Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
141
7 Per la composizione sociale dell’esercito ed, in generale, per la grande operazione pro
pagandistica promossa dalla classe dirigente attraverso l’UlTicio P., v. pierò m elograni,
Storia politica della grande guerra 1915-1918, Bari Laterza, 1969, passim.
8 Cfr. A. tasca , Nascita e avvento..., cit., passim e gaetano arfe ’, Storia del socia
lismo italiano (1892-1926), Torino, Einaudi, 1965, p. 274.
9 Per le vicende dell’Anmig e in generale del combattentismo nazionale v. G. sabbatuc -
c i , I combattenti..., cit., passim.
10 Sulle dimensioni dell’apporto umanitario del Psi v. p. m elograni, Storia politica...,
cit., pp. 271 e segg.; per l’intervento di alcune amministrazioni socialiste in centri maggiori e
minori v. nazario sauro onofri, La grande guerra nella città rossa, Milano, Edizioni
del Gallo, 1966, passim; paolo spriano , Storia di Torino operaia e socialista. Da De
Amicis a Gramsci, Torino, Einaudi, 1972, p. 311 e segg.; e ernesto ragionieri , Un co
mune socialista: Sesto Fiorentino, Roma, Editori Riuniti, 1976:, p. 189 e segg.. Fra le numerose
8 Gianni Isola
iniziative autonome di importanti figure del socialismo di allora, merita ricordare, per la
prosecuzione che essa ebbe nella Lega proletaria, quella del deputato e medico Fabrizio Maffì,
che aveva aperto nel suo ambulatorio vercellese un centro di assistenza medico-legale per
mutilati e feriti di guerra completamente gratuito, espletando ben 790 pratiche (cfr. « Avanti! »,
26 febbraio 1919).
11 Cfr. I l « M a n ife s to al p a e s e » d e ll’A n m ig , pubblicato in appendice di G. sabbatucci ,
I c o m b a tte n ti..., cit., pp. 385-9, che preluse alla costituzione dell’Anc.
12 Una riunione preparatoria si era tenuta già nell’ottobre 1918 nello studio legale di Cesare
Seassaro, con la partecipazione di Amilcare Locatelli (il famoso «Travet rosso» della rubrica
P ro b le m i d e lla sm o b ilita z io n e sull’« Avanti! »), dei deputati Fabrizio Malli e Francesco Beltrami,
di Giuseppe Palmiotta, ferito e reduce di guerra, e del « terribile » Mezzadri, un non meglio
identificato mutilato del lavoro in rappresentanza della federazione provinciale del Psi; durante
questa riunione fu probabilmente preparata la bozza del manifesto-programma pubblicato col
titolo L a c o s titu z io n e d e ll’A s s o c ia z io n e so c ia lista fr a m u tila ti, in v a lid i e re d u c i d i g u erra , in « Avan
ti », 12 novembre 1918 [cfr. il travet rosso (Amilcare Locatelli), C o m e si fo n d ò , c o m e v iv e e
co sa v u o le la L eg a p ro le ta ria fra m u tila ti e re d u c i d i g u erra, in «Avanti! », 20 dicembre 1919,
ripubblicato poi integralmente in « Spartacus », 2 (1920), n.l.]
13 Cfr. A. tasca , N a s c ita e a v v e n to ..., cit-, p. 158.
Socialismo e combattentismo 9
tici di sinistra, dai cattolici pacifisti agli stessi socialisti, un coacervo di forze poli
tiche e sociali diverse - la collaborazione con i protagonisti del « maggio radioso »
senza rimettere in discussione la ferma opposizione alla guerra, privando il par
tito della possibilità di raccogliere quel consenso e quella simpatia suscitati fra i
principali protagonisti del conflitto mondiale? Consenso e simpatia i cui risultati
furono esaltati dal successo elettorale dei due partiti antibellicisti nel novembre
1919 da un lato e dall’altro dal contemporaneo fallimento delle liste autonome dei
reduci e di quanti in generale si richiamarono all’ideologia di guerra. L’unità del
la compagine combattentistica era sin dalle origini stesse un obiettivo ben diffi
cile da raggiungere: si sarebbe potuta concretizzare teoricamente solo a livello
sindacale e assistenziale, ma mai a livello politico, piano che sin dall’inizio si era
rivelato come la sostanza stessa della questione del reduce. Se rottura e contrap
posizione vi fu da parte del movimento operaio non riguardò mai il movimento
combattentistico nel suo insieme, quanto quelle minoranze di esso raccolte nelle
associazioni d’arma, come la Federazione arditi d’Italia o l’Associazione volonta
ri di guerra, che, non a caso, avrebbero fornito i primi e i più turbolenti elementi
dello squadrismo fascista. Ci si oppose, è vero, all’esaltazione dei miti di guerra,
ma i militanti operai dimostrarono grande rispetto per chi si era comportato va
lorosamente al fronte, ed anzi molti di essi portavano con orgoglio le loro deco
razioni, non rinnegando un passato, che nessuno all’interno del partito, chiese
mai loro di rinnegare.
Una conferma indiretta della fluidità delle posizioni fra combattenti proletari e
nazionali, per lo meno per tutto il 1919, proviene dai termini stessi con cui si svol
se la campagna propagandistica delle due organizzazioni, punteggiata dal passag
gio di sezioni dall’uria all’altra delle concorrenti, ma soprattutto dai ripetuti
tentativi di fusione proposti al vertice ed abortiti anche per reazione alla poli
tica discriminatrice messa in atto dalle autorità militari contro i reduci socia
listi 14*17.
La doppia anima di tutto il movimento combattentistico - il perenne contrasto
fra le funzioni assistenziali proprie dell’organizzazione e le prospettive politiche
che il movimento di massa portava in sè sino dalla fondazione - all’interno della
Lega proletaria si materializzò nella continua contrapposizione fra riformisti
(gruppi cioè tesi a privilegiare l’azione rivendicativa più immediata di ispirazione
confederale) e massimalisti-rivoluzionari (quanti tendevano cioè ad accentuare il
ruolo propagandistico e organizzativo della Lega e dei reduci verso obiettivi più
squisitamente politici a fianco del partito); un contrasto che, d ’altro canto, ripete
va l’eterna contrapposizione fra le due contrastanti tendenze del movimento ope
raio e del Psi in particolare. Meno incisivo il ruolo di anarchici e sindacalisti
rivoluzionari, le altre due formazioni politiche presenti nella compagine organiz
zativa della Lega, perlomeno al vertice, mentre la loro presenza in sede locale
14 Assai spesso la costituzione della sezione combattentistica era preceduta dal contraddit
torio pubblico fra i propagandisti proletari e nazionali: fra gli scontri polemici più significativi
riportati dalla stampa socialista, ricorderò, a titolo di esempio, quello di Busto Arsizio, dove
sono presenti da un lato Pallante Rugginenti per la Lega e Carlo Azimonti per la Cgdl, dal
l’altro Dante Ballarati, uno dei maggiori esponenti repubblicani dell’Anmig, che si concluse
con la fondazione della sezione della Lega (cfr. «Avanti! », 23 e 24 gennaio 1919). Nonostante
ciò fu proprio in sede locale che si dovettero lamentare casi lampanti di vessazioni a danno
dei reduci proletari, di cui il Gps si fece portavoce alla Camera (v. ACS, Min. Int., Dir. gen.
