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A cura di
MARCO SGARBI
FIRENZE
L E O S. O L S C H K I E D I T O R E
MMX
ANTONIO PETAGINE
1. PREMESSA
1 Cfr. F. FIORENTINO , Pietro Pomponazzi. Studi storici su la scuola bolognese e padovana del
secolo XVI con molti documenti inediti, Firenze, Le Monnier, 1868 (rist. anast. Napoli, La Scuola
di Pitagora, 2008); L. FERRI, La psicologia di Pietro Pomponazzi secondo un manoscritto inedito
dell’Angelica di Roma, Roma, 1876 [estratto dagli «Atti della Reale Accademia dei Lincei»,
CCLXXIII, s. 2a, v. III, p. III, 1876, pp. 333-584]; A.H. DOUGLAS, The Philosophy and Psy-
chology of Pietro Pomponazzi, a cura di C. Douglas, R.P. Hardie, Cambridge, CUP, 1919 (rist.
anast. Hildesheim, Olms, 1962).
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ticolare, che è la ragione vera delle sue oscillazioni: da un lato, l’intelletto nella sua natura
‘non dependet a corpore ut subiecto’ (tanto siamo lontani dal materialismo!), ma dall’altro
‘dependet a corpore ut obiecto’, perché senza immagini sensibili niente intenderebbe; ossia
ha una natura diversa dal corpo, ma è sempre legato a questo sı̀ da non poterne fare a meno»
(B. NARDI, Studi su Pietro Pomponazzi, p. 184).
4 Cfr. A. POPPI , Saggi sul pensiero inedito di Pietro Pomponazzi, Padova, Antenore, 1970,
non era certamente in grado di appagare il dubbio profondo sul significato dell’esistenza
umana da cui egli era preso soprattutto. Incapace di uscire dal cerchio dialettico di un insod-
disfacente aristotelismo puramente fisicista, scontento dei suoi autori, del suo sapere e del sa-
pere di tutti, il Pomponazzi compensava queste frustrazioni sfogando il suo malumore con
uno sbrigliato e molto spesso scurrile dileggio nei confronti di Aristotele, dei suoi maestri,
dei colleghi e degli stessi studenti [...]. Ma l’abilità esegetica, un certo sfoggio erudito sugli
interpreti medievali, l’incalzante ironia non potevano sostituire quell’apporto critico e co-
struttivo che è essenziale per sollevare un pensatore sul proprio tempo e proporlo come sem-
pre attuale anche ai secoli futuri» (ivi, pp. 21-22).
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7 Cfr. M. PINE, Pietro Pomponazzi: Radical Philosopher of the Renaissance, Padova, Ante-
un ‘sincretismo’. Anziché nell’abituale accezione negativa, Kristeller usava questo termine per
sottolineare la volontà di Pomponazzi di non lasciarsi rinchiudere in un’univoca e ristretta li-
nea speculativa: è la sua onestà intellettuale che lo spingeva a non nascondere le aporie del
paradigma aristotelico con cui si misurava, e nemmeno a ripiegare passivamente sull’autorità
di un grande filosofo come Aristotele e su quella dei suoi insigni interpreti, come Alessandro,
Averroè o Tommaso d’Aquino. Cfr. P.O. KRISTELLER, Two Unpublished Questions on the Soul of
Pietro Pomponazzi, «Medievalia et Humanistica», IX, 1955, pp. 76-101: 83; ID., Aristotelismo e
sincretismo nel pensiero di Pietro Pomponazzi. Lezione conclusiva del 25º Anno Accademico del Centro
per la Storia della tradizione aristotelica nel Veneto, Padova, Antenore, 1983, pp. 1-23: 22-23.
9 «Pomponat [...] représente réellement la pensée vivante de son siècle. C’est la person-
nalité de l’âme humaine, c’est l’immortalité, c’est la providence et toutes les vérités de la re-
ligion naturelle qui sont mises en cause, et deviennent dans le Nord de l’Italie l’objet du dé-
bat le plus animé. Tout en expliquant Aristote et Averroès selon la règle, Pomponat sut
intéresser la jeunesse et philosopher en vérité. Paul Jove parle avec admiration de la variété
de ton qu’il savait déployer dans ses leçons: ce n’est plus un scolastique, c’est déjà un homme
moderne» (E. RENAN, Averroes et l’averroı¨sme. Essai historique, Paris, Calman-Levy, 19258,
p. 354). «Io ho prescelto il Pomponazzi – scriveva Fiorentino – come il più nuovo, il più
ardito, il più serio di tutto quel periodo» (F. FIORENTINO, Pietro Pomponazzi, p. 7).
10 A. POPPI , Saggi sul pensiero inedito di Pietro Pomponazzi, p. 19.
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consiste tanto, a nostro parere, nelle posizioni conclusive da lui raggiunte, per le quali è stato
fino ad ora aureolato con il mito della ‘‘modernità’’, quanto, piuttosto, nel fermento di rot-
tura, di inquietudine, in una parola, di problematicità, che l’opera sua più famosa del 1516
come le altre successive e, in modo ancora più notevole, lo stesso insegnamento orale, hanno
immesso nella speculazione stagnante e dogmaticamente arroccata del momento, determi-
nando uno scotimento salutare per un balzo in avanti del pensiero filosofico e teologico»
(ivi, p. 25). Cfr. su questa linea, anche E. GILSON, Autour de Pomponazzi. Problématique de l’im-
mortalité de l’âme en Italie au début du XVIe siècle, «Archives d’Histoire Doctrinale et Littéraire
du Moyen Âge», XXXVI, 1961, pp. 163-279. Nella direzione di un più consapevole con-
fronto tra la concezione pomponazziana dell’anima e l’elaborazione moderna della soggetti-
vità si veda il lavoro di J. WONDE, Subjekt und Unsterblichkeit bei Pietro Pomponazzi, Struttgard-
Liepzig, Teubner, 1994, in partic. pp. 214-234.
