Sei sulla pagina 1di 799
P. Mazzaldi M. Nigro C. Voci Dipartimento di Fisica Galileo Galilei Padova Vol. I ELETTROMAGNETISMO — ONDE SECONDA EDIZIONE EdiSES P. Mazzoldi - M. Nigro - C. Voci FISICA — Sevuuda edicivie Copyright © 1991, 1998, EdiSES s.r. i 9876543210 2002 2001 2000 1999 1998 Le cifre sulla destra indicann il mumero e Vanno dell ultima ristampa effertuata ‘A norma di legge, le pagine di questo volume mon possono essere forocopiate 0 ciclostilate 0 comungue riprodotte con alcun mewo meccanico. La casa ceditrice sarebbe particolarmemte spia- conte di dover promuovere, uuu iueiu, azioni legali verso coloro che arbitra- riamiente non st adeguano a tale norma. L'Editore Fotocomposizione: EdiSES s.:.1. ~ Napoli Fotoincisione: Centro DMS — Napoli Stampato presso la Sograte s.r. — Zona Ind. Regnano Citta di Castello (PGi — Tel. 075/8518004 perconto della LdiSES — Napoli Via Nuova San Rocco 62/4 — P.co Soleado Tel, 081/7441706-07 Fax 081/7441705 ISBN. &¥ 7939 192 > indice generale Capitolo1 Forza elettrica. Campo elettrostatico 1.1 Cariche elettriche. Isolanti e conduttori 1.2 Strumura elettrica della materia 13 Misura delle cariche elettriche. Legge di Coulomb 1.4 — Campo elettrostatico 1.5 Campo eletrostatico prodotto da una distribuzione continua di carica 1.6 Linee di forza dei campo elettrostatico 1.7 Moto di una carica in un campo elettrostatico. Espenenza di Rutherford 1,8 Determinazione della carica elementare. ‘espenenza ai Millikan 1.9 Commenti conclusivi Capitolo2 _Lavoro elettrieo. Potenziale elettrostatico 21 Lavoro della torza elettnca, ‘Tensione, potenziale 2.2 Calcolo de) potenziale elettrostatico 23 Energia potenziale elettrostatica 2.4 I campo come gradiente del potenziale 2.5 Superficie equipotenziali 26 — Rotore di un campo vertoriaie Teorema di Stokes. Applicazione al campo eiewrostatico 2.7 I1dipoio elettrico 2.8 — Powenciale di un sistema di cariche nell" approssimazione di dipolo 2.9 La forza su un dipviv eieurico Capitolo3 La legge di Gauss. 3.1 Flusso del campo eletuico, Legge di Gauss 3.2 Aicuuc applivacioui e wuseguence della legge di Gauss 3.3 Campy elettustatice nellintorue i uno strato superficiale di carica 34 Legge di Gauss in forma differeziale. Divergenza di un campo vetioriale Eguazioni di Maxwell peu Pelctuustativa, Equazioni di Poisson e di Laplace 29 29 31 35, 45 51 3.6 Riepilogo sulle operazioni di gradiente, rotore, divergenza Capitolo4 —_Conduttori. Energia clettrostatica 4.1 Conduttori in equilibrio 42 Capacita di un conduttore isolato 4.3 Conduttore cavo. Schermo elettrostatico 4.4 Sistemi di conduttori 45 Condensatori 46 — Collegamento di condensatori 4.7 Energia dei campo eletrostatico 4.8 Energia di un sistema di cariche 4.9 Forza tra le armature di un condensatore. Pressione elettrostatica Il metodo delie cariche immagini ‘Funziom armoniche. Problem di Dirichlet CapitoloS —__Dielettrici 3.) Lacostante dielettnica 5.2 Polarizzarione dei dieletrici 5.3 Campo elettrico prodotto da un Gielettrico polarizzato 5.4 Campo eettrico ail interno a un dielettrico polarizzato 5.5 Bquazioni generali dell'elentrostatica in presenza di dielettrici..I vettore induzione dielentrica \ 5.6 Dipendenza della polarizzazione ai campo eieurico, iiezzi isorropi € anisotropi 5.7 Discontinuita dei campi sulla superficie di separazione tra due dielettrici 5.8 Campo elettrivo all"imerno di una cavita in un dielettrico 5.9 Leweigia ciewusuatica nei dieieurict 5.10 Meccanismi di polarizzazione nei diciewivi isouopi 5.11 Lacostante dielettrica dei liquidi, Equazione di Clausius-Mossotti 5.12 Cenno ai meccanismi di polarizzazione 86 89 89 1 93 98 101 104 108 Ml us 120 128 127 127 130 13) 134 135 4iv_Indice generale Capitolo6 Corrente elettrica 6.1 Conduzione elettrica 6.2 Corrente elettrica 63° ‘Legge di conservazione della canca. 64 66 Resistori in sen € in parallelo 6.1 Forza elettromotrice. Legge di Ohm generalizzata 68 Il generatore Van der Graaf 69 — Cancae scarica ai un condensatore attraverso um resistore 6.10 Leggt di Karchhott per le ret elenriche 6.11 Alcuni circuiti particolari in corrente contintia 6.12 Calcolo della resistenza di conduttori tidimensionait 6.13 Conduzione elettrolitica 6.14 Pile e accumulatori Capitolo7 Forza magn ‘Campo magnetic 7.1 Primi fati sperimentali sull'interazione magnetics 7.2 Linee di forza del campo magnetico. Legge di Gauss per il campo magnetico 7.3. Forza magnetica su una carica in moto 7A Forza magnctica su un conduttore percorso da corrente 7.5 Momenti meccanici su circuit piani Principio di equivalenza di Ampere 7.6 Espressioni di forza, momento ¢ lavoro tramite il flusso magnetico 7.8 Esempi di moti di particelle cariche in campo magnetico uniforme Capitolo 8 Sorgenti del eampo magnetico, 81 Campo magnetico prodou de una corrente 8.2. Calcoli di campi magnetici prodotti da circuiti particolari 8.3. Azioni elettrodinamiche tra circuiti 84 Legge di Ampére 85 Flusso tra circuiti, Antoflusso 8.6 Proprieta del campo magnetostatico nel vuoto, 8.7 Potenziale vettore RR Te rracfnrmarioni dei enmpi elettrici Regime di corrente stazionaria Modelo classico della conduzione ‘eletttica-Legge di Ohm Legge di Ohm per condutton metalic. Resistenza elettrica. Effetto Joule e magnetici 161 16 164 166 168 m1 Vy 181 186 188 192 195 208 212 214 218 280 252 258 261 263 267 Capitolo9 _Propriet magnetiche della materia 9.1 Magnetizzazione della materia 9.2 Permeabulita magnetica e suscett vita magnetica 9.3 Correnti amperiane e magnetizzazione 9.4 Equazioni generali della magnetostatica. 1 campo Hi 9.5 Discontimuita dei campi sulla superficie 4i separazione tra due mezzi magnetizzati, ‘Campi all’interno di una cavita 9.6 Confronto wa le legyi dell eleutrostatica e della magnetostatica in mezzi omogenei indefinits 9.7 Sostanze ferromagnetiche 9.8 Circuiti maznetick 9.9 Elettromagneti, magneti permanenti 9.10 Couenti eletuiche © momenti magnetici atomici Feuie miiuscupiva Uassive del diamagnetismo € del paramagnetismo 9.12 Ceuny alla teutia del feromagnetismo Capitolo 10 Campi elettrici e magnetic vaviabiti net tempo 10.1 Legge di Faraday del!’induzione clettromagnetica 10.2 Origine fisica della forza elettromotrice indotta (0.3. Applicazioni delle legge di Faraday magnetico 10.5 Autoinduzione 10.6 Energia magnetica 10.7 Pressione magnetic, Forze su corpi magnetizzati 10.9 Energia magnetica di circuiti accoppiati 10.10 Corrente di spostamento, Legge di Ampere-Maxwell 10.11 Equazioni di Maxwell Capitolo 11 Oscillazioni elettriche. Correnti alternate Oscillazioni smorzate in un circuito RLC Oscillazioni permanenti in un Circuito RLC 113. Cireniti in corrente alternata. Impedenza 11.4 Metodo simbolico per i circuiti in cnrrente alternata Alcune applicazioni Potenza in regime alternato Generatori e motor’ 269 269 2 274 289 292 295 302 307 313 366, 366 371 374 382 387 392 395 Problemi di Elettromagnetismo Guida alla risoluzione dei problemi di Elettromagnetismo. Risultati numerici Capitolo 12 Fenomeni ondulatori 12.1 Descrizione di un'onda. Equazione differenziale delle onde piane 12.2 Richiamo sulle onde elastiche 123 Onde piane armoniche 12.4 Analisi di Fourier 12.5 Onde longitudinali. Onde trasversali Polarizzazione 12.6 Onde sulla superficie di un liguido 12.7 Propagazione dell’energia. Intensita di unonda 12.8 Intensita delle onde sonore. Battimenti 12.9 Onde in pit dimensioni 12.10 Pacchetti d’onde 12.11 Velocita di fase e velocita di gruppo 12.12 Béfetto Doppler. Onda d’urto Capitolo 13 Onde elettromagnetiche 13.1 Onde elettromagnetiche piane 13.2 Polarizzazione delle onde elettromagnetiche piane 13.3. nnergia di un’onda elettromagnetica piana, Vettore di Poynting 13.4 Quantita di moto di un'onda elettromagnetica piana, Pressione di ragiazione 13.5 Onde elettromagnetiche piane, sferiche. cilndniche 13.6 Radiazione elettomagnetica prodotta da un dipolo elettrico oscillante 13.7 Radiazione emessa da una carica elettrica in moro acceierato 13.8 Radiazione emessa dagli atomi. Diffusione della luce 13.9 Propagazione di un’onda elettromagnetica jn un mezzo dielettrico. Dispersione 13.10 Onde eletromagnetiche nei conduttori i3.44i Eiftew Doppier. Bifewo Cerenkov 13.12 Spettro delle onde elertromagnetiche 13.43. La velocita della fuce Capitolo 14 Rilessione e rifrazione 14.1 Introduzione 142 Teorema di Kischboff. Principio di Huygens-Fresnel 143° Le leggi della riflessione ¢ della rifrazione 144 Intensita delle onde elettromagnetiche 14.5 _ Riflessione e rifrazione di onde elastiche 399 420 443, 443 446 457 459 461 463 465 468 474 480 483 490 490 495 498, 02 309 ou 314 518 528 531 536 539 539 342, 560 146 147 148 149 14.10 Indice generale _v Propagazione di mn’onda piana elettromagnetica in