C' gente che scrive per cercare il plauso umano, mettendo a frutto
nobili qualit del cuore inventate dall'immaginazione o realmente
possedute. Io, uso il mio genio per dipingere le delizie della crudelt!
Delizie non momentanee, artificiali, ma che sono iniziate con l'uomo e con
lui finiranno. Forse che il mio genio non in grado di allearsi con la
crudelt nelle segrete risoluzioni della Provvidenza? o, per il fatto di essere
crudeli, non si pu avere del genio? Le mie parole ne saranno la prova;
basta che mi ascoltiate, se davvero lo volete... Scusate, mi sembrava che
mi si fossero rizzati i capelli sulla testa; ma non niente: con la mano sono
riuscito facilmente a rimetterli nella posizione originaria. Chi canta non
pretende che le sue cavatine siano una novit; anzi, si compiace che i
pensieri alteri e malvagi del suo eroe siano presenti in ogni uomo.
Per tutta la vita ho visto gli uomini dalle spalle strette compiere,
senza una sola eccezione, atti stupidi e numerosi, abbrutire i loro simili e
pervertire le anime con ogni mezzo. I motivi delle loro azioni li
definiscono "la gloria". Assistendo a tali spettacoli, ho cercato di ridere
come gli altri; ma ci, strana imitazione, mi era impossibile. Allora ho
preso un coltello dalla lama ben affilata e mi sono tagliato le carni nei
punti in cui le labbra si riuniscono. Per un istante credetti di aver raggiunto
il mio scopo. Osservai in uno specchio quella bocca straziata di mia
volont! Errore! Del resto, il sangue che colava abbondante dalle due ferite
impediva di distinguere se si trattasse veramente del riso degli altri. Ma,
dopo un confronto di pochi attimi, mi resi conto che il mio riso non era
simile a quello degli umani; cio, non ridevo. Ho visto gli uomini, con
testa orrida e occhi terribili infossati nell'orbita oscura, superare la durezza
della roccia, la rigidit dell'acciaio fuso, la crudelt dello squalo,
l'insolenza della giovent, il furore insensato dei criminali, i tradimenti
dell'ipocrita, gli attori pi straordinari, la tenacia dei preti, e gli esseri pi
impenetrabili, i pi freddi dei mondi e del cielo; sfiancare i moralisti
impegnati a scoprire il loro cuore, e far ricadere su di loro la collera
implacabile del cielo. Li ho visti tutti insieme, ora col pugno pi robusto
rivolto contro il cielo, come quello di un fanciullo perverso contro la
madre, probabilmente eccitati da qualche spirito infernale, gli occhi carichi
di un rimorso cocente e insieme pieno d'odio, in un silenzio glaciale, senza
il coraggio di manifestare le meditazioni vaste e ingrate nascoste nel loro
seno, piene a tal punto d'ingiustizia e di orrore, e rattristare di compassione
il Dio misericordioso; e ora, a ogni attimo del giorno, dall'inizio
dell'infanzia alla fine della vecchiaia, diffondendo anatemi incredibili,
privi di senso comune, contro tutto ci che respira, contro se stessi e la
Provvidenza, prostituire le donne e i bambini, e disonorare cos le parti del
corpo consacrate al pudore. Allora i mari sollevano le acque, inghiottono
le assi dei pontili nei loro abissi; gli uragani, i terremoti, rovesciano le
case; la peste, le malattie pi diverse decimano le famiglie in preghiera.
Ma gli uomini non se ne accorgono. Li ho anche visti arrossire, impallidire
di vergogna per la loro condotta su questa terra; raramente. Tempeste,
sorelle degli uragani; firmamento bluastro di cui non ammetto la bellezza;
mare ipocrita, immagine del mio cuore; terra, dal seno misterioso; abitanti
delle sfere; universo intero; Dio, che l'hai creato con magnificenza, sei tu
che invoco: mostrami un solo uomo che sia buono! Ma la tua grazia
decuplichi le mie forze naturali, perch alla vista di un simile mostro potrei
morire di stupore; si muore per meno.
Non mi si vedr, nella mia ultima ora (questo lo scrivo sul letto di
morte), circondato da preti. Voglio morire cullato dall'onda del mare in
tempesta, in piedi sulla montagna... gli occhi verso l'alto, no: so che il mio
annientamento sar totale. Del resto, non avrei grazia da sperare. Chi apre
la porta della mia stanza funebre? Avevo detto che nessuno doveva
entrare. Chiunque tu sia, vattene; ma se credete di scorgere qualche segno
di dolore o di paura sul mio volto di iena (uso questo paragone anche se la
iena pi bella di me, e pi piacevole a vedersi), disingannatevi: si
avvicini pure. Siamo in una notte d'inverno, e gli elementi si scontrano da
ogni parte, e l'uomo ha paura, e l'adolescente medita qualche crimine
contro uno dei suoi amici, se quale io fui nella mia giovinezza. Il vento, i
cui sibili lamentosi rattristano l'umanit, qualche istante prima dell'ultima
agonia mi porti via sulle ossa delle sue ali, per il mondo, impaziente della
mia morte. Godr ancora, in segreto, dei numerosi esempi della malvagit
umana (un fratello ama assistere, senza essere visto, alle imprese dei suoi
fratelli). L'aquila, il corvo, l'immortale pellicano, l'anatra selvatica, la gru
viaggiatrice, risvegliati, tremanti di freddo, mi vedranno passare nel
bagliore dei lampi, spettro orribile e contento. Non sapranno che cosa mai
significhi. Sulla terra, la vipera, l'occhio grosso del rospo, la tigre,
l'elefante; nel mare, la balena, lo squalo, il pesce martello, l'informe razza,
il dente della foca polare, si chiederanno che cosa sia questa deroga alla
legge della natura. L'uomo, tremante, tra i gemiti incoller la fronte a terra:
S, vi supero tutti con la mia crudelt innata, crudelt che non dipeso da
me far scomparire. Per questo vi mostrate tanto prosternati davanti a me?
oppure perch mi vedete attraversare, fenomeno nuovo, come una cometa
terrificante, lo spazio insanguinato? (Una pioggia di sangue cade dal mio
vasto corpo, simile a una nube nerastra che l'uragano spinga davanti a s).
Non abbiate alcun timore, bambini, non voglio maledirvi. Il male che mi
avete fatto troppo grande, troppo grande il male che io ho fatto a voi,
perch sia volontario. Voi avete camminato per la vostra strada, io per la
mia, simili entrambe, entrambe perverse. Necessariamente abbiamo dovuto
incontrarci, in questa somiglianza di carattere; l'urto che ne seguito ci
stato reciprocamente fatale. Allora gli uomini rialzeranno poco a poco la
testa, riprendendo coraggio, e allungheranno il collo per vedere chi a
parlare cos. E all'improvviso il loro volto infuocato, decomposto,
mostrando le passioni pi terribili, far tali smorfie che i lupi ne avranno
paura. Tutti insieme scatteranno in piedi come una molla immensa. Che
imprecazioni! che voci lacerate! Mi hanno riconosciuto. Ecco che gli
animali della terra si uniscono agli uomini, fanno udire i loro bizzarri
clamori. Non pi odio reciproco; i due odi sono rivolti contro il nemico
comune, contro di me; si avvicinano per assenso universale. Venti che mi
sostenete, sollevatemi ancora pi in alto; io temo la perfidia. Si,
scompariamo poco a poco dai loro occhi, ancora una volta testimone delle
conseguenze delle passioni, completamente soddisfatto... Io ti ringrazio di
avermi risvegliato con il movimento delle tue ali, o rinolofo, il cui naso
sormontato da una cresta a forma di ferro di cavallo: mi accorgo, infatti,
che purtroppo non si trattava d'altro che di una malattia passeggera, e con
disgusto sento che rinasco alla vita. Qualcuno dice che venivi verso di me
per succhiare quel po' di sangue che si trova nel mio corpo: perch
quest'ipotesi non realt?
Com' carino quel bambino che se ne sta seduto su una panchina dei
giardino delle Tuileries! I suoi occhi arditi lanciano frecce a qualche
oggetto invisibile, in lontananza, nello spazio. Non deve avere pi di otto
anni, eppure non si diverte come converrebbe. Dovrebbe almeno ridere e
passeggiare con qualche compagno, invece di restare solo; ma non nel
suo carattere.
Com' carino quel bambino che se ne sta seduto su una panchina del
giardino delle Tuileries! Un uomo, mosso da un disegno segreto, si siede
accanto a lui, sulla stessa panchina, con fare equivoco. Chi ? Non ho
bisogno di dirvelo; lo riconoscerete dalla sua conversazione tortuosa.
Ascoltiamoli, non disturbiamoli:
- A che pensavi, bambino?
- Pensavo al cielo.
- Non serve che tu pensi al cielo; gi abbastanza pensare alla terra.
Sei dunque stanco di vivere, tu che sei appena nato?
- No, ma chiunque preferisce il cielo alla terra.
- Ebbene, non io. Poich il cielo stato fatto da Dio, come la terra,
stai pur certo che vi incontrerai gli stessi mali di quaggi. Dopo la morte
non sarai ricompensato secondo i tuoi meriti; infatti, se su questa terra ti
infliggono ingiustizie (come pi tardi proverai, per esperienza), non c'
ragione perch nell'altra vita non te ne vengano inflitte ancora. Ci che
puoi fare di meglio non pensare a Dio, e farti giustizia da te, dal
momento che ti viene rifiutata. Se uno dei tuoi compagni ti offendesse, non
saresti forse felice di ucciderlo?
- Ma proibito!
- Non quanto credi. Si tratta soltanto di non farsi prendere. La
giustizia stabilita dalle leggi non vale niente; conta soltanto la
giurisprudenza dell'offeso. Se tu detestassi uno dei tuoi compagni, non ti
renderebbe infelice l'idea di avere ad ogni istante il pensiero di lui davanti
agli occhi?
- vero.
- Ecco dunque un compagno che ti renderebbe infelice per tutta la
vita; infatti, vedendo che il tuo odio soltanto passivo, non la smetterebbe
mai di provocarti e di farti impunemente del male. C' dunque un solo
mezzo per far cessare questa situazione; sbarazzarsi del proprio nemico.
Ecco dove volevo arrivare, per farti capire su quali basi fondata la societ
attuale. Ognuno deve farsi giustizia da s, altrimenti soltanto un
imbecille. Colui che riporta la vittoria sui propri simili il pi astuto e il
pi forte. Non vorresti, un giorno, dominare i tuoi simili?
- S, s.
- Allora devi essere il pi forte e il pi astuto. Sei ancora troppo
giovane per essere il pi forte; ma fin da oggi puoi usare l'astuzia, lo
strumento pi bello degli uomini di genio. Quando il pastore Davide colp
in fronte il gigante Golia con una pietra lanciata con la fionda, non forse
ammirevole notare che soltanto grazie all'astuzia Davide ha vinto il suo
avversario, e che se, al contrario, si fossero affrontati in un corpo a corpo,
il gigante l'avrebbe schiacciato come una mosca? Lo stesso vale per te. In
una guerra aperta, mai potrai vincere gli uomini su cui sei ansioso di
imporre la tua volont; ma con l'astuzia potrai lottare da solo contro tutti.
Desideri le ricchezze, i bei palazzi e la gloria? o mi hai ingannato quando
mi hai dichiarato queste nobili pretese?
- No, no, non v'ingannavo. Ma con altri mezzi che vorrei ottenere
ci che desidero.
- Allora non otterrai proprio niente. I mezzi, virtuosi e bonari non
portano a nulla. Occorre impegnare leve pi energiche e intrighi pi
sapienti. Prima che tu diventi celebre con la tua virt e raggiunga il tuo
scopo, altri cento avranno tutto il tempo di farti capriole sulla schiena e di
terminare la carriera prima di te, e cos non vi sar pi posto per le tue idee
anguste. Occorre saper abbracciare con maggiore apertura l'orizzonte del
tempo presente. Per esempio, hai mai sentito parlare della gloria immensa
che procurano le vittorie? Eppure le vittorie non si compiono da sole.
Occorre versare sangue, molto sangue, per generarle e deporle ai piedi dei
conquistatori. Senza i cadaveri e le membra sparse che tu scorgi nella
pianura dove saggiamente si prodotta la carneficina, non ci sarebbero
guerre, e senza guerre non vi sarebbero vittorie. Come vedi, quando si
vuole diventare celebri, necessario immergersi con grazia in fiumi di
sangue alimentati dalla carne da cannone. Il fine giustifica i mezzi. La
prima cosa, per diventare celebri, avere denaro. Ora, poich tu non ne
hai, occorrer assassinare per procurarsene; ma poich non sei
sufficientemente forte per maneggiare il pugnale, fatti ladro, nell'attesa che
le tue membra si siano irrobustite. E affinch si irrobustiscano pi in fretta,
ti consiglio di fare ginnastica due volte al giorno, un'ora al mattino e un'ora
la sera. In questo modo potrai tentare il delitto, con un certo successo, a
partire dall'et di quindici anni, invece di aspettare fino a venti. L'amore
della gloria giustifica tutto, e forse, pi tardi, padrone dei tuoi simili, farai
loro del bene quasi pari al male che avrai fatto loro all'inizio!...
Maldoror si accorge che il sangue ribolle nella testa del suo giovane
interlocutore; le sue narici sono dilatate, e le labbra emettono una leggera
schiuma bianca. Gli tasta il polso; le pulsazioni sono velocissime. La
febbre si impadronita di quel corpo delicato. Teme le conseguenze delle
proprie parole; si defila, lo sciagurato, contrariato per non essersi potuto
intrattenere pi a lungo con quel bambino. Se in et matura tanto difficile
dominare le passioni, in bilico tra il bene e il male, che cosa pu mai
accadere in una mente ancora piena d'inesperienza? e quanta energia
relativa pu occorrergli in pi? Il bambino se la caver con tre giorni di
letto. Voglia il cielo che il contatto materno porti la pace in quel fiore
sensibile, fragile involucro di un'anima bella!
