Prima di addentrarci nell’opera, osserviamo la figura dell’autore Chrétien de
Troyes per inserirlo nel suo contesto storico- letterario. L’identità dell’autore è tutt’ora oggetto di studio. Diverse sono le ipotesi: la più solida ritiene che Chrétien sia nato nella regione della Champagne verso il 1135, figlio di una famiglia di piccola nobiltà, probabilmente un valvassore. L’altra ipotesi lo ascrive allo status sociale di chierico e successivamente si dedicò alla carriera letteraria. Tra il 1160 e 1190 esercitò la sua attività di poeta presso le corti di Champagne e di Fiandra, in cui si fece conoscere per la stesura di cinque romanzi cavallereschi di materia bretone, i cui protagonisti fanno tutti parte al mondo arturiano. Suddetti romanzi sono tutti incentrati su due argomenti: l'amore e l'avventura. Il romanzo Lancelot, scritto tra 1176 e 1177, è considerato il primo romanzo incentrato la storia d’amore tra Lancillotto e Ginevra. Lancillotto, dopo uno scontro con un cavaliere che aveva rapito molti sudditi di Re Artù e la stessa Ginevra, riesce a liberare quest'ultima. Prima di arrivare alla regina, però, il suo cavallo rimane azzoppato e l'unico modo per trasportarlo è un carro di un boia, guidato da un nano (simbolo di sventura). Successivamente Lancillotto e Ginevra si riconciliano e giacciono insieme per la prima volta nella camera della regina, amandosi con tenerezza e passione. Inoltre, l’amore, riscontrato all’interno dell’opera, non è invenzione dell’autore, dato come un fatto senza alcun accenno alla sua origine. Rispetto agli altri romanzi, forti sono le risonanze mitiche quali il tema del ‘paese da cui nessuno ritorna’ e l’eroe liberatore. L’eccezionalità dell’eroe, predestinato all’impresa, è però rappresentata nei termini del discorso amoroso, cortese, insistendo sulla sua fedeltà all’amata. Gli altri romanzi non sono incentrati sull’amore tra Lancillotto e Ginevra, ma narrano di personaggi vicini alla corte di Re Artù. Erec et Enide è il primo romanzo ambientato alla corte di Re Artù, il cui tema centrale è il rapporto tra la virtù cavalleresca e il perfetto amore. Narra la storia dell'amore tra un cavaliere della corte di Re Artù ed una bellissima fanciulla che il prode cavaliere sposa e sottopone, poi, ad una serie di difficili prove per farle dimostrare tutto il suo amore. Alla fine del racconto Enide riesce a superare ogni prova e difficoltà, smorzando così i sospetti di Erec e unendosi in perfetta armonia con lo sposo. L’amore coniugale è protagonista anche di un altro romanzo di Chrétien, Yvain o Li Chevalier au lion. La storia vede protagonista Ivano che, dopo alcune vicende preliminari, si innamora di Laudine, la vedova di un cavaliere da lui stesso ucciso e la sposa. Non resiste però alla tentazione di riprendere la vita cavalleresca: la sposa gli concede un anno di tempo, ma Ivano lascia passare il termine stabilito. Quando finalmente ritorna, Laudine si rifiuta di riceverlo. Ivano, accompagnato da un leone che ha salvato da un serpente, compirà nuove imprese per riconquistare l'amore di Laudine e ottenere infine il suo perdono. Un altro romanzo, Cligès, fonde elementi della materia bretone con la tradizione classica e greco -bizantina, dando vita a un’insolita narrazione ricca di avventure e di colpi di scena. L’azione si sposta più volte dalla Grecia alla Bretagna e lo sfarzo orientale s’impone sull’austerità della corte arturiana. Cligès, a differenza degli altri cavalieri, non esita ad abbandonare le imprese cavalleresche alla corte di re Artù per raggiungere in Oriente l’amata Fenice. Pur essendo un valoroso cavaliere, diventa timido davanti all’amata e non riesce a dichiararsi apertamente. L’opera rappresenta l’esaltazione dell’amore coniugale, poiché, nell’armonia della coppia, dove passione e dovere si conciliano, egli scopre l’unica via per realizzare l’autentico ideale cavalleresco. Con Chrétien de Troyes il romanzo arturiano diventa una forma superiore di narrativa cortese, nella quale il poeta unifica i propri principi morali con l’imitazione dei poeti latini, l’eredità delle chansons de geste e dei romanzi con una ricca raccolta di miti e di motivi che affondano le proprie radici nella cultura celtica della Bretagna insulare e continentale. Il romanzo “Perceval” o “Li contes de Graal”, primo romanzo in cui compare il graal, è rimasto incompiuto per la morte dell’autore, e ai diversi frammenti tramandati ne seguono una o più continuazioni. Narra le avventure del giovane Perceval che la madre ha allevato in una foresta per tenerlo lontano dalla vita, dal mondo e dai pericoli della vita cavalleresca. Ma un giorno Perceval incontra alcuni cavalieri e, preso