13 Cfr. le ricognizioni di Nardi, in B. NARDI , Studi su Pietro Pomponazzi, pp. 171-174,
188-189, 192-193, 195-197, 236, 245, 262-265, 269-271; P. POMPONAZZI, Corsi inediti del-
l’insegnamento padovano, II, q. 2, a cura di A. Poppi, Padova, Antenore, 1970, pp. 28-29; 34-
35, 44-45, 54-56; ivi, q. 3, pp. 65-68, 74, 81-89; 91-92; P.O. KRISTELLER, Two Unpublished
Questions, pp. 90-91, 93, 95-97, 99-101. Si tenga presente anche la centralità, nella forma-
zione accademica del mantovano, di Francesco Securo di Nardò, titolare della cattedra via
Thomae all’Università di Padova, frequentata da Pomponazzi a partire dal 1484. Cfr. B. NARDI,
Studi su Pietro Pomponazzi, pp. 113-114. Secondo Di Napoli, l’analisi congiunta del materiale
edito con quello inedito dimostra un sempre maggiore interesse di Pomponazzi nel misurarsi
con la psicologia di Tommaso. Cfr. G. DI NAPOLI, L’immortalità dell’anima, p. 239. Sull’in-
fluenza e sull’autorevolezza del pensiero di Tommaso all’interno del panorama rinascimentale
italiano, cfr. P.O. KRISTELLER, Thomism and the Italian Thought of the Renaissance, in E.P. MA-
HONEY (ed.), Medieval Aspects of Renaissance Learning. Three Essays by Paul Oskar Kristeller,
Durham, Duke Univ. Press, 1974, pp. 29-91.
14 Per l’Apologia, cfr. P. POMPONAZZI , Tractatus acutissimi, utillimi et mere peripatetici, Ve-
netiis, haered. O. Scoti, 1525 [rist. anast. Casarano, 1995], pp. 52r-75v; per il Defensorium,
cfr. ivi, pp. 81r-108r.
15 Soprattutto dalle ricostruzioni di Gilson e Pine emerge che proprio questo è stato
uno degli elementi centrali su cui Pomponazzi ha spronato le intelligenze dei propri critici.
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Cfr. E. GILSON, Autour de Pomponazzi, pp. 212-216, 247-250, 263-277; M. PINE, Pietro Pom-
ponazzi: Radical Philosopher of the Renaissance, pp. 130-135, 150-151, 188-189, 230-231. Gil-
son giungerà a dire che se un ruolo positivo si può ascrivere alla querelle sull’immortalità del-
l’anima che Pomponazzi ha provocato, esso consiste nell’aver portato alla consapevolezza
– riscontrabile emblematicamente nella posizione di Javelli – di una ‘‘filosofia cristiana’’ che
non pretenda ‘‘di tirare dal solo Aristotele ciò che non si può ottenere che da san Tommaso
d’Aquino’’. Cfr. E. GILSON, Autour de Pomponazzi, p. 277.
16 Cfr. P. POMPONAZZI , Tractatus De immortalitate animae, prooemium, a cura di G. Gen-
tile, Messina-Roma, Principato, 1925, pp. 5-6 (faremo sempre riferimento a questa edizione
per citare il testo latino del trattato). Nardi già aveva indicato che sarebbero state talune af-
fermazioni, fatte durante le lezioni sul De coelo a cui era presente, a suscitare in Gerolamo
Natale il desiderio – ricordato nel proemio del trattato – che il maestro tornasse sulla que-
stione dell’immortalità, in particolare sulla dottrina di Tommaso. Cfr. B. NARDI, Studi su Pie-
tro Pomponazzi, pp. 193-199. Tiziana Suarez-Nani ha avanzato l’ipotesi che Gerolamo rap-
presentasse un gruppo di tomisti. Cfr. T. SUAREZ-NANI, Dignità e finitezza dell’uomo: alcune
riflessioni sul «De immortalitate animae» di Pietro Pomponazzi, «Rivista di storia della filosofia»,
L, 1995, pp. 7-30: 10. Critica nei confronti di questa ipotesi, si è invece mostrata Perrone
Compagni, cfr. V. PERRONE COMPAGNI, Introduzione a P. POMPONAZZI, Trattato sull’immortalità
dell’anima, a cura di V. Perrone Compagni, Firenze, Olschki, 1999, p. V. Rimane in ogni
caso chiara l’idea che il proemio intende esprimere: la psicologia tommasiana viene prospettata
come il centro di gravitazione intorno a cui l’intero trattato si dovrà muovere.
17 Cfr. TOMMASO D ’AQUINO , Quaestiones disputatae de anima, q. 14, resp., in Opera Omnia
iussu Leonis XIII P. M. edita, t. XXIV/1, ed. B.C. Bazán, Roma-Paris, Comm. Leonina -
Cerf, 1996, pp. 126-127, ll. 186-240; ivi, ad 8-10, p. 128, ll. 310-324; ID., In II Sent.,
d. 19, q. 1, a. 1, sol., ed. P. Mandonnet, t. II, Paris, P. Lethielleux, 1929, pp. 482-483;
ivi, ad 4, pp. 483-484; ID., Quaestiones disputatae de quolibet, X, q. 3, a. 2, resp., in Opera Omnia
iussu Leonis XIII P. M. edita, t. XXV/1, cura et studio Fratrum Praed., Roma-Paris, Comm.