L, in un boschetto circondato di fiori, dorme l'ermafrodito,
profondamente assopito sull'erba bagnata dalle sue lacrime. La luna ha
liberato il suo disco dalla massa delle nubi, e accarezza con i suoi pallidi
raggi questo dolce volto di adolescente. I suoi lineamenti esprimono
l'energia pi virile, e insieme la grazia di una vergine celeste. Niente in lui
sembra naturale, neppure i muscoli del corpo, che si aprono un varco
attraverso i contorni armoniosi di forme femminili. Ha il braccio ricurvo
sulla fronte, l'altra mano appoggiata sul petto, come per comprimere i
battiti di un cuore chiuso a qualsiasi confidenza, e greve del pesante
fardello di un segreto eterno. Stanco della vita, e vergognoso di camminare
tra esseri che non gli somigliano, la disperazione si impadronita della sua
anima, e se ne va solo, come il mendicante della valle. Come si procura di
che vivere? Anime pietose vegliano da vicino su di lui, senza che lui
sospetti questa sorveglianza, e non lo abbandonano: cos buono! cos
rassegnato! Talvolta parla volentieri con coloro che hanno il carattere
sensibile, senza toccar loro la mano, e si tiene a distanza, nel timore di un
pericolo immaginario. Se gli si chiede perch ha scelto per compagna la
solitudine, i suoi occhi si alzano al cielo e a stento trattengono una lacrima
di rimprovero verso la Provvidenza; ma non risponde a questa domanda
imprudente che diffonde, sulla neve delle sue palpebre, il rossore della
rosa mattutina. Se la conversazione si dilunga, diventa inquieto, volge gli
occhi verso i quattro punti dell'orizzonte come per cercare di sfuggire la
presenza di un nemico invisibile che si stia avvicinando, saluta
bruscamente con la mano, si allontana sulle ali del suo pudore attento, e
scompare nella foresta. In genere lo prendono per pazzo. Un giorno,
quattro uomini mascherati, che avevano ricevuto degli ordini, si gettarono
su di lui e lo legarono saldamente in modo che potesse muovere soltanto le
gambe. La frusta abbatt le rudi corregge sulla sua schiena, e gli dissero di
dirigersi immediatamente verso la strada che porta a Bictre. Sotto i colpi
si mise a sorridere, e parl loro con tanto sentimento e intelligenza di
molte scienze umane che aveva studiato, e che rivelavano una grande
istruzione in uno che ancora non aveva superato la soglia della giovinezza,
e dei destini dell'umanit, svelando interamente la nobilt poetica della sua
anima, che i suoi guardiani, profondamente atterriti dall'azione che
avevano commesso, gli slegarono le membra spezzate, si gettarono alle sue
ginocchia chiedendo un perdono che fu accordato, e si allontanarono con i
segni di una venerazione che di solito non concessa agli uomini. Dopo
questo avvenimento, di cui si parl molto, il suo segreto fu indovinato da
chiunque, ma si fingeva di ignorarlo, per non aumentare le sue sofferenze;
e il governo gli concede una pensione onorevole, per fargli dimenticare
che per un istante avevano voluto rinchiuderlo a forza, senza verifica
preliminare, in un ospizio per pazzi. Lui, usa la met di quel denaro, e il
resto lo d ai poveri. Quando vede un uomo e una donna a passeggio in un
viale di platani, sente che il proprio corpo si scinde in due dall'alto in
basso; e che ognuna delle nuove parti va a stringere uno dei passanti; ma
non altro che un'allucinazione, e la ragione non tarda a ristabilire il
proprio dominio. Per questo evita di mescolarsi sia agli uomini che alle
donne; il suo pudore eccessivo, nato dall'idea di essere un mostro, gli
impedisce di accordare a chiunque la sua ardente simpatia. Crederebbe di
profanarsi, e crederebbe di profanare gli altri. Il suo orgoglio gli ripete
questo assioma: Ognuno resti nella propria natura. Il suo orgoglio, ho
detto, perch teme che unendo la sua vita a un uomo o a una donna, prima
o poi gli venga rinfacciata come una colpa enorme la conformazione del
suo organismo. Allora si trincera nel suo amor proprio, offeso da
quest'empia supposizione che viene da lui soltanto, e insiste a rimanere
solo, tra i tormenti e senza consolazione. L, in un boschetto circondato di
fiori, dorme l'ermafrodito, profondamente assopito sull'erba bagnata dalle
sue lacrime. Gli uccelli, risvegliati, contemplano rapiti quel volto
malinconico attraverso i rami degli alberi, e l'usignolo non vuole far udire
le sue cavatine di cristallo. Il bosco diventato augusto come una tomba,
per la presenza notturna dell'ermafrodito sventurato. O viaggiatore
smarrito per il tuo spirito d'avventura che ti ha fatto abbandonare tuo padre
e tua madre fin dalla pi tenera et; per le sofferenze che la sete ti ha
procurato nel deserto; per la patria che forse cerchi dopo aver errato a
lungo, proscritto, in contrade straniere; per il tuo corsiero, fedele amico,
che ha sopportato con te l'esilio e le intemperie dei climi che il tuo umore
vagabondo ti faceva percorrere; per la dignit assegnata all'uomo dai
viaggi in terre lontane e in mari inesplorati, tra i ghiacci polari o sotto
l'influenza di un sole torrido, non toccare con la mano, come con un
fremito di brezza, quei riccioli sparsi a terra, che si confondono con l'erba
verde. Allontanati di molti passi, e cos farai meglio. Questa chioma
sacra; stato l'ermafrodito a volerlo. Non vuole che labbra umane bacino
religiosamente i suoi capelli, profumati del soffio della montagna, e
nemmeno la fronte, che in questo momento risplende come le stelle del
firmamento. Ma meglio credere che sia proprio una stella, scesa dalla sua
orbita, attraverso lo spazio, su questa fronte maestosa che ora circonda col
suo chiarore di diamante, come un'aureola. La notte, scostando col dito la
sua tristezza, si veste di tutti i suoi incanti per festeggiare il sonno di
quest'incarnazione del pudore, di quest'immagine perfetta dell'innocenza
degli angeli: il brusio degli insetti meno percettibile. I rami inchinano su
di lui la loro folta elevazione per ripararlo dalla rugiada, e la brezza,
facendo risuonare le corde della sua arpa melodiosa, invia i suoi accordi
gioiosi, attraverso il silenzio universale, verso queste palpebre abbassate
che credono di assistere, immobili, al concerto cadenzato dei mondi
sospesi. Sogna che felice; che la sua natura corporea mutata; o che,
almeno, ha spiccato il volo su una nube purpurea, verso un'altra sfera,
abitata da esseri della sua stessa natura. Ahim! che la sua illusione si
prolunghi fino al risveglio dell'aurora! Sogna che i fiori gli danzano
intorno come immense ghirlande folli, e lo impregnano dei loro profumi
soavi, mentre lui canta un inno d'amore tra le braccia di un essere umano
di magica bellezza. Ma non altro che un vapore crepuscolare ci che le
sue braccia stringono; e quando si sveglier, le sue braccia non lo
stringeranno pi. Non svegliarti, ermafrodito; non svegliarti ancora, te ne
supplico. Perch non vuoi credermi? Dormi... dormi ancora. Che il tuo
petto si sollevi, perseguendo la chimerica speranza della felicit, te lo
permetto; ma non aprire gli occhi. Ah! non aprire gli occhi! Voglio
lasciarti cos, per non essere testimone del tuo risveglio. Forse un giorno,
con l'aiuto di un libro voluminoso, in pagine commosse racconter la tua
storia, spaventato da ci che essa contiene e dagli insegnamenti che ne
derivano. Finora non ho potuto farlo; perch, ogni volta che ho voluto,
lacrime abbondanti cadevano sulla carta, e le dita mi tremavano, senza che
si trattasse di vecchiaia. Ma voglio ormai averlo questo coraggio. Sono
indignato di non avere pi nervi di una donna, e di svenire come una
ragazzina ogni volta che penso alla tua grande miseria. Dormi... dormi
ancora; ma non aprire gli occhi. Ah! non aprire gli occhi! Addio,
ermafrodito! Non mancher, ogni giorno, di pregare il cielo per te (se fosse
per me, non lo pregherei affatto). La pace sia nel tuo seno!
Quando una donna dalla voce di soprano emette le sue note vibranti e
melodiose, all'ascolto di quest'umana armonia gli occhi mi si riempiono di
una fiamma latente e lanciano scintille dolorose, mentre nelle mie orecchie
sembra che rimbombi il rintocco a martello delle cannonate. Da dove pu
venire questa ripugnanza profonda per tutto ci che ha a che fare con
l'uomo? Se gli accordi si liberano dalle fibre di uno strumento, con volutt
ascolto le note perlate che fuggono in cadenza attraverso le onde elastiche
dell'atmosfera. La percezione trasmette al mio udito appena un'impressione
di dolcezza capace di sciogliere i nervi e il pensiero; un assopimento
ineffabile avvolge con i suoi magici papaveri, come un velo che attenui la
luce del giorno, la potenza attiva dei miei sensi e le forze vive della mia
immaginazione. Si racconta che io nacqui tra le braccia della sordit! Nei
primi tempi della mia infanzia, non udivo ci che mi dicevano. Quando,
con difficolt estrema, riuscirono a insegnarmi a parlare, soltanto dopo
aver letto su un foglio ci che qualcuno vi scriveva riuscivo a comunicare
a mia volta il filo dei miei ragionamenti. Un giorno, giorno nefasto,
crescevo in bellezza e innocenza; e ognuno ammirava l'intelligenza e la
bont del divino adolescente. Molte coscienze arrossivano contemplando i
limpidi lineamenti in cui la sua anima aveva stabilito il proprio trono.
Soltanto con venerazione ci si avvicinava a lui, perch nei suoi occhi si
scorgeva lo sguardo di un angelo. Ma no, lo sapevo bene che le rose felici
dell'adolescenza non sarebbero fiorite in eterno, intrecciate in ghirlande
capricciose, sulla sua fronte nobile e modesta che tutte le madri baciavano
con frenesia. Gi cominciava a sembrarmi che l'universo, con la sua volta
stellata di globi impassibili e irritanti, forse non era ci che avevo sognato
di pi grandioso. Un giorno, dunque, stanco di calcare il sentiero scosceso
del viaggio terrestre e di aggirarmi barcollando come un ubriaco tra le
oscure catacombe della vita, alzai lentamente i miei occhi spleenetici,
circondati da un gran cerchio bluastro, verso la concavit del firmamento,
e osai penetrare, io, cos giovane, i misteri del cielo! Non trovando ci che
cercavo, sollevai pi in alto le palpebre stravolte, pi in alto ancora, fino a
quando scorsi un trono, formato di escrementi umani e d'oro, su cui
troneggiava, con orgoglio idiota, col corpo ricoperto di un sudario di
lenzuola d'ospedale non lavate, colui che si autodefinisce il Creatore!
Teneva in mano il tronco putrido di un uomo morto e lo portava,
alternativamente, dagli occhi al naso e dal naso alla bocca; una volta alla
bocca, si pu indovinare cosa ne facesse! I suoi piedi erano immersi in una
vasta pozza di sangue in ebollizione, dalla cui superficie sporgevano, come
tenie dal contenuto di un vaso da notte, due o tre teste prudenti, che subito
si riabbassavano con la rapidit di una freccia: una pedata ben assestata
sull'osso del naso, era il compenso noto della rivolta contro il regolamento,
provocata dal bisogno di respirare un'altra atmosfera; quegli uomini infatti
non erano pesci! Anfibi tutt'al pi, nuotavano tra due acque in quel liquido
immondo!... finch, non avendo pi niente in mano, il Creatore, con i
primi due artigli del piede, afferr per il collo un altro tuffatore, come in
una tenaglia, e lo sollev in aria, fuori dalla melma rossastra, salsa
squisita! Con quello, faceva come con l'altro. Prima gli divorava la testa, le
gambe e le braccia, e per ultimo il tronco, finch non rimaneva pi niente;
le ossa, le sgranocchiava. E cos di seguito, per le altre ore della sua
eternit. Talvolta esclamava: Io vi ho creati; ho dunque il diritto di fare di
voi ci che voglio. Non mi avete fatto nulla, non dico il contrario. Vi
faccio soffrire, per il mio piacere. E riprendeva il suo pasto crudele,
muovendo la mascella inferiore che gli agitava la barba piena di cervella.
Lettore, quest'ultimo particolare non ti fa venire l'acquolina in bocca? Non
tutti possono mangiare simili cervella, cos buone, freschissime, pescate da
appena un quarto d'ora nel lago dei pesci. Con le membra paralizzate e la
gola muta, contemplai per un po' lo spettacolo. Per tre volte rischiai di
cadere all'indietro, come un uomo che subisce un'emozione troppo forte;
per tre volte riuscii a rimettermi in piedi. Non una fibra del mio corpo
rimaneva immobile; e io tremavo, come trema la lava all'interno di un
vulcano. Alla fine, poich il mio petto oppresso non riusciva a espellere
con sufficiente rapidit l'aria che d la vita, le labbra della bocca mi si
schiusero, e lanciai un grido... un grido talmente lacerante... che lo udii! Le
barriere del mio orecchio si sciolsero bruscamente, il timpano scricchiol
sotto l'urto di quella massa d'aria sonora spinta lontano da me con energia,
e accadde un fenomeno nuovo nell'organo condannato dalla natura. Avevo
appena udito un suono! Un quinto senso si rivelava in me! Ma quale
piacere avrei potuto trovare in una simile scoperta? Ormai il suono umano
giunse al mio orecchio unito al sentimento del dolore generato dalla piet
per una grande ingiustizia. Quando qualcuno mi parlava, ricordavo ci che
un giorno avevo visto al di sopra delle sfere visibili, e la traduzione dei
miei sentimenti soffocati in un urlo impetuoso il cui timbro era identico a
quello dei miei simili! Non potevo rispondergli, perch i supplizi esercitati
sulla debolezza dell'uomo, in quello schifoso mare di porpora, mi
passavano davanti alla fronte ruggendo come elefanti scorticati, e
sfioravano con le loro ali di fuoco i miei capelli calcinati. Pi tardi, quando
conobbi meglio l'umanit, a questo sentimento di piet si un un intenso
furore contro questa tigre matrigna i cui figli diventati insensibili non
sanno che maledire e fare il male. Audacia della menzogna! dicono che in
loro il male soltanto eccezionale!... Ma ora, finita da un pezzo; da
molto tempo non rivolgo pi la parola a nessuno. E tu, chiunque tu sia,
quando mi sarai accanto, le corde della tua glottide non si lascino sfuggire
nessuna intonazione; la tua laringe immobile non si sforzi di superare
l'usignolo; e tu stesso non cercare in alcun modo di farmi conoscere la tua
anima attraverso il linguaggio. Mantieni un religioso silenzio, e niente lo
interrompa; incrocia umilmente le mani sul petto, e china in basso le
palpebre. Te l'ho detto, dopo la visione che mi fece conoscere la verit
suprema, fin troppi incubi mi hanno succhiato avidamente la gola, per notti
e giorni, perch io abbia ancora il coraggio di rinnovare, sia pure con il
solo pensiero, le sofferenze che provai in quell'ora infernale, il cui ricordo
mi perseguita senza tregua. Oh! quando udite la valanga di neve cadere
dall'alto della fredda montagna; e la leonessa che si lamenta, nel deserto
arido, per la scomparsa dei suoi piccoli; e la tempesta che compie il
proprio destino; e il condannato che mugghia in carcere, alla vigilia della
ghigliottina; e il polipo feroce che racconta alle onde del mare le sue
vittorie sui nuotatori e sui naufraghi, dite, queste voci maestose non sono
forse pi belle del ghigno dell'uomo?
Esiste un insetto che gli uomini nutrono a proprie spese. Non gli
devono nulla; ma lo temono. Costui, cui non piace il vino preferendo il
sangue, se i suoi legittimi bisogni non venissero soddisfatti sarebbe capace,
grazie a un potere occulto, di diventare grosso come un elefante, e di
schiacciare gli uomini come spighe. E allora bisogna vedere come lo
rispettano, come lo circondano di venerazione canina, come stimato e
considerato al di sopra degli animali della creazione. Come trono gli
offrono la testa, e lui affonda gli artigli alla radice dei capelli, con dignit.
Pi tardi, quando grasso ed entra in et avanzata, imitando i costumi di
un popolo antico lo si uccide per non fargli sentire i malanni della
vecchiaia. Gli si fanno funerali grandiosi, come a un eroe, e la bara, che lo
conduce direttamente verso il coperchio della tomba, portata a spalla dai
notabili della citt. Sopra la terra umida che il becchino rimuove con la
pala sagace, si pronunciano frasi multicolori sull'immortalit dell'anima,
sulla nullit della vita, sulla volont inesplicabile della Provvidenza, e il
marmo si richiude per sempre su quell'esistenza laboriosamente occupata,
ridotta ormai a cadavere. La folla si disperde, e la notte non tarda a coprire
con le sue ombre i muri del cimitero.
