fatti da altre persone, ma io ho
onorato il comandante militare con i mezzi che avevo a disposizione. Si dice anche che il nostro
ottimo imperatore ha chiesto a Richomeres quale delle cose di Antiochia gli fosse piaciuta di più, e
Richomeres ha detto che era stato il mio discorso, e questa cosa ha fatto in modo che l'imperatore,
che già mi voleva bene, mi apprezzava, mi apprezzasse ancora di più, e l'imperatore ha detto che
voleva venire qui ad Antiochia, grazie a me.1,221. Ciò che ho detto su questo argomento è
sufficiente. Ma se dipende dalla Sorte l'ottenere ciò che si è chiesto con una preghiera, io avevo
pregato che Proklos cessasse dal suo incarico, che aveva dimostrato di essere una tirannide. E non
ho fatto invano questa preghiera, ma gli dei mi hanno concesso questa cosa, e hanno aggiunto anche
una certa sconvenienza per lui. Infatti Proklos è fuggito, ed è scappato lontano; infatti lui era
consapevole delle sue colpe. 1,222. E Zeus ha tenuto la sua festa lontana dagli occhi di Proklos. E
Proklos aveva contaminato l'alloro di Zeus con una grande strage e con molto sangue. E a me
sembrava che le anime di quelli che erano morti a causa di Proklos lo costringessero a fuggire,
come cani ululanti, dandogli l'impressione di morderlo. Non è stato possibile per me partecipare a
quelle Feste Olimpiche, io ho composto un discorso, non l'ho esposto pubblicamente, ma l'ho
portato a Zeus e gliel'ho offerto, e insieme al profumo di storace io ho onorato questo dio.
1,223. Io sono stato vittima di congiure per tutto il tempo di quell'incarico di Proklos da parte di
quelli che ricorrevano a lui, io non ricorrevo a lui, ad alcuni davo l'impressione di essere amante del
pericolo, ma non avevo paura dei fulmini di quell'uomo; io credo che gli dei mi abbiano aiutato, e
grazie a questi dei, non è avvenuto niente di terribile a me che ho parlato in modo libero, ho
rimproverato alcune delle azioni fatte da lui e ho combattuto contro di lui con discorsi più numerosi
di quelli precedenti, e non ho sprecato nemmeno la più piccola parte del mio tempo per Proklos, ma
altri individui sprecavano il loro tempo, stavano con lui, siedevano accanto a lui, lo adulavano, gli
chiedevano delle cose, ricevevano delle cose, si arricchivano; ma io non facevo nessuna di queste
1,224. Anche se ci sono state numerose ambascerie di pace, numerose promesse, non mi hanno fatto
cedere a esse, io non sono stato convinto da esse. Dunque io sono stato lodato, ho dato
l'impressione di essere un uomo importante sia nei continenti sia nelle isole, e ho fornito come
1,225. La Sorte ha dato a noi al posto di un magistrato malvagio un magistrato buono, Ikarios, il
figlio di quel Theodoros, che è morto in un modo non giusto, e mi ha dato salvezza, libertà e
sollievo, e ha dato fastidio soltanto agli addetti alle tombe. Questo magistrato era un allievo delle
Muse, ha avuto il suo incarico come un premio per i suoi componimenti, e a lui era impedito di
pronunciare i suoi discorsi a causa del suo incarico di magistrato, ma voleva approfittarne per
ascoltare coloro che facevano discorsi pubblici, e per i suoi onori a me lui era diventato come un
figlio, cosicché io potevo parlargli anche con rabbia, e pure Theodoros avrebbe fatto questa cosa, se
fosse stato ancora in vita. 1,226. Ikarios ha preso il governo sulla città di Antiochia che era in una
carestia. Le minacce rivolte ai fornai hanno reso questa carestia ancora più grave. Poi alcuni di loro
si sono salvati fuggendo, non c'era pane in nessun luogo, il grano era solo una speranza, e la fame
avrebbe potuto causare una sciagura. Dunque la città non era affatto diversa da una nave in mezzo
alla tempesta, io sono corso dal governatore e anche se con fatica io ho posto fine a una contesa
dannosa. I fornai erano sfiduciati, a loro sembrava impossibile che non fossero arrestati, se si
fossero presentati e tutte le preghiere rivolte a loro sono state deboli tranne la mia preghiera.
1,227. E io ho detto ai fornai che loro dovevano avere fiducia e dovevano abbandonare il loro
timore, questo discorso è arrivato sulle montagne e nelle valli boscose, prima di sera ognuno di loro
era nel proprio negozio, e all'alba del giorno dopo si è vista una cosa che non era stata sperata, non
c'è stata nessuna corsa per il pane. E il motivo di ciò era l'abbondanza del pane. Io potrei dire che
questa cosa è stata fatta da me insieme alla Sorte. Perciò io sono stato giudicato più utile alla città
di quelli che avevano degli incarichi pubblici infatti loro hanno fatto delle spese per la città dopo
che era stata salvata, ma grazie a me quella città era stata salvata. 1,228. Tuttavia di nuovo una
decisione sbagliata ha messo i fornai sotto il controllo di un uomo alcolizzato e rovinoso, lui ha
picchiato e ha minacciato di picchiare non soltanto i fornai, ma tutta la loro associazione, e c'è stata
anche una terza ingiustizia, il fatto che loro sono stati portati attraverso la città con le schiene nude.
