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L’ACCOMPAGNAMENTO DEL MORENTE

Affrontare il problema della morte è tutt’altro che facile. Innanzitutto perché chi è consapevole che deve
morire può avere delle riserve per affrontare queste problematiche. Da un punto di vista esplicitamente
umano non ci vorrebbero dei manuali per destreggiarsi intorno al problema, ci vuole naturalezza, a volte
conforto a volte pianto, a volte spirito.

I due esempi riporti in questa lezione quello dello psicologo che commenta l’intervento chirurgico del
paziente, a mio modesto parere si occupa più rispetto alle persone che devono essere soccorse e in alcuni
casi salvandogli la vita. Il trascurare le persone in fin di vita può essere determinato dalla questione che
l’inconscio esprima stati d’animo controversi all’esistenza della vita per tanto l’uomo ha dei conflitti interiori
che portano a superficializzare il rapporto vita/morte.

Per quanto riguarda l’esperienza del paziente malato di fegato, sembrerebbe che il medico non voglia
allarmare il paziente prossimo alla morte, però è consapevole che dovrà morire.

Saper essere

Evidentemente nel rapporto: operatori sanitari / malati mortali, si prevede un atteggiamento molto attento
con 10 articoli. Si privilegia la dimensione del Saper Essere.

Le dimensioni che si affrontano nei confronti del malato morente in un contesto religioso possono far sorgere
domande del tipo perché la sofferenza? Affrontare il problema della morte potrebbe risultare difficile se al
soggetto piace vivere se in quel periodo e pieno di soddisfazioni, il dover rinunciare al piacere lo farebbe
soffrire sentire frustrato a una sofferenza interiore. Quindi può avvenire una corrosione psicologica che
devasta gli stati d’animo. Viceversa le persone che accettano le persone che accettano la morte per diverse
ragioni: io soffro per tanto è meglio che muoio credo in Dio e quindi accolgo la morte perché amo il Signore
e accetto di buon grado la sua volontà, accetto la morte a prescindere che sia credente o no, perché è
l’evidenza della vita.

Molto spesso il morente non vorrebbe morire le persone che lo assistono vengono mosse da situazioni
particolari che possono generare un distacco perchè non sono sentimenti correlati agli stati d’animo di tali
soggetti.

Frutti del saper essere

Il relazionarsi col proprio stato di coscienza affinché dia ragione della vita, fino all’ultimo atto che il cuore
batte è dare senso è dare il senso all’esistenza per la quale si vive.

Il vissuto del morente

La malattia che porta alla morte è una condizione nella quale si verificano cambiamenti biologici, fisiologici e
psicologici. Questi cambiamenti determinano sofferenza fisica e disagi. Questi cambiamenti sono di diversi
tipi che i processi esistenziali all’ interno della sofferenza che porta alla morte:

Le caratteristiche della personalità Le persone possono essere predisposte ad accogliere il male, il dolore, la
sofferenza in base alle esperienze vissute.

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