un mezzo anisotropo Applicazioni della birifrangenza Birifrangenza elettrica, magnetica e meccanica Attivita ottica Riflessione su una superficie metallica Capitolo 15 Interferenza 15.1 15.2 153 15.4 15.5 Somma di onde, Fenomeni di interferenza. Sorgenti coerenti ¢ incoerenti Interferenza prodotta da due sorzenti Caso delle onde hertziane e delle ‘onde sonore Interferenza di due onde iuminose, Esperimento di Young Applicazioni del metodo di Young Interferenza prodotta da N’ sorgenti coerenti Interferenza delle onde luminose su lamine sotili Interferenza con riflessioni e trasmissioni multiple Onde stazionarie in una corda tesa ‘Onde stazionarie in una colonna di gas Onde eletromagnetiche stazionarie. Esperienza di Hertz ‘Onde stazionarie bidimensionali e tridimensionali, Radiazione di cavita Cavith risonanti. Guide d’onda Capitolo 16 Diffrazione 16.1 16.2 10.3 10.4 16.5 16.6 16.7 168 169 16.10 Fenomeni di diffrazione di Fraunhofer e di Fresnel Diffrazione ad una fenditura rettlinea Ditirazione ad un foro curcolare e da pare di un disco opaco Limite oi nisoluzione delle lent Reticolo di diffrazione Powere dispersivo e pothre risolutivo di un reticolo di diffrazione Spemtroscopia con il reticoio i diffrazione Fenomeni di diffrazione di Fresnel Olografia Diffracione dei raggi X Capitolo 17 Ottica geometrica 17 172 173 175 Leygi della riflessione e della trasmissione Definizioni e convenzioui Specchi Lenti sottili 562 567 574 315 377 578 578 581 587 594 597 602 611 612 618 620 622 627 631 631 632 636 038 641 644 647 051 655 658 vi_Indice generale 17.6 Lenti spesse. Sistemi diottrici centrati_ 677 Capitolo 19 Proprieta degli elettroni 177 Aberrazioni 681 nei solic A 17.8 Strumenti ottici. L'occhio 683 19.1 Introduzione 4 179. Dispersione. Prisma 686 19.2 Strutura elettronica degli atomi 1A 37.10 Di principio di Fermat 689 19.3 Legami nelle molecole e nei solidi, 17.11 Note¢ commenti 690 Bande di energia 730 - 19.4 Il gas di elettroni liberi di Fermi 736 19.5. Gas di eletirom all'interno di un reuco!0 Capitolo 18 Proprieta corpuscolari cristalline TAL ¢ ondulatorie della radiazione 19.6 Condutton e isolanu, Semicondutton 743, e della materia 692 19.7 Superconduttivita 7149 18.1 Introduzione 692 19.8 Effetto Volta, Effert termoelertrici 752 18.2 Radiazione termica. Corpo nero 692 18.3 Legge di Planck 0% Frobiemi di Onde 57 18.4 Effeto fotocletrico 698 Guida alla risoluzione dei problemi 18.5 Effexo Compton. Produzione di copie 102i Onde, Risultati numerici 769 18.6 Righe spettrali. Modelo di Bohr. Livelli energetici 707 Indice anallitivw 783 18.7 Onde materiali. Relazione di de Broglie ns 18.8 Il principio di indeterminazione nT les] ro les) 5 x Fs) | O S - 2 ts 3 | — NM - ra a ° Forza eletirica. Campo elettrostatico 1.1 Cariche elettriche. Isolanti e conduttori ‘Tra le interazioni fondamentali esistenti in natura la prima ad essere scoperta e studiata quantitalivamnente & stata linterazione gravitazionale, responsabile di gran parte dei fenomeni che si osservano su scala macroscopica nell universo. 11 moto dei piuneti attomno al sole come i moto rispetto alla terra. sia di un corpo qualsiasi che di un satellite artificiale, sono regolati dalla legge di Newton che fornisce, peril ‘moduio delta forza gravitazionale, | espressione mm; Fey: a.) due corpi di masse m, € m,, postia distanza r molto grande risperto alle dimensioni dei corpi stessi, interagiscono con una forza attrattiva la cul intensita é proporzio- nale al prodotto delle masse ¢ inversamente proporzionale al quadraio della di- stanza. Le masse dei corpi, da cui dipende I"interazione, possono essere assunte eguali alle masse inerziali, cio’ a quelle che compaiono nelle legge del moto ma, La cosiante y = 6.67 « 10°" Nm*/kg*, che descrive I'intensita dell'in- terazione. & universale: il sno valore @ indipendente sin dal valore che da qualciae: altra caratteristica delle masse interagenti. Alcune conseguenze importanti di (1.1) sono esposte nel capital § del primo volume Un’altra interazione fondamentale, che gioca wn ruolo essenziale nella costitu- zione della materia, ® quella elettromagnetica, le cui leggi vennero formulate in ‘modo quanttativotrala fine del settecento ela meth dll ottocento. Un aspetto par- agnetica la forza clettrica: le sue proprict2 costi tujscono l'argomento de primi capitoli di questo volume ‘L’osservazione di fenomeni legati alla forza elettrica, ovveio di natuia cletica, risale al settimo secolo a.C., quando si scopri che I'ambra, ’ebanite e altri materiali, ‘strofinati con un panno di lana, acquistano la proprieta di attvare coxpuscoli leggeri, uali granelli di polvere e pagliuzze. Queste osservazioni, tramandate inalterate per vuliac veuii seuvli, youneiu 1iprese nei sedicesimo secoio da W. Gilber ii quaie, aura- verso un'analisi sistematica, individud tutta una serie di sostanze. dal diamante al vettu ello zolfo, che presemtano lo stesso comportamento. gh chramo elentrizzatii materiali che acquistavano la propriet& di attirare i corpuscoli leggerie forza eletri ca a forza che si manifestava (dal termine electron. che é il nome greco dell ambra) Oggi noi attribuiamo le forze in parola a cariche eletrriche. che preesistono nei Compt e che passano da un corpo all‘altro durante lo strofinio, per cui i corpi eletriz- zati si chiamano anche elettricamente carichi Questi corpi che si caricano per strofinio sono detti isolanti. in quanto capaci di trattenere la caricaelettrica, mentre altri, come ad esempio i metallie il corpo umiano stesso, non trattengono la carica e sono detti conduttor in effetti, se proviamo a stro- finare con un panno una bacchetta di metallo, constatiamo che esso non sielettrizza TI metodo dell'elettrizzazione per strofinio pud essere applicato sistematica- di Newton 2 Forza clenrica Camp elenmasiatico ‘mente aun gran numero di materialiisolanti, tra cui anche materiali sintetici attual- mente disponibili (bachelite, plexiglass, materie plastiche in generale), con i segnent risoltati che rivestono carattere generale: a) esistono due specie di materialiisolanti, quelli che si comportano come il vetro fe quelli che si comportano come la bachelite: b) ta due bacchette elettrizzate della medesima specie (entrambe tipo vetro 0 ‘entrambe tipo hachelite) ci manifesta sempre mina forza repulsive: ©) tra due bacchette clettrizzate di specie diversa (una tipo veto ¢ T’altra tipo Bechatne bachelite) si manifesta sempre una forza attrattiva 4) una forza attrattiva si manifesta in ogni caso tra la bacchetta di isolanteeil mate- riale con cui é stata clettrizzata per strofinio. Da questo insieme di fatt sperimentali si deduce che esistono due diversi tipi dt che eompare curivie eiewivhe, pos vouverci P sulla superficie delle sostanze tipo veiro quando vengonoclettrizzate, mentre é stata chiamata negativa la catica che vompate sulla superficie delle sostanze tipo bache- lize. Possiamo allora sintetizzare cos i risultat precedenti: 1) due corpl isolant carichi entrasnbi pusitivamente o entrambi negativaments si oC cf respingono: ee 2) un corpo ssolante canico positivamente € uno curivy neyetivanrente Si attrageo Figura 12 no; 3) nel processo di carica perstrotimo due corp, a bacchett di isvlante eil panne acquistano sempre una carica di segno oppost. Lacarica che si accumula per strofinio sugliisolanti si mantiene per tempi cou- siderevoli, specialmente se ’aria nel! ambiente in cui si opera é secca. Tnvece, come abbiamo gi rilevato, non @ possibile canicare per strofinio una bacchetta di metallo enendola in mano, come si fa con le bacchette di isolante. Gli (a6) effetti di elettrizzazione si osservano perd se la bacchetta ci metallo é sostenuta da ‘un supporto di materiale isolante ein tal casoil comportamento dei metallié simile a quello degli isolanti, ‘L’assenza di elettrizzazione se non si adotta la suddett precauzione si spiegacol fatto, gi ricordato, che i metalli il corpo umano sono conduttori cio® permettono il movimento della carica eletrica accumulatasi durante lo strofinio, a differenza di quanto avviene negli isolanti. Dal punto di vista di questi esperimenti hanno carat- teristiche di conduttori anche il svolo. svariati Liquid tra cui !'acqua e anche I'aria umida, Allora. dalla baccheuta di metallo tenuta in mano € strofinata la carica si sperde (malin rapidement) nel enrpo mano e, se possibile. nel suolo: analoza- ‘mente. in una giomnata umida un corpo isolante carico mantiene meno facilmente la carica, che tende a disperdersi entamente) nell aria conuttrice verso corpi citeo- stant Las EC) ees @) d G | aa Lielettroscopio a foglie Leletroscopio a foglie 2 il primo stramento costruito per rivelare e riconoscere Jo stato (relativo) di carica. Ess0 8 costituito da due foglioline metalliche molto sot- tili, d’or0 0 di alluminio. sospese ad una asticciola metallica. Allo scopo di prote; gere ie fogiie da movinenti lone q Contenute in un involucro di vetro; Iasticciola esce dall'involucro attraverso un \appo di ottimo materiale isolamte, ad esempiv andra. ‘Se si tocca con una bacchetta carica l'estremita dell'asticciola, le due foglie acquistano dalla bacchetta tramite I'asticciola tna data curica, dello stesso segno. per cui tendono a divergere. L'equilibrio statico di ciascuna foglia (Fig. 1.4), carat- tenzzato da un certo angolo ch detlessione a, si raggnunge quando & nuiia ia risui tante delle forze agenti sulla foglia, come discuteremo nell’esempio 1.4. Lo stru- ‘mento pud essere. completato da una scala graduata per la misura dell’ angolo a L’elettroscopio permette di riconoscere il segno relativo della carica dei corpi ~Se.ad esempio tocchiamo I" elettroscopio precedentemente caricato con wna carica _-di:un dato segno con una bacchetta carica con lo stesso segno la deflessione delle foglie aumenta, mentre se la carica della bacchetta & di segno opposto la deflessio- _ne diminuisce. 