Io ho provato dolore per questi fatti, ma quell'uomo si rallegrava anche per questo stesso motivo,
perché io soffrivo. 1,229. All'inizio ci sono stati alcuni che cercavano di convincere che quelle
azioni erano state fatte nel modo corretto e che, se qualcuno avesse eliminato quell'uomo, avrebbe
reso peggiore il mercato. Dunque quell'uomo aveva l'atteggiamento di chi aveva vinto, lui, e quelli
che lodavano le sue azioni mangiavano, e a noi è accaduto di essere sconfitti e di non avere niente
se non uno scoraggiamento. 1,230. Ma alla Sorte, a quanto pare, è sembrato che fosse vergognoso
trascurare una simile vittoria e una simile sconfitta, e la situazione è cambiata senza che io me ne
occupassi; infatti quell'uomo era sempre pieno di vino ed è stato allontanato dal suo incarico per
questi suoi comportamenti, e lui è restato nascosto e quando è stata fatta la corsa di cavalli per
Poseidon intorno alla sua casa lui tremava per la sua paura; era tanto grande l'onda di ragazzi che
sono andati contro quella casa, e gli ordinavano di vomitare quelle cose che lui aveva mangiato in
modo ingiusto, e le fiaccole erano nelle loro mani. E tutti quelli che prima avevano partecipato alla
sua insolenza erano umiliati e quell'uomo che aveva illuso se stesso si puniva strappandosi i capelli
che aveva in testa. 1,231. In quei giorni mi sono arrivate le lettere del prefetto ed esse mi onoravano
con elogi numerosi e grandi; in quelle lettere lui aveva scritto che voleva vedermi, cosicché per
quelli che avevano pubblicato di notte quelle missive che contenevano tante calunnie, e lui non
aveva detto da chi erano state scritte, il messaggio del prefetto era un motivo di dolore.
1,232. Pochi giorni dopo il discorso che io avevo composto mi è stato chiesto dal comandante
militare, e infatti questo favore mi è stato concesso a me dalla dea, il fatto che ci fossero coloro che
chiedevano tali cose, e quando ho reso pubblico il mio discorso, ho avuto successo e l'applauso è
stato per me una consolazione per la morte del mio segretario che con i suoi testi scritti mi ha
aiutato nelle mie declamazioni perché i testi che lui scriveva sentendomi parlare erano molto
migliori di quelli che io scrivevo nei miei sforzi e i testi scritti da lui mi hanno permesso di
percorrere il mio discorso con gli occhi. Dopo questi fatti io ho aiutato gli amici, genitori di alcuni
bambini che erano nella mia scuola, ho placato la collera del governatore, ho fatto uscire qualcuno
di prigione, e gli ho consentito di tornare a casa. 1,233. Io non sarei capace di dire quanto è stato
grande il dolore che è derivato dalla carestia, e al contempo dalla pestilenza, e per questi fatti è
avvenuta la morte di numerose persone, e non sarei capace di dire quanto è stato grande il dolore
che si è impadronito della mia mente. Quando la paura ha costretto i padri a chiamare i propri figli
presso di sé, come per salvarli da un incendio, alcuni degli studenti hanno obbedito ai loro genitori,
il mio gruppo di studenti è diventato più piccolo, ma io mi sono rallegrato per quei miei studenti che
erano salvati andando altrove. Io ho trascorso tutto questo tempo senza mai ridere supplicando gli
dei che essi dessero a noi i frutti della terra e la salute. E gli dei hanno dato la salute, la pestilenza si
è interrotta, adesso possiamo solo sperare i frutti della terra, e possa la nostra speranza ottenere il
suo compimento! 1,234. Ma le attività dei miei studi in greco adesso sono sconfitte ancora più di
prima dagli studi in latino, cosicché io ho paura anche che questi miei studi in greco siano
completamente distrutti, poiché una legge potrebbe avere questo effetto. Dunque hanno prodotto
questo effetto non le lettere e la legge, ma l'onore e il potere di quelli che conoscono la lingua
italica, il latino. Ma gli dei che hanno dato questi studi greci si prenderanno cura della vittoria di
questi studi che loro hanno dato, e faranno in modo che essi recuperino quel potere che avevano un
tempo. 1,235. Infatti grazie a questi dei io ho avuto la mia salvezza molti anni prima, e se io non
l'ho detto prima, devo dirlo adesso, e questo discorso non subirà nessun danno a causa del tempo
che è passato. Uno degli artigiani è impazzito e disturbava alcune persone da lontano, e attaccava
altre persone da vicino e lui è stato più cattivo nei miei confronti, come se avesse patito un male per
causa mia, e quando mi vedeva lui mi tirava delle pietre e voleva uccidermi con questi suoi lanci.
