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Il patrimonio archeologico della regione Campania è senza dubbio tra i più ricchi e prestigiosi della nazione e
rappresenta la memoria di molteplici momenti che nei secoli hanno reso grande la nostra cultura e di valore ri-
Massimiliano Campi
conosciuto in tutto il mondo. L’evoluzione rapida e straordinaria delle strumentazioni tecnologiche lascia imma-
Massimiliano Campi
ginare uno scenario prossimo dove si sviluppano sempre di più nuove modalità di fruizione del consistente pa-
trimonio di beni culturali e costituisce un’interminabile risorsa di cui beneficiare in modi differenti. Una nuova
epoca, che sviluppa nuovi modi di trasmettere il sapere, è inesorabilmente all’orizzonte grazie anche a sistemi
che consentono la virtualizzazione degli spazi e modi avveniristici di rappresentazione dell’architettura.Le
antiche rovine di quelle che un tempo furono magnifiche architetture possono rivivere nelle ricostruzioni virtuali
Sistemi di conoscenza
per l’Archeologia
e nelle visualizzazioni 3D, che rendono visibili elementi e configurazioni spaziali altrimenti solo immaginati.
Il lavoro presentato in questo libro descrive i lavori di analisi e di rilievo che hanno riguardato diversi teatri e
anfiteatri della Campania, generando un date base di informazioni relativo ai dati materici, geometrici e di-
mensionali che definisce un nuovo livello informativo e che consente di prefigurare nuovi interventi di con-
servazione. Tra le finalità di questo studio, condotto da un gruppo di ricerca dell’Università degli Studi di
Napoli Federico II insieme a imprese specializzate in ICT (Information and Communication Technology), vi
è quello di generare supporti di conoscenza che ibridano l’innovazione del rappresentare digitalmente i beni I luoghi dei teatri e degli anfiteatri
culturali con i fondamenti scientifici e operativi tradizionali.
romani in Campania
Massimiliano Campi (Portici, 1969) ha studiato architettura in Italia e in Spagna laureandosi presso l’Università
Euro 60,00
Massimiliano Campi
Sistemi di conoscenza
per l’Archeologia
I luoghi dei teatri e degli anfiteatri
romani in Campania
artstudiopaparo
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GRANDI OPERE La pubblicazione presenta gli esiti della ricerca svolta da docenti e ricercatori del
collana diretta da Centro Interdipartimentale di Ricerca Urban Eco e del Dipartimento di Architettura
Antonella di Luggo dell’Università di Napoli Federico II nell’ambito del progetto “Le forme
dell’Anfi/Teatro - modello di fruizione evoluta: digitalizzazione, analisi e visualizza-
Volume 2 zione dei teatri romani in Campania”. Progetto realizzato nell’ambito del POR Cam-
Unione Europea pania FESR 2007-2013 con le risorse del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale.
Comitato Scientifico
Jean Francois Cabestan La ricerca è frutto degli accordi di collaborazione sottoscritti dal Centro di Ricerca
Massimiliano Campi Urban Eco con Spinvector e TacTime Consulting.
Alessandro Castagnaro
Stefano De Caro UNIVERSITA’ DI NAPOLI FEDERICO II
Pierluigi Leone De Castris CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI RICERCA URBAN ECO
Riccardo Florio Responsabile scientifico
Christiane Groeben Massimiliano Campi
Fulvio Irace
Gruppo di Ricerca
Mario Losasso Mara Capone, Vito Cappiello, Alessandro Castagnaro, Raffaele Catuogno, Valeria
Virginie Picon Lebfevre Cera, Antonella di Luggo, Elisa Mariarosaria Farella, Francesco Pio Ferreri, Ni-
Franco Purini cola Flora, Domenico Iovane, Emanuela Lanzara, Alessandra Pagliano, Daniela
Marcello Sestito Palomba, Rosaria Palomba, Raffaella Pierobon Benoit, Paola Scala, Simona Scan-
durra
con Elena Cartojan, Giovanni Caturano, Giuseppe Di Gioia, Giulia De Martini
Sistemi di conoscenza
per l’Archeologia Coordinamento rilievi strumentali e processamento dati
Raffaele Catuogno, Domenico Iovane, Rosaria Palomba
I luoghi dei teatri e degli
anfiteatri romani in Campania Mappatura e catalogazione
Coordinamento: Valeria Cera, Domenico Iovane, Rosaria Palomba
di Massimiliano Campi con Giulia De Martini, Elisa Mariarosaria Farella, Francesco Pio Ferreri, Angelo
Triggianese
progetto grafico
Valeria Cera con Elaborazioni grafiche
artstudiopaparo Valeria Cera, Domenico Iovane, Rosaria Palomba
© Dicembre 2015
Ristampa ottobre 2017
artstudiopaparo s.r.l.
info@artstudiopaparo.com
Euro 60,00
In copertina il Teatro Romano di Benevento (foto di U. Barra).