12 Struttura elettrica della materia | fenomeni descritt finora si spiegano in modo coerente con Iipotesi della pree- sistenza deiie cariche eieuriche nei curpi, ovvero Cun T'iputesi cue i custiwuemi cie- ‘mentari della materia possiedono carica elettrica, Per le nostre considerazioni possiamo dire che la materia stable che ci circonda (compi terrestri pianeti, la nostra galassia) & formata da tre costituenti elementari. i protone p, il neutrone n,l'elettrone e. Lamassa del protone, entro qualche permille, & eguale alla massa del neutro- nee vale m, = mi, = 1.67 - 10 kg; la massa dellelettrone & m, = 9.11 + 107 kg, circa 1840 volte pid piccola della massa del protone e del neutrone (i valori precisi sono dati nella tabella 1.1 del paragrafo 1.3) ‘Sulla base dei dati sperimentali attuai il protone e il neutrone hanno dimensioni dell’ordine di 10°" m, cio® del femtometro, unita che infisica nucleare & anche chia- mata fermi. Con imezzi di indagine attualmente disponibili si pud affermare che le dimensioni dell’elettrone sono inferiori a 10°"” m: esso ci appare puntiforme, cio’ privo di struttura interna (su questo argomento ritorneremo nell’esempio 4.19), La carica elettrica dell’elettrone é Ia pid piccola osservata sperimentalmente: essa ® chiamata carica elementare ed ® indicata con -e: il segno evidenzia I’assun- Zione che la carica dell’elettrone sia negativa. Il protone ha una carica positiva + e, fegnale in valor agcolute a quella dell’alaticane. il nentrane invece ha eariea eletiri- ca nulla neutro). I carattere elementare della carica dell'elettrone & suffragato, oltre che dal- Pesperimento di Millikan (paragrafo 1.8), anche dal fatto che tutte le particelle subatomiche orservate hanno una carica che, in valore assoluto, &eguale alla carica elementare e oppure & multipla intera di questa. Questa situazione si esprime dicen- do che le carica cletrica’ una grandenca guanticoata 1 tre costituenti si ageregano in strutture che si chiamano atom. Precisamente. lun certo numero di protoni e neuuoni, egati dalP inter acione forte (an altro tipo di interazione fondamentale esistente in natura) costituiscono il nucleo del!'atomo, che risulta quindi caricu positivaiente, attorno al nucleo si nuove un certo numero dielettroni, sotto I'azione elettrica attrattiva esercitata dal nucleo. La configurazio- ne a) questi eiettroni é determinata daite ieggi detia meccanica quamtistica ed & caratteristica del tipo di atomo ‘La composizione di un atomo ¢ descritta da due numen — il numero atomico Z che d& il numero di protoni ed elettroni esistenti nel- Yatomo; il numero di massa A = Z +N, somma del numero Z di protoni e N di neu- troni che formano il nucleo dell” atomo. Poiché il numero di proton’ in ogni atomo? eguale al numero di elettroni la cari- caclettrica totale, somma delle singole cariche, € nulla eV'atomo & newtro. Le propriet& di massa di un atomo sono rappresentate dal numero di massa A; in effetti oltre il 99.9% della massa di un atomo & concentrato nel nucleo. Le dimen- sioni dei nuclei variano da 10°" m (nuclei leggeri) fino @ 10" m per i nuclei pit | Stromura eletica della materia zZ ‘Ariba Carica elementare Numero atomico Z Numero di massa A 3 : 4 Forza elenrica. Campo eletrostatco pesanti; si trovato sperimentalmente che ilraggio di un nucleo atomic dato con buona approssimazione dalla formnla RoAAY=-con La dipendenza da A 2:proprio quella attesa per una distribuzione uniforme di massa nel nucleo (si veda Tesempio 4.18). Ie dimensioni degli atomi sono dell’ordine di 10-"m ecoincidono con Jo spazio entro cui si muovono gli elettroni in pancolare dalla configurazione degli Z elettroniattomo al nucleo dipendono la capacita di un atomo di legarsi ad altri atomic quindi le sue proprieta chimiche Gili elettroni di un atomo, specialmente quelli periferici, sono pi o meno legati al nucleo: da cid deriva la differenca tra material isolanti e conduttori. Negliisolanti alicleuroni sono ben vincolat al nucleo e non possono spostarsiatraversoil corpo: ii isvlanti wow uaspurtauy faviimcuic fa vaiiva. Modi locale, quale lo srofinio con un panno, si pud far passare, nei punti di contatto, un certo numero n di eletoni e yuind una eatica—q = ~ne da un corpo Cad csempio una bacchetta di vetro, ad un corpo C;.il panno; C; risultacarico negativamente nei ‘punt di contatto con C; e tale carica non si muove verso alure cone di C.Invece in Cy nei punt di contatto& presente un eccesso di carica positiva g = ne. Nel caso di :solant po bachelite 1 proceso avviene in senso contrario(C acquista eieuroni da Cy). In conclusione un processo ch carica per strofinio & un processo in cut vengono Lacarica elettrica separate, attraverso un agente meccanico, delle cariche (elettoni) ¢ trasferite da & quantizzata un corpo ad un altro. Si noti che lo spostamento riguarda un numero intero di elet- troni, cic® la carica trasferita pud assumere solo valori multipli interi della carica clementare, in accordo al fatto che la carica elettrica @ quantizzata Prima dello strofinio la carica del panno e della bacchetta erano entrambe nulle: tutti jcorpi sono neutri, perché ogni atomo costituente della materia & neutro. Dopo Jo strofinio i} panno e Ja bacchetta hanno acquistato una carica eguale ed opposta, ‘manel suo complesso la carica totale del sistema panno + bacchetla ¢rimasta nulla. Cuesta proprieta fondamentale di tuti i processi in cui compaiono cariche elet- Principio di conservazione triche ® nota come principio di conservazione della carica ed t verificata senza nes- della carica sima eceevione sia sn scala macrnscopica che su. scala atomica subatomica. L’enunciato & il seguente: in un sistema elettricamente isolato la somma algebrica di tute lecariche rimane castante nel tempo ovvero si conserva. Quando ad un atomo vengono aggiunti o tolt elettroni si forma rispettivamente " 8 positive, in par fenamen di cottraviane di Tone positivo elettroni di chiama ionizzazione. Gli atomi dei metalli hanno la proprieta di essere facilmente ionizzabili: uno o pid elettroni degli strati pid esterni della configurazic- ne elettronica si comportano come elettroni liberi e le propriett conduttrici dei ‘motalli sono dovute proprio a questo gas di elettrani di conducione che si possono muovere liberamente nel corpo. Se ad cescupiv iorchiany ou wna bavtetta di ve conduttore isolato, cio? non in comtatto con la terra, nel puntodi contattoalcuni elet- twoni dei conduuore soue F'azioue della forza attrativa evercitata dalla Catica posi= tiva si trasferiscono sulla bacchettae il conduttore appare carico positivamente ( cosi che si carica I'elentroscopio a foglie). Come vedremo in seguito 'eccesso di carica del condutiore si distribuisce su tutta la superficie del conduttore e non nel suo interno, Quando il conduttore non & isolato, essendo per esempio collegato a terra trami- teil corpo dello sperimentatore che lo sostiene con una mano, la canica si distnibu- sce ancora su tutta la superficie di conduttore disponibile, ma essendo la superficie della terra preponderante ne consegue che tutta Ia carica si disperde sulla terra il conduttore appare scarico. Figura 15 Misura dele cance eletnene, Legge &i Coulomo Induzione elettrostatica ‘Supponiamo ora di avvicinare una bacchetta carica positivamente ad un elettro- scopio senza toccario: osserviamo che le foglie divergono. Sottol'azione della cari- ca positiva un certo numero di elettroni liberi del conduttore si porta sull’estremita superiore dell’asticciola e sulla parte pid Jontana, le foglie, esta un eccesso di cari- ca positiva. Se la bacchetta é carica negativamente, gli elettroni simuovono verso le foglie. su cui compare un eccesso di carica negativa. Allontanando la bacchetta si ripristinano le condizioni iniziali, le foglie si richiudono. Uin‘analisi piti accurata. ovvero una spiegazione che rimandiamo al capitolo 4 sulle proprieta dei conduttori, permetterebbe di verificare che ad una estremita & comparsa glohalmente una carica g ¢ alata una carica~g. cioé che la carica tota- Jedel conduttore @ nulla come all’inizio delI’esperimentoed é nulla anche la carica a Questo processo di separazione della carica, caratteristico dei conduttori, é noto come indusione elettrostatica. Il processo 2 statico, cio comporta una situazione di equilibrio con cariche ferme, come tutti i fenomeni che stiamo descrivendo, in ‘quanto l'accumulo di elettroni su una estremitd, che avviene molto rapidamente, impedisce per repulsione elettrica un ulteriore arrivo di clettroni, Si pud ottenere per 7 1 mod. dnttore, seguente. ‘Solwoponiano ad induzione cletwustatica, con una vaticainducente per esempio negativa, un conduttore. Colleghiamo.con un filo metallicoil conduttore azerra,che in figura indicata con il simbulo universalmente adowato, 1! conduttore.