1,236. In quel tempo io non sapevo il motivo di questo comportamento e anche adesso io non sono
capace di trovarlo. Quando lui faceva i suoi lanci le persone che lo hanno visto hanno gridato, e le
loro paure per tali lanci hanno causato tali grida, ma le mani di queste persone non hanno fatto
nulla, le mani degli dei invece hanno agito e anche molto, e grazie agli dei ogni pietra è stata inutile,
alcune di esse non mi hanno raggiunto, altre mi hanno sorvolato 1,237. E allora era estate, ed era
mezzogiorno, e io stavo seduto sulla stessa colonna dove stavo solitamente, ero chino sull'opera di
Demosthenes, non c'era nessuno, né un libero, né uno schiavo. Quell'uomo è arrivato vicino a me e
aveva una pietra nella sua mano destra. Lui è entrato nella grande porta, che non era stata chiusa, e
attraverso di essa lui poteva vedere quei luoghi che erano dentro, lui dopo avere visto che non c'era
nessuno dentro, è andato via da quella porta, io ho visto queste cose senza muovermi, lui non ha
rivolto il suo occhio su di me poiché qualcuno degli dei glielo ha impedito. Altrimenti io non avrei
avuto bisogno di una seconda ferita per morire, tanto era grande quella pietra.
1,238. Dunque bisogna ritenere che il mio tempo da allora fino al momento presente sia un dono
degli dei dell'eloquenza. Tuttavia io mi sono preoccupato anche di fare rinsavire quell'uomo e ho
consigliato a suo padre di farlo legare, e di farlo passare dal vino all'acqua, e infatti sapevo che
quell'uomo era malato a causa del vino. 1,239. Io ritorno al mio discorso; uno dei miei ex allievi
ospitava sempre delle persone e gli piaceva questa cosa, e lui era uno dei membri del grande senato,
è stato ingannato da dei sogni ingannevoli, che gli avevano promesso alcune cose che non sarebbero
avvenute, lui ridendo diceva a molte persone le cose che aveva visto. Questo comportamento con il
passare del tempo era diventato pericoloso. Infatti è stato deciso che avevano commesso un reato
sia il mio allievo per le parole che aveva detto, sia i suoi ospiti per le parole che avevano ascoltato.
1,240. E uno di costoro è stato in tribunale e ha detto che il mio segretario aveva preso parte a
quell'ascolto, ma il mio segretario era morto, e il governatore, dopo avere sentito questa notizia ha
respinto questa accusa. E il mio segretario grazie alla sua morte ha evitato la tortura, e io ho evitato
il viaggio, i disturbi e le fatiche che non sarebbero stati sopportabili per me. E se quell'uomo che ha
attaccato il mio segretario dopo che era morto, lo avesse attaccato da vivo? Lui non ha detto queste
parole per consegnare alle leggi un morto, ma, io credo, lui si aspettava di ottenere qualcosa, perché
è stato ostile a quelli che non erano stati arrestati insieme a lui per il fatto che loro non erano stati
arrestati. Dunque è grazie alla buona sorte se io non sono stato danneggiato dai denti della calunnia,
e anche il fatto che io abbia passato tutto questo tempo dedicandomi a quelle fatiche che per me
sono per me piacevolissime e consuete, invece che in quelle fatiche che non erano opportune per
me. 1,241. L'imperatore Theodosios ha posto fine a quella tempesta e nessuna altra fine avrebbe
potuto essere più opportuna di questa, mi pare. Lui non ha dato la morte a nessuno di loro, ma ha
punito con l'esilio due di loro, e ha punito gli altri migliori con poche frustate. Io avevo un problema
per un altro motivo, perché non tutti gli studenti che erano nella mia scuola mantenevano la loro
disciplina, ma anche se la maggioranza degli studenti si comportava bene, una parte di loro si
comportava in modo insolente, si vantava di danneggiare gli altri e dimostrava che se questi studenti
cattivi avessero voluto avrebbero fatto anche qualche cosa di più. 1,242. Non è stato possibile per
me non provare dolore, ma ho ritenuto giusto tacere, fino a quando loro non avessero riconosciuto
che si erano comportati male e non fossero tornati a essere come erano prima. E poiché il loro
atteggiamento non poteva rendermi fiducioso, io ho aggiunto anche una costrizione, cosicché non è
stato possibile per loro andare via, neppure se lo volevano. E ho deciso di non dire quale sia stato
quel mio provvedimento. 1,243. Quella mia vecchia malattia alla testa, che era stata l'effetto di un
tuono, e mi aveva lasciato sedici anni prima, è comparsa di nuovo, e subito dopo la festa più grande,
quella che è comune a quelli che vivono sotto l'impero dei Romani, la malattia alla testa si è
aggravata, e io temevo di cadere quando ero seduto per fare lezione ai giovani studenti, e temevo di
cadere anche quando io ero su un letto, tutti i miei giorni erano dolorosi, io ringraziavo le notti per il
sonno, e quando appariva il giorno esso mi portava la malattia, cosicché io chiedevo agli dei la
morte, invece che qualche altro bene, e non potevo credere che la malattia non avrebbe rovinato
anche la mia mente 1,244. Io non avevo ancora provato questa sensazione quando scrivevo questi
testi, ma non era possibile per me avere fiducia nel futuro. E il fatto che ciò non fosse ancora
successo era stato un dono degli dei, i quali per mezzo di una divinazione non mi hanno permesso
che mi facessi togliere il sangue, tagliando una vena, anche se io avevo un grande desiderio di fare
ciò. Il medico ha detto che, se ciò fosse successo, a causa della corrente di sangue che sarebbe
scorsa, la mia respirazione avrebbe preso forza, la mia testa sarebbe stata danneggiata e io sarei
crollato completamente. 1,245. Mentre io ero in queste condizioni mi è apparso un tale sogno; mi è
sembrato di vedere alcuni uomini che dopo avere sacrificato due ragazzi, mettevano uno dei due
cadaveri nel tempio di Zeus dietro la porta, e io mi indignavo per questa offesa a Zeus, apparivano
alcuni individui e dicevano che questa cosa sarebbe stata così fino a sera, e al giungere della sera
il cadavere sarebbe stato collocato in una tomba. Queste cose sembravano indicare veleni,
incantesimi e una guerra che proveniva da uomini dediti alla magia. 1,246. E dopo è avvenuta la
realizzazione di quelle che erano le mie paure, e io non avevo desiderio di niente se non della morte.
