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[] Sono stato tra i pi prolifici redattori di Medicina democratica Movimento di lotta per la salute, organo

ufficiale dellomonima Associazione fondata da Giulio Maccacaro, della quale il quarantennale nel 2016
ha rischiato di evaporare in autocelebrazione piuttosto che stimolare una solida riflessione indispensabile
ad un rilancio ormai indifferibile. [] Il vero e solo direttore della Rivista sempre stato Luigi Mara. La
rivista stata la sua creatura prediletta fino agli ultimi giorni di vita, quando si trovato costretto a
difenderla strenuamente. E anacronisticamente. Ma per decenni quelle riunioni di redazione, in quella
catacomba di cantina di via dei Carracci a Milano, hanno rappresentato lunica forma organizzativa di
Medicina Democratica: i rari congressi si riducevano ad una specie di rimpatriata di fedeli e i direttivi erano
meno di una formalit. E cos che di fatto, senza alcun titolo ufficiale, Luigi Mara ha guidato per quaranta
anni Medicina Democratica plasmandola []. Tant che i ruoli di Presidenza, per Statuto, li aveva voluti
privi di competenze se non quella di rappresentanza legale. []

Il mio sodalizio con Luigi, meno giovane di dieci anni, era avvenuto precedentemente allaffermarsi
dellassociazione di Maccacaro. Eravamo leader nei rispettivi consigli di fabbrica Montedison di Castellanza
e Spinetta Marengo, e ci ritrovavamo alle frequenti assemblee nazionali del sindacato dei chimici, CGIL e
FULC, entrambi negli interventi con posizioni assai critiche contro la deriva sindacale, dunque spesso e
volentieri in minoranza nei congressi e a contestare i contratti nazionali firmati da Sergio Cofferati in ascesa
verso la segreteria nazionale della CGIL. Luigi tra le tante qualit (e qualche difetto) non eccedeva in ironia,
sempre serioso, e quindi mi rimasto impresso lepisodio di quel convegno a Milano: conclusa la relazione
di Sergio Garavini (ala sinistra di PCI e CGIL) mi grid Cazzo applaudi, batti le mani tu che le hai. Alle riunioni
sindacali che tenevamo in prevalenza allIstituto Donegani di Novara, ospiti di Carla Cavagna, era
impressionante questuomo, che annotava educatamente con le protesi gli interventi di chiunque fosse
anche un asino (deve aver riempito un tir di appunti in sessantanni di attivit), mi stupiva ogni volta
quando infine riusciva, dopo ore di discussioni scientifiche e politiche, a dettare, comprese le virgole, parti
intere della Piattaforma rivendicativa dei cinque consigli di fabbrica (Castellanza, Spinetta Marengo,
Novara, Rho, Milano), documento che avr poi risonanza anche europea come (in gran parte inascoltato)
segmento completo del Piano di settore della chimica e della ricerca italiana al quale puntava il PCI in
area di governo. Per i miei limiti tecnici, imparavo, mi ponevo domande, cercavo soluzioni fra gli esperti di
Spinetta, e alle riunioni seguenti intervenivo. Guarda sto Balza, esclam ironicamente ad un certo punto
Luigi, le cose non le dice tutte subito ma ogni volta aggiunge pezzi importanti. Su Sapere, che a luglio 78
pubblica il documento, dunque c anche la mia firma. Memorabile il convegno su La ricerca chimica in
Italia nellimmenso salone della mensa a Spinetta Marengo, dove convennero pur in una giornata record di
nebbia i Consigli di fabbrica di tutto lo stivale e soprattutto facemmo a turni partecipare tutti, nessuno
escluso, i 2.000 lavoratori dello stabilimento, compresi gli operai degli appalti. []

