tutto il lavoro fatto da coloro che in questi spazi, vivono, investono, hanno edificato, hanno
perorato, hanno intensamente vissuto, le loro fatiche, speranze, aspettative?
Di questi anni pregressi, in questo territorio, le istituzioni cosa conoscono? Ne possiedono una
memoria attuale? Perché mancano di integrità e di responsabilità? Cosa ne è dei tanti gesti, azioni,
progetti realizzati, per vivere la ricerca di un futuro. Per un progetto di famiglia, per una vita
serena, per tanti redditi, costati anni. Per le economie degli imprenditori, dei loro indici produttivi,
per gli allevatori nella loro quotidianità, per gli agricoltori rispettosi dei cicli stagionali, per gli
arboricoltori dei loro frutteti etc.
Ben poco, ne sanno ben poco. Se si sta’, alle indifferenti proiezioni delle autorità regionali. A
queste ci si può rivolgere, però per la responsabilità istituzionale di cui sono investite.
Domandando come si possa illustrare quasi a cose fatte, quanto un progetto come questo,
compatto, sfaccettato, condensato, può importunare la vita di tante persone, dicendo di
scansarsi. Dietro uno stravolgimento repentino, noi non crediamo si possa riprogrammare tutto
quanto è stato finora. Ciò che “il loro” presente da un giorno all’altro non potrebbe più soffrire.
Senza ridiscutere destini e prospettive, talvolta, ultra generazionali. Tal altra riscrivendo il valore
degli investimenti passati, non si può neppure interrompere l’attesa verso gli sviluppi futuri.
Possono essere centinaia le persone precettate ed incitate a riprogrammare tutte le loro
prospettive da questi progetti shoccanti.
Non è il progetto e i suoi benefici, che dobbiamo valutare, cosa dobbiamo tenere a mente mentre
leggete?
Capovolgendo questa lettura occorre pensare, invece ad ogni passo, a tutta la fatica che le
generazioni hanno qui conosciuto, per dimostrare e provare a riabilitare all’opposto, il buon senso
oggi largamente rimosso.
Quanto ed in che modo un progetto come questo, racconti la fatica fatta per cogliere il buon
senso; cosa deve muoversi e cosa serve affinché non ci si lasci sguarniti verso una nuova
programmazione del territorio locale. È una insistenza che si può ignorare?
Oppure esso richiede franchezza, l’impegno di una fatica che consuma, perché ci si allontana dalla
verità? Mentre noi leggiamo pensiamo a come ci si illuda. Modestamente ci chiediamo in che
modo noi potremmo mai rappresentare la logica che sta dietro le proteste in atto. Come dare
corpo alle richieste in corso, allo stupore incrinato, alla rabbia contenuta? Alle tante iniziative di
contrarietà, per l’invadenza, per l’avidità, per lo stravolgimento di infinite operosità.
A loro voglio dedicare questo tentativo.
Mentre compaiono i fantasmi del procedimento, mentre entrano fragorosamente dentro le
vostre case, gli estranei….
Fino a quando potranno stare in secondo piano, fuori da ogni programmazione decisa altrove, le
attività esistenti, in che modo potranno stare a guardare, i tanti operatori mentre gli sconvolgete
l’esistenza? Come si qualifica una generalizzata opposizione massiva, a questi progetti?
Non si capisce più che in queste dinamiche ormai vissute tante volte, che se le istituzioni non
prestano ascolto, ai rumori di fondo, presto vedranno il fragore che le sostituirà? Perché il
costituirsi della volontà di associazioni, di operatori economici, di uffici diversi, non scalfisce un
A cura di Seb febbraio marzo 2018 pag. 3
LA VICENDA DEL TERMODINAMICO IBRIDO DI SAN QUIRICO VISTO DAGLI ATTIVISTI 5 STELLE
approccio istituzionale responsabile? Meno ancora di quel che i tanti incaricati di pubblici servizi
dovranno ancora ascoltare, ciò che il territorio persino gli alberi, gli animali, il vento, la terra tutta
gli segnala.
Se non si pensa a loro, se non si riprende il filo di questa vicenda, se non guardiamo appena oltre.
Se non prestiamo attenzione alle dinamiche sottese, che in questo percorso amministrativo
troveremo, è difficile procedere, sarà una lettura faticosa, moto faticosa.
Lo sconforto che hanno messo cittadini, associazioni, imprese, le amministrazioni comunali, i
pochi uffici provvisti di un’etica pubblica, che si sono impegnate a dimostrare, quanto questa
procedura di procedure… qui si racconta, si coglie solo in parte, se non marginalmente.
Lascia tuttavia aperta una domanda, quale viatico serva, per essere cittadini responsabili?
Questo testo è diviso in due parti: nella prima parte compaiono in modo poco rimarchevole, i
doveri e le funzioni, a cui gli uffici dovrebbero adempiere. Ciò che nel declinare ogni adeguata
interpretazione compiono. Quel senso che non risponde più all’evidenza. Perché finiscono invece
per adottare atti formali, più che una risposta e contestare una estraneità. Non si avverte, nei loro
atti, lo scarto con l’esotismo di queste strutture, che declinano con candore di non occuparsi del
nulla.
Quasi tutti, rinviano la decisione all’autorità politica “altra” e più alta: la Regione, domani magari
il Governo. Nel frattempo, qualcuno dimentica, non solo di essere investito del mandato
popolare. Neppure di rappresentare la sola e indistinta attribuzione normativa, perché non
vengono mai adombrati giudizi integrati e certi? Se svolta con coscienza si tratta di attività che
rappresentano anch’esse la massima espressione della volontà popolare. Non viene neppure
sorretta dal potere amministrativo che gli si affida. Sen non per fare altro, se non per tenere
all’orgoglioso compito di emanare degli atti, liberare decisioni, ribadire diritti comunitari, per
carità di dio, mai in contrasto con alcunché.
Per guardare con serietà, alla volontà espressa, dai tanti cittadini, mai citata neppure en passant,
bensì manifestata in tutti modi e per un tempo ragionevole da tutti quanti residenti ed operanti
in questi territori, che non implica colpi di sole o la genesi di alcuna curiosa stranezza con cui si
oppongono.
Nella seconda parte invece, sono i cittadini e le associazioni a parlare. Pertanto, nel leggere via
via, questo serpente oliato, che scivola scivola, e non vi ferisce mai, lungo le diverse competenze.
Scoprite pure i modi in cui ognuno avrebbe potuto cogliere l’occasione di compiere il suo dovere,
leggete ogni atto, aldilà di loro stessi. Che ne so, come la sovraintendenza ignora che i fumi
inquinanti ammorberanno l’aria, rimuoveranno bellezza del paesaggio, oppure l’ente relativo al
governo delle infrastrutture idriche (EnaS), se scoprisse come questa estate che i deficit idrici
spaventosi, sarebbero da preferirebbe agli animali, più che alle torri di raffreddamento.
Potremmo darlo ad un impianto che consuma 230.000 metri cubi di acqua senza colpo ferire, o se
Argea (ente sviluppo agricolo regionale) replica quasi con autoironia, che non ha competenze in
materie di rinnovabili, dimenticandosi della fertilità dei terreni?
La massima autorità politica in questo caso la Regione, non aspetti a comprendere o peggio non
si lasci andare a speculazioni, come le altre autorità che trovano il modo (per fortuna è rientrata
la scelta del sindaco di Oristano di non assumersi le proprie responsabilità) citando interpretazioni
A cura di Seb febbraio marzo 2018 pag. 4
LA VICENDA DEL TERMODINAMICO IBRIDO DI SAN QUIRICO VISTO DAGLI ATTIVISTI 5 STELLE
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Andiamo a vedere com’è riuscito il nostro tentativo di dare a questa vicenda una sintetica
ricostruzione storica dei suoi tratti fondamentali.
Ci viene in mente una metafora che spesso ha usato Beppe Grillo, ad un primo dato che vogliamo
considerare. Che vi affidiamo, emerge dal vagare di un progetto. Simile ad un'altra figura, che in
giro lo è stata, in molte parti della Sardegna. Anche qui, basta un imprenditore, il parere di un
sindaco (persino contrario al suo consiglio comunale), un proprietario terriero che non sa come
mettere a frutto terreni fertilissimi, una schiera di uffici pubblici che non vedono, non sentono e
non parlano, il silenzio dei cittadini increduli, le associazioni arrabbiatissime, ed ecco un progetto
che si ammanta di meriti, specula invece caparbiamente sui fondi per l’energia, sui territori, sui
cittadini.
Basta scuotere il binario, di due conferenze dei servizi, ecco che invece che cadere cresce la
valutazione di impatto ambientale. Come matura una autorizzazione unica, assurda e sprezzante.
Come sanno farsi le autorità che hanno agito da circa 30 anni. In nome di una imprenditoria che
ha sempre più dimestichezza con la rendita, con rendimenti facili, con le speculazioni ardite, più
che con la produzione e con il lavoro, la fatica, la programmazione socioeconomica di intere
comunità.
Non si scopre quanto questo imprenditore, se non con delle cose che a leggerle anche un bambino
potrebbe inorridire. Ricordiamo a tutti che progetti simili sono stati proposti con identiche
caratteristiche (persino lo stesso progettista) in altri luoghi della Sardegna, allontanati persino
dalle aree industriali, di altri territori. Cosa ci vuole allora a comprendere? Una semplice lettura?
No, che ci vuole? Ci servono cittadini informati !!!
Oltre questo nomadismo speculativo, in un luogo serio andrebbe fermato. Fermata la giostra con
cui una impresa va in giro proponendo un progetto. C’è tutta una attività incredibile che nel
frattempo, gli uffici debbono affrontare, ben prima di emettere giudizi, valutazioni. Facendo
partire un iter che non doveva neppure cominciare, ben prima di compiere analisi, ricevere
pratiche, inviare note, richiedere pareri. Insomma, prima mettere in moto una macchina
amministrativa, che dovrà seguire per anni, un progetto. Potremmo vedere allegramente come
esso si adatta, si modella senza che si colga quanto vi sta dietro, o che nessuno rilevi quanto sia
insensato. Per noi lo è stato da subito. Una cosa del genere andrebbe fermato ancora prima di
svolgere documentazioni.
Un progetto strumentalmente fatto proprio persino da qualcuno, che dovrebbe sapere su cosa si
basano questi impianti. Mentre non si accorda a caso, neppure con le più altere stranezze di
quanto nel territorio è presente. Qui invece trova luogo (si tratta dei terreni più fertili dell’isola).
In un contesto urbanizzato, vocato e produttivo, estraneo a queste tecnologie, lontano dai quelli
comprensibilmente idonei come le aree industriali. Invece si prospetta producendo ormai per
stanchezza modifiche e migliorie, per l’ottenimento dell’autorizzazione.
Ecco allora che per la vastità, le proporzioni, le alterazioni, gli approvvigionamenti d’acqua
eccessivi, le mutazioni stupefacenti di un’area, in una rassegna di sostituzioni elencate da
decisioni non prese. Per questo ritenetelo un progetto avulso, provate a vederlo come tale, come
se funzionasse da chiave: con cui alterare il paesaggio, la cultura, le abitudini, i sogni.
Novembre 2014 la Società San Quirico – Solar Power S.r.l. presenta e a dicembre regolarizza, presso
gli uffici della regione Sardegna, l’istanza di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) per il progetto
denominato “Impianto solare ibrido termodinamico”, localizzato nel territorio di competenza, del
comune di Oristano.
Esattamente consiste: nella realizzazione, di una centrale termoelettrica solare ibrida (tecnologia
C.S.P. a specchi parabolici e sali fusi come fluido termovettore, accoppiata a un gruppo con turbina
a vapore – generatore di corrente elettrica), di potenza nominale pari a 10,8 MWe.
Dettaglio non secondario: La centrale è dotata di serbatoi di stoccaggio dell’energia termica dei sali
fusi e di impianto di integrazione (backup termico) costituito da una caldaia a biomassa da 10,5
MWth (10, 5 Milioni di watt). Fornisce l’energia termica al turbogeneratore nei periodi di
insufficiente radiazione solare diretta (la sola frazione dell’energia solare ritenuta “utile” per questa
tipologia di impianti), “consente” quindi una produzione di tipo programmabile, anche per il ciclo
notturno. Svincolata, entro certi limiti, dalla presenza della sorgente primaria (ndr. pannelli solari).
Essendo un impianto ibrido, ne giustifica l’esigenza di accumulare in serbatoi l’energia termica
prodotta dal campo solare o, in combinazione, però con una caldaia a biomassa. Così noi abbiamo
un impianto programmabile, la cui produzione elettrica ha priorità di dispacciamento. Ma che libera
i consumi del combustibile verso l’uso del rifiuto indifferenziato.
Terreni agricoli impegnati. Nel luogo di insediamento dell’impianto, ricade in una zona fertilissima,
questa area a destinazione agricola, sub pianeggiante, si trova ad una quota media di circa 20 metri
s.l.m. a est di Oristano. L’estensione complessiva dell’impianto consta di circa 77 ettari, di cui 48
ettari di pertinenza delle strutture impiantistiche (43 ettari campo solare; 5 ettari impianti
tecnologici e viabilità), e 29 ettari da destinare a interventi di mitigazione, con finalità di recupero
colturale e di riqualificazione ambientale.
È evidente il carattere privato del Progetto Oltre ad essere proposto da imprenditori privati, l’area
è già nella disponibilità (mediante concessione da parte di un privato e della Assl) alla società
proponente che ha sottoscritto accordi con i proprietari (Imprenditore agricolo e un ente pubblico
la A.S.L. – Oristano) per la costituzione/concessione di diritti di superficie. Gli impianti saranno
connessi alla rete di trasmissione nazionale (R.T.N.) la soluzione tecnica minima generale (S.T.M.G.),
predisposta da Terna Rete Italia S.p.a., prevede la posa di un elettrodotto che connette l’impianto
della proponente con la stazione primaria di smistamento e trasformazione 220/150 kV ubicata in
territorio di Oristano – Località Fenosu.
Procedure: Per la realizzazione dell’opera la Regione in favore della società proponente intende
avvalersi della procedura espropriativa, per la quale ha predisposto il Piano particellare – Elenco
Ditte, allegato al Progetto definitivo. La fascia da espropriare è valutata pari a 5 metri, è rivolta
all’asse invece necessario all’elettrodotto.
Fattibilità economica e incentivi sull’investimento: Per rendere conto di tutta questa energia
elettrica prodotta dall’impianto, stimata mediamente in circa 45 GWh/anno [nell’ipotesi di un valore
della D.N.I. – Direct Normal Irradiance pari a 1856 KWh/(m2 × anno)], verrà immessa in rete.
La frazione di integrazione (quota di produzione netta non attribuibile alla fonte solare) della
centrale a biomassa (Ndr attenzione) è pari al 15%, i contributi, su base annua, del campo solare e
della centrale a biomassa risultano, rispettivamente 38,25 GWh e 6,75 GWh
N.d.R. se le moltiplichiamo per circa 8000 ore, otteniamo la quota degli incentivi che la società
guadagna. Questi devono sommarsi alla vendita dell’energia elettrica prodotta) Così come stabilito,
da ultimo, dal D.M. 23.6.2016 recante “Incentivazione dell’energia elettrica prodotta da fonti
rinnovabili diverse dal fotovoltaico”, questa centrale oltre al periodo di 25 anni (vita utile
convenzionale dell’impianto), sia riconosciuta all’energia elettrica prodotta una tariffa incentivante,
pari a 291 €/MWh, incrementata di 45 €/MWh.
(N.d.R. Fate voi i calcoli la Solar Power riceve 76.500.000 Milioni di euro (10 megawatt X 8000 (ore
annue) X 38,25 (Incentivo solare) X 25 (anni) = 76.500.000 Milioni di euro). Riceve milioni di euro
13.500.000 (10 megawatt X 8000(ore annue) X 6,75 (incentivo biomassa) X 25 (anni).
Totale, da solo essendo l’incentivo computabile per 25 anni è 90.000.000 di euro, ai quali dovranno
aggiungersi i guadagni ottenuti per la vendita dell’energia elettrica).
Soprattutto fatte la differenza tra costi generali dell’impianto e i contributi. Vi rendete conto di quale
spinta “shumpeteriana” sia animato questo imprenditore, che al solito viene ad illuminarci su quanto
dobbiamo o non dobbiamo fare per vivere.
In merito alle ricadute occupazionali, invece la società stima che per la gestione dell’impianto siano
necessarie 19 unità lavorative, impiegate nella conduzione che nella manutenzione dello stesso.
Cosa si intende fare esattamente: il progetto prevede, preliminarmente alla realizzazione delle
sezioni impiantistiche, l’adeguamento dell’attuale morfologia del sito alle pendenze di progetto e
per la realizzazione nell’area delle opere infrastrutturali.
Pertanto verranno realizzate le seguenti attività:
− pulizia generale delle aree con asportazione di recinzioni, strutture interrate, vegetazione, tra
cui un numero di 120÷150 esemplari di querce da sughero;
− scotico della terra vegetale per uno spessore di almeno 40 cm, deposito e successivo reimpiego
su tutta l’area, già livellata alle pendenze di progetto;
− operazioni di scavo, riporto e livellamento;
− realizzazione di opere/impianti accessori (pozzi per la fornitura di acqua grezza, canali di scolo
delle acque meteoriche, impianto smaltimento acque, linee elettriche sotterranee, strade di
servizio, recinzione, impianto di illuminazione e videosorveglianza dell’intera area, aree verdi).
In riferimento ai volumi di “terre e rocce da scavo”, nel progetto, secondo i chiarimenti forniti, da
ultimo, in data 9.8.2016, si stima che per l’adeguamento morfologico dell’area occupata dal campo
solare, occorre movimentare circa 200.000 m3 di “suolo agrario” (primi 40÷50 cm di terreno fertile)
e circa 152.000 m3 di “suolo profondo” (terreno sottostante il suolo agrario).
Per il suolo agrario invece poi il progetto contempla il riutilizzo completo nello stesso sito, per
operazioni di ripristino agronomico, mentre per il suolo profondo si prevede il riutilizzo in situ di
circa 149.600 m3 (118.000 m3 per le sole operazioni di livellamento del campo solare e 31.600 m3
per sottofondi stradali e rinterri.)