ISSN 2421 034X
ISBN 978 88 99130 374 Il disegno del logo della collana è di Riccardo Florio.
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Sommario
PREFAZIONI
7 Gaetano Manfredi 117 I teatri del Pausilypon
8 Piero Salatino Documentazione, modellazione e fruizione virtuale del patrimonio
9 Mario Losasso archeologico
Elisa Mariarosaria Farella, Massimiliano Campi, Fabio Remondino
11 Premessa
127 Archeologie in rovina: il teatro romano di Liternum.
15 I teatri e gli anfiteatri della Campania tra tecniche avanzate Occasione per la sperimentazione di sensori non convenzionali
di conoscenza e valore storico. Dal rilievo del teatro di Pompei Valeria Cera, Domenico Iovane
ad un regesto sistemico evoluto
Massimiliano Campi 135 Francesco Venezia a Pompei: allestire per mostrare
Francesca Iarrusso
CONTRIBUTI
27 Archeologia dei ludi in Campania, tra l'età repubblicana e quella UN CASO ESEMPLIFICATIVO DEI METODI DI ANALISI.
imperiale IL TEATRO ROMANO DI BENEVENTO
Raffaella Pierobon Benoit, Francesco Pio Ferreri 141 Le Forme dell’Anfi/Teatro: dal concept del progetto al project
management
37 Procedure integrate per il rilievo e la rappresentazione del patrimonio Giuseppe Di Gioia
archeologico: il teatro ellenistico-romano di Sarno
Antonella di Luggo, Raffaele Catuogno, Simona Scandurra 149 Il Teatro Romano di Benevento, modello di fruizione evoluta:
dal rilievo alla ricostruzione tridimensionale
49 Teatri/Anfiteatri Rosaria Palomba
Tema di restauro o di paesaggio?
Vito Cappiello 159 L’analisi geospaziale multicriteria Gis-Based applicata alla valutazione
della pericolosità e del rischio nella conservazione dei beni Culturali:
57 Strategie comunicative per la trasmissione del valore: il caso studio del Teatro Romano di Benevento
il teatro di Miseno e di Pietrabbondante Elena Cartojan, Giuseppe Di Gioia
Alessandra Pagliano
169 Il Teatro Romano di Benevento, modello di fruizione evoluta:
67 L’anfiteatro (che non è mai stato) di Spartaco. Realtà Aumentata e Interazione
I beni culturali tra cultura pop e populismo mediatico Giovanni Caturano
Paola Scala
75 Sovrascritture d’autore nell’antico teatro romano a Napoli 179 MAPPATURA E SCHEDATURA DEI TEATRI ROMANI IN CAMPANIA
Nicola Flora a cura di Valeria Cera, Rosaria Palomba
Introduzione prattutto per Atene -, spiega come, con locali e specifiche diffe-
La spettacolarizzazione è un fenomeno profondamente radicato renze, edifici e funzione si siano diffusi in tutto il mondo elleni-
nel mondo antico mediterraneo, con forme evidentemente di- stico, da Oriente a Occidente, all’interno dei santuari o al centro
versificate nel tempo e nello spazio, dalle processioni rituali alle delle aree pubbliche cittadine.
riunioni "conviviali" accompagnate da cantori e danzatori, alle Il fenomeno appare particolarmente complesso nell’area italica,
pure e semplici raffigurazioni iconografiche, ma con uno scopo dove alle tradizioni spettacolari locali si mescolano aspetti più le-
almeno a grandi linee comune, vale a dire la diffusione di mes- gati alla cultura greca, trasmessa soprattutto dalle comunità
saggi riconducibili al sacro e al politico, trasmessi dal potere al magno-greche, in particolare con le farse fliaciche. Non sor-
"suo pubblico" in molteplici e diversificate circostanze: riti e ce- prende quindi che accanto al forte contenuto religioso/rituale,
rimonie religiose, feste per l’accesso al trono dei sovrani, celebra- testimoniato dall’associazione tempio-teatro tipica del Lazio e
zioni per le vittorie in guerra, o, nell’ambito privato, quelle per della Campania, fino al Molise, nel II e I secolo a.C. si manife-
matrimoni e funerali. stino, mescolate agli aspetti più propriamente ludici, istanze
Elemento fondamentale nell’elaborazione degli spettacoli, teso a socio-politiche, riconoscibili nei più celebri autori della comme-
definirne il ruolo pubblico o privato, è la scelta del luogo, cui si dia latina, da Plauto a Terenzio, o nelle più "modeste" farse atel-
accompagnerà nel tempo la definizione più precisa degli spazi, lane, di tradizione osca, verosimilmente recitate nei teatri stabili
con la creazione di strutture via via più monumentali destinate a che soprattutto in Campania vengono precocemente costruiti in
favorire lo svolgimento delle azioni e la accoglienza/selezione del questo stesso arco cronologico, e ai quali si affiancano, spesso in
pubblico. antagonismo, i numerosi anfiteatri.
