Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Punti problematici:
- sì come appare manifestamente a chi lo intende [VIII]: cosa vorrà dire?
- «Poi che è tanta la beatitudine in quelle parole che lodano la mia donna, perché altro parlare
è stato lo mio?» [XVIII]: cos’è questo ‘altro parlare’?
- Come si passa dall’immaginazione del XXIII a quella del XXIV? Posto che si avverte
perfettamente lo spartiacque che il poeta crea tra l’uno e l’altro. Forse che la difficoltà sia voluta
dal poeta per il lettore?
- Qual è la logica del passaggio da Amore come accidente di sostanza alla lirica volgare,
contenuta nel XXV?
- Cos’è questa centralità in Tanto gentile del sospiro? Cosa aggiunge? [XXVI]
- Quando viene detto che la VN è dedicata a Guido? [XXX]
- “Mi ricordava de la mia nobilissima donna che di simil colore si mostrava tuttavia” [XXXVI]:
cosa intende?
I - Prologo
Comunica l’intenzione del poeta. In questo libello vuole copiare le parole - se non tutte, almeno
il loro significato - che si trovano in quella parte del libro della sua memoria in cui si trova la
rubrica: incipit vita nova.
Il libro è costituito da due livelli: scrittura e lettura.
La vita nuova: centralità della parola ‘vita’ nella poetica di Dante, polisemia dell’aggettivo
‘nuovo’.
Sentenza: centralità del significato nell’esperienza vitale del poeta che in questo libro verrà
narrata.
Rapporto analogico-espressivo che la metafora del libro inizia tra la parola interna
dell’esperienza e la parola esterna della scrittura.
Purg. XXIV, 52-54: I’ mi son un che, quando/ Amor m’ispira, noto, e a quel modo/ ch’ei ditta
dentro vo significando.
- Perché Dante scrive questo libello?
- Che valore aggiunge al libro della memoria? = Comunicare aggiunge qualcosa all’esperienza
II
A 9 anni accade il primo incontro. Valore simbolico (non necessariamente ‘falso’) del numero
9: NOVE, NUOVO. In un simbolo è probabile che Dante faccia convergere diverse coincidenze, con
la finalità di richiamare l’attenzione del lettore.
√9 = 3 il numero 9 indica il miracolo, la cui unica radice è la divinità.
Sul Miracolo vedi qui Appendice 1.
A li occhi apparve: la traiettoria della conoscenza dall’esterno all’interno dell’io.
Bice Portinari, figlia di Folco.
Gloriosa: ora è nella gloria
Tempi al passato e deittici: indicatori del fatto che B. è morta.
Novità di Dante nella concezione di Amore: governa l’uomo con il consiglio della Ragione.
Descrizione di stampo aristotelico di tutta la dinamica che la visione di B. mette in moto.
Il dialogo tra gli spiriti è figura retorica che permette di drammatizzare l’eccesso di stimoli che
il desiderio offre alla sensibilità, secondo il procedimento di disgregazione e personificazione
delle funzioni vitali proprio di Cavalcanti.
III
A 18 anni risale il secondo incontro narrato. La dinamica di questo incontro stabilisce una legge:
saluto di B.- meditazione del poeta - visione - sonetto - primo amico (Guido).
Vedi: indice di parole nel libro.
Parole chiave: salute/salutare, beatitudine.
Visione: Manifestazione di Amore - Dominus, il quale sostiene tra le braccia B. dormiente e
avvolta in un drappo rosso e in una delle sue mani ha un cuore (il cuore di D.). Amore desta B.
dal sonno e le fa mangiare il cuore di D., B. piange. La visione termina con la dipartita di Amore
e B. verso l’alto.
L’angoscia provocata dalla visione interrompe il sonno di D. il quale compone un sonetto per i
trovatori pregandoli che giudicassero la sua visione: A ciascun alma presa.
Gli risponderà Cavalcanti, per questo ‘primo de li miei amici’.
Tutta la narrazione è al passato, il narratore si pone al di là dello scioglimento della vicenda: la
morte di B. A ciò fa riferimento l’ultima frase del capitolo.
IV
Da questa visione D. smette di mangiare, poiché l’anima è tutta presa dal pensiero di B. [la
persona è una].
Reazioni della gente: gli amici si impietosiscono, la gente è presa dall’invidia: volevano sapere
chi aveva reso D. in quello stato.
V
In Chiesa un giorno gli viene l’idea della donna “schermo de la veritade.”
VI
Volendo ricordare il nome di B., a D. viene un’altra idea: stilare l’elenco delle 60 donne più belle
di Firenze. Avvenne che B. occupò la nona posizione.
XII
Per il dolore del saluto negato D. si ritira. In sogno gli appare Amore. D. dapprima non lo
riconosce e, pur parlandogli Amore in latino, non lo capisce. Una volta riconosciutolo, domanda
perché B. gli ha negato il saluto. Amore gli spiega che essendo B. nemica di tutte le volgarità,
sentendo dagli altri che nell’atteggiamento di D. verso la seconda donna-schermo c’era qualcosa
di disonorevole, per timore non si degnò di salutarlo.
Quindi Amore dice a D. di scrivere a B. il suo segreto in rima spiegandole la forza che lo stesso
Amore aveva sopra di lui e come ‘fosti suo tostamente da la tua puerizia.’ Ballata i’ voi.
XIII
D. si trova “in amorosa erranza.” Ha 4 pensieri, come 4 cammini e non sa quale prendere.
XIV
Un amico, volendo fare cosa gradita, porta D. ad una festa. C’è anche B., prima ancora di vederla
a D. vengono meno le forze: Amore l’ha vista prima di lui e ha preso possesso di D. Il poeta,
abbattuto, si ritira perché le donne si sono accorte del suo malore. Se B. sapesse…!