Eravamo uomini del movimento e dunque ci ritrovavamo spesso alle manifestazioni e sui palchi in giro per
lItalia inquinata, non pi in veste sindacale: io auto-emarginato in CGIL e Luigi addirittura espulso col suo
gruppo di Castellanza: di conseguenza, ben presto entrambi affrontammo le rappresaglie aziendali sempre
pi pesanti, compreso il tentativo di licenziamento (senza tanta solidariet dallinterno di Medicina
democratica, a dire il vero). Eravamo mobilitati (avendo inevitabilmente i sindacati ma anche gli operai
contro) a fianco delle popolazioni per lAcna di Cengio, la Farmoplant di Massa Carrara, la Montedison di
Marghera, lEternit di Casale Monferrato, il Tav in Valsusa ecc. E a scriverne sulla rivista, strumento di
riflessione ma soprattutto di lotta (la mia rubrica fissa era titolata Fabbrica e ambiente. Ad Alessandria si
era scomodato perfino Bolzani lamministratore delegato di Montefluos-Ausimont e Luigi ovviamente non
manc a darmi man forte quella sera che presentai allopinione pubblica larticolata piattaforma
rivendicativa dellOsservatorio ambientale della Fraschetta che, tra i suoi capitoli, comprendeva anche
quello che diventer finalmente nel 2008 il capo di imputazione del processo in Corte di Assise:
lavvelenamento doloso delle falde e la dolosa omessa bonifica. E ad Alessandria rest sempre vicino,
accanto ai Movimenti []
Conservo quelle mail di peso storico, mie e di Mara, e con pi affezione le precedenti lunghe lettere di Luigi
con quella inconfondibile grafia, non cera elettronica, neppure telex a portata di mano, nei primi tempi si
rubava laccesso ai telefoni della Montedison. Le lettere riguardavano principalmente la scaletta della
Rivista in corso di preparazione, per la quale egli chiedeva contributi in ogni parte dItalia e allestero. La
Rivista stata per decenni lorgano ufficiale e il distintivo allocchiello di Medicina Democratica, lo
strumento pi importante, anzi lunico strumento operativo assieme allattivismo locale di alcuni sacerdoti
del verbo di Maccacaro. Mara si intestardito a volerla mantenere negli anni 2000 comera stata dai suoi
esordi. La qualit dei contenuti e le eccellenze delle persone in Medicina Democratica, espresse per decine
di anni, avrebbero meritato, in confronto a tutte le organizzazioni ambientaliste, un riscontro ben maggiore
di adesioni e di influenza pubblica. Ci non avvenuto. Il rischio di condannarsi a nicchia. Nicchia di
anziani. Cause concorrenti: lallontanamento dai Movimenti, la radicalit dei contenuti e i limiti della
comunicazione. Stante la sacrosanta irrinunciabilit dei contenuti originali, occorreva intervenire sul
sistema di comunicazione prima che fosse troppo tardi. [] a cominciare dalla realizzazione della Rivista
non line di Medicina democratica Movimento di lotta per la salute. [] Il Blog di Alessandria un
esempio. [] Ma forse stato [un errore] inevitabile se vero che la Rivista altro non che lo specchio
dellAssociazione, della sua natura. Infatti Il primo errore non scaricabile tutto addosso a Mara, ma va
distribuito fra altri, me compreso.

Torniamo indietro di 40 anni. Quando Giulio Alfredo Maccacaro mor, l'Italia non aveva ancora il Servizio
sanitario nazionale, non era passata la legge 180 di Franco Basaglia per l'abolizione degli ospedali
psichiatrici, n la 194 che legalizzava l'aborto. Tutto ci accadr nel 1978, solo un anno dopo la morte di
Maccacaro e due anni prima di quella di Basaglia. Pionieri assoluti, due personalit geniali, mal sopportate
dalla comunit scientifica, in ambiti diversi hanno lasciato un segno nella storia della sanit italiana: si
muovevano su quel terreno indefinibile chiamato il sociale partecipando ai Movimenti degli anni 60 e
70 che rimodellavano la societ italiana. Mentre Basaglia eliminava i letti di contenzione, Maccacaro
affrancava la medicina dal ghetto accademico dei baroni. Anticipavano sui tempi della legislazione italiana
ed europea. Maccacaro, classe 1924, ancora studente prese parte alla Resistenza, medico, docente
universitario, polemista, protagonista in campo internazionale per le sue ricerche di microbiologia, genetica
e biometria, dedic un'intensa attivit alla costruzione di una medicina democratica, anche collaborando,
fondando e dirigendo importanti riviste e collane editoriali.

