ISBN 88-221-5337-5
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La Nuova Italia
Antologia della
Divina Commedia
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INDICE GENERALE
Guida per un lavoro intertestuale. La figura di Ulisse 125
La Divina Commedia CANTO XXVII 137
CANTO XXVIII 138
Studiare la Divina Commedia 2 CANTO XXIX 139
La poetica della Divina Commedia 3 CANTO XXX 140
I “sensi” della Divina Commedia 4 CANTO XXXI 141
Struttura dell’opera di Dante 8 CANTO XXXII 142
CANTO XXXIII 143
Il racconto di Ugolino 149
Inferno 11 LA CRITICA – La storia di Ugolino: odio e amore 150
Sintesi del Basso Inferno 154
Struttura e ordinamento morale dell’Inferno 12 CANTO XXXIV 156
I percorsi tematici dell’Inferno 13
CANTO I
LA CRITICA – La visione dell’oltremondo
15
23
Purgatorio 157
CANTO II 24 Struttura e ordinamento morale del Purgatorio 158
CANTO III 32 I percorsi tematici del Purgatorio 159
LA STRUTTURA SINTATTICA 39 CANTO I 161
LA STRUTTURA METRICA, RITMICA E FONICA 40 LA CRITICA – Allegoria e lirismo nel canto proemiale 169
CANTO IV 44 La scelta di Catone come custode del Purgatorio 170
CANTO V 45 Il suicidio di Catone 170
LA STRUTTURA SINTATTICA E METRICA 52 CANTO II 172
LA CRITICA – Il canto di Francesca 53 LA CRITICA – Il coro sacro e il coro profano 180
CANTO VI 55 CANTO III 182
LA CRITICA – Dante e la corruzione del suo tempo 61 LA CRITICA – Regalità e cortesia di Manfredi 190
CANTO VII 62 La memoria di Manfredi 190
CANTO VIII 63 CANTO IV 192
LA CRITICA – La tecnica narrativa di Dante 67 CANTO V 193
CANTO IX 68 LA CRITICA – Il rimprovero di Virgilio 199
CANTO X 69 I protagonisti del canto 200
LA STRUTTURA SINTATTICA 76 CANTO VI 201
Sintesi della prima parte 78 LA CRITICA – La simmetria del dolore 208
CANTO XI 80 CANTO VII 210
CANTO XII 81 CANTO VIII 210
CANTO XIII 82 CANTO IX 211
LA CRITICA – Un linguaggio nuovo 89 Antipurgatorio: il cammino percorso dai due poeti 212
CANTO XIV 90 CANTO X 212
CANTO XV 91 CANTO XI 214
CANTO XVI 92 CANTO XII 217
CANTO XVII 93 CANTO XIII 217
CANTO XVIII 94 CANTO XIV 218
CANTO XIX 95 CANTO XV 218
CANTO XX 96 CANTO XVI 219
CANTO XXI 97 CANTO XVII 220
CANTO XXII 103 CANTO XVIII 220
LA STRUTTURA SINTATTICA 111 CANTO XIX 221
CANTO XXIII 113 CANTO XX 222
CANTO XXIV 114 CANTO XXI 222
CANTO XXV 115 CANTO XXII 223
CANTO XXVI 116 CANTO XXIII 224
LA CRITICA – Il “folle volo” di Ulisse 123 LA CRITICA – Il tema del pentimento 230
Indice generale V
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VI Indice generale
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DANTE
1
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Presentiamo una linea orientativa di studio dei canti più noti della Divina Commedia co-
me esempio per analizzarne altri.
La poetica di Dante, così ricca di tematiche, ci permette di:
• fare un’analisi della Divina Commedia per percorsi tematici (“Il mondo classico”, “L’a-
more”, “La politica” e “L’umorismo”), vedi p. 13, 159, 267;
• spaziare attraverso la storia, la letteratura e la cultura del Medioevo;
• fare riferimenti e confronti con prosatori, poeti e artisti europei anteriori al secolo XIV;
• trovare accostamenti con personaggi e fatti storici, usi e costumi medievali.
Il lavoro risulterà così organizzato:
IL TESTO
• Canti e passi dei canti più significativi di ogni cantica con collega-
menti in modo da dare una visione di tutta l’opera
• Introduzione ai testi
• Note esplicative
• Individuazione dei temi, dei punti chiave e dei percorsi tematici.
• Cartine e grafici di sintesi del viaggio immaginario di Dante attra-
verso i tre regni;
• Scheda di lavoro
Per i passi più interessanti, oltre a facili pagine di critica, si propongono un’analisi te-
stuale, agganci al contesto e il commento, come viene specificato negli schemi seguenti.
L’analisi dei testi sotto • Richiamo a eventi stori- Vi sono tre modi per fare un commento:
l’aspetto: co-sociali del Medioevo 1. Commento globale:
• semantico • Riferimento a fatti della • si sottolineano sul testo i punti essenziali o che si
• lessicale vita del poeta ritengono più importanti;
• morfosintattico • La cultura medievale • si sviluppa il tema dominante e i punti che si ritengo-
• metrico, ritmico e fonico • Confronto con altri poe- no degni di essere messi in luce.
• allegorico ti (Virgilio, Omero…)
• stilistico. • Agganci interdisciplina- 2. Commento mirato:
ri (letteratura, architet- • si sceglie un punto basilare del testo (di solito il tema trat-
tato) e si sviluppa a piacere corredandolo di notizie rac-
tura, scultura, pittura,
colte dal contesto per meglio inquadrarlo: vita dell’auto-
musica, mentalità me- re, periodo in cui visse, la cultura, la società dell’epoca.
dievali).
3. Commento personale o soggettivo:
• il testo è il riflesso di una determinata civiltà; ha qual-
che punto di contatto con la realtà del presente? Si
stabilisce un confronto e si esprimono alla fine le pro-
prie idee in proposito.
2 La Divina Commedia
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Tutto il poema ha un’impostazione re- Dante condanna i papi del suo tem- Inf., V, FRANCESCA: l’amore si accende
ligiosa e teologica (san FRANCESCO, Par., po e gli imperatori venuti meno alla “ratto” nei cuori gentili. Ma può por-
XI; san BERNARDO, Par., XXXI). Il poeta loro funzione storica (tteoria dei due tare alla perdizione (la passione sen-
condanna il peccato in tutte le sue ma- Soli, espressa nel De Monarchia, vedi suale) o al bene (l’amore cortese di
nifestazioni: fisiche (lussuria, gola, M. 4, p. 172 ). Mette all’Inferno i papi Beatrice avviò Dante alla salvezza, al
violenza…) e morali (eresia, avarizia, simoniaci, NICCOLÒ III e BONIFACIO VIII. bene supremo).
simonia, baratteria, tradimento…).
I TEMI DANTESCHI
• Inf., VI, CIACCO parla delle lotte in Fi- Tetro, caliginoso, con riverberi di Sono figure spaventose, ispirate ai
renze tra Bianchi e Neri. fiamma, lande infocate, ghiacciaia poemi classici (Eneide, Metamorfosi,
• Inf., X, FARINATA esalta la vittoria ghi- immensa… quello dell’Inferno; sere- Tebaide); hanno la funzione di custo-
bellina sui Guelfi. no e inondato dal sole, quello del di dei vari cerchi infernali: CARONTE,
• Inf., XXXIII, UGOLINO: lotte di potere. Purgatorio; fulgore di luce, quello del MINOSSE, CERBERO, PLUTO, FLEGIAS, le FU-
• Purg., VI, SORDELLO: l’IItalia “sserva”. Paradiso. RIE, le ARPIE…
• Par., VI, GIUSTINIANO parla dell’IImpero.
