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SONATA N.3 OP.

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Questa sonata fu scritta tra i primi di Settembre del 1844, quando la sorella
di Chopin partì da Parigi per tornare a Varsavia, e il successivo 28
Novembre, quando Chopin rientrò a Parigi da Nohant.
In questo periodo scrisse una delle sue opere più alte e meno tormentate ed
è sorprendente che ci riuscisse adesso, stanchissimo per la lunga visita
dell’amata sorella e rattristato per la di lei partenza..
La sonata è dedicata alla sua allieva contessa de Perthuis ed è molto
apprezzata tra i musicisti contemporanei (a Parigi fu proposto il primo
movimento obbligatorio per la sezione femminile del 1848), è stata oggetto
di critiche ed è meno popolare della precedente.
La sonata è divisa in 4 tempi, frutto di maturità dell’autore che si trovava
in un momento di tranquillità, ricca di temi.
Alan Walker sottolinea come poche cellule del primo e secondo tema del
primo tempo danno origine a tutta la sonata.
Il primo tempo, allegro maestoso ha un primo tema composto da 4 misure
ripetute 3 volte con varianti ed è seguito da un asso imitativo di 2 misure
ripetuto 3 volte.
Il secondo tema è una melodia appassionata e lirica che si ritrova nel
preludio n.15, nel trio della marcia funebre e nel concerto op.11.
Nella ripresa manca la riesposizione del primo tema come nella seconda
sonata, ma nell’opera 35 il ritmo ossessivo sembrava preludiare alla
ripetizione del primo tema mentre qui l’elemento lirico è predominante.
Il primo movimento si conclude in un’atmosfera molto poetica.
Il secondo tempo non è un adagio ma uno scherzo, come nelle altre sonate
di Chopin, uno scherzo in tonalità maggiore in contrasto col si minore
precedente; il primo tempo inizia in modo solenne e termina in modo lirico,
lo scherzo è gaio e leggero: l’atmosfera cambia totalmente.
Anche il largo è in si maggiore ed il trio dello scherzo, come una dolce
elegia.
Abbiamo qui un episodio di enarmonia: il mib conclusivo dello scherzo
diventa re diesis (altri episodi di enarmonia ci sono nella polacca op.53).
Enarmonia anche nel Largo: il mib diventa re diesis mediante di si
maggiore e l’inizio del tema è la cellula iniziale della melodia del primo
movimento invertita.
Il brano termina con un rondò considerato da molti di ispirazione politica,
glorificazione di una Polonia libera, legato, secondo questa visione, alla
coda della polacca op. 61, il tema principale è ripetuto 3 volte, ma ogni
volta è differente:diversa è la scrittura e sfumatura dinamica, appena
accennato la prima volta, più sensibile la seconda e deciso nella terza.
Chopin con questo rondò ci dimostra di saper comporre un rondò
rendendolo vario.
Bisogna fare attenzione a non eseguirlo né troppo veloce né troppo lento e
interpretare bene quel “presto non tanto”: se suonato troppo veloce si
destabilizza l’insieme ed il primo tema risulta ansimante, se troppo lento si
perde la frenesia con la quale le parti pari contrastano l’espressione
gloriosa del tema principale.

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