Anno 2016, si celebra il quarantennale di Medicina democratica Movimento di lotta per la salute, ma
quanti hanno riletto la relazione da Giulio Maccacaro pronunciata in apertura del convegno costitutivo di
Medicina Democratica tenutosi a Bologna il 15-16 maggio 1976? E ancora attuale per quanto databile nel
linguaggio: della tradizione del movimento operaio, del pensiero marxista, della resistenza e della
liberazione? Un linguaggio estremista, inteso per come puntualizzava Maccacaro: meditatamente
estremista se vero che in medicina e per Medicina Democratica l'unico e sacrosanto estremismo la salute
collettiva e che questa non pu darsi senza reale partecipazione. Dunque salute collettiva come
condizione e sostanza di quella individuale. Dunque partecipazione, intesa come centralit della lotta per
la salute collettiva nello scontro di classe, come lotta per la salute, imperniata sulla prevenzione, che non
separa il campo sanitario da quello sociale, che deve insomma sempre trovare Medicina Democratica a
dare ogni appoggio, ogni contributo - di forze, di idee, di critiche - ai consigli di fabbrica, ai consigli di zona,
ai comitati di quartiere, ai collettivi e ai movimenti nei quali si esprime la volont di base delle masse.
Insomma la natura di Medicina Democratica deve consistere sempre e solo nellessere lei stessa
movimento di lotta, Movimento di lotta per la salute.

Questa lattualit del pensiero di Maccacaro sui rapporti con i Movimenti, al di l del famoso decalogo
degli impegni chiari ed esplicati ed altrettante scelte di azione il cui fattore comune la partecipazione.
Con questi connotati, su questa linea nacque Medicina Democratica Movimento di lotta per la salute.
Nacque da una grande ricchezza di lotte, di esperienze, di volont collettiva e individuali. In quaranta anni
pu mancare il rischio di mutazione genetica? Al Congresso di Firenze del 2015, nella cartellina spiccava
un documento della Sezione di Alessandria, peraltro commentato in aula dalla sua responsabile, Barbara
Tartaglione (la quale, lungimirante, rifiut la candidatura di Presidente o Vicepresidente con la motivazione:
non sono in sintonia con il gruppo dirigente). Attenzione, nellimpostazione congressuale e anche nelle
argomentazioni personali di molti si coglie una mutazione. Non solo una questione di mancato
rinnovamento generazionale, sembra che Medicina Democratica voglia diventare un centro studi e
consulenze di eccellenza e soprattutto studio legale, con gli specialisti (anzianotti) al suo interno che
frequentano processi e conferenze. Definirsi Movimento di lotta dovrebbe significare: sentirsi
omologhi, parte dei Movimenti italiani, uno fra i tanti, possibilmente il pi interattivo, il propulsore
dellunit dazione (la costruzione di un soggetto unitario nazionale dei movimenti). Poi, di lotta per la
salute: salute non pu intendersi sanit, bens in una comprensione pi vasta che va dalla
prevenzione primaria al servizio sanitario nazionale, dalla fabbrica allepidemiologia, dalla non delega
alloccupazione delle case.

Insomma Medicina Democratica non una associazione di medici, consulenti e conferenzieri. Tanto
meno pu trasformarsi in Studio legale. I processi penali poco si confanno alla natura di Medicina
Democratica che predica la prevenzione. Celebrano fatti compiuti, risarciscono (poco e non sempre) disastri
e morti compiuti, condanne lievi e tante prescrizioni, con numerose sentenze vergognose. Non servono
neppure come deterrente a non compiere reati. Neppure generano bonifiche degne di nome. Dunque
sono sentenze inutili sul piano della prevenzione (e addirittura del risarcimento: Eternit docet, Solvay ecc.).
Dal punto di vista del "Movimento di lotta per la salute" questi processi si svolgono senza le Sezioni, senza
mobilitazioni e partecipazioni popolari, fuori dalle aule giudiziarie non ci sono assedi di manifestanti, gli
echi dei processi sono scarne note di cronaca giudiziaria. I Movimenti invece non si affidano alla Giustizia, i
NoTav piuttosto frequentano le aule di giustizia in veste di imputati. Anche i ricorsi amministrativi non
riempiono di entusiasmo ma almeno si fanno prima dei misfatti compiuti, cercando di bloccarli, di
prevenirli. Spesso sono accompagnati da mobilitazioni popolari: ne abbiamo viste e ne vediamo tante nel
territorio, ad Alessandria noi partecipiamo, come emerge dal Blog, perch riteniamo sia la missione di
Medicina democratica. I processi penali abbiamo verificato come vanno a finire. Qui, sono state pi
produttive come risultati ambientali le denunce pubbliche fatte nei decenni anche se pagate sulla pelle
(Montedison, Solvay, Michelin) e le grandi manifestazioni che hanno bloccato le decisioni degli Enti locali
(inceneritori, "biomasse", discariche, depositi nucleari, falde ecc.) Insomma meglio provare ad agire
prima, piuttosto che concentrarsi sull'attivit risarcitoria penale come sta invece intensificando da alcuni
anni la dirigenza nazionale di Medicina Democratica, paragonandoci ad una macchina da processi.