E riguardo a questo argomento erano i miei discorsi a quelli che stavano con me di volta in volta e
le mie preghiere rivolte agli dei. Dunque era per me un nemico chi mi parlava del bagno, era per me
un nemico chi mi parlava della cena, e io mi sono allontanato da quei libri nei quali erano le fatiche
degli antichi autori, io mi sono allontanato dalla scrittura e dalla produzione di discorsi, la mia
attività di oratore era annullata, anche se i giovani studenti reclamavano questa attività con le loro
grida. E quando io mi dedicavo a questa attività, ero respinto da essa, come una barca è respinta da
un vento contrario, e i miei studenti speravano di ascoltare le mie parole, ma io restavo in silenzio.
I medici mi ordinavano di cercare altrove la cura di questi disturbi, poiché essi nella loro arte non
avevano dei rimedi che fossero efficaci. 1,247. A questi medici e anche ad altri sembrava che in
seguito a questo fatto la mia malattia alle articolazioni fosse diventata doppia, cosa che non era mai
avvenuta prima, essa era presente sia d'estate, sia d'inverno, e quelli che mi guardavano potevano
sempre dire che io sarei morto nel giorno seguente. Nelle altre città sembrava che io fossi già morto,
ed esse con molte ambascerie chiedevano se ciò fosse vero. 1,248. Dunque c'erano alcuni dei miei
amici che spingevano me e loro stessi a prendere provvedimenti contro alcuni individui, dei quali si
diceva che fossero gli artefici di queste voci, ma io non ho accettato una cosa simile, ho trattenuto
quei miei amici, e ho detto che era necessario pregare più che fare arrestare alcune persone per le
macchinazioni che loro avevano tramato nell'oscurità. 1,249. Tuttavia è apparso un camaleonte, e
io non so da dove venisse, nel luogo dei miei discorsi, questo camaleonte aveva un'età avanzata,
era cadavere da non pochi mesi, noi abbiamo visto la sua testa che giaceva in mezzo alle sue zampe
posteriori, e delle altre due zampe, una non c'era da nessuna parte, mentre l'altra chiudeva la bocca
per indicare il silenzio. 1,250. E tuttavia anche dopo che tutte queste cose non sono state più
nascoste, io non ho fatto il nome di nessuno in modo evidente, però mi è parso che una certa paura
si fosse diffusa tra quelli che avevano fatto questa congiura, mi è sembrato che loro evitassero di
essere continuamente presenti e per me è stato di nuovo possibile muovermi. Comunque è stato
merito di una sorte benevola il fatto che queste cose che erano state sepolte sotto terra sono state
visibili a coloro che le volevano vedere. 1,251. Dopo questi fatti è venuto come governatore
Tisamenos, e nei suoi comportamenti verso di me non ha imitato affatto suo nonno. Infatti suo
nonno non smetteva mai di onorarmi, perché era un uomo che conosceva l'eloquenza, ma
Tisamenos non voleva vedermi, e quando io ho fatto la richiesta di un favore giusto e non grande lui
ha dimostrato di essere stolto e di sembrare tale. Lui ha cominciato avendo grande cura per cose non
importanti, e trascurando invece quelle cose che erano necessarie, e ha continuato a fare a meno
dell'ascolto dei miei discorsi; e a me sembrava che lui non fosse degno di questo dono. Questa è
stata una delle sue punizioni, e un'altra punizione è stata quando lui è andato ai confini della sua
provincia, e poiché un magistrato lo aveva mandato lì, lui è andato in un luogo solitario ed è stato lì
sotto il sole bruciante, e ha avuto sempre sete anche se beveva.1,252. C'è stato un altro magistrato e
durante il suo incarico sembrava che gli spiriti malvagi si fossero mossi per fare una guerra contro
di noi, e per fare cose terribili, alcune pietre sono state gettate da alcune mani, sono andate contro le
statue degli imperatori, c'è stato un grande rumore, le statue di bronzo sono state trascinate a terra, e
contro i sovrani dello stato sono state rivolte delle parole che sono state ancora più dannose di ogni
pietra; per questi motivi molte persone sono andate via da Antiochia, pensando che non ci fosse
salvezza per chi restava lì, e chi fuggiva piangeva per chi non era fuggito. Dunque si aspettava la
distruzione, e la salvezza era esclusa da ogni attesa. 1,253. A me pareva che io fossi responsabile di
questa salvezza, io con parole e con lacrime ho reso mansueti quelli che erano arrivati per fare il
processo, li ho convinti a gradire le petizioni, e in non molto tempo quelle petizioni sono state
dappertutto. E io ritengo che questa cosa sia stata opera della Sorte, e inoltre ritengo che sia stata
opera della Sorte il fatto che io abbia composto numerosi discorsi su questo stesso argomento, e
qualcuno di questi discorsi aveva un'altra forma, ma tutti hanno avuto successo.