XV
Problema: quando D. vede B. diventa ridicolo. E si domanda perché la cerca continuamente: il
desiderio fa dimenticare le pene d’amore.
XVI
Ancora sugli effetti distruttivi della bellezza dell’amata.
XVII
Si annuncia un cambiamento: materia nuova più nobile dell’anteriore.
XXIII
Da alcuni giorni di malattia nasce una riflessione sulla morte e la consapevolezza che anche B.
morirà. Il pianto che insorge in D. dà il via ad un’immaginazione della morte di B., alcune donne
vedendo D. così angosciato nel sonno lo svegliano per consolarlo. D., come ringraziamento
scrive loro una canzone per raccontare cosa gli è successo.
Il primato dell’amore è motivo d’ispirazione della poesia volgare, nella Vita Nova come nella Comedia.
D. riconosce nel desiderio il principio ispiratore radicale e nella storia il criterio ermeneutico per
comprendere. La verità della poesia si cela dietro le FIGURE RETORICHE e si rivela nei momenti di
autocomprensione critica [autocoscienza?]: consiste in quella ricerca di felicità che il desiderio mette
in atto, che si mostra nel tempo personale e collettivo, riempiendolo di significato.
Passi argomentativi: il volgare è trovato per dire d’amore > ai poeti più che ai prosaici dittatori
è concessa licenza di parlare > dunque se i poeti han parlato alle cose inanimate e le han fatte
parlare, cioè se nelle poesie molti accidenti parlano come fossero sostanze > ‘degno è a lo
dicitore in rima fare lo somigliante.’
A questo punto emerge la novità dantesca: ‘ma non senza ragione alcuna, ma con ragione la
quale poi sia possibile d’aprire per prosa.’
Sono citate poi le auctoritates: Virgilio, Lucano, Orazio come Omero, Ovidio [sì ch’io fui sesto tra
cotanto senno Inf. IV, 102].
Ma c’è un criterio fondante la licenza poetica: solo se le metafore contengono un significato vero
implicito che la prosa può spiegare [ragionevolezza?]. È questa la scoperta che D. presenta in
questo capitolo, dopo averla narrata nel XVIII.
L’episodio narrato nel capitolo XVIII traduceva in piano romanzato e biografico la scoperta
ermeneutica che D. qui formula, in termini astratti e generali. Si tratta della scoperta più
rivoluzionaria nella storia della letteratura occidentale, poiché per la prima volta si identifica la
poesia con un intervento critico del soggetto sul proprio io. Da questo momento la poesia sarà intesa
come il principale dispositivo di autocoscienza dell’individuo, in rapporto espressivo e comunicativo
con un pubblico di lettori soggettivamente impegnati nell’interpretazione del testo. Quel che viene
prima di questa scoperta appartiene a una concezione obsoleta di poesia, finalizzata a produrre
reazioni nel pubblico che si vuole persuadere o sedurre.
XXX
Dovuto alla morte di B. e al conseguente innalzarsi della materia, D. si pone di nuovo il problema
della lingua: deve forse continuare l’opera in latino? Due sono i motivi di una risposta negativa:
di nuovo per quanto dichiarato nel proemio e per la natura di quest’opera, dedicata al suo primo
amico [Guido].
XXXII
Un caro amico di D. e parente stretto di B. chiede al poeta di dire alcuna cosa per una donna che
s’era morta - schermo de la veritade.
D., sapendo che si tratta di B., scrive il sonetto come se fosse l’altro ad averlo scritto.
XXXIII
Avvertita l’insufficienza del sonetto scritto nel precedente capitolo, D. scrive una canzone.
Questa canzone è composta di due strofe, se si osserva attentamente si capirà che son due
persone diverse quelle che parlano nelle due strofe: ‘l’una non chiama sua donna costei, e l’altra
sì, come appare manifestamente.’
XXXVI
Qui, ancora elementi che mettono in relazione analogica la donna gentile con B.: ‘là ovunque
questa donna mi vedea’ = ‘m’avvene ovunque ella mi vede’, della canzone interrotta dalla morte
di B.; il colore pallido della pietà è anche quello dell’amore [oltre che della paura, vedi Virgilio
scendendo al Limbo in Inf. IV, 13-21]. Scrive un altro sonetto alla donna gentile nel quale
esprime il conforto che ritrova in lei.
XXXVIII
Nella battaglia tra gli occhi e il cuore vince la donna gentile, a tal punto che a volte il cuore
consentiva il ‘ragionar di lei’. Scrive un sonetto, Gentil pensiero, dove gentile indica la donna non
il desiderio, che D. chiama vilissimo. In questa poesia parlano il cuore (l’appetito) e l’anima (la
ragione).
Perché non è in contrasto questo secondo litigio con il primo, essendo che in questo il cuore è
contro la donna gentile e in quello è chi la difende? D. spiega con il crescere d’intensità del
desiderio della donna gentile dagli occhi si passa al cuore, ma al cuore come appetito. Per questo
non è in contraddizione.
XXXIX
D. ha un’immaginazione di B. così forte che lo riporta al suo antico giudizio. B. si presenta alla
sua mente come la prima volta, vestita di rosso e della stessa età d’allora [9 anni]. Così cominciò
a pensare a lei.
Scrive un sonetto che comprendesse [=esporre] il giudizio della ragione. Si racconta la vittoria
della ragione sugli occhi.
XLII - l’incompiuta
Dopo la composizione di questo sonetto gli appare una visione ‘di cose’ che lo convincono di
non dire più di B. fino a quando non potrà trattare ‘più degnamente’ di lei. ‘E di venire a ciò io
studio più che posso’. Spera che la sua vita duri ancora un po’ per poter arrivare a dire di lei
‘quello che mai fue detto d’alcuna.’