1) la Sezione di accumulo: al fine di possedere una capacità di produzione di energia elettrica di tipo
programmabile, svincolata, dalla presenza della sorgente primaria (radiazione solare diretta),
impiega un sistema particolare di accumulo diretto, dato dalla capacità termica della miscela di sali
fusi per stoccare l’energia assorbita dalla radiazione solare. Sono due serbatoi chiamati
rispettivamente, serbatoio “freddo” e serbatoio “caldo”, dovuto al riscaldamento dell’acqua, con
cui avrà:
a) la capacità termica di stoccaggio: 400 MWh, corrispondenti a 12,2 h di funzionamento a pieno
carico;
b) le temperature d’esercizio: del serbatoio “caldo”: 520 °C; del serbatoio “freddo”: 290 °C;
c) il volume totale lordo (contenimento interno escluso il coperchio): 4.400 m3;
d) il volume netto per accumulo di calore: è 2.650 m3;
e) ma il diametro interno: è largo 18 metri;
f) l’altezza (contenimento interno escluso il coperchio): 10 metri;
g) l’isolamento termico tramite coibentazione laterale e superiore, in lana minerale e lamierino di
protezione esterna, mentre alla base è previsto uno strato di materiale refrattario dello spessore
pari a 1,50 metri;
h) la fondazione diretta sul terreno naturale a quota -1,50 metri, previa formazione di un piano di
livellamento e protezione in cls magro di spessore 20 cm;
i) ci sarà un anello circolare per l’isolamento refrattario alla base, formato da un cordolo in c.a. alto
60 cm e sormontato da una lamiera in acciaio, di adeguato spessore, e di altezza pari a 90 cm;
j) un bacino di contenimento costituito da una vasca in cemento, interrata fino alla quota di -1,30
metri, che occupa un’area a forma rettangolare delle dimensioni di circa 32.
Si tratta di serbatoi dalle dimensioni uguali prodotti con differenti acciai, progettati per essere
sollecitati da differenti temperature: 400 °C il serbatoio “freddo”, e 545 °C il serbatoio “caldo”. In
condizioni normali di esercizio il serbatoio “caldo” accumula il fluido termovettore in uscita dal
campo solare e/o dalla caldaia a biomassa, mentre il serbatoio “freddo” accumula il fluido
“raffreddato” proveniente dal generatore di vapore.
Se i serbatoi sono cosi grandi per contenere il volume di sali fusi di tutto l’impianto; in caso di
necessità, è possibile trasferire tutta la miscela da un serbatoio all’altro purché, nel caso del
serbatoio “freddo”, la temperatura sia inferiore ai 400 °C. I serbatoi, così come tutte le tubazioni in
cui circola la miscela di sali fusi, che sono dotati di un sistema di riscaldamento elettrico dedicato,
da utilizzare in caso di emergenza, per mantenere la temperatura sopra una soglia definita (280°C),
ed evitare l’innesco di fenomeni di solidificazione della miscela stessa.
Criticità evidenti 2 la centrale a biomassa: è utilizzata come unità integrativa per il riscaldamento
dei sali fusi, per incrementare la flessibilità di gestione della centrale, assicurando la produzione di
energia elettrica anche nei periodi di tempo instabile e di scarsa irradiazione solare, e ogniqualvolta
la potenza termica in uscita dal solo campo solare risulti insufficiente. (ndr. Dunque sganciata dalla
percentuale prevista inizialmente).
Il progetto ipotizza l’impiego che solo nei 6 mesi ottobre - marzo. Vada in esercizio la caldaia a
biomassa essa è in grado di riscaldare i sali fusi da una temperatura di 290 °C ad una temperatura
compresa nell’intervallo 515÷530 °C. Il consumo orario di biomassa, in condizioni nominali, è pari a
3,1 t (assunto un potere calorifico inferiore di 3,4 kWh/kg, per un contenuto d’acqua nella legna del
30%). La caldaia ha una potenza al focolare, a pieno carico, di 10,5 MWth e un’efficienza di
riscaldamento della miscela di sali fusi dell’80%. In relazione al sistema di combustione, la soluzione
tecnologica adottata prevede il ricorso a una griglia composta da elementi mobili (piatti, scalini) che
favoriscono l’avanzamento del cippato (legna compressa) lungo un piano inclinato (griglia mobile
inclinata).
Il trattamento dei fumi di combustione generato da questa centrale prevede dispositivi come:
ciclone abbattitore per la separazione delle particelle incombuste più grosse; elettrofiltro per la
separazione delle particelle più fini (diametro inferiore a 0,1 µm); sistema DE-NOX per la rimozione
non catalitica (Selective Non Catalytic Reduction) degli ossidi di azoto. C’è anche una linea fumi
completa di ventilatore di coda, che mantiene in depressione l’intera linea, e da un camino di
espulsione alto 27 m e con un diametro nominale pari a 1m. La produzione di ceneri nella centrale
però avviene in diverse sezioni: nel focolare a valle della griglia mobile, nella caldaia, negli
economizzatori e nei dispositivi della linea fumi (ciclone ed elettrofiltro). La produzione complessiva
di ceneri è stimata in 133 kg/h, pari a circa 4,3% in peso della biomassa in ingresso, di cui il 90% di
ceneri pesanti, prodotte principalmente in camera di combustione e nel ciclone abbattitore, mentre
il 10% di ceneri leggere, prodotte dall’elettrofiltro.
(NDR attenzione) La biomassa che si intende utilizzare nell’impianto, stimata in 15.500 t/a, è un mix
di 2 differenti specie coltivabili e presenti nel territorio della Sardegna, Pinus radiata e Eucalyptus,
oltre a cippato e Pinus radiata di origine toscana da IMPORTARE. Per questo la società dice che si
sono trovati degli accordi preliminari con diversi fornitori. Dall’analisi del documento trasmesso in
data 09.08.2016, attualmente, risulterebbe fruibile sul mercato regionale un quantitativo di circa
213.000 t di biomassa, di cui circa 180.000 t di Pinus radiata e circa 33.000 t di Eucalyptus, mentre
sarebbero altresì disponibili circa 13.000 t di cippato e Pinus radiata di origine toscana.
Criticità evidenti 3 : E’ presente una Caldaia a gasolio: l’impianto prevede una caldaia a gasolio
supplementare, della potenza termica di 3,2 MW, da utilizzare esclusivamente per l’avviamento e
messa in funzione dell’impianto; in situazioni d’emergenza. L’impresa osserva che la caldaia non
sarà comunque in grado di alimentare il ciclo termodinamico. (NDR: Ma i dubbi restano).
Criticità evidenti 4: Sistema di generazione del vapore: la sezione in cui viene prodotto il vapore
utilizzando il calore proveniente dal campo solare e/o dalla caldaia a biomassa, ed immagazzinato
nel serbatoio “caldo” dei sali fusi, è dato da tre dispositivi di scambio termico (scambiatori di calore
Sali fusi/acqua-vapore): un evaporatore, un surriscaldatore e un risurriscaldatore. L’acqua di
alimento, preriscaldata, è fatta evaporare nell’evaporatore grazie al calore rilasciato dai sali. Nel
secondo scambiatore il vapore saturo è surriscaldato fino alle condizioni nominali richieste dalla
turbina. Infine, il vapore saturo viene spillato da uno stadio intermedio di espansione in turbina che
viene ri-surriscaldato nel terzo scambiatore e reimmesso in turbina
Criticità evidenti 5: Turbina a vapore: la turbina prevista è del tipo a doppio stadio, mentre il
generatore abbinato alla turbina ha una potenza elettrica nominale di 10,8 MWel. L’edificio che
ospiterà la turbina è costituito da una struttura d’acciaio, rivestita con pannelli in acciaio tra cui è
inserito un materiale fonoassorbente e termoisolante. L'edificio ha dimensioni in pianta di circa
30,50 × 25,00 metri, e un’altezza di 10,5 metri, e sarà dotato di un apposito sistema di ventilazione.
Le fondazioni sono di tipo diretto, costituite da plinti isolati collegati tra loro da un cordolo
perimetrale. L’edificio conterrà, oltre al gruppo turbina/generatore, il sistema di trattamento della
condensa, il sistema di aria compressa e le pompe dell'acqua di alimentazione.
Criticità evidenti 6: Torri di Raffreddamento: per l’acqua di cui l’impianto è dotato, sono torri di
raffreddamento dell’acqua in uscita dal condensatore della turbina a vapore. Nulla si precisa circa il
prelievo e soprattutto la quantità. Le torri di raffreddamento sono composte da una vasca per la
raccolta dell'acqua refrigerata, da una struttura di supporto e da uno scambiatore di calore aria-
acqua. Lo scambiatore di calore è costituito da una struttura in acciaio autoportante poggiata su
una apposita struttura di fondazione in cemento armato. Il sistema di raffreddamento è composto
da 3 unità e copre una superficie di circa 6,50 metri × 11 metri. L'altezza della struttura è di circa 8
metri, mentre l'altezza nella parte superiore del collettore di areazione è di circa 9 metri.
Criticità evidenti 7: Serbatoi aggiuntivi: nell'impianto sono previsti altri serbatoi, tra cui i più
significativi sono: serbatoio di acqua non trattata, con una capacità di circa 2.000 m3 per rendere
l’idea (diametro di 16,00 metri e altezza di 10,0 metri); serbatoio di acqua trattata deionizzata, con
una capacità di circa 1.000 m3 (diametro di 14,00 metri e altezza di 7,0 metri); 2 serbatoi di gasolio
con una capacità di 30 m3 ciascuno, posti all’interno di una vasca di contenimento in grado di
raccogliere l'intero quantitativo di fluido presente nei serbatoi. I serbatoi sono circolari con un
diametro di 2,90 metri ed un’altezza di 5,10 metri, mentre la vasca di contenimento ha pianta
rettangolare con i lati di metri 9,40 × 5,50.
La connessione alla R.T.N. avviene quindi tramite un cavo sotterraneo della lunghezza di circa 7.0
Km, che parte dalla sottostazione della centrale e raggiunge la stazione primaria di smistamento e
trasformazione 220/150 kV ubicata in territorio di Oristano – Località Fenosu. Il percorso
dell’elettrodotto segue l’andamento della strada comunale “Oristano Villaurbana”, attraversa la S.P.
67, quindi continua sulla stessa strada comunale, deviando su altra strada comunale, attraversa la
S.P. 57 e prosegue fino a raggiungere la stazione d’arrivo. Lungo il tracciato saranno realizzate alcune
opere d’arte per l’attraversamento di sottoservizi, corsi d’acqua, canali e strade, tra cui, di
particolare importanza, gli attraversamenti del canale adduttore Tirso Arborea, Rio Merd’e Cani,
S.P. 67, canale di Bonifica, canale Generale, e della S.P. 57, da eseguire tramite perforazioni pilotate.
18 febbraio 2015 Sopralluogo nelle aree oggetto d’intervento primo impatto con il pubblico del
progetto presso l’Hostel Rodia del comune di Oristano, in cui si realizza l’illustrazione dello studio
d’impatto ambientale (S.I.A.). Vi partecipato numerosi cittadini, come i rappresentanti di Enti locali
e Associazioni ambientaliste (complessivamente circa 150 persone).
Proprio in esordio si cominciano ad evidenziarsi tutte le incongruenze evidenti:
1) la mancanza di aderenza agli strumenti di programmazione/pianificazione (P.E.A.R.S.) comunali e
regionali all’interno dei quali inquadrare la realizzazione di impianti come questi, tanto meno si
verifica pure l’utilità circa i fabbisogni presenti ed attesi della energia a scala regionale;
2) l’assenza di un Piano di approvvigionamento delle biomasse per l’alimentazione della centrale di
backup termico, di supporto in caso di prolungata, insufficiente, produzione da parte del campo
solare, e dubbi sulla provenienza (possibilità di reperire nell’isola il materiale) e sui reali fabbisogni
di materiale, nonché mancanza di rassicurazioni sulla composizione e sulle caratteristiche chimico-
fisiche delle emissioni in atmosfera e dei residui di combustione (ceneri leggere/pesanti) da parte
del coogeneratore e della centrale a gasolio, da parte del coogeneratore della centrale a Gasolio;
3) una inadeguata pubblicità e conoscenza dell’iniziativa e assenza del coinvolgimento della
popolazione residente, nelle fasi interlocutorie preliminari con la proponente, da parte
dell’Amministrazione comunale di Oristano;
4) una inidoneità della scelta localizzativa dell’intervento, in quanto impianto industriale da
realizzarsi su terreni agricoli, nell’intorno del quale sono presenti borgate “storiche” (San Quirico,
Tiria, Tanca Molino, Pranixeddu) in cui risiedono stabilmente diverse centinaia di persone, la
questione impegna il diffondersi dei fumi in un largo raggio di territorio;
19 febbraio 2015 contestualmente alla progettazione si avvia anche una azione comunicativa da
parte della Solar Power San Quirico «L’energia del bio-solare è un business» Ma per Hanspeter
Hochkofler il nuovo impianto è anche un’opportunità per tutti. I lavori potrebbero iniziare entro il
2015.
Sono tanti i dubbi che tenta di spiegare Hanspeter Hochkofler, l’amministratore delegato della Clean
power project, la ditta altoatesina che controlla la San Quirico Solar Power (già amministratore della
della Medio Campidano Eolica srl, società che realizzerà il parco eolico tra Villacidro e San Gavino)
Entro la fine dell’anno, dichiara si potrebbe realizzare une centrale termodinamica ibrida su una
superficie complessiva di 77 ettari di terreni agricoli.
In questa occasione comincia con le parole d’ordine, «L’energia prodotta è nostra, siamo noi a
immetterla nella rete e siamo noi a venderla». Crediamo anche noi non sarebbe quello che è: un
business, un affare.
L’opportunità che dovremmo cogliere sta in un'altra chiave. «… l’occasione per la Sardegna che può
rendersi autonoma smettendo di usare l’energia schifosa prodotta dal carbone e dalla Saras e
passando alle fonti rinnovabili».
Se la Sardegna fosse in provincia di Bolzano, che delle fonti rinnovabili ha comprato quote di
stabilimenti Enel ed è riuscita a dimezzare le spese energetiche dei cittadini. Le bollette degli
oristanesi, però, non subiranno alcun taglio: «Vero», conferma Hochkolfer, «la colpa è della politica
regionale che non ha iniziato questo percorso».
L’amministratore delegato si trova davvero in sintonia con il Comune e con gli assessori, che ha
salutato calorosamente.
Nascerà un impianto ibrido, perchè, quando il sole non sarà in grado di scaldare il complesso
meccanismo che genererà l’energia elettrica, verrà sostituito da un impianto a biomasse: «Che
inciderà per il 15% nella produzione …. », ha detto ancora Hochkolfer.
I numeri, sono impressionati. L’impianto rimarrà acceso per sei mesi all’anno, 24 ore su 24 e brucerà
14mila tonnellate di legna all’anno, per trent’anni. «Ma con in nostri filtri», ha detto l’imprenditore
altoatesino, «inquinerà come venti caminetti. Le ceneri, poi, saranno utilizzate come concimi».
Le forniture non spaventano l’amministratore: «Abbiamo già un accordo con una ditta di Desulo
che garantisce per tutto quello che ci serve». Le distanze non spaventano perché, in realtà,
l’approvvigionamento dovrebbe avvenire entro un raggio di 70 chilometri, e Desulo ne dista più di
90. Non dovesse funzionare qualcosa, il piano B è pronto: «Il comune è stato ben felice di concederci
il boschetto subito dietro l’area dell’impianto. Dove la trova un’altra occasione per farlo fruttare?».
I terreni…. dopo la contrattazione con i proprietari che hanno ceduto le terre agli imprenditori di
Bolzano. Hochkofler ha preferito non confermare la cifra con cui ha strappato un contratto di affitto
trentennale: «Non sono cose che si possono scrivere», ha glissato.
Un’affermazione che potrebbe scatenare chi sostiene che, quando si tratta di terre agricole, le ditte
che investono nelle rinnovabili siano pronte a superare il valore di mercato pur di ottenere quello
che cercano. Quindi, è possibile che l’affitto superi i 1500 euro mensili per ogni ettaro: «In effetti mi
sarebbe convenuto comprare la terra, ma preferiamo affittare per lasciare qualcosa nel territorio»,
ha concluso Hochkolfer.
L’agricoltura. Non sarà compromessa, anzi. La pensa così Hans Peter Hochkolfer che ha pronto un
piano per non smettere di utilizzare la terra che, come contesta il fronte del no, sottrarrebbe
all’agricoltura 77 ettari di terra fertile: «Sotto gli specchi solari pianteremo un prato verde che verrà
irrigato. Da quel prato ricaveremo balle di foraggio che, ovviamente, saranno immesse sul mercato».
Il ciclo produttivo della terra, quindi, non verrà interrotto. Così come l’attività degli agriturismo: «Si
preparino, da quando apriremo lavoreranno il doppio».
L’occupazione. L’amministratore delegato è sicuro. «Occuperemo 20 persone fisse che lavoreranno
in tre turni, di giorno e di notte. Poi, nell’indotto ci sarà posto per altre 140 buste paga tra la
manutenzione del prato, degli specchi fotovoltaici e la costruzione delle strade che raggiungeranno
l’impianto».
L’assemblea. Ieri Hans Peter Hochkofler è stato il protagonista di un incontro organizzato dal Savi
che ha richiamato tanta gente. In prima linea c’erano quelli del comitato civico di cittadini che si è
schierato contro il progetto.
La discussione, iniziata nel tardo pomeriggio, è terminata in tarda serata, dopo tante domande
indirizzate alla proprietà e ai progettisti. Trasformate in osservazioni formali da presentare proprio
al Savi entro il primo giorno di marzo. (fonte la Nuova Sardegna)
Febbraio marzo 2015 Si svolge presso il Servizio sostenibilità ambientale, la valutazione impatti e
sistemi informativi ambientali – S.A.V.I. (ora Servizio valutazioni ambientali – S.V.A.), giungono
numerosissime osservazioni, da parte dei cittadini informati, Associazioni (Gruppo d’intervento
giuridico, Italia Nostra, W.W.F. – L.I.P.U., I.S.D.E.), Comuni (Palmas Arborea, Siamanna), esponenti
del mondo politico (il gruppo di Senatori Movimento 5 Stelle), principalmente queste osservazioni
segnalano le criticità supportate, in alcuni casi, da relazioni tecniche.