1,254. Io avevo un uditorio che non era più quello di prima, che era formato dal magistrato e dalle
molte persone che lui chiamava e che provenivano da numerose province. E il motivo era che io
vedevo nel mio uditorio di adesso il servilismo, mentre il mio uditorio di allora aveva una qualche
libertà, e conteneva dei miei amici, e l'uditorio di adesso non aveva dei miei amici, e questo è un
danno per un oratore. 1,255. C'è stato un altro magistrato al posto di costui che non conosceva gli
dei, e neppure quest'altro magistrato conosceva gli dei, dopo che ha ricevuto il suo incarico ha
aumentato le sue carni con la sua dissolutezza, e tali cose derivavano dal suo grande patrimonio, il
quale era l'effetto della sua condotta ingiusta, e lui era più stolto del suo predecessore, quando si è
sentito dire da me di non rendere peggiore la località di Dafne e di non tagliare con il ferro i
cipressi è diventato mio nemico e ha tentato di distruggere le mie attività, prima con gli insegnanti
della lingua degli Italici, il latino, e dopo con gli insegnanti della lingua greca, e c'era un oratore
debolissimo, che il magistrato ha fatto spogliare, considerandolo come se fosse fortissimo, e gli ha
dato l'ordine di correre. 1,256. Dunque questo individuo era ammutolito e privo di voce subito fin
dall'inizio, e sarebbe stato meglio per lui se fosse rimasto in silenzio, ma tentava di muovere la sua
lingua, che era morta. Ma quella lingua restava ferma e c'era una caligine negli sguardi di entrambi,
dell'oratore che se ne andava, e del magistrato che restava. E io penso che nemmeno la morte sia
una punizione peggiore di questa. 1,257. In questi tempi un sospetto ingiusto di uno dei miei ex
allievi è stato furioso contro di me, e il mio ex allievo ha aggredito mio figlio, lo ha offeso, lo ha
quasi trascinato in tribunale. Io non sono sfuggito a quell'uomo che diceva queste cose anche se ero
assente, e lui diceva che io mi ero comportato male nei confronti del consiglio cittadino per la mia
esenzione, e io avevo questa esenzione insieme a numerosi altri, e l'esenzione era data dalla legge.
1,258. E dopo questi eventi questo mio ex allievo è andato via per fare un'ambasceria, e quando è
tornato è stato umiliato dagli onori che sono stati concessi a me dall'imperatore, ed è arrivato uno di
coloro che erano stati suoi colleghi, ha portato una lettera imperiale, la quale ha reso più grande me
che l'ho ricevuta, e in un certo modo io ero stato reso più importante anche dai discorsi di Eusebios,
e questa è stata la notizia portata dai nostri ambasciatori, e in un discorso Eusebios aveva onorato il
padre e nell'altro discorso aveva onorato il figlio, cosicché quelli che provenivano da Atene, invece
di litigare hanno ammirato sia Eusebios sia me, me per il mio dare, e Eusebios per il suo ricevere.
1,259. E da questa cosa si potrebbe sapere la benevolenza degli dei nei miei confronti. Una sera io
tornavo dopo essermi lavato, i cavalli sono diventati come animali selvaggi, anche se non davano
questa impressione, erano fermi ad aspettare i loro padroni, alcuni guardavano verso le colonne,
altri erano rivolti verso il muro, e non era possibile intuire nessuna sventura, ma di certo una cosa
importante stava accadendo. Dunque quando io sono andato in mezzo ai cavalli essi hanno mostrato
i loro denti, hanno usato i loro zoccoli come armi, e questa cosa sarebbe stata sufficiente a causare
la mia morte, il palafreniere ha lasciato il cavallo che stava guidando, mi ha portato via e mi ha
messo al sicuro. Le mani sono state del palafreniere, ma la volontà era quella degli dei.
1,260. Sono le stesse divinità a scacciare dalla città vicina un uomo che sapeva poco, ma parlava
molto e usava le capacità che aveva contro di me, che lo avevo aiutato, e un giovane che era stato
addolorato da questa cosa ha fatto aprire gli occhi a quelli che erano stati ingannati, e ha scacciato
quell'uomo con le sue accuse. 1,261. Anche Sabinos è stato espulso non da una città, ma anche dalla
vita, lui era ridotto in una condizione così brutta, che quando lui cambiava il luogo dove dormiva
c'era una mano capace di ucciderlo, e per lui era terribile il fatto di non essere ancora morto.