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del legame con il corpo, quale emerge dalla definizione aristotelica di ani-
ma, non permette di concepire il compimento definitivo di ciò che è for-
ma sostanziale senza ciò di cui è forma sostanziale.18 In virtù di queste
considerazioni, la resurrezione della carne e il godimento della vita eterna
appaiono certamente come verità rivelate, ma si configurano ad un tem-
po come realizzazioni del tutto conformi alla natura stessa dell’uomo. Ri-
velazione, aristotelismo e ricerca schiettamente razionale potevano, sulle
corde tommasiane, suonare sinfonicamente la stessa musica; i pronuncia-
menti del Concilio Lateranense V parevano dare a una tale operazione la
sua definitiva consacrazione istituzionale.19
Immergendosi in questo scenario, Pomponazzi fornisce nel De immor-
talitate un giudizio della dottrina psicologica di Tommaso che appare pa-
radossale: tra le diverse posizioni filosofiche prese in esame, quella dell’A-
quinate viene descritta costantemente come la più difficile da difendere;
eppure, la tesi tommasiana dell’immortalità è l’unica che merita un assenso
pieno; essa è l’unica vera.20 Non sembra difficile sciogliere questo parados-
so: Tommaso viene costantemente accusato da Pomponazzi di avere inde-
bitamente introdotto le istanze rivelate nel campo filosofico, pretendendo
cosı̀ di esibire una verità di ragione, laddove invece la conclusione è dimo-
strabile solo a partire da premesse di fede. Stando cosı̀ le cose, la conclu-
sione di Tommaso è chiaramente l’unica vera, ma paga il prezzo di non
poter essere considerata una posizione difendibile filosoficamente.21
Riconosciuto questo, rimane da chiedersi se il confronto che Pompo-
nazzi instaura con la psicologia di Tommaso venga adeguatamente con-
siderato, se lo si colloca prevalentemente all’esterno dei valori schietta-
Leonina - Cerf, 1996, pp. 132-133, ll. 67-89; ID., Summa contra Gentiles, II, c. 79, in Opera
Omnia iussu Leonis XIII P. M. edita, t. XIII, cura et studio Fratrum Praed., Roma, Typ.
R. Garroni, 1918, pp. 498-499; ID., De unit. intell., c. 1, in Opera Omnia iussu Leonis XIII P. M.
edita, t. XLIII, cura et studio Fratrum Praed., Roma, Ed. di San Tommaso, 1976, pp. 289-314:
p. 298, ll. 600-653. Cfr. ARISTOTELE, De anima, III, c. 4, ed. Bekker, 429b1-5.
18 Cfr. TOMMASO D’AQUINO , In III Sent., d. 5, q. 3, a. 2, ad 4, ed. M.F. Moos, t. III,
Paris, P. Lethielleux, 1933, p. 207; ID., In IV Sent., d. 43, q. 1, a. 1B, corpus, in Opera Omnia
ut sint in Indice Thomistico, curante R. Busa S.I., Frommann, Holzboog, 1980, p. 630; ID.,
Summa Theologiae, I, q. 89, a. 2, ad 1, in Opera Omnia iussu Leonis XIII P. M. edita, t. V, cura
et studio Fratrum. Praed., Roma, Typ. Polyglotta, 1889, p. 375; ID., S. Theol., Ia-IIae, q. 4,
a. 5, ad 5, in ivi, t. VI, Roma, Typ. Polyglotta, 1891, p. 43; ID., Quaestiones Disputatae De
Potentia, q. 5, a. 10, resp., ed. P.M. Pession, Torino-Roma, Marietti, 1965, pp. 1-276: 156.
19 Sulla bolla Apostolici regiminis, cfr. G. DI NAPOLI , L’immortalità dell’anima, pp. 220-226;
L. BIANCHI, Pour une histoire de la «double vérité», Paris, Vrin, 2008, pp. 119-149.
20 Cfr. P. POMPONAZZI , De immortalitate, c. VIII, p. 30; ivi, c. XV, pp. 118-119.
21 Cfr. A. POPPI , Saggi sul pensiero inedito di Pietro Pomponazzi, pp. 44-45.
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COME UNA DONNA DI RARA SAGGEZZA
22 Cosı̀ scrive Perrone Compagni: «Pomponazzi si muove con grande familiarità tra i
Pietro Pomponazzi, pp. 77-79, 85, 87; J.L. TRELOAR, Pomponazzi’s Critique of Aquinas’ Argu-
ments for the Immortality of the Soul, «The Thomist», LIV/3, 1990, pp. 453-470; J. WONDE,
Subjekt und Unsterblichkeit, pp. 102-108. Perrone Compagni ha sottolineato che nel De immor-
talitate tale strategia di ‘ribaltamento’ vale non solo per le dottrine, ma anche per l’esegesi di
Aristotele fornita da Tommaso: l’immortalità dell’anima – osserva efficacemente la Perrone
Compagni – può risultare, in forza dell’analisi pomponazziana, «una forzatura ideologica che
il Tommaso teologo ha imposto ad un testo che il Tommaso interprete aveva perfettamente
compreso» (V. PERRONE COMPAGNI, Introduzione a P. POMPONAZZI, Trattato, p. XVII).
24 Ci riferiamo cioè ai primi dodici capitoli del trattato. Riguardo ai capitoli successivi, è
Pomponazzi stesso ad avvisarci che cambierà registro: mentre fino ad allora aveva presentato
gli argomenti attraverso cui la tesi della mortalità dell’anima poteva risultare filosoficamente
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ANTONIO PETAGINE
più forte di quella dell’immortalità, i capitoli XIII e XIV cercano di mostrare che alcune ‘se-
rie’ obiezioni alla tesi mortalista sono in realtà ovviabili. Cfr. P. POMPONAZZI, De immortalitate,
c. XIII, p. 80. Ci sembra evidente dunque il passaggio, nel capitolo XIII, da una strategia
‘offensiva’ ad una ‘difensiva’. È specificatamente della prima che noi intendiamo occuparci
in questo nostro lavoro.
25 Cfr. P. POMPONAZZI , De immortalitate, c. VIII, p. 30. Lasciamo perciò a studi successivi
la possibilità di realizzare una più ampia ricognizione del ruolo che ha giocato nella psicologia
pomponazziana il confronto con la posizione di Tommaso, soprattutto sottoponendo ad un
esame più dettagliato le discussioni che animano l’Apologia e il Defensorium. Per potere svol-
gere al meglio un tale compito, uno studio come quello che offriamo ci appare, in ogni caso,
un passaggio necessario.
26 Suarez-Nani notava ad esempio che la parte dedicata alla concezione psicologica di
Averroè è cosı̀ ampia che si può pensare che fosse la sua confutazione l’obiettivo polemico
primario del trattato. Cfr. T. SUAREZ-NANI, Dignità e finitezza dell’uomo, p. 10.