Febbraio marzo 2015 dietro le pressioni e le preoccupazioni dei cittadini l’Assessore comunica
inoltre che:
1) il Consorzio di gestione del Parco naturale di Monte Arci e il Comune di Palmas Arborea hanno
chiesto di poter partecipare alla conferenza istruttoria, prevista nell’ambito del procedimento di
V.I.A.;
2) il 27.2.2015 anche il Corpo Forestale Vigilanza Ambientale – Servizio ispettorato ripartimentale di
Oristano trasmette il parere di competenza, contenente numerose osservazioni e richieste di
chiarimenti;
3) il 3.3.2015, il Comune di Oristano ha inviato la seguente documentazione:
a) Del. Consiglio Comunale n. 19 del 20.02.2015, avente ad oggetto: “Ordine del giorno Consiglieri
Falconi, Ledda, Lilliu, Massenti, Nurra, Piras M.G., Pisanu, Puddu, Sanna, Uras su ‘PARERE NON
FAVOREVOLE AL PROGETTO DI IMPIANTO SOLARE TERMODINAMICO NEL COMUNE DI ORISTANO”;
b) Delibera. Giunta Comunale n. 216 del 18.12.2014, avente ad oggetto: “Realizzazione di un
impianto solare termodinamico, in località ‘San Quirico’, da parte della Società San Quirico Solar
Power S.r.l., con sede in Bolzano – Approvazione Schema di Convenzione”;
c) Schema convenzione All. Del. G.C. n. 216/2014;
d) Tav.1.2 inquadramento impianto su C.T.R.;
e) Tav.1.3 inquadramento su ortofoto e planimetria catastale.
12 Marzo 2015 Il servizio della direzione regionale, il Servizio S.A.V.I. regionale ha comunicato, al
Consorzio di gestione del Parco naturale di Monte Arci e al Comune di Palmas Arborea,
l’accoglimento della richiesta di poter partecipare alla conferenza istruttoria, prevista nell’ambito
del procedimento di V.I.A.;
13 marzo 2015 Il genio civile di Oristano con il suo Servizio ha trasmesso il parere di competenza,
evidenziando la necessità di acquisire, ai fini del completamento dell’istruttoria, per ogni
attraversamento del tracciato dell’elettrodotto di connessione alla stazione primaria di
smistamento e trasformazione, con corsi d’acqua e/o canali, la seguente documentazione:
a) planimetria su cartografia I.G.M. o C.T.R. con l’indicazione degli attraversamenti di tutti i corsi
d’acqua e canali;
b) planimetria quotata, in idonea scala, con sovrapposizione della planimetria catastale, con la
raffigurazione della situazione reale (corso d’acqua, strade, recinzioni, ecc., oltre al cavidotto in
progetto), per un tratto di almeno 10 metri dalle sponde;
c) rappresentazione reale della sezione trasversale quotata del corso d’acqua, con indicazione anche
di eventuali rivestimenti del canale.
23 marzo 2015 Sul progetto comincia a individuarsi qualche ombra, su richiesta della Regione, si è
svolto un incontro presso gli uffici del Servizio S.A.V.I., nel corso del quale la Solar Power San Quirico.
sta procedendo alla predisposizione di un PIANO DI APPROVVIGIONAMENTO DELLE BIOMASSE, la
cui mancanza, nella documentazione allegata all’istanza di V.I.A., peraltro, era già stata segnalata
nel corso della presentazione al pubblico. Il Piano è stato poi depositato con nota del 20.5.2015.
22 luglio 2015 Presso l’Assessorato regionale della Difesa dell’Ambiente. Prima CONFERENZA DI
SERVIZIO istruttoria relativa al procedimento di V.I.A., alla quale hanno partecipato
funzionari/rappresentanti: del Servizio valutazioni ambientali (S.V.A.);
del Comune di Oristano;
del C.F.V.A. – Servizio ispettorato ripartimentale di Oristano;
del Segretariato – Mi.B.A.C.T.;
della Provincia di Oristano;
del Comune di Palmas Arborea;
del Consorzio Monte Arci;
dell’A.R.P.A.S. – Dipartimento di Cagliari;
della Impresa Proponente, tra cui i professionisti incaricati della predisposizione del progetto e dello
S.I.A.
Esponendo il progetto e al S.A.V.I., le diverse parti hanno illustrato tutte le controdeduzioni alle
osservazioni, sia avanzate durante la presentazione pubblica che ricevute e successivamente
trasmesse dal S.A.V.I.
22 luglio 2015 Nel frattempo sono pervenuti presso l’ufficio pareri/contributi istruttori di altri Enti,
di cui non si è potuto riferire nel corso della prima conferenza istruttoria, si rappresenta quanto
segue:
9) l’A.R.P.A.S. – Dipartimento di Cagliari, ha trasmesso il parere di competenza, contenente una serie
di osservazioni;
10) il Servizio territoriale opere idrauliche di Oristano (già Servizio del genio civile di Oristano) ha
trasmesso anch’esso il parere di competenza, con cui conferma la richiesta di integrazioni;
11) l’Ente acque della Sardegna (En.A.S.), nel rilevare che il tracciato dell’elettrodotto di connessione
alla stazione primaria di smistamento e trasformazione, interferisce con opere del Sistema idrico
multisettoriale regionale (S.I.M.R.) gestite da En.A.S., esprime parere favorevole preliminare, a
condizione che l’attraversamento della linea elettrica venga eseguita al di fuori delle strade di
servizio e delle relative pertinenze (cunetta e banchina) del Canale (Adduttore principale sinistra
Tirso n.d.r.), e che tutte le opere siano poste al di fuori delle espropriate e/o asservite dall’Ente (o
al demanio regionale/statale).
In particolare:
a) gli attraversamenti del canale, per la posa delle linee elettriche, dovranno essere realizzati
mediante cavidotto sotterraneo con tecnica "spingitubo" o altro sistema simile, a condizione che la
quota di perforazione al di sotto del canale sia di almeno 2,50 m dall'estradosso del fondo del canale
stesso e che i pozzetti di partenza, tesa e arrivo siano posizionati al di fuori delle aree demaniali;
b) i relativi lavori di scavo non dovranno interrompere per nessun motivo il normale esercizio del
medesimo canale;
c) la posa di detto cavo dovrà essere autorizzata dall'En.A.S. previa presentazione dei disegni
esecutivi particolareggiati, previo sopralluogo preliminare con i Responsabili d'area, si evidenzia già
da ora comunque che detto cavo dovrà essere posato fuori dalla sede stradale;
d) non sarà consentito in alcun caso il transito di mezzi pesanti, sia in fase realizzativa che durante
il normale esercizio, sulla viabilità demaniale esistente di servizio al canale in parola, essendo tale
viabilità destinata alla gestione e manutenzione delle opere di ns. competenza, mentre è
eccezionalmente autorizzato il transito temporaneo dei proprietari confinanti esclusivamente con
mezzi non pesanti;
e) tutte le strade di servizio dei canali ricadono nella fascia di terreno, di pertinenza delle rispettive
opere idrauliche, espropriata ed intestata al Demanio pubblico dello Stato;
inoltre la loro realizzazione è finalizzata a garantire la gestione e la manutenzione delle opere del
sistema idrico, oltreché per ripristinare la continuità della viabilità agraria o intercomunale
interrotta dai canali;
f) l'accesso a tali strade è consentito esclusivamente al personale dell'Ente e ai mezzi agricoli e privati
appartenenti ai proprietari dei terreni che si affacciano lungo le strade suddette, l'utilizzo da parte
di terzi è soggetta al rilascio di apposta autorizzazione;
22 luglio 2015 il Consorzio di bonifica dell’oristanese (C.B.O.), rileva che lungo il percorso della linea
[si tratta della linea interrata in Alta Tensione (150 kV) che connette l'impianto solare ibrido
termodinamico con la stazione di trasformazione 220/150 kV di Oristano n.d.r.] sono state
individuate diverse interferenze, sia con le reti di distribuzione irrigua e sia col sistema di Bonifica
idraulica del Rio di Palmas/Stagno di Santa Giusta, riconosciute solo in parte nella documentazione
di progetto. Il Consorzio ha dunque previsto, per ognuno degli attraversamenti, prescrizioni
specifiche, raccolte nell’Allegato 1 trasmesso, e in generale, di seguito riportate:
a) per la sicurezza degli operatori del C.B.O., in corrispondenza di tutte le interferenze, opportune
segnalazioni segnaleranno la presenza della linea in Alta Tensione;
b) al fine di migliorare le condizioni di sicurezza dei propri operatori il C.B.O., qualora le condizioni
di intervento sulle proprie opere lo rendessero necessario, potrà richiedere la disalimentazione della
linea in Alta Tensione senza alcun onere a proprio carico;
c) il C.B.O. deve ritenersi sollevato da qualsiasi richiesta di danni alla linea di Alta Tensione della
società San Quirico – Solar Power, sia conseguenti agli interventi di manutenzione sulle condotte e
sia a rotture delle tubazioni;
23 luglio 2015 I rappresentanti dello S.V.A. e degli Enti presenti hanno illustrato le criticità emerse
in fase istruttoria, relative alle osservazioni. Le controdeduzioni sono state depositate solo il
23.7.2015, in concomitanza, allo svolgimento della conferenza.
Le criticità hanno riguardato, i seguenti motivi:
1) necessità di approfondire l’analisi delle alternative e di completare l’analisi costi – benefici;
2) fornire chiarimenti sul valore della D.N.I. utilizzato per progettare la centrale, e sui criteri di
dimensionamento delle diverse sezioni impiantistiche;
3) completare il bilancio idrico, necessario all’impianti, irrigui. Con la stima dei fabbisogni irrigui delle
colture da impiantare, e analizzare alternative di approvvigionamento, per minimizzare il prelievo
di acque sotterranee;
4) fornire un’analisi e una stima degli impatti per la potenziale alterazione del microclima sia
nell’area direttamente interessata dall’intervento che in quelle limitrofe, durante l’esercizio
dell’impianto;
5) chiarimenti sulla possibilità di garantire il mantenimento dell’attuale utilizzo agricolo nelle aree
intercluse tra gli specchi del campo solare;
6) approfondire lo studio previsionale di impatto acustico;
7) in merito al piano di approvvigionamento delle biomasse, preoccupa moltissimo i reperimento
della consistenza delle superfici interessate a garantire la fornitura di materiale, in particolare
successivamente al V anno d’esercizio;
8) approfondimenti sulle trasformazioni delle caratteristiche agronomiche dei terreni interessati
dalle opere in progetto;
9) preme riscontrare se le aree oggetto d’intervento sono gravate da usi civici e se sono state
interessate dall’incendio verificatosi a luglio 2015;
10) verificare se le potenziali interferenze tra l’intervento proposto e l’esercizio dello scalo
aeroportuale di Fenosu;
11) fornire una descrizione dei sistemi di controllo/allerta, e delle modalità operative d’intervento,
a protezione delle diverse matrici ambientali, nell’ipotesi di fuoriuscita accidentale di sali fusi;
12) predisposizione di foto simulazioni da punti accessibili del Monte Arci, al fine di valutare
l’inserimento dell’intervento, quali alterazioni in rapporto ad altri insediamenti esistenti;
13) approfondimenti sulle modalità di gestione delle terre e rocce da scavo.
23 luglio 2015 Occorre segnalare QUESTA DATA per i comportamenti conseguenti, è un giorno da
memorizzare:
Nel corso della conferenza, sono stati acquisiti gli espressi pareri e/o le osservazioni
dei partecipanti, e si è comunicato il contenuto dei documenti trasmessi da altri Enti
non presenti alla riunione, e di seguito li riportiamo:
1) il Comune di Oristano, pur evidenziando la necessità che l’intervento deve, preliminarmente,
acquisire tutte le autorizzazioni, pareri, nulla osta previsti dalle norme vigenti, stavolta HA ESPRESSO
PARERE FAVOREVOLE;
2) la Provincia di Oristano ha chiesto un insieme di integrazioni, su aspetti riconducibili alle criticità
sopra elencate;
3) il Comune di Palmas Arborea, nel ribadire, il contenuto delle osservazioni già trasmesse
antecedentemente alla conferenza, ha espresso “PARERE NON FAVOREVOLE” a tutela della salute
degli abitanti della borgata di Tiria”, consegnando altresì la Delibera del C.C. n. 21 del 13.7.2015, con
cui il consiglio comunale, all’unanimità, ha manifestato “contrarietà all’iniziativa”;
4) il MI.B.A.C.T. ha espresso parere favorevole, per gli aspetti archeologico-paesaggistici e storico-
culturali, e consegnato i pareri delle competenti Soprintendenze;
5) il C.F.V.A. – Servizio territoriale ispettorato ripartimentale di Oristano, oltre a quanto comunicato,
ha esposto ulteriori osservazioni, in particolare richiama al piano di approvvigionamento delle
biomasse. Respinge il previsto taglio di esemplari di sughere, chiedendo inoltre una verifica
sull’eventuale coinvolgimento delle aree oggetto d’intervento nell’incendio del 20.7.2015;
6) il Servizio tutela del paesaggio e vigilanza province Oristano-Medio Campidano, con una nota ha
rilevato ancora che constano problemi tecnici:
a) “l'area di intervento risulta sottoposta a vincolo paesaggistico ai sensi dell'art. 142, comma 1, lett.
c) del D.Lgs. 42/2004, limitatamente alla linea di connessione alla centrale elettrica di Fenosu, che
interseca il Rio Merd'e Cani, corso d'acqua iscritto negli elenchi delle acque pubbliche. L'intero
intervento ricade nell'Ambito Costiero n.9 "Golfo di Oristano", come risulta dalla cartografia allegata
al Piano Paesaggistico Regionale, (P.P.R.).
Dall'analisi degli elaborati di progetto, nonostante la complessità dell'intervento, non si rilevano
elementi che sostengano la non compatibilità delle opere sotto l'aspetto strettamente
paesaggistico, pur non sottacendo l'importanza e il valore agronomico dei terreni oggetto di
trasformazione e la sottrazione massiva di suolo a particolare vocazione agricola, che interessa una
superficie di circa 50 ettari.
La lettura degli elaborati e le simulazioni fotografiche evidenziano che non ci sono particolari criticità
dal punto di vista percettivo. La morfologia prevalentemente pianeggiante del territorio e le misure
di mitigazione adottate, tramite l'utilizzo di essenze vegetali, assolvono una funzione schermante
delle opere che si sviluppano in altezza. Sufficienti a ridurre al minimo gli impatti visivi conseguenti
la realizzazione dell'intervento. Nell'ipotesi di attuazione del progetto dell'impianto, per limitare al
massimo eventuali criticità percettive, si ritiene opportuna la realizzazione delle linee di connessione
a cavo interrato, con particolare riferimento al tratto di attraversamento del Rio Merd'e Cani e di
fiancheggiare nel percorso la viabilità già esistente”;
7) il Servizio tutela dell’atmosfera e del territorio, dell’Assessorato della difesa dell’ambiente, il
14.7.2015, ha trasmesso anch’esso il parere di competenza, in cui:
a) in merito alle emissioni in atmosfera, fa presente che dovranno essere rispettati i valori dei
parametri inquinanti individuati dal D.Lgs. n. 152/2006, s.m.i., parte V, allegato I.
NDR. Attenzione Attenzione. Data l’ubicazione dell’impianto, appare necessario prestare
particolare attenzione anche alle emissioni in atmosfera di polveri diffuse, adottando gli opportuni
accorgimenti previsti dall’Allegato V alla parte V al citato decreto;
b) in relazione all’inquinamento ACUSTICO, invece non si ravvisano particolari criticità, per quanto
riguarda il rispetto dei limiti di immissione in corrispondenza dei ricettori situati in prossimità
dell’impianto. Tuttavia, considerato che lo stesso è situato in un’area ancora non zonizzata, in
A cura di Seb febbraio marzo 2018 pag. 20
LA VICENDA DEL TERMODINAMICO IBRIDO DI SAN QUIRICO VISTO DAGLI ATTIVISTI 5 STELLE
occasione del monitoraggio acustico post-operam ritiene opportuno che venga effettuata anche la
verifica del rispetto dei valori di attenzione nelle aree del territorio maggiormente vicine alle
sorgenti di rumore;
8) CURIOSAMENTE E CLAMOROSAMENTE l’Agenzia Laore, (Ndr. pur essendo l’area votata per
l’agricoltura, si dissocia perché non ha competenze su impianti fotovoltaici) il 9.7.2015, ha
trasmesso il seguente parere, espresso dal competente Assessorato dell’Agricoltura – Servizio
strutture, con cui il Servizio medesimo fornisce chiarimenti all’Agenzia Laore in merito al
coinvolgimento della stessa nell’ambito dell’iter istruttorio relativo alla realizzazione di impianti per
la produzione di energie provenienti da fonti rinnovabili in agricoltura, sotto riportati:
a) SVICOLANDO RISPETTO AI TERRITORI IMPEGNATI L’AGENZIA VOLGE LO SGUARDO ALTROVE “In
riscontro alla nota del 2.3.2015, che il “Servizio” ha la competenza unicamente in materia di serre
fotovoltaiche effettive e non per altre tipologie di Impianti di produzione di energia da fonti
rinnovabili,…
Non esistono, a suo dire, norme regionali o disposizioni di questo Assessorato che prevedano
l'espressione di un parere da parte di codesta Agenzia in sede di conferenza di servizi decisoria per
l'autorizzazione delle serre fotovoltaiche o per altri impianti di produzione di energia da fonti
rinnovabili”;
27 luglio 2015 la Direzione regionale per la Sardegna dei Vigili del fuoco, del soccorso pubblico e
della difesa civile, ha comunicato alla proponente che il Comitato tecnico regionale della Sardegna,
a esito dell’esame del nulla osta di fattibilità (N.O.F.), presentato dalla proponente medesima, “…ha
ritenuto conclusa favorevolmente, con le condizioni indicate nell’acclusa relazione, l’istruttoria
relativa alla fase di N.O.F.” (la centrale è, infatti, inquadrata tra le “ATTIVITA’ A RISCHIO DI
INCIDENTE RILEVANTE”, ai sensi del D.Lgs. n. 105/2015 n.d.
4 agosto 2015 Anche L’A.R.P.A.S. con i suo Dipartimento tecnico-scientifico ha trasmesso il parere
di competenza, contenente un insieme di osservazioni.