Tuttavia Sabinos voleva impadronirsi delle mie proprietà, e spesso lui diceva che quello stesso
giorno avrebbe portato me nell'Ade, e lui nella terra che era mia. 1,262. È stato amaro il periodo di
potere di quell'uomo che aveva un grandissimo ventre, e che era incitato dall'inganno. L'inganno
era che lui aveva deciso di tagliare con il ferro i cipressi di Dafne, e io sapevo che questa cosa
sarebbe finita in un modo non buono per chi aveva fatto questo taglio, ho detto a uno di quelli che
bevevano insieme a Sabinos in quel luogo, che lui non doveva fare arrabbiare Apollon a causa dei
cipressi, e queste cose erano così perché anche la casa del dio, il suo tempio, era stata colpita da una
simile azione colpevole, e io ho detto che avrei esortato l'imperatore ad avere cura di Dafne, anzi a
rendere più grande la sua cura; infatti essa esisteva già allora. 1,263. Quest'uomo, Sabinos, con
alcune sue lettere false che sono andate in Fenicia ha detto che io avevo minacciato di fare
rivolgere lo scettro dell'imperatore contro la sua testa, dunque con queste informazioni che non
erano vere lui ha causato una collera nell'imperatore e ha fatto in modo che lui tornasse, e che fosse
simile a un cinghiale che affila le sue zanne. E Sabinos non rimpiangeva l'imperatore quando era
assente ed era felice di vederlo andare via. 1,264. E si era diffusa dappertutto questa voce, cioè che
uniche speranze di stipendio nella calunnia, ha preso coraggio ed è diventato un mio accusatore.
1,265. Poi lui è stato anche accusatore della sua stessa accusa; a tal punto lui era forte nelle sue
prove. E lui ha fatto ricorso all'accusa di evasione delle tasse contro di me, ma il governatore ha
fatto in modo che lui facesse le sue accuse riguardo all'imperatore, perché voleva che fosse mio
accusatore l'imperatore e non quel vecchio. E subito sono arrivate delle lettere, alcune sono andate
al sovrano dell'Impero, altre sono andate a colui che era il primo dopo di lui, ed entrambi hanno
letto le lettere ed entrambi le hanno derise, perché il mio comportamento ha respinto l'accusa. Per
costui questa cosa è stata un dolore più grande che se un malanno delle stagioni avesse distrutto
tutte quelle viti che lui aveva nella terra di Tiro e che sono madri del vino. 1,266. Dunque il fatto
che questa cosa cosa non sia stata giudicata da un verdetto, ma sia stata giudicata anche prima di un
tribunale a causa della follia del governatore, e il fatto che io fossi rimasto in quello stesso luogo, mi
hanno evitato un viaggio lungo e difficile e io non sono stato privato di quelle declamazioni che per
me erano piacevolissime, questa cosa è opera degli dei, e della Sorte, alla quale tutte le cose sono
sottomesse. 1,267. Dunque quell'uomo ha causato una punizione a se stesso, pensando a come si era
comportato e nei confronti di chi, è andato a fare del male ad altri uomini, e lui è arrivato a
quell'incarico per la sua ricchezza, ma ha rovinato le città a causa della sua imperizia. E il tempo
successivo a questo ha avuto degli onori per me e per i miei discorsi. E questi miei discorsi sono
stati pronunciati secondo l'antica consuetudine davanti al governatore, e lui era un uomo capace di
amministrare la giustizia, e con la sua clemenza aveva un potere maggiore di quello che altri
esercitavano con le spade, mentre lui convinceva sia un uomo, sia una famiglia, sia una città, sia un
popolo, sia i consigli cittadini, sia i popoli, sia i contadini, quelli che hanno le proprie mani sulla
terra, a volergli bene. 1,268. In questo tempo quelli che solitamente facevano la guerra contro di
me avevano appeso le armi ai chiodi, ma la mia testa combatteva duramente con la sua vecchia
malattia. E certamente la mia paura di cadere mi consigliava di stare a casa, e di dire addio alla mia
attività di insegnamento ai giovani. Ma anche in quella cosa qualcuno degli dei mi ha rivolto la sua
mano e per mezzo di un abile indovino ha eliminato quella paura con una speranza; e anzi, la mia
paura attaccava, ma la mia speranza combatteva e cercava di vincere. 1,269. È arrivato un altro
governatore, Lukianos, con lui ci sono state collera, ira, e paura, tracotanza, dissolutezza, lui poteva
dire ogni parola, poteva osare ogni misfatto, e faceva azioni tiranniche nell'applicare le leggi.
Quest'uomo non voleva dare l'impressione di compiere azioni illegali, ma faceva tutto il contrario di
ciò che sembrava fare, lui mentiva in ogni modo nelle sue promesse, le quali erano facili, cosicché
in pochi giorni si è diffusa anche una tale opinione su di me, cioè che io stessi componendo dei
discorsi, e che io volessi renderli pubblici anche se io non avevo sentito dire niente di ciò.