Ma consolatevi, umani, della sua dolorosa perdita. Ecco che avanza
la sua innumerevole famiglia, di cui vi ha generosamente gratificati
affinch la vostra disperazione fosse meno amara e quasi addolcita dalla
gradevole presenza di questi aborti arcigni, che pi tardi diverranno
magnifici pidocchi, adorni di una notevole bellezza, mostri dai modi di un
saggio. Ha covato con ala materna molte dozzine di uova amate sui vostri
capelli disseccati dal succhiare accanito di quei temibili estranei. giunto
in fretta il periodo in cui le uova sono scoppiate. Non temete, non
tarderanno a diventare grandi quegli adolescenti filosofi, durante questa
vita effimera. Cresceranno talmente in fretta che ve lo faranno sentire, con
i loro artigli e le loro proboscidi.
Voi non sapete perch non vi divorano le ossa della testa e si
accontentano di estrarvi, con la loro pompa, la quintessenza del sangue.
Aspettate un istante, ve lo dir: perch non ne hanno la forza. Siate certi
che se la loro mascella fosse conforme alla misura dei loro auspici infiniti,
il cervello, la retina degli occhi, la colonna vertebrale, il vostro corpo
intero, ci finirebbero dentro. Come una goccia d'acqua. Osservate con un
microscopio un pidocchio al lavoro sulla testa di un giovane mendicante di
strada; poi mi racconterete. Sfortunatamente sono piccoli questi briganti
della lunga chioma. Non andrebbero bene per il servizio militare; non
hanno la statura necessaria richiesta dalla legge. Appartengono al mondo
lillipuziano della coscia corta, e i ciechi non esitano a relegarli tra gli
infinitamente piccoli. Guai al capodoglio che si battesse contro un
pidocchio. Malgrado la sua mole, sarebbe divorato in un batter d'occhio.
Non resterebbe neppure la coda per andare ad annunciare la notizia.
L'elefante si lascia accarezzare. Il pidocchio, no. Non vi consiglio di
tentare questa prova pericolosa. Guai a voi se la vostra mano pelosa, o
anche soltanto composta di ossa e di carne. Le vostre dita sono spacciate.
Si spezzeranno come sotto tortura. La pelle scompare per uno strano
incantesimo. I pidocchi sono incapaci di compiere tutto il male che la loro
immaginazione medita. Se incontrate un pidocchio sulla vostra strada,
tirate avanti e non leccategli le papille della lingua. Vi accadrebbe qualche
guaio. gi accaduto. Non importa, sono gi contento della quantit di
male che ti infligge, o razza umana; vorrei soltanto che te ne facesse di pi.
Fino a quando conserverai il culto tarlato di questo dio insensibile
alle tue preghiere e alle offerte generose che gli tributi in olocausto
espiatorio? Vedi, quell'orribile manit non riconoscente per le grandi
coppe di sangue e di cervella che tu spandi sui suoi altari, devotamente
decorati di ghirlande di fiori. Non riconoscente... perch i terremoti e le
tempeste continuano a infierire fin dall'inizio di tutte le cose. Eppure,
spettacolo degno di nota, pi si mostra indifferente e pi tu lo ammiri. Si
vede che diffidi dei suoi attributi, che nasconde; e il tuo ragionamento si
fonda su questa considerazione, che soltanto una divinit di una potenza
estrema pu mostrare tanto disprezzo verso i fedeli che obbediscono alla
sua religione. Per questo, in ogni paese esistono di diversi: qui, il
coccodrillo; l, la meretrice; ma quando si tratta del pidocchio, a questo
sacro nome, universalmente baciando le catene della loro schiavit, tutti i
popoli s'inginocchiano insieme sull'augusto sagrato, davanti al piedistallo
dell'idolo informe e sanguinario. Il popolo che non obbedisse ai propri
istinti servili e fingesse di ribellarsi, presto o tardi scomparirebbe dalla
terra, come la foglia d'autunno, annientato dalla vendetta del dio
inesorabile.
O pidocchio dalla pupilla raggrinzita, finch i fiumi verseranno la
discesa delle loro acque negli abissi del mare; finch gli astri graviteranno
sul sentiero della loro orbita; finch il vuoto muto non avr orizzonte;
finch l'umanit si dilanier i fianchi con guerre funeste; finch la giustizia
divina scaglier le sue folgori vendicatrici su questo globo egoista; finch
l'uomo misconoscer il proprio creatore e lo provocher non senza ragione
e con disprezzo, il tuo regno sull'universo sar assicurato, e la tua dinastia
estender le sue spire di secolo in secolo. Io ti saluto, sole levante,
liberatore celeste, nemico invisibile dell'uomo. Continua a dire alla
sporcizia di unirsi a lui in amplessi impuri, e a prometterle, con giuramenti
non scritti nella polvere, che essa rimarr in eterno la sua amante fedele.
Bacia di tanto in tanto la veste di quella grande impudica, in memoria dei
servigi importanti che non manca di renderti. Se non seducesse l'uomo con
le sue mammelle lascive, probabile che non potresti esistere, tu che sei il
prodotto di quest'accoppiamento ragionevole e conseguente. O figlio della
sporcizia! di' a tua madre che se abbandona l'alcova dell'uomo,
camminando per una strada solitaria, sola e senza sostegno, vedr
compromessa la sua esistenza. Le sue viscere, che ti hanno portato per
nove mesi tra le loro pareti profumate, si commuovano un istante al
pensiero dei pericoli che correrebbe, poi, il loro tenero frutto, cos carino e
tranquillo, ma gi freddo e feroce. Sporcizia, regina degli imperi, conserva
agli occhi del mio odio lo spettacolo della crescita insensibile dei muscoli
della tua progenie affamata. Per raggiungere questo scopo, lo sai che ti
basta avvinghiarti pi strettamente ai fianchi dell'uomo. Puoi farlo, senza
inconvenienti per il tuo pudore, poich entrambi siete sposati da molto
tempo.
Quanto a me, se mi lecito aggiungere qualche parola a questo inno
di gloria, dir che ho fatto costruire una fossa di quaranta leghe quadrate e
di analoga profondit. L giace, nella sua verginit immonda, una vivente
miniera di pidocchi. Riempie il fondo della fossa, e poi serpeggia, in
larghe dense vene, in ogni direzione. Ecco in che modo ho costruito questa
miniera artificiale. Ho strappato un pidocchio femmina dai capelli
dell'umanit. Mi hanno visto giacere con lei per tre notti consecutive, e
quindi l'ho gettata nella fossa. La fecondazione umana, che in altri casi
simili sarebbe stata nulla, questa volta fu accettata dalla fatalit; e in capo a
qualche giorno migliaia di mostri, brulicanti in un groviglio compatto di
materia, nacquero alla luce. Questo groviglio schifoso divenne, col tempo,
sempre pi immenso, acquisendo al tempo stesso la liquida propriet del
mercurio, e si ramific in molte branche, che attualmente si nutrono
divorandosi a vicenda (la natalit pi alta della mortalit) ogni volta che
non getto loro in pasto un bastardo appena nato, di cui la madre desiderava
la morte, o un braccio che vado a tagliare a qualche fanciulla, di notte, con
l'aiuto del cloroformio. Ogni quindici anni le generazioni di pidocchi che si
nutrono dell'uomo diminuiscono sensibilmente, e predicono esse stesse,
infallibilmente, l'epoca imminente della loro completa distruzione. Infatti
l'uomo, pi intelligente del suo nemico, riesce a vincerlo. Allora, con una
pala infernale che accresce le mie forze, estraggo da quella miniera
inesauribile blocchi di pidocchi, grandi come montagne, li spezzo a colpi
di scure, e li trasporto, nelle notti profonde, nelle arterie delle citt. L, a
contatto con la temperatura umana, si dissolvono come nei primi giorni
della loro formazione nelle gallerie tortuose della miniera sotterranea, si
scavano un letto nella ghiaia, e come spiriti nocivi si diffondono in rivoli
nelle abitazioni. Il guardiano della casa abbaia sordamente, perch gli
sembra che una legione di esseri sconosciuti penetri i pori dei muri e porti
il terrore al capezzale del sonno. Forse avete udito anche voi, una volta
nella vita, quella specie di latrati dolorosi e prolungati. Con i suoi occhi
impotenti, tenta di penetrare l'oscurit della notte; perch il suo cervello di
cane non capisce cosa stia accadendo. Quel ronzio lo irrita, e si sente
tradito. Milioni di nemici si abbattono cos su ogni citt, come nugoli di
cavallette. E per quindici anni fatta. Combatteranno l'uomo,
procurandogli ferite cocenti. Dopo questo lasso di tempo, ne invier altri.
Quando frantumo i blocchi di materia animata, pu accadere che un
frammento sia pi denso di un altro. I suoi atomi si sforzano con rabbia di
separare il loro agglomerato, per andare a tormentare l'umanit; ma la
coesione resiste nella sua durezza. In una convulsione suprema, producono
uno sforzo tale che la pietra, non potendo disperdere i suoi principi vitali,
balza da sola in alto, come per effetto della polvere da sparo, e ricade,
sprofondando compatta nel suolo. Talvolta il contadino pensieroso scorge
un aerolito fendere verticalmente lo spazio dirigendosi, in basso, verso un
campo di mais. Non sa da dove venga quella pietra. Ecco che avete, chiara
e succinta, la spiegazione del fenomeno.
Se la terra fosse coperta di pidocchi, come di granelli di sabbia la riva
del mare, la razza umana sarebbe annientata, in preda a dolori terribili. Che
spettacolo! E io, con ali d'angelo, immobile nell'aria, a contemplarlo.
CANTO QUARTO
Due pilastri, che non era difficile, e ancor meno possibile, scambiare
per baobab, si scorgevano nella vallata, pi grandi di due spilli. Erano
infatti due torri enormi. E bench a prima vista due baobab non somiglino
a due spilli, e nemmeno a torri, tuttavia, impiegando abilmente i trucchi
della prudenza, si pu affermare, senza timore di avere torto (poich, se
quest'affermazione fosse accompagnata da una sola particella di timore,
non sarebbe pi un'affermazione; sebbene uno stesso nome esprima questi
due fenomeni dell'anima che presentano caratteri abbastanza netti per non
essere confusi con leggerezza), che un baobab non talmente diverso da
un pilastro da vietare il paragone tra queste due forme architettoniche... o
geometriche... o l'una e l'altra... oppure n l'una n l'altra o piuttosto forme
alte e massicce. Cos ho appena trovato, e non ho la pretesa di dire il
contrario, gli epiteti adeguati ai sostantivi pilastro e baobab: e si
sappia bene che non senza gioia unita ad orgoglio che lo faccio notare a
coloro che, sollevate le palpebre, hanno preso la lodevolissima risoluzione
di scorrere queste pagine mentre la candela arde se notte, e il sole
risplende se giorno. E inoltre, anche quando una potenza superiore ci
ordinasse, nei termini pi chiaramente precisi, di rigettare negli abissi del
caos il paragone giudizioso che ognuno ha certamente potuto assaporare
impunemente, anche allora, e soprattutto allora, non si perda di vista
quest'assioma principale, le abitudini contratte con gli anni, i libri, il
contatto con i propri simili, e il carattere inerente a chiunque, che si
sviluppa in rapida efflorescenza, imporrebbero allo spirito umano la
stigmata irreparabile della recidiva, nell'uso criminale (criminale se ci si
pone per un momento e spontaneamente dal punto di vista della potenza
superiore) di una figura retorica che molti disprezzano, ma molti altri
incensano. Se il lettore trova troppo lunga questa frase, accetti le mie
scuse; ma non si attenda delle bassezze da parte mia. Posso confessare le
mie colpe, ma non aggravarle con la mia vilt. I miei ragionamenti
urteranno talvolta contro i sonagli della follia e l'apparenza seria di ci che
in fin dei conti soltanto grottesco (bench secondo certi filosofi sia
abbastanza difficile distinguere la buffoneria dalla malinconia, essendo la
vita stessa un dramma comico o una commedia drammatica); e tuttavia
permesso a chiunque uccidere mosche e perfino rinoceronti, per riposarsi
ogni tanto da un lavoro troppo arduo. Per uccidere delle mosche, ecco il
modo pi sbrigativo, bench non sia il migliore: si schiacciano tra le prime
due dita della mano. La maggior parte degli scrittori che hanno trattato a
fondo quest'argomento ha calcolato, con grande verosimiglianza, che in
molti casi preferibile tagliar loro la testa. Se qualcuno mi rimprovera di
parlare di spilli, come di un argomento radicalmente frivolo, noti senza
pregiudizio che spesso gli effetti pi grandi sono stati prodotti dalle pi
piccole cause. E, per non allontanarmi ancora di pi dal quadro di questo
foglio di carta, non evidente che il laborioso frammento di letteratura che
sto componendo dall'inizio di questa strofe, forse verrebbe meno
apprezzato se si fondasse su una spinosa questione di chimica o di
patologia interna? Del resto, tutti i gusti sono naturali; e quando, all'inizio,
ho paragonato i pilastri agli spilli con tanta precisione (non pensavo
certamente che un giorno mi sarebbe stato rimproverato), mi sono basato
sulle leggi dell'ottica, che hanno stabilito che pi lontano il raggio visivo
da un oggetto, e pi l'immagine si riflette diminuita sulla retina.
Cos, ci che l'inclinazione del nostro spirito alla farsa prende per una
miserabile battuta di spirito, spesso non altro, nel pensiero dell'autore,
che un'importante verit proclamata maestosamente! Oh! quel filosofo
insensato che scoppi a ridere vedendo un asino che mangiava un fico!
Non invento nulla: i libri antichi hanno raccontato con i pi ampi dettagli
questa volontaria e vergognosa spoliazione della nobilt umana. Non so
ridere, io. Non ho mai saputo ridere, anche se pi volte ho tentato di farlo.
molto difficile imparare a ridere. O piuttosto, credo che un sentimento di
ripugnanza nei confronti di questa mostruosit costituisca un segno
essenziale del mio carattere. Ebbene, sono stato testimone di qualcosa di
pi forte: ho visto un fico che mangiava un asino! E tuttavia non ho riso;
francamente, nessuna parte boccale si mossa. Il bisogno di piangere
s'impadron di me con tanta forza che i miei occhi lasciarono cadere una
lacrima. Natura! natura! esclamai singhiozzando, lo sparviero dilania il
passero, il fico mangia l'asino e la tenia divora l'uomo!. Senza prendere la
risoluzione di proseguire oltre, mi chiedo se ho parlato del modo in cui si
uccidono le mosche. S, non vero? altrettanto vero che non avevo
parlato della distruzione dei rinoceronti! Se certi miei amici pretendessero
il contrario, non li ascolterei, e mi ricorderei che la lode e la lusinga sono
due grandi pietre d'inciampo. Tuttavia, allo scopo di soddisfare il pi
possibile la mia coscienza, non posso impedirmi di far notare che questa
dissertazione sul rinoceronte mi trascinerebbe oltre i confini della pazienza
e del sangue freddo, e, per parte sua, probabilmente scoraggerebbe
(abbiamo anzi il coraggio di dire certamente) le generazioni presenti.