6 agosto 2015 La società, Terna Rete Italia S.p.a. ha trasmesso il “parere di rappresentanza”
elaborato in nome e per conto di Terna S.p.a., nel quale rappresenta quanto segue:
a) a seguito di istanza di modifica di connessione alla R.T.N., presentata dalla proponente, Terna
Rete Italia, in data 28.3.2015, ha comunicato alla proponente medesima, la Soluzione tecnica
minima generale di connessione (S.T.M.G.), accettata in data 14.7.2015;
b) alla data della nota, Terna non aveva ancora ricevuto il progetto delle opere di rete per la
connessione alla R.T.N., per la verifica di rispondenza ai requisiti tecnici della stessa Terna, al fine
del rilascio del parere tecnico, da acquisire in sede di Conferenza di servizi, prevista nell’ambito del
procedimento di autorizzazione unica, di cui all’art. 12 del D.Lgs. n. 387/2003
10 agosto 2015 L’ufficio dello S.V.A., visti gli esiti della conferenza istruttoria e il parere reso dal
Servizio energia ed economia verde dell’Assessorato dell’industria, ha chiesto alla proponente “ai
fini del proseguo dell’iter di competenza, considerato quanto previsto all’art. 5 dell’allegato A alla
D.G.R. 34/33 del 2012, si invita la Società a voler effettuare gli opportuni approfondimenti in merito
al parere del Servizio energia contenuto della nota n. 21665”;
ottobre 2015 e marzo 2016 giungono numerose richieste di pareri e chiarimenti da parte di molti
uffici verso la società proponente la Solar Power.
18 maggio 2016 Convocazione prot. D.G.A., presso l’Assessorato regionale della Difesa
dell’Ambiente, si è svolta la SECONDA CONFERENZA istruttoria relativa al procedimento di V.I.A. per
l’esame delle integrazioni, alla quale hanno partecipato funzionari/rappresentanti: del Servizio
valutazioni ambientali (S.V.A.); del Comune di Oristano; del C.F.V.A. – Servizio ispettorato
ripartimentale di Oristano; del Comune di Palmas Arborea; del Servizio territoriale opere idrauliche
di Oristano (S.T.O.I.OR) ; dell’A.R.P.A.S. – Direzione tecnico scientifica; della proponente.
La proponente (Solar Power) ha esposto le integrazioni, quindi, in particolare, i rappresentanti dello
S.V.A., del Servizio ispettorato ripartimentale di Oristano (che ha consegnato la nota prot. C.F.V.A.
del 18.05.2016) e dell’A.R.P.A.S. hanno evidenziato alla proponente la necessità di approfondire
alcuni argomenti, fornendo gli opportuni chiarimenti istruttori in merito, in particolare, ai seguenti
aspetti: analisi costi-benefici;
Circa eventuali preoccupazioni sul PIANO DI APPROVVIGIONAMENTO DELLE BIOMASSE; stima
dell’attuale produttività delle aree oggetto d’intervento; modalità di soddisfacimento dei fabbisogni
idrici delle colture/specie da coltivare/mettere a dimora previste in progetto; risultati del
monitoraggio faunistico; modalità di gestione delle terre e rocce da scavo; computo metrico delle
opere di insonorizzazione.
Dopo tutte queste articolate comunicazioni per tutelarsi la Regione indice
forma di governo (ceduo o fustaia). Nel caso specifico, la fustaia a sughera, secondo quanto previsto
dalle P.M.P.F. vigenti, prevede un turno di 100 anni”;
Inoltre i rappresentanti del Comune di Palmas Arborea hanno consegnato un documento in cui si
chiede allo S.V.A. di “respingere” l’intervento in quanto non compatibile con le linee guida del
P.E.A.R.S. (piano energetico ambientale regione sarda) e sotto il profilo urbanistico, in merito alla
localizzazione scelta.
Infatti il Comune richiama “trattasi, infatti, di un impianto di tipo industriale, che andrebbe proposto
in aree industriali o già seriamente compromesse e degradate da attività umane”. Perché non tener
conto sia delle criticità rappresentate nelle osservazioni trasmesse nel corso dell’iter istruttorio, sia
dei contenuti delle Del. Consiglio Comunale. n. 19 del 20.2.2015 e Deliberazione Consiglio
Provinciale n. 4/2015 del 26.2.2015, in cui si esprime contrarietà all’iniziativa e di cui si è già riferito.
In particolare il COMUNE, durante la conferenza, “esprime forte preoccupazione circa la salute dei
cittadini e lo sviluppo della Borgata di Tiria, ove a seguito della proposta di costruzione dell’impianto,
si è registrato uno stato di “blocco” delle richieste di concessioni edilizie anche in virtù dei timori
connessi ai pericoli circa la salute dei cittadini, nonché di deprezzamento delle abitazioni già
esistenti, calcolato nella percentuale del 30÷40% come dichiarato dalla Ditta proponente.
Inoltre la frazione di Tiria, nell’ultimo decennio, ha fatto registrare un fortissimo incremento sia
demografico che edilizio, ed una inversione di tendenza sarebbe “deleterio” per un COMUNE come
quello di Palmas Arborea”. Il Comune vuole essere coinvolto in un’attività di monitoraggio delle
emissioni e ricadute al suolo, previste e reali, delle polveri sottili. Il rappresentante del S.T.O.I.OR.,
richiamando quanto già, osservato che le caratteristiche degli attraversamenti previsti nel progetto,
in corrispondenza delle interferenze tra il tracciato dell’elettrodotto di connessione alla R.T.N. e una
serie di corsi d’acqua naturali/artificiali, è necessario il nulla osta del Servizio medesimo, sembrano
coerenti con le disposizioni della normativa vigente (R.D. n. 523/1904 e/o del R.D. n. 368/1904
n.d.r.).
Tenuto conto che l’elettrodotto attraversa aree di proprietà del demanio idrico, pertanto si ritiene
opportuno acquisire il parere di competenza del Servizio demanio e patrimonio e autonomie locali
di Oristano. In riferimento, infine, al prelievo di acque sotterranee da due pozzi (uno esistente, l’altro
da realizzare ex-novo) e all’accumulo di acque meteoriche in strutture dedicate, per ridurre i prelievi
da pozzi, ricorda che gli emungimenti con portata superiore a 10 L/s, e l’utilizzo di acque meteoriche
accumulate in vasconi sono soggetti ad autorizzazione (D.Lgs. n. 152/2006; D.P.R. 238/1999; R.D. n.
1775/1933) da rilasciare a cura dello stesso Servizio.
Non si libera la preoccupazione centrale circa la ricerca e il prelievo di quantità di acqua. Eppure
preliminarmente alla chiusura dei lavori della conferenza, si è, data lettura dei Pareri del Servizio
energia ed economia verde e del Servizio tutela del paesaggio e vigilanza province Oristano-Medio
Campidano, di seguito riportati: Servizio energia ed economia verde: riassume l’iter istruttorio
dell’intervento, in merito al rilascio dell’Autorizzazione Unica., attualmente sospeso in attesa della
conclusione del procedimento di V.I.A., quindi richiama la propria nota, trasmessa allo S.V.A. in
occasione della prima conferenza istruttoria, e in cui ha espresso un parere preliminare sulla
coerenza dell'intervento rispetto alle linee strategiche del P.E.A.R.S., allora in fase di definizione.
A tal proposito precisa che il P.E.A.R.S. è stato adottato con la deliberazione n. 5/1 del 28.1.2016 e
che è in itinere il procedimento di V.A.S. Le relazioni tra il Piano e l’intervento, dichiara che “Il piano
A cura di Seb febbraio marzo 2018 pag. 24
LA VICENDA DEL TERMODINAMICO IBRIDO DI SAN QUIRICO VISTO DAGLI ATTIVISTI 5 STELLE
17 maggio 2016 il Servizio tutela del paesaggio e vigilanza province Oristano-Medio Campidano ha
evidenziato CHE:
a) “viste le integrazioni progettuali…comunica che, come già espresso con la propria nota del
29.06.2015, non si rilevano elementi che sostengano la non compatibilità delle opere sotto l’aspetto
strettamente paesaggistico. Il proponente ha ribadito che le opere di connessione sono previste
tutte in cavo interrato e che seguiranno la viabilità esistente; ha presentato, così come richiesto dal
Mi.B.A.C.T., la simulazione fotografica da punti di vista panoramici (Monte Arci), dalla quale si evince
che non ci sono particolari criticità dal punto di vista percettivo (70 ETTARI DI ESTENSIONE
IMPEGNATI), e ha accolto le prescrizioni dello stesso Mi.B.A.C.T. relativamente alla messa in opera
di filari di essenze ad alto fusto lungo i confini e alla destinazione ad attività colturale dell’area del
campo solare non occupato da strade e collettori”. (COSI’ NON SI VEDE NULLA)
a) in merito all’elenco di particelle che potrebbero essere interessate dall’intervento, e con la quale
il Comune medesimo, a seguito di una verifica, rappresenta che i mappali elencati NON RISULTANO
presenti nell’Inventario generale delle terre civiche della Sardegna, l’Agenzia conferma, per le sue
competenze in materia di uso civico e per quanto risulta agli atti, quanto rappresentato dal Comune;
b) in relazione agli stessi mappali, per quanto di competenza in materia di aiuti in agricoltura,
l’Agenzia evidenzia “…che alcuni di essi sono inseriti in domande oggetto di finanziamenti, per i quali
sussistono vincoli di destinazione d'uso e di non alienabilità a carico delle imprese beneficiarie, fatte
salve le norme dei bandi in caso di rinuncia ai finanziamenti e agli impegni ad essi collegati”;
7.9.2016, in merito ai chiarimenti “non evidenzia elementi tali da rendere necessaria l’indicazione
di ulteriori prescrizioni e, pertanto, conferma il contenuto della nota del 14.7.2015 già trasmessa…”.
29 settembre 2016 la Solar Power fa sapere al Comune di Oristano e per conoscenza lo comunica
anche allo S.V.A. che, il Servizio energia ed economia verde, nel parere trasmesso in occasione della
seconda conferenza istruttoria (del 18.05.2016), ha evidenziato, tra l’altro, ai sensi della Delib. G.R.
n. 27/16 del 2011, la necessità della VARIANTE URBANISTICA, il cui iter, disciplinato dall’art. 20 della
L.R. n. 45/1989, s.m.i., deve concludersi prima dell’emissione dell’A.U.:
1) evidenzia la NON NECESSITA’ DELLA VARIANTE URBANISTICA, ai sensi: dell’art. 12, comma 3 del
D.Lgs. n. 387/2003, che stabilisce che l’Autorizzazione Unica costituisce, ove occorra, direttamente
variante allo strumento urbanistico; del D.M. 11.04.2008, che prevede la possibilità di realizzare
impianti con tecnologia solare termodinamica anche in aree agricole “senza la necessità di
effettuare la variazione di destinazione d’uso dei siti di ubicazione dei medesimi impianti”;
2) chiede, pertanto, al Comune di Oristano un parere e una presa di posizione in merito, in coerenza
con quanto dichiarato nel corso della prima conferenza istruttoria
29 settembre 2016, trasmessa in pari data alla proponente e per conoscenza anche allo S.V.A.
(acquisita al prot. D.G.A.), il Comune di Oristano, in riscontro a quanto richiesto dalla proponente,
ha comunicato:
1) “l'art. 7, comma 9 della Delib.G.R. n. 27/16 del 2011 non dispone l’obbligatorietà della variante
urbanistica, ma questa sarebbe da adottarsi solo in determinate condizioni”. A tale proposito il
Comune precisa che “Già in sede di conferenza di servizi…. aveva evidenziato che dall'esame degli
elaborati progettuali si evinceva in ogni caso la possibilità di un uso agricolo di gran parte dei suoli,
e che pertanto, già per questa sola ragione, non fosse necessaria l'attivazione di alcuna procedura
di variante”;
2) “il comma 3 dell'art. 12 del D.Lgs. n. 387/2003 stabilisce che ''il termine massimo per la
conclusione del procedimento unico non può essere superiore a 90 giorni''…totalmente
incompatibile con la procedura di variante ''ordinaria'' ai sensi dell'art. 20 della L.R. n. 45/1989 e
s.m.i.”;
3) ”…ove occorra la variante, questa si ha automaticamente con il rilascio del provvedimento unico”,
non condividendo, dunque, il parere del Servizio energia ed economia verde, “…in quanto tale
interpretazione sarebbe in netto contrasto con la legge e le prescrizioni comunitarie”.
20 ottobre 2016 dobbiamo tenere a mente l’approvazione di questa Legge Regionale la n. 24 Norme
sulla qualità della regolazione e di semplificazione dei procedimenti amministrativi. Art. 1 Finalità
e obiettivi 1. La presente legge, al fine di ridurre i costi e gli oneri amministrativi gravanti sui cittadini
e sulle imprese: a) stabilisce le regole generali relative alla programmazione delle attività di
semplificazione normativa ed amministrativa; b) individua e disciplina gli strumenti attribuiti alla
Giunta regionale per il miglioramento della qualità della regolazione, presupposto necessario per
assicurare maggiore trasparenza nella formazione degli atti normativi e per garantire una reale
LA PROPOSTA CHE SI DELINEA fin qui, con un giudizio positivo in merito alla compatibilità ambientale
dell’intervento in oggetto, a condizione che siano rispettate e recepite nel progetto da sottoporre
ad autorizzazione le prescrizioni di seguito riportate:
1) il previsto taglio di 120-150 esemplari di querce da sughero, di impianto artificiale realizzato ai
sensi del Reg. (CEE) 2080/92, ricadenti all’interno dell’area d’impianto, dovrà essere
preventivamente autorizzato dal C.F.V.A. – Servizio ispettorato ripartimentale di Oristano, ai sensi
dell’art. 6 della L.R. n. 4/1994. Inoltre, sempre in merito al taglio, dovrà essere approfondito quanto
segnalato dal Servizio medesimo nella nota n. 31838 e rappresentato nel corso della seconda
conferenza istruttoria, in riferimento alle implicazioni di cui all’art. 7, comma 2 del D.M. n. 63 del
19.2.1991;
2) considerato che l’Agenzia Argea, oltre a rilevare che i mappali su cui è prevista la realizzazione
della centrale non sono inseriti nell’Inventario generale delle terre civiche della Sardegna, evidenzia
che i mappali medesimi “…sono inseriti in domande oggetto di finanziamenti, per i quali sussistono
vincoli di destinazione d'uso e di non alienabilità a carico delle imprese beneficiarie, fatte salve le
norme dei bandi in caso di rinuncia ai finanziamenti e agli impegni ad essi collegati”, dovrà verificarsi
se detti vincoli, allo stato, risultano ostativi alla realizzazione dell’intervento;
3) considerato che la centrale dista dallo scalo aeroportuale di Fenosu circa 3 Km in linea d’aria,
dovrà essere acquisito il parere – nullaosta di competenza dell’ente nazionale per l’aviazione civile
(E.N.A.C.), sulla valutazione di compatibilità ostacoli e pericoli alla navigazione aerea, ai sensi
dell’art. 709 del Codice della Navigazione;
Alla ditta proponente il progetto vengono richieste le produzioni di alcuni piani. Pertanto,
vengono qui definiti i piani di approvvigionamento, ma di fatto sono utili a rivelare la interna
natura di un progetto.
PIANO DI APPROVVIGIONAMENTO BIOMASSE
(ndr. Qui vi segnaliamo il ruolo di un ufficio che tenta una valutazione organica dei provvedimenti,
chiedendo ripetutamente la sostenibilità economica di un progetto che non c’è.)
Il C.F.V.A.
a) tenuto conto dell’incertezza sulla disponibilità della materia prima durante l’esercizio
dell’impianto, e nell’ottica di favorire lo sviluppo e il consolidamento di una filiera locale,
minimizzando i trasporti, a favore anche del bilancio complessivo delle emissioni di CO2, la
proponente, come richiesto anche dal C.F.V.A., dovrà, entro i primi 5 anni dall’avvio della centrale,
verificare la possibilità di sviluppare una filiera agro-energetica, coinvolgendo operatori già presenti
nel territorio o stimolando l’interesse di nuovi imprenditori, in particolare a livello comunale e
provinciale (“filiera corta”), al fine di instaurare rapporti diretti con i fornitori, di poter disporre di
biomasse con continuità e sicurezza, e di materiali certificati, a garanzia di una maggior efficienza
impiantistica e di minori impatti sull’ambiente, attraverso il controllo di tutto il ciclo di vita del
materiale. Di tale attività dovranno essere informati gli Enti di controllo e in particolare il
competente C.F.V.A.;
viii) nella gestione del sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni dovrà essere recepito il
contenuto della norma U.N.I. 14181:2015 recante “Emissioni da sorgente fissa – Assicurazione della
qualità di sistemi di misurazione automatici”;
informazioni e valutare l’influenza dell’impianto sulle attività biologiche delle specie di avifauna;
successivamente, sulla base delle risultanze del monitoraggio stesso, le modalità e la frequenza dei
rilievi dovranno essere ridefinite secondo le indicazioni degli Enti competenti;
c) nel report annuale dovranno essere inclusi eventuali episodi di collisione di esemplari di avifauna
con gli specchi parabolici;
topografica di progetto, prevedendo, in ogni caso, la completa rimozione delle vasche interrate e di
tutti i sottoservizi se messe/i in opera a profondità superiori;
13) considerata la localizzazione della centrale rispetto alla borgata di Tiria, dovranno essere
stabilite adeguate misure di compensazione a favore del Comune di Palmas Arborea, coerenti con i
criteri di cui all’Allegato 2 al D.M. 10.9.2010;
23 gennaio 2017 ormai il progetto comincia a preoccupare parecchie persone, nasce in città ad
Oristano il Coordinamento dei comitati cittadini che si oppongono ai cinque grandi progetti della
pseudo-circonvallazione di Sa Rodia, al progetto della Ivi Petrolifera, dell’housing sociale di via
Lepanto, ed ovviamente della centrale termodinamica di San Quirico. Il Coordinamento annuncia
un’assemblea pubblica, il 3 febbraio e dedicata alla Circonvallazione, al Piano di mobilità urbana e
al progetto di via Lepanto.
28 gennaio 2017: Lettera aperta al Presidente della Regione prof. Francesco Pigliaru dei Comitati e
delle Associazioni: Comitato No Megacentrale Guspini – Comitato Terra che ci appartiene
Gonnosfanadiga -Comitato Terrasana Decimoputzu Comitato Basso Campidano – Aria-Terra-Acqua
Comitato per la Salute e la qualità della Vita San Quirico – Tiria – Comitato No Megadiscarica
Villacidro -Associazione Progetto Comune Villacidro Associazione Italia Nostra Sardegna.