dal desiderio di imitarli, decide di andarsene in cerca di avventure causando la morte della madre. Perceval, nel suo viaggiare, giunge a un castello meraviglioso dove vive il Re Pescatore: qui assiste a una strana processione in cui viene trasportata una lancia da cui cadono delle gocce di sangue e un Graal, un vaso così splendente "che le candele perdevano la loro luminosità, come le stelle quando si leva il sole o la luna. Dopo di lei ne venne un’altra che teneva un tagliere d’argento. Il Graal che aveva davanti era di oro fino e di smeraldo, aveva pietre preziose di varia qualità, delle più ricche e delle più care che ci possano essere nel mare e nella terra: tutte le altre pietre valevano sicuramente meno di quelle del Graal". Il giovane non osa chiedere spiegazione e il giorno dopo, al suo risveglio, tutto è sparito. Perceval continuerà, dopo un lungo periodo di smarrimento, il suo errare di avventura in avventura alla ricerca del Graal. Il lavoro di Chrétien riprende l’originaria concezione della storia che va ricondotta al mondo cortese, centrato su un particolare sistema di valori, nei quali i punti principali sono l’amore, la virtù e la fede religiosa. Infatti, il percorso di Perceval come cavaliere ne rappresenta le tappe. Si tratta di una triplice formazione: alla cavalleria, all’amore, alla religione, valori acquisiti dal cavaliere progressivamente attraverso un processo di maturazione. Cavalleria: Gorneman gli insegna tutte le regole della condotta cavalleresca e, in particolare, gli inculca quattro principi: rispetto della vita dell’avversario che chiede grazia, discreto nel parlare, prestare aiuto alle dame e frequentare assiduamente le chiese. Amore: la formazione amorosa avviene dopo l’episodio della damigella della tenda. Qui Perceval diviene un amante cortese, promettendo il suo aiuto alla fanciulla contro il malvagio Anguingueron. Inoltre, è da notare che alla storia di Perceval l’autore contrappone la storia di un altro cavaliere affermato e perfetto, Galvano. Fede religiosa: gli viene impartita, in modo rudimentale, dalla madre prima di partire; poi da Gorneman che gli trasmette alcuni precetti. Ma è l’episodio del Re Pescatore e del Graal che segna il culmine della sua esperienza mistica. Tuttavia, Perceval, quando si mette alla ricerca del Sacro Graal, perde di vista i valori religiosi e si dimentica per cinque anni di Dio. Sarà l’incontro con alcuni cavalieri a fargli tornare la fede. In seguito, abbiamo l’incontro con lo zio eremita, il quale gli spiega il perché delle sue disavventure (il peccato di aver abbandonato la madre) e gli impartisce alcune regole: amare e adorare Dio, presenziare alla Messa, rispettare i preti, aiutare le dame. La leggenda del Graal viene ripresa da Chrétien dalla tradizione celtica, e i continuatori del Perceval proseguiranno a loro volta la ripresa di Chrétien, mutando e modificando dettagli, caratteristiche e funzioni di questo “magico” oggetto. Quello che Chrétien descrive è un graal, un generico recipiente, piatto di portata, che prenderà forma, si trasformerà e assumerà diversi connotati all’interno delle sue Continuations. Com’è noto, l’autore non portò a termine l’opera, probabilmente per la sua morte, dalla quale furono prodotte quattro Continuations Perceval scritte da quattro diversi autori arricchendo con numerosi particolari e dettagli la vicenda, narrando esclusivamente di Perceval, ma spaziando su avventure di altri cavalieri presenti in Chrétien, ma secondari e con un movimento centrifugo rispetto al nucleo del testo. La Prima Continuazione, anonima, è posteriore alla stesura del Perceval di Chrétien, caratterizzata da un mancato interesse verso le avventure di Perceval, preferendo narrare quelle di Galvano e la sua ricerca del Graal, Caradoc e Guerrehés. La narrazione inizia dall’ultima scena del Perceval di Chrétien, che vede radunata la corte di Artú a Orcaine. Centrale è il duello tra Galvano e Guiromelant, entrambi amati da Clarissant, nipote di Artú, che decide di far sposare la nipote e Guiromelant di nascosto scatenando l’ira di Galvano, il quale fugge e, superate varie prove, giunge a un castello dove vede il servizio del Graal e presso il quale scopre la leggenda della spada spezzata. Mentre il proprietario del castello racconta il significato degli oggetti, Galvano si addormenta e si sveglia in un altro luogo e decide di riunirsi nuovamente alla corte di Artú. Nella seconda parte abbiamo Galvano deciso a ritornare al castello dove aveva visto il Graal. Giunto al castello, accolto con onori, partecipa ad una processione dalla quale scorge una bara contenente un corpo con sopra una spada spezzata. In seguito, su