Non aver parlato del rinoceronte dopo la mosca! Almeno, come scusa
passabile, avrei dovuto ricordare prontamente (e non l'ho fatto!)
quest'omissione non premeditata, che non stupir chi abbia studiato a
fondo le contraddizioni reali e inesplicabili che dimorano nei lobi del
cervello umano. Niente indegno per un'intelligenza grande e semplice: il
pi piccolo fenomeno della natura, se contiene del mistero, diverr per il
saggio materia inesauribile di riflessione. Se qualcuno vede un asino che
mangia un fico o un fico che mangia un asino (queste due circostanze non
si presentano spesso, tranne che in poesia), siate certi che dopo aver
riflettuto due o tre minuti per sapere quale condotta adottare, abbandoner
il sentiero della virt e si metter a ridere come un gallo! Tra l'altro, non
stato ancora dimostrato esattamente che i galli aprano apposta il becco per
imitare l'uomo e fare una smorfia tormentata. Definisco smorfia negli
uccelli ci che ha lo stesso nome nell'umanit! Il gallo non abbandona mai
la propria natura, meno per incapacit che per orgoglio. Insegnate loro a
leggere, e si ribellano. Non un pappagallo, che rimarrebbe estasiato di
fronte alla propria debolezza, ignara e imperdonabile! Oh! avvilimento
esecrabile! quanto somigliamo a un capra quando ridiamo! La quiete della
fronte scomparsa per far posto a due enormi occhi di pesce che (non
deplorevole?)... che... che si mettono a brillare come fari! Spesso mi
accadr di enunciare solamente le proposizioni pi buffonesche... non
trovo che ci diventi un motivo perentoriamente sufficiente per allargare la
bocca! Non posso impedirmi di ridere, mi risponderete; accetto questa
spiegazione assurda, ma allora sia un riso malinconico. Ridete, ma nello
stesso tempo piangete. Se non riuscite a piangere con gli occhi, piangete
con la bocca. Se anche questo impossibile, urinate; ma vi avverto che in
questo caso un liquido qualsiasi necessario per attenuare l'aridit che il
riso, dai tratti spaccati all'indietro, si porta nei fianchi. Quanto a me, non
mi lascer sconcertare dal buffo chiocciare e dal muggito originale di
coloro che trovano sempre qualcosa da ridire in un carattere che non
somiglia al loro, perch soltanto una delle innumerevoli trasformazioni
intellettuali che Dio, senza allontanarsi da un tipo primordiale, cre per
governare le ossute carcasse. Fino ai nostri tempi, la poesia ha percorso
una falsa strada; innalzandosi fino al cielo o strisciando fino a terra, ha
misconosciuto i principi della propria esistenza, ed stata, non senza
ragione, costantemente sbeffeggiata dalla gente perbene. Non stata
modesta... la qualit pi bella che debba esistere in un essere imperfetto! Io
voglio mostrare le mie qualit; ma non sono abbastanza ipocrita per
nascondere i miei vizi! Il riso, il male, l'orgoglio, la follia, appariranno di
volta in volta tra la sensibilit e l'amore della giustizia, e serviranno da
esempio allo stupore umano; ognuno vi si riconoscer, non quale dovrebbe
essere ma quale . E forse questo semplice ideale, concepito dalla mia
immaginazione, superer tuttavia tutto ci che la poesia ha finora trovato
di pi grandioso e sacro. Infatti, se lascio trasparire i miei vizi attraverso
queste pagine, si creder ancora di pi alle virt che vi faccio risplendere,
e di cui porr l'aureola talmente in alto che i pi grandi geni dell'avvenire
testimonieranno una sincera riconoscenza nei miei confronti. Cos,
dunque, l'ipocrisia sar decisamente scacciata dalla mia dimora. Vi sar,
nei miei canti, un'imponente prova di potenza, per il fatto di disprezzare in
tal modo le opinioni comuni. Egli canta solo per s, e non per i suoi simili.
Non ripone la misura della sua ispirazione nella bilancia umana. Libero
come la tempesta, si arenato sulle spiagge indomabili della sua terribile
volont! Non teme niente, tranne se stesso. Nei suoi combattimenti
soprannaturali, attaccher l'uomo e il Creatore, e con vantaggio, come
quando il pesce spada affonda la sua spada nel ventre della balena: sia
maledetto dai suoi figli e dalla mia mano scarna, chi persiste a non
comprendere gli implacabili canguri del riso e gli audaci pidocchi della
caricatura!... Si scorgevano due torri enormi nella vallata; l'ho detto
all'inizio. Moltiplicandole per due, il prodotto era quattro... ma non
distinguevo molto bene la necessit di quest'operazione aritmetica.
Proseguii la mia strada, con la febbre nel volto, ed esclamavo
continuamente: No no... non distinguo molto bene la necessit di
quest'operazione aritmetica!. Avevo udito stridii di catene e gemiti
dolorosi. Nessuno ritenga possibile, passando in quel luogo, moltiplicare le
torri per due affinch il prodotto sia quattro! Alcuni sospettano che io ami
l'umanit come se fossi sua madre e l'avessi portata per nove mesi nei miei
fianchi profumati; ecco perch non passo pi nella vallata in cui
s'innalzano le due unit del moltiplicando!
Una forca si ergeva dal suolo; a un metro da terra era appeso per i
capelli un uomo, con le braccia legate dietro. Le gambe gli erano state
lasciate libere per accrescere i suoi tormenti e fargli desiderare
maggiormente qualunque cosa che fosse l'opposto delle braccia legate. La
pelle della fronte era talmente tesa dal peso della sospensione che il volto,
condannato dalla circostanza all'assenza dell'espressione naturale,
somigliava alla concrezione pietrosa di una stalattite. Da tre giorni subiva
quel supplizio. Gridava: Chi mi scioglier le braccia? chi mi scioglier i
capelli? Mi slogo in movimenti che servono soltanto a staccarmi
maggiormente dalla testa la radice dei capelli; la sete e la fame non sono le
cause principali che m'impediscono di dormire. impossibile che la mia
esistenza si prolunghi oltre i limiti di un'ora. Qualcuno mi apra la gola con
un ciottolo tagliente!. Ogni parola era preceduta e seguita da urla intense.
Mi slanciai dal cespuglio dietro cui stavo nascosto, e mi diressi verso quel
fantoccio o pezzo di lardo appeso al soffitto. Ma ecco che dal lato opposto
arrivarono danzando due donne ubriache. Una reggeva un sacco e due
fruste dalle corde di piombo, l'altra un barile pieno di catrame e due
pennelli. I capelli grigiastri della pi anziana fluttuavano al vento come i
brandelli di una vela stracciata, e le caviglie dell'altra sbattevano tra loro
come i colpi di coda di un tonno sul cassero di una nave. I loro occhi
brillavano di una fiamma cos nera e forte che all'inizio non credetti che
quelle due donne appartenessero alla mia specie. Ridevano con una
disinvoltura talmente egoista, e i loro lineamenti ispiravano una tale
ripugnanza, che non dubitai un attimo di avere davanti agli occhi i due
esemplari pi schifosi della razza umana. Mi nascosi di nuovo dietro il
cespuglio e rimasi immobile, come l'acantophorus serraticornis che mostra
soltanto la testa fuori dal nido. Si avvicinavano con la rapidit della marea;
appoggiando l'orecchio al suolo, il suono, distintamente percepito, mi
portava lo scuotimento lirico dei loro passi. Quando le due femmine di
orango furono giunte sotto la forca, per qualche secondo fiutarono l'aria;
mostrarono, con i loro gesti strampalati, la quantit davvero notevole di
stupore che deriv dalla loro esperienza, quando si accorsero che in quei
luoghi non era cambiato nulla: la conclusione della morte, conforme ai
loro auspici, non era sopraggiunta. Non si erano degnate di sollevare la
testa per sapere se la mortadella si trovasse ancora allo stesso posto. Una
disse: Ma possibile che tu respiri ancora? Hai la vita dura, mio diletto
marito. Come quando due cantori, in una cattedrale, intonano
alternandosi i versetti di un salmo, la seconda rispose: Non vuoi dunque
morire, grazioso figlio mio? Dimmi dunque come hai fatto (si tratta
certamente di qualche maleficio) a spaventare gli avvoltoi? In effetti la tua
carcassa diventata cos magra! Lo zefiro la dondola come una lanterna.
Ciascuna prese un pennello e incatram il corpo dell'impiccato... ciascuna
prese una frusta e alz le braccia... Ammiravo (era assolutamente
impossibile non fare come me) con quale energica precisione le lame di
metallo, invece di scivolare sulla superficie, come quando ci si batte contro
un negro e si compiono sforzi inutili, da incubo, per afferrarlo per i capelli,
aderivano, grazie al catrame, fin dentro le carni segnate da solchi profondi
quanto poteva ragionevolmente permetterlo l'impedimento delle ossa. Mi
sono messo al riparo dalla tentazione di trovare voluttuoso quello
spettacolo eccessivamente curioso, ma meno profondamente comico di
quanto fosse lecito attendersi. Eppure, nonostante le buone risoluzioni
prese in precedenza, come non riconoscere la forza di quelle donne, i
muscoli di quelle braccia? La loro abilit, che consisteva nel colpire le
parti pi sensibili, come il volto e il basso ventre, sar da me ricordata solo
se aspirer all'ambizione di raccontare tutta la verit! A meno che,
incollando le mie labbra una all'altra, soprattutto in senso orizzontale (ma
nessuno ignora che questo il modo pi comune per provocare tale
pressione), io non preferisca mantenere un silenzio gonfio di lacrime e
misteri, la cui penosa manifestazione sar incapace di nascondere, non solo
altrettanto bene ma anzi meglio ancora delle mie parole (infatti non credo
di sbagliarmi, anche se non certamente necessario negare in linea di
massima, pena il rischio di contravvenire alle pi elementari regole
dell'abilit, le ipotetiche possibilit di errore) i risultati funesti provocati
dal furore che mette in funzione i secchi metacarpi e le robuste
articolazioni: anche quando non ci si ponesse dal punto di vista
dell'osservatore imparziale e dell'esperto moralista ( quasi assai
importante informare che io non ammetto, almeno interamente, questa
restrizione pi o meno fallace), il dubbio, a tale riguardo, non avrebbe la
facolt di estendere le sue radici; infatti non lo suppongo, per il momento,
tra le mani di una potenza soprannaturale, e perirebbe immancabilmente,
forse non improvvisamente, in mancanza di una linfa in grado di
adempiere le condizioni simultanee di nutrizione e di assenza di materie
velenose. evidente, altrimenti non leggetemi, che io metto in scena
soltanto la timida personalit della mia opinione: lungi da me, tuttavia, il
pensiero di rinunciare a diritti che sono incontestabili! Certo, non mia
intenzione combattere l'affermazione, in cui brilla il criterio della certezza,
che esiste un modo pi semplice d'intendersi; consisterebbe, lo traduco con
poche parole che ne valgono tuttavia pi di mille, nel non discutere: pi
difficile da mettere in pratica di quanto non voglia generalmente pensare il
comune mortale. Discutere il termine grammaticale, e molte persone
troveranno che non bisognerebbe contraddire, senza un voluminoso
allegato di prove, ci che ho appena steso sulla carta; ma la cosa cambia
notevolmente, se lecito concedere al proprio istinto d'impiegare una rara
sagacia al servizio della sua circospezione, quando formula giudizi che
altrimenti sembrerebbero, siatene persuasi, di un'audacia che sfiora le rive
della fanfaronata. Per chiudere questo piccolo incidente, che si spogliato
da solo della sua ganga con una leggerezza tanto irrimediabilmente
deplorevole quanto fatalmente piena d'interesse (cosa che ognuno non avr
mancato di verificare, a condizione che abbia auscultato i suoi ricordi pi
recenti), bene, se si possiedono facolt in perfetto equilibrio, o meglio se
la bilancia dell'idiotismo non ha di gran lunga la meglio sul piatto in cui
stanno i nobili e magnifici attributi della ragione, e cio, per essere pi
chiaro (poich finora sono stato soltanto conciso, cosa che molti non
ammetteranno, a causa delle mie lungaggini soltanto immaginarie, perch
rispondono al loro scopo di incalzare, con lo scalpello dell'analisi, le
fuggitive apparizioni della verit fin dentro i loro ultimi trinceramenti), se
l'intelligenza predomina a sufficienza sui difetti sotto il cui peso l'hanno in
parte soffocata l'abitudine, la natura e l'educazione, bene, lo ripeto per la
seconda e ultima volta, perch, a forza di ripetere, si finirebbe, in genere
non falso, con il non capirsi pi, tornare con la coda tra le gambe (posto
che sia vero che io ho una coda) al drammatico argomento messo alla
prova in questa strofe. utile bere un bicchier d'acqua prima di riprendere
il seguito del mio lavoro. Preferisco berne due, piuttosto che farne a meno.
Cos, in una caccia a un negro in fuga attraverso la foresta, a un momento
convenuto ogni membro del gruppo appende il fucile alle liane, e ci si
riunisce tutti insieme all'ombra di una macchia, per placare la sete e
calmare la fame. Ma la sosta dura soltanto qualche secondo, l'inseguimento
viene ripreso con accanimento, e l'hallal non tarda a risuonare. E come
l'ossigeno riconoscibile dalla propriet che possiede, senza orgoglio, di
riaccendere un fiammifero che presenti qualche punto d'ignizione, cos si
riconoscer l'adempimento del mio compito dalla premura che dimostro
nel ritornare sull'argomento. Quando le femmine si videro
nell'impossibilit di trattenere la frusta, che la stanchezza lasci cadere
dalle loro mani, posero giudiziosamente fine all'attivit ginnica che
avevano svolto per quasi due ore e si ritirarono, con una gioia non
sprovvista di minacce per l'avvenire. Mi diressi verso colui che mi
chiamava in aiuto, con un occhio glaciale (infatti la perdita di sangue era
cos grande che la debolezza gli impediva di parlare e, pur non essendo io
un medico, era mia opinione che l'emorragia si fosse manifestata nel volto
e nel basso ventre), e gli tagliai i capelli con un paio di forbici, dopo
avergli slegato le braccia. Mi raccont che sua madre, una sera, l'aveva
chiamato nella sua stanza, e gli aveva ordinato di spogliarsi per passare la
notte a letto con lei, e, senz'attendere alcuna risposta, la maternit si era
spogliata di tutti i suoi vestiti, intrecciando di fronte a lui i gesti pi
impudichi. Allora egli si era ritirato. Inoltre, con i suoi perpetui rifiuti si
era attirato la collera della moglie, che si era cullata nella speranza di una
ricompensa qualora fosse riuscita a indurre il marito a prestare il suo corpo
alle passioni della vecchia. Esse decisero, con un complotto, di appenderlo
a una forca preparata precedentemente in qualche luogo non frequentato, e
di lasciarlo perire insensibilmente, esposto ad ogni miseria e ad ogni
pericolo. Non senza mature e numerose riflessioni, piene di difficolt quasi
insuperabili, alla fine erano giunte a orientare la loro scelta sul raffinato
supplizio che aveva visto dileguarsi il suo esito soltanto grazie all'aiuto
insperato del mio intervento. I segni pi vivi della riconoscenza
sottolineavano ogni sua espressione e davano alle sue confessioni un
valore non certo esiguo. Lo portai nella capanna pi vicina; infatti era
svenuto, e abbandonai i contadini soltanto dopo aver lasciato loro la mia
borsa perch curassero il ferito, e dopo essermi fatto promettere che
avrebbero prodigato allo sventurato, come a un loro figlio, i segni di una
simpatia perseverante. A mia volta raccontai loro l'accaduto e mi avvicinai
alla porta, per rimettere il piede sul sentiero; ma ecco che, dopo aver fatto
un centinaio di passi, tornai automaticamente sui miei passi; entrai di
nuovo nella capanna e, rivolgendomi agli ingenui proprietari, esclamai:
No, no... non crediate che tutto questo mi stupisca!. Questa volta mi
allontanai definitivamente; ma la pianta dei piedi non riusciva ad
appoggiarsi in modo sicuro: un altro avrebbe potuto non accorgersene! Il
lupo non passa pi sotto la forca che innalzarono, in un giorno di
primavera, le mani intrecciate di una sposa e di una madre, come quando
faceva prendere alla sua immaginazione affascinata la via di un pasto
illusorio. Quando vede all'orizzonte quella chioma nera, ondeggiante al
vento, non incoraggia la propria forza d'inerzia, e prende la fuga con una
velocit incomparabile! Bisogna vedere, in questo fenomeno psicologico,
un'intelligenza superiore all'istinto ordinario dei mammiferi? Senza
attestare niente, e senza niente prevedere, mi sembra che l'animale abbia
capito che cos' il crimine! Come potrebbe non capirlo, quando degli esseri
umani, proprio loro, hanno respinto fino a questo punto indescrivibile il
dominio della ragione, per lasciar sussistere, al posto di questa regina
spodestata, soltanto una vendetta selvaggia!