Un posto speciale occupa in questo percorso il teatro, tradizio- Istanze del tutto superate con l’avvento del Principato, quando
nalmente identificato, anche grazie alle sopravvivenze monumen- l’attenzione del ceto politico non è più sulla città, considerata nel
tali, come espressione tipica della cultura greca e poi romana. suo insieme e dove i monumenti sono specchio della generale or-
Non è questa la sede per affrontare la complessità del tema: ci si ganizzazione della comunità, ma si sposta, per la necessità dei
limiterà ad osservare quanto, pur nell’apparente similitudine delle committenti - ormai quasi esclusivamente gli Augusti, cui si af-
architetture, si diversifichi nel corso del tempo la funzione degli fiancano le élites provinciali -, su quegli edifici che, identificati
edifici destinati agli spettacoli. Il teatro greco, a partire dal V se- come efficaci strumenti di propaganda, si sviluppano ad altissimo
colo a.C. - in coincidenza, si potrebbe affermare, con la "codifi- livello di tecnica costruttiva e si arricchiscono sempre più di de-
cazione" della struttura architettonica -, accoglie spettacoli che, corazioni "significanti" per la celebrazione dei valori dinastici e,
pur sempre collegati alle celebrazioni dionisiache, assumono con- in ambito provinciale, "romani". Tra questi i teatri da un lato,
tenuti sempre più connessi alla contemporaneità politica e so- come spazi ideali, al di là dei templi veri e propri, per le celebra-
ciale, e, almeno all’apparenza, diventano espressione di un zioni e i riferimenti al culto imperiale, e gli anfiteatri dall’altro,
pensiero politico nascente dal "basso" o, piuttosto, alternativo: come luoghi della "libera" espressione del sentimento popolare,
la scelta di temi mitici, come la eschilea vita di Prometeo, o quo- acquistano particolare rilievo diventando uno dei simboli privi-
tidiani, come l’aristofanesca protesta delle donne, sono chiare te- legiati del "modello" città in tutto l’impero.
stimonianze della società che nel suo complesso usa luogo e Di questo processo è preziosa testimone la Campania dove, ai
occasione per un confronto tra le sue diverse componenti, che si monumenti per spettacolo emergenti ben noti, l’archeologia con-
esprimono e/o si riconoscono nello spettacolo. tinua ad aggiungere, nei suoi momenti di scavo, restauro e ricerca,
La rilevanza del teatro inteso in tutti i suoi aspetti, come uno dei importanti novità, come di seguito evidenziato.
modi di espressione della polis - modello originario e valido so- R. P. B.
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che l'iscrizione di dedica qualifica con il nome metonimico di mediano (maenianum primum). Un ulteriore livello di gradinate
spectacula, sorse in un settore pianeggiante della città, presso (maenianum secundum) era accessibile dall'alto attraverso un
l'estremo angolo orientale delle mura urbane. La cavea, di forma tamburo sommitale in opus incertum, collegato direttamente al-
ellittica, è in parte addossata al terrapieno (agger) delle mura l'esterno da una serie di scale addossate al muro perimetrale di
stesse, e per poco più della metà poggia su un aggestus di terra contenimento. I diversi livelli della cavea erano delimitati da
riportato dallo scavo dell'arena e contenuto all'esterno da un alto spessi parapetti in travertino (baltei) e articolati al loro interno
muro in cementizio con paramenti in tufelli di pietra lavica (opus in "spicchi" di gradini (cunei) separati da scalette radiali. Al di
quasi reticulatum), a sua volta contraffortato da una serie di arcate sopra del tamburo di coronamento si conservano gli scarni resti
cieche riservate ai banchi dei venditori ambulanti, a eccezione di di un ambulacro raggiungibile da scalette posteriori, che gli stu-
quattro aperture che danno accesso ad altrettante gallerie voltate diosi identificano con il maenianum summum, attrezzato con
passanti al di sotto delle gradinate (Fig. 3). Due di queste gallerie, sedute in legno per gli spettatori più umili. Da qui si tendeva
con pavimento basolato e pendente verso il basso, larghe a suffi- all'occorrenza un telone di copertura (velarium) utilizzato come
cienza per il passaggio di carri, culminano, alle estremità dell'asse riparo dal sole o dalle intemperie e documentato nel celebre af-
maggiore dell'edificio, nei corridoi che garantivano da un lato fresco pompeiano che immortala la sanguinosa rissa occorsa
l'ingresso all'arena dei gladiatori e delle fiere impiegate negli spet- nel 59 d.C. tra gli abitanti di Pompei e quelli della vicina Nuce-
tacoli venatori (porta triumphalis), dall'altro il trasferimento dei ria, punita dal senato di Roma con la sospensione decennale
gladiatori morti o feriti all'esterno del terreno di combattimento degli spettacoli anfiteatrali15. L'edificio pompeiano conservò so-