¢ la terra costituiscono un unico conduttore e quindi la carica dello stesso segno di quella nducente compare nei punt pili jontani Ga questa, cioe suijaterra, Se aquest puny siinterrompe il collegamento e si allontana la carica inducente. il corpo rimane cari- co di segno opposto # questa (ciot positivamente neil’esempio consideraro) ela carica si distribuisce su tutta la superficie del conduttore E chiaro che anche nei processi di carica dei condutton vale sempre il principio di conservazione della carica del sistema complessivo; se il processo avviene per contatto si ha un trasferimento di m elettroni da un corpo all'altro, se avviene per induzione si ha una separazione di carica (spostamento di elettroni) che pud diven- tare permanente, ma la carica totale finale & sempre eguale a quella iniziale. caiica pormancate a0 un conduttore ise! 1.3 Misura delle cariche elettriche. Legge di Coulomb ‘Come abbiamo visto nel paragrafo 1.2 i costituenti dell atome hanno carica pari alla carica elementare 0 sono neutri cI’atomo stesso & neutro. Di conseguenza per un corpo qualsiasi, che & composto di atomi, la carica totale. pari alla somma alge~ brica di wue ie vativite eiementasi preseuii nei Lpo,sisuia nosimaiuraie aah corpo ® neutro. Con metodi opportuni, alcuni dei quali abbiamo descritto in prece- denza, ¢ pero possibiie efferware trasferimenti di carica tra corpi per cui la cation totale di un corpo pud risultare posiriva.e si dice che il corpo 8 carico positivamen- 1e, oppure negativa. e si dice che i! corpo & carico negativamente Per misurare operativamente la carica elettrica dei corpi carichi si stabilisce innanzi tutto di considerare egualt m grandezza e segno due cariche se queste, poste alla stessa distanza da una terza. agiscono su di essa con una forza eguale e dello stesso verso: si considerano eguali e di segno opposto quando. nelle stesse condi zioni. le forze risultano eguali in modulo, ma di verso opposto. Un possibile meto- do di misura indicato nell esempio 1.3. Figura 1.7 Induzione elertrostaticn Figura 1.8 {6 Forza cletrica. Campo eletrostaico Figura 1.9 Legge di Coulomb Figura 1.10 ‘Unconfronto tra cariche si puo effettuare anche con I'elettroscopio descritto nel paragrafo 1.1. Se ammettiamo, come giustificheremo nell’esempio 4.12, che quan- do portiamo a contatto un conduttore carico con un elettroscopio questo acquista una carica proporzionale alla carica del corpo, diremo che due corpi hanno la stessa carica quando, posti suecessivamente a contatto con T’elettroscopio scarico, fanno deviare le foglie dello stesso angolo. Una carica sara maggiore di un’altra quando fara divergere le foglie di un angolo maggiore dell alta. Tconfronto tra due cariche diverse in modulo pud diventare quantitativo solo se siconosce Iespressione della forza con cui interagiscono le cariche elettriche. La formulazione precisa della legge della forza elettrica ¢ dovuta a Coulomb. il quale esegui nel 1785 una serie di misure sistematiche per stabilire la dipendenza della forza tra due cariche dai valori g, e.g» di queste ¢ dalla loro distanza r ‘Coulomb utilizzd la bilancia di torsione mostrata schematicamente in figura 1.9 edeseritta nel paragrafo 7 4 del prima valnme Tina somile asta igalante arizzantale 2 appesa al centro ad un file di quarzo, di cui é nota la costante elastica di torsione k, Ad una estremita dell asta fissata nna piccola sfera condurtrice che porta nna cari- allaltra estremita é fissato un opportuno contrappeso per garantie I'orizzon- talith, Nel piano orizzontale contenente ’asta posta una seconda sferetta con cari- cag,, adistanza rda q,. Per effetto della forza tra g, €q,1'asta, se si ha cura di nen- ‘eguaglia il momento della forza clettrica, In sostanza il valore di I” & dedotto dalla misura di 6 ‘Variando i parametsi in gioco, tra cui i valori delle cariche con un metodo che descriveremo tra breve, Coulomb stabili che due cariche puntiformi q,€ gz, poste a Giswanzatr, imeragiscono con una forza F, direwz secondo ia ioro congiungeme, di modulo ora Fo: (12) 1a forza cio & direttamente proporzionale alle cariche e inversamente proporzio- nale al quadrato detia distarza, Usserviamo subito che la struttura di (1.2) €identi- ca.a quella di (1.1): la caratteristica pid peculiare 2 che sia la forza gravitazionale che quella elettrica sono inversamente proporzionali al quadrato della distanza. Ri- cordiamo inoltre che il metodo di Coulomb fu applicato nel 1798 da Cavendish all interazione gravitazionale tra sfere massicce con lo scopo di determinare il valo- redella costante 7 nella (1.1), La precisione raggiungibile nell’esperimento di Coulomb & limitata da varie cause. Volendo stabilire una legge per due cariche puntiformi occorre che le dimen- sioni delle sferette siano piccole rispetto alla loro distanza, per poter approssimare Jadistanza tra idue corpi estesi con la distanza trai loro gentri, Perd non si pud dimi- nuite di molto il raggio delle sferette perché in tal caso, come vedremo nel paragrafo 4.1. snlla lore snperficie 0).1aforza ha lo stesso verso diu. cio’ repul- siva; se invece q € go hanno segno opposto (9 qq < 0) F ha verso opposto ad uw, ® attrattiva. In accordo con il principio di azione ereazionelaforzache go esercitasu = : ge-F. Tntendncinma in sistema di cenmlinate eartesiane in oni la carica 9 si trava nel Ta. al punto P di coordinate x, y, z la carica go nel punto Po (xo, Yo, Ze). La distanza tra le td cariche, cio? il medula del vettore r~PP,, 2 meee 1 2V G30 ; Gaile : a Figura 1.12 Lecomponenti della forza F sono di conseguenza 149 m2 Hoo Pera eae oe ane A ei (Go- xP + Qo—y P+ oz 1940 _Sor¥ | Jory (1.10) ame Pr Ame [ax + (eV + eZ pat [G-2) + 0-9 + Go: Accenniamo soltanto al fatto che, vista la simmetria sferica del problema, sarebbe pitt adauo un sistema di coordina poiari con cen in F, dove si uovaiacarica g; ie Figura 1.13 F ha solo componente radiale. data da (1.7), e manifesta chiaramente il suo carattere diforza centrale (per le proprieta general delle forze centralirimandiamo al paragrafo 2.23 del primo volume). Naturalmente, sia la struttura di (1.9) che la caratteristica della forza di essere centrale non dipendono dal sistema di riterimento sceito, \ Esempio 1.1 L’elettrone ¢ il protone in un atomo di idrogeno si trovano 2 una distanza media =0.53 10" m, che coincide con le dimension) dell" atomo. Calcolare I'intensiti della forza gravitazionale e della forza eletrica tail protone eT'elet- Da (1.1) dai dati della tabella 1.1 woviamo: 6.67 - 10°" 9.11 - 10°" 1.6710 ceo acm 3.61:10°N | | | | Soluione | | 10 Forza eletrica. Campo elenrostatico | 2, suras. 