Sul muro della mia stanza, quale ombra disegna, con potenza
incomparabile, la fantasmagorica proiezione della sua sagoma rattrappita?
Quando impongo al mio cuore quest'interrogativo, delirante e muto,
meno per la maest della forma che per il quadro della realt, che la
sobriet dello stile si comporta in tal modo. Chiunque tu sia, difenditi; mi
accingo infatti a dirigere verso di te la fionda di un'accusa terribile: quegli
occhi non ti appartengono... dove li hai presi? Un giorno vidi passare
davanti a me una donna bionda; li aveva eguali ai tuoi: tu glieli hai
strappati. Vedo che vuoi far credere alla tua bellezza; ma nessuno ci crede,
e io meno di chiunque altro. Te lo dico perch tu non mi prenda per uno
sciocco. Tutta una serie di uccelli rapaci, appassionati della carne altrui e
difensori dell'utilit della caccia, belli come scheletri che sfoglino panocos
dell'Arkansas, volteggiano intorno alla tua fronte come servitori sottomessi
e graditi. Ma una fronte? Non difficile esitare molto a crederlo.
talmente bassa che impossibile verificare le prove, numericamente
esigue, della sua equivoca esistenza. Non te lo dico per divertirmi. Forse
non hai fronte, tu che fai passeggiare sul muro, come il simbolo mal
riflesso di una danza fantastica, il febbrile traballare delle tue vertebre
lombari. Chi dunque ti ha scotennato? Se stato un essere umano, da te
rinchiuso per vent'anni in una prigione ed evaso per preparare una vendetta
degna delle sue rappresaglie, ha fatto ci che doveva e io l'applaudo;
soltanto, perch un soltanto c', non stato abbastanza severo. Adesso
somigli a un Pellerossa prigioniero, almeno (notiamolo preliminarmente)
per l'espressiva assenza di capigliatura. Non che non possa ricrescere, dato
che i fisiologi hanno scoperto che perfino i cervelli asportati alla lunga
ricompaiono, negli animali; ma il mio pensiero, fermandosi a una semplice
constatazione che non sprovvista, per quel poco che ne posso capire, di
una volutt enorme, non si spinge, neppure nelle sue pi ardite
conseguenze, fino alle frontiere di un augurio per la tua guarigione, e, anzi,
mettendo in opera la sua pi che sospetta neutralit, ha fondate ragioni di
considerare (o almeno di auspicare) come presagio di pi grandi sventure,
ci che per te non pu essere altro che una momentanea privazione della
pelle che ti copre la superficie della testa. Spero che tu mi abbia capito. E
anche se il caso ti permettesse, per un miracolo assurdo ma non, talvolta,
ragionevole, di ritrovare quella pelle preziosa che la religiosa vigilanza del
tuo nemico ha conservato come il ricordo inebriante della sua vittoria,
quasi estremamente possibile che, anche quando si fosse studiata la legge
delle probabilit solo da un punto di vista matematico (ora, risaputo che
l'analogia traspone facilmente l'applicazione di questa legge agli altri
campi dell'intelligenza), il tuo timore legittimo, ma un po' esagerato, di un
raffreddamento totale o parziale, non rifiuterebbe l'occasione importante,
anzi unica, che si presentasse in modo cos opportuno, anche se brusco, di
preservare le diverse parti del tuo cervello dal contatto con l'atmosfera,
soprattutto d'inverno, con un copricapo che a buon diritto ti spetta in
quanto naturale, e che ti sarebbe permesso, inoltre (sarebbe
incomprensibile che tu lo negassi), di tenere costantemente sulla testa
senza correre il rischio sempre spiacevole di infrangere le regole pi
semplici di una correttezza elementare. Non vero che mi ascolti con
attenzione? Se mi ascolti meglio, la tua tristezza non potr certo staccarsi
dall'interno delle tue rosse narici. Ma poich sono molto imparziale, e non
ti detesto quanto dovrei (se mi sbaglio, dimmelo), tuo malgrado porgi
l'orecchio ai miei discorsi, come spinto da una forza superiore. Io non sono
malvagio come te: ecco perch il tuo genio s'inchina spontaneamente
davanti al mio... In effetti, io non sono malvagio come te! Hai appena
gettato uno sguardo sulla citt costruita sul fianco di questa montagna. E
ora, cosa vedo? Tutti gli abitanti sono morti! Ho orgoglio quanto un altro,
ed un vizio in pi averne forse di pi. Ebbene, ascolta... ascolta, se la
confessione di un uomo che ricorda di essere vissuto un mezzo secolo
sotto forma di squalo nelle correnti sottomarine che costeggiano l'Africa,
t'interessa abbastanza vivamente per prestargli la tua attenzione, se non
con amarezza, almeno senza l'errore irreparabile di mostrare il disgusto
che ti ispiro. Non getter ai tuoi piedi la maschera della virt, per apparire
ai tuoi occhi quale sono; infatti non l'ho mai portata (se questa tuttavia
una scusa); e, fin dai primi istanti, se osservi attentamente i miei
lineamenti, mi riconoscerai come un tuo rispettoso discepolo nella
perversit, ma non come un tuo temibile rivale. Poich non ti contendo la
palma del male, non credo che un altro lo faccia: prima dovrebbe
eguagliarmi, e questo non facile... Ascolta, a meno che tu non sia la
debole condensazione di una nebbia (tu nascondi il tuo corpo da qualche
parte, e io non posso incontrarlo): un mattino in cui vidi una ragazzina che
si sporgeva su un lago per cogliervi un loto rosa, con precoce esperienza
lei rese pi sicuri i suoi passi; si sporgeva sulle acque quando i suoi occhi
incontrarono il mio sguardo ( vero che, da parte mia, ci non avveniva
senza premeditazione). Subito barcoll come il turbine generato dalla
marea intorno a uno scoglio, le sue gambe si piegarono e, cosa
meravigliosa a vedersi, fenomeno che si realizz come vero che sto
parlando con te, cadde fino in fondo al lago: strana conseguenza, non colse
pi ninfacee. Ma che fa l sotto?... non mi sono informato. Senza dubbio la
sua volont, che si schierata sotto la bandiera della liberazione, impegna
lotte accanite contro la putrefazione! Ma tu, mio signore, sotto il tuo
sguardo gli abitanti delle citt sono improvvisamente distrutti, come un
formicaio schiacciato dal tallone dell'elefante. Forse non sono appena stato
testimone di un esempio dimostrativo? Vedi... la montagna non pi
gioiosa... resta isolata come un vecchio. vero, le case esistono; ma non
un paradosso affermare sottovoce che non potresti dire lo stesso di coloro
che in esse non esistono pi. Gi le esalazioni dei cadaveri giungono fino a
me. Non le senti? Guarda quegli uccelli da preda che attendono che ci
allontaniamo per iniziare il pasto gigantesco; ne arriva una nube perpetua
dai quattro punti dell'orizzonte. Ahim! erano gi venuti, dato che vidi le
loro ali rapaci tracciare sopra di te il monumento delle spirali, come per
incitarti ad affrettare il crimine. Il tuo odorato non riceve dunque il minimo
effluvio? L'impostore non nient'altro... I tuoi nervi olfattivi sono
finalmente scossi dalla percezione di atomi aromatici: questi s'innalzano
dalla citt annientata, bench non abbia bisogno di fartelo sapere. Vorrei
abbracciarti i piedi, ma le mie braccia non stringono altro che un vapore
trasparente. Cerchiamo questo corpo introvabile, che tuttavia i miei occhi
scorgono: merita, da parte mia, i pi numerosi segni di un'ammirazione
sincera. Il fantasma si prende gioco di me: mi aiuta a cercare il suo corpo.
Se gli faccio segno di restare al suo posto, ecco che mi rimanda lo stesso
segno... Il segreto scoperto; ma non, lo dico con franchezza, per mia
maggiore soddisfazione. Tutto spiegato, nei dettagli grandi e minimi; non
importa richiamare questi ultimi alla mente, come, per esempio, gli occhi
strappati alla donna bionda: questo non quasi niente! Non mi ricordavo,
dunque, che anch'io ero stato scotennato, anche se soltanto per cinque anni
(il tempo esatto l'avevo dimenticato) avevo rinchiuso un essere umano in
una prigione, per essere testimone dello spettacolo delle sue sofferenze,
poich mi aveva rifiutato, avendone il diritto, un'amicizia che non si
concede a esseri come me? Poich fingo d'ignorare che il mio sguardo pu
dare la morte, perfino ai pianeti che roteano nello spazio, non avr torto
chi pretender che io non possiedo la facolt dei ricordi. Ci che mi resta
da fare spezzare questo specchio, mandarlo in frantumi, con l'aiuto di una
pietra... Non la prima volta che l'incubo della perdita momentanea della
memoria stabilisce la sua dimora nella mia immaginazione, quando, per le
inflessibili leggi dell'ottica, mi accade di essere messo di fronte alla mia
immagine, e di non riuscire a riconoscerla!
Ogni notte, immergendo l'ampiezza delle mie ali nella mia memoria
agonizzante, evocavo il ricordo di Falmer... ogni notte. I suoi capelli
biondi, il suo volto ovale, i suoi lineamenti maestosi, erano ancora
impressi nella mia immaginazione... indistruttibilmente soprattutto i suoi
capelli biondi. Allontanate, allontanate dunque quella testa senza capelli,
levigata come il guscio della tartaruga. Aveva quattordici anni, e io avevo
soltanto un anno di pi. Che taccia quella lugubre voce. Perch viene a
denunciarmi? Ma sono io a parlare. Servendomi della mia lingua per
esprimere il mio pensiero, mi accorgo che le mie labbra si muovono, che
sono proprio io a parlare. E sono io che, raccontando una storia della mia
giovinezza, e sentendo il rimorso penetrarmi nel cuore sono proprio io, a
meno che non mi sbagli... sono proprio io a parlare. Avevo soltanto un
anno di pi. A chi alludo dunque? un amico che avevo nei tempi passati,
credo. S, s, ho gi detto come si chiama... Non voglio sillabare di nuovo
quelle sei lettere, no, no. inutile anche ripetere che avevo un anno di pi.
Chi lo sa? Ripetiamolo, tuttavia, ma con un penoso mormorio: avevo
soltanto un anno di pi. Anche allora la preminenza della mia forza fisica
era un motivo per sostenere, lungo il rude sentiero della vita, chi si era dato
a me, piuttosto che per maltrattare un essere visibilmente pi debole.
Credo in effetti che fosse pi debole... Anche allora. un amico che avevo
nei tempi passati, credo. La preminenza della mia forza fisica... ogni
notte... Soprattutto i suoi capelli biondi. Esiste pi di un essere umano che
ha visto delle teste calve: la vecchiaia, la malattia, il dolore (le tre cose
insieme, o separatamente) spiegano questo fenomeno negativo in modo
soddisfacente. Tale , almeno, la risposta che mi darebbe un dotto, se lo
interrogassi a questo riguardo. La vecchiaia, la malattia, il dolore. Ma non
ignoro (anch'io sono un dotto) che un giorno, poich lui mi aveva fermato
la mano nel momento in cui alzavo il mio pugnale per trafiggere il seno di
una donna, lo afferrai per i capelli con un braccio di ferro, e lo feci roteare
in aria con una tale velocit che la capigliatura mi rimase in mano, e il suo
corpo, lanciato dalla forza centrifuga, and a sbattere contro il tronco di
una quercia Non ignoro che un giorno la sua capigliatura mi rimase in
mano. Anch'io sono un dotto. S, s, ho gi detto come si chiama. Non
ignoro di aver commesso un giorno un atto infame, mentre il suo corpo era
proiettato dalla forza centrifuga. Aveva quattordici anni. Quando, in un
attacco di alienazione mentale, corro attraverso i campi tenendo stretta al
cuore una cosa sanguinante che conservo da molto tempo come una
reliquia venerata, i ragazzini che m'inseguono... i ragazzini e le vecchie
che m'inseguono a sassate, gemono lamentosi: la capigliatura di
Falmer. Allontanate, allontanate dunque quella testa calva, levigata come
il guscio della tartaruga... Una cosa sanguinante. Ma sono io a parlare. Il
suo volto ovale, i suoi maestosi lineamenti. Credo in effetti che fosse pi
debole. Le vecchie e i ragazzini. Credo che in effetti... cosa volevo dire?
credo in effetti che fosse pi debole. Con un braccio di ferro. Quell'urto,
quell'urto l'ha ucciso? Le sue ossa si sono spezzate contro l'albero...
irreparabilmente? L'ha ucciso, quell'urto generato dal vigore di un atleta?
Ha conservato la vita, bench le sue ossa si siano spezzate
irreparabilmente... irreparabilmente? Quell'urto l'ha ucciso? Temo di
sapere ci di cui i miei occhi chiusi non furono testimoni. In effetti...
Soprattutto i suoi capelli biondi. In effetti, fuggii lontano con una
coscienza ormai implacabile. Aveva quattordici anni. Con una coscienza
ormai implacabile. Ogni notte. Quando un giovane, che aspira alla gloria, a
un quinto piano, chino sul suo tavolo da lavoro, nell'ora silenziosa della
mezzanotte, percepisce un brusio che non sa a cosa attribuire, gira da ogni
parte la testa appesantita dalla meditazione e dai manoscritti polverosi; ma
niente, nessun indizio sorpreso gli rivela la causa di ci che ode tanto
flebilmente, anche se lo ode. Si accorge, infine, che il fumo della candela,
prendendo lo slancio verso il soffitto, provoca, attraverso l'aria circostante,
le vibrazioni quasi impercettibili di un foglio di carta appeso a un chiodo
conficcato nel muro. A un quinto piano. Come un giovane, che aspira alla
gloria, ode un brusio che non sa a cosa attribuire, cos io odo una voce
melodiosa che pronuncia al mio orecchio: Maldoror!. Ma, prima di
porre fine al malinteso, credeva di udire le ali di una zanzara... chino sul
suo tavolo da lavoro. Eppure non sogno; che importa che io sia disteso sul
mio letto di raso? Con sangue freddo faccio la sagace osservazione che ho
gli occhi aperti, anche se l'ora dei domino rosa e dei balli mascherati.
Mai... oh! no, mai!... una voce mortale fece udire quei serafici accenti,
pronunciando con tanta dolorosa eleganza le sillabe del mio nome! Le ali
di una zanzara... Com' benevola la sua voce... Dunque mi ha perdonato? Il
suo corpo and a sbattere contro il tronco di una quercia... Maldoror!.
CANTO QUINTO
CANTO SESTO
Voi, la cui calma invidiabile non pu far altro che abbellirvi il muso,
non crediate che si tratti ancora di lanciare, in strofe di quattordici o
quindici righe, come uno scolaro di quarta, esclamazioni che saranno
considerate inopportune, e sonori chioccolii di gallina cocincinese,
grotteschi quanto potrebbe immaginarlo chi se ne desse la pena; ma
preferibile dimostrare con i fatti le proposizioni che si enunciano.