(porta libitinensis). Le altre due gallerie si aprono parallele e sim- stanzialmente inalterato il suo aspetto fino alla catastrofica eru-
metriche sul lato occidentale del perimetro esterno, rivolto verso zione del 79 d.C., benché siano attestati in età imperiale
la città, e immettono all'interno in un ambulacro ellittico sotto- importanti interventi di restauro, come la progressiva sostitu-
posto anch'esso alla cavea e prossimo all'arena, dal quale si ac- zione degli originari palchi in legno con gradinate in pietra fi-
cede ad un sistema anulare di scalette, alternatamente singole e nanziate dai magistrati locali. Agli ultimi decenni di vita del
a doppia rampa, che indirizzavano il transito degli spettatori ri- complesso si possono riferire i pochi elementi relativi all'appa-
spettivamente verso il primo settore delle gradinate (podium), ri- rato decorativo, noti soltanto da epigrafi commemorative o
servato ai magistrati e ai personaggi di rango, e verso il settore dalle testimonianze grafiche degli scavatori ottocenteschi: si
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tratta, nello specifico, delle perdute statue onorarie del duovir in età flavia con l'inaugurazione del Colosseo (80 d.C.)17. A par-
C. Cuspius Pansa e di suo figlio, promotori del restauro seguito tire da questo momento gli edifici ludici dell'Urbe, con la loro
al terremoto del 62 d.C.; e di una serie di affreschi raffiguranti struttura interamente autoportante, il complesso sistema di so-
coppie di gladiatori e scontri tra animali esotici, che decoravano struzioni cave e gli imponenti prospetti esterni ad arcate sovrap-
il muro di separazione tra il podium e l'arena16. poste con ordini architettonici applicati, rappresenteranno il
F. P. F. modello canonico di riferimento per le successive realizzazioni
teatrali e anfiteatrali, soprattutto in Italia e nelle province occi-
Teatri e anfiteatri campani in età imperiale: il dialogo con i modelli dentali. I centri della Campania si segnalano adesso tra i più ri-
urbani cettivi alle sollecitazioni formali provenienti dalla capitale
Gli esempi di teatri e anfiteatri campani fin qui illustrati sono em- dell'Impero. In particolare, gli anfiteatri dell'antica Capua e di
blematici di una ricca stagione di sperimentazioni architettoniche Puteoli sono quelli che ricalcano più fedelmente il modello del
che, come si è detto, troveranno a Roma una compiuta e più ar- Colosseo18. In entrambi i centri sono attestati anfiteatri più anti-
ticolata espressione solo tra la tarda età repubblicana e la prima chi, forse già databili alla fine del II sec. a.C., con la cavea sorretta
età imperiale, con i teatri di Pompeo e di Marcello, per culminare da concamerazioni radiali riempite di terra (nel sistema c.d. "a
cassoni") e appoggiata in parte, nel caso di Pozzuoli, al pendio
collinare19. Soprattutto Capua vantava una secolare e prestigiosa
tradizione di munera gladiatorii, la cui fama si lega notoriamente
alla rivolta servile capeggiata da Spartaco che prese le mosse pro-
prio dalla caserma gladiatoria (ludus) della città campana. I suc-
cessivi complessi sorsero a breve distanza dai loro predecessori,
e si inquadrano nel cospicuo programma di rinnovamento mo-
numentale che investì la regione tra il I e il II sec. d.C., con il mu-
nifico concorso della casa imperiale. Il nuovo anfiteatro di Capua,
noto anche come Anfiteatro Campano, si impiantò su una vasta
piazza (platea) lastricata in calcare che oblitera le fondazioni ra-
sate dell'impianto preesistente, in un'area esterna al perimetro
urbano ma prossima all'angolo nord-orientale delle mura e al
tracciato della via Appia. L'edificio imperiale, di dimensioni im-
ponenti20 e riconducibile in gran parte a interventi di età adrianea
e antonina, svettava al centro della platea con un magnifico pro-
spetto in poderosi blocchi di travertino locale, sviluppato su tre
ordini sovrapposti di arcate (240 in totale) inquadrate da semi-
colonne dorico-tuscaniche (Fig. 4), e un quarto ordine sommitale
(l'attico) costituito da un muro continuo scandito da paraste e fi-
nestroni quadrangolari21, soluzione direttamente confrontabile
con la facciata del Colosseo22. La cavea era divisa in cinque mae-
niana, di cui quello inferiore ospitava, in corrispondenza dell'asse
minore, le tribune d'onore (pulvinaria), mentre il livello più alto
(maenianum summum) era coronato da una porticus di colonne
in granito. L'accesso alle gradinate era disciplinato da quattro
ambulacri ellittici, costituiti da un doppio portico perimetrale e
da due corridoi interni alternati alle concamerazioni radiali in la-
terizio dell'impianto sostruttivo, da cui si dipartiva un sistema di
scale che conducevano ai livelli superiori e, per ciascun livello,
direttamente alla cavea, attraverso un numero complessivo di 76