P.S., Div. AA GG e R, Conflagrazione europea, b. 19-21, 9/2, fase. Caserta ed anche «Avanti! »,
17 marzo 1919, solo per citare alcuni esempi). Sui contatti in previsione di una eventuale fu
sione cfr. c. sabbatucci, I combattenti..., cit., pp. 81 e segg.
10 Gianni Isola
15 La Anc stessa, dopo il II Congresso nazionale (Napoli, agosto 1920), accantonata per i
contrasti interni la prospettiva della creazione del Partito politico del Rinnovamento sulla base
della propria intelaiatura organizzativa, ridusse progressivamente la propria azione alle fun
zioni puramente assistenziali sino ad entrare nell’orbita del nascente regime (cfr. G. sabba-
t u c c i , I combattenti..., cit., pp. 343 e segg.).
16 II testo conclusivo ripeteva i termini già pubblicizzati in Gli ufficiali e la Lega, in
«A vanti!», 18 maggio 1919.
17 Cfr. r . grieco, Il movimento dell’Italia..., cit. p. 58.
Socialismo e combattentismo 11
18 L’Ufficio centrale ebbe sede a Roma dopo il Congresso, ma aveva già cominciato a fun
zionare a Milano sino dal dicembre 1918, sulla falsariga dell’attività già espletata da Maffi in
questo campo; nel primo mese di attività aveva risolto 121 pratiche di cui; pratiche per assi
stenza 3; domande di pensione 28; indennità di convalescenza 19; indennità di guerra 11; ricor
si al Ministero 18; ricorsi alle sezioni miste 17 (cfr. L’opera della Lega nazionale proletaria
Ira mutilati, invalidi, feriti e reduci di guerra, in «A vanti!», 22 gennaio 1919).
19 Per lo svolgimento dei lavori del congresso v. Primo congresso nazionale della Lega pro
letaria mutilati e reduci di guerra, in «A vanti!» 1° luglio 1919; Jl congresso della Lega pro
letaria fissa i termini precisi della sua costituzione, ibid., 4 luglio 1919.
20 II primo numero di « Spartacus », periodico a cadenza quindicinale, fu pubblicato a
Milano il 7 dicembre 1919 e immediatamente ritirato per ordine della Questura; identica sorte
subì il n. 2 (31 dicembre 1919). Solo col n. 1 del 1920 la sua pubblicazione fu consentita (15
gennaio 1920); il periodico continuò sino al maggio 1921 per un totale di 25 numeri.
21 Per una ampia cronaca del contemporaneo I Congresso dell’Anc v. G. s a b b a t u c c i , I
combattenti..., cit., pp. 98-119, che tuttavia minimizza il significato di certi scontri polemici.
Un ulteriore dimostrazione della parzialità delle autorità si ebbe in occasione di questi due
congressi; mentre agli ufficiali ancora in servizio venne concesso un regolare certificato di
viaggio col conseguente pagamento dell’indennità di trasferta ed ai partecipanti uno sconto del
75 per cento delle spese di viaggio per il congresso dell’Anc, la Lega proletaria non ottenne
alcuna riduzione e dovette lamentare l’assenza di 60 sezioni per un totale di 25.000 iscritti per
« ragioni finanziarie ».
22 Per uno studio complessivo del fenomeno è ancor’oggi necessario ricorrere a A l b e r t o
c a r a c c i o l o , L’occupazione della terra in Italia, Roma s.d. (ma 1950), pp. 27 e segg., i cui
risultati sono stati completati da R o b e r t o v i v a r e l l i , Il dopoguerra in Italia e l’avvento
del fascismo (1918-1922), v.l: Dalla fine della guerra all’impresa di Fiume, Napoli, ESI, 1967,
pp. 418-25, con lo spoglio dei documenti dell’Acs; per aspetti regionali del fenomeno v. in
particolare s i m o n a c o l a r i z i , Dopoguerra e fascismo in Puglia (1919-1926), Bari; Laterza,
1971, pp. 50-61; A l b e r t o c a r a c c i o l o , Il movimento contadino nel Lazio (1870-1922),
Roma, Rinascita, 1952, pp. 147-208; E n z o m i s e f a r i , Le lotte contadine in Calabria nel periodo
1918-1922, Milano, Jaca Book, 1972, pp. 159-74.
12 Gianni Isola
29 Disponiamo di due diverse fonti per la conoscenza dell’andamento dei lavori del Consi
glio nazionale: 1’« Avanti! », che ne pubblicò una succinta cronaca il 15 e il 18 dicembre 1919
e il Resoconto stenografico, pubblicato in più riprese su « Spartacus » nei numeri 2-3-5-6, ma
mancante di una ultima parte. Vi sono però fra le due alcune significative discordanze: il quo
tidiano socialista ricorda la presenza di Serrati, mentre il bollettino della Lega non ne men
ziona l’intervento; al contrario la presenza di Francesco Misiano, autore di un lungo discorso,
denso dei ricordi del combattente spartachista e di indicazioni politiche sui compiti meridiona
listici della Lega, è completamente ignorata dall’« Avanti! », come pure qualsiasi cenno alle pa
role di Bombacci e al lungo dibattito sulla questione dell’« esercito rosso ». Omissione, que-
st’ultima, difficilmente imputabile al carattere di segretezza che avrebbe circondato il pro
gramma di organizzazione armata del Psi, se solo due mesi dopo « Spartacus » poteva docu
mentarne analiticamente le fasi sulla base del resoconto accennato.