Pretendereste dunque che, per il fatto di aver insultato, come per gioco,
l'uomo, il Creatore e me stesso, nelle mie spiegabili iperboli, la mia
missione fosse conclusa? No: la parte pi importante del mio lavoro
sussiste ancora, come compito che rimane da assolvere. Ormai i fili del
romanzo muoveranno i tre personaggi nominati sopra: cos sar
comunicata loro una potenza meno astratta. La vitalit si diffonder
magnificamente nel torrente del loro apparato circolatorio, e vedrete
quanto sarete stupiti voi stessi d'incontrare, l dove all'inizio avevate
creduto di vedere soltanto vaghe entit appartenenti al campo della pura
speculazione, da un lato l'organismo corporeo con le sue ramificazioni di
nervi e le sue membrane mucose, dall'altro il principio spirituale che
presiede alle funzioni fisiologiche della carne. Sono esseri dotati di una
vita energica che, con le braccia incrociate e il petto immobile, poseranno
prosaicamente (ma sono certo che l'effetto sar poeticissimo) davanti al
vostro volto, a qualche passo soltanto da voi, in modo che i raggi solari,
colpendo dapprima le tegole dei tetti e i fumaioli dei camini, verranno poi
a riflettersi visibilmente sui loro capelli terrestri e materiali. Ma non
saranno pi anatemi, detentori della specialit di provocare il riso;
personalit fittizie che avrebbero fatto bene a rimanere nel cervello
dell'autore; o incubi posti troppo al di sopra dell'esistenza ordinaria. Notate
che, proprio per questo, la mia poesia non sar che pi bella. Toccherete
con le vostre mani ramificazioni ascendenti dell'aorta e capsule surrenali; e
poi, sentimenti! I primi cinque racconti non sono stati inutili; erano il
frontespizio della mia opera, la spiegazione preliminare della mia poetica
futura: ed era per me un dovere, prima di chiudere la valigia e mettermi in
cammino verso le contrade dell'immaginazione, avvertire i sinceri amatori
della letteratura, con il rapido abbozzo di una generalizzazione chiara e
precisa, dello scopo che avevo deciso di perseguire. dunque mia
opinione che ora la parte sintetica della mia opera sia completa e
sufficientemente parafrasata. Da essa avete saputo che io mi sono
ripromesso di attaccare l'uomo e Colui che lo cre. Per il momento e per
pi tardi, non avete bisogno di saperne di pi! Nuove considerazioni mi
sembrano superflue, perch non farebbero che ripetere, in un'altra forma,
pi ampia, vero, ma identica, l'enunciato della tesi di cui la fine di questo
giorno vedr il primo sviluppo. Dalle osservazioni che precedono risulta
che mia intenzione iniziare, ormai, la parte analitica; talmente vero che
soltanto pochi minuti fa ho espresso l'ardente auspicio che voi foste
imprigionati nelle ghiandole sudoripare della mia pelle, per verificare la
lealt di quanto affermo, a ragion veduta. Occorre, lo so, sostenere con un
gran numero di prove l'argomentazione che si trova compresa nel mio
teorema; ebbene, queste prove esistono, e voi sapete che non attacco
nessuno senza seri motivi! Rido a gola spiegata quando penso che mi
rimproverate di diffondere amare accuse contro l'umanit, di cui sono uno
dei membri (questa sola notazione mi darebbe ragione!), e contro la
Provvidenza: non ritratter le mie parole; ma, raccontando ci che avr
visto, non mi sar difficile giustificarle, senza altra ambizione se non la
verit. Oggi, fabbricher un romanzetto di trenta pagine; questa misura
rimarr in seguito pi o meno stazionaria. Sperando di vedere
prontamente, un giorno o l'altro, la consacrazione della mia teoria accettata
da questa o quella forma letteraria, credo di aver finalmente trovato, dopo
qualche tentativo incerto, la mia formula definitiva. la migliore, dato che
il romanzo! Questa ibrida prefazione stata esposta in un modo che forse
non sembrer assai naturale, nel senso che essa sorprende, per cos dire, il
lettore, che non vede molto bene dove lo si voglia innanzitutto condurre;
ma questo sentimento di notevole stupore, al quale si deve in genere
tentare di sottrarre coloro che passano il loro tempo a leggere dei libri o
degli opuscoli, ho fatto ogni sforzo per provocarlo. In effetti, mi era
impossibile fare di meno, malgrado la mia buona volont: soltanto pi
tardi, quando qualche romanzo sar apparso, capirete meglio la prefazione
del rinnegato dal volto fuligginoso.
II
III
Mervyn in camera sua; ha ricevuto una missiva. Chi gli scrive una
lettera? Il turbamento gli ha impedito di ringraziare l'agente postale. La
busta ha i bordi neri, e le parole sono tracciate con una scrittura frettolosa.
Deve portare la lettera a suo padre? E se il firmatario glielo vietasse
espressamente? Pieno d'angoscia, apre la finestra per respirare i sapori
dell'atmosfera; i raggi del sole riflettono le loro prismatiche irradiazioni
sugli specchi di Venezia e sulle tende di damasco. Getta la missiva da un
lato, tra i libri dal taglio dorato e gli album dalla copertina di madreperla,
sparsi sul cuoio sbalzato che ricopre la superficie della sua scrivania di
scolaro. Apre il pianoforte e fa scorrere le dita affilate sui tasti d'avorio. Le
corde d'ottone non risuonarono. Quest'avvertimento indiretto lo induce a
riprendere la carta velina: ma questa indietreggi, come se fosse stata
offesa dall'esitazione del destinatario. Caduta in questa trappola, la
curiosit di Mervyn aumenta, ed egli apre il pezzo di cencio preparato.
Fino a quel momento aveva visto soltanto la propria scrittura. Giovanotto,
m'interesso a voi; voglio farvi felice. Vi prender per compagno e
compiremo lunghe peregrinazioni per le isole dell'Oceania. Mervyn, tu sai
che io ti amo, e non ho bisogno di provartelo. Mi accorderai la tua
amicizia, ne sono convinto. Quando mi conoscerai meglio, non ti pentirai
della fiducia che mi avrai testimoniato. Ti protegger dai pericoli che la
tua inesperienza correr. Sar per te un fratello, e i buoni consigli non ti
mancheranno. Per pi ampie spiegazioni, trovati dopodomani mattina, alle
cinque, sul ponte del Carrousel. Se non sar ancora arrivato, aspettami; ma
spero di essere sul posto all'ora giusta. Fai cos anche tu. Un inglese non
abbandoner facilmente l'occasione di vedere chiaro nei propri affari.
Giovanotto, ti saluto, e a presto. Non mostrare a nessuno questa lettera. -
Tre stelle invece della firma, - esclama Mervyn; - e una macchia di
sangue in fondo alla pagina!. Lacrime abbondanti colano sulle strane frasi
che i suoi occhi hanno divorato, e che aprono alla sua mente il campo
illimitato degli orizzonti incerti e nuovi. Gli sembra (solo dopo la lettura
che ha appena terminato) che suo padre sia un po' severo, e sua madre
eccessivamente maestosa. Ha dei motivi, che non sono giunti a mia
conoscenza e che quindi non potrei trasmettervi, per insinuare che neppure
i suoi fratelli gli vanno bene. Si nasconde la lettera nel petto. I suoi
professori hanno osservato che quel giorno egli sembr diverso dal solito; i
suoi occhi si sono smisuratamente incupiti, e il velo della riflessione
eccessiva calato sulla regione periorbitale. Ogni professore arrossito
per il timore di non essere all'altezza intellettuale dell'allievo, che tuttavia,
per la prima volta, ha trascurato i compiti e non ha lavorato. La sera, la
famiglia si riunita nella sala da pranzo decorata di antichi ritratti. Mervyn
ammira i piatti carichi di carni succulente e i frutti odoriferi, ma non
mangia; i policromi fiotti dei vini del Reno e il rubino spumeggiante dello
champagne s'incastonano nelle strette e lunghe coppe di pietra di Boemia,
ma anch'essi lasciano indifferente il suo sguardo. Appoggia il gomito sul
tavolo, e resta assorto nei propri pensieri come un sonnambulo. Il
commodoro, dal volto riarso dalla schiuma dei mare, si china all'orecchio
della sposa: Il primogenito ha cambiato carattere, dal giorno della crisi;
era gi fin troppo portato alle idee assurde; oggi fantastica ancora pi del
solito. Non ero cos, io, quando avevo la sua et. Fai finta di non accorgerti
di niente. Questo un caso in cui un rimedio efficace, materiale o morale,
pu trovare una facile applicazione. Mervyn, tu che apprezzi la lettura dei
libri di viaggi e di storia naturale, ora ti legger un racconto che non ti
dispiacer. Ascoltami con attenzione; ognuno ne trarr profitto, io per
primo. E voi, bambini, imparate, grazie all'attenzione che saprete prestare
alle mie parole, a perfezionare la forma del vostro stile, e a rendervi conto
delle pi sottili intenzioni di un autore. Come se quella nidiata di
adorabili mocciosi avesse potuto capire cos' la retorica! Disse, e, a un
gesto della sua mano, uno dei fratelli si dirige verso la biblioteca paterna, e
ne ritorna con un volume sotto il braccio. Intanto vengono tolti i coperti e
l'argenteria, e il padre prende il libro. Al nome elettrizzante di "viaggi",
Mervyn ha risollevato la testa, e si sforzato di porre fine alle sue
meditazioni fuori luogo. Il libro aperto pi o meno a met, e la voce
metallica del commodoro dimostra ch'egli ancora capace, come nei
giorni della sua gloriosa giovinezza, di comandare al furore degli uomini e
delle tempeste. Assai prima della fine della lettura, Mervyn ricaduto sul
suo gomito, nell'impossibilit di seguire pi a lungo il ragionato sviluppo
delle frasi passate alla filiera e la saponificazione delle metafore
obbligatorie. Il padre esclama: Non questo a interessarlo; leggiamo
un'altra cosa. Leggi, donna; sarai pi fortunata di me, per scacciare il
dolore dalle giornate di nostro figlio. La madre non spera pi; ha preso
tuttavia un altro libro, e il timbro della sua voce di soprano risuona
melodiosamente alle orecchie del prodotto della sua concezione. Ma, dopo
qualche parola, lo scoraggiamento la invade, e interrompe spontaneamente
l'interpretazione dell'opera letteraria. Il primogenito esclama: Vado a
letto. Si ritira, con gli occhi bassi e freddamente fissi, e senza aggiungere
altro. Il cane si mette a latrare, lugubre, perch non trova naturale questo
comportamento, e il vento da fuori, ingolfandosi ineguale nella fessura
longitudinale della finestra, fa vacillare la fiamma, tenuta bassa da due
cupole di cristallo rosato, della lampada di bronzo. La madre gli appoggia
le mani sulla fronte, e il padre alza gli occhi al cielo. I bambini gettano
sguardi sgomenti sul vecchio marinaio. Mervyn chiude a doppia mandata
la porta della sua stanza, e la sua mano corre veloce sulla carta: Ho
ricevuto la vostra lettera a mezzogiorno, e mi perdonerete se vi ho fatto
attendere la risposta. Non ho l'onore di conoscervi personalmente, e non
sapevo se avrei dovuto scrivervi. Ma, poich la scortesia non alloggia in
casa nostra, mi sono deciso a prendere la penna, per ringraziarvi
calorosamente dell'interesse che dedicate a uno sconosciuto. Dio mi guardi
dal non mostrare riconoscenza per la simpatia di cui mi colmate. Conosco
le mie imperfezioni, e non per questo ne vado fiero. Ma, se giusto
accettare l'amicizia di un adulto, lo altrettanto fargli capire che i nostri
caratteri non sono gli stessi. In effetti, mi sembrate pi anziano di me, dal
momento che mi chiamate giovanotto, e tuttavia conservo dei dubbi
sulla vostra vera et. Infatti, come conciliare la freddezza dei vostri
sillogismi con la passione che emanano? Certamente non abbandoner il
luogo che mi ha visto nascere, per accompagnarvi in contrade lontane; ci
sarebbe possibile soltanto a condizione di chiedere, prima, agli autori dei
miei giorni, un permesso atteso con impazienza. Ma poich mi avete
ingiunto di conservare il segreto (nel senso cubico della parola) su
quest'affare spiritualmente tenebroso, mi affretter ad obbedire alla vostra
incontestabile saggezza. A quanto pare, essa non affronterebbe con piacere
la chiarezza della luce. Dato che sembrate auspicare che io abbia fiducia
nella vostra persona (auspicio che non fuori luogo, mi compiaccio, di
confessarlo), abbiate la bont, vi prego, di testimoniare nei miei confronti
una fiducia analoga, e di non avere la pretesa di credere che io sia talmente
lontano dal vostro parere da non essere puntuale all'appuntamento,
dopodomani mattina, all'ora indicata. Scavalcher il muro di cinta del
parco, perch il cancello sar chiuso, e nessuno sar testimone della mia
partenza. Per parlare con franchezza, cosa non farei per voi, il cui
inesplicabile attaccamento ha saputo prontamente rivelarsi ai miei occhi
abbagliati, soprattutto stupiti di una tale prova di bont che, me ne sono
accertato, non mi sarei aspettato? Perch io non vi conoscevo. Adesso vi
conosco. Non dimenticate la promessa che mi avete fatto, di passeggiare
sul ponte del Carrousel. Nel caso che io vi passassi, ho una certezza, a
nessun'altra pari, di incontrarvi e di toccarvi la mano, sempre che
quest'innocente manifestazione di un adolescente, che ancora ieri
s'inchinava di fronte all'altare del pudore, non debba offendervi con la sua
rispettosa familiarit. Ora, non forse confessabile la familiarit, nel caso
di una forte e ardente intimit, quando la perdizione seria e convinta? E
che male ci sarebbe, dopotutto, lo chiedo proprio a voi, se vi dicessi
"addio" passando, quando dopodomani, che piova o no, saranno suonate le
cinque? Apprezzerete voi stesso, gentleman, il tatto con il quale ho
concepito la mia lettera; non mi permetto infatti di dirvi di pi, in un foglio
volante che potrebbe smarrirsi. Il vostro indirizzo in fondo alla pagina un
rebus. Mi occorso quasi un quarto d'ora per decifrarlo. Credo che abbiate
fatto bene a tracciarne le parole in modo microscopico. Mi dispenso dal
firmare, e in ci vi imito: viviamo in un tempo troppo eccentrico, per
stupirci un solo istante di quanto potrebbe accadere. Sarei curioso di sapere
in quale modo avete conosciuto il luogo in cui dimora la mia glaciale
immobilit, circondata da una lunga serie di sale deserte, immondi carnai
delle mie ore di noia. Come dire? Quando penso a voi, il mio petto si agita,
rimbombando come il crollo di un impero in decadenza; infatti, l'ombra del
vostro amore rivela un sorriso che, forse, non esiste: cos vaga, e muove
le sue scaglie in un modo talmente tortuoso! Tra le vostre mani,
abbandono i miei sentimenti impetuosi, tavole di marmo nuovissime e
ancora vergini di ogni contatto mortale. Pazientiamo fino alle prime luci
del crepuscolo mattutino, e, nell'attesa del momento che mi getter
nell'intreccio schifoso delle vostre braccia pestifere, mi inchino umilmente
alle vostre ginocchia, e le stringo. Dopo aver scritto questa lettera
colpevole, Mervyn la porta alla posta, e torna a rimettersi a letto. Non
contate di trovarvi il suo angelo custode. La coda di pesce non voler che
tre giorni, questo vero; ma, ahim, la trave sar comunque bruciata; e un
proiettile cilindro-conico forer la pelle del rinoceronte, malgrado la
fanciulla di neve e il mendicante! Il fatto che il pazzo incoronato avr
detto la verit sulla fedelt dei quattordici pugnali.