Spesso le parole dantesche hanno METRICA: Terzine a rima incatenata Dante fa uso di tipi diversi di linguag-
senso simbolico e allegorico (vedi pp. (ABA-BCB). gio (vedi p. 4):
4-5, 9), per es.: Versi: endecasillabi con variazioni di • sublime, o intonato a personaggi di
la LUPA Æ senso accenti ritmici (da tre a cinque). alto valore
Pause ritmiche che spesso coincido- • medio, in cui si alterna il serio, il
no con quelle sintattiche di fine ter- drammatico, il comico
letterale: zina. • basso o dimesso (era tipico dell’e-
simbolico: vo-
belva Variazioni foniche di accenti, di ritmi, legia).
racità famelica,
di sillabe, di vocali aperte e chiuse… Uno stile vario, dunque, con tocchi di
ingordigia
realismo, di comicità, di solennità.
Introduzione 3
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Il titolo dell’opera
INCIPIT COMOEDIA DANTIS ALAGHERII FLORENTINI NATIONE NON MORIBUS
(incomincia la commedia di Dante Alighieri, fiorentino di nazione non di costumi)
Perché ● Il titolo Commedia suo- IL GENERE “POEMA”
“commedia” na un po’ strano alle no-
stre orecchie perché ci fa Il poema è un’opera poetica di carattere narrativo o didascalico. Secon-
do la materia trattata, prende il nome di:
pensare a qualcosa di di-
• poema epico o eroico (l’Iliade, l’Odissea e l’Eneide);
vertente, di leggero, men- • poema storico (la Farsaglia di Lucano);
tre non si può certo giudi- • poema cavalleresco (l’Orlando furioso dell’Ariosto e la Gerusalemme li-
care così l’opera di Dante. berata del Tasso);
Bisogna legare il titolo al- • poema eroicomico: è una parodia del poema epico-cavalleresco; fa-
lo stile letterario in cui l’o- mosa è La secchia rapita del Tassoni;
pera è scritta. Secondo le • poema satirico-didascalico (notissimo Il Giorno del Parini);
• poema didascalico-dottrinale (la Divina Commedia).
regole di Aristotele, anco-
ra valide nel Medioevo, tre
erano da considerarsi gli stili della poetica: tragico (o alto o sublime), comico (o me-
Dante Alighieri
i «sensi» della divina commedia
(dalle EPISTOLE)
A Cangrande
Questa lettera è impor- media. Scritta in latino, gio a Cangrande e all’a- tica, il Paradiso, all’ami-
tante per capire i vari è divisa in 33 paragrafi. micizia e si conclude con co per ricambiare l’ospi-
“sensi” della Divina Com- Incomincia con un elo- la dedica della terza can- talità generosa.
Punti chiave
La Commedia va letta secondo 4 sensi: letterale, allegorico, morale, anagogico
Il titolo si addice all’opera perché inizia male e finisce bene
Lo stile è umile
4 La Divina Commedia
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Introduzione 5
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Perché ● L’aggettivo “divina” (forse per il contenuto dottrinale ed erudito) pare l’abbia aggiunto
“divina” Giovanni Boccaccio quando, nel 1373, fu chiamato dal Comune di Firenze a leggere e a
commentare l’opera di Dante pubblicamente nella Chiesa di Badia.
L’oltretomba ● Ma quando Lucifero si ribellò a Dio, precipitò dall’Empireo e cadde sulla Terra; una
massa di questa, inorridita dal suo contatto, s’inabissò ed emerse dalla parte opposta,
dando origine alla montagna del Purgatorio. Così nella Terra si formò un gran vuoto,
una voragine a forma di imbuto, l’Inferno, nel cui profondo Lucifero si fermò.
Il tempo ● Il viaggio immaginario di Dante nell’oltretomba dura una settimana: dal venerdì san-
del viaggio to, 8 aprile 1300, fino al giovedì dopo Pasqua, 14 aprile. Dante ha scelto la settimana
di Pasqua del 1300 per tre ragioni:
1) per la sua condizione di peccatore in cerca di redenzione (simbologia della Pasqua);
2) perché la Pasqua cade in primavera che segna il rinnovarsi della stagione e della vita;
3) perché il 1300 fu l’Anno Santo dedicato particolarmente al ripensamento spirituale.
Recenti studi, tuttavia, hanno fatto emergere l’ipotesi che il viaggio dantesco sia stato col-
locato da Dante non nel 1300 ma nel 1301, anno del Giubileo secondo la cronologia se-
guita dal calendario fiorentino, e quindi coerentemente in contrasto col papa, Bonifa-
cio VIII. L’ipotesi avrebbe trovato riscontro nell’analisi delle coordinate astronomiche e
astrologiche (nel Medioevo astronomia e astrologia erano un’unica disciplina) di cui Dan-
te ha disseminato la sua opera; un “orologio” naturale che permette di collocare cronolo-
gicamente gli eventi al di là delle differenze “politiche” di qualsiasi calendario conven-
zionale.
Il viaggio di Dante
ATTRAVERSO SALENDO LA MONTAGNA DEL PURGATORIO ASCENDENDO
L’INFERNO AL CIELO
Dante, guidato da VIR- Domenica di Pasqua. È l’alba. Dante, guidato da
GILIO (= la ragione), Dante e Virgilio, usciti dall’Inferno, sono giunti sulla spiaggia Beatrice, impiega un
inizia il suo viaggio del Purgatorio, una montagna che s’innalza dal mare a per- giorno e mezzo per
nella notte dell’8 dita d’occhio. ascendere di Cielo in
aprile e, alle ore 18 La salita è faticosa e dura tre giorni e mezzo: infatti arrivano Cielo fino alla visione
del 9 aprile, giunge sulla cima, dove è il Paradiso Terrestre, a mezzogiorno del 13 beatificante di Dio.
nel profondo dell’In- aprile. Il viaggio inizia e ter-
ferno dove è Lucifero. Virgilio ha terminato il suo compito e scompare (non basta- mina il 14 aprile, gio-
no la ragione e la scienza umana per salire nell’Empireo). vedì dopo Pasqua.
Accanto a Dante è ora BEATRICE, la donna da lui amata, che lo gui-
derà in Paradiso.
Essa simboleggia la Grazia senza la quale l’uomo non può
ascendere al Cielo.
6 La Divina Commedia
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Introduzione 7
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La Divina Commedia è composta di tre Cantiche di 33 canti l’una, più un canto di intro-
duzione a tutta l’opera: 33 + 33 + 33 + 1 = 100.
IL VIANDANTE E L’AUTORE: DUE DIVERSI TEMPI VERBALI Dante nel suo poema appare in dupli-
ce veste:
• come viandante che, per volontà di
DANTE VIANDANTE DANTE AUTORE Dio, intraprende ancora vivo un viag-
Dante usa il tempo passato re - Dante usa il tempo presente o
moto perché è in funzione di futuro perché è in funzione di gio nei regni dell’oltretomba. È il pro-
viandante che racconta in prima narratore e autore; è l’io nar - tagonista delle vicende drammatiche
persona il fatto, la vicenda da rante che “rivive” la vicenda e dell’Inferno, di quelle purificanti del
tempo trascorsa. ce la proietta davanti sullo Purgatorio e di quelle gioiose del Pa-
schermo della vita. radiso;
• come autore, l’io narrante, il poeta
che non solo “rivive il viaggio” nella sua memoria e ce lo fa scorrere davan-
Il poeta autore ti come un grande affresco o un film fantastico, ma, nello stesso tempo, fa
considerazioni di carattere etico, storico e politico sulle visioni che descrive,
Nella seconda e terza
terzina troviamo an- sui fatti che ode o racconta (è questo il valore didascalico e morale della
che i seguenti verbi: Divina Commedia).