vomitoria. Sul perimetro esterno si aprivano, inoltre, quattro in-
gressi monumentali in corrispondenza delle estremità dei due
Fig. 3. Anfiteatro di Pompei. Pianta della cavea, in alto, e degli ambienti assi dell'edificio: quelli sull'asse maggiore immettevano all'arena,
scavati nell'aggestus, in basso (da Tosi 2003, tav. 3.75-76). gli altri due portavano ai pulvinaria. Sotto l'impalcato ligneo del-
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l'arena correva un'elaborata rete di gallerie e ambienti sotterranei le transenne marmoree che delimitavano i vomitoria della cavea:
da cui, attraverso un sistema di montacarichi e botole, facevano quelle laterali presentano il passamano rilevato in forma di ani-
la loro comparsa le fiere impiegate nei combattimenti gladiatorii mali esotici e fiere, alludenti ai giochi venatori ospitati nell'arena,
o nelle spettacolari cacce allestite in occasione dei ludi. L'ecce- mentre i plutei sommitali recano sulla fronte esterna rilievi con
zionalità dell'edificio capuano risulta anche dalla ricchezza del processioni anfiteatrali e soggetti mitologici. Tra questi ultimi pre-
suo apparato scultoreo23. Gli elementi più vistosi, che hanno at- valgono significativamente le scene relative alle fatiche di Eracle,
tirato l'interesse di viaggiatori e antiquari fin dal XVI secolo, sono eroe antonomastico della lotta e dell'agone, e gli exempla di per-
le protomi di divinità a rilievo che ornavano i conci di chiave degli sonaggi del mito puniti dagli dei per la loro tracotanza, come
archi esterni, due delle quali, con i busti di Diana e Giunone, Marsia, Atteone, Prometeo: richiamo evocativo alla funzione pu-
sono ancora apprezzabili in situ; mentre un numero consistente nitiva e deterrente dei munera gladiatorii, espressione della vo-
di conci decorati è attualmente custodito nelle sale del Museo lontà ideologica di Roma a preservare l'ordine stabilito e a
Provinciale Campano e del Museo dei Gladiatori di S. Maria scongiurarne la violazione, attraverso un uso spettacolare ma pro-
Capua Vetere, altri sono reimpiegati negli edifici monumentali grammatico della violenza.
della Capua medievale e moderna24. Un significativo precedente Anche sul fronte dell'edilizia teatrale le città campane si dotano
è offerto dalla serie di mascheroni marmorei applicati alle chiavi in età imperiale di nuovi impianti in grado di eguagliare i fasti
d'arco del teatro di Marcello e riferibili sia alla fase di età augustea dell'architettura ludica di Roma, o rinnovano in senso monumen-
che ai successivi restauri adrianei25: è la prova che, anche sul piano tale le strutture preesistenti, come nel caso del teatro di Teano
della venustas esornativa, i monumenti della Campania imperiale (cfr. supra). L'esempio più notevole è costituito dal teatro di Be-
recepirono suggestioni e modelli di ascendenza urbana, pur rie- nevento (Fig. 5.), opportunamente definito come "il tipo più
laborandoli alla luce di esperienze formali e motivi iconografici completo e concluso" tra i teatri dell'Italia romana, eccezion fatta
locali. All'arredo scultoreo dell'Anfiteatro Campano sono attri- per quelli dell'Urbe28. Ubicato nel cuore della città antica, in pros-
buibili anche statue a tutto tondo, copie o rielaborazioni di ori- simità dell'area forense, il complesso beneventano fu verosimil-
ginali greci raffiguranti in prevalenza soggetti divini e mitologici mente concepito in età traianea, quando con l'apertura della via
(Venere, Apollo, Minerva, Psiche), collocate in origine nel portico Appia-Traiana, intorno al 109 d.C., Benevento conobbe una for-
in summa cavea o nelle luci delle arcate esterne del secondo o del tunata stagione di fervore edilizio e di prosperità economica, oc-
terzo ordine26. Questo ensemble figurativo, riferibile in gran parte cupando una posizione di rilievo nell'ambito dei traffici
agli interventi adrianei, non soltanto testimonia il livello alto della commerciali provenienti dai porti adriatici. L'edificio fu inaugu-
committenza che curò la decorazione dell'edificio, ma denota rato in età adrianea, tra il 126 e il 128 d.C., come si ricava da
anche il carattere "sacrale" di quest'ultimo e dei ludi che vi si un'epigrafe di dedica collocata presso la scena, di fronte alla valva
svolgevano, sotto lo sguardo favorevole e legittimante del pan- regia: scavi effettuati negli anni '80 del secolo scorso hanno indi-
theon romano, incarnato dalle effigi marmoree delle divinità tra- viduato, al di sotto della pavimentazione dell'aditus meridionale,
dizionali27. Completavano l'ornamento scultoreo del complesso lacerti murari in opus quasi reticulatum che potrebbero indicare
Fig. 4. Santa Maria Capua Vetere. Anfiteatro Campano. Le arcate super- Fig. 5. Benevento, teatro imperiale. Veduta aerea (da Tosi 2003, tav. 4.5).