1007 pe = IPS IO 2 5.20-10"N aner (053-10 I rapporto F/F, 2.3 - 10° evidenzia che a livello atomico la Yorza gravitazionale € | completamente trascurabilerispetio alla forza eletrca. Si deve a quest‘ultima la forma- | Zione e la stabilita degh atom e quinat ceula materia. Esempio 1.2 ‘Un uomo di massa m = 70 kg, isolato da terra, possiede una carica ~ q che, per queste ‘considerazioni, pensiamo concentrata in un punto a distanza r= | m dal suo}0. Sul suo10 2 posta una carica g, a distanza r da — g. Calcolare il valore di q per cui le forza elettrica ‘wa Je cariche e par at peso del! woo, Soluzione Dobbiamo celcolare g dall'eguaglianza | re pereui = VER & mg? =276- 104C. Poiché la carica negativa & portata dagli elettroni, vuol dire che I'uomo ha sul suo corpo un eecesso di elettroni: 216-104 73-10 elewroni quest hanno Ia massa N m, = 1.58 - 10" kg, del tutto trascurabile rispetto ella massa, dell'uomo! possedessero cariche anche piuttosto piccole, la forza elettrca maschererebbe comple tamente la forza gravitarionale Del resto la forza gravitazionae. alla quale si deve Ia formazione delle galassie, delle stelle e dei pianet, ha potuto manifestars nella storia dell'universo solamente dopo che Ia forza elettrca aveva terminato la sua opera e cioé aveva formato gli atomi neutn par- tendo dai protoni, neutroni ed elettroni, costtuenti elementari della materia stabil, sissies btieeaeeeeet te taeeaetaeae eeaeianana ntact che ge i compi non fossens nevi, met Esempio 1.3 Una sfereta condunrice molto eggera, di massa m =2 102 ks, possiede una carica | ao=2- 10" C ed sospest ad un filo lungo I. Una secondasféreua condutice con une Carica g= 5" 10° C viene avvicinaa 8 g,. Quando la dstnza ta cent dig qo vale cin angola che il filo forma con la vertcale vale 6. Calcolae 8 Soluzione Alequilibsio abbiauy 1s siwazione indicts in figura 1.14: le rsuhante R dle forze | peso. dll fora cletica agent sug divetta lung il filo, bilanciata dalla tensioned | \ n 1910 107 2 108 Oy eco Oa ul Fo Tnerng DOE 0 10-41%; con approsimazione 6 =tg@rsuta 0 10.3. Peranto, finché'ango gure ua foe prone ecore metmo ivenore a f0"= C1743 rai, pasta sciveie | Campo eletrostaico 11 Mg ae 4n&mgr £ | in cui 'angolo& espresso in radiant. La relazione tra Iangol di devizione della cari £ | cay el valore della carca che provoca la deviaione & incare,a part dstanza. = ¥ | Letgoto 6 puoessere dedoto dao spostamentod = 10 della estes qu ae | Sulla base i quanto desent si pud cost un srumento per confontare loro dve PR cecicow sulin bane ve snes a uw now, una tiga soa Crea POO essere fatta se 2 nota gp, che potrebbe essere determinata con il medesimo strumento ponendo 9 ~ go La sensibilita non é elevata: se si apprezza il decimo di grado (0.1° = 1.75 107 rad) si commette un errore relativo superiore all'1%. che per tina carica di 10-7 C vuol dire : 10° C. Di questo ordine di grandezza @ anche il valore minimo di carica che in pratica Figura 1.15 si pu pensare di misurar. J Esempio 1.4 | Due sferette conduttrici eguali, di massa m e carica q, sono sospese ciascuna ad un filo ‘ungo f; an equilibno i fii sono dispostisimmetricamente risperto alla vertical, ciascu- no ad angolo @ . Calcolare la relazione esistente tra qe @ ed estendere i risultato all equilibrie delle fogle di un elettoscopio. | Soluzione ‘La distanza tra le cariche in equilibrio @ r: | 1.3. ciascuna earie sta in equilihrin alPanenie, sen6; come abbiamo visto nell’esempio F. @ 1 4 RemgQloendy 1e6 1 send Vaname 6 F, La relazione tra g e @ non é lineare, nemmeno nell’approssimazione di angoli piceoli T risultato pud essere esteso, in prima approssimazione, alle foglie di un elenroscopio se | ci immagina che Ia carica di ciaseuna foglia sia concentrata nel centro, a distanza / del punto di sospensione (in realta la carica si distribuisce su tutta la superficie della fogli). 1.4 Campo eleiirosiatico Le forze clettriche agenti su una carica gp dovute alle cariche circostanti si som- mano come vettori: vige ciok il principio di sovrapposizione, detto anche principio i indipendenza delle forze simultanee, che esemplifichiamo nel caso pitt semplice. Consideriamo tre cariche puntiformi, fisse in un sistema di riferimento inerzia- 1e, qi .42go-Lacaricag, esercita separatamente la forza F, su qo ¢ lacarica g,eser- cita la forza F; ; quando entrambe le cariche sono presenti la forza F su go & data dalla somma vettoriale di F, ¢ F;. Per ciascuna forza vale una formula tipo (1.9); se indichiamo con r, er: rispettivamente la distanza dag, age edags age econ, € u, irelativi versori, uscenti dalle cariche, possiamo serivere ia di sovrapposizione 0 0 aucune fee “ eae 1 Feb) +h=—— ou ou, We gee ane Fi any 8 a ae z : La forza elettrica su una carica puntiforme qo. risultante delle forze esercitate da © di cariche puntiformi y,, si oie yoursaliceautiy (1.17) Con Figura 16 et eae 12 Forza elensica, Campo eletrostatico Campo elenrostatico Fer, Figura L17 Figura 1.18 owio significato dei simbsli: Questi risultati sono verificati sperimentalmente e confermano il carattere vet- toriale della legge (1.9). Nella (1.12) abbiamo messo in evidenza che la forza risultante esercitata su go & proporzionale a g5. 14 granderza vettoriale F pat a.13) 9% viene chiamata campo elettrostatico, Pid precisamente: 1! campo elettrostatico ‘generato in un punto dello spazio da un sistema di cariche ferme é definito come la {forza eletrica risuliante F che agisce su una carica di prova gy posttiva posta in ‘quel punto divisa per la carica qo stessa. ‘Nei casi concreti Ja carica di prova qy pud perturbare la distribuzione originale. non potendo questa essere formata da cariche esattamente puntiformi, ciot prive di struttura. Se ad esempio Je cariche g, sono portate da sferette conduttrici, gy pud alterare fa distribuzione della carica sulla superficie delle sferette tramite il fenome- no dell'induzione elettrostatica. Se invece le sferette che portano leq; sono di mate- riale isolante, gp non pud spostare le cariche presenti sulle sferet, ma pud tuttavia produrre dei microspostamenti locali tramite il fenomeno della polarizzazione dei i, che etainrema nel capitol § Da un punto di vista teorico Ja definizione (1.13) diventerebbe quindi pit precisa sei facease tendere a zer0il valore di qo , cos da far scomparire la perturhazione pro- dotta da qy .Poiché al tendere a zero di gp tende a zero anche Ja forza su go ilapporto E= lim G70 G Timane finitv. Tu pratica & sulficieute che qo sia moto piccola rispetto a ciaseuna delle q In base a(1.13}, (1.9), (1.10) i] campo prodotto da una carica puntiforme q, nel punto P (x,y,z )@dato da 4 ia) ha Je componenti cartesiane a 4n& (enh +-yF+ Eu Gy % yoy Ane [e-xP+-yh+ Ey Oe % caer B, .2= é - 4n& [x-xP+0-yP + ‘Da(1.14)si deduce che se la carica g, ® positivail campo é uscente da.q, ,men- tre sela carica q, & negativa il campo 2 entrante in q, Analogamente si ottiene da (1.12) il campo generato da un sistema discreto di cariche puntiformi: 1 i EGy9-5 —— 4 . (6 Ane TF i Le componenti cartesiane si scrivono, generalizzando (1.15), Gi E, &,¥,2)= Z -— y= 5 ara E,(my.2)= 2 - —— > a7) 4m (ex) +-yP + G2 4 ru 4m& [(x-x)'+O-yF + (2-2) Quesic foumuic anetuuy bene in evidenza come, fissato un sisterna Gi Carine, si possa associare ad ogni punto P (x,y,z) un valore del campo elettrostatico E (x,y, 2), indipendentemente dalia presenza di una carica di prova qa . Quando go Viene posta nel punto P essa risente, secondo (1.13), della forza F (x,y,2)= qo E(a,y,2) (1.18) La (1.18) pud essere interpretata dicendo che il sistema di cariche #la sorgente del campo elettrostatico E: la carica qy interagisce con questo subendo la forza F; Vazione elettrica tra cariche, che & una azione a distanza, avviene attraverso il campo. Del resto la stessa interpretazione viene data all'azione gravitazionale attra- verso I'introduzione del campo gravitazionale G, come é discusso nel paragrafo 5.3 del primo volume, | ‘Unitd di misura una carica, si misura in newton/coulomb (N/C). Vedremo in seguito un unita i misura equivalent pit utlizata nella pratca. Esempio 15 | ‘Tre cariche positive eguali q, = g: {ero di lato J. Calcolare la forza elettrica agente su ognuna delle cariche e il eampo elet- 43= 4 sono fisse nei vei di un tiangoloequila- | trostatico nel centro del tiangolo. | | Soluzione Per caloolare Ja forza che agisce su una delle cariche, ad esempio su q;, calcoliamo i spi E, ©B, prodotti da yy c yp nol panto 7s (la casica ys fuuge da cariva di prove}. Essendo gs equidistante da g,€ g: , in modulo a Asie te | 4nel | i i i | dae ee acl ame pe tae ae we ! Campo clerrostaico 13 Figura 1.19 Campo eletrostatico di un insieme discreto di cariche 14 Forza elentica, Campo eletrostatico nenti Jungo T’asse x, eguali ed opposte, si annullano nella somma; invece le componen- | | Bobs tay = Bis E+ E+ 2b By cos Ov" La forza F che agisce su g)= 9 vale FeqsE= | to sso iin spd otenre dt | | | Il vincolo che tiene ferma ciascuna carica deve esercitare una forza eguale ¢ contraria centro C del tiangolo equilatero & equidistante dai vertici, per cui i moduli dei campi E, , E; , E; generati dalle tre cariche eguali ne] centro sono egual. | tre vetton sono isposti come i lati di un triangoto equilatero e quindi | E+E +E=0 | i eampo nl centro milo. Se ponessimo in Cuna earica essa non rsentirebbe dale na fora resterebbe in equilbe Gnetaile) 15 Campo elettrostatico prodotto da una distribuzione continua di carica Abbiamo gia rilevato che le cariche di interesse