Per rendere più chiara e immediata la Sua azione unitamente alla Giunta, in opposizione
all’attuazione dei progetti per gli impianti solari termodinamici previsti in Sardegna su terreni
agricoli e rinaturalizzati. Sul danno ambientale, il consumo di suolo, la sottrazione forzosa
attraverso l’esproprio, lo stravolgimento degli strumenti di Pianificazione Paesaggistica Regionale,
L’incoerenza con le Linee Guida del Piano Energetico Regionale. Concludendo con la domanda
retorica: Il territorio è un Bene Comune, ne siamo i custodi responsabili per consegnarlo alle
Generazioni Future. Se quanto detto ha un senso, non può essere sacrificato sull’altare dell’interesse
dei “pochi”. (fonte http://www.sardegnasoprattutto.com/archives/13071 )
1 marzo 2017 Le associazioni Italia Nostra, Adiconsum, Wwf e Lipu della Sardegna hanno inoltrato
al Servizio Valutazione Impatti Ambientali (SAVI) dell'Ass.to Reg.le dell'Ambiente le Osservazioni al
Procedimento di VIA proposto dalla San Quirico Solar Power srl.
Un analogo documento è stato presentato dalla sezione Sinis Cabras Oristano di Italia Nostra.
Nell'articolato documento sono le Associazioni che chiedono che il provvedimento conclusivo del
procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale formuli un giudizio NEGATIVO di compatibilità
ambientale dell'impianto ibrido CSP e biomasse e opere connesse.
Soffermandosi sulla necessità di ridurre l'emissione di gas climalteranti mediante una seria politica
di supporto alla produzione di energia da fonti rinnovabili mirate al soddisfacimento, IN PRIMO
LUOGO, del fabbisogno energetico delle comunità e delle attività esistenti e realizzate nel rispetto
del paesaggio, del territorio in cui gli impianti sono ubicati, del consumo di suolo, e attraverso il
coinvolgimento della comunità residente.
Richiamano inoltre che l’impianto dovrebbe essere ubicato in un’area classificata come “Zona
agricola E” dal PUC di Oristano e in minima parte "Zona di rispetto H". Zone notoriamente "destinate
ad usi agricoli e ad edifici, attrezzatura e impianti connessi al settore agro-pastorale e a quello della
pesca, alla valorizzazione dei loro prodotti e alle attività strettamente connesse".
La normativa regionale prevede anche che tali impianti devono essere ubicati in aree classificate D
o G o in subordine deve essere attivata la procedura di variante dello strumento urbanistico. Non si
capisce a quale titolo il comune di Oristano abbia sottoscritto un accordo con la società interessata
che prevede la realizzazione di un impianto industriale in difformità dal proprio strumento
urbanistico.
Riguardo il fabbisogno energetico, le associazioni ricordano che la Sardegna esporta quasi il 50%
dell'energia prodotta, nel 2013 esportavamo 4.000 GWh equivalenti al 42,9% dell'intera produzione
(report pubblicato da TERNA sulla produzione e consumo di energia elettrica in Italia al 31.12.2013).
Sempre nel 2013 la produzione in Sardegna di energia elettrica da fonti rinnovabili è stata di 2.663
GWh pari al 31% dell'intera produzione (valore equivalente al 123% del fabbisogno domestico dei
sardi).
È bene ricordare che abbiamo superato con grande anticipo e quasi raddoppiato l’obbiettivo
assegnato alla Sardegna di copertura dei consumi lordi finali di energia prodotta con fonti rinnovabili
(Burden Sharing al 2020 pari al 17,8% - DM MISE 15.3.2012)
17 marzo 2017 comincia a crescere l’avversità al progetto, I consiglieri regionali Paolo Zedda ed
Emilio Usula presentano una mozione (attenzione ancora non è stata discussa) contro l’impianto
solare termodinamico che una società di Bolzano Borgata ex Etfas di San Quirico, in agro del comun
e di Oristano.
Ricordano anche che il Piano energetico regionale fonda la sua strategia su impianti di piccola taglia
e micro reti di distribuzione e poi, con una media di energia “pulita” del 45% (dati 2015 di Terna) la
Sardegna ha abbondantemente superato la quota del 27% assegnata dall’Unione europea.». Con la
quale contano di raggiungere due obiettivi: creare le condizioni per respingere il progetto
dell’Oristanese e richiamare l’attenzione della Regione sulla necessità di una pianificazione più
stringente per questo tipo di impianti che, a nostro giudizio, vanno realizzati nelle zone industriali
come sta facendo la stessa Regione nei siti di Ottana e
Villacidro.http://consiglio.regione.sardegna.it/XVLegislatura/Mozioni/Moz292
25 marzo 2017 i Comitati di Cittadini di Villacidro, assieme alle Amministrazioni Comunali e alle
Associazioni Ambientaliste. Invitano tutta la cittadinanza a ritrovarsi per una manifestazione unitaria
contro le attuali proposte per il Termodinamico Solare in Sardegna, che intendono trasformare
centinaia di ettari di terreni agricoli o naturali in aree industriali, in totale spregio dell’ambiente,
delle attività esistenti, della volontà delle comunità locali e amministrazioni, e delle pianificazioni
comunali.
Le società proponenti, infatti, impegnate in tipiche azioni di “Green Washing” (il far ritenere “verde”
ciò che non lo è), non si arrendono, e guadagnano un altro probabile SÌ dal Ministero dell’Ambiente
e della Tutela del Territorio e del Mare (a questo punto, evidentemente in procinto di cambiare
nome in Ministero della Svendita dell’Ambiente, del Territorio e del Mare). Dopo Flumini Mannu,
quindi, anche Gonnosfanadiga seguirà lo stesso destino e, con la conclusione dell’iter previsto per
la Valutazione d’Impatto Ambientale, si affiderà l’ultima parola alla Presidenza del Consiglio dei
Ministri.
Iniziata con cinque impianti diversamente ubicati (Giave-Cossoine, Bonorva, Vallermosa,
Decimoputzu-Villasor, Guspini-Gonnosfanadiga-Villacidro), la storia del Termodinamico in Sardegna
ad oggi non trova la sua corretta conclusione; rimangono infatti a tener campo i due impianti gemelli
della Energo green Renewables s.r..l. ciascuno di 55 MW di potenza, passati nel 2014 a V.I.A.
nazionale, e l’impianto della San Quirico Solar Power Srl da 10 MW sotto V.I.A. regionale.
E’ stata sempre forte l’avversità dei Sardi nei confronti di questi impianti, così come quella di tutti
coloro che, per legge, si sono pronunciati. Per i due impianti della Flumini Mannu Ltd e della
Gonnosfanadiga Ltd i servizi tecnici della regione Sardegna hanno più volte dichiarato
l’incompatibilità del progetto e l’inadeguatezza degli elaborati, mentre il Consiglio Regionale ha reso
esplicita la sua contrarietà con apposita Delibera. Anche il Ministero dei Beni Culturali, i Comuni, le
Associazioni Ambientaliste, le Associazioni di categoria, convincendosi di quanto insostenibili
fossero e siano quei progetti, hanno dichiarato la loro contrarietà.
Oggi sostengono che siamo tutti chiamati, Istituzioni e Cittadini, a ribadire il nostro forte NO a queste
proposte inaccettabili, per questo sabato 25 marzo a Gonnosfanadiga,si terrà una manifestazione
atta a rafforzare al voce dei territori. Assembramento ore 9.00 Piazza della Fiera Mercato, avvio del
corteo ore 10.00, sosta in Piazza 17 Febbraio per alcuni interventi informativi e poi trasferimento a
Pauli ‘e Cungiau, piana destinata (secondo le intenzioni delle multinazionali) ad accogliere il
Megaimpianto di Gonnosfanadiga/Guspini/Villacidro (villacidro.info)
20 aprile 2017 COMUNARIE M5S ORISTANO: Patrizia Cadau, candidata di tre meetup (“Giudicato
d’Arborea”, “Polis” e “Progetto a 5 stelle”), supera Lucia Tomasi, proposta dagli iscritti ad una pagina
facebook “Oristano in movimento”. Il risultato finale è stato di 31 a 28.
18 maggio 2017 Sarà l'Adiconsum a coordinare l'iniziativa che dovrà mettere a confronto i candidati
sindaci chiedendo di esprimersi in merito alla questione della centrale termodinamica da realizzare
a San Quirico. Antonello Garau, presidente del comitato nato per impedirne la costruzione ha
sottolineato mediante un documentario apposito : «Avrebbe un senso in un'area industriale, non
agricola come la nostra. Temiamo una compromissione dell'ambiente e ricadute negative sulle
attività economiche già presenti». Ambiente e turismo saranno al centro delle richieste del comitato
per Torregrande che si oppone al progetto Ivi petrolifera: «Privatizzare l'unico polmone verde della
zona – ha detto la presidente del comitato, Rosa Miglior – non è la scelta più adatta per sviluppare
il turismo nella borgata».
23 maggio 2017 Le dichiarazioni dei candidati sindaci sono state registrate su You tube, dove potete
trovare a questo indirizzo: Elezioni comunali Oristano 2017 – la registrazione del Confronto
candidati a sindaco 23 05 2017, In cui l’allora candidato A. Lutzu (poi divenuto sindaco) dichiara
quanto segue : -
“Questo è un argomento che mi fa fortemente arrabbiare. Non vorrei usare un termine più forte,
ma è una veramente questione che mi tocca profondamente. Io ho un carattere solitamente
moderato ne risente. Io ho votato contro e ho votato veramente la mozione con tutta l’opposizione,
che ha spaccato la Giunta Tendas in questa amministrazione relativo al progetto del termo
dinamico.
Mi dispiace dirlo ma vedo un po’ di ipocrisia nell’affrontare questo discorso, C’era
un’amministrazione che governava, c’era un consiglio comunale di maggioranza, è stata approvata
una sorta di convenzione in giunta comunale, però di tutto questo non si parla.
Siamo tutti per il termo dinamico. Però ci stava passando in testa un treno e che ci stava per
investire. Ma per qualcuno non di doveva sapere.
Questo è stato esempio calzante di come non bisogna affrontare i problemi importanti con i cittadini
di Oristano. Perché Io non sono contro il termo dinamico. Non sono contro le energie rinnovabili.
Ma sono contro un intervento che è stato condotto in una maniera maldestra. Maldestra, quasi
nascondendo alle persone cosa si stava facendo. Invece bisognava affrontare, guardando negli occhi
i cittadini: i problemi.
Bisognava dirgli cosa si stava facendo e si cercava di valutare se la maggior parte dei cittadini erano
favorevoli a questo intervento, così non sono avvenuto.
Quali sono i rimedi? Un rimedio ma molto molto facile: intanto la valutazione di impatto ambientale
non è andata a buon fine. Però chi sa qualcosa di urbanistica e l’ha detto all’assessorato all’industria
regionale nelle sue esternazioni e l’hanno detto altri enti.
Questa delibera, questo progetto, dovrà passare in consiglio comunale, in variante urbanistica di
destinazione. Perché non si può fare una attività produttiva in una zona agricola. Quindi Il prossimo
Consiglio Comunale sarà chiamato ad esprimersi: il sindaco darà un voto, i consiglieri di maggioranza
22 luglio 2017 si viene a conoscenza dal Barometro annuale EUROBSERVER che : Il solare
termico a concentrazione (CSP) è una soluzione molto interessante, perché questi impianti, vere e
proprie centrali termoelettriche alimentate dal calore del sole, permettono di avere un'elettricità
relativamente dispacciabile, coprendo anche i consumi di fasce orarie in cui il fotovoltaico non riesce
ad arrivare. L'Italia peraltro è all'avanguardia in questa tecnologia, grazie all'eredità del progetto
ENEA Solare Termodinamico Archimede, allora guidato dal Nobel Carlo Rubbia (si veda l'impianto
che si sta realizzando sull'altopiano tibetano con tecnologia made in Italy).
La buona notizia è che nel nostro Paese ci sono 17 progetti per altrettanti impianti solari
termodinamici, che se sviluppati garantiranno entro il 2017 una potenza di 361,3 MW e investimenti
per 1,2 miliardi di euro. Quella cattiva è che molti dei progetti in itinere rischiano di non essere mai
realizzati, perché il nuovo decreto sulle rinnovabili, stando alle ultime bozze circolate, concede
relativamente poco spazio a questa tecnologia, rendendo le aste molto competitive, cosa che
metterà a dura prova i business plan.
Il censimento sui progetti CONDOTTO dal barometro annuale di EurObserver, in base al quale risulta
al momento in costruzione un solo impianto, quello Fresnel da 1.180 kW che Archimede avvierà
a Melilli (Siracusa) prima della fine del 2015. Quest'anno, si legge nel report (allegato in basso),
potrebbero però partire i lavori per altri 10 impianti per una capacità totale di 280 MW.
Due di questi sono già autorizzati: Solecaldo di MF Energy e Bilancia 1 di Trinacria Solar Power. Il
primo è un impianto Fresnel da 41 MW, che dovrebbe produrre 116 GWh di elettricità l'anno, a
partire dal dicembre 2016, il secondo è più piccolo - 4 MW per 9,5 GWh – e dovrebbe iniziare a
produrre da settembre 2016.
Tre degli altri progetti in programma sono in Sardegna, con specchi a parabola: Flumini Mannu (55
MW), Gonnosfanadiga (55 MW) e San Quirico (10,8 MW). Altre realizzazioni importanti sono la torre
da 50 MW che si realizzerà a Mazzara, in Sicilia, e l'impianto con specchi a parabola da 50 MW di
Banzi, in Basilicata. (fonte: qualEnergia.it)
11 agosto 2017 Il sindaco di Oristano incontra il comitato di cittadini che si batte per lo spostamento
del progetto in altri territori del comune di Oristano, sulla questione parco termo dinamico di San
Quirico L’Amministrazione Lutzu è contraria al progetto per il termodinamico a San Quirico. “La mia
posizione è nota ed è la stessa dell’intera maggioranza – ha detto il Sindaco Lutzu che ieri sera ha
riunito la Giunta e i capigruppo di maggioranza -. Ho sempre espresso forti perplessità su questa
iniziativa, durante la passata legislatura e in campagna elettorale. E se sulle caratteristiche del
progetto ho delle perplessità, sul mancato coinvolgimento della popolazione la mia posizione
diventa intransigente. È la cosa più preoccupante: su un’iniziativa come questa, di tale rilevanza, i
residenti sono stati ignorati. Lo stesso Consiglio comunale aveva pieno titolo ad occuparsi di questa
iniziativa, mentre ha avuto modo di esprimere ufficialmente la sua contrarietà solo attraverso una
mozione della minoranza”.
(…) “L’incontro è servito per confermare le rispettive posizioni, ma anche per definire le azioni da
attuare – prosegue Lutzu -. In primo luogo ribadire pubblicamente la contrarietà al progetto,
valutare se adottare un ulteriore atto in Consiglio comunale e infine chiedere un incontro ufficiale
al Presidente della Regione Francesco Pigliaru e all’Assessore regionale all’ambiente Donatella
Spano in occasione del quale le comunità interessate (Oristano e Palmas Arborea) facciano
emergere la loro posizione e nel contempo la Regione renda note le sue intenzioni”. Fonte:
https://sardegnareporter.it/11/08/2017/oristano-lutzu-quirico/ )
12 agosto 2017 Circa 75 tonnellate di legna per la centrale a biomasse. ORISTANO. Il progetto della
San Quirico solar power prevede la realizzazione di una centrale solare termodinamica della
superficie di 48 ettari, con specchi solari parabolici del diametro di 7,5 metri e un’altezza dal suolo
di 1,7 metri. La pietra dello scandalo è però la centrale a biomassa della potenza di 4 megawatt
elettrici che dovrebbe bruciare legna nei periodi di minori insolazione Si parla di sei mesi). La
centrale dovrebbe bruciare 75 tonnellate di legna al giorno. Prevista anche la realizzazione delle
opere connesse: una linea ad alta tensione lunga 7 chilometri, la stazione elettrica e altre strutture
di servizio. Il tutto in un’area di 55 ettari. L’energia prodotta dall’impianto non verrà utilizzata in
loco, ma verrà esportata nella penisola. «Un evidente saldo negativo potenziale - ha denunciato il
Gruppo di intervento giuridico - emerge dallo studio di impatto ambientale dove vengono ipotizzati
90 posti di lavoro in fase di realizzazione e 20 posti di lavoro in fase di gestione, ma sarebbero a
rischio 28 posti di lavoro già esistenti».
27 novembre 2017 Termodinamico a San Quirico: c'è l'ok della giunta regionale. L'impianto per la
produzione di energia OTTIENE il via libera dell'esecutivo dopo il nulla osta del Servizio valutazioni
ambientali
ORISTANO. La Giunta regionale ha dato parere favorevole alla realizzazione dell'impianto per la
produzione di energia con il sistema del termodinamico solare, da realizzare nelle campagne di San
Quirico. Il parere della Giunta è arrivato dopo che il Servizio valutazione ambientali si era già
espresso favorevolmente e dopo che la stessa giunta aveva chiesto una serie di chiarimenti e
disposto alcune prescrizioni alla società. L'intervento dovrebbe occupare un'area di 55 ettari.
Sulla vicenda ha presentato un'interrogazione urgente la consigliera comunale del Movimento
5Stelle, Patrizia Cadau:
"Il sindaco Andrea Lutzu, nonostante sia stata portata all’attenzione della Giunta una questione
riguardante il nostro territorio e quindi casa sua, oltreché nostra, ancora non avrebbe preso
posizione ufficiale ma avrebbe sostenuto di non conoscere assolutamente i termini della questione".
valore paesaggistico oltre che agricolo e pertanto non può essere sottratta allo sviluppo
dell’economia locale da affaristi senza scrupoli e dai loro sodali politici cui non importa nulla del
destino dell’Oristanese. Senza contare che gli specchi fotovoltaici interferiranno con l’attività dello
scalo di Fenosu: un’ulteriore minaccia che giunge proprio nell’imminenza del riavvio dell’aeroporto
e che rischia di mandare a monte un’altra occasione di sviluppo per il territorio”. “Alla luce di tutto
ciò, delle tante altre criticità e dei pareri negativi espressi nel corso dell’istruttoria per la valutazione
di impatto ambientale, non si capisce come abbia potuto la Giunta regionale dare via libera al
progetto, riducendo i numerosi elementi ostativi a qualche blanda raccomandazione cui attenersi
in corso d’opera”, ha concludo il capogruppo dei riformatori. “L’unica possibile spiegazione è data
dalla sudditanza del centrosinistra ai poteri forti dell’economia e della finanza che ciclicamente
sbarcano nell’Isola da oltre Tirreno per saccheggiare il territorio pensando solo al proprio
tornaconto, e che nel giro di poco tempo abbandonano il campo per andare a cercare nuove terre
da spolpare, lasciandosi dietro il deserto”.