«è cosa dura...», «ri-
nova...» «è amara... è Nel mezzo del cammin di nostra vita I terzina Il poeta viandante
più...», «dirò...». Co- mi ritrovai per una selva oscura,
me vedi, sono tempi Alcuni verbi della
presenti e futuri: es- ché la diritta via era smarrita. prima, terza e quar-
si ci indicano il poeta ta terzina sono al
autore che “rivive il Ahi quanto a dir qual era è cosa dura II terzina passato remoto, pri-
viaggio”, lo descrive, esta selva selvaggia e aspra e forte ma persona singola-
racconta le vicende che nel pensier rinova la paura! re: «mi ritrovai...»,
alle quali aveva assi- «trovai...», «intrai...»,
stito in sogno e fa ri- «abbandonai...». Si
Tant’ è amara che poco è piú morte; III terzina
flessioni: qui è Dan- capisce subito che è
te-poeta, il narrato- ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai , Dante a raccontare
re che rivive il dram- dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte. la vicenda vissuta
ma della «selva oscu- come “viaggiatore”:
ra» in cui si era smar- Io non so ben ridir com’ i’ v’intrai , IV terzina è il poeta viandan-
rito; è l’anima che, tant’era pien di sonno a quel punto te, il protagonista
memore dello «smar- del dramma.
che la verace via abbandonai .
rimento» peccamino-
so, ritrova la via della
saggezza e della re-
denzione.
8 La Divina Commedia
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Simbolo e allegoria
Certe parole della Divina Commedia, ol-
SENSO SIMBOLICO E SENSO ALLEGORICO
tre al significato letterale, ne hanno an-
che uno simbolico e uno allegorico,
se ci richiama subito alla mente una sua ca- come possiamo rilevare dalla lettura del
ratteristica tipica: in questo caso, i due si- canto I. Come abbiamo visto (vedi sche-
senso simbolico
gnificati (letterale e simbolico) sono tra loro
legati ma a p. 3), la lupa dantesca, in senso
“letterale”, è un animale; ma la parola
“lupa” ci richiama subito alla mente
senso allegorico se il significato letterale si trasforma in un un’idea ad essa legata: la voracità, l’avi-
traslato, cioè in una trasposizione di senso dità, la cupidigia... Ecco che la lupa di-
venta un simbolo, il simbolo dell’ava-
rizia o dell’avaro: tra il senso “letterale” e quello “simbolico” c’è dunque un legame im-
mediato, un filo diretto che allaccia i due significati della parola, quello letterale e quello
simbolico.
Per Dante, sul piano politico, poi, la lupa rappresenta la Curia pontificia e, specificata-
mente, il papa Bonifacio VIII, avido di ricchezze. Ma per chi non conosce la storia me-
dievale e ignora in particolare il dissidio Dante/Bonifacio VIII, non appare subito chiara
l’allusione politica: in questo caso, lupa = Curia papale assume valore di un traslato, di
un’allegoria (infatti le due parole non sono legate direttamente, ma da un significato “in-
diretto”, dalla storia). L’allegoria è dunque un traslato metaforico, cioè una trasposizio-
ne di senso.
Facciamo anche altri esempi sui sensi da dare alle altre due fiere che compaiono nel pri-
mo canto:
senso letterale: fiera nota per la sua forza (da qui il simbolo)
LEONE senso simbolico: la superbia
senso allegorico-politico: il regno di Francia
NOTA AL TESTO: Il testo del poema segue l’edizione critica della vulgata curata da Giorgio
Petrocchi. Nel commento, le parole sottolineate rimandano al Glossario dei termini reto-
rici, linguistici e metrici in fondo al volume.
Introduzione 9
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Domenico di Michelino, Dante e il suo poema (1465), Firenze, Museo dell’Opera del Duomo.
10 La Divina Commedia
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Inferno
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Struttura e ordinamento
morale dell’Inferno
12 Inferno
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Nella terza sezione sono puniti coloro che usarono la frode; e Nella parte più profonda dell’Inferno, immersi nel ghiaccio, sono puniti
siccome si può nuocere al prossimo in vari modi, l’VIII cer- i traditori e, siccome si possono tradire i parenti, la patria, gli amici e i
chio è ripartito, secondo la gravità della colpa, in 10 bolge. propri familiari, il IX cerchio, l’ultimo, è ripartito in 4 zone, nell’ordine:
Ed ecco, nel punto più basso dell’Inferno, lo spaventoso Lucifero, «lo imperador del doloroso regno». Ha sei ali, tre facce con tre boc-
che in cui maciulla tre traditori: Giuda, il traditore di Dio, Bruto e Cassio, i traditori di Cesare (che per Dante impersona l’Impero).
I due poeti si aggrappano ai peli di Lucifero e scendono lungo il suo corpo gigantesco fino alla «natural burella», una specie di stretto ca-
nale che dal centro della terra porta alla montagna del Purgatorio, dove escono «a riveder le stelle».
Introduzione 13
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14 Inferno
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Canto I
ARGOMENTO PERSONAGGI PENA
E DANNATI E CONTRAPPASSO
• Smarrimento di Dan- • Dante, Virgilio e tre animali fero-
te nella selva del pec- ci: una lonza, un leone, una lupa
cato.
• Virgilio lo invita a se-
guirlo in un viaggio
ultraterreno, nell’Al-
dilà
1-2. Nel mezzo del cammin... oscura: anni). «Selva»: nel significato letterale in- leggia lo stato di ignoranza e di corruzio-
Dante dice che all’età di trentacinque an- dica bosco con tanti alberi e cespugli; nel ne del genere umano.
ni («nel mezzo del cammin») si ritrovò al- significato simbolico morale significa 3. che la diritta via: perché era stata
l’improvviso sperduto in una selva oscu- «traviamento morale e intellettuale» in smarrita la giusta («diritta») via, la stra-
ra (ai tempi del poeta si pensava che la cui si trovò Dante dopo la morte di Bea- da che conduce alla salvezza, al bene.
durata media della vita fosse di settanta trice; in senso generale, la selva simbo-
Canto I 15
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4-6. Ahi quanto... paura!: Ah, quanto è dif- re di sgomento e di paura («compunto»), terna del cuore è «ricettacolo d’ogni no-
ficile e doloroso («cosa dura») descrivere guardai in alto. La «selva» (= groviglio di stra passione». «Pièta» deriva dal latino
(«dir») come era questa («esta»: deriva dal peccati) è qui detta «valle» per denotare pìetas che, in origine, significava «devo-
latino ista) selva intricata («selvaggia») e l’abbassarsi dell’anima al male, a un’esi- zione, affetto»; qui in Dante «angoscia,
piena di sterpi («aspra») e difficile da uscir- stenza peccaminosa, in contrapposizione affanno».
ne («forte»), che solo a ripensare ad essa al «colle», la «diritta via» illuminata di lu- 22-27. E come quei... viva: E come colui
sento rinnovarsi in me l’orrore spaventoso ce. che, con il respiro affannoso («lena affan-
(«paura»). 16. vidi le sue spalle: vidi la sommità e i nata») è riuscito a uscire dal mare («del pe-
7. Tant’è amara... morte: È tanto angoscio- pendii («spalle») illuminati dai raggi del so- lago», dal latino pelagus), che lo stava per
sa e spaventosa («amara») che solo la le («pianeta») che è guida a tutti gli uomi- travolgere, e a toccare la riva, si volge ver-
morte lo è un po’ di più. È un verso lapida- ni («altrui»: è pronome indefinito) per ogni so l’acqua («a retro» = indietro) insidiosa
rio: nella sua brevità esprime tutta l’ango- cammino («calle» = via: ricorda le calli di («perigliosa») e guarda («guata»), così l’a-
sciosa paura di Dante che si accorge al- Venezia). nimo mio, che ancor fuggiva, si volse a ri-
l’improvviso di essersi smarrito nell’orrida Secondo la cosmologia di Tolomeo, vissu- guardare verso la selva paurosa («lo pas-
selva del peccato. to a cavallo del I secolo dopo Cristo, il Sole so») che non lasciò uscire nessuno («per-
8. del ben: di aver preso coscienza della era un pianeta (come la Luna, Mercurio, sona») senza peccato («viva»). Dante la-
mia condizione di peccatore. Venere, ecc. – vedi il disegno a p. 7) che gi- scia sottintendere che solo con volontà si
9. de l’altre cose: delle tre fiere di cui par- rava intorno alla Terra, immobile al centro può uscire dal peccato e raggiungere la pu-
lerà più avanti. dell’Universo. Il Sole, in senso allegorico, è rificazione spirituale.