1,270. Io ho chiesto a Zeus una liberazione da quel governatore, Zeus mi ha ascoltato, e mi ha dato
questa cosa velocemente e ha aggiunto questa cosa con una vergogna. Infatti quell'uomo è stato
tormentato, è stato trascinato, è stato sottoposto a una sorveglianza, il suo sonno è stato vinto, lui è
stato nascosto dopo che aveva corrotto colui che lo ospitava, quelli che andavano a caccia dei suoi
conti lo hanno arrestato e nella Grande città di Costantinopoli lui è stato in mezzo agli esattori in
una piazza centrale della città ed è stato mandato qua e là da ogni parte come una palla. E io ho
visto alcune di queste cose, ne ho sentito dire altre, ho onorato la Sorte e, grazie a essa io non sono
mai stato privato di una punizione che mi era dovuta. 1,271. Dopo costui, è diventato governatore
nella mia città Eustathios, un uomo che ha lasciato la propria terra, e ha abitato altrove, e con i
guadagni che ha ottenuto nel corso di tre incarichi come magistrato è passato dalla povertà alla
ricchezza, e lui non era affatto un autore di discorsi, anche se riteneva di essere tale e con una
preghiera ha chiesto di ricevere quell'incarico, e ha detto: “cosicché io possa insegnare a quelli che
esercitano il potere come essi si devono comportare con gli insegnanti di retorica”. E dicendo
queste cose, lui stava con me e passava con me la maggiore parte del giorno e una parte non piccola
della notte, e se era ostacolato da qualcosa, questa cosa per lui era un danno. 1,272. Eustathios ha
posto tali domande riguardo tali argomenti a coloro che potevano dare ciò che lui chiedeva, e dopo
avere ricevuto queste risposte non è stato più lo stesso di prima. Tuttavia per cinque giorni e per
pochi giorni in più lui a fatica si è trattenuto e non ha svelato il suo modo di essere. Poi io ho detto
alcune parole, le quali tentavano di difendere un mio allievo orfano, povero e giovane, il quale
forniva il fuoco alle fornaci, dunque allora il governatore è stato offuscato dall'ira, ha mosso gli
occhi, si è tormentato il naso con la mano, ha parlato ad alta voce, e ha detto: “Lascia che io eserciti
il mio potere, perché adesso tu non mi permetti di esercitarlo”. Di certo lui aveva deciso di dedicarsi
alla corruzione, si preoccupava del denaro, e sapeva che io per il mio carattere mi sarei opposto a
questa cosa. 1,273. Dunque io ho lasciato che quell'uomo esercitasse il suo potere e diventasse ricco
come Kyniras, e lui dopo avere gettato un simile fondamento ha costruito su di esso, mi ha offeso in
tutti i modi che erano possibili, ha anche tramato la mia morte, non ha mai rivolto una spada contro
di me, ma ha fatto diventare povero Romylos, che, secondo lui, sarebbe stato un calunniatore contro
di me a causa della sua povertà. E di nuovo è venuta la punizione da parte degli dei, e io non sono
stato disprezzato da loro, ma ho dimostrato che io sono oggetto della cura degli dei.
1,274. Infatti gli dei in qualche modo hanno eliminato l'oscurità della sua corruzione e hanno
portato sotto i raggi del sole quella sua attività da mercenario, l'oro, l'argento, e i vestiti; alcuni di
questi beni sono tornati nelle mani di coloro che erano stati ingannati, non facilmente, ma con le
loro grida e con le loro minacce, altri beni sono andati a Tiro, per la gioia di colui che li possedeva.
Ed Eusthathios è andato lì per ottenere un sollievo, ma quando è stato tra le mani degli abitanti di
Tyros, è sfuggito a fatica alle pietre, è stato assediato in casa dopo avere chiuso le porte, si è
riconciliato con quelle persone dando loro del denaro e ha posto fine a quell'assedio. E lui è stato
punito dalla città di Tyros, nella stessa città di Tyros e da Hermes, e gli dei dell'eloquenza hanno
portato queste cose, e si sono arrabbiati molto per l'offesa fatta da lui agli studi di retorica, e le sue
parole vergognose hanno attaccato quelle che erano onorevoli per l'oltraggio di costui.
1,275. Quando Eusthathios era ancora governatore è morto Olympios, che era stato un mio grande
amico, e per tutto il tempo della sua vita era stato vicino ai suoi genitori; lui (crux nel testo greco)
sbagliando, forse per darmi un onore, mi ha iscritto nel suo testamento come suo erede, ha suscitato
l'invidia contro di me, lui aveva detto che avrebbe dato qualcosa sia ai suoi amici sia a quelli che
non erano suoi amici e che erano molti dentro casa sua, e anche tra loro c'è stata ostilità. Nelle sue
lettere sia dell'oro, sia dell'argento sono stati impiegati in modo abbondante, e sono arrivati fino alla
mia persona; infatti sembrava che lui mi avesse lasciato molti suoi possedimenti che erano pieni di
debiti, ma gli altri potevano dire delle cose opposte e avendone molti motivi, dicevano che i debiti
erano solo nominali e non esistevano dei debiti. 1,276. Dunque io ho percorso la mia strada, e
quelle persone mi esaltavano, ed erano più numerose e più credibili poiché loro si lamentavano, e
dicevano che Olympios sarebbe morto essendo privo di onore se io avessi evitato sia il titolo di
erede, sia la funzione di erede. E loro avevano anche una speranza, che ci fosse qualcosa di valido
in quei prestiti, ma non c'era assolutamente niente. 1,277. Pertanto io sono andato sulla pira, al
massacro, ed è stato grande il dispiacere che ho provato, ed esso aumentava ogni giorno, e io ero
fuori dai territori che erano consueti per me, passavo il mio tempo in discorsi che erano estranei a
me, e con questi discorsi io pregavo i giudici di avere rispetto per la giustizia, e molte di queste
parole non erano mie, e io piangevo perché la mia vita era stata sconvolta e il mio impegno che in