E l’argomento del progetto termodinamico sarà affrontato anche dal Coordinamento Comitati
Sardi, durante la tappa oristanese della Marcia sulla Terra, in programma sabato prossimo, 2
dicembre, alle 16 all’Hostel Rodia. L’incontro dal titolo “Energia in Sardegna. Dal piano di
metanizzazione alle alternative sostenibili”, prevede i seguenti interventi: introduzione a cura del
Coordinamento Comitati Sardi; Piero Loi, giornalista: “Al servizio di terzi: la Sardegna come
piattaforma energetica”; Domenico Scanu, presidente ISDE – Medici per l’Ambiente
Sardegna:”L’impatto della produzione di energia sulla salute”; – Laura Cadeddu, geologa:
“Cambiamento climatico e energia”; Emanuele Pinna Massa, Gruppo di Intervento Giuridico: “La
nuova legge sulla valutazione d’impatto ambientale”; Silvio Pilia, studioso di sistemi energetici: “Un
nuovo piano energetico sostenibile per la Sardegna”.
A seguire interventi dei Cittadini e dei comitati interessati da vertenze energetiche:
“Invitiamo tutti a partecipare all’evento”, commentano gli organizzatori, “vista anche la recente
approvazione del progetto termodinamico di San Quirico da parte della Regione e dato che
affronteremo sicuramente l’argomento anche con la presenza del Comitato di San Quirico. Sarà
invitato anche il Sindaco”.
02 dicembre 2017 Sul solare a San Quirico un altro “NO” ORISTANO. Un’altra voce contro il progetto
per il termodinamico a San Quirico: arriva dal comitato Possibile-Imparis di Oristano. «La
sostenibilità ambientale e le rinnovabili sono sicuramente un...
ORISTANO. Un’altra voce contro, arriva dal comitato Possibile-Imparis di Oristano. «La sostenibilità
ambientale e le rinnovabili sono sicuramente un bene prezioso per lo sviluppo - scrive la portavoce
Selma Bellomo -. Dappertutto. Lo sono a maggior ragione in territori, come l’oristanese, la cui
vocazione paesaggistica e agricola rappresenta il futuro delle giovani generazioni». Secondo
Possibile-Imparis «una Giunta regionale che dà il via libera al mega impianto termodinamico a San
Quirico, terreno agricolo e in parte di rispetto, non è una Giunta che ama né l'ambiente né i suoi
cittadini. Un pessimo regalo di fine legislatura».
Un impianto di quel tipo per la produzione di energia elettrica attraverso il sistema del solare
termodinamico «è indubbiamente di carattere industriale e non in zone agricole».
Il movimento esprime «un forte giudizio negativo su questo progetto, così come condividiamo la
posizione e le osservazioni di quanti stanno manifestando netta contrarietà a questo impianto» e
chiama tutti a «una grande mobilitazione unitaria per contrastare la realizzazione di questo
progetto».
Se così fosse, sarebbero comunque pesanti gli impatti sull’ambiente e il contesto socio-economico locale.
L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus aveva inoltrato (9 febbraio 2015) uno
specifico atto di intervento con “osservazioni” nel procedimento di V.I.A., interessando il Servizio
valutazioni ambientali (S.V.A.) della Regione autonoma della Sardegna (titolare del procedimento),
la Commissione europea, il Ministero dell’ambiente, il Comune di Oristano. Ora valuterà la sussistenza dei
margini sul piano giuridico per un eventuale ricorso in sede giurisdizionale contro un provvedimento che
autorizzerebbe un vero e proprio scempio ambientale per fini speculativi.
Secondo l’associazione Il progetto ha caratteristiche propriamente industriali, ha natura ibrida,
comprendendo una centrale solare termodinamica (superficie 48 ettari, specchi solari parabolici con
diametro mt. 7,5 e altezza mt. 1,7 dal suolo) + una centrale a biomassa (potenza 4 MW elettrici) + opere
connesse (linea ad alta tensione 150 kv lunga km. 7, stazione, ecc.) interessante complessivamente circa 55
ettari con potenza complessiva lorda 10,8 MW elettrici.
L’area individuata è parzialmente tutelata con vincolo paesaggistico(decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.)
perché attraversata da corsi d’acqua (Rio Merd’e Cani, Canale Adduttore Tirso-Arborea, Canale di Bonifica
Spinarba), è classificata in“zona agricola E”(E2, E3, E5) e (piccola parte) in “zona di rispetto H” (HAR 2) del
vigente P.U.C. di Oristano. Si ricorda, in proposito, che nelle zone agricole “E” degli strumenti urbanistici
comunali, possono essere autorizzati soltanto interventi relativi ad attività agricole e/o strettamente
connesse, in particolar modo in Sardegna (art. 13 bis della legge regionale n. 4/2009 e s.m.i. e art. 3 del
D.P.G.R. 3 agosto 1994 , n. 228, direttive per le zone agricole).
La zona ha vocazione strettamente agricola e l’impianto complesso in progetto è di sicura natura
industriale, come tale dovrebbe trovare collocazione in aree industriali a tali fini già infrastrutturate.
La prevista centrale a biomassa prevede poi l’utilizzo giornaliero di ben 70-75 tonnellate di biomassa legnosa
per sette mesi (210 giorni), cioè ben 14.700-15.750 tonnellate annue di biomassa legnosa all’anno: da dove
arriveranno? Dai tagli boschivi nelle foreste demaniali sarde?
I quantitativi idrici necessari al funzionamento dell’impianto complesso sono stimati in 117.000 metri cubi
di acqua/anno, sarebbero prelevati da due pozzi da realizzare nel sito e sarebbero sottratti alle attività
agricole esistenti nell’area interessata dal progetto;
Come ben noto alla stessa Società industriale, il progetto interferisce con uno degli habitat delle residue
popolazioni di “Gallina prataiola, rispetto alla quale, nell’ambito del Piano d’azione per la salvaguardia e il
monitoraggio della Gallina prataiola e del suo habitat in Sardegna(Assessorato della Difesa dell’Ambiente
– RAS, 2011), sono state evidenziate due aree riproduttive. In una di queste, ubicata a sud rispetto al sito
d’intervento progettuale e distante dallo stesso circa 1,2 km, è stata accertata la presenza di un maschio
territoriale, mentre nell’altra, ubicata ancora più a sud a circa 5,2 km, sono stati censiti 15 maschi territoriali.
Una parte dell’area interessata dall’intervento progettuale proposto comporta la sottrazione di potenziale
habitat di alimentazione pari ad una superficie di circa 30 ettari, mentre non vi è nessuna interazione
negativa con le aree riproduttive segnalate” (Sintesi non tecnica, pag. 73).
La Gallina prataiola (Tetrax tetrax) è in grave pericolo di estinzione e come tale è inserita nell’allegato I della
direttiva n. 2009/147/CE sulla tutela dell’avifauna selvatica.
Inoltre, un evidente saldo negativo potenziale emerge dallo studio di impatto ambientale (S.I.A.) dove
vengono ipotizzati 90 posti di lavoro in fase di realizzazione e 20 posti di lavoro in fase di gestione, ma
sarebbero a rischio 28 posti di lavoro già esistenti (13 Agriturismo e Fattoria didattica Archelao, 5
agrimacelleria Accareddu, 8 Aziende agricole cugini Tolu, 2 vigneto biologico locale). Una vera e
propria beffa in proposito.
Spiace che il Comune di Oristano abbia dato la disponibilità politica in cambio di 50 mila euro all’anno.
Ancor più chiara la finalità sotto l’aspetto strettamente energetico: l’energia elettrica prodotta dall’impianto
non servirebbe in alcun modo al fabbisogno regionale.
Questi sono i “numeri” dell’energia in Sardegna, come emergono dal piano energetico ambientale
adottato che riprende i dati Terna s.p.a. (al 31 dicembre 2014), risultano i seguenti:
* 18 impianti idroelettrici (potenza efficiente lorda MW 466,7; producibilità media annua GWh 706,1)
* 43 impianti termoelettrici (potenza efficiente lorda MW 2.896,8; potenza efficiente netta MW 2.634,8)
* 118 impianti eolici (potenza efficiente lorda MW 996,7)
* 30.222 impianti fotovoltaici (potenza efficiente lorda MW 715,9)
* energia richiesta in Sardegna: GWh 8.804,9; energia prodotta in più rispetto alla richiesta: GWh 4.083,5
(+ 46,4%).
* consumi energia: in Sardegna sono stati utilizzati 8.377,9 GWh al 31 dicembre 2014 (- 2,63% rispetto al 31
dicembre 2013), con un picco massimo di potenza richiesta pari a 1.400 MW nel 2014 (era pari a 2.000 MW
nel 2011).
* produzione energia: GWh 13.936,4 (lorda); produzione netta per il consumo: GWh 12.888,4.
* energia esportata verso la Penisola (SaPeI, capacità 1.000 MW) e verso l’Estero (SaCoI, SarCo, Corsica,
capacità 300 MW + 100 MW): Gwh 4.083,5; perdita complessiva della rete: MWh 600
* fonte di produzione: 78% termoelettrica, 11% eolica, 5% bioenergie, 5% fotovoltaico, 1%
idroelettrico. Fonte termoelettrica: 42% carbone; 49% derivati dal petrolio; 9% biomasse.
* emissioni di CO2 dipendenti da produzione di energia elettrica: 9,3 milioni di tonnellate (2014).
* prezzo medio di acquisto dell’energia nazionale (PUN): nel 2014 è stato di 52,08 €/MWh con un
decremento rispetto all’anno precedente del 17,3%, confermando il trend del 2013 e raggiungendo il minimo
storico dall’avvio del mercato.
Il dato fondamentale della “fotografia” del sistema di produzione energetica sardo è che oltre il 46%
dell’energia prodotta “non serve” all’Isola e viene esportato. Qualsiasi nuova produzione energetica
non sostitutiva di fonte già esistente (p. es. termoelettrica) può esser solo destinata all’esportazione verso la
Penisola e verso la Corsica.
L’impianto complesso in progetto appare avere, quindi, FINALITA’ PURAMENTE SPECULATIVE: certificati
verdi e benefici vari derivanti dalla produzione energetica da fonti rinnovabili.
L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus valuterà, quindi, la sussistenza dei margini sul
piano giuridico per un eventuale ricorso in sede giurisdizionale contro un provvedimento che autorizzerebbe
un vero e proprio scempio ambientale per fini speculativi. (fonte Gruppo d’Intervento Giuridico onlus)
Quirico oggi e domani” (che ha un approccio diverso verso il progetto ed è più possibilista a patto
che ci siano autorizzazioni e vengano rispettate alcune prescrizioni) e i capigruppo di maggioranza e
minoranza del Consiglio comunale. Alla fine si è deciso di convocare un consiglio comunale
congiunto, prima però i sindaci di Oristano e Palmas faranno una trasferta a Cagliari per incontrare
gli assessori e il presidente Pigliaru e avere chiarimenti, ma soprattutto per ribadire che "non si
possono realizzare progetti contro la volontà delle istituzioni che più da vicino rappresentano le
comunità – ha detto il sindaco di Oristano - Tre enti di governo del territorio (la Provincia e i comuni
di Oristano e Palmas Arborea) si sono espressi contro e oggi sta passando un progetto che non ha
avuto un minimo di interlocuzione democratica".
Il Comune di Oristano valuterà quali strade seguire, politicamente e legalmente: rimane infatti da
valutare l’ipotesi di un ricorso al Tar e quella di un passaggio in Consiglio comunale per la variante
urbanistica. (fonte unione sarda)
08 dicembre 2017 Termodinamico, san Quirico, chiesto un incontro con la Regione. Riunione tra
Andrea Lutzu e il sindaco di Palmas Arborea sostegno pieno al comitato e contrarietà all’intervento
di Enrico Carta
Serve una bussola per capire che direzione prendere senza sbattere. Per ora l’ago indica il sud, in
particolare Cagliari. Sulla questione della nascita dell’impianto per la produzione di energia col
sistema misto a San Quirico, il primo cittadino di Oristano chiederà un incontro agli assessori
regionali all’Ambiente e all’Industria, ma non è escluso che solleciti la presenza anche del presidente
della giunta Francesco Pigliaru. L’opposizione al termodinamico infatti pare ormai avere
un’adesione allargata nel mondo politico, con qualche perplessità e qualche distinguo.
Se il volere di chi guida il Comune e anche di gran parte dell’opposizione è quello di esprimere la
propria contrarietà al progetto, il vero scoglio da aggirare è a questo punto la legge. I pareri e le
interpretazioni si sprecano dopo che il progetto ha superato in Regione la verifica alla Valutazione
di impatto ambientale. Nessuno però al momento sembra aver indicato, al di là di ogni ragionevole
dubbio, da che parte stia la verità. Per questo motivo ieri mattina, all’incontro tra l’amministrazione
di Oristano, quella di Palmas Arborea e il comitato di San Quirico e Tiria che si oppone alla nascita
dell’impianto sponsorizzato Solar Power, più volte sulla lavagna degli interventi è saltata fuori
l’equazione “Regione uguale Ponzio Pilato”.
Per tutti, la decisione presa nei giorni scorsi a Cagliari non chiarisce quali spazi di manovra il Comune
abbia ancora a disposizione. Le interpretazioni si sprecano, ma fondamentalmente si dividono in
due categorie: da una parte c’è chi dice che ormai i giochi siano fatti perché la delibera regionale
ingloba anche le competenze del Comune in materia urbanistica e questo significherebbe che
l’amministrazione non ha più possibilità di intervenire; d’altro canto c’è chi sostiene che il Comune
abbia ancora il potere di fermare la macchina, non votando o votando la contrarietà alla variante
urbanistica con la quale si dovrebbe modificare la destinazione d’uso dei terreni che al momento è
agricola.
Il dilemma non sarà amletico, ma dal punto di vista locale riveste comunque una sua notevole
importanza. È questo il motivo per cui Andrea Lutzu «Se il Comune avrà la possibilità di occuparsi
dell’aspetto urbanistico allora è certo che la variante non sarà approvata», ha ribadito il primo
cittadino che ha trovato man forte nel suo collega di Palmas Arborea, Andrea Pisu, e ovviamente nei
rappresentanti del comitato di residenti delle borgate di Tiria e San Quirico guidati da Antonello
Garau e Massimo Ibba. All’incontro hanno poi partecipato tutti i capigruppo del consiglio comunale,
tra cui Efisio Sanna, esponente della precedente giunta che ha chiesto un esame della vicenda scevra
da pregiudizi – il suo Pd ha ugualmente valutato negativamente il termodinamico attraverso un
documento del segretario cittadino Alberto Boasso –, ricordando anche il rischio di esporre l’ente a
risarcimenti.
Infruttuoso incontro del sindaco Lutzu con gli assessori all'Industria e all'Ambiente: non ci sarà una
variante urbanistica ORISTANO. Se non è un "via libera" poco ci manca: il sindaco Andrea Lutzu è
tornato dall'incontro cagliaritano con gli assessori regionali all’Ambiente, Donatella Spano, e
all’Industria Maria Grazia Piras, con notizie non buone per coloro che osteggiano il progetto per il
termodinamico a San Quirico. "La variante urbanistica per il progetto non sarebbe necessaria perché
insita nell’autorizzazione unica, il cui iter inizia adesso, dopo che la valutazione di impatto
ambientale si è conclusa con esito positivo". Così una nota del Comune riferisce l'esito dell'incontro
che si è tenuto a Villa Devoto.
Rimane una possibilità: "Concluso l’iter della Via - continua la nota del Comune -, con la delibera
della Giunta regionale, ora si apre la nuova fase dell’Autorizzazione Unica con le conferenze di
servizio che saranno la sede dove il Comune di Oristano potrà ribadire la sua contrarietà al
progetto". Il sindaco Lutzu non ha nascosto il proprio disappunto: “Apprezzo la disponibilità della
Regione al confronto e anche se, dal punto di vista tecnico, l’iter si è concluso correttamente, ritengo
che sarebbe inaccettabile se il Comune di Oristano davvero non potesse decidere la pianificazione
urbanistica del suo territorio".
Da Lutzu arriva un attacco al predecessore Guido Tendas: "Giudico gravissimo che, nelle conferenze
di servizio che hanno accompagnato l’iter della Via, il deliberato del Consiglio comunale, che ricordo
si è espresso negativamente, non sia stato rappresentato conseguentemente. Nelle prossime
conferenze di servizio che accompagneranno l’autorizzazione unica la nostra contrarietà emergerà
in maniera inequivocabile”.
Mercoledì 27 dicembre i consigli comunali di Oristano e Palmas Arborea si riuniranno in seduta
congiunta per dare maggior forza alla contrarietà delle due comunità al progetto della San Quirico
Solar power.
28 dicembre 2017 Contro il termodinamico è un “no” corale. I consigli comunali del capoluogo e di
Palmas Arborea chiedono un intervento della Regione. Parere contrario all’impianto per il solare
termodinamico a San Quirico da parte dei consigli comunali di Oristano e Palmas Arborea, riuniti ieri
sera in seduta congiunta nell’Aula degli Evangelisti a Palazzo degli Scolopi. Hanno detto chiaro e
forte un parere netto contro la proposta della società San Quirico Solar power che si richiama a tre
delibere del 2015: una del consiglio comunale di Oristano, una di quello di Palmas Arborea e una del
consiglio provinciale. Tutte già avverse al progetto. La delibera approvata dai due consigli comunali
incarica i sindaci Andrea Lutzu e Andrea Pisu Massa di richiedere al presidente della Regione e
all’assessore regionale all’Ambiente «l’attivazione di tutte le procedure, anche presso la presidenza
del Consiglio dei ministri, per bloccare la realizzazione del progetto».
29 dicembre 2017 Oristano, Solar Power e San Quirico. Dichiarazione di Patrizia Cadau Movimento
5 stelle. Quello che possiamo leggere stamattina sulla stampa è di una gravità inaudita. Se il signor
Hochkofler stesse dicendo il vero, significherebbe che il nostro Sindaco ha mentito. Non solo
dimostrandosi favorevole ad un progetto ma sostenendo il contrario per vincere facile le elezioni.
Ma si sarebbe dimostrato pure un pessimo politico, perfino guascone, nel momento in cui fosse
andato a raccontarlo proprio al Bolzanino.