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425; ID., Quaestione disputatae De Veritate, q. 18, a. 5, ad 8, in Opera Omnia iussu Leonis XIII
P. M. edita, t. XXII/2, cura et studio Fratrum Praed., Romae ad Sanctae Sabinae, 1972,
pp. 548-549, ll. 312-354. Nel De unitate invece, Averroè viene accusato di avere posto un’in-
terpretazione scorretta delle parole di Temistio, come di altri commentatori di Aristotele,
portandolo indebitamente dalla sua parte. Cfr. TOMMASO D’AQUINO, De unit. intell., c. 2,
ed. Leonina, p. 301, ll. 1-65; ivi, c. 5, p. 314, ll. 386-396. Pomponazzi nel Defensorium mo-
strerà di avere preso coscienza del cambiamento di opinione che caratterizza l’interpretazione
tommasiana della dottrina di Temistio. Cfr. P. POMPONAZZI, Defensorium, c. 4, p. 82r.
30 P. POMPONAZZI , De immortalitate, c. III, pp. 9-10.
31 «Cum autem istud sit de quo est quaestio, quomodo certificabit Averrois, animam
esse immortalem, praecipue cum dicat Aristoteles, quod necesse est, intelligentem phantasma
speculari, et quilibet homo hoc experitur in se ipso?» (ivi, c. IV, p. 16).
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Pomponazzi mette in campo risulta del tutto simile a quella elaborata, per
lo stesso fine, da Tommaso d’Aquino. È per Tommaso infatti che l’am-
missione di una qualsiasi dipendenza dell’intelletto nei confronti delle po-
tenze sensibili e del corpo, per quanto soltanto ut obiecto, basta per rende
inconcepibile una sua separatezza ontologica.32
L’insistenza con cui Pomponazzi legge le parole di Aristotele del pri-
mo libro del De anima – se l’intelletto è immaginazione o non avviene
senza immaginazione, allora non è separabile 33 – è del tutto in linea
con l’istanza che Tommaso stesso fa valere nella sua polemica antiaverroi-
stica: contro chi pretende di dimostrare che l’intelletto non può essere
parte dell’anima che informa il corpo, Tommaso osserva che è proprio
per potere compiere l’atto di intellezione nel suo modo proprio, ossia
in modo ‘umano’, che il nostro intelletto si radica nella medesima anima
in cui sono presenti le facoltà sensibili.34 L’intelletto mostra quindi da se
stesso di avere bisogno di una relazione con le altre potenze dell’anima
tale da rendere impensabile una sua separazione ontologica da esse.35
Inoltre, Tommaso ha più volte puntualizzato che l’intelletto ha bisogno
dei fantasmi anche quando l’intellegibile è già posseduto in atto nell’in-
sit virtus organica, vel si non organica, saltem quod sine obiecto corporali non possit exire in
opus. Dicit enim textu 12 primi De anima, quod sive intellectus sit phantasia sive non sit sine
phantasia, non contingit ipsum separari» (ibid.). Cosı̀ Tommaso, nella Summa contra Gentiles:
«Quaecumque sunt separata secundum esse, habent etiam separatas operationes: nam res sunt
propter suas operationes, sicut actus primus propter secundum; unde Aristoteles dicit, in I De
anima, quod, si aliqua operationum animae est sine corpore, quod possibile est animam separari.
Operatio autem intellectus possibilis indiget corpore: dicit enim Philosophus, in III De anima,
quod intellectus potest agere per seipsum, scilicet intelligere, quando est factus in actu per
speciem a phantasmatibus abstractam, quae non sunt sine corpore. Igitur intellectus possibilis
non est omnino a corpore separatus» (TOMMASO D’AQUINO, S. c. G., II, c. 60, ed. Leonina,
pp. 421-422).
33 Cfr. P. POMPONAZZI , De immortalitate, c. IV, p. 16; ARISTOTELE , De anima, I, c. 1, ed.
Bekker, 403a8-10.
34 Cfr. in particolare TOMMASO D’AQUINO, S. c. G., II, c. 70, ed. Leonina, p. 450.
35 «Super omnes autem has formas invenitur forma similis superioribus substantiis etiam
quantum ad genus cognitionis, quod est intelligere: et sic est potens in operationem quae
completur absque organo corporali omnino. Et haec est anima intellectiva: nam intelligere
non fit per aliquod organum corporale. Unde oportet quod illud principium quo homo in-
telligit, quod est anima intellectiva, et excedit conditionem materiae corporalis, non sit to-
taliter comprehensa a materia aut ei immersa, sicut aliae formae materiales. Quod eius ope-
ratio intellectualis ostendit, in qua non communicat materia corporalis. Quia tamen ipsum
intelligere animae humanae indiget potentiis quae per quaedam organa corporalia operantur,
scilicet imaginatione et sensu, ex hoc ipso declaratur quod naturaliter unitur corpori ad com-
plendam speciem humanam» (ivi, c. 68, ed. Leonina, p. 441).
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36 «Fantasia autem est ‘motus a sensu secundum actum’. Patet autem ex hoc falsum esse
quod Auicenna dicit quod intellectus non indiget sensu postquam acquisiuit scienciam; ma-
nifestum est enim quod, etiam postquam aliquis habet habitum sciencie, necesse est ad hoc
quod speculetur quod utatur fantasmate; et propter hoc per lesionem organi impeditur usus
sciencie iam acquisite» (ID., Sentencia libri De anima, l. 3, c. 7, in Opera Omnia iussu Leonis XIII
P. M. edita, t. XLV/1, cura et studio Fratrum Praed., Roma-Paris, Comm. Leonina - Vrin,
1984, p. 236). Cfr. anche ID., Q.D. De ver., q. 18, a. 8, ad 4, ed. Leonina, p. 559, ll. 136-147;
ID., Q. D. De Pot., q. 3, a. 9, ad 22, ed. P.M. Pession, p. 68.
37 Cfr. B.C. BAZÁN, The human soul: form and substance? Thomas Aquinas’ critique of eclectic
ID., Quaestiones disputatae de quolibet, X, q. 3, a. 2, resp. e ad 1, ed. Leonina, p. 133, ll. 108-
135; ID., S. c. G., II, c. 79, ed. Leonina, p. 498; ID., Q. D. De an., q. 14, ad 14, ed. B.C.