30 Cfr. Resoconto stenografico, cit., n. 3.
31 Cfr. Resoconto stenografico, cit., n. 5.
32 Fra gli interventi più decisamente a favore dell’indirizzo meridionalistico, quello di
Arturo Velia aveva proposto di fare delle sezioni della Lega, « piccole oasi - cosi le aveva
definite - in mezzo a un deserto di organizzazione » il centro di aggregazione di « tutte le
forze proletarie » del Mezzogiorno per appoggiare il movimento rivoluzionario promosso dalla
classe operaia settentrionale; quello di Corrado Graziadei, delegato di Terra di Lavoro, aveva
sottolineato il ruolo educativo della Lega nei confronti delle masse contadine in quelle regioni
dove « il Psi è ancora incompreso. Molti equivoci ci sono, molti ostacoli si frappongono al
nostro movimento e li supereremo, ma il nostro movimento è il più adatto alla psicologia, ai
bisogni del nostro Mezzogiorno... poiché là il contadino non ha la concezione della grande
situazione storica in cui si dibatte il paese... nel Mezzogiorno occorre aver una tattica molto
delicata è molto riguardosa; noi dobbiamo sul terreno penetrare prima con una concezione ge
nerale dei bisogni dei reduci, col processo alla guerra che diventa processo al capitalismo,
che diventa socialismo » (cfr. Resoconto stenografico, cit., n. 5).
14 Gianni Isola
sulla costituzione dei consigli contadini che sono ancora più disciplinati delle leghe ope
raie. La Lega proletaria deve spianare la via a questa costituzione perché i contadini
sono ormai avvezzi ad un metodo di lavoro collettivo disciplinato comunalmente »33.
Il richiamo alla problematica gramsciana dei consigli non era la superficiale ri
petizione di uno degli argomenti centrali del dibattito teorico e politico in corso
nel movimento operaio, ma l’indice della appropriazione da parte di Seassaro - che
dell’« Ordine nuovo » era l’esperto militare con lo pseudonimo di Caesar - dei
risultati dell’analisi promossa dalia rivista torinese sul nesso reduci-contadini, già
esplicitati in un lungo contributo di Andrea Viglongo 34*e da successive indicazio
ni di Tasca in particolare33. Pur riflettendo una fase di studio ancora arretrata
sia della problematica dei consigli in generale che della questione del reduce in
particolare, che ancora non si distaccava dalla generale azione del Psi, questi
obiettivi sembravano proporre alla Lega ed ai reduci della sinistra un preciso e
fondamentale compito rivoluzionario, quale l’apertura del programma agrario
dei consigli alla « fame di terra » dei contadini poveri, per schiudere alla propa
ganda « soviettista » nuovi orizzonti ed avvicinare sulla base di bisogni reali vasti
strati di contadini non proletari alla lotta del proletariato urbano, saldando in tal
modo « le due ali dell’esercito rivoluzionario », identificate da un lato negli « ope
rai dell’industria e dell’agricoltura industrializzata », dall’altro nei « contadini
poveri » 36. L’astrattezza e la meccanicità nel trasferire « paradigmi consiliari »
dalla fabbrica al villaggio, sottolineata da Spriano37, non avrebbe dato « alcuna
soluzione pratica di grande rilievo», come ha notato Togliatti38: tuttavia il valore
storico di questa apertura alle masse non operaie e alle loro esigenze, per inqua
drarle nella lotta per l’edificazione della società socialista, non come oggetti pas
sivi, ma come una delle « due energie della rivoluzione proletaria » per cui « il comu
niSmo rappresenta una necessità esistenziale » 39, fu quello di approfittare dell’occa
sione per iniziare il processo di analisi e di critica alla tradizionale impostazione
socialista della questione agraria e del nesso rivoluzionario operai-contadini, sulla
cui base il futuro partito comunista avrebbe basato la sua azione nelle campa
gne 40. La Lega sino a quel momento difatti, in omaggio al principio di collabo-
33 Ibid.
34 Cfr. a n d r e a v i g l o n g o , Verso nuove istituzioni, in « L ’Ordine nuovo», 1919, n. 16,
p. 125. Nel quadro dell’organizzazione sempre più ampia e articolata di tutti i lavoratori alla
luce di un nuovo concetto di democrazia, Viglongo assegnava alla Lega proletaria il ruolo di
veicolo propagandistico per la costituzione dei consigli dei contadini nelle campagne, non
solo per ragioni di concorrenza diretta all’azione agraria delle associazioni nazionali, ma anche
e soprattutto in ragione della non omogeneità sociale e professionale.
33 Indice del profondo interesse della rivista torinese al problema dei reduci e forse della
presenza di un dibattito interno, Tasca era intervenuto una prima volta con Un programma di
lavoro, in « L’Ordine nuovo », 1919, n. 4, tornando a sottolineare il compito della costituzione
dei consigli contadini; la seconda volta, in aperta polemica con Nitti, aveva ribadito la volontà
del Psi di mobilitare le masse sulla questione dell'antibellicismo per colpire a fondo la società
e lo stato borghese [cfr. a n g e l o t a s c a ] , I reduci di guerra, in « L ’Ordine nuovo», 1919, n.
27; non firmato è attribuito a Tasca da La cultura italiana dal '900 attraverso le riviste, v. 6,
« L’Ordine nuovo», a cura di p a o l o s p r i a n o , Torino, Einaudi, 1963, p. 631).
36 Per l’elaborazione e lo sviluppo del nesso operai-contadini nel pensiero gramsciano v.
L e o n a r d o p a g g i , Antonio Gramsci e il moderno principe, v. 1, Nella crisi del socialismo
italiano, Roma, Editori Riuniti 1970, pp. 286 e segg.
37 Cfr. p a o l o s p r i a n o , L’Ordine nuovo e i consigli di fabbrica, Torino, Einaudi, 1971, p. 73.
38 Cfr. p a l m i r o t o g l i a t t i , Il leninismo nel pensiero e nell’azione di Antonio Gramsci
in Studi gramsciani, Atti del convegno tenuto a Roma nei giorni 11-13 gennaio 1958, Roma, Editori
Riuniti, 1958, p. 28.
39 Cfr. An t o n i o g r a m s c i , Operai e contadini, in « L’Ordine nuovo », 1919, n. 12,
ora in ID., L’Ordine nuovo, cit., p. 25: anche in questo fondamentale articolo Gramsci tornava
a sottolineare il valore dell’esperienza collettiva dei quattro anni di guerra per l’evoluzione e
l’emancipazione degli strati popolari arretrati.