nei problemi elettrostatici corri- spondono a un numero molto grande di cariche elementari: inoltre nella maggior parte dei casi pratici questecariche non sono concentrate in un unico punto, oin una ‘nella cpazin ean nna hen deter- minata geometria. ‘Tali distribuzioni spazial di cariea sononaturalmente sorgenti di un campo elet- trostatico: nelle normali applicazioni non si interessati tanto alla conoscenza del campo locale che esiste in prossimita di ciascuna carica, campo che d’altra parte non sarebbe né calcolabile, per elevato numero di contributi tipo (1.14), nérileva- bile pet imientainerie, quauiv piutiusiv al cumpo medio nei punti distant dalle cari che, punti dai quali la distribuzione di carica & vista come una distribuzione conti- rua, La distanza in questione, che pud essere anche piceola dal punto di vista macro scopico, deve essere molto grande rispetto alla distanza media tra Je cariche ele- ‘mentari, che € dell'ordine dt 10" m. \ ‘Se la carica distribuita in un corpo C avente il volume 7 si definisee la densi spaziale di carica p(x’, ,z mediante la (yz )dt ayy Densita spaziale di carica eo iy’ dz'¢il volume elementare, intorno al punto del corpo di coordina- tex’,y', 2 in cui @contemutalla carica dg. La carica totale posseduta dal corpo & data dall'integrale payz)dt (1.20) iB ‘estesea tutta il valime: in generale la dencita pm eccere variahile da punto a punto. i gaprsere st ‘Campo eletrostatco prodott da una disuibuzione continua di catica 15 i campo elettrostatico prodoto dalla carica infinitesima da in un punto P (x. v. 2) distante r da dg si scrive utilizzando (1.14) in quanto dg approssimabile a una Carica puntiforme per questo calcolo: dg 4ner pat aE (x,y,z 4ner con u versore della direzione orientata cha va dadg a P. Iicamporrisultante nel panto P Gx,.2)si caleola come in (1.16), ricorrendo al principio di sovrapposizione: poi cché perd la somma & estesa a un numero infinito di contributi infinitesimi, essa si riduce a un integrale vettoriale esteso a tutto il volume T: E(,y,2)= WORT mal, Le componenti di questo campo sono: mn Ane), [-x P+ Q-y P+ plx.y' E, Ganz. 1 | PG @=y Jar ay 4a), [(x-x P+ -y P+ Ex Oye Px yz) (ez!) de dy’ det [a-x + 0-¥ mo La (1.21) @ una formula di carattere generale che, almeno in linea i principio, oncante di paleolare il campa in agni punta P (x. y, 2), ficeata la diersihivione di carica caratterizzata dalla densita p (x, y', 2 ). Notiamo che nellintegrazione il (oP deve essere considerato fisco: le variabili di integrazione sono le coordina tex,y',<' dei pumti dove si trova Ia carica Come abbiamo accennato nei paragrafi precedenti ¢ come spiegheremo in seguito, in alcuni corpi la carica tende a portarsi sulla superficie occupando una sot- ome di spossorc trasc sto ¢ in casi analoghi la distribuzione di carica pud essere vista, per il calcolo del Campo, come una disuibuzione supesficiale di carica, Le (1.19) ¢ (3.20) son susti- tuite da dg=o(,y.z)dZ , g=l oy Z)dd , (1.23) dove 6 sichiama densita superficiale di carica e dS & area della superficie infi- nitesima, intomno al punto di coordinate x,y’, =’. su cui é distribuita la carica dg. Un‘ulteriore possibilita & che la carica sia distribuita lungo una linea. in genera- Je curva, nel qual caso abbiamo aya deercrat , g=[aeryerd 24 Aba densita lineare di carica ¢ dl é la lunghezza del tratto infinitesimo di linea, imorno ai punto di coordinate x’, )",z', ungo cui é distributta ia carica dg. I campi dovuti a distribuzioni superficiali o linear si scrivono rispettivamente SEEN } / Po Paxa Band Figura 1.22 Campo elettrostatico i una distribuzione continua Density supericale i carien Densita lineare di carica 16 Forza cletrica. Campo eletostatico > (1.25) fone BSS aye outy.edae (1.26) aa Come nc! caso tridimensionalc i punto P (x,y,z) ¢fiso nell'integrazione ehe —Jetzy.9avviene sulle coordinate delle distribuzioni di carica = Peer chiarre il significato ¢ uso delle formule ricavate le applichiamo, negli ‘esempi che seguono, ad alcune distribuzioni di carica caratterizzate da un elevato des aeeyaa rao Gi simmesta, i che curisponde, come si vedi, faviide Gi inicgsaciouc Facciamo perd prima alcune precisazioni 1 volume, ja superficie ¢ la linea infinitesimi dr, 43, di vanno intesi suolto pic~ coli rispetto alle dimensioni dei corpi ordinari, ma sempre molto grandi rispetto alle dimensioni atomiche; essi contengono cioe un grandissimo numero di cariche ele- ‘mentari e anche 2l loro livello la distribuzione si assume continua. ‘Le densita p, ¢, 4 nel caso pid generale sono tunzioni del punto, cioe non sono costanti entro il dominio di integrazione. Quando sono costanti si parla di distribu- zioni uniform e valgono le formule pit semplici Figura 1.23 Distribuzioni uniformi dicarica g=pt , g=gE , q=al 27) Tntal casa nei calenli dei campi le densita si partana fuori dal segno di integrale. Unita di misura p:Cim , 0: Chm . A: Chm Esempio 1.6 Un filo di junghezza 2, parallelo all'asse x, possiede una caricag distibuta uniforme- mente su tutta la sua hinghezze. Calcolare il campo elettostatico E nei punt del'asse | del filo (asse y ). DedureI'espressione del campo anche per un filo infinitamente hingo uniformementeearco. Soluzione | La densi lineare i carica,costamc au tuto i ilo, data de (127): = 9/21. Ogni dle en mento di filo di’ ha una catia dq = 2 ds’, secondo (1.24), e produce nel punto P (0, ») Ael?acer, dictate y dal canter del Fle ik camp infnitecinan date da (1 96) 0. = 2H aner ‘Lielemento di carica simmetrico 4 dg repetto al centro del filo produce in P un campo ceguale in modulo e disposto specularmenterispetto al campo prodotto da dg. come mo- strato in figura 1.24; siamo nella tessa simazine discussa nell'esempio 1.5. le compo- —+ | nentix si sommano annoliandosi ele component y si sommano dando il campo in P a : Drax dE(0,y) =a, (0, cos6 u, — 2 » ene Figura 124 ‘contributi infinitesimi, paralleli e concor- || molto dal filo (y >> /), 1a (1.28) diventa Esempio 1.7 | campo elettrostatico sull’asse dell'anello. ponemte x di ciascun elemento dl : Campo elerostaico prodotto da une dstibuzione continua di carice 17 rend db Hi i cote” | pereni | 0.9) cos d6u, DRey 30 29-8, —arccen (IA GEEP}, com panctante, odd il re Pete 2Ray In definitive a E (Q,y)¢ 2 = +2 1.28) | 2nay VOIP saayVSiP | risultato vale in qualsiasi piano passante per I'asse x, sussiste cioé una simmetriacilin- rica, Si verifica facilmente, a conferma del ragionamento basato sulla simmetria, che la com- ponente dE, in P dovuta all’elemento di carica dgé - 4 sendd/ 4 xéy percut! inte- zprale esteso a tutto il filo ¢ null, ‘Osserviamo che il carnpo (1.28) uou presenta la dipendenza 1/7? tipica della catica pun= tiforme, appunto perché ® prodoto da una distribuzione estesa. Se perd ci allontaniamo « enincide con il campo generato da una carica puntiforme @ posta nel centro de! filo: all'aumentare della distanza il filo appare sempre pit piccolo. fino ad essere confuso con tun punto, (Quando il filo @ infinitamente Iungo risulta ! >> y eda (1.28) si ha E@y <<)= 4 a.29) aay” 1 campo eltrastaico generato da un flo indefnto unifornementecaricobperpendi- Tolar foe comune ts tt pnd che ange oo ona supercecinanea gto y | ven il fl come acs. Questa suacion ideale si ealiza in praca con un iodo | Shane fate so unt en can al lama inne dl Tanga del il Una carica g & distribuite uniformemente su un sotile anello di raggio R. Caleolare il Soluzione | La densith di carica, costante sull'anello, #2 = g/ 2 R . Considerati due elementi dl di | anclio, diametralmente opposti,ciascuno con earica dg = Ad! . nei punti dell'asse oi ha | Ja stunzione gi visa pi vl: e component Jngo lass dei camp elementari dows | fe anrardi, mentee quelle perpendionlats 0,2 parallelo e diseorde perx > R) 9 anos E(x o>R)= 4, concorde all'asse a desire ¢ discorde a sinistra, come se la cava fosse concentrata nel ‘centro deli'anello; non si distingue pit, in questa situazione, la struttura delia distribu- Uaeestenaeeanetaeetntatanatanetaeanananaeteanahaieiuiianaiahsiasatanae Beompio 1.8 | Un discn somite di ragsio Rha una carica g distribuita uniformemente su tutta la sua superficie. Calcolare il campo E sull’asse del disco. Estendere il risultato al caso in cuit R tende allinfinito (piano uniformemente carico). Sotuzione La carica € contenuta in uno spessore soutlissimo tra le face del discu (e non su cia | scuma facia): le densita superficial di catica, costante su tutto il disco. & o = q /n | anello, di superficie dS =2 xr dr ecaricadg= ¢dE=2 20 rdr. Questa distribuzio- | ne amulare prndice eullasee, a dlistanza v dl centr, il campo data (1 30) | rar F+¥) ox __rdr 26 fra | 11 campo nsultante s1 otuene sommando 