invito del proprietario del castello, Galvano prova a ricomporre la spada, ma fallisce. Il proprietario, allora, comincia a narrare storie su Giuseppe d’Arimatea e anche sul corpo contenuto nella bara, ma nuovamente Galvano si addormenta e si risveglia altrove. La storia prosegue con Galvano che combatte con un cavaliere, il quale scopre essere suo figlio e ritornano assieme alla corte di Artú, nella quale, nel frattempo, arriva una bara contenente un corpo, una lancia spezzata e una lettera che chiede che il cadavere sia conservato per un anno e un giorno nella sala principale del castello, e colui che avrebbe infranto tali istruzioni avrebbe sofferto le stesse pene di Guerrehès. Pertanto, l’autore inserisci episodi non inerenti alla trama principale per arricchirne la lettura. Collocata tra la fine del X e inizio dell’XI secolo, la Seconda Continuazione viene attribuita a Wauchier de Denain. A differenza della Prima, la Seconda Continuazione recupera il personaggio di Perceval rendendolo nuovamente protagonista. La narrazione può essere considerata un continuo del Conte du Graal di Chrétien. In particolare, Perceval, in seguito alla visita allo zio eremita, si rimette in viaggio fino a raggiungere il Castello del Corno dove si imbatte in un omonimo cavaliere. L’intera narrazione è centrata su una serie di prove che il cavaliere dovrà portare a termine per raggiungere il Castello del Re Pescatore. La scena finale si svolge a cena, durante la quale il Re Pescatore chiede a Perceval di mangiare tutto ciò che ha nel piatto prima di fare domande, ma Perceval non riesce a trattenersi. Il Re gli rivela quale sia la prova finale: riparando la spada, il cavaliere potrà sapere del Graal e della Lancia che sanguina. Il libro si chiude con il Re che consola Perceval in quanto non ha portato a termine l’ultima prova. La Terza Continuazione è stata scritta da un autore che si presenta nel prologo come Manessier e indicando come destinatario dell’opera Giovanna di Fiandra, nipote di Filippo d’Alsazia. Si apre riprendendo l’episodio della precedente continuazione. Il Re, seduto al tavolo con Perceval, gli narra le vicende della Lancia che sanguina, della spada spezzata e del corpo sulla bara e viene a conoscenza della morte del fratello, promette di partire il mattino dopo per vendicare la sua morte e liberare la cappella dalla mano nera. Durante il tragitto si imbatte con i cavalieri della Tavola Rotonda, tra cui Galvano, ma viene ferito, e, pertanto, costretto al riposo. Così, la narrazione si sposta prima su Sagremor e poi su Galvano che scopre, per opera di una damigella, l’identità del cavaliere morto sulla bara. Inoltre, su richiesta della damigella, affronta il Re Margon per liberare il suo castello e vendicare la morte del fratello per mano di Ken. Ma la missione più importante sarà vendicare l’assassinio del fratello del Re Pescatore, Partinal, che si trova alla Torre Rossa. Una volta sconfitto, il Re Pescatore gli rivela essere suo zio e che a Pentecoste gli donerà il suo regno e diventando il suo successore. Tutta la terza continuazione si focalizza sulla missione di Perceval. Qui prevale l’elemento cristiano, e, difatti, non a caso molte situazioni si risolvono grazie all’intervento del divino. Inoltre, importante è la figura del Graal, il quale rappresenta il punto di partenza e d’arrivo dell’opera. Gerbert de Montreuil fu l'autore della 'quarta continuazione' riportando, nel testo in nostro possesso, le ultime righe della 'seconda continuazione' di Wauchier (l’opera, difatti, si interpone tra la seconda e terza continuazione) e, racconta come la piccola tacca, rimasta sulla spada riparata da Perceval, sia simbolo dell’eroe, il quale non è ancora pronto a conoscere il segreto del Graal e della lancia, nonostante numerosi progressi spirituali. Lasciato il Castello del Graal, Perceval arriva davanti a un giardino cinto da mura che scopre essere il paradiso terrestre. In questa situazione, l'eroe spezza la spada, donatagli dal Re Pescatore, sul cancello del Paradiso. Tornato al Castello del Re Pescatore, scopre che il terreno circostante è tornato a essere verdeggiante dopo aver posto le cruciali domande. Il testo continua con la comparsa di demoni e fantasmi dal significato spirituale (si tratta di un mondo molto diverso da quello creato da Chrétien) e le avventure di Gawain (che nel testo di Montreuil non hanno nulla di religioso né trattano la ricerca della lancia). Si riprende quindi la storia di Perceval e il suo ritorno al Castello del Graal dove, ripara perfettamente la spada. A completare l'opera, come già spiegato precedentemente, è la terza continuazione di Manessieur (Perceval sovrano).