11-12. pien di sonno: con la mente ottene- luce che guida al bene («dritto»), a Dio: è In questa bella similitudine il «pelago» è
brata dall’errore del peccato. È una metafo- una metafora.. paragonato alla «selva», al peccato, il
ra (il sonno che addormenta la coscienza del 19-21. Allor... pièta: Alla vista del Sole, la «naufrago» all’«animo» del poeta (dal lati-
peccatore). – a quel punto... abbandonai: paura che mi aveva attanagliato il cuore no animus = mente, pensiero, volontà, da
nel momento in cui («punto»), morta Bea- («lago del cor») durante la notte trascor- non confondere con «anima», la nostra
trice, abbandonai la via della verità («vera- sa con tanta angoscia («pièta») si affie- parte immortale), cioè alla sua volontà di
ce»), del bene, della salvezza. volì («fu un poco queta»). Il «lago del redimersi.
13-16. Ma poi... alto: Ma dopo che arrivai cor» (= cavità interna al cuore), è un’al- È la prima similitudine che incontriamo nel
ai piedi di un colle dove terminava la sel- tra metafora (vedi schema Figure retori- poema (ce ne sono circa seicento e alcune
va («valle») che mi aveva riempito il cuo- che). Secondo il Boccaccio, la cavità in- veramente indimenticabili).
16 Inferno
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28-30. Poi ch’èi... basso: Dopo che ebbi fui più volte in procinto di ritornare indie- 44-45. ma non sí... d’un leone: ma la spe-
(«èi») riposato («posato») per un po’ il tro («volte vòlto»). ranza di salvarmi svanì subito all’appari-
corpo stanco («lasso» dal latino lassus), 37. Temp’era: Era l’alba e il sole sorgeva in zione di un leone. Questo animale, dotato
ripresi il cammino avviandomi su per il congiunzione con la costellazione dell’A- di grande forza, simboleggia la SUPERBIA e
pendìo del colle solitario («piaggia diser- riete («con quelle stelle»), cioè era l’equi- la VIOLENZA. Sotto l’aspetto politico simbo-
ta») con passo ancora incerto (chi s’iner- nozio di primavera che segna l’inizio della leggia la Francia, molto potente nel basso
pica su un forte pendìo fa sì che «il piè bella stagione in cui la natura torna a rifio- Medioevo.
fermo», che deve sorreggere il corpo, si rire e ad accendere nei cuori speranze di 46-48. Questi parea... tremesse: Sembra-
trovi «sempre piú» in «basso» dell’altro rinnovamento spirituale ed anche il tempo va che il leone («questi») mi venisse in-
piede sollevato a cercar nuovo appog- in cui si avvicina la Pasqua. contro a testa alta, spinto da una fame co-
gio). 39-40. quando l’amor divino... belle: quan- sì rabbiosa che pareva ne avesse paura l’a-
31. Ed ecco: Ed ecco, quasi all’inizio della do Dio («l’amor divino») creò («mosse») gli ria stessa.
salita («erta»), apparire una lonza agile astri («quelle cose belle») (Genesi, 1,16). 49-51. Ed una lupa... grame: E dietro al leo-
(«leggiera»), molto veloce e scattante L’equinozio di primavera cade il 21 marzo, ne, ecco una lupa talmente magra che sem-
(«presta») la quale era coperta di pelo a ma, come vedremo più avanti, il poeta ini- brava carica («carca») di tutte le bramosie
macchie, simile a quello del leopardo. ziò il suo viaggio immaginario nell’oltre- («brame») sì da far vivere nel dolore («gra-
La lonza simboleggia la LUSSURIA, il peccato tomba il venerdì santo che, nel 1300, cadde me») molte genti. La lupa, magra e affama-
che allettò Dante e seduce il mondo con le l’8 aprile. ta, simboleggia la CUPIDIGIA e l’AVARIZIA, pas-
sue lusinghe. Sotto l’aspetto politico sim- 41. sí ch’a bene sperar: sì che avevo motivo sioni peccaminose che in ogni tempo tor-
boleggia Firenze divisa tra Bianchi e Neri. («cagione») di sperar bene di quella fiera mentano la società e la spingono inesora-
34-36. e non mi si partía... vòlto: e non si dalla pelle maculata («gaetta») perché era bilmente verso il disordine morale e politi-
allontanava dalla mia persona («volto»), l’alba («l’ora del tempo») ed era primave- co. Il riferimento qui è a Bonifacio VIII, avido
anzi mi sbarrava talmente il cammino ch’io ra («la dolce stagione»). e avaro.
Canto I 17
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52. questa mi porse: questa mi suscitò 61-63. Mentre ch’i’ rovinava... fioco: Men- 68. parenti: genitori (è un latinismo).
in cuore un senso di oppressione tal- tre io stavo precipitando verso la selva 70. Nacqui sub Julio: Nacqui al tempo di
mente angoscioso («gravezza») e una («in basso loco»), cioè ricadendo nel pec- Giulio Cesare (questi nacque nel 100 a.C.,
paura così tremenda ch’io perdei la spe- cato, mi apparve improvvisa un’ombra in Virgilio nel 70). – ancor che fosse tardi:
ranza di poter raggiungere la sommità figura umana che, per la lunga abitudine quando, dopo aver conquistato la Gallia
del colle («l’altezza») e di salvarmi. al silenzio, pareva aver perduto la forza e vinto Pompeo in una guerra civile, Ce-
55-57. E qual è quei... s’attrista: E come di parlare («parea fioco»). È questa la sare fu ucciso (44 a.C.), Virgilio aveva
l’avaro («quei che volontieri acquista») spiegazione letterale, ma è preferibile ventisei anni: perciò era troppo giovane
si adopera con tutta la sua volontà per una interpretazione più poetica: nella pe- perché Cesare avesse avuto la possibilità
procurarsi ricchezze e beni di valore, nombra della selva mi apparve indistinta di apprezzarlo come poeta.
quando giunge il momento che ogni suo ed evanescente («fioco») una figura uma- 71. buono: valente.
avere si dissolve («perder lo face»), egli na (vedremo tra poco che è Virgilio, il 72. nel tempo de li dei: Virgilio morì di-
si tormenta di continuo («’n tutt’i suoi grande poeta latino; egli simboleggia la ciannove anni prima che nascesse Cri-
pensier»), piange e si addolora («s’attri- RAGIONE che permette a Dante di capire la sto, quindi visse al tempo del paganesi-
sta»). gravità del peccato in cui si stava dibat- mo, degli dèi menzogneri («falsi e bu-
58. tal mi fece: la lupa irrequieta, «la be- tendo la sua anima). Nota un’altra sine- giardi»).