precedenza era stato nell'attività retorica era passato ad altre attività. 1,278. E questa situazione era
così; quando quelle persone che erano mosse da quel testamento mi hanno costretto a vendere
numerose proprietà, mi aggredivano perché io avevo quel titolo di erede, e non mi permettevano
neppure di prendere fiato, un'altro evento molto più grave mi ha causato un dolore, ed è stata la
morte, dopo una lunga malattia, di una donna con la quale io avevo generato un figlio e per me lei
valeva come numerose schiave. Invece di avere quella donna che correva da me, mi è rimasto
soltanto il gridare. La sua malattia le causava terribili sofferenze, e lei lo sapeva, e la faceva
soffrire anche il fatto che non le sarebbe stato possibile vedere suo figlio. 1,279. Infatti lui era in
Tracia e nella città della Tracia che vive nel lusso grazie alle fatiche delle altre città. E io ho
accusato il suo viaggio e la sua amicizia che è stata tradita da una pigrizia e io sono stato sommerso
da una corrente malvagia. Anche queste sono state le azioni di una cattiva sorte, poiché essa ha fatto
cadere mio figlio da un carro, mio figlio ha avuto una ferita al piede, e quando la sua sorte è stata
buona, la casa di due fratelli originari della Cilicia, Apolinarios e Ghemellos, è stata aperta a mio
figlio, e molti medici, chiamati da Apolinarios e Ghemellos sono venuti, sono stati accanto al letto
di mio figlio, hanno fatto in modo che a lui non mancasse niente nella sua cura, e alcuni dei suoi
molti dolori sono stati alleviati. 1,280. E quando io ho saputo queste cose e dopo questi eventi
quando ho visto mio figlio che è stato riportato qui, è avvenuta la morte della madre di questo mio
figlio, e si è aggiunto il fatto che io non potevo muovermi dal letto. Le mie mani e i miei piedi mi
venivano meno, come non avevano mai fatto in passato, ma, grazie agli dei, la mia eloquenza è
rimasta nella mia bocca come era stata in passato, ed è stata questa cosa ciò che non ha permesso ai
miei nemici di fare già dei peana in modo glorioso. Non era possibile per me fare la mia attività
nelle sale di lettura, ma io facevo in modo regolare quelle attività che riguardavano i miei allievi nel
loro apprendimento. 1,281. Poiché io ho versato molte lacrime, prodotte da numerose sorgenti, uno
dei miei occhi è diventato più debole dell'altro e mi dava il timore che esso sarebbe stato
completamente perduto . Dunque gli astrologi, secondo i quali tutti gli eventi dipendono dal corso
delle stelle dicevano che il mio occhio non sarebbe stato perduto, perché Ares era andato in una
posizione favorevole e per il resto si sono aggiunti numerosi allievi da numerosi luoghi, i miei
discorsi, dopo che io li avevo composti, restavano all'interno delle mie porte.
1,282. Io non stavo molto tempo insieme a quelli che avevano il potere, quando io ho visto che uno
di essi era un venditore, e non c'era nessuna cosa che lui non vendesse, ma lui apriva la sua
residenza, e faceva in modo che fossero molto spaventati quelli che erano coinvolti nei processi,
mentre lui non riusciva a fare questo, nei confronti dei poeti e delle Muse nel suo discorso e (crux
nel testo greco) lui ha consumato la parte più grande del suo patrimonio per il suo ventre, era
animato da un furore contro di me (crux nel testo greco), mi ha accusato ed è andato via, cosicché
dopo essere stato umiliato non ha più avuto una follia tanto grande. Negli elogi che lui faceva sulla
Spagna, e questa era la cosa che gli piaceva di più, diceva che lui si congratulava per le attenzioni
che l'imperatore ha avuto verso di me, e queste cose avvenivano anche se la sua tavola era
abbondante, non perché io gli dessi niente, ma questa abbondanza era data a lui da altre persone.
1,283. E questo deve essere attribuito alla buona sorte e anche un'altra cosa deve essere attribuita a
essa. E anche se un indugio per la grandezza di ciò che è stato dato mi trattiene dal fare questo mio
discorso, tuttavia io devo osare dire questa cosa, affinché io non faccia un torto con il mio silenzio
alla Sorte che mi ha dato questa cosa. Infatti i miei amici erano pieni di tristezza, quando pensavano
all'offesa che era stata fatta a Kimon, per la quale è stato tolto dalle mani di Kimon il documento
che lo mandava a Cipro, dunque è arrivato uno dei miei amici, ha visto il dolore delle persone che
erano vicine e sapeva da dove esso fosse stato generato, e ha detto: “o uomini eccellenti, voi non
dovete più essere addolorati, perché voi avete ciò che mette fine a quel dolore. Questa cosa consiste
in una punizione, e questa punizione è resa più grande dal fatto che è stata ottenuta per mezzo degli
dei da chi ha patito questo torto. 1,284. Voi sapete cosa successe quando gli Ateniesi venivano
portati da Atene a Creta per essere dati in pasto al mostro che era nel labirinto. E noi abbiamo
sentito parlare nel primo libro dell'Iliade riguardo al dardo che ha portato la malattia agli Achei,
poiché a causa di un'offesa a un solo uomo, i Greci ebbero bisogno di numerose pire per quelli che
1,285. Dunque adesso questo altro sacerdote è onorato dagli dei con una grande carestia. Io credo
che essa sia un'opera di Demeter, anche se non c'è stata contro di lei nessuna maledizione, come
quella per la quale in passato si mosse Apollon; e quella pestilenza ha colpito una città per nove
giorni, mentre la carestia di adesso colpisce una città da quattro mesi. E se è una grande
consolazione per colui che è ferito il fatto che un uomo sia punito, quanto dovrebbe essere