1 contributi degh infiniti aneth ene compongo- 1no il disco. ci integrando I'espressione precedente per r che varia da 0 a R(e x costan- EG) wy. 30) a oeaaae VER Questa & l'espressione del campo per x > 0, dove esso é parallelo ¢ concorde all'ase: 26 perx 0, quello negativo per x <0. Lasciamo come esercizio la verifica che per grandi distanze (x >> R Vi disco & visto come una carica puntiforme q posta nel centro. Quando x tende a 2e70 i limiti destro sinistro del campo sono diversi e valgono rispet. cuvamente Campo clewrostatico prodoto da une disuibuzione continua di carica 19 © 2e (1.32) 26 ‘Nell'atraversamento della superficie carica con densita o il campo subisce la disconti- uit ay | Se ora facciamo tendere P allinfinito, mantenende ¢ costante, otteniamo wn piune indefinito uniformemente carico; il campo elettrostatio, calcolato passando al limite in (1.31), vale rh ase | 2% ed & ortogonale al niano, uscente da esen # eoetante in ogni ponte dello spazio ower come si dice, uniforme. Esso discontinuo nel passaggio da una parte all'atra del piano, con discontinuita (1.33) "Nella pratica si he Jocalmente una situazione tipo piano indefinito quando ci si mete ‘molto vicini ad una superficie carica Pct EE Esempio 1.9 | Calenare il eampa alates te carichi con densita superficiale Puno +o e Paltro—o Soluzione In base alla (1.34) i campi E. ¢ E. generati separatamente dai due piani sono in modu- Jo entrambi eguali a ¢/26) . Utilizzando il principio ¢i sovrapposizione per calcolare il campo risultante E = E, + E. si vede che i campi si sommano nella regione compresa tra due piaui © oi auuuiiany ail'esterno. Ait interno, per xy A:. In x; ex si hanno rispettivamente La disposizione geometrica descrita é utilizzata per ottenere un campo approssimativa- ‘mente uniforme in una regione limitata tra due superficie piene finite: J approssimazio- ‘ne& tanto mighore quanto mnore ¢ la distanza tra le superficie rispetto alle loro dimen- joni; in ogni caso ci si avvicina di pid all'uniformite nella zona centrale. iscontinuité + o/ € e-0/ & Vogliano coucludere questo paragrafo con alcune osservazioni. 1 nsultati ottenuti negli esempi 1.6, 1.7. 1.8 valgono per distribuzioni di carica positiva: se Ta carica fosse neyativa camblerebbe soltanto il verso del campo, che diventereb- be entrante verso le cariche invece che uscente. come si é visto nell'esempio 1.9. Una caratieristica comune degh esempi mostrati é che le distribuzioni di cari- ca sono uniformi. Questa scelta & stata fatta per ragioni di semplicitA analitica, ma nella pratica non é realizzabile facilmente, se non con particolari geomettie. ‘Sempre per ragioni di semplicita analitica ci siamo limitati a distribuzioni di canca lineari e superficiali e non abbiamo fatto esempi di calcoli di campi gene- rati da distribuzioni volumetriche di carica: infatti, anche in condizioni di simme- tia, le integrazioni sono complicate, Vedremo nel paragrafo 3.1 un metodo per Figura 1.29 20 Forza eletica, Campo elenrostaicn | Rin A NAL Ze. I L Cina Figura 130 Figura 1.31 risolvere pit semplicemente sia qualche problema di questo tipo che alcuni degli esempi gid vist 1.6 Linee di forza del campo elettrostatico Liintroduzione del concetto di campo elettrostatico metie in evidenza che lapre- senza di un sistema di caniche, dal caso pi semplice delia singoia carica punifurme al caso pid generale di una distribuzione spaziale, modifica lo spazio circostante nel senso che una carica di prova posta in un qualsiasi punto risente della forza (1.18), attibuita all'interazione con il campo (1.21). artendo da una generica posizione e muovendosi per tratti infinitesimi succes- sivi. ciascun paralleloe concorde al campo elettrostatico in quel dato punto, si ottie- ne una linea che @ detta linea di forza 0 linea di campo : pertanto in ogni suo punto tale linea per definizione & tangente al campo e il suo verso di percorrenza indica il ‘verso del campo. Se si traccia un certo numero di linee di forza siha una rappresen- pi che seguono. (Nel casu di una cativa puutifurine, il cui campo? dato da (1.14), Ie lince di forza hanno direzione radiale con origine sulla carica e sono uscenti da questa se é positi- va, entranti se & negativa. Si vede dalla figura 1.30 che le linee di infiviscono mau mano che ci si avvicina alla sorgente de] campo ¢ cid indica che l'intensita del campo & crescente. ‘Come esempi successivi consideriamo due cariche puntiformi eguali in valore, ma di segno opposto (sistema detto dipolo elettrico che studieremo nel paragrafo 2.7), € due cariche puntiformi eguali in valore e segno (positive nella figura 1.31). Gi 2 questo punto sono evidenti tutte le propriet2 delle linee di forza. Olire alle prime dine gid enninciate del compe in ttto lo spazio, come vadeemo negli ecem. 4) una linea di forza in ogni suo punto tangente ¢ concorde al campo in quel punto; ) le linee di forza si addensano dove l'intensita del campo @ maggiore; abbiamo che: 6) le linee di forza non si incrociano mai, in quanto in ogni punto il campo & efinito mnivocamente e non pmd avere dine direvioni distinte: 4) Je linee di forza hanno origine dalle cariche positive e terminano sulle cari- che negative, qualora ci siano solo catiche di ui stesso segno le linee di forza si chiudono all'infinito; ‘ ©) nel caso di cariche di segno opposto, ma eguali in modulo, tutte le linee che partono dalle cariche positive si chiudono su quelle negative, alcune passan- do eventualmente per I'infinito: se invece Je cariche non sono eguali in ‘modulo, aleune lines terminano o provengono dall'infinito, come nella figu- ¥a1.32(+ 9-4/2). Un campo uniforme é rappresentato da linee parallele (costanza di direzione e verso) ed equidistant (costanza del modulo). ‘Tali sono Ie linee del campo di un piano indefinito uniformemente carico (esem- pio 1.8), mentre nel caso dei due piani dell’ esempio 1.9 le linee hanno questo anda- ‘mento solo neli'intercapedine. Noelle fignes encceesive cona mactrate le inee di foe7a relative alle dictrihnzioni i carica lineare e superficiale degli esempi 1.6, 1.8. ‘Moto di una caria in un campo eletrosatico.Esperienza di Rutherford 21 Dalla proprieta a) che stabilisce il parallelismo trail tratto infinitesimo dll della linea di forza eil campo E, discende la condizione di proporzionalita tra le compo- nenti di dle quelle diE, dey evil ont (1.36) Exey= Exloaya).- Bxlay2).- che pod essere assunta come definizione analitica delle linee di forza, Si tratta din sistema di due equazioni che integrato da le relazioni trax,y ez che definiscono una famiglia di curve. Se il problema ? bidimensionale le (1.36) si ridncono all’unica ar/E, =dy/E, «x dy Consideriamo 'eguagtianza, per esempio, tail primo e il secondo membro ¢ trail primo e il terzo e integriamo da un punto (x ,)2 2) un punto (x,y, 2); ueniamo, passando attraverso i logaritmi, Ba Nh Bh che sono le equazioni nello spazio di una retta passante peril punto (x), 1,21) dove si trova la carica il punto generico (x, y2 z2): al variare del punto generico si ha tuna stella di rette passanti per la carica. ‘Tomeremo a utilizzare (1.36) nel capitolo 4 per un caso pil interessante (esem- pio 4.25), 1.7 Moto di una carica in un campo elettrostatico. Eeperienza di Rutherford Sopponiama ci immettere nina cariea puntiforme 9 in nna zona di aio in en iste nn campo eleurostatico generato da un sistema di cariche ferme, che non vengono perturbate in alcun modo dalla presenza della carica. Questa, di massa. ® sottoposta allaforza(1.18)ela Jegge della dinamica di Newton, in condizioni non relativistiche, si scrive \ @r 4 aE=ma = a=—~=-——E 31) Inegrando la (1.37) si determinano posizionee velocita della carca. note posizionee velo- cit inizia Ti problema non & semplice perché, pur essendo il campo E costante nel tempo, non Jo & in generale nellospazioe Ia cariea, passando in istanti sucessivi in punt divers. ¢sotopo- sta al! azione i un campo variabile. Naturalmemte la soluzione & piv accessibile se la dipen denza del campo dalle coordinate permette un’ integrazione non difficolisa. Ad esempio, se iVcampo ha I'sndamento radials kr cla carica negative, questa conte una forza di rchiamo ~ kare, con opportne condizion inziali, descrive un moto armonico semplice. I caso pid facile bnertamente quella del eampe informe. che tattiama nell’esempin segnente 22 Forza elewica, Campo elesrostatico a Una earion 9. di massa m @ lascistaIthera in quiete e nella posivione x = (in nna regio ne in cui esiste un campo eleurostatico uniforme E parallelo e concorde all'asse x Descrivere il moto della carica, Soluzione In un campo uniforme I’accelerazione costante; se Ja velocita miziale & diretta lungo Fasse x il moto della carica é retilineo uniformemente accelerato con equazioni per lo spazio e la velocius date da xe eter + Lar. vie)suytar , vic )=vi+2alx~x) incuia =9E/m econcorde al campo E se la carica & positiva, discorde se & negati- va. In particolare per a= Ov E E 295 Se weet. veyeat x) nente uniformemente accelerata lungo l'asse x ¢ una componente uniforme ortogonal mente allasse + per evi Ia traettrin ® nna parahola, come vedremo espliitamente nel'esempio 2.4 La variazione di energia cinetica della particella & Ee ace ge (aye a eat a ace a gees Bee eee pati al lavoro della Forza (custante), come deve essere, si usservi che dE, no dipende dalla massa delia carica (ma la velocita s). [Nel eato proposto la carica potitiva parte dalla potizione x ~ 0 ¢ arrva nella potizione x dopo untempot =\/2mxlqF con velocitay =\/29Ex/m ed enersia cine tica gE x. Se mettiamo una panicella di eguale massa ed eguale carica, ma negativa, con velocita nulla nella posizione x , essa arriva nell’origine nello stesso tempo econ la stessa velocita in modulo; anche I'energia cinetica ¢ la stessae in effetti} lavoro della. forza elettrica Io stesso nei due casi (se g avesse avuto velocitainiziale vy.