stia sanza pace» perché tormentata da stesia: «chi per lungo silenzio parea fio- 73. cantai: composi l’Eneide in cui narrai le
una cupidigia insaziabile, mi rese dispe- co». peregrinazioni di Enea, figlio di Anchise,
rato come l’avaro che ha perduto tutto; 65. Miserere: Abbi pietà. nel Mediterraneo, dopo che Troia («Iliòn»)
essa mi veniva incontro facendomi retro- 66. omo certo: uomo vero, in carne e os- fu conquistata dai Greci e bruciata («com-
cedere verso la selva («là dove ’l sol ta- sa. busto»).
ce»: è una figura retorica chiamata sine- 67. Rispuosemi: Mi rispose (il pronome 76-78. Ma tu... gioia?: Ma tu perché stai ri-
stesia). «mi» aggiunto alla fine del verbo è in fun- tornando nella selva, nell’angoscia del pec-
Ancora una similitudine. zione enclitica). cato, e non ascendi al dilettoso monte che
18 Inferno
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è principio e causa di gioia perfetta («tut- vulgari eloquentia Dante distingue tre for- lo. Il TEMA DOMINANTE del poema dantesco
ta»)? Il colle illuminato dal sole è simbolo me di stile: TRAGICO o illustre, COMICO o me- è etico e sociale: è un monito che Dante
della felicità e della vita rivolta al bene. dio, ELEGIACO o umile. fa a sé stesso per la sua deviazione intel-
79-80. Or se’ tu... fiume?: Sei tu quel fa- 89. saggio: maestro di sapienza. Ecco lo lettuale e morale, e alla traviata società
moso Virgilio, sorgente di cultura e fiume schema classico usato da Dante per otte- del Trecento, in gran parte dedita ai pia-
di eloquenza da cui appresi «lo bello stilo nere l’aiuto di Virgilio: prima ne ha esalta- ceri e ai guadagni mercantili (anche il pa-
che m’ha fatto onore»? Questo è veramen- to le opere; poi ha messo in luce il suo pato con Bonifacio VIII, papa nepotista e
te un atto di umiltà da parte di Dante. Qui amore per l’Eneide, il grande poema da lui avido di denaro, stava attraversando un
«fonte» e «fiume» sono metafore. studiato assiduamente; infine la richiesta momento difficile; contro il papa Bonifa-
81. vergognosa: umile e riverente. di aiuto. cio si era scagliato con veemenza il frate
82-84. O de li altri poeti... volume: Tu sei 90. polsi: arterie. Jacopone da Todi).
onore e guida illuminante («lume») di tutti 91-93. A te... selvaggio: Se vuoi uscire da 97. e ha natura... ria: l’avarizia, o sete di
gli altri poeti; mi giovi presso di te («va- questa situazione, rispose Virgilio dopo beni, è così malvagia ed empia («ria») da
gliami») lo studio intenso delle tue opere e che mi vide «lagrimar», devi imboccare rendere l’animo insaziabile.
l’amore grande che mi ha spinto a cercare un’altra via («viaggio»). Senza l’aiuto del- 100. Molti son... s’ammoglia: Molti sono gli
la tua Eneide («volume»). Bella questa te- la ragione Dante non riuscirà a liberarsi uomini («animali») avari. Fuori di metafora
stimonianza d’amore per il poeta latino dalla tentazione peccaminosa dei sensi e vuol dire che l’avarizia si accompagna ad
che Dante considera suo maestro e autore dello spirito. altri vizi: violenza, frode e inganni d’ogni
preferito. 94. tu gride: invochi aiuto. L’avarizia genere.
85-87. Tu se’... onore: Tu sei il mio maestro («questa bestia», la lupa) è così radicata 101. infin che ’l veltro: per vincere la cupi-
e il mio autore preferito dal quale attinsi nei cuori umani che nessuno riesce a sal- digia, lebbra del mondo, occorre l’inter-
l’eleganza retorica e lo stile tragico, solen- varsi. È un monito rivolto anche alla so- vento divino, «il veltro» che ristabilirà l’or-
ne («lo bello stilo») adatto a trattare gli ar- cietà corrotta del tempo: agli ecclesiasti- dine, la pace e la giustizia nel mondo. – vel-
gomenti più elevati della poesia. Nel De ci, all’imperatore, ai politicanti, al popo- tro: cane da caccia, levriero.
Canto I 19
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È un verso ermetico: i vari commentatori si milla, figlia del re dei Volsci, e Turno, re dei 118. e vederai: e vedrai le genti del Purga-
sono sbizzarriti a identificare il «veltro», Rutuli, vinto in duello da Enea, padre di Julo, torio che sono contente di espiare la loro
ma, più che riferirsi a persona determina- considerato capostipite della gens Julia cui colpa nel fuoco perché sperano, quando
ta, l’animale ha valore simbolico, indeter- appartenevano Cesare e Augusto imperato- l’espiazione sarà completa, di salire in Cie-
minato come le profezie classiche, oscure re. L’«umile Italia» è quella che nascerà dal- lo («beate genti»).
e ambigue (ricorda certi responsi della Si- l’unione dei vinti Latini con i Troiani vincitori. 121-123. A le qua’... partire: Se tu vorrai sa-
billa Cumana). 109. per ogne villa: di città in città («villa»), lire tra le beati genti («a le qua’»), ti farà da
103-104. Questi...: Questi non sarà avido né di luogo in luogo. guida un’anima più degna di me (Beatrice).
di dominio («terra») né di ricchezze («pel- 110. fin che...: finché il «veltro» non l’avrà Virgilio simboleggia la RAGIONE che può gui-
tro» = lega di rame, stagno e argento), ma ricacciata nell’Inferno da dove l’invidia del dare l’uomo sulla via del bene e della per-
solo dell’aiuto di Dio («sapienza, amore e demonio fece uscire la cupidigia («dipartil- fezione, ma solo la GRAZIA, simboleggiata da
virtute»: sono gli attributi della Trinità). la») al fine di corrompere il mondo. Beatrice, potrà condurlo a capire le verità
105. e sua nazion: la sua nascita («nazion») 112-117. Ond’io... grida: Perciò per il tuo eterne.
sarà di umile origine, appartenente a un meglio («me’») penso e giudico («discer- 124. imperador: Dio.
ordine francescano (il feltro è un panno di no») che tu mi segua e io ti trarrò («trarrot- 125. perch’io fu’ ribellante: Dio, poiché non
scarso valore come quello del saio france- ti») di qui e ti guiderò attraverso l’Inferno fui sottomesso alla sua legge («ribellan-
scano). («per luogo etterno») dove udrai le strida te»), cioè non potei essere cristiano (Virgi-
106. fia salute: il «veltro» sarà la salvezza senza speranza e vedrai le anime dolenti di lio morì diciannove anni prima che nasces-
(«fia salute») di quella umile Italia per la qua- antichi personaggi, ciascuno dei quali in- se Cristo), non vuole che entri in Cielo.
le diedero la vita alcuni eroi celebrati da Vir- voca con grida la sua dannazione eterna 127. In tutte parti... regge: Dio è imperato-
gilio nell’Eneide: i due inseparabili amici («la seconda morte») dopo il giudizio uni- re del creato, ma governa il Paradiso («qui-
troiani Eurialo e Niso, la vergine guerriera Ca- versale. vi») come re.
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132. a ciò ch’io... peggio: affinché io possa cesti sì ch’io veda («veggia») la porta di intende arrivare alla sua perfezione mora-
evitare la lupa, la schiavitù del peccato san Pietro e i dannati dell’Inferno («color... le, stimolando contemporaneamente la so-
(«questo male») e la dannazione eterna cotanto mesti»). cietà del suo tempo a diventare «modello
(«peggio»), ti prego di condurmi dove di- Dante con questo viaggio nell’oltretomba trascendente della città di Dio».