Bazán, p. 129, ll. 343-348; ID., De unit. intell., c. 1, ed. Leonina, p. 299, ll. 681-719; AVER-
ROÈ, Commentarium Magnum in Aristotelis De Anima Libros, l. III, § 5, ed. F. Stuart Crawford,
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ANTONIO PETAGINE
che viene usato per inchiodare l’averroismo all’evidenza della non sepa-
ratezza dell’anima umana, diventa poi l’argomento per dimostrare che
l’anima è separabile. Buttato fuori dalla porta, l’elemento averroista della
separatezza verrebbe cosı̀ fatto rientrare dalla finestra, facendo valere
un’autonomia ontologica di cui, contro Averroè, Tommaso avrebbe in-
vece mostrato l’insostenibilità.39
Anche la discussione della posizione platonica all’interno del trattato
trova forse la sua più propria chiave di lettura se viene collocata all’inter-
no della messa a fuoco della fondamentale difficoltà di come, nella con-
cezione tommasiana, venga fatta valere la separatezza dell’intelletto per
fondare l’immortalità dell’anima. La critica alla posizione platonica può
colpire per la sua sbrigatività e per il fatto che quello discusso da Pom-
ponazzi non è altro che il ‘Platone di Tommaso’, quando ormai egli po-
teva possedere strumenti di esegesi dei testi platonici ben più ricchi.40
Perrone Compagni ne conclude che Pomponazzi, nel De immortalitate,
non risulta mosso tanto dal desiderio di misurarsi con il Platone storico,
quanto piuttosto dall’esigenza di «preparare il terreno per la demolizione
dell’edificio tomistico: in questa prospettiva, la presentazione semplificata
del platonismo come giustapposizione di anime diverse è funzionale ad
introdurre l’accusa di ‘platonizzare’, che più avanti verrà formulata con-
tro Tommaso».41
Pomponazzi sembra dunque prendere in considerazione il platonismo
quanto gli basta per consolidare la propria ‘tommasiana’ opposizione ver-
so ogni concezione antropologica che non consideri come rigorosamente
ilemorfico il rapporto tra anima intellettiva e corpo. Egli può cosı̀ aderire
sostanzialmente alla linea polemica già di Tommaso, che investe – si badi –
non solo l’interpretazione del rapporto tra anima e corpo ut motor, ma
Cambridge (Mass.), The Mediaeval Academy of America, 1953, pp. 387 sgg.; ivi, § 9,
pp. 422-423, ll. 35-69; ivi, § 18, pp. 438, ll. 41-51; § 36, pp. 480 sgg.
39 Cfr. P. POMPONAZZI , De immortalitate, c. IV, pp. 20-22; ivi, c. VIII, pp. 32-33. Scrive
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COME UNA DONNA DI RARA SAGGEZZA
anche la tesi della pluralità delle forme sostanziali nell’uomo.42 A tal fine,
Pomponazzi rimarca, nel testo del De immortalitate, la bontà della riflessio-
ne che l’Aquinate propone circa la reciproca interferenza tra gli atti delle
diverse facoltà dell’anima umana e il parallelo che Aristotele offre tra la
sussunzione delle anime l’una nell’altra e il modo in cui le figure geome-
triche sono l’una virtualmente contenuta nell’altra.43
Mentre nella critica ad Averroè Tommaso ha potuto dimostrare che
l’intelletto, nell’esercizio della sua attività più propria, non è separato dalle
altre potenze e dal corpo, nei capitoli IV-V viene principalmente difeso
l’esser forma da parte dell’anima umana, aspetto che comporta, come
Pomponazzi ricorderà più avanti, l’impossibilità di definire hoc aliquid nul-
l’altro che il composto stesso di anima e corpo.44 Il professore mantovano
non si stancherà infatti di dire che per potere giustificare filosoficamente
l’immortalità dell’anima umana, ben più coerentemente Platone la con-
siderava non la forma del corpo, ma una sostanza che ne fa uso.45
Queste assunzioni consentono a Pomponazzi di produrre un notevole
effetto dialettico: nella pagina del De immortalitate sembra essere proprio
Tommaso a spalancare la porta a quell’«aristotelismo puramente fisicista»
che secondo Poppi provoca le irrisolvibili tensioni del pensiero pompo-
nazziano. Il Tommaso destruens presente nei primi sei capitoli del De im-
mortalitate appare come il campione della confutazione di ogni forma di
mediatezza tra l’anima intellettiva e il corpo: da quella derivante dalla net-
ta separazione di intelletto e corpo, tipica di Averroè e di Platone, fino a
quella più mitigata, ma pur sempre da rifiutarsi, presente nell’ilemorfismo
‘corretto’ e ‘corrotto’ con la tesi della pluralità delle forme sostanziali. È
seguendo Tommaso, che l’anima umana non può che apparire diretta-
parte Summae et in multis aliis locis impugnatur, et, mea sententia, abunde et manifeste. Si
enim homo non componeretur ex materia et forma, sed ex motore et moto, tunc anima
et corpus non maiorem haberent unitatem quam boves et plaustrum. Multaque alia incom-
moda sequuntur, quae ab eo adducuntur. Ponere autem pluralitatem formarum substantia-
lium in eodem composito, ut asserit secundum membrum, hoc ab Aristotele et a multis Pe-
ripateticis videtur alienum» (P. POMPONAZZI, De immortalitate, c. VI, pp. 24-25).
43 Cfr. ivi, p. 25; su questo aspetto, cfr. anche J. WONDE , Subjekt und Unsterblichkeit,
p. 101.
44 Cfr. P. POMPONAZZI , De immortalitate, c. VIII, p. 39; ivi, c. IX, pp. 51-53. Pomponazzi
c. 7, ff. 64v-65r.
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ANTONIO PETAGINE
KRISTELLER, Two Umpublished Questions, pp. 86-88, 91; P. POMPONAZZI, Corsi inediti dell’inse-
gnamento padovano, II, q. 1, pp. 7-21; ivi, q. 2, pp. 28, 60. Cfr. in merito P.O. KRISTELLER,
Aristotelismo e Sincretismo, p. 7; A.H. DOUGLAS, The Philosophy and Psychology of Pietro Pompo-
nazzi, p. 62; B. MOJSISCH, Einteilung, in P. POMPONAZZI, Abhandlung über die Unsterblichkeit der
Seele, ed. B. Mojsisch, Hamburg, Felix Meiner Verlag, 1990, p. XXXI; J. WONDE, Subjekt und
Unsterblichkeit, p. 95, nota 73; V. PERRONE COMPAGNI, Introduzione a P. POMPONAZZI, Trattato,
pp. LIX-LXVII.