40 Sulla questione mi permetto di rimandare a g i a n n i i s o l a , Il Partito comunista d’Ita-
Socialismo e combattentismo 15
razione con le istituzioni del proletariato, non si era espressa sul tema centrale
della terra ai contadini, sulla richiesta cioè di attuazione del più celebre slogan
propagandistico elaborato nel corso della guerra per sostenere il morale delle
truppe al fronte, che tanto aveva inciso sulle speranze e sulle coscienze dei com
battenti41: l’elaborazione di un programma agricolo per i reduci e per il control
lo delle istituzioni governative proposte alla soluzione dell’atavica questione era
stato demandato in toto alla Federazione nazionale lavoratori della Terra, che anco
rata al dogma ventennale della socializzazione della terra aveva respinto per bocca
di uno dei suoi massimi dirigenti i progetti e i metodi di riforma del latifondo, av
viati attraverso l’Opera nazionale combattenti, giudicandoli non solo inadeguati a
favorire il fattivo reinserimento del reduce contadino, ma anche pericolosi perché
creatori di una nuova, numerosa categoria di piccoli proprietari, privilegiati perché
combattenti rispetto a tutti gli altri lavoratori42.
La proposta di Seassaro, appoggiata e, forse, promossa dal Psi, non sembra però
aver avuto alcun seguito pratico né sul piano dell’organizzazione dei contadini, né
su quello della preparazione dell’inquadramento militare di reduci e militanti; il
succedersi degli avvenimenti in campo politico nazionale e l’inasprirsi dello scon
tro ideologico interno al movimento operaio italiano, che già si stava trasferendo
in sede politica e organizzativa preannunciando i termini dell’ormai prossima scis
sione di Livorno, frenarono questo processo di radicamento che tanto successo
aveva riscosso all’inizio. Si può anzi affermare che da questo momento ebbe inizio
la parabola discendente della Lega proletaria, minata dalla crisi interna e soprat
tutto dal contemporaneo dissolversi del mito del combattente, che avrebbe sempre
più diminuito lo spazio politico a disposizione di tutto il movimento combatten
tistico e di quello nazionale in particolare nelle sue componenti democratiche. Ve
nendo lentamente a scomparire le ragioni del duro antagonismo iniziale e trovan-
Questo cambiamento di rotta si trasmise sia all’attività quotidiana sia alla stampa
della Lega, sempre più indirizzata a sottolineare i successi assistenziali dell’Ufficio
medico-legale e dei vertici della Lega47; la netta chiusura verso qualsiasi problemati
ca di carattere politico, da quella della costituzione dell’esercito rosso alla necessità
di rispondere alla dilagante offensiva fascista, da parte della nuova direzione si
manifestò in tutta la sua ampiezza nel corso di un lungo dibattito su « Sparta-
cus » fra lo stesso Pilati e Giuseppe Pianezza, un mutilato torinese che avrebbe
di lì a poco aderito al Pcd’I. Questa polemica, dilungatasi dal dicembre 1920
al marzo 19214S, dà la misura del contrasto definitivamente apertosi a livello
ideologico e di partito fra socialisti e comunisti, che si trasmise nella Lega ad
dirittura con un certo anticipo rispetto a Livorno: la fedeltà all’Internazionale
comunista fu il principio attorno a cui le correnti rivoluzionarie, che andavano
preparando la costituzione del Pcd’I, raccolsero la adesione di numerose sezioni
della Lega49. All’impronta scissionistica di questo moto centrifugo, Pilati e il
comitato centrale cercarono di contrapporre, come espediente tattico, la ripropo
sizione della « autonomia della Lega - organo classista dei reduci di guerra -
da ogni partito politico e da qualsiasi aggruppamento sindacale » 50: un espe
diente tattico appunto in attesa che i termini della scissione comunista si pre
cisassero nei loro contorni reali, un espediente che lo stesso Pilati disattese fra
le quinte del congresso di Livorno51.
Fu solo però un breve periodo di tregua, necessario anche per riprendere a pie
no l’attività dopo una serie di attacchi fascisti che portarono alla distruzione del
la tipografia di « Spartacus » e alla distruzione degli archivi52; in questo breve
lasso di tempo il Pcd’I, abbandonato il carattere interlocutorio e difensivo di
indifferenziata apoliticità per i reduci e rafforzati all’interno della Lega i gruppi
questo primo CC era stato eletto segretario generale Gaetano Pilati, che poi avrebbe presentato
le dimissioni per presentarsi candidato alle politiche del 16 novembre 1919.
47 Oltre a numerose corrispondenze sull’attività assistenziale in sede locale « Spartacus »
si preoccupò di sottolineare il peso della presenza di Pilati e Barile a nome della Lega pro
letaria nella Commissione governativa di studio per promuovere un « primo » aumento delle
pensioni a mutilati e invalidi (cfr. «Spartacus» 1920, n. 13 che pubblica la tabella completa
degli aumenti ottenuti e i numeri successivi con i commenti in merito).
48 Iniziata con un intervento di g a e t a n o p i l a t i , In merito di programma, in « Spar
tacus », 1920, n. 11, la polemica si concluse con la dura lettera di G i u s e p p e p i a n e z z a ,
Risposta a G.P., (Gaetano Pilati), ibid., 1921, n. 4, senza peraltro che nessuna delle due
parti riuscissero, nell’acceso clima di scontro del momento, a comporre le rispettive diver
genze, giungendo anzi ad attacchi ed invettive di carattere personale.
49 II processo venne significativamente aperto dalla sezione torinese della Lega con un
odg pubblicato in « L’Ordine nuovo », 6 gennaio 1921 e suscitò l’immediata reazione della
Giunta esecutiva del CC, che ne condannò duramente il pronunciamento. Ma a pochi giorni
di distanza, l’esempio torinese venne seguito dalle sezioni di Carmagnola, di Settimo Torinese,
di Cornigliano Ligure, di Pisa, di Ciriè, di Grugliasco e di Vignale Monferrato, come la
rubrica Vita di classe del quotidiano comunista si preoccupò di segnalare. Dato che tutte le
sezioni menzionate, se si eccettua forse Pisa, appartengono alla tradizionale area di diffusione
dell’« Ordine nuovo », mi riprometto, nella prosecuzione della ricerca, di valutare le eventuali
dimensioni nazionali del fenomeno attraverso lo spoglio di tutta la stampa comunista.
50 Cfr. Il Comitato centrale sostiene la necessità dell’autonomia della Lega proletaria, in
«Spartacus», 1921, n. 2.
51 Pilati stesso, con una buona dose di leggerezza avrebbe in seguito ammesso di essersi
adoperato al Congresso di Livorno per mantenere al Psi il controllo della Lega; come ricono
scimento per l’azione svolta, Pilati, su proposta di Serrati stesso, era stato eletto nella Direzione
del Psi proprio nella sua qualità di segretario politico della Lega (cfr. g a e t a n o p i l a t i -
R a f f a e l e b a r i l e , Relazione morale al Consiglio nazionale, in «Spartacus», 1921, n. 4).