Lo smarrimento di Dante nella selva oscura, le tre belve che gli sbarrano il cammino, il
Significato letterale colle illuminato dal sole che gli suscita la speranza di poter uscire dall’intrico della sel-
alba, la primavera, l’ombra di Virgilio che gli appare come una salvezza proprio nel
va, l’a
momento in cui sta per precipitare «in basso loco».
Le tre fiere, la lonza, il leone e la lupa, raffigurano i tre peccati che maggiormente av-
vincono l’umanità: la lussuria, la superbia e l’a avarizia.
Il colle illuminato dal sole rappresenta la luce di speranza che si accende nel cuore an-
Significato allegorico gosciato di Dante, una speranza di salvezza accentuata dall’«ora del tempo», il mattino,
e simbolico e dalla «dolce stagione», la primavera, la stagione del risveglio della natura e della ri-
surrezione pasquale di Cristo.
La figura di Virgilio che viene in soccorso di Dante, spaurito, che dubita ormai della sal-
vezza è la ragione che lo aiuta a uscire dall’intrico dei peccati per avviarlo sul sentiero
della rettitudine spirituale e morale.
Il veltro, di cui Virgilio annuncia la venuta, raffigura colui che giungerà per redimere il ge-
nere umano e riportarlo ai valori eterni del bene e della giustizia sociale.
Canto I 21
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22 Inferno
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la critica
La visione dell’oltremondo
Questo primo canto serve propone; tecnica narrativa vigore che acquista tutto il che nasceranno soltanto
di proemio a tutto il poe- e drammatica che deve suo rilievo e la sua forza in seguito da una più ricca
ma e, come tale, ha una corrispondere alla novità e [...]. C’è già l’atmosfera so- e tragica esperienza e da
funzione importantissima. all’ampiezza del tutto in- lenne e drammatica del- uno sforzo continuato di
Imposta la situazione poe- consueta dell’impianto e l’oltremondo [...]. C’è, in- sistemazione dottrinale.
tica e la presenza in nuce della trama fantastica. fatti, nelle allegorie delle Per ora il viaggio si pre-
(in sintesi) di tutta la com- Poesia, struttura, tecnica tre fiere e nella profezia senta piuttosto come una
plessità degli elementi che nascono ad un parto, in- del Veltro, l’annunzio e il visione, che non come un
concorrono a costituirne scindibili, e prendono im- presentimento della ragio- dramma o un racconto:
l’idea primordiale: visione pulso dall’energia del pro- ne morale e politica dell’o- l’allegoria si sovrappone,
di un viaggio oltremonda- posito etico e polemico a pera, ma indeterminata meglio che non s’innesti e
no; significato allegorico cui obbedisce, fin dall’ini- ancora, lontana da quella si fonda con la trama fan-
che tale visione assume in zio, l’ispirazione del poeta. concretezza di passioni po- tastica.
rapporto al fine morale e E tutti questi elementi so- lemiche e da quella chia-
politico che lo scrittore si no già presenti qui, con un rezza di soluzioni pratiche (N. Sapegno)
S C H E D A D I L A V O R O
Canto I 23
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Canto II
ARGOMENTO PERSONAGGI PENA
E DANNATI E CONTRAPPASSO
• La missione di Enea, • Maria, mediatrice tra Dio e la
di san Paolo e di povera umanità = la Grazia pre-
Dante voluta da Dio veniente
• Beatrice scende dal- • Lucia, la santa protettrice della
l’Empireo per poter vista = la Grazia illuminante
salvare Dante tor- • Beatrice = la Grazia cooperante,
mentato da dubbi la teologia
tremendi • Rachele, la moglie biblica di Gia-
cobbe = la vita contemplativa
1. bruno: le ombre della sera. VIII, 26: nox erat… sopor altus habebat: «sol uno») fra tutti mi apprestavo ad
2. toglieva: dava riposo a tutti gli esseri «era notte… e un sonno profondo teneva affrontare quel travaglio immenso.
viventi affaticati dal lavoro diurno. tutti gli esseri viventi»).
È una reminiscenza virgiliana (Eneide, 3. io sol uno: io solo (nota la forza di quel
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4. la guerra: le difficoltà del viaggio e del- secolo») ancora vivo («corruttibile»). che i discendenti di Enea avrebbero dato
l’angoscia interna. Silvio gli era nato da Lavinia, figlia di origine a Roma (la futura sede del papa) e
6. la mente: la memoria. Latino, re del Lazio, mentre Ascanio o Julo all’Impero Romano (che facilitò la diffu-
7-8. O muse… vidi: Dante invoca l’aiuto gli era nato a Troia dall’unione con sione del Cristianesimo).
delle Muse, quello dell’ingegno suo Creusa, scomparsa per volontà del Fato 22-24. la quale e ’l quale… Piero: la fon-
«alto» (egli ha coscienza del compito che durante la fuga da Troia. dazione di Roma («la quale») e dell’Im-
si è assunto e ha fiducia di poterlo adem- Abbiamo già accennato che Enea, guida- pero («’l quale») fu prestabilita da Dio
piere con l’aiuto di Dio) e della memoria to dalla Sibilla Cumana, si era incontrato come santa sede («loco santo») dove
tenace, affinché lo assistano a ritrarre con nei Campi Elisi con il padre Anchise che («u’») risiede il pontefice, successore del
aderenza ciò che vide. gli aveva predetto le lotte dei Troiani nel sommo Pietro («maggior Piero»), primo
9. qui si parrà: qui apparirà l’eccellenza Lazio e il destino di gloria dei suoi discen- papa. Dante pensava che l’Impero Ro-
della tua bravura («nobilitate»). denti che avrebbero fondato Roma e dato mano fosse stato voluto dalla divina
10. Io cominciai: dopo l’invocazione alle origine a un grande impero. Provvidenza per dare all’uomo la piena
Muse, all’ingegno e alla memoria, la fidu- 16. Però…: Però, se Dio («l’avversario d’o- felicità in terra (compito della Chiesa era
cia di Dante si appanna e affiorano i gne male») fu cortese con Enea, ciò non di prepararlo per la felicità in Cielo).
dubbi. può apparire sconveniente («indegno») a 25. Per questa andata: Per questo viaggio
11. guarda: sono veramente in grado, cioè una persona di cultura («omo d’intellet- negli Inferi, di cui tu parli diffusamente
all’altezza di affrontare ancora vivo un to») se pensa che da lui dovevano aver («dai vanto») nel VI libro dell’Eneide,
viaggio nell’oltretomba («alto passo»)? origine grandi eventi («l’alto effetto»), Enea udì dal padre Anchise notizie profe-
13-15. Tu dici… sensibilmente: Tu nel VI cioè Roma («’l chi») e l’Impero Romano tiche della sua vittoria sui Latini e sui
libro dell’Eneide racconti che Enea, padre («’l quale»). In altre parole: Che Dio abbia Rùtuli guidati da Turno, loro re, e della
(«parente»: deriva dal latino parens = permesso a un eroe pagano di scendere fondazione di Roma, la futura sede della
genitore) di Silvio, era sceso nel mondo ancora vivo negli Inferi, non può meravi- dignità («ammanto») papale.
degli Inferi o ultraterreno («immortale gliare un uomo saggio e cólto se pensa
Canto II 25
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28. Andovvi poi: Anche san Paolo, il («Vas tamente quanto prima voleva fare, così («quand’ombra») a un animale (di solito a
d’elezione»), ascese fino al terzo cielo per feci anch’io in quella piaggia («costa»), un cavallo). È una similitudine.
attingere slancio e dare forza («confor- perché meditandoci su, esaurii («consu- 49. Da questa tema: Affinché («a ciò») tu
to») alla fede cristiana che è premessa mai») quel viaggio che, dopo l’esortazio- ti liberi («ti solve», dal latino solvere) da
(«principio») alla via di salvezza. ne di Virgilio (I, 112-135), avevo intrapreso questo timore («tema»), ti dirò perché ti
31. Ma io: Ma io non ho meriti a sostegno con tanto ardore («tosta» = rapida). sono venuto in aiuto e quello che ho
di un viaggio nell’aldilà, né ho ragioni pari È questa la terza similitudine: le prime appreso nel primo momento («punto») in
a quelle che hanno spinto la Divina due (canto I) avevano per tema la paura cui ho provato dolore («mi dolve») per te.