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COME UNA DONNA DI RARA SAGGEZZA
48 Cfr. TOMMASO D’AQUINO, De unit. intell., c. 2, ed. Leonina, p. 302, ll. 93-107.
49 «Cum itaque universaliter reiectus est modus, qui intellectivum et sensitivum in ho-
mine distingui realiter, existimat, reliquum est, ut intellectivum et sensitivum in homine sint
idem» (P. POMPONAZZI, De immortalitate, c. VII, p. 26; la traduzione è quella di Perrone Com-
pagni: ID., Trattato, c. 7, p. 24. Corsivo nostro).
50 Il riferimento a se stesso come ‘pulce’ e a Tommaso come ‘elefante’ è contenuta in
il secondo punto, appare difficile rintracciare in Tommaso l’espressione che Pomponazzi ri-
porta. Tuttavia, il mantovano sembra rendere in modo sostanzialmente corretto il fatto che
secondo Tommaso l’anima sia di per sé immortale, cosı̀ che la morte la coinvolge solo in un
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ANTONIO PETAGINE
certo senso, in quanto cioè investe il corpo, che è la sua materia, ma non può toccarla in se
stessa, in quanto forma. Cfr. J. WONDE, Subjekt und Unsterblichkeit, pp. 104-105; V. PERRONE
COMPAGNI, Introduzione a P. POMPONAZZI, Trattato, pp. XXXV-XXXVI; J.T. EBERL, Pomponazzi
and Aquinas on the Intellective Soul, «The Modern Schoolman», LXXXIII, 2005-2006, pp. 65-
77: 66; TOMMASO D’AQUINO, S. Theol., IIa-IIae, q. 164, a. 1, ad 1-2, in Opera Omnia iussu
Leonis XIII P. M. edita, cit., t. X, cura et studio Fratrum Praed., Roma, Typ. Polyglotta,
1899, pp. 334-335; ID., Q. D. De anima, q. 2, ad 1, ed. Leonina, p. 19, ll. 328-333; ivi,
q. 11, ad 13, p. 103, ll. 352-357; ID., Exp. Super Job ad litt., c. 30, in Opera Omnia iussu Leonis
XIII P. M. edita, t. XXVI, cura et studio Fratruim Praed., Romae ad Sanctae Sabinae,
1965, p. 163, ll. 235-249.
52 P. POMPONAZZI , De immortalitate, c. VIII, p. 30.
dell’Aquinate, il Pomponazzi prende a combatterne alcuni. In altri abbiamo visto ch’ei si ac-
cordassero, come nella immanenza dell’intelletto nell’anima umana, nella sua moltiplica-
zione, e nella medesimezza sostanziale dell’intendimento e del senso. La discrepanza si ridu-
ceva dunque al capo dell’immortalità, ché in quanto all’immaterialità, da prima non eran
molto discosti, benché di poi il dissidio si fosse sempre più fatto maggiore» (F. FIORENTINO,
Pietro Pomponazzi, pp. 164-165).
54 «Tertium dictum est, quod talis anima est vere forma hominis, et non tantum ut mo-
tor. Huic quidem dicto consentio, si ponitur materialis; verumtamen, si ponitur immaterialis,
ut ipse dicit, non videtur esse notum. Oportet enim talem essentiam esse hoc aliquid et per se
stans. Quomodo igitur fieri poterir ut sit actus et perfectio materiae, cum tale, scilicet actus
materiae, sit, non quod est, sed quo aliquid est, ut patet septimo Metaphysicae?» (P. POMPO-
NAZZI , De immortalitate, c. VIII, pp. 38-39).
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COME UNA DONNA DI RARA SAGGEZZA
55 «Quod autem dicitur a quibusdam, distingui per habitudines ad diversas materias, vel,
quod loquitur Aristoteles, per principia individuantia, quae materia possunt appellari, mihi et
ista videntur intricamenta et novae inventiones pro sustentanda positione, et nullo pacto ad
mentem Aristotelis» (ivi, p. 39).
56 Cfr. ivi, p. 40.
57 «Nam, quod ponat, animam intellectivam de novo fieri, istud quidem concedimus;
verum, quod non per generationem, sed per creationem, hoc non videtur sonare dictis Ari-
stotelis, cum numquam de tali creatione fecerit mentionem; immo, si eam posuisset, aperte
peccasset, per fallaciam consequentis, in octavo Physicorum voluit probare, mundum num-
quam incepisse, cum tantum per veram generationem illud ostendat. Quod si praeter gene-
rationem posuisset etiam creationem, suum erat, etiam probare, quod non per creationem.
Quod minime fecit. Quare manifeste peccasset» (ibid.).
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COME UNA DONNA DI RARA SAGGEZZA
61 Cfr. P. POMPONAZZI , De immortalitate, c. VIII, pp. 30-31. Cfr. anche ID., Apologia, II,
c. 3, f. 68r.
62 Possiamo qui notare che, come il Pomponazzi del De immortalitate animae, anche stu-
diosi contemporanei del pensiero psicologico e noetico di Tommaso hanno ritenuto proble-
matico quel procedere tommasiano che sembra pretendere di «parlare dell’anima argomen-
tando dell’intelletto». Cfr. F.X. PUTALLAZ, Le sens de la réflexion chez Thomas d’Aquin, Paris,
Vrin, 1991, pp. 82-83; A. PETAGINE, Aristotelismo difficile. L’intelletto umano nella prospettiva
di Alberto Magno, Tommaso d’Aquino e Sigieri di Brabante, Milano, Vita e Pensiero, 2004,
pp. 170-173, 201-204. La problematicità di una fondazione schiettamente aristotelica delle
tesi psicologiche tommasiane è stata al centro dello studio di E.H. WÉBER, La controverse de
1270 a l’Université de Paris et son retentissement sur la pensée de S. Thomas d’Aquin, Paris, Vrin, 1970.