Ciò provocò un inasprimento della campagna di stampa promossa dal Pcd’I contro Pilati, tanto
da costringere il mutilato fiorentino a presentare le sue dimissioni da segretario politico della
Lega.
18 Gianni Isola
denza avuti nelle precedenti elezioni5S, il Psi decise di passare all’offensiva per
contrastare la dilagante influenza dei gruppi comunisti nella Lega e dette inizio
anch’esso a gruppi su base di partito, dichiarando apertamente i fini anticomuni
sti dell’operazione5859. L’iniziativa socialista non ebbe però alcun seguito, perché
nel frattempo l’attacco fascista alle organizzazioni proletarie si era esteso e si
era fatto più violento, tanto da rendere necessario il rinvio a settembre del con
gresso nazionale previsto per luglio, per permettere alle federazioni più colpite -
Ferrara, Rovigo, Modena, Reggio Emilia, Bologna, Firenze, Perugia e soprattutto
Torino - di riorganizzarsi adeguatamente60.
La risposta popolare alla recrudescenza della violenza fascista fu simboleggiata
dalla costituzione degli Arditi del popolo, che nel luglio-agosto 1921 videro ac
correre nelle loro file numerosi reduci, provenienti sia dall’Anc che dalla Lega
proletaria61; in alcune zone, e segnatamente in Piemonte e in Liguria, la Lega
e le sue sezioni fornirono qualcosa di più dell’« appoggio » di cui parla Spriano,
giungendo in alcuni casi ad identificarsi sul piano organizzativo con quella che
è stata definita « la grande occasione mancata dell’antifascismo militante prima
della marcia su Roma » 62. La decisa opposizione del Pcd’I prima e del Psi poi
agli Arditi del popolo impedirono alla Lega di approfittare del successo dell’ap
parizione delle squadre armate per sviluppare i temi più volte dibattuti della
costituzione dell’esercito rosso: in particolare ai reduci comunisti non rimase che
confidare nell’esito favorevole dell’imminente congresso nazionale per spingere
tutta l’organizzazione verso la lotta armata contro la crescente reazione fascista.
Per coordinare l’azione dei gruppi e delle sezioni comuniste della Lega il Cccp
aveva rielaborato il precedente programma, articolandolo in otto punti; su que
sta base i comunisti ottennero l’adesione di numerose sezioni di centri importanti
come Savona, Roma, Genova, Firenze, Napoli, Novara, oltre a quella scontata
di Torino. Nel frattempo nel Cccp Angelo Tasca aveva sostituito Grieco, trasfe
ritosi da Milano a Roma assieme al vertice del Pcd’I; ma cambiamenti più si
gnificativi si erano verificati all’interno del CC fiorentino con le dimissioni prima
di Carlo Santini, il comunista direttore di « Spartacus », che di fatto privarono
la Lega del suo organo ufficiale, e poi di Pilati, che come membro della direzione
del Psi aveva preferito abbandonare il proprio posto di segretario politico piutto
sto che offrire all’opposizione comunista uno dei preferiti obiettivi polemici63.
58 Dei numerosi iscritti alla Lega candidati per il Pcd'I, il solo Ersilio Ambrogi venne
eletto; al contrario per i socialisti passarono Aitino, Beltrami, Bosi, Lollini, Matti, Malatesta,
Matteotti, Mingrino, Pagella, Picelli, Pieraccini, Quaglino, Francesco Rossi, Smorti e Zaniboni,
che insieme ricostituirono il Gps ex combattenti, già formatosi nella legislatura precedente (Per
la composizione di questo primo gruppo v. « Avanti! », 23 novembre 1920), sull’esempio del
gruppo parlamentare di Rinnovamento.
59 cfr. Gruppi socialisti nella Lega proletaria mutilati e reduci di guerra, in « Avanti! »,
9 giugno 1921.
60 Per il comunicato ufficiale del rinvio del congresso v. Il Congresso della Lega proleta
ria rinviato; in « l ’Ordine nuovo», 4 giugno 1921.
61 Sulla matrice combattentistica del movimento degli Arditi del popolo v. F e r d i n a n d o
c o r d o v a , Arditi e legionari dannunziani, Padova, Marsilio, 1969, pp. 101 e segg. e G. s a b -
b a t u c c i , I combattenti, cit. pp. 356-7: ambedue dimenticano la presenza della Lega prole
taria.
62 v. p a o l o s p r i a n o , Storia del Partito comunista italiano, voi. I. Da Bordiga a Gramsci,
Torino, Einaudi, 1967, pp. 139-51, che è il più valido contributo ad una analisi storica del
fenomeno ed anche ID., Gramsci, il fascismo e gli arditi del popolo, in Prassi rivoluzionaria
e storicismo in Gramsci, in « Critica marxista » Quaderni n. 3, 1967, pp. 181 e segg., in cui
l’autore analizza l’atteggiamento - e le successive mutazioni di esso - di Gramsci verso i re
duci.
63 Le dimissioni di Santini costituirono il colpo finale per il già debole « Spartacus » : un
20 Gianni Isola
calo verticale della tiratura (dalle 25.000 copie per numero del luglio 1920 si era passati a
sole 7.000 nella seconda metà del marzo 1921) e una diminuzione netta degli abbonamenti
(da 5.000 a 1.000 nelle stesse date) ne avevano preannunciato la fine (cfr. C.S. [C a r l o s a n
t i n i ] , Come è vissuto « Spartacus » , in « Spartacus », 1921, n. 4).
64 Per un resoconto dei lavori v. Il congresso della Lega proletaria mutilati e invalidi di
guerra, in « l’Ordine nuovo », 19 settembre 1921; Terzo congresso nazionale della Lega pro
letaria, ibid. 20 settembre 1921; La terza giornata dei congressi dei mutilati, ibid, 21 settembre
1921; Il Congresso dei reduci di guerra, ibid, 22 settembre 1921; La fine del congresso della
Lega proletaria, ibid. 23 settembre 1921. Il quotidiano comunista pubblicò in prima pagina
un succinto resoconto dei lavori della prima giornata; l’andamento del congresso, contrario
alle aspettative ottimistiche del Pcd’I, relegò in ultima pagina i resoconti successivi, che co
munque ebbero spazio e risalto molto maggiori di quelli concessi dall’« Avanti! » ad una
tardiva e stringata cronaca degli avvenimenti (v. Il congresso nazionale della Lega proletaria
a Livorno, in « Avanti! », 21 settembre 1921).