Lallarme al Congresso fu dunque pronunciato in termini perentori: il rischio che Medicina Democratica da
Movimento di lotta per la salute diventi movimento di conferenze per la sanit e con attivit prevalente in
campo risarcitorio legale. Su questo secondo aspetto si inser il bubbone della sentenza Solvay-Ausimont
della Corte di Assise di Alessandria: [].Scandalosa secondo la Sezione territoriale: sul libro Ambiente
Delitto Perfetto avevamo prefigurato lesito del processo in linea con la sciagurata giustizia italiana in
campo ambientale [] Da Alessandria gridammo inascoltati: Medicina Democratica, se vuole essere
Movimento di lotta per la salute, di lotta, deve smetterla di considerare soddisfacenti le sentenze che
condannano per il reato di "colpa" quando invece si tratta di "dolo". Non si pu punire in egual misura chi
sversa un bidone in un fosso e chi per decenni, coscientemente, ammazza quanti lavorano dentro e fuori le
fabbriche. Nel codice italiano, certo non punitivo neppure in campo ambientale, i reati per "dolo" sono
previsti, fin dal codice Rocco, eppure inapplicati perch la giustizia di classe. Medicina Democratica non
deve farsi complice, deve gridare alto "vergogna", non deve accontentarsi, non deve servirsi per
autofinanziarsi di sentenzuole per colpa, non uno studio legale, deve denunciare quella magistratura che
prona al potere, non ci si pu nascondere dietro il "meglio di niente" "poteva andare peggio". Altrimenti
non cambier mai la magistratura, peggioreranno anche le leggi: esempio la Legge ecoreati, vedi il giudizio
Guariniello su il nostro libro "Ambiente Delitto Perfetto. Gridammo talmente inascoltati che lavvocato
Laura Mara comunic di aver deciso, senza confronto con la Sezione di Alessandria e il Direttivo, di chiedere
in Appello la conferma della sentenza assolutoria di primo grado e di non ricorrere contro i risarcimenti
alle vittime peraltro neppure interpellate ovvero terrorizzate che avrebbero rischiato i loro patrimoni
personali, in clamoroso contrasto con il Pubblico Ministero e gli altri avvocati e indebolendone il ricorso a
tutto vantaggio di Solvay.[]

In questa tristissima vicenda di stupro politico ci sono, vero, responsabilit personali, di una presidenza
che andrebbe rimossa come chieder al Congresso. Ma non basterebbe: purtroppo la struttura apicale di
Medicina Democratica che induce a disconoscere il ruolo e i diritti delle Sezioni territoriali, senza le quali
per perdi la caratteristica di Movimento di Lotta. La questione Sezioni il grosso problema che ha di
fronte Medicina Democratica. [] La vicenda processuale di Alessandria il paradigma del preoccupante
stato di salute di Medicina Democratica. [] Ho proposto una rivoluzione a 180 gradi in Medicina
democratica, ho messo in discussione tutta la vecchia organizzazione e le obsolete strutture, il ritorno ai
valori originali e allo spirito dello Statuto (la nostra Costituzione!): 10 proposte radicali per trasformare una
decadente aristocrazia anzi monarchia in una democrazia, una patetica gerontocrazia in democrazia diretta,
partecipata, dal basso, con la trasformazione di una struttura apicale in una federazione di Sezioni
territoriali con ruolo dirigente, con la sistematica consultazione dei Soci tramite Internet, referendum
consultivi e deliberativi, a disegno di una Medicina Democratica moderna, democratica, Movimento di
lotta, n associazione di medici n studio legale n accademia scientifica, men che mai una macchina da
processi". Ebbene []

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