Frasi e posizioni del genere appartengono ad una politica marcia, paralizzata da interessi e premi
oscar. In tal senso avrebbe preso in giro cittadini, ma anche consiglieri, altri amministratori, ma
soprattutto gli elettori.
Ma anche il signor Hochkofler potrebbe mentire (ed è ciò a cui voglio credere), per questo sono
certa che il nostro Sindaco dovrebbe querelarlo immediatamente e stralciare immediatamente
quella convenzione, organizzando anche un sit in, una marcia, una manifestazione che coinvolga
tutti e che non si riduca ad un incontro privato tra lui e l’assessore all’industria. Esattamente come
hanno fatto dalle altre parti. (Fonte La Nuova Sardegna)
Polemica prima della seduta congiunta dei due consigli comunali. Appuntamento alle 17.30 con la
riunione congiunta dei due consigli comunali di Oristano e Palmas Arborea. L’argomento è
scottante, visto che si parla dell’impianto per la produzione di energia mista a biomasse e
termodinamica di San Quirico.
L’orientamento della maggioranza dei due consigli comunali sembra chiarissimo prima ancora che
si inizi a discutere, visto che la contrarietà alla nascita dell’impianto è stata palesata dalla quasi
totalità dei componenti delle due assemblee civiche.
Recentemente però la Regione ha dato il parere positivo sulla Valutazione d’impatto ambientale,
per cui la strada sembra segnata. I due Comuni potrebbero non avere più armi oppure potrebbero
giocare la carta della non approvazione della variante urbanistica ritenuta da alcuni obbligatoria,
anche al di là delle decisioni della Regione.
Sono aspetti molto tecnici che potrebbero anche sfociare in battaglie legali, ma ve n’è un altro che
ha lasciato perplesso il consigliere di opposizione Francesco Federico: «Stiamo andando in aula
senza una proposta di delibera da votare. Vuol dire che sarà tutto inutile. Forse il Consiglio serve a
riaccreditare il sindaco la cui strategia in questo ambito è stata inefficace».
Il sindaco risponde all’amministratore della Solar power «Ha detto che non sarebbero andati contro
i cittadini» di Roberto Petretto
Le dichiarazioni dell’amministratore della San Quirico Solar power, Hans Peter Hochkofler, alla
Nuova hanno scosso il palazzo appena uscito dalla plebiscitaria assemblea congiunta dei consigli
comunali di Oristano e Palmas Arborea che ha decretato un “no” corale al progetto per l’impianto
termodinamico solare.
Il manager della Solar power ha detto che l’opposizione del sindaco Lutzu è dettata da convenienza
politica. Dichiarazioni che devono aver fatto andare la colazione di traverso al primo cittadino di
Oristano che di prima mattina replica così: «Ricordo bene l’incontro con questo signore - dice
Andrea Lutzu - Sarà stato giugno o luglio, ci eravamo insediati da poco. Mi disse lui che di fronte a
una ferma contrarietà da parte della popolazione non avevano intenzione di andare avanti.
Insomma, mi ha detto che non avrebbero realizzato l’impianto contro il volere della gente».
In merito alle sua non ostilità al progetto della San Quirico Solar power, Lutzu dice: «Sono un
ingegnere e sono assolutamente favorevole alle energie rinnovabili. Ma nel caso del progetto per
San Quirico la mia posizione è quella espressa tante volte in dichiarazioni pubbliche, in atti ufficiali,
in interviste».
Hochkofler ha però detto una cosa più precisa: che Lutzu si era dichiarato non contrario al progetto:
«Ha equivocato: non sono contrario al termodinamico né alle altre fonti rinnovabili. E l’ho detto
sempre e in ogni sede, anche nelle mie dichiarazioni di voto a favore della mozione che esprimeva
contrarietà a questo progetto. Ma sono, e sempre lo sono stato, contrario a questo intervento».
Lutzu puntualizza un altro aspetto: «L’amministratore della San Quirico Solar power ha ragione su
una cosa: la mia è una posizione molto politica. Perché è stato sbagliato il percorso: se fossi stato in
Tendas avrei portato in consiglio comunale la variante urbanistica, anche se non è prevista dalla
legge. E a quel punto si sarebbe chiamato il consiglio comunale a esprimersi».
A sostegno del sindaco interviene anche il gruppo consiliare di Forza Italia: «Sul termodinamico di
San Quirico la posizione del sindaco Lutzu è coerente e trasparente e nessuno può affermare il
contrario».
Secondo il capogruppo Antonio Iatalese la contrarietà al progetto da parte del sindaco e di tutta
Forza Italia non è data da motivi ideologici «ma dalla scarsa trasparenza che ha riguardato l'iter per
la realizzazione del progetto e dalla mancanza assoluta di coinvolgimento dei cittadini ad opera della
precedente amministrazione».
Se il percorso fosse stato differente e più condiviso, ci sarebbero state le stesse perplessità? Forza
Italia pone anche delle questioni pratiche: «Sono ancora presenti alcune perplessità alle quali la
società proponente non ha ancora dato risposta. In primo luogo sull'ubicazione: questo impianto
dovrebbe occupare 55 ettari di terre agricole. Un impianto del genere, che è chiaramente di
carattere industriale, non dovrebbe insistere su terre destinate all'agricoltura. Sarebbe un cambio
di destinazione d'uso rischioso e che andrebbe a compromettere il lavoro degli altri operatori
economici del settore agro alimentare che hanno aziende nelle vicinanze».
In secondo luogo «sorgono interrogativi in merito allo studio di incidenza ambientale e al quadro
lavorativo e occupazionale». Forza Italia Oristano ribadisce quindi «assoluto sostegno al sindaco
Lutzu».
9 gennaio 2018 Solare termodinamico, “Bene l’impianto di San Quirico ma con migliorie”
Legambiente ‘benedice’ l’impianto solare termodinamico che la San Quirico Solar Power srl intende
realizzare a Oristano, proprio in località San Quirico e propone delle migliorie sia dal punto di vista
ambientale, sia per le ricadute economiche sul territorio. Il punto di partenza è il parere positivo
arrivato il 22 novembre scorso dalla giunta regionale alla procedura di valutazione di impatto
ambientale, per un impianto solare ibrido termodinamico.
“La deliberazione della giunta regionale è coerente con la Strategia Energetica Nazionale 2017 (SEN
2017) – afferma Edoardo Zanchini, vice presidente nazionale di Legambiente – che prevede un
insieme di azioni e di obiettivi da realizzare entro il 2030, in coerenza con il Piano dell’Unione
dell’Energia per il 2030 e anche con lo scenario a lungo termine del 2050 stabilito dalla Road Map
europea che prevede la riduzione di almeno l’80% delle emissioni rispetto al 1990. Questi obiettivi
diventano sempre più stringenti anche in ottemperanza alle direttive europee ed alle ultime
risoluzioni della COP21 e COP23″.
“Nel settore delle fonti energetiche rinnovabili – continua Edoardo Zanchini – una delle opzioni
tecnologiche più interessanti è costituita dagli impianti solari termodinamici (Concentrating Solar
Power, CSP). A livello mondiale, la potenza installata degli impianti CSP è di circa 5mila MW e
numerosi altri impianti sono in corso di costruzione. In Italia finora sono stati realizzati solo
pochissimi impianti CSP, nonostante la presenza di specifiche tariffe incentivanti. Peraltro, i pochi
impianti realizzati sono in gran parte a carattere dimostrativo o sperimentale. Appare pertanto
necessaria una fase di consolidamento tecnologico con impianti non invasivi e rispettosi del
territorio e del paesaggio circostante”.
“Nel merito del progetto di San Quirico il comitato scientifico di Legambiente ha analizzato a fondo
la documentazione presentata per la procedura di VIA – aggiunge Vincenzo Tiana, presidente del
11 gennaio 2018 Energie rinnovabili, il Nobel Rubbia: «In Sardegna ostacoli senza senso al
termodinamico» Il padre della tecnologia parla del progetto nell’Oristanese. «Nessun impatto,
l’impianto sarebbe comunque piccolo» di Roberto Petretto. Il “padre” della tecnica del solare
termodinamico è lo scienziato italiano Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica nel 1984. Chi meglio di lui può
parlare della tecnologia che a Oristano, con il progetto della San Quirico Solar power, sta trovando tanti
ostacoli? Una premessa necessaria: il professor Rubbia non conosce nel dettaglio il progetto oristanese e
quindi parla in generale delle caratteristiche di un impianto di quella taglia.
Professor Rubbia, a Oristano e a Palmas Arborea sta facendo discutere l’ipotesi di realizzare un impianto
per la produzione di energia elettrica col sistema solare termodinamico... «Quale è la potenza prevista?»
10,8 megawatt... «Insomma, niente, praticamente. Un impianto piccolissimo...».
«Biomasse non è una cosa drammatica. Il fatto è che c’è una certa tendenza a andare contro
qualsiasi innovazione. È un problema locale che non c’entra niente con il discorso complessivo. Non
sono giudizi generali che lei può fare su sistemi simili. Bisogna vedere se ci sono le risorse per poterlo
fare e se si vuole fare. Ma le biomasse sono una cosa perfettamente normale, un sostegno
all’impianto termodinamico. Bisogna studiare le combinazioni tra i due sistemi, ma io credo che la
questione di fondo sia un’altra: 10megawatt sono niente in confronto al consumo di una Regione
come la Sardegna. In sostanza: se ce lo mette o non ce lo mette non cambia granché. (Fonte la nuova
sardegna)
12 gennaio 2018 Sì alle energie alternative, no al termodinamico di San Quirico Presa di posizione delle
delegazioni regionali del Wwf e di Italia Nostra
Con una nota ufficiale le associazioni Italia Nostra Sardegna e Wwf Sardegna spiegano le ragioni del parere
favorevole alle energie alternative e contrario al progetto di termodinamico a San Quirico. La pubblichiamo
integralmente.
Come abbiamo avuto modo di chiarire in questi anni, le nostre Associazioni ritengono che l’impegno
primario di tutti, in Sardegna, ma anche in Europa e nel mondo, debba essere concentrato sulla effettiva
riduzione di tutte le emissioni nocive a livello globale. Con questo spirito abbiamo presentato Osservazioni
critiche al Piano Energetico e Ambientale Regionale Sardo (2015-2030) e su questi temi abbiamo basato la
nostra politica ambientalista in Sardegna. Riteniamo quindi che il nostro sostegno debba rivolgersi ad una
corretta politica incentivante delle energie rinnovabili (quella, per intenderci, che supporta la produzione
diffusa e l’autoconsumo), mentre una forte e determinata azione di contrasto debba essere esercitata nei
confronti della proliferazione di impianti industriali per la produzione di energia elettrica, che, oltre al
rilevante impatto ambientale, determinano una indiscriminata distruzione di aree a vocazione agricola,
conseguendo nello stesso tempo non significativi risultati in termini di riduzione di gas serra, inefficienze
produttive e insostenibili costi economici e ambientali per le collettività a beneficio di interessi speculativi.
L’impianto di San Quirico, la cui VIA è stata recentemente approvata dalla giunta regionale sarda in palese
contrasto con le finalità espresse nel PEARS e con motivazioni contradditorie rispetto a pronunciamenti per
analoghi impianti, appartiene a quest’ultima categoria per una serie di motivazioni:
• si tratta di un impianto industriale ubicato in aree agricole, oggetto di uno storico riordino fondiario da
parte dell’ETFAS e ospitanti aziende modello e fattorie didattiche. L’ENEA, che ha dedicato studi alle Centrali
termodinamiche proprio al tempo della Presidenza Rubbia, ha espressamente raccomandato nelle numerose
pubblicazioni che per quanto concerne la loro ubicazione tali centrali dovessero mirare a “valorizzare terreni
non altrimenti utilizzabili, come le aree desertiche, le aree industriali dismesse o le discariche esaurite”
proprio a causa dei devastanti impatti ambientali indotti da tale tipologia di impianti. Per tali motivi le CSP in
Spagna sono ubicate all’interno di vecchie cave dismesse o in zone improduttive, in California, Africa e Paesi
Arabi sono collocate in pieno deserto. Non a caso il termodinamico solare è stato definito la “tecnologia del
deserto”;
• il DPR 387/2003, spesso citato per giustificare l’ubicazione degli impianti FER nelle aree agricole, precisa
che una tale opzione localizzativa “dovrà tenere conto delle disposizioni in materia di sostegno nel settore
agricolo, con particolare riferimento alla valorizzazione delle tradizioni agroalimentari locali, alla tutela della
biodiversità, così come del patrimonio culturale e del paesaggio rurale”. E’ del tutto evidente invece che
questo impianto risulta del tutto incompatibile con le attività agricole e di allevamento, come peraltro
confermato dallo stesso prof. Rubbia in un recente articolo su un quotidiano regionale; • gli impianti CSP in
quanto idro esigenti sono causa di un eccessivo consumo di risorse idriche, quindi il conseguente notevole
prelievo delle acque dal sottosuolo determina impoverimento delle falde, prosciugamento dei pozzi
circostanti e messa in crisi delle attività agricole e zootecniche esistenti nel territorio circostante; •
considerata l’assenza di boschi e foreste in prossimità dell’impianto, non risulta credibile l’opzione “km zero”
per l’approvvigionamento della biomassa. E’ dunque presumibile che essa dovrà essere importata con
trasporti su gomma da distanze notevoli, come avviene in impianti simili ubicati in altre località europee, con
l’ovvia conseguenza di annullare i vantaggi in termini di economia di CO2; • La Sardegna esporta circa il 33 %
dell’energia elettrica prodotta, la produzione derivata da FER incide per il 36% rispetto al consumo energetico
elettrico totale. Risulta del tutto evidente che la scarsa produzione dalla Centrale della San Quirico Solare
Power oltre a non avere peso per il conseguimento degli obiettivi imposti dal burden sharing perché già
ampiamente soddisfatti, risulta irrilevante ai fini della riduzione di CO2 in Sardegna, mentre alto è il prezzo
pagato in termini di non sostenibilità ambientale. Sono questi solo alcuni dei motivi che ci portano a
sostenere le giuste rivendicazioni della comunità che lottano per impedire la realizzazione dell’impianto a
San Quirico e a contrastare l’ubicazione nelle aree agricole della Sardegna di questi impianti, peraltro privi di
futuro, destinati ad una rapida obsolescenza tecnologica, con irrisolti problemi di smaltimento dei rottami e
impossibilità di ripristino dei luoghi. Alla luce di tali considerazioni, appare del tutto incomprensibile la
decisione della Giunta Regionale di approvare l‘impianto in sede di VIA, una decisione in aperto contrasto
con i contenuti generali e le finalità stesse del Piano Energetico e Ambientale Sardo – che prevede la
realizzazione di impianti CSP di piccola taglia – approvato solo qualche mese fa dalla stessa Giunta Regionale.
In conclusione le Associazioni Ambientaliste, Italia Nostra e Wwf della Sardegna ribadiscono con rinnovata
convinzione tutte le argomentazioni poste a fondamento delle Osservazioni, redatte in opposizione alla
realizzazione delle CSP proposte per il Medio Campidano, e che sono state condivise dalla stessa Regione in
sede di VIA Statale e fatte proprie dal Governo Gentiloni. Quest’ultimo, con Delibera del 22 dicembre 2017,
ha ritenuto inammissibile la realizzazione dell’impianto di Gonnosfanadiga, sulla base dell’incontestabile
principio che “la centrale solare termodinamica produrrebbe un elevato impatto sull’assetto paesaggistico e
sulle modalità di utilizzo, anche economiche, dell’area che sarebbe in contrasto con le norme previste dal
codice dei beni culturali, con la pianificazione territoriale regionale e locale, oltre che con le finalità della
Strategia nazionale della biodiversità e con le politiche agricole dell’unione Europea”. Graziano Bullegas Italia
Nostra Sardegna Carmelo Spada Wwf Sardegna
13 gennaio 2018 «Non rischierei la vita dei miei figli» parla L’allevatore che ha ceduto l’area ha
anche un’azienda agricola e zootecnica confinante: «Non ho paura dell’impianto» di Roberto
Petretto.
Poche parole molto lavoro. E il cervello fino di chi guarda oltre: Battista Falconi è un imprenditore
agricolo e zootecnico di Fonni che ha un’azienda a San Quirico, nelle campagne di Oristano. 54 anni,
è lui il proprietario del terreno sul quale la società San Quirico Solar power vorrebbe realizzare
l’impianto solare termodinamico. 55 ettari di terreno agricolo al centro della piana tra il capoluogo
e il monte Arci, ma soprattutto al centro di polemiche infinite. Battista Falconi vorrebbe stare fuori
dalle polemiche: «Guardi, io non ci vorrei entrare. Sono il proprietario del terreno, ho firmato un
contratto e ho dato la mia disponibilità ma tenetemi fuori da questa polemica».
Convincerlo a rispondere a qualche domanda non è facile, ma alla fine qualcosa la dice. E d è
tutt’altro che banale.Si parla tanto del progetto termodinamico, ma forse è giusto sentire il parere
del proprietario del terreno. Cosa dice di questa situazione? Io so soltanto che ho firmato un
contratto e sono contento di averlo fatto, tutto qui. Non è che abbia molto da dire».
Lei, oltre all’area che sta cedendo, ha anche degli altri terreni, ha un’azienda... «Sì, nella nostra
azienda produciamo riso e alleviamo bestiame».
Perché cede un’area per la costruzione di un impianto per il termodinamico? «Quella zona è fuori
dal comprensorio irriguo, non c’è l’acqua. Poi è una zona dove non ci sono canali di scolo. Quindi
durante l’inverno, anche adesso, si impregna d’acqua e non riusciamo neanche a lavorarla. Per
esempio non ci possiamo neppure far pascolare le pecore d’inverno perché le zampe degli animali
affondano nel fango».
Non teme che un impianto, di tipo industriale, possa creare un danno alla sua azienda? «No,
assolutamente. È una zona marginale, confina con altri terreni che sono in parte del Comune, dove
è stato fatto un grosso rimboschimento, e in parte dell’Assl. E poi con il resto della nostra azienda,
c’è anche un bosco di lecci e sugherete che avevamo impiantato anni fa. Non interferisce
minimamente col resto della nostra azienda».
Altri suoi colleghi sono di diverso parere, altri proprietari di terreni temono che l’impianto
termodinamico possa danneggiarli? Lei non ha paura? «No, non ho paura. Prima di dare il terreno
mi sono informato. Ho chiesto, ho parlato con esperti, con ingegneri. Io sono il più vicino lì: pensa
che ci manderei i miei figli a lavorare sapendo che potrebbero esserci dei rischi».