65 v. APC, 218/18-22.
Socialismo e combattentismo 21
66 I verbali della riunione in Ape, 218/1-9. Alla riunione parteciparono Francesco Russo
per il CC romano, Arnaldo Baroni per il Comitato nazionale sindacale socialista, Arturo De
gli Esposti, Maggiorino Gramaglia, Luigi Larinoti per il CC comunista e Guglielmo Monguzzi,
nella duplice qualità di segretario politico del CC comunista e di membro del Comitato ese
cutivo sindacale comunista; erano presenti anche Domenico Carbone per la Iac e Lorenzo
Re-Sartù per la sezione milanese della Lega proletaria.
67 v. Lega proletaria MIROV di guerra, in «A vanti!», 18 dicembre 1923; dalla breve
cronaca non risultano presenti i delegati comunisti, che forse non vennero nemmeno avvertiti
della riunione.
68 Mi riferisco ai lavori di t o m m a s o d e t t i , Serrati e la formazione, cit., e di R e n z o
M a r t i n e l l i , Il Partito comunista d'Italia 1921-1926. Politica e organizzazione, Roma, Edi
tori Riuniti, 1977.
22 Gianni Isola
69 Ad esempio, l’unica sezione siciliana presente nel primo elenco pubblicato dall’« Avan
ti! » era Polizzi Generosa (Palermo), dove il Psi fino al 1921 non avrebbe avuto la sua sezio
ne; identica la situazione di Cozzile (Lucca), di San Mauro a Signa (Firenze), di Cormano
(Milano) e di Castano Primo (Milano). Dal medesimo primo elenco risultano assenti regioni
quali il Veneto, il Lazio, l’Abruzzo-Molise, la Calabria e la Basilicata (clr. L’opera della Lega
nazionale proletaria fra mutilati, invalidi, reduci e feriti, in « Avanti! », 20 gennaio 1919).
70 v. ACS, Min. Int. Dir. gen. P.S., Div. AA gg e R, Conflagrazione europea, b. 75, cat.
A 5, fase. Roma.
71 cfr. « Avanti! », 13 aprile 1919.
72 L’ipotesi di una consistente presenza di cattolici nelle file della Lega proletaria in quelle
Socialismo e combattentismo 23
rebbero il già ricordato giudizio di Tasca e le interpretazioni che hanno fatto dei
reduci della Lega dei secessionisti e degli oppositori di principio all’unità del
movimento, e conforterebbero invece la tesi che laddove la propaganda delle as
sociazioni nazionali faceva ricorso agli slogan di stampo militaresco e di ispirazione
conservatrice, il movimento operaio, attraverso la Lega ebbe buon giuoco nel
raccogliere la maggioranza delle adesioni popolari ed a proporsi non solo come
il polo d’attrazione dello scontento, ma anche e soprattutto come rappresentante
delle istanze democratiche e pacifiste profondamente radicate nelle masse popo
lari italiane. La Lega proletaria sembra dunque essere stata in generale strumento
adeguato e flessibile nella diversificata realtà locale e localistica, della società
italiana a superare ostilità e preconcetti e a dar forma a iniziative di collabora
zione fra strati sociali e categorie di lavoratori ideologicamente antagonisti.
Conferma a questa tesi ci proviene sia dalla diffusione geografica dell’Anc, mag
gioritaria al sud, dove agivano gruppi omogenei di giovani intellettuali demo
cratici, e minoritaria al nord dove, stretti dall’antagonismo della Lega, naziona
listi e protofascisti egemonizzarono le strutture organizzative dell’Anc, sia per
converso dal caso di Brescia, dove la propaganda di due sinceri democratici, come
Guglielmo Ghislandi e Augusto Monti, tolse spazio alla Lega proletaria, che non
riuscì mai a radicarsi stabilmente e in forze neppure in provincia.
Notevole la diffusione della Lega proletaria in Emilia Romagna, dove si era
raccolta l’adesione di consistenti gruppi di operai sindacalisti rivoluzionari della
campagna: nelle province di Modena e di Parma, ad esempio, per lungo tempo
le federazioni provinciali erano state dirette rispettivamente da Anseimo For-
ghieri e da Guido Picelli, ambedue formatisi alla scuola dell’Usi. Discreta la pre
senza a Bologna e Piacenza, mentre a Reggio Emilia si era dovuto registrare un
sensibile ritardo, come ebbe a sottolineare pubblicamente Alberto Malatesta dal
la tribuna del I Congresso: « Il Reggiano non ha rappresentanti né adesioni, per
ché colà i compagni sono iscritti a quella Associazione nazionale, che a mezzo
dei suoi uomini e dei giornali pagati dal Governo e dalla borghesia, fa contro
la Lega nostra la più cattiva propaganda » 73.
Consistente la presenza in Liguria, quasi nulla invece in Veneto, regione di radi
cate tradizioni cattoliche, dove in generale anche il combattentismo nazionale non
riuscì a superare il carattere assistenziale delle origini; più complessa la situazio
ne nelle Terre liberate. In queste regioni, sottoposte al regime speciale del gover
natorato, gli effetti prevaricatori della azione discriminatoria delle autorità go
vernative e militari si erano fatte particolarmente sentire nei confronti dei reduci
dell’esercito austro-ungarico, impossibilitati per statuto ad aderire alle associazio
ni nazionali. Si erano perciò costituiti in Trentino gruppi autonomi di tendenza
cattolica - che nell’ottobre 1919 avrebbero aderito alla cattolica Unione nazio
nale reduci zona operante (Unrzo), formatasi per scissione dall’A nc74 - pur es
sendo presente anche una debole federazione tridentina della Lega proletaria
zone sembra esser confermata dall’atteggiamento di completa chiusura verso Anc e Anmig
dell'organo cattolico « L ’Azione», 25 gennaio 1919, molto possibilista invece nei confronti
della Lega. Idati numerici sono stati raccolti in base alla documentazione rinvenuta nei già
citati fondi dell’Acs e ai dati forniti dall’« Avanti!» e dalla stampa socialista in genere; per i
dati del Psi v. il quadro statistico pubblicato in Almanacco socialista italiano 1921, Milano,
Edizioni Avanti!, 1921.
73 Cfr. Primo congresso nazionale cit.; sulle ragioni di questo ritardo del Reggiano ed in
generale sulle vicende del combattentismo nella provincia v. R o l a n d o c a v a n d o l i , Le
origini elei fascismo a Reggio Emilia 1919-1923, Roma, Editori Riuniti, 1972, pp. 127 e segg.