stiti del prospetto esterno (foto di F.P. Ferreri).
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l'esistenza di un impianto più antico, di età tardo-repubblicana l'ambulacro perimetrale al corridoio di separazione (praecinctio)
o augustea29. Un'iscrizione in onore di Caracalla, prossima alla posto tra l'ima e la media cavea, e l'ambulacro mediano al se-
menzionata dedica adrianea, testimonia restauri agli inizi del III condo piano di quello perimetrale. Ulteriori scalette, passanti
sec. d.C., da riferire in particolare all'edificio scenico. Il com- sotto la media cavea, conducevano dalla praecinctio al terzo livello
plesso dovette subire rovinosi crolli a seguito degli eventi sismici dell'ambulacro esterno, interamente crollato alla stregua della
che colpirono la città negli ultimi decenni del IV sec. d.C.: ridotto summa cavea. La media cavea, di cui si conservano poche file di
in seguito a cava di spolia architettonici e scultorei, il teatro fu in- gradini pesantemente integrati, è delimitata da una parete di
vaso, in età medievale e moderna, da nuclei di abitazioni che so- fondo in opus latericium scandita da nicchie, in gran parte di re-
vrapponendosi e addossandosi alle vestigia antiche le hanno stauro, che si ipotizza sostenesse il colonnato di una perduta por-
preservate dal radicale smantellamento. Le indagini post-unitarie ticus. All'orchestra, di forma semicircolare, si accedeva da una
e la progressiva demolizione delle superfetazioni moderne, con- galleria voltata che corre lungo l'asse centrale della cavea e dai
clusasi negli anni '50 del '900, hanno restituito piena visibilità alla due aditus laterali, compresi tra la scena e le gradinate inferiori,
fabbrica romana, benché mancante dei livelli più elevati dell'al- coperti anch'essi da volte a botte e sormontati da tribunalia.
zato e interessata da incisivi restauri che hanno parzialmente al- Come nell'Anfiteatro Campano, il prospetto esterno della cavea,
terato l'aspetto originario della cavea. Sulla scorta delle evidenze in blocchi di calcare locale, replicava le grandi facciate ad archi
superstiti e dell'analisi comparativa con i teatri imperiali dell'Urbe con ordini architettonici applicati: nel monumento in esame si
e delle province, gli studi dell'ultimo cinquantennio consentono conserva per buon tratto solo il livello inferiore, composto in an-
di ricostruire con un discreto grado di attendibilità l'immagine tico da 25 arcate tra semicolonne tuscaniche, cui si ritiene corri-
complessiva dell'edificio antico30. La cavea, dal diametro di circa spondessero in alto un secondo livello di arcate, con semicolonne
98 metri, è interamente sostruita da due file di concamerazioni ioniche, e un attico modulato da paraste corinzie, sulla falsariga
voltate disposte a raggiera (Fig. 6), con paramenti in laterizio su del teatro di Marcello31. Da questo ultimo è mutuato anche il mo-
nucleo in calcestruzzo e ciottoli di fiume: la fila più esterna, sot- tivo delle chiavi d'arco ornate con maschere teatrali, che nel pro-
toposta alle gradinate della media cavea, è in diretta comunica- totipo urbano erano in marmo e applicate separatamente, mentre
zione con i due corridoi semianulari che la delimitano, a Benevento furono eseguite in un sol blocco con i conci di cal-
coincidenti da un lato con l'ambulacro perimetrale dell'edificio, care: due esemplari si conservano ancora nell'area del teatro, in-
voltato a crociere e originariamente sviluppato su tre livelli so- sieme ad un concio di chiave con busto loricato e paludato
vrapposti, dall'altro con un ambulacro interno comunicante con (presumibilmente il ritratto di un imperatore), mentre altri ma-
i vani sostruttivi dell'ima cavea. Quest'ultima, articolata in sette scheroni risultano reimpiegati in età medievale nel campanile del
file orizzontali di gradini, è accessibile per mezzo di sei scalette Duomo e sulle facciate dei palazzi storici, secondo una prassi già
culminanti in altrettanti vomitoria e ricavate nelle concamerazioni segnalata per le protomi d'arco dell'anfiteatro imperiale di
radiali più interne. Le concamerazioni esterne ospitano un altro Capua. Il dialogo con i modelli architettonici dell'Urbe si può ri-
sistema di scale che alternatamente collegano il primo piano del- scontrare anche nella progettazione dell'edificio scenico. Il muro
Fig. 6. Benevento, teatro imperiale. Rilievo planimetrico (da Giampaola Fig. 7. Benevento, teatro imperiale. Ipotesi ricostruttiva della scaenae
1991). frons (da Pensabene 2005).