63 Cfr. P. POMPONAZZI , De immortalitate, c. VIII, p. 31. Cfr. ARISTOTELE, Physica, I, c. 4,
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ANTONIO PETAGINE
possunt, verum appellati sunt rationales in comparatione ad alios maxime bestiales, sicut fer-
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COME UNA DONNA DI RARA SAGGEZZA
tur de mulieribus, quod nulla est sapiens nisi in comparatione ad alias maxime fatuas»
(P. POMPONAZZI, De immortalitate, c. VIII, p. 31).
67 Cfr. ivi, p. 32; ID ., Apologia, II, c. 2, f. 67v.
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COME UNA DONNA DI RARA SAGGEZZA
74 Cfr. TOMMASO D ’AQUINO, Sent. Ethic., l. 3, lect. 2, in Opera Omnia iussu Leonis XIII edita,
cura et studio Fratrum Pread., t. XLVII/1, Roma, Ad Sanctae Sabinae, 1969, p. 122, ll. 48-63.
75 Cfr. P. POMPONAZZI , De immortalitate, c. VIII, p. 42.
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ANTONIO PETAGINE
77 «Cum itaque primus modus ponens intellectivum realiter distingui a sensitivo in mor-
talibus secundum omnes impugnatus sit modus; et secundum ponens quod intellectivum et
sensitivum sunt idem re, et tale est simpliciter immortale et secundum quid mortale sit valde
ambiguus, nec convenire Aristoteli; reliquum est ut ponamus ultimum modum» (P. POMPO-
NAZZI , De immortalitate, c. IX, p. 43, corsivo nostro).
78 È lo stesso Pomponazzi a dirlo: «Et, ut ordinate procedamus, dicemus iuxta illa quin-
que dicta in superiori capitulo» (ibid.). «Reste à examiner – spiega Céard – la dernière solu-
tion – c’est-à-dire la cinquième. Pomponazzi annonce qu’il la considérera selon les cinq ru-
briques déjà utilisées: c’est donc visiblement l’édifice thomiste qu’il va entreprendre de
rebâtir à nouveaux frais» (J. CÉARD, Matérialisme et théorie de l’âme dans la pensée padouane: le
«Traité de l’Immortalité de l’âme» de Pomponazzi, «Revue Philosophique de la France et de l’E-
tranger», CLXXI, 1981, pp. 25-48: 45).
79 Cfr. P. POMPONAZZI , De immortalitate, c. IX, pp. 44-46.
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COME UNA DONNA DI RARA SAGGEZZA
il corpo: il confronto tra Tommaso d’Aquino e Sigieri di Brabante, in Dalla prima alla Seconda Scola-
stica. Paradigmi e percorsi storiografici, a cura di A. Ghisalberti, Bologna, ESD, 2000, pp. 76-119:
111-116; ID., Aristotelismo difficile, pp. 103-104; 174-175.
83 Cfr. TOMMASO D ’AQUINO , S. Theol., I, q. 76, a. 3, corpus, ed. Leonina, p. 221; ID ., De
unitate intell., c. 1, ed. Leonina, p. 296, ll. 469-499. Per i riferimenti testuali al cosiddetto
‘assioma di continuità’ e per una loro analisi, cfr. B. MONTAGNES, L’axiome de continuitè chez
Saint Thomas, «Revue de Sciences Philosophiques et Théologiques», LII, 1968, pp. 201-221.
Che Pomponazzi, richiamando la necessità di considerare la medietà dell’uomo per com-
prendere la natura peculiare dell’anima umana, si servisse di una considerazione già di Tom-
maso, ribaltandone però il risultato, è stato notato da Céard, in J. CÉARD, Matérialisme et theo-
rie de l’âme, p. 45 e da Perrone Compagni, in V. PERRONE COMPAGNI, Introduzione a
P. POMPONAZZI, Trattato, pp. XXXIV, XLVIII-XLIX. Tra i contemporanei di Pomponazzi, Tom-
maso de Vio nel suo Commentario al De anima ancora riponeva la possibilità di dimostrarne
l’immortalità nella congiunzione schiettamente tommasiana di medietà dell’anima umana e di
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ANTONIO PETAGINE
separatezza del suo intelletto. Cfr. TOMMASO DE VIO, Commentaria in De anima Aristotelis, I, 53,
in Scripta Philosophica, vv. I-II, ed. I. Coquelle, Roma, apud Institutum Angelicum, 1938-
1939, p. 47; ivi, III, 122, in Scripta Philosophica, v. III, ed. G. Piccard-G. Pelland, Bruges-Paris,
Desclée de Brower, 1965, p. 74. Analogo riscontro potrebbe essere fatto per un maestro di
Pomponazzi, quale Trapolino, cfr. B. NARDI, Studi su Pietro Pomponazzi, p. 113.
84 Cfr. P. POMPONAZZI , De immortalitate, c. IX, pp. 48-49, 59-60.
86 Cfr. A. POPPI , Saggi sul pensiero inedito di Pietro Pomponazzi, pp. 65-66, 90-92.
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COME UNA DONNA DI RARA SAGGEZZA
87 «Ex quibus modo est silogizanda conclusio principalis intenta, scilicet quod anima hu-
mana simplicter materialis est, et secundum quid immaterialis. Et primo, prosilogismum di-
visivum sic: Humanus intellectus est immaterialis et materialis, ut patet per habita, sed non aequa-
liter de his participat; neque est plus immaterialis quam materialis, ut probatum est in capitulo
precedenti, ergo est magis materialis quam immaterialis; et sic simpliciter erit materialis, et
secundum quid immaterialis» (P. POMPONAZZI, De immortalitate, c. IX, pp. 47-48, corsivo no-
stro). Cfr. in merito, anche J. WONDE, Subjekt und Unsterblichkeit, p. 110.
88 «Si intellectus esset pura forma materialis, cum omnium formarum materialium est
perceptivus, impediretur ab earum cognitione. At ipsum esse imaterialem probatum est, licet
non simpliciter immaterialis sit» (P. POMPONAZZI, De immortalitate, c. X, p. 65).
89 Cfr. ivi, c. X, p. 69; ARISTOTELE , Metaph., II, 1, ed. Bekker, 993b9-11. Il riferimento
all’immagine aristotelica della nottola per rendere l’idea della medietà dell’anima umana
viene ripresentato anche nell’Apologia. Cfr. P. POMPONAZZI, Apologia, I, c. 6, f. 64v.
