poiché come abbiamo detto l'individuazione del modello è lasciata alla
responsabilità e alla libertà del progettista mentre il metodo d'analisi viene
scelto evidente che si dovrà armonizzare il metodo di analisi scelto con il modello individuato in modo da conseguire una piena coerenza fra modello e analisi quanto alla scelta del metodo d'analisi ci si può riferire al paragrafo 4 1 1 valutazione della sicurezza e metodi di analisi al paragrafo 6 24 verifiche della sicurezza e delle prestazioni e al paragrafo 7 3 metodi di analisi e criteri di verifica e chiaro che nelle fasi di modellazione e analisi considerare insieme e nell'insieme tutti i paragrafi citati favorisce il perseguimento di quello unitarietà di impostazione che un percorso progettuale unitario richiede un sistema duttile quindi capace di risposta duttile costruzione o terreno che sia mobilità completa progressivamente la sua capacità di resistenza grazie a deformazioni plastiche anche permanenti crescenti ecco dunque l'attenzione delle norme nei riguardi degli stati limite dell'esercizio che non devono attivare le formazioni plastiche attenzione che deve avere sempre il progettista valutare l'entità della risposta duttile e ovviamente per obiettivo perseguibile solo con modelli non lineari perché sono i modelli non lineari sono capaci di misurare la domanda in duttilità evidenzia i limiti delle analisi basate sul modello elastico lineare o su modello rigido plastico peraltro purtroppo noi siamo sostanzialmente abituati ad utilizzare questi modelli e allora nasce una contraddizione logica che cercherò adesso di illustrare e che porta a delle automatiche conseguenze se da un lato c'è una spinta forte all'uso delle analisi non lineari d'altro canto c'è la consapevolezza che le analisi non lineari sono perlomeno oggi ancora meno affidabili delle analisi lineari per la complessità dell'impianto di calcolo per la variabilità e alle autorità dei parametri utilizzati per la minore competenza nelle usarle che hanno i professionisti quindi nonostante che il pusher statico e le analisi dinamiche non lineari rappresentino il vertice delle attuali capacità di analisi ebbene adottarle ancora con particolare cautela quindi nonostante la volontà di ottenere la robustezza tramite la duttilità spinga a utilizzare le analisi non lineari il metodo di analisi più diffuso resta quello che modello alle strutture come elastiche lineari e valuta gli effetti del secondo ordine con matrici di rigidezza geometrica questo perché perché i progettisti sono abituati ad utilizzarlo lo utilizzano sistematicamente lo utilizzano loro e le norme anche per azioni dinamiche di forte entità il terremoto azioni che ovviamente portano i materiali a comportarsi in modo non lineare per eccesso di deformazione e di tensione quindi da un lato modello di analisi elastico lineare dall'altro materiali dei formati ben oltre il limite elastico ciò produce automaticamente delle limitazioni un modello elastico lineare non legge il raggiungimento della massima capacità di insieme o il manifestarsi delle condizioni di cinematismo locali e dunque non consente di progettare sfruttando appieno la capacità della costruzione volendo effettuare un'analisi elastica lineare ma non potendo verificare tutti gli stati limite si rinuncia consapevolmente a sfruttare la capacità di insieme non seguendone l'evoluzione al crescere della domanda essi sfrutta prudenzialmente è a favore di sicurezza la sola capacità delle singole sezioni come sempre un metodo di verifica che opera a favore di sicurezza produce strutture con un eccesso di capacità rispetto alla capacità minima a messa quindi noi utilizzando un modello elastico lineare e un coefficiente di comportamento q progettiamo sostanzialmente in questo modo ci riferiamo a uno spettro elastico lineare inseriamo il fattore di comportamento cooper ridurre la domanda sismica siamo ancora ragionando sul grafico di sinistra ipotizziamo grafico di destra che il terremoto percorrerebbe se la struttura fosse elastica la linea rossa in realtà ci attestiamo sulla linea marrone cioè accettiamo che la struttura ha raggiunto un certo valore dell'azione si classi cc per capire questa tecnica di progettazione a quali risultati porti via prodotto una valutazione con un pullover statico di un telaio piano due piani due campate quello che vedrete rappresentato lì in alto facciamo adesso crescere come è tipico del pullover gradualmente l'azione e rappresentiamo il plastici darsi delle sezioni con quelle palline marrone che vedete comparire sullo schema unifil aree della struttura la curva reale forza spostamento che la struttura percorre la vedete materializzarsi pian piano nel grafico vedete è quella curva viola che si sta materializzando man mano che le diverse cerniere si formano noterete che la reale curva di capacità forza spostamento della struttura è diversa dalla curva che avevamo ipotizzato in fase di progettazione e in particolare noterete che c'è una sovra capacità cioè la struttura reale alla fine risulta capace di sopportare forze maggiori di quelle che in fase progettuale le avevano attribuito cioè una sola resistenza se ci mettiamo a ragionare sulle conseguenze di questa sopra resistenza chiamiamo la sovracapacità per usare i termini corretti e impiegati dalla norma in sostanza mentre i con il metodo di progettazione che seguiamo noi facciamo coincidere il raggiungimento della capacità della struttura con il raggiungimento della capacità delle singole sezioni nella realtà il raggiungimento della capacità delle singole sezioni non segna il raggiungimento della capacità dell'intera struttura che è maggiore quindi non c'è dubbio che produciamo strutture che hanno una capacità maggiore di quella che in fase progettuale consideriamo tutto ciò in cosa si traduce sostanzialmente se volete in uno spreco legato a cautela cioè produciamo strutture più importanti più costoso e più pesanti di quelle che potremmo produrre semplicemente perché usiamo un metodo di analisi cautelativo ma decisamente più semplice da usare e quindi più affidabile bene vogliamo però sempre conseguire strutture il più economiche possibili e quindi questa sola capacità della struttura vogliamo in qualche parte in qualche modo ridurla senza rinunciare al nostro modello elastico come facciamo impieghiamo la ridistribuzione dalla distribuzione è chiaramente spiegata al paragrafo 4 1 1 1 della norma e vi segnalo che è nel capitolo 4 ossia la ridistribuzione si può applicare a strutture qualunque non soltanto sismiche