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di fondo della scaenae frons, di cui si conserva solo il primo livello di passaggio alle valvae del frontescena. La sequenza paratattica
dell'alzato con grandi nicchie alle pareti, presenta al centro di questi ambienti orbitanti intorno alla scena contribuiva a con-
un'esedra rettangolare con triplice apertura, coincidente con la ferire linearità e autonoma compiutezza all'intero organismo ar-
valva regia, e ai lati, in corrispondenza degli hospitalia, due esedre chitettonico. Il pregio dei marmi impiegati per le colonne della
ad arco di cerchio e fondo rettilineo: il confronto più autorevole scaenae frons, pavonazzetto, giallo antico, africano, provenienti
è con la scena del teatro di Pompeo, nei suoi rifacimenti di età dalle cave che gli imperatori possedevano in Africa e in Asia Mi-
imperiale32. L'intero elevato doveva prospettare sull'orchestra e nore, denuncia il contributo dell'evergetismo imperiale alla rea-
sulla cavea con un magnifico colonnato corinzio a tre ordini so- lizzazione del monumento: non a caso la scelta dei marmi e la
vrapposti (Fig. 7), ricostruibile da una serie di frammenti archi- stessa tipologia degli ornamenti architettonici trovano puntuali
tettonici (fusti di colonne, capitelli, architravi, cornici) recuperati confronti nella scaenae frons del teatro di Teano, risalente ai re-
in crollo e scampati alle spoliazioni post-antiche33. Ai lati del pal- stauri sovvenzionati dai Severi. Il dato conferma, ancora una
coscenico i brevi parascaenia immettevano in due ampie aule qua- volta, lo spazio rilevante occupato dall'edilizia ludica delle città
drangolari, le c.d. basilicae, probabilmente destinate alla funzione campane nelle dinamiche di acquisizione, rielaborazione e diffu-
di ridotto per gli spettatori, con le pareti rivestite in basso da stuc- sione di un linguaggio architettonico che, pur nella varietà degli
chi e pannelli in marmi policromi e un monumentale ingresso di- esiti locali, esprime una concezione monumentale unitaria pro-
stilo sul lato allineato con il perimetro esterno della cavea. Sul mossa e coordinata dal centro del potere.
retro della scena, o postscaenium, si dispongono quattro vani ab-
sidati aperti su un portico colonnato e intervallati dai tre corridoi F. P. F.
Note
1 9
Cfr. Sear 2006, pp. 54-57 (sui theatra lignea a Roma); Welch 2007, pp. Lo sviluppo di età imperiale del monumento sidicino presuppone il mo-
30-71. Per un agevole catalogo degli edifici ludici a Roma, noti dalle fonti dello dei grandi teatri litici della capitale, quello già menzionato di Pom-
letterarie ed epigrafiche e dalle evidenze monumentali, si veda Tosi peo e il successivo teatro di Marcello, completato nel 17 a.C. (Tosi 2003,
2003, pp. 11-39. pp. 25-27; Sear 2006, pp. 61-65, 135-136).
2 10
Tosi 2003, pp. 22-24; Sear 2006, pp. 57-61, 133-135. Cfr. Welch 2007, pp. 82-83, 192-246 (Pompei, Capua, Liternum, Cuma,
3
Tosi 2003, p. 12; Welch 2007, pp. 108-127. Abella, Cales, Teano, Puteoli, Telesia, Sessa Aurunca, Nola, Compsa,
4
In ambito magnogreco, un notevole precedente è offerto dal teatro elle- Abellinum, Aeclanum, cui si aggiunge l'anfiteatro di Paestum, in territorio
nistico di Metaponto: Tosi 2003, pp. 164-166; Sear 2006, pp. 130-132. lucano).
5 11
Tosi 2003, pp. 181-182; Sear 2006, p. 138. Tosi 2003, pp. 122-124; Welch 2007, pp. 208-213.
6 12
Tosi 2003, pp. 164-166; Sear 2006, pp. 130-132. Cfr. Welch 2007, pp. 88-101.