IV
Su una panchina del Palais Royal, sul lato sinistro e non lontano
dallo specchio d'acqua, un individuo, spuntando da rue de Rivoli, venuto
a sedersi. Ha i capelli in disordine, e i suoi vestiti rivelano l'azione
corrosiva di un'indigenza prolungata. Ha scavato un buco nel suolo con un
pezzo di legno appuntito, e si riempito di terra l'incavo della mano. Si
portato alla bocca questo cibo, e precipitosamente l'ha gettato via. Si
rialzato e, appoggiando la testa alla panchina, ha rivolto le gambe in alto.
Ma poich questa posizione funambolesca al di fuori delle leggi della
pesantezza che reggono il centro di gravit, ricaduto pesantemente sulla
tavola, con le braccia penzoloni, il berretto che gli nasconde la met del
volto, e le gambe che battono la ghiaia in una condizione di equilibrio
instabile, sempre meno rassicurante. Rimane a lungo in questa posizione.
Verso l'ingresso di mezzo, a nord, accanto alla rotonda che contiene una
sala da caff, il braccio del nostro eroe appoggiato alla cancellata. Il suo
sguardo percorre la superficie del rettangolo, in modo da non farsi sfuggire
nessuna prospettiva. Conclusa l'investigazione, i suoi occhi ritornano su se
stessi, ed egli scorge, in mezzo al giardino, un uomo che esegue una
barcollante ginnastica con una panchina su cui si sforza di stabilizzarsi,
compiendo miracoli di forza e abilit. Ma cosa pu mai la migliore
intenzione, posta al servizio di una giusta causa, contro le sregolatezze
dell'alienazione mentale? avanzato verso il pazzo, l'ha aiutato
benevolmente a rimettere la sua dignit in posizione normale, gli ha teso la
mano, e si seduto accanto a lui. Nota che la follia soltanto intermittente;
la crisi passata; il suo interlocutore risponde logicamente a tutte le
domande. necessario riferire il senso delle sue parole? Perch riaprire, a
una pagina qualunque, con premura blasfema, l'in-folio delle miserie
umane? Niente di insegnamento pi fecondo. Anche quando non avessi
alcun avvenimento vero da farvi ascoltare, inventerei racconti immaginari
per travasarli nel vostro cervello. Ma il malato non lo diventato per
proprio piacere; e la sincerit delle sue narrazioni si accorda a meraviglia
con la credulit del lettore. Mio padre era un carpentiere di rue de la
Verrerie... Che la morte delle tre Margherite ricada sulla sua testa, e il
becco del canarino gli roda in eterno l'asse del bulbo oculare! Aveva preso
l'abitudine di ubriacarsi; in quei momenti, quando tornava a casa dopo
essere andato per banconi d'osteria, il suo furore diventava quasi
incommensurabile, ed egli colpiva indistintamente gli oggetti che si
presentavano alla sua vista. Ma presto, di fronte ai rimproveri degli amici,
si corresse completamente, e divenne di umore taciturno. Nessuno poteva
avvicinarlo, neppure nostra madre. Conservava un segreto risentimento
contro l'idea del dovere, che gli impediva di comportarsi a modo suo.
Avevo comprato un canarino per le mie tre sorelle; era per le mie tre
sorelle che avevo comprato un canarino. Lo avevano rinchiuso in una
gabbia, sopra la porta, e i passanti si fermavano, ogni volta, ad ascoltare i
canti dell'uccello, ad ammirare la sua grazia fugace e studiare le sue forme
sapienti. Pi di una volta mio padre aveva dato ordine di far sparire la
gabbia e il suo contenuto, perch s'immaginava che il canarino si
prendesse gioco della sua persona, lanciandogli il mazzo delle aeree
cavatine del suo talento di vocalista. And a staccare la gabbia dal chiodo,
e scivol dalla sedia, accecato dall'ira. Una leggera escoriazione al
ginocchio fu il trofeo della sua impresa. Dopo essere rimasto per qualche
secondo a premersi la parte gonfia con un truciolo, si abbass i pantaloni,
con le sopracciglia aggrottate, prese maggiori precauzioni, si mise la
gabbia sotto il braccio e si diresse verso il fondo della bottega. L,
nonostante le grida e le suppliche della sua famiglia (tenevamo molto a
quell'uccello, che era per noi una specie di genio domestico), schiacci
sotto i tacchi ferrati la gabbia di vimini, mentre una grande pialla, che gli
roteava intorno alla testa, teneva a distanza i presenti. Il caso fece s che il
canarino non morisse sul colpo; quel batuffolo di piume viveva ancora,
malgrado la maculazione sanguigna. Il carpentiere si allontan, e richiuse
rumorosamente la porta. Mia madre e io ci sforzammo di trattenere la vita
dell'uccello, pronta a fuggire via; era vicino alla fine, e il movimento delle
ali non si offriva pi alla vista che come specchio della convulsione
suprema dell'agonia. Intanto le tre Margherite, quando si resero conto che
ogni speranza stava per essere perduta, si presero per mano, di comune
accordo, e la catena vivente and ad accovacciarsi, dopo aver spinto a
qualche passo di distanza un barile di grasso, dietro la scala, accanto al
canile della nostra cagna. Mia madre non desisteva dal suo compito, e
teneva il canarino tra le mani per riscaldarlo con il fiato. Io correvo
smarrito per tutte le stanze, urtando contro i mobili e gli attrezzi. Ogni
tanto una delle mie sorelle mostrava la testa dal fondo della scala per
informarsi sulla sorte dello sventurato uccello, e la ritraeva tristemente. La
cagna era uscita dal canile e, come se avesse capito l'importanza della
nostra perdita, leccava con la lingua della sterile consolazione l'abito delle
tre Margherite. Il canarino non aveva pi che pochi attimi di vita. Una
delle mie sorelle (era la pi giovane) mostr a sua volta la testa nella
penombra formata dalla rarefazione della luce. Vide mia madre
impallidire, e vide l'uccello che, dopo aver rialzato il collo per la durata di
un lampo, per un'ultima manifestazione del suo sistema nervoso, ricadeva
tra le sue dita, inerte per sempre. Annunci la notizia alle sorelle. Queste
non fecero udire il rumore di alcun lamento, di alcun mormorio. Il silenzio
regnava nella bottega. Non si distingueva altro che l'irregolare scricchiolo
dei frammenti della gabbia che, in virt dell'elasticit del legno,
riprendevano in parte la posizione primordiale della loro costruzione. Le
tre Margherite non lasciavano scorrere nessuna lacrima, e il loro volto non
perdeva affatto la sua purpurea freschezza; no... rimanevano soltanto
immobili. Si trascinarono fino all'interno del canile, e si stesero sulla
paglia, l'una accanto all'altra; mentre la cagna, testimone passiva delle loro
manovre, con stupore le guardava fare. Pi volte mia madre le chiam; non
emisero il suono di alcuna risposta. Stanche per le emozioni precedenti,
dormivano, probabilmente! Lei frug ogni angolo della casa senza vederle.
Segu la cagna, che la tirava per il vestito, verso il canile. La donna si
chin e avvicin la testa all'entrata. Lo spettacolo di cui ebbe la possibilit
di essere testimone, a parte le malsane esagerazioni della paura materna,
non poteva che essere straziante, secondo i calcoli della mia mente. Accesi
una candela e gliela porsi; in questo modo, non le sfugg alcun particolare.
Ritrasse la testa coperta di fili di paglia dalla tomba prematura, e mi disse:
Le tre Margherite sono morte. Poich non potevamo farle uscire da quel
posto dal momento che, tenetelo ben presente, erano strettamente
abbracciate l'una all'altra, andai a cercare un martello nella bottega, per
infrangere la dimora canina. Subito mi misi all'opera di demolizione, e i
passanti poterono credere, per poca immaginazione che avessero, che il
lavoro non mancava in casa nostra. Mia madre, spazientita per quei ritardi
che tuttavia erano indispensabili, si spezzava le unghie contro le assi.
Finalmente l'operazione della liberazione negativa termin; il canile
spaccato si apr da ogni lato; e noi ritirammo dai rottami, una dopo l'altra,
dopo averle separate a fatica, le figlie del carpentiere. Mia madre lasci il
paese. Non ho pi rivisto mio padre. Quanto a me, dicono che sono pazzo,
e imploro la pubblica carit. Quello che so, che il canarino non canta
pi. L'ascoltatore approva nel suo intimo questo nuovo esempio portato a
sostegno delle sue teorie disgustose. Come se, a causa di un ex
avvinazzato, si fosse in diritto di accusare l'umanit intera. Tale almeno
la paradossale riflessione ch'egli cerca d'introdurre nella propria mente; ma
essa non pu scacciarne gli importanti insegnamenti della grave
esperienza. Consola il pazzo con una finta compassione, e gli asciuga le
lacrime con il proprio fazzoletto. Lo porta in un ristorante, e mangiano alla
stessa tavola. Vanno da un sarto alla moda, e il protetto viene vestito come
un principe. Bussano alla portineria di una grande casa di rue Saint-
Honor, e il pazzo viene sistemato in un ricco appartamento del terzo
piano. Il bandito lo costringe ad accettare la propria borsa e, prendendo il
vaso da notte da sotto il letto, lo mette sulla testa di Aghone. Io ti
incorono re delle intelligenze, - esclama con enfasi premeditata; - al tuo
minimo richiamo accorrer; attingi a piene mani ai miei forzieri; ti
appartengo anima e corpo. La notte, riporterai la corona di alabastro al suo
solito posto, con il permesso di servirtene; ma di giorno, appena l'aurora
illuminer le citt, rimettila sulla fronte, come simbolo della tua potenza.
Le tre Margherite rivivranno in me, senza contare che sar tua madre.
Allora il pazzo indietreggi di qualche passo, come se fosse stato preda di
un incubo oltraggioso; i tratti della felicit si dipinsero sul suo volto reso
rugoso dalle pene; s'inginocchi, pieno di umiliazione, ai piedi del suo
protettore. La riconoscenza era entrata, come un veleno, nel cuore del
pazzo incoronato! Volle parlare, e la sua lingua si blocc. Chin il corpo in
avanti, e ricadde sul pavimento. L'uomo dalle labbra di bronzo si ritira.
Qual era il suo scopo? Farsi un amico a tutta prova, abbastanza ingenuo
per obbedire al suo minimo comando. Non poteva capitargli di meglio, e il
caso l'aveva favorito. Quello che ha trovato sdraiato sulla panchina, non sa
pi distinguere, dopo un certo evento della sua giovinezza, il bene dal
male. proprio Aghone che gli serve.
VI
L'Onnipotente aveva inviato sulla terra uno dei suoi arcangeli, per
salvare l'adolescente da una morte certa. Sar costretto a scendere di
persona! Ma non siamo ancora arrivati a questa parte del nostro racconto, e
mi vedo obbligato a chiudere la bocca, perch non posso dire tutto in una
volta: ogni trucco ad effetto apparir al momento giusto, quando la trama
di questa finzione non vi trover alcun inconveniente. Per non essere
riconosciuto, l'arcangelo aveva assunto la forma di un granchio-porro,
grande come una vigogna. Se ne stava sulla cima di uno scoglio, in mezzo
al mare, e attendeva il momento favorevole della marea per operare la sua
discesa sulla riva. L'uomo dalle labbra di diaspro, nascosto dietro una
sinuosit della spiaggia, spiava l'animale con un bastone in mano. Chi
avrebbe desiderato leggere nel pensiero di questi due esseri? Il primo non
si nascondeva di avere una difficile missione da compiere: E come
riuscire, - esclamava, mentre le onde sempre pi grosse battevano il suo
rifugio temporaneo, - l dove il mio signore ha visto fallire pi di una volta
la sua forza e il suo coraggio? Io, non sono che una sostanza limitata,
mentre l'altro, nessuno sa da dove venga e quale sia il suo scopo finale. Al
suo nome gli eserciti celesti tremano; e pi di uno racconta, nelle regioni
che ho lasciato, che lo stesso Satana, Satana, l'incarnazione del male, non
cos temibile. Il secondo faceva le seguenti riflessioni, che trovarono
un'eco fin nella cupola azzurra che insozzarono: Sembra pieno
d'inesperienza; gli regoler rapidamente il conto. Viene certamente
dall'alto, inviato da colui che ha tanto timore di venire di persona!
Vedremo da come si comporta se tanto imperioso come sembra; non un
abitante dell'albicocca terrestre; tradisce la sua origine serafica con i suoi
occhi erranti e indecisi. Il granchio-porro, che da qualche tempo
percorreva con lo sguardo uno spazio delimitato della costa, scorse il
nostro eroe (questi, allora, si eresse in tutta l'altezza della sua statura
erculea), e l'apostrof nei termini seguenti: Non tentare la lotta, e
arrenditi. Sono inviato da qualcuno che superiore a noi due, per caricarti
di catene, e porre le due membra complici del tuo pensiero
nell'impossibilit di muoversi. Stringere coltelli e pugnali tra le tue dita,
questo ormai dev'esserti proibito, credimi; tanto nel tuo interesse che in
quello degli altri. Morto o vivo, io ti avr; ho l'ordine di riportarti vivo.
Non mettermi in condizione di dover ricorrere al potere che mi stato
attribuito. Mi comporter con delicatezza; da parte tua, non oppormi
alcuna resistenza. Cos riconoscer, con premura ed allegria, che avrai
compiuto un primo passo verso il pentimento. Quando il nostro eroe ud
quest'arringa, impregnata di un sale cos profondamente comico, fece
fatica a conservare la seriet sulla durezza dei suoi lineamenti abbronzati.
Insomma, non tutti si stupiranno se aggiungo che fin per scoppiare a
ridere. Era pi forte di lui! Non ci metteva alcuna cattiva intenzione! Non
voleva certo attirarsi i rimproveri dei granchio-porro! Quanti sforzi non
fece per scacciare l'ilarit! Quante volte serr le labbra, per non aver l'aria
di offendere il suo stupefatto interlocutore! Disgraziatamente il suo
carattere partecipava della natura dell'umanit, e rideva come fanno le
pecore! Finalmente smise! Era ora! Per poco non si era soffocato! Il vento
port questa risposta all'arcangelo dello scoglio: Quando il tuo signore
non m'invier pi lumache e gamberi per regolare i suoi affari, e si degner
di parlamentare personalmente con me, si trover, ne sono sicuro, il modo
per metterci d'accordo, perch io sono inferiore a colui che t'invi, come tu
hai detto cos giustamente. Fino a quel momento le idee di riconciliazione
mi sembrano premature, e capaci soltanto di produrre un risultato
chimerico. Sono ben lontano dal disconoscere ci che c' di sensato in
ognuna delle tue sillabe; e poich potremmo affaticare inutilmente la
nostra voce, facendole percorrere una distanza di tre chilometri, mi sembra
che agiresti con saggezza se tu scendessi dalla tua fortezza inespugnabile e
raggiungessi a nuoto la terraferma: discuteremo pi comodamente le
condizioni di una resa che, per quanto legittima, per me non certo una
prospettiva sgradevole. L'arcangelo, che non si aspettava questa buona
volont, fece spuntare la testa dalle profondit del crepaccio, e rispose: O
Maldoror, giunto finalmente il giorno in cui i tuoi abominevoli istinti
vedranno spegnersi la fiamma d'ingiustificabile orgoglio che li porta alla
dannazione eterna! Sar dunque io a raccontare per primo questo lodevole
cambiamento alle falangi dei cherubini, felici di ritrovare uno di loro.