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ANTONIO PETAGINE
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COME UNA DONNA DI RARA SAGGEZZA
sima anima di cui fanno parte le facoltà sensibili. Ciò però non toglie che l’intelletto ‘parte-
cipi’ dell’immortalità e di ciò che eterno e divino. La partecipazione può infatti essere rico-
nosciuta per il fatto che un certo ente e le sue operazioni possiedano una reale analogia con
ciò che è proprio degli enti di ordine superiore. Cfr. P. POMPONAZZI, De immortalitate, c. XII,
pp. 73-75.
93 Cfr. ivi, c. IX, p. 53; ivi, c. XII, p. 75. In questa direzione, vedi anche la distinzione
tra intelletto in quanto intelletto e intelletto in quanto umano, ivi, c. IX, pp. 55-56.
94 Cfr. ivi, c. XIV, pp. 89-94.
95 Cfr. in questa direzione, F. GRAIFF , Aspetti del pensiero di Pietro Pomponazzi nelle opere e
nei corsi del periodo bolognese, «Annali dell’Istituto di Filosofia», I, 1979, pp. 69-130: 89-91;
P.O. KRISTELLER, Aristotelismo e Sincretismo, pp. 16-17; L. BIANCHI, Studi sull’Aristotelismo
del Rinascimento, pp. 41-99. La difficoltà richiamata da questi autori risulta apparente, o co-
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ANTONIO PETAGINE
98 Cfr. P. P OMPONAZZI , De immortalitate, c. IX, pp. 56-57. Cfr. anche I D., Apologia, I,
100 Cfr. TOMMASO D ’A QUINO, S. c. G., II, c. 55, ed. Leonina, pp. 391-392; ivi, c. 79,
p. 498; ID., S. Theol., I, q. 75, a. 6, corpus, ed. Leonina, p. 204; ID., Q. D. De an., q. 14, sol.,
ed. Bazán, p. 127, ll. 247-256; ID., Q. D. De immort. an., solutio, ed. L.A. Kennedy, p. 215.
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COME UNA DONNA DI RARA SAGGEZZA
era già di Scoto: G. DUNS SCOTO, In IV Sent., d. 43, q. 2, 30, in Opera Omnia, iuxta ed.
Waddingi XII Tomos continentem a patribus franciscanis de observantia accurata recognita,
t. XX, Paris, Vivès, 1894, pp. 57-58.
102 P. POMPONAZZI , De immortalitate, c. X, pp. 68-69.
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ANTONIO PETAGINE
quod ibi [divus Thomas] videtur innuere hanc nostram opinionem, scilicet quod Aristoteles
senserit animam humanam non vere esse intelligentem, sed solum habere quandam partici-
pationem intellectus, quare et improprie immortalis» (P. POMPONAZZI, De immortalitate, c. IX,
p. 62).
106 Cfr. F.X. PUTALLAZ – R. IMBACH , Professione filosofo. Sigieri di Brabante [tit. orig. Pro-
fession: philosophe: Siger de Brabant, Paris, 1997], tr. it. di A. Tombolini, Milano, Jaca Book,
1998, p. 125.
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COME UNA DONNA DI RARA SAGGEZZA
107 Cfr. P. POMPONAZZI , De immortalitate, c. VIII, p. 30; P.O. KRISTELLER , Two Umpublis-
hed Questions, pp. 95, 100; P. POMPONAZZI, Corsi inediti, q. II, ed. Poppi, p. 56; SIGIERI DI
BRABANTE, De an. intell., c. 3, pp. 83-84. Tanto per Sigieri, quanto per Pomponazzi, un caso
evidentemente di principio filosofico la cui adeguata applicazione in materia psicologica
viene compromessa da preoccupazioni di fede è l’interscambiabilità di generabile e incorrut-
tibile, per come Aristotele la pone nel De coelo. Cfr. ARISTOTELE, De coelo, I, c. 12, ed. Bek-
ker, 282a30-b1; SIGIERI DI BRABANTE, Q. in Metaph., l. 3, comm., rep. M, in W. DUNPHY,
Siger de Brabant. Quaestiones in Metaphysicam. Edition revue de la reportation de Munich.
Texte inédit de la reportation de Vienne, Louvain-la-Neuve, Inst. Sup. de Philos., 1981,
p. 132, ll. 81-88; P. POMPONAZZI, De immortalitate, c. VIII, p. 41.
108 Innanzitutto, entrambi accusano Tommaso di considerare l’anima umana come un
principio di animazione materiale, da cui pur tuttavia scaturirebbe un’operazione più astratta
del principio stesso che l’origina. Cfr. P. POMPONAZZI, De immortalitate, c. IX, pp. 38-39; P.O.
KRISTELLER , Two Umpublished Questions, p. 96; SIGIERI DI BRABANTE , Quaest. in III De an.,
q. 4, in SIGER DE BRABANT, Quaestiones in tertium de anima, De anima intellectiva, De aeternitate
mundi, ed. B.C. Bazán, Louvain-Paris, Publications Universitaires - B. Nauwelaerts, 1972,
p. 15; ID., De an. intell. c. 3, ed. B.C. Bazán, pp. 82-83. Inoltre, a livello esegetico, tutti e
due hanno segnalato la medesima assenza di un qualunque discorso sull’anima separata lad-
dove, nella Metafisica, Aristotele avrebbe potuto e dovuto parlarne, se ci avesse creduto. Cfr.
P. POMPONAZZI, De immortalitate, c. IV, p. 14; ivi, c. IX, p. 61; SIGIERI DI BRABANTE, De an.
intell., c. 6, ed. B.C. Bazán, p. 100.
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109 Per un quadro sintetico delle prospettive storiografiche su Sigieri possiamo rinviare
a R. IMBACH – F.X. PUTALLAZ, Professione filosofo, pp. 11-18 e al nostro Aristotelismo difficile,
pp. 111-116; quanto a Pomponazzi, cfr. in particolare M. PINE, Pietro Pomponazzi: Radical
Philosopher of the Renaissance, pp. 3-39.
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