Una parte dei terreni che dovrebbero ospitare l’impianto sono di proprietà dell’Azienda socio
sanitaria. Un accordo siglato nel 2014 tra l’allora Asl 5 e la San Quirico Solar Power «per la
concessione del diritto di superficie per 30 anni e per una estensione di circa un ettaro e mezzo per
la realizzazione di un impianto solare termodinamico».
La delibera dell’ottobre 2014 fissa anche in 500 euro l’anno il canone di locazione per il diritto di
superficie, a partire dall'avvio dei lavori di realizzazione dell'impianto, e in 5mila euro una tantum
«quale corrispettivo per la costituzione di una servitù (miglioramento fondiario) per il ripristino in
calcestruzzo di un canale di scolo delle acque già esistente, funzionale all'impianto».
Comitato di San Quirico e Gruppo di intervento giuridico replicano a Rubbia. Garau: «Non hanno
scelto una zona industriale perché costerebbe di più». di Roberto Petretto «Mi sono alzato alle 6,
ho letto i giornali e per un quarto d’ora ho lanciato improperi contro le lobby dell’energia».
Antonello Garau è il portavoce del Comitato che si oppone da tempo alla realizzazione dell’impianto
solare termodinamico a San Quirico. La pagina dedicata ieri all’argomento da La Nuova con
l’intervista al premio Nobel Carlo Rubbia (padre della tecnologia del solare termodinamico) e la
presa di posizione di Legambiente deve avergli tolto la voglia di fare colazione.
Energie rinnovabili, il Nobel Rubbia: «In Sardegna ostacoli senza senso al termodinamico»
Il padre della tecnologia parla del progetto nell’Oristanese. «Nessun impatto, l’impianto sarebbe
comunque piccolo»
«Con tutto il rispetto per il premio Nobel Carlo Rubbia, noi non siamo né contro il termodinamico
né contro le energie rinnovabili. Chiediamo solo che questo tipo di impianti venga realizzato nelle
aree industriali, nei Piani di insediamenti produttivi, perfino nelle zone agricole, ma degradate.
Non dove ci sono campi dove ancora si produce, né tantomeno in mezzo a un’area dove risiedono
quasi 800 persone».
Secondo Antonello Garau, quindi, i punti su cui è necessario concentrarsi sono essenzialmente due:
«Il primo è la presenza della centrale a biomasse. È questo il vero problema. Il professor Rubbia ha
ragione quando dice che gli specchi non fanno male a nessuno. Ma una centrale a biomasse sì che
produce emissioni nocive. Noi chiediamo che venga realizzato in un area industriale, come ha fatto
la Regione installandone uno a Ottana. Sa perché non lo fanno a Ottana? Perché in un’area
industriale costa di più».
C’è poi, secondo il Comitato, un aspetto politico: «Hanno detto no a questo progetto la Provincia, il
Comune di Oristano, il Comune di Palmas Arborea, Cgil, Cisl e Uil, Coldiretti, una sfilza di associazioni,
molti partiti politi, compreso il Pd anche se l’ex sindaco Tendas era favorevole. Ne vogliamo tenere
conto della volontà del territorio o no?».
Quasi in fotocopia la posizione del Gruppo di intervento giuridico: in una nota del portavoce Stefano
Deliperi, l’associazione ambientalista ripropone dubbi e rilievi: «Il dato fondamentale della
“fotografia” del sistema di produzione energetica sardo è che oltre il 46% dell’energia prodotta “non
serve” all’Isola e viene esportato. Qualsiasi nuova produzione energetica non sostitutiva di fonte già
esistente può esser solo destinata all’esportazione verso la Penisola e verso la Corsica».
Chi dice che le rinnovabili sostituiscono le fonti fossili, secondo il Gruppo di intervento giuridico,
sbaglia: «Visto che la realizzazione di impianti da fonte rinnovabile non comporta la sostituzione
automatica degli impianti “tradizionali” (anzi), visto che attualmente non la si può immagazzinare,
dell’energia prodotta in eccesso che ne facciamo? È pura speculazione per ottenere incentivi
pubblici e certificati verdi o no? Il professor Rubbia non lo dice e, in verità, non lo vuol dire nessuno,
Regione autonoma della Sardegna in primo luogo».
Un’altra domanda senza risposta, secondo gli ambientalisti del Grig, è quella relativa alla
collocazione: «Per quale motivo questi progetti di impianti industriali non vengono proposti in aree
industriali, attualmente ampiamente disponibili in Sardegna, già infrastrutturate e senza ulteriore
consumo di suolo? ».
La conclusione del Gruppo di intervento giuridico non chiude al termodinamico, ma pone delle
distinzioni: «Siamo innanzitutto favorevoli al risparmio energetico - conclude Stefano Deliperi -, così
come alla produzione energetica da fonte rinnovabile, in primo luogo quella solare, soprattutto
quando è sostitutiva di quella proveniente da fonti fossili tradizionali, ma tale produzione non può
che essere inserita in un più ampio contesto di corretta gestione del territorio, senza assurdi e
controproducenti “consumi” di suoli agricoli o, peggio, di valore ambientale e naturalistico, come
nel caso di San Quirico
13 gennaio 2018 VERDI AMBIENTE ONLUS si esprime dietro il pronunciamento del premio Carlo
Rubbia, vincitore del Premio Nobel per la Fisica 1984, non ha bisogno di presentazioni.
È, fra i tanti meriti scientifici, il padre della tecnologia del solare termodinamico e, in tale veste, ha
sostenuto in una recente intervista al quotidiano La Nuova Sardegna (“Il Nobel Rubbia: ‘Ostacoli
senza senso al termodinamico’”, 11 gennaio 2018) il progetto ibrido di centrale solare
termodinamica + centrale a biomassa (potenza complessiva lorda 10,8 MW elettrici) presentato
dalla società bolzanina San Quirico Solar Power s.r.l., nella località agricola di San Quirico, verso le
pendici del Monte Arci, in Comune di Oristano, interessante circa 55 ettari.
Recentemente, con la deliberazione n. 52/24 del 22 novembre 2017, la Giunta regionale sarda ha
concluso positivamente con condizioni il relativo procedimento di valutazione di impatto
ambientale (V.I.A.).
La realtà è, però, un po’ di più complessa di quella descritta dal prof. Rubbia, secondo il quale non
vi sarebbero impatti ambientali e solo convenienza da impianti simili.
Infatti,
1) il dato fondamentale della “fotografia” del sistema di produzione energetica sardo è che oltre il
46% dell’energia prodotta “non serve” all’Isola e viene esportato (dati PEARS, 2016).
Qualsiasi nuova produzione energetica non sostitutiva di fonte già esistente (p. es. termoelettrica)
può esser solo destinata all’esportazione verso la Penisola e verso la Corsica: oltre i collegamenti
esistenti (SaPeI, capacità 1.000 MW, e SaCoI, SarCo, Corsica, capacità 300 MW + 100 MW) non si
può andare.
E già ora non si può andare oltre.
Visto che la realizzazione di impianti da fonte rinnovabile non comporta la sostituzione automatica
degli impianti “tradizionali” (anzi), visto che attualmente non la si può immagazzinare, dell’energia
prodotta in eccesso che ne facciamo?
È pura speculazione per ottenere incentivi pubblici e certificati verdi o no?
Il prof. Rubbia non lo dice e, in verità, non lo vuol dire nessuno, Regione autonoma della Sardegna
in primo luogo;
2) come onestamente riconosce il prof. Rubbia, “è chiaro che c’è incompatibilità con l’agricoltura:
o si pianta un albero o si fa un impianto come quello. Non si possono fare le due cose insieme, è
evidente”, alla faccia di tutti quelli che, interessatamente, sostengono il contrario.
Sorge, banale ma senza risposta, la domanda: per quale cavolo di motivo questi progetti di impianti
industrialinon vengono proposti in aree industriali, attualmente ampiamente disponibili in
Sardegna, già infrastrutturate e senza ulteriore consumo di suolo?
In proposito, si ricorda, che la Regione autonoma della Sardegna si è dotata di norme per la
salvaguardia dei suoli agricoli (art. 13 bis della legge regionale n. 4/2009 e s.m.i. e art. 3 del
D.P.G.R. 3 agosto 1994, n. 228, direttive per le zone agricole, criteri per l’edificazione nelle zone
agricole), avendo competenza legislativa primaria in materia urbanistica (art. 3, comma 1°,
lettera f, della legge cost. n. 3/1948 e s.m.i.).
Siamo innanzitutto favorevoli al risparmio energetico, così come alla produzione energetica da
fonte rinnovabile, in primo luogo quella solare, soprattutto quando è sostitutiva di quella
proveniente da fonti fossili tradizionali, ma tale produzione non può che essere inserita in un più
ampio contesto di corretta gestione del territorio, senza assurdi e
controproducenti “consumi” di suoli agricoli o, peggio, di valore ambientale e naturalistico, come
nel caso di San Quirico, dove esistono aziende agricole e agrituristiche nonché presenze faunistiche
di primaria importanza. Fonte Gruppo d’intervento giuridico onlus.
14 gennaio 2018 Autorizzazione unica: l’iter va avanti. Mentre la polemica sull’opportunità o meno
di realizzare l’impianto solare termodinamico a San Quirico è sempre viva, l’iter burocratico va
avanti. Nei giorni scorsi i vertici della San Quirico Solar power sono stati all’assessorato regionale
all’Industria per capire quali passi compiere nelle prossime settimane nella strada che dovrebbe
portare all’autorizzazione unica. Nella prima decade di febbraio l’azienda dovrebbe consegnare alla
Regione la documentazione definitiva. Nulla di nuovo rispetto a quanto già esibito e, soprattutto,
già approvato sia dal Servizio delle valutazioni ambientali dell’assessorato all’Ambiente, sia dalla
Giunta regionale. È possibile che, dopo questo passaggio, i tempi per la convocazione della prima
conferenza di servizi. L’appuntamento potrebbe ai primi di marzo, se non addirittura a fine febbraio.
In quella sede le amministrazioni comunali di Oristano e Palmas Arborea avranno una delle ultime
occasioni per far valere le ragioni del loro no. Quindi resterà solo la via dei ricorsi.
16 gennaio 2018 Ambientalisti divisi sull’impianto a San Quirico ORISTANO. Ambientalisti contro
sull’impianto termodinamico a San Quirico. La consulta Ambiente e territorio della Sardegna,
insieme al Gruppo di Intervento Giuridico, WWf e Italia Nostra-Federparchi...
alla Regione per non concedere l'autorizzazione unica al progetto, aperto alle firme di enti,
associazioni, comitati, partiti e organizzazioni del territorio; l'obiettivo è quello di far convergere
tutti questi enti in sostegno all'eventuale ricorso al Tar che verrà presentato dai due comuni
interessati, Oristano e Palmas Arborea.
Proprio sul ricorso però sono stati esposti alcuni dubbi, con il sindaco Lutzu che ha fatto notare come
è impraticabile per il Comune capoluogo un ricorso contro se stesso. Da Lutzu parole di critica, nei
confronti della precedente amministrazione, per la scelta di non far passare il progetto al vaglio del
Consiglio Comunale: «Il passaggio in Consiglio per la variante urbanistica si poteva e si doveva fare,
spero che venga previsto nell'Autorizzazione Unica che, a quanto ho capito, la Regione è
intenzionata a concedere».
Oltre a Guido Tendas, accusato di esser venuto meno all'impegno politico del Consiglio Comunale
che gli chiedeva di opporsi al progetto in ogni sede, l'altro bersaglio polemico della maggior parte
degli interventi è stata la giunta regionale: «In materia di termodinamico le scelte della Regione
sono contraddittorie – ha detto Antonello Garau – perché hanno chiesto con insistenza al governo
di fermare i progetti di Gonnosfanadiga e di Decimoputzu, mentre hanno approvato San
Quirico?».(fonte la nuova sardegna d.p.).
23 gennaio 2018 Viene approvata dalla Giunta Regionale della Sardegna la DELIBERAZIONE N. 3/25
quelle che vengono individuate come le Linee guida per l'Autorizzazione Unica degli impianti
alimentati da fonti rinnovabili, ai sensi dell’articolo 12 del D.Lgs. n. 387/2003 e dell’articolo 5 del
D.Lgs. n. 28/2011. Che contiene la modifica della deliberazione n. 27/16 del 1 giugno 2011. La
deliberazione specifica che la Giunta regionale ha approvato le Linee Guida per lo svolgimento del
procedimento unico di cui all’art. 12 del D.Lgs. n. 387 del 2003 e s.m.i. ed i relativi allegati tecnici
per l’autorizzazione unica di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Di
fatto apre a molte modifiche circa l’ottenimento dell’autorizzazione unica. Sovrastando le
amministrazioni locali e soprattutto bypassando amministrazioni periferiche che potrebbero
mostrarsi scettiche rispetto al procedimento. Quel che qui ci preme segnalare è l’approvazione
dell’allegato Allegato A alla Delib.G.R. n. 3/25 del 23.1.2018 ovvero l’atto che contiene i chiarimenti
indispensabili per l’ottenimento dell’autorizzazione unica dell’art. 12 DEL D.LGS. N. 387 DEL 2003.
consiglio regionale nel 2016, di opposizione alle realizzazione degli impianti termodinamici nei
comuni di Decimoputzu e Villasor e di Gonnosfanadiga-Villacidro”.
“Sarebbe piuttosto contradditorio il si al VIA per San Quirico”, sostiene ancora il Coordinamento di
Liberi e Uguali, “considerato che lo stesso on. Pigliaru, nel settembre 2016, giudicò le iniziative
analoghe nel Medio-Campidano incoerenti con il piano energetico regionale e si disse contrario a
mega impianti che producono energia in grandi quantità che viene immessa poi nella rete del
gestore nazionale e non viene utilizzata nell’isola”.
Leu ribadisce quindi la critica risoluta alla sostenibilità del progetto: “Centinaia di specchi sparsi su
un territorio a vocazione agricola e pastorale già martoriato dalla discarica dei rifiuti di Tiria e con la
prospettiva di bruciare centinaia di tonnellate di materie organiche vegetali che hanno fatto dire
alle istituzioni locali (Consiglio comunale e provinciale di Oristano, Comune di Palmas Arborea) e alle
popolazioni interessate un secco no all’impianto”.
Liberi e Uguali ribadisce il giudizio contrario ad un intervento ritenuto “speculativo che dovrebbe
sorgere, oltre che in una zona a vocazione agro-silvo-zootecnica, nel bel mezzo di una borgata
agricola ex ETFAS che si caratterizza per una presenza di insediamenti abitativi ed imprese agricole,
in un’area contigua a una zona sottoposta a più vincoli paesaggistici (il bosco di Su pabarile)”.
“Leu”, conclude il comunicato di Liberi e Uguali, “sostiene uno sviluppo “diverso” che pone le
popolazioni e gli abitanti insediati come soggetto di nuove forme di crescita per la costruzione di
comunità che pongano il proprio ambiente, le proprie identità, i propri saperi dentro un progetto
condiviso”.
Domenica 18 marzo La nuova sardegna Titola: La stretta finale. TERMODINAMICO, l’ora della
decisione. Per l’impianto di San Quirico conferma dei servizi martedì in Regione. Ma gli oppositori
preannunciano battaglia.
L’iter per il termodinamico a San Quirico imbocca l strettoia finale. Per martedì l’assessorato
all’industria della Regione ha convocato la conferenza dei sevizi che prelude al rilascio
dell’autorizzazione unica, in sostanza il via libera per la San Quirico Solar Power srl. Di Bolzano. Il
progetto arriva con un pesante fardello costituito da una vasta schiera di oppositori: appena qualche
giorno fa, la giunta comunale di Oristano Ha deliberato l’avvio del procedimento finalizzato a
dichiarare la decadenza della convenzione stipulata tra il Comune e la società a il 31 dicembre 2014.
Stessa posizione condivisa dal comune di Palmas Arborea : la borgata di Tiria, in condominio tra i
due comuni (ma soprattutto in territorio di Palmas, rischia di avere le sue case vista impianto.
Ci sono da dire alcune cose. Intanto che venerdì sera la Solar Power srl di Bolzano ha inviato alla
regione alcune integrazioni al progetto, che già ottenuto il nulla osta dalla valutazione di impatto
ambientale. Antonello Garau, del comitato per la salute e per la qualità della vita di Tiria,: “ se
dovesse essere approvato, si tratta di un progetto diverso da quello che ha ottenuto la Via. Garau
ha chiesto il rinvio della conferenza dei servizi per mercoledì lui in rappresentanza, del comitato, i
sindaci di Oristano Andrea Lutzu e quello di Palmas Arborea Andrea Pisu, sono stati convocati in
audizione dalla commissione ambiente del consiglio regionale. Il giorno dopo la conferenza dei
servizi rimarca Garau. Come dire a cose fatte.
Anche il coordinamento provinciale di Liberi e Uguali interviene con una nota di protesta per “il
comportamento assunto dalla giunta regionale nella vicenda dell’impianto Termodinamco di San
Quirico” con la convocazione della conferenza di servizi senza che “la giunta regionale abbia mai
risposto alla mozione, presentata a marzo 2017 dal consiglieri Zedda ed Usula sull’opposizione alla
realizzazione dell’impianto dalla società San Quirico solar power srl di Bolzano.
Le censure sono le stesse, condivise dalla schiera di oppositori al progetto, che annovera sindacati,
forze politiche, le due amministrazioni comunali e quella provinciale di Oristano, ambientalisti,
associazioni di allevatori e agricoltori “L’area di San Quirico- Tria è abitata da circa 800 persone, che
dagli anni ’50 hanno popolato una landa deserta ex Etfas, poi diventata Ersat, classificata come zona
agricola. (….) a cura della Nuova Sardegna Di Simonetta Selloni.
20 Marzo 2018 La Quarta Commissione consiliare Regione Sardegna è convocata martedì 20 marzo
2018 alle ore 16,00 con il seguente o.d.g.: Lavori proseguiranno nel pomeriggio alle ore 16,00 con il
seguente o.d.g.:
Audizione dell’Assessore regionale dell’Industria, dei Sindaci dei Comuni di Oristano e di Palmas
Arborea, del Comitato per la salute e la qualità della vita San Quirico – Tiria e della Solar Power s.r.l.
sulle problematiche relative all’impianto solare ibrido termodinamico di San Quirico (OR).
Redazione a cura di seb.