Anche tu sai, e non hai dimenticato, che ci fu un'epoca in cui avevi il
primo posto tra noi. Il tuo nome volava di bocca in bocca; tu sei,
attualmente, l'argomento delle nostre solitarie conversazioni. Vieni
dunque... vieni a fare una pace durevole con il tuo antico signore; ti
accoglier come un figlio smarrito, e non si accorger affatto dell'enorme
quantit di colpevolezza che tu, come una montagna di corna d'alce
innalzata dagli Indiani, hai accumulato sul tuo cuore. Dice, ed estrae ogni
parte del suo corpo dal fondo dell'oscura apertura. Si mostra, radioso, sulla
superficie dello scoglio; come un prete delle religioni quando ha la
certezza di ricondurre all'ovile una pecora smarrita. Sta per saltare in
acqua, per dirigersi a nuoto verso l'assolto. Ma l'uomo dalle labbra di
zaffiro ha calcolato in anticipo un perfido tiro. Il suo bastone lanciato con
forza; dopo numerosi rimbalzi sulle onde, va a colpire la testa
dell'arcangelo benefattore. Il granchio, colpito a morte, cade in acqua. La
marea porta a riva il relitto galleggiante. Egli attendeva la marea per
operare pi facilmente la discesa. Ebbene, la marea venuta; l'ha cullato
con i suoi canti, e l'ha mollemente deposto sulla spiaggia: non contento,
il granchio? Che altro gli serve? E Maldoror, chino sulla sabbia delle
spiagge, accoglie tra le braccia due amici, inseparabilmente riuniti dai casi
dell'onda: il cadavere del granchio-porro e il bastone omicida! Non ho
ancora perduto la mia abilit, - esclama; - ha soltanto bisogno di esercizio;
il mio braccio conserva la sua forza, e il mio occhio la sua precisione.
Guarda l'animale inanimato. Teme che gli si chieda conto del sangue
versato. Dove nascondere l'arcangelo? E, nello stesso tempo, si chiede se
la morte non sia stata istantanea. Si messo sulla schiena un'incudine e un
cadavere; s'incammina verso un vasto specchio d'acqua, le cui rive sono
completamente coperte e quasi murate da un groviglio inestricabile di alti
giunchi. Dapprima voleva prendere un martello, ma uno strumento
troppo leggero, mentre con un oggetto pi pesante, qualora il cadavere dia
segni di vita, lo appogger a terra e lo ridurr in polvere a colpi d'incudine.
Su, non certo il vigore che manca al suo braccio; l'ultima delle sue
preoccupazioni. Giunto in vista del lago, lo vede popolato di cigni. Pensa
che quello sia un rifugio sicuro; con l'aiuto di una metamorfosi, senza
abbandonare il carico si unisce al branco degli altri uccelli. Notate la mano
della Provvidenza l dove si era tentati di considerarla assente, e traete
profitto dal miracolo di cui sto per parlarvi. Nero come l'ala di un corvo,
per tre volte nuot nel gruppo dei palmipedi dalla bianchezza splendente;
tre volte conserv quel colore distintivo che lo assimilava a un blocco di
carbone. Il fatto che Dio, nella sua giustizia, non permise che la sua
astuzia potesse ingannare neppure un branco di cigni. Cos rimase
ostensibilmente all'interno del lago; ma tutti si mantennero in disparte, e
nessun uccello si avvicin al suo piumaggio vergognoso, per fargli
compagnia. E allora, egli circoscrisse i suoi tuffi in una baia appartata,
all'estremit dello specchio d'acqua, solo tra gli abitanti dell'aria, come lo
era tra gli uomini! Cos preludeva all'incredibile evento di place Vendme!
VII
VIII
Per costruire meccanicamente il cervello di un racconto sonnifero,
non sufficiente sezionare stupidaggini e abbrutire potentemente, a dosi
rinnovate, l'intelligenza del lettore, in modo da rendere paralitiche le sue
facolt per il resto della vita, in virt della legge infallibile della
stanchezza; occorre anche, con un buon fluido magnetico, metterlo
ingegnosamente nell'impossibilit sonnambolica di muoversi,
obbligandolo a oscurarsi gli occhi, contro natura, con la fissit dei vostri.
Voglio dire, non per farmi comprendere meglio, ma soltanto per sviluppare
il mio pensiero che nello stesso tempo interessa e irrita grazie a un'armonia
tra le pi penetranti, che io non credo sia necessario, per raggiungere lo
scopo che ci si propone, inventare una poesia completamente al di fuori
dell'ordinario procedere della natura, e il cui soffio pernicioso sembri
sconvolgere perfino le verit assolute; ma ottenere un simile risultato
(conforme, del resto, alle regole dell'estetica, se ci si pensa bene) non
tanto facile quanto si pensi: ecco cosa volevo dire. Perci far ogni sforzo
per riuscirci! Se la morte arresta la fantastica magrezza delle due lunghe
braccia delle mie spalle, impegnate nel lugubre schiacciamento del mio
gesso letterario, voglio almeno che il lettore in lutto possa dirsi: Bisogna
rendergli giustizia. Mi ha molto rincretinito. Cosa non avrebbe fatto, se
avesse potuto vivere pi a lungo! il miglior professore d'ipnotismo che io
conosca!. Queste poche parole commoventi saranno incise sul marmo
della mia tomba, e i miei mani saranno soddisfatti! - Continuo! C'era una
coda di pesce che si agitava in fondo a un buco, accanto a uno stivale
scalcagnato. Non era naturale chiedersi: Dov' il pesce? Vedo solo la
coda che si muove. Infatti, poich, per l'appunto, si confessava
implicitamente di non vedere il pesce, ci dipendeva dal fatto che in realt
il pesce non c'era. La pioggia aveva lasciato qualche goccia d'acqua sul
fondo di quell'imbuto scavato nella sabbia. Quanto allo stivale scalcagnato,
alcuni hanno poi pensato che provenisse da un abbandono volontario. Il
granchio-porro, in virt della potenza divina, doveva rinascere dai propri
atomi disciolti. Estrasse dal pozzo la coda di pesce, e le promise di
riattaccarla al suo corpo perduto, qualora avesse annunciato al Creatore
l'impotenza del suo mandatario a dominare le onde infuriate del mare
maldororiano. Le prest due ali d'albatros, e la coda di pesce spicc il volo.
Ma vol verso la dimora del rinnegato, per raccontargli quanto stava
accadendo e tradire il granchio-porro. Costui indovin il progetto della
spia e, prima che il terzo giorno fosse giunto alla fine, trafisse la coda del
pesce con una freccia avvelenata. La gola della spia emise una debole
esclamazione, che esal l'ultimo respiro prima di toccare terra. Allora una
trave secolare, posta sulla cima di un castello, si eresse in tutta la sua
altezza balzando su se stessa, e chiese vendetta a grandi grida. Ma
l'Onnipotente, trasformato in rinoceronte, le comunic che quella morte
era meritata. La trave si plac, and a sistemarsi in fondo al castello,
riprese la sua posizione orizzontale, e richiam i ragni intimoriti perch
riprendessero, come in passato, a tessere la loro tela ai suoi angoli. L'uomo
dalle labbra di zolfo scopr cos la debolezza della sua alleata; perci
ordin al pazzo incoronato di bruciare la trave, e di ridurla in cenere.
Aghone esegu l'ordine severo. Poich, secondo voi, giunto il momento,
- esclam, - sono andato a riprendere l'anello che avevo sotterrato sotto
una pietra, e l'ho attaccato a una delle cime della gomena. Ecco il pacco.
E mostr una grossa corda, arrotolata su se stessa, di sessanta metri di
lunghezza. Il padrone gli chiese cosa facessero i quattordici pugnali.
Rispose che rimanevano fedeli, e si tenevano pronti a qualsiasi evenienza,
se fosse stato necessario. Il forzato chin la testa in segno di soddisfazione.
Si mostr sorpreso, e perfino inquieto, quando Aghone aggiunse di aver
visto un gallo spezzare in due con il becco un candelabro, tuffare a turno lo
sguardo in ciascuna delle due parti, ed esclamare, sbattendo le ali con
movimento frenetico: Non c' poi tanta distanza quanto si pensi, da rue de
la Paix a place du Panthon. Presto se ne vedr la lamentevole prova!. Il
granchio-porro, montato su un cavallo focoso, correva a briglia sciolta in
direzione dello scoglio, testimone del lancio del bastone da parte di un
braccio tatuato, rifugio del primo giorno della sua discesa sulla terra. Una
carovana di pellegrini era in cammino per visitare quel luogo, ormai
consacrato da un'augusta morte. Sperava di raggiungerla, per chiederle
urgenti soccorsi contro la trama che si stava preparando, e di cui era
venuto a conoscenza. Vedrete, qualche riga pi avanti, con l'aiuto del mio
silenzio glaciale, che non giunse in tempo per raccontare loro ci che gli
aveva riferito uno straccivendolo nascosto dietro l'impalcatura vicina a una
casa in costruzione, il giorno in cui il ponte del Carrousel, ancora
impregnato dell'umida rugiada della notte, scorse con orrore l'orizzonte del
proprio pensiero allargarsi confusamente in cerchi concentrici, alla
mattutina apparizione del ritmico frantumarsi di un sacco icosaedrico
contro il suo parapetto calcareo! Prima che esso stimoli la loro
compassione con il ricordo di quest'episodio, faranno bene a distruggere
dentro di s il seme della speranza... Per rompere la vostra pigrizia,
impiegate le risorse della buona volont, camminatemi accanto e non
perdete di vista quel pazzo con la testa sormontata da un vaso da notte, che
spinge davanti a s, con la mano armata di un bastone, colui che
riconoscereste a stento, se non mi preoccupassi di avvertirvi e di ricordare
al vostro orecchio la parola che si pronuncia Mervyn. Com' cambiato!
Con le mani legate dietro la schiena, cammina davanti a s, come se stesse
andando al patibolo, eppure non colpevole di alcun misfatto. Sono
arrivati nella cinta circolare di place Vendme. Sul cornicione della
colonna massiccia, appoggiato alla balaustra quadrata, a pi di cinquanta
metri di altezza dal suolo, un uomo ha lanciato e srotolato una gomena,
che cade fino a terra, a qualche passo da Aghone. Quando si abituati, una
cosa si fa in fretta; ma posso dire che costui non impieg molto tempo ad
attaccare i piedi di Mervyn all'estremit della corda. Il rinoceronte aveva
saputo ci che stava per accadere. Coperto di sudore, apparve ansimante
all'angolo di rue Castiglione. Non ebbe neppure la soddisfazione d'iniziare
il combattimento. L'individuo che scrutava i dintorni dall'alto della
colonna, caric il revolver, mir con calma, e premette il grilletto. Il
commodoro, che mendicava per le strade dal giorno in cui era iniziata
quella che considerava la pazzia di suo figlio, e la madre, che era stata
chiamata la fanciulla di neve a causa del suo estremo pallore, sporsero il
petto per proteggere il rinoceronte. Inutile premura. La pallottola for la
sua pelle, come un succhiello; si sarebbe potuto credere, con una parvenza
di logica, che la morte dovesse apparire infallibilmente. Ma noi sapevamo
che in quel pachiderma si era introdotta la sostanza del Signore? Si ritir
con dolore. Se non fosse ben provato ch'egli non fu troppo buono per una
delle sue creature, compiangerei l'uomo della colonna! Questi, con un
colpo secco del polso, ritrae a s la corda con la sua zavorra. Posta fuori
asse, le sue oscillazioni fanno dondolare Mervyn a testa in gi. Costui
afferra svelto con le mani una lunga ghirlanda di semprevive che unisce
due angoli consecutivi della base, contro cui urta la fronte. Porta via con
s, nell'aria, ci che non era un punto fisso. Dopo aver ammucchiato ai
propri piedi, in forma di ellissi sovrapposte, gran parte della gomena, in
modo che Mervyn resti sospeso a met altezza dell'obelisco di bronzo, il
forzato evaso, con la mano destra, fa assumere all'adolescente un
movimento accelerato di rotazione uniforme, su un piano parallelo all'asse
della colonna, e con la sinistra raccoglie le spire serpentine del cordame,
che giacciono ai suoi piedi. La fionda sibila nello spazio; il corpo di
Mervyn la segue ovunque, sempre allontanato dal centro dalla forza
centrifuga, sempre conservando la propria posizione mobile ed
equidistante, in una circonferenza aerea, indipendente dalla materia. Il
selvaggio civilizzato molla a poco a poco, fino all'altra cima che trattiene
con fermo metacarpo, quella che a torto somiglia a una barra d'acciaio. Si
mette a correre intorno alla balaustra, tenendosi con una mano alla
ringhiera. Questa manovra produce l'effetto di cambiare il primitivo piano
di rivoluzione della gomena, e di aumentare la sua forza di tensione, gi
cos considerevole. D'ora in poi, essa rotea maestosamente in un piano
orizzontale, dopo essere passata successivamente, con insensibile
avanzamento, attraverso numerosi piani obliqui. L'angolo destro formato
dalla colonna e dal filo vegetale ha i lati eguali! Il braccio del rinnegato e
lo strumento omicida sono confusi nell'unit lineare, come gli elementi
atomici di un raggio di luce che penetri nella camera oscura. I teoremi
della meccanica mi permettono di parlare in questo modo; ahim!
risaputo che una forza, aggiunta a un'altra forza, genera una risultante
composta dalle due forze primitive! Chi oserebbe sostenere che la fune
lineare non si sarebbe gi spezzata, senza il vigore dell'atleta, senza la
buona qualit della canapa? Il corsaro dai capelli d'oro, all'improvviso e
nello stesso tempo, arresta la velocit acquisita, apre la mano e lascia la
gomena. Il contraccolpo di questa operazione, cos contraria alle
precedenti, fa scricchiolare la balaustra fin dento le giunture. Mervyn,
seguito dalla corda, somiglia a una cometa che si trascini dietro la coda
fiammeggiante. L'anello di ferro del nodo scorsoio, luccicando ai raggi del
sole, induce anch'esso a completare l'illusione. Nel percorso della sua
parabola, il condannato a morte fende l'atmosfera fino alla riva sinistra, la
supera grazie alla forza di propulsione che suppongo infinita, e il suo
corpo va a sbattere contro il duomo del Panthon, mentre la corda stringe
in parte con le sue spire la parete superiore dell'immensa cupola. sulla
sua superficie sferica e convessa, che somiglia a un'arancia soltanto per la
forma che si vede, a ogni ora del giorno, uno scheletro disseccato che vi
rimasto appeso. Quando il vento lo dondola, si racconta che gli studenti del
quartiere Latino, nel timore di una sorte simile, pronuncino una breve
preghiera: si tratta di voci insignificanti, a cui non siamo affatto tenuti a
credere, capaci soltanto di mettere paura ai bambini. Tiene tra le mani
contratte qualcosa come un gran nastro di vecchi fiori gialli. Dobbiamo
tenere conto della distanza, e nessuno pu affermare, malgrado la
testimonianza della propria buona vista, che si tratti realmente di quelle
semprevive di cui vi ho parlato, e che una lotta ineguale, iniziata nei pressi
dell'Opra nuova, vide staccare da un piedistallo grandioso. vero tuttavia
che i panneggi a forma di mezzaluna non vi ricevono pi l'espressione
della loro definitiva simmetria nel numero quaternario: andate voi stessi a
vedere, se non volete credermi.