74 Rapidi cenni al combattentismo cattolico in G. s a b b a t u c c i , I combattenti, cit., pp.
86 c segg.
24 Gianni Isola
tiche, tanto che a Scandale venne presentata alle amministrative dell’autunno del
1920 una lista autonoma, patrocinata dalla locale Lega proletaria, che riuscì
maggioritaria conquistando il municipio78.
In Sicilia la Lega, senza peraltro diffondersi capillarmente, costituì nuclei molto
numerosi: oltre 5.000 iscritti nel Catanese, 809 nella sola Messina - dove operava
l’ambiguo capitano degli arditi Vittorio Ambrosini - e ben 1.700 nel piccolo cen
tro agrigentino di Canicattì, dove la locale sezione dell’Anc nel giugno 1919 era
passata al completo alla Lega proletaria, un avvenimento che ebbe largo eco sulla
stampa socialista79. Più capillare la diffusione nel Palermitano nel Trapanese e
nel Siracusano, dove l’azione del mutilato Giovanni Piraino-Vinciguerra fruttò
la costituzione di oltre 40 sezioni.
Le vicende del combattentismo sardo sono forse le più conosciute, per il carattere
originale che ebbe sino dalla fondazione delle prime sezioni nel Sassarese e per
10 sviluppo che gli impresse quel gruppo di giovani intellettuali, fra cui Bellieni,
Puggioni e Lussu, che avrebbero poi promosso la costituzione del Partito sardo
d’azione80; i reduci della Lega proletaria non riuscirono a presentarsi come for
za alternativa in provincia di Sassari, mentre in alcune località del Cagliaritano,
come Marrubiu, Sedola, Simala, Uras e Villamagna spezzarono l’isolamento a cui
le istanze democratiche dei concorrenti nazionali li aveva condannati e solleci
tarono l’interesse delle masse popolari per la propaganda e per l’azione del movi
mento operaio e socialista81.
11 successo riscosso dalla Lega proletaria sul piano organizzativo già nei primi
sei mesi di vita non accennò a diminuire nei sei mesi seguenti: nell’ottobre la
cifra degli iscritti era salita a 300.000 unità, suddivise in 650 sezioni, per poi
toccare il vertice nel marzo 1920, quando il segretario politico Lunedei affermò
la Lega esser composta di « oltre 1.000.000 di reduci, e 130.000 vedove di guerra »
per un totale di 896 sezioni82. Da quel momento iniziò il lento declino che vide
presenti al II Congresso solo 476 delle 505 sezioni ancora ufficialmente funzio
nanti, per un totale di soli 57.600 iscritti; al III Congresso le sezioni presenti
erano meno di 200 per un totale di 30.000 iscritti circa. Pur tenendo conto della
verticalità della caduta delle adesioni, non mi sembra giusto sottovalutare i risul
tati di un enorme sforzo propagandistico e organizzativo che negli anni difficili
del biennio rosso aprì significativi varchi in regioni geografiche e in strati sociali
tradizionalmente assenti dalla lotta politica o egemonizzati da altre forze poli
tiche: in provincia di Bergamo, ad esempio - una delle province più arretrate e
più fedele globalmente alla propaganda conservatrice delle gerarchie ecclesia
stiche - la Lega proletaria aveva costituito una rete organizzativa superiore per
numero di iscritti e per sezioni a quella del Psi.
Un ruolo altrettanto importante venne svolto all’estero fra gli emigrati ex-com
battenti: confrontando i dati organizzativi del Psi prima della guerra e quelli
della Lega proletaria risulta che nelle località dove l’inizio della guerra mondiale
aveva portato alla chiusura della sezione socialista, a conflitto concluso si era
creata la sezione della Lega proletaria senza nel contempo sentire il bisogno di
ricostituire la sezione del Psi, in Francia come in Svizzera83.
Non potendo disporre dei dati analitici per iscritti, ma solo del numero totale
delle sezioni, recuperato attraverso lo spoglio dei diversi organi di stampa socia
listi, maggiori e minori, ho elaborato la seguente tabella da cui risulterebbe che
la Lega proletaria aveva al momento della sua massima espansione (primavera
1920) un numero di sezioni pari al 26 per cento di quelle del Psi. Un dato che
di per sé la dice lunga sulle capacità di presenza politica della Lega e che viene
asseverato dal fatto che più del 25 per cento di queste sezioni era costituito in
comuni dove il Psi non poteva contare su una presenza organizzata. Nella prima
colonna (a) della tabella sono riportati i valori numerici e le percentuali delle
sezioni della Lega in queste ultime località; nella colonna (b) il totale delle sezio
ni della Lega per ogni regione; nella colonna (c) il totale delle sezioni del Psi
(che sono state rese omogenee escludendo le sezioni femminili, le federazioni e
le sezioni plurime per comune)84.
83 Fra i p iù a ttiv i n e lla p rop agan d a a ll’estero G iu sep p e P ian ezza in Francia, B e lgio e Lus
sem burgo e G iu sep p e C arlo C h isotti in Svizzera: a L u gan o la lo c a le se z io n e d ella L ega pro
letaria p u b b lica v a u n proprio b o llettin o « Il R ed u ce », redatto da G u g lielm o C an evascin i (cfr.
A cs, M in. In t., D ir. gen . P .S., cat. G . 1, 1920, b .ll, fa se . C om o, con ten en te u n vo lu m in o so
d ossier su ll’attività antim ilitarista d ei red u ci em igran ti in S vizzera).