Provvidenza a favore di Enea e di Paolo. di Dante nel vedersi sbarrato il cammino 52-54. Io era… richiesi: Io me ne stavo tra
Nota la triplice ripetizione del pronome della salvezza dalle tre fiere: questa le anime che non sono né tristi né liete
(«io») su cui Dante insiste per rafforzare esprime la sua incertezza piena di dubbi. perché desiderano veder Dio ma non pos-
la sua titubanza a intraprendere un tale 44. magnanimo: animo grande (in contra- sono («tra color che son sospesi»), cioè
viaggio. sto con quello pusillanime di Dante). nel Limbo, quando mi sentii chiamare da
34. Per che: Perciò, se io mi lascio indurre 45. l’anima tua: il tuo animo è indebolito una signora («donna») di bellezza celeste
a venire, temo che la mia venuta sia un («offesa») dalla viltà, dalla pusillanimità. («beata e bella») tale che le chiesi subito
folle ardimento; tu sei saggio e intendi 46. la qual…: la quale molte volte («fia- di esprimermi il suo desiderio.
meglio («me’») di quanto io sappia dire. te») ostacola («ingombra») l’uomo sì che Nota il lessico tipico dello stilnovismo,
37. E qual: E come colui che rifiuta ciò che lo allontana, lo distoglie («rivolve») da («donna beata e bella»), e il ritmo del
prima aveva desiderato e, a causa di un’importante impresa degna di onore verso fluido e dolce proprio del Dolce stil
nuovi ripensamenti, muta il proposito («onrata») come quando una falsa appa- novo e adatto a esprimere con efficacia
(«proposta») sì da abbandonare comple- rizione («falso veder») fa fare uno scarto l’apparizione di Beatrice.
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55. Lucevan… stella: I suoi occhi splende- troppo tardi (lo spiegherà più avanti, dal to») sotto il cielo più piccolo («ciel c’ha
vano più di una stella. Anche questo v. 100 in poi). minor li cerchi sui»), cioè la Luna (anche
verso ha un’intonazione stilnovistica e 67. ornata: convincente, suasiva. nella Vita nuova Dante aveva esaltato
ben si adatta a Beatrice, qui donna del 68. e con ciò: e aiutalo con tutto ciò che è Beatrice come («regina delle virtudi»).
Cielo e creatura d’amore (non ancora necessario («mestieri») per la sua salvez- In altre parole: la specie umana, grazie
figura simbolica, dunque, come sarà inve- za. alle virtù, di cui Beatrice fu regina, supera
ce nel Paradiso dove raffigura la GRAZIA 71. del loco: dal Cielo. ogni altro essere vivente sulla Terra. È una
BEATIFICANTE). 72. amor mi mosse: fu l’amore a spinger- iperbole.
57. in sua favella: nel suo modo di parla- mi a venire e a ispirarmi le parole. La 79. Tanto m’aggrada: il tuo comando
re. parola («amor») ha qui significato ambi- («comandamento») mi è così gradito
58. cortese: nobile e gentile. guo: può esprimere sentimento d’amore («m’aggrada») che, se già mi fossi mosso
60. e durerà: la tua fama durerà fino alla per Dante o, meglio, in senso cristiano e per eseguirlo («se già fosse»), mi sembre-
fine del mondo. religioso, di amore verso il prossimo o rebbe di essere in ritardo («m’è tardi»).
61. ventura: fortuna (si allude qui all’esi- carità di cui parla il Vangelo. 81. piú non t’è: non è necessario che tu mi
lio di Dante). 73. Quando sarò: Quando sarò alla pre- esprima il tuo desiderio («aprirmi il tuo
62. ne la diserta piaggia: è quella dello senza di Dio («al signor mio»), farò spes- talento»).
smarrimento di Dante a causa delle belve so davanti a Lui le tue lodi. 82-84. Ma dimmi… ardi: Ma dimmi la
che gli impedivano di procedere sulla via 76. O donna di virtú: O signora piena di causa per la quale non temi («ti guardi»)
della salvezza (vedi canto I). virtù, grazie alla quale («virtú») il genere di scendere dall’Empireo, dove desideri
64. e temo: e temo, da quanto ho udito in umano («l’umana spezie») supera («ecce- («ardi») tornare, a questo centro (l’Infer-
Cielo, di essermi mossa in suo soccorso de») ogni cosa contenuta («ogni conten- no è al centro della Terra).
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85. Da che: Poiché tu vuoi capire a fondo una signora gentile che ha pietà di Dante 106-108. non odi… vanto?: non senti l’an-
(«a dentro»), ti dirò in breve la ragione per ostacolato dalle fiere («’mpedimento») in goscia («la pièta») del suo pianto? Non
la quale non ho timore di venire qua dentro. soccorso del quale io ti mando. vedi la violenza tempestosa del male («la
88. Temer si dee: Si deve temere solo di 97. Questa: Questa chiamò («chiese in suo morte»: simboleggia il peccato che spe-
quelle cose che possono far male a qual- dimando») Lucia e le disse che Dante, il suo gne l’anima) il quale minaccia di trasci-
cuno («altrui»). fedele, aveva bisogno di lei. – Lucia: Lucia, narlo alla perdizione («mar»)?
91. sua mercè: per sua bontà e grazia nemica di ogni violenza e di ogni crudeltà 109. Al mondo: Al mondo non ci furono
(«mercè»). («di ciascun crudele») venne nel luogo («fur») mai persone così rapide («ratte»)
92. che la vostra…: che la vostra sofferen- dove io stavo in compagnia di Rachele. a fare il loro vantaggio («lor pro») o a fug-
za («miseria») non mi tocca («tange»). 103-105. D i s s e : – B e a t r i c e … s c h i e r a : gire il loro danno come feci io dopo che
Beatrice, essendo beata («tale») non può Disse: «Beatrice, vera gloria («loda») di Lucia mi ebbe detto tali parole.
essere toccata dalle pene dell’Inferno né Dio, perché non vai in soccorso di colui 112. beato scanno: seggio celeste.
può essere assalita dal fuoco. che tanto ti amò e per te riuscì a elevarsi 113. fidandomi: fiduciosa nel tuo nobile
94-96. Donna è gentil… frange: In cielo c’è sopra la schiera del volgo? («onesto») parlare che fa onore a te e a
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quelli che l’hanno udito. Questo nuovo 119. quella fiera: la lupa che ti ostacolò la 127. Quali fioretti: Come i fiori con corolla
elogio rivolto a Virgilio chiude la lunga via più breve («il corto andar») per salire reclinata e con i petali chiusi per il freddo
perorazione di Beatrice. il monte della salvezza (il «monte» è con- della notte, appena il sole li illumina con i
115. Poscia: Dopo questo ragionamento, trapposto alla «selva», simbolo del pec- suoi caldi raggi («li ’mbianca») si aprono
rivolse verso di me i suoi occhi splendenti cato). drizzandosi sul loro stelo, tale mi feci io
di lagrime. 121. restai?: indugi, ti fermi? dopo essermi ripreso dalla condizione di
Questo pianto di Beatrice esprime la sua 122. perché tanta viltà… allette?: perché vacillante fiducia («virtude stanca»). La
profonda preoccupazione per Dante che accogli («allette») tanta pusillanimità? similitudine esprime bene il coraggio ritro-
stava ricadendo nel peccato. Il traviamen- 123. ardire e franchezza: ardimento e fidu- vato da Dante. Il nome («fioretti») non è
to di Dante era stato soprattutto di natura cia in te stesso. diminutivo: è usata anche nelle Rime (C,
religiosa: gli studi di filosofia l’avevano 124-126. poscia che… ti promette?: dal CI) e nel Purgatorio (canto XXVIII).