7 13
Sul teatro di Teano si vedano da ultimi Sirano 2011; De Caro 2012, pp. Bomgardner 2000, pp. 39-58; Tosi 2003, pp. 162-164; Welch 2007, pp.
192-195. 74-79, 95-99.
8 14
Tosi 2003, pp. 128-130; Sear 2006, p. 121. Tosi 2003, pp. 166-167; Sear 2006, p. 132.
34
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15 24
Cfr. Bomgardner 2000, pp. 50-53. Accanto ai conci con figure di divinità se ne segnalano altri ornati con
16
Legrottaglie 2008, pp. 224-227, tavv. XXIV-XXV. maschere teatrali e protomi di fauni e satiri, che riconducono alla sfera
17
Bomgardner 2000, pp. 1-31; Tosi 2003, pp. 13-16; Welch 2007, pp. 128- del corteggio dionisiaco. Le differenze metrologiche, stilistiche e icono
162. grafiche tra i diversi gruppi in questione hanno indotto di recente ad at-
18
Sull'anfiteatro di S. Maria Capua Vetere, v. Bomgardner 2000, pp. 90- tribuire all'Anfiteatro Campano solo un gruppo di chiavi d'arco con busti
106; Tosi 2003, pp. 130-132, 137-138; Sampaolo 2010; De Caro 2012, divini, riferibili alle arcate del primo ordine, mentre per i conci di soggetto
pp. 40-43. Sul complesso di Pozzuoli, cui parte della critica recente rico- teatrale è stata suggerita un'originaria pertinenza al teatro di età imperiale,
nosce una leggera anteriorità rispetto al Colosseo, si vedano: Bomgard- ancora visibile agli inizi del XIX secolo nell'area della Caserma Pica: cfr.
ner 2000, pp. 72-89; Tosi 2003, pp. 174-176, 179-180; Demma 2007, pp. Foresta 2007-2008 e Palmentieri 2014.
25
27-76 (con una puntuale disamina degli elementi architettonici). Da ultimo, Gasparri 2005.
19 26
Sugli anfiteatri repubblicani di Capua e Puteoli, v. Tosi 2003, pp. 130, Legrottaglie 2008, pp. 215-220, tavv. XIX-XX.
27
173-174; Welch 2007, pp. 198-202, 221-225. Cfr. Foresta 2007-2008, p. 107.
20 28
L'asse maggiore è di circa 174 m, quello minore di 144 m ca (cfr. De Frova 1982, p. 411. Sul teatro beneventano, si vedano da ultimi: Tosi
Caro 2012, p. 41). 2003, pp. 201-203; Pensabene 2005, pp. 100-112; Sear 2006, pp. 79, 87-
21
Benché del prospetto esterno si conservino oggi solo due arcate dell'or- 89, 91-93, 142-144, con bibliografia di riferimento.
29
dine inferiore e pochi lacerti del secondo ordine, l'aspetto originario è Giampaola 1991, pp. 129-130.
30
illustrato da alcuni dei rilievi marmorei che ornavano le transenne (plu- Recenti indagini archeologiche, coordinate dalla dott.ssa L. Tomay,
tei) dei vomitoria (Legrottaglie 2008, pp. 203-204, tav. XI.135-136). hanno rimesso in luce un settore della cavea non interessato dai restauri
22
Il prototipo romano differisce dall'anfiteatro campano per il ricorso a moderni: l'edizione dei risultati di scavo consentirà di definire in maniera
diversi ordini architettonici, dorico, ionico e corinzio, rispettivamente più puntuale l'aspetto originario del monumento beneventano.
31
dalle arcate inferiori all'attico, secondo la scansione canonica inaugurata Cfr. Liljenstolpe 1999, pp. 135-136.
32
in età augustea con il prospetto esterno del teatro di Marcello. Sear 2006, pp. 87-88.
23 33
Per una recente sintesi, v. Legrottaglie 2008, pp. 199-221, tavv. VIII-XXI. Pensabene 2005, pp. 100-112.
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Il patrimonio archeologico della regione Campania è senza dubbio tra i più ricchi e prestigiosi della nazione e
rappresenta la memoria di molteplici momenti che nei secoli hanno reso grande la nostra cultura e di valore ri-
Massimiliano Campi
conosciuto in tutto il mondo. L’evoluzione rapida e straordinaria delle strumentazioni tecnologiche lascia imma-
Massimiliano Campi
ginare uno scenario prossimo dove si sviluppano sempre di più nuove modalità di fruizione del consistente pa-
trimonio di beni culturali e costituisce un’interminabile risorsa di cui beneficiare in modi differenti. Una nuova
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Napoli Federico II insieme a imprese specializzate in ICT (Information and Communication Technology), vi
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Massimiliano Campi (Portici, 1969) ha studiato architettura in Italia e in Spagna laureandosi presso l’Università
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