84 I dati per il Psi so n o d esu n ti d all ’Almanacco socialista 1921, cit.
Socialismo e combattentismo 27
Che riassunti, con gli stessi criteri, per i tre grandi compartimenti regionali
Nonostante un timido tentativo di ripresa fra la fine del 1923 e i primi mesi del
1924, la fine dell’esperienza organizzativa era ormai vicina: il lento ma costante
esodo di iscritti verso la Anc era divenuto un processo inarrestabile, che Psi e
Pcd’I, per motivi diversi e con prospettive opposte, non si preoccuparono di
ostacolare. Per il Psi era difatti il segnale del definitivo abbandono della Lega
e delle ormai fatiscenti strutture superstiti; per il Pcd’I l’inizio di una nuova fase
di interesse per il movimento dei reduci in generale e per la Lega proletaria in
particolare. Già nel corso del IV Congresso dell’Internazionale comunista, nel sot
tolineare la composizione sociale dell’Anc « costituita in gran parte da lavoratori »
il Pcd’I aveva elaborato le prime coordinate di un piano di progressiva penetra
zione nell’Anc per poi giungere alla fusione di questa con la Lega proletaria in
un nuovo grande organismo sottratto all’influenza dei « partiti borghesi » 85*. A
giudizio dei dirìgenti comunisti sarebbe perciò stato inutile già a quella data pro
seguire negli sforzi di mantenere compatte e combattive le residue strutture asso
ciative della Lega proletaria, resuscitando le originali formulazioni antagonistiche
verso le associazioni nazionali, al cui interno invece proprio in quel medesimo
periodo di tempo andavano prendendo sempre più corpo manifestazioni di un
profondo e diffuso dissenso nei confronti dell’autoritarismo repressivo dello Stato
fascistizzato; più opportuno agire a livello dei singoli associati per mantenere
deste quelle posizioni individuali antistatali, che più volte in passato i combat
tenti avevano dimostrato, per ricollegarne le espressioni disorganiche all’obiettivo
di ristabilire le garanzie democratiche attraverso la decisa lotta al fascismo. In
quel momento storico ciò significava sostenere e stimolare l’azione del movimen
to dell’Italia Libera, espressione della mancata soluzione da parte del nascente
regime fascista degli interessi di larga parte di quei ceti medi che, se non ne ave
vano appoggiato l’ascesa, non l’avevano nemmeno ostacolataS6.
Decisamente orientato verso la lotta armata al fascismo, il dissidentismo com
battentistico in ciò si differenziava nettamente dalla prassi politica delle opposi
zioni costituzionali; decisamente antifascista e antimonarchico il movimento del
l’Italia Libera offriva dunque al Pcd’I la possibilità di intervenire, per indirizzarne
lo sbocco politico non verso la restaurazione del regime parlamentare ma verso
l’edificazione della società socialista e della dittatura del proletariato. L’avvicina
mento a questo movimento poneva però la revisione radicale dell’atteggiamento
del movimento operaio verso il fenomeno combattentistico ed in particolare del
Pcd’I verso la Lega proletaria, « organismo impoverito e scheletrizzato », ma
idoneo tramite fra il partito ed i gruppi dell’Italia Libera, nonostante numerose
voci reclamassero una ripresa tout court della tradizionale attività antagonistica
della Lega proletaria: testimonianza ulteriore - se necessaria - dell’importanza
per molti militanti dell’esperienza del movimento combattentistico di classe 87.
Il carattere di patente antifascismo che l’Anc, pur fra dubbi e incertezze dei suoi
massimi dirigenti, venne assumendo nel corso della crisi Matteotti, e la realtà di
unica organizzazione a base nazionale al cui interno era ancora possibile svolgere
una qualche attività politica convinsero i dirigenti del Pcd’I a non esitare oltre
ed a procedere prima allo scioglimento e poi alla fusione, a carattere individuale,
della Lega proletaria con l’Anc. Pur se non è possibile stabilire con esattezza la
la data e la portata effettiva del provvedimento, fra l’agosto e il settembre 1924
la Lega fu sciolta e venne affrontato definitivamente il problema della penetra
zione nell’Anc: il compito di coordinare la duplice operazione venne affidato a
Fabrizio Maffi88. Fu Togliatti ad informare l’Internazionale comunista dell’avve-
nuto scioglimento e delle direttive impartite nel quadro della più generale rior
ganizzazione del Pcd’I dopo il periodo di illegalità del 1923:
« Nelle organizzazioni di ex-combattenti il partito svolge un buon lavoro. È stato dato
l’ordine di sciogliere, sia come centro nazionale, sia come residuo di organizzazione lo
cale, la Lega proletaria, organizzazione di ex-combattenti creata nel dopoguerra su base
di classe e con un programma rivoluzionario. Dopo l’inizio dell’offensiva reazionaria,
questa organizzazione aveva cessato, del resto, praticamente di esistere. I nostri compa
gni hanno ricevuto l’ordine di entrare nelle sezioni dell’Associazione nazionale che rag
gruppa oggi la totalità degli ex-combattenti e nelle organizzazioni similari di mutilati,
invalidi ecc. I nostri compagni hanno l’ordine di lavorare in queste organizzazioni senza
scoprirsi in quanto comunisti, ma di legare attorno a sé tutte le forze proletarie con un
programma di opposizione allo spirito di glorificazione della guerra che continua a do
minare nelle associazioni di ex-combattenti, di lotta contro il fascismo e di difesa degli
interessi degli ex-combattenti di origine proletaria [...] I dirigenti dell’Associazione sono
tuttavia dei piccoli borghesi che condividono ancora l’ideologia di guerra da cui è uscito
il fascismo: costituiscono la destra del movimento antifascista borghese. Cercano di di
stinguersi dalle opposizioni, che essi accusano di essere troppo radicali, ma la massa
degli ex-combattenti, che è soprattutto una massa di contadini, può essere staccata da
loro e portata sul terreno di una lotta antifascista con fini di classe e da condurre fino
in fondo.89
Si apriva un nuovo capitolo dei rapporti fra movimento operaio e masse contadi
ne di ex-combattenti: non più scontro frontale e antagonismo aprioristico, ma
incontro di lavoro sulla base della comune esigenza di lotta al fascismo e di solu
zione dei nodi tradizionali della questione meridionale per la rifondazione dello
stato nazionale alla luce di un nuovo concetto di democrazia popolare. Un am
bizioso programma a cui il Pcd’I e Gramsci avrebbero dedicato tutti i loro sforzi
e che si sarebbe articolato verso tutte quelle formazioni che nel movimento com
battentistico avevano trovato origine e matrice comune, come fase e soluzione del
più ampio problema delle alleanze rivoluzionarie del proletariato. La definitiva
conquista fascista dell’Anc e la promulgazione delle leggi eccezionali interrompe
ranno questa nuova fase dei rapporti fra movimento operaio e reduci: ma l’espe
rienza storica del biennio rosso non sarà dimenticata quando con la fine del se
condo conflitto mondiale e la costituzione della Repubblica, la nuova Anc, risorta
come Ancr (Associazione nazionale combattenti e reduci), nascerà sulle basi
ampiamente unitarie della lotta di liberazione nazionale.
GIANNI ISOLA
88 La decisione venne presa nel corso del primo comitato centrale tenuto al ritorno della
delegazione al V Congresso dell’Internazionale comunista (v. Ape, 241/52-56).
89 Cfr. p a l m i r o t o g l i a t t i , Opere, I, 1917-1926, introduzione di e r n e s t o r a g i o n i e r i ,
Roma, Editori Riuniti, 1967, pp. 834-5.