portato a un punto tale da fargli vacillare momento che tre donne benedette hanno 131-135. e tanto buono ardire… porse!: e
la fede cristiana, i cui misteri non si pos- a cuore la tua salvezza, cioè hanno cura di sentii dentro di me tanto ardire da comin-
sono svelare con la ragione. te in Paradiso davanti alla corte di Dio ciare come una persona liberata da ogni
117. per che: e quelle lagrime mi resero («ne la corte del cielo»), e le mie parole ti dubbio («franca»): «Pietosa la donna che
più rapido («piú presto») a venire in tuo promettono tanta gioia («tanto ben»). mi venne in aiuto e veramente gentile te
soccorso. Virgilio, colpito dalla bellezza L’intervento delle tre donne del Cielo ha lo che ti sei affrettato a obbedire alle sue
celeste di Beatrice accentuata dai suoi scopo di mettere in evidenza il valore che parole veritiere («vere»).
occhi lagrimosi, arde dal desiderio di ser- il viaggio di Dante assume: è importante 138. proposto: proposito. Caduto ogni
virla e accorre subito in aiuto di Dante. non solo per la sua salvezza spirituale, ma dubbio, ora Dante è disposto a seguirlo.
118. volse: volle. anche per quella dell’umanità tutta. 142. alto e silvestro: arduo e selvaggio.
Canto II 29
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1. LA MISSIONE DI ENEA
Dante interpreta il viaggio compiuto da Enea nel mondo dei morti, descritto minuzio-
samente da Virgilio nel VI libro dell’Eneide, come una missione voluta da Dio che, nei
suoi imperscrutabili disegni, preparava la via alla diffusione del Cristianesimo. Infatti,
dai discendenti dei Troiani, fusi insieme con le genti dell’umile Italia laziale, sarebbe
nato un popolo che avrebbe fondato Roma, la sede destinata al papato, e l’Impero
Romano la cui vastità avrebbe facilitato la diffusione della fede cristiana.
Anche la IV egloga di Virgilio, con il suo accenno all’universale palingenesi, «doveva rap-
presentare agli occhi di Dante una decisiva conferma del carattere profetico dell’Eneide,
una riprova che Dio aveva scelto il Mantovano a profeta di eventi provvidenziali e che
quindi l’argomento del poema virgiliano andava considerato come una delle tappe fonda-
mentali nel cammino dell’umana salvazione, a disdoro e vergogna degli ecclesiastici che
pretendevano di svuotare l’Impero della sua preminente autorità. Ciò aiuta a comprende-
re perché Dante – anche sotto la suggestione dell’ambiente ravennate di Giovanni del
Virgilio – abbia intrapreso a comporre egloghe in latino nello stile di Virgilio, benché nor-
malmente (e la Vita nuova, il Convivio e la Commedia stanno a dimostrarlo) egli preferis-
se comporre in volgare le sue opere di più integrale impegno, proprio perché il volgare era
l’unico idioma accessibile anche alle folle» (E. Paratore).
Un altro grande studioso di Dante, il critico Bruno Nardi, nel suo volume Dal Convivio
alla Commedia, arrivato alla lettura del terzo libro della Monarchia scrive: «Fu senza
dubbio a questo momento, che egli scoprì che lo spirito dell’Eneide s’accordava a mera-
viglia con lo spirito del Vangelo, l’umanesimo virgiliano col profetismo biblico. Questa
scoperta lo commosse a tal segno da ritenerla una rivelazione soprannaturale. Gli
parve di udire una voce interiore che lo incitasse a svelare agli uomini la “cagion che ’l
mondo ha fatto reo” e che la grazia di Dio fosse scesa su lui come un tempo sui profe-
ti d’Israele. La Divina commedia germogliò dall’intima e perfetta concordia dell’uma-
nesimo virgiliano con la rivelazione evangelica, nella forma di una visione poetica e
profetica, nella quale il viaggio d’Enea […] si compie col ratto di Paolo al terzo cielo».
L’uomo, se vuol distinguersi dagli animali, deve puntare con tutte le forze della sua
volontà «a seguir virtute e canoscenza», ad elevarsi intellettualmente e spiritualmente,
ad affrontare con serenità e coscienza ogni ostacolo. Però, ci ammonisce il poeta, deve
30 Inferno
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essere consapevole dei limiti imposti da Dio: varcarli significa temeraria follia, pec-
care di superbia (ricorda Lucifero precipitato dal Cielo).
S C H E D A D I L A V O R O
1 Dante si prepara a sostenere la «guerra / sí del cam- 8 Chi sono le tre donne benedette che hanno a cuore
mino e sí de la pietate»: sai spiegare questo verso? la salvezza di Dante?
(max 5 righe). a) Beatrice, Rachele, la Vergine Maria
2 Chi è il parente di Silvio? b) Beatrice, Lucia, la Vergine Maria
a) Ascanio c) Beatrice, Lucia, Rachele
b) Enea d) Le Muse
c) Anchise
d) Virgilio RIFLESSIONE
3 L’«avversario d’ogne male» fu «cortese» verso Enea 9 Qual è in particolare il «dubbio» che tormenta il no-
«pensando l’alto effetto / ch’uscir dovea di lui e ’l stro poeta? (max 10 righe)
chi e ’l quale»: cerca di spiegare queste parole di
Dante (max 10 righe). 10 Come interpreti l’amoroso interessamento di Bea-
trice che lascia il suo «beato scanno» dell’Empireo
4 Chi è il Vas d’elezione? Che cosa ha fatto per recar e scende nel Limbo? (max 20 righe)
«conforto» alla fede cristiana?
Perché il poeta teme che la sua venuta nel regno del- PRODUZIONE
5
la morta gente sia «folle»? (max 5 righe)
11 Traccia un’analisi sintetica del discorso di Beatrice
6 La viltà molte fiate l’omo ingombra: spiega questa per convincere Virgilio a correre in aiuto di Dante
espressione (max 10 righe). (max 20 righe).
Canto II 31
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Canto III
ARGOMENTO PERSONAGGI PENA
E DANNATI E CONTRAPPASSO
• La scritta sulla porta • Caronte • Punte da vespe e da mosconi, le
dell’Inferno Gli ignavi: anime degli ignavi devono inse-
• Gli ignavi • Papa Celestino V guire un’insegna
• Caron dimonio • In vita non ebbero nessun idea-
le e ora inseguono un’insegna
senza senso; non sentirono
nessuno stimolo all’azione, e
ora sono stimolate dalle puntu-
re di vespe
1-3. Per me… gente: Attraverso me («per eterno («perduta»). Questa prima terzina, mento. Quel «per me» ripetuto all’inizio
me») si va nella città del dolore, nel dolo- con il «per me» che si ripete martellante e dei tre versi è una figura retorica detta
re che dura eterno, fra la gente dannata in lugubre, dà subito un’impressione di sgo- anafora.
32 Inferno