—@ avreb: bbe dovuto avere — U4 ). Si trata del caso particolare di un fatto generale, che & comtenuto in (1.37): un campo zioni iniziall. ma & accelerante per una carica~ q_ che si muova in verso opposto. Una volta che & stata determinata la triettoria di tina paricelia con carica positiva in un certo campo, quella stessatraietoria pub essere pescorsa in verso opposto econ ja stessa Velo- Gita da une patcllacon la stessa massa e caries opposta.puehé si scelzano oppor pamente le condizioni iniziali Lresempio appen visto dimostra I'utilizzazione dei campi eletirostatici per accelerare partcelle cariche: storicamente questo @ stato i] primo metodo funzionante. Tomeremo sull'argomento nei captoli successivi. ‘Un caso dinamico molto particolare, ma estremamente importante. ¢ quello del moto eiauvo a1 due carcne punuTormi sottoposte alla loro interazione mutua che, per velocita smoko minor di quelia dells luce, & data dalle legge di Coulomb (1.9), Sclecatiche sonodi segno oppostola forza eaitiativa eabbiaiye una sivazioveded tito analoga a quella di due masse soggetteall'interazione gravitazionale, che stata discussa ne] capitola 5 del primo volume e che riprenderemo nel paragrafa 2.3 per deserivere il primo ‘modello atomico, quello di Bohr (1913). le sue modifiche dovute a Sommerfeld. ‘Anche il caso di cariche dello stesso seeno ha avuto un’applicazione storica fondamen- tale da parte di Rutherford (1911) che descriviamo brevemente. ce ee ee ‘Moto di una carica in un campo eletostaico.Esperienza di Rutherford 23 Esperienza dt Rutherford ‘modello, dovuto a Thomson, suggeriva che le cariche negative, gli elettroni, fossero distri- bite allinterno di una sfera carice positivamente di ragaio pari a quello dell atomo. ‘Una conseguenza di tale stuttura, che possiamo intuire qualitativamente, che una cari 2 lanciata contro I'atomo non dovrebbe essere molto deviata rispett alla sua direzione di incidenza a causa dell'interazione elettrica con i costituenti atomici. Supponendo che la ‘massa della particella carica proictile sia molto maggiore di quella dellelettrone, nelle inte- razioni con questi ultimi la carica subisce accelerazioni quasi trascurabili, mentre nelle inte- razioni con i componenti positivi gli effetti di molte interazioni successive in media si com- ppensauw cun i isultato di causare di norma piecole deviazioni e praticamente may deviaZi0~ ‘i important (la deviazione complessive rsultando dal fatto che le accelerazioni dovute alle singole imterazioni non sono in generale parallele alla velocita) Nell attraversamento di wo spessore finito di materiale Ieffeito complessivo dovrelbe rimanere piccolo. Una prima verifiea epwrimentaln venne offetmara harbor a in oro, argento, rame di spessoridell'ordine di 0.1 m = 10° m con particelle @, dotate di carica 2e e massa circa quattro volte quella de] protone, emesse con una determinata energia Cinetice da una sorgente radioattiva e opportunamente collimate in direzione (oggi sappiamo che la particella a € composta da due protonie due neutroni edé identicaal nucleo dell'atomo 41 elio). Si trove cost che le detlessiont valevano in media circa 1°, ma che un certo numero i panicelle @, ben superiore alle atese, subiva deviazioni notevoli, anche oltre 90°. Pur spivgaue Vevideuca sperimeuaie euuuaria ai modeiio di Thomson, KutnerTore pro- ‘pose un nuovo madeilo in cu le carica postiva (nucleo), invece di essere distribuita in tutto iI voinme deil'stomo, era aecumulets nel eentro, proticamente puntiforme, ment la carica negativa portata dagl elettroni occupava mito il volume dell'atomo, Nella maggior parte dei casi le particelle a che attraversano il foglio passano lontane dai nuclei e suhisenna piccole Ola forzatenda all'infinito, il che non ha senso fisico: questo vuol dre che la caria veramente puntiforme non é un oggeto real. Non abbia- tno diffcoltaad ammettere cid per corp: macroscopici che ovviamente non sono mai pun tiformi.Esiste perd in natura ’elettone le cui dimensioni sono inferior 10"”” me che porta Iacarlca elementare e: ess0 per Uefiicione uu uggcto puntforme carco. Questa dificola concettuale, che @ insormontabile in fisica classica, & stata risoltasoltanto nell ambito Un'altra caraueristica tipica della legge di Coulomb, come della legge della gravitazione Ai Newton, # Ia cnsiddena aviane a disianza: Vinterazione avviene senza che ci sia contatto trai corpi (si pensi ad esempio all'esperimento di Rutherford, ma anche alle forze attrattive 0 repulsive tra due corpi catichi distant o all’attazione tra compi celesti). Questa proprietz appare molto diversa da quelle di alu forze che si studiano in meccanica, come le forze con cei si spingono o tirano i corp, diretiamente con le mani o tramite una molla o un filo.o le torze di altnto, sia radente che Volvente 0 viscoso, Forze cne non si manifestanoa distance. in realta cid avviene perch la materia é neutra; perd, quando ad esempio si spinge un corpo. si tee ad avvicinate multissinie le disuibuzioni cletwroniche degli atomi dell'oggetto che spinge e del corpo e nascono forze elettriche repulsive che danno luogo alla forza effettiva- mente osservats. Questo ? il signifienta di contatto a livelle macroscopico, che & dunque ‘un’ azione a distanza moo breve. Un'ulima osservazione: neti esperimenti di eleurostatica che sono stati deseritt ¢ in quelli dei capitoli successivi si fa in generale riferimento a corpi solidi ¢ in effet la sper rentazione con questi é pid semplice: in particolare i conduttori sono tipicamente metalli nella fase solida, Non & facile sperimentare con 1 fluid: (a parte 1! caso molto spectale ellesperienza di Millikan) e dala pane nelle applicazioni pratiche le cariche sono spesso prise dai metalli mentre | uidi sono uiliezati soprauutto cone isolanti. Infatt. dal punto i vista della suddivisione in isolantie conduttor.iliquidi. con Vebcezione notevole de] mer per} gas. Si liquidi che gas possono essere resi conduttori nispettivamente con eettrolisie Inionizzazione ie Lavoro elettrico Lavoro Ci€ttrico. Potenziale elettrostatico 2.1 Lavoro della forza elettrica. Tensione, potenziale La formula (1.18). che esprime la forza subita da una carica goin un campo elet- trostaticn, & valida quando le cariche che generana il campo sono fisse @ costanti ¢ la catica go & sua volta fissa oppure si muove senza perd perturbare la distribuzio- ne delle cariche sorgenti_ I! termine elettrastatica * uiilizzata proprio per eviden- ziare questa situazione di immutabilita Come vedremo ne! che, sia fisse che in moto, la forza su di essa & sempre proporzionale a go . Pit in generale, quando su una carica gy agisce una forza F di qualsiasi natura, non ne sariamemte elettrostatica, ma ad esempio dovuta a processi chimici 0 ad azioni meccaniche. 0 ad altre cause ancora, possiamo dcfinire sempre un campo clettrico E, che si indica anche col nome di campo elettromotore . come rapporto tra la forza F cine azincc suite cativa cil vaiuic Uctia tive sicsva pitolo 7, ce la casica qesi mvove in presenze di altre oa at oe FagE Qn) % Alla (Z.1) 1 da carattere generale: la forza che agisce su una cartca. € che mn ‘quanto tale si chiama forza elertrica. si esprime sempre come prodotio della carica er un certo campo elettrico, 11 lavoro della forza F per uno spostamento elementare ds della carica qué dato da dW, =F -ds= 4 ds = GoE cos6ds QO. se @ & angolo tra il campo elettrico Ee lo spostamento ds . Per uno spostamento finito dalla posizione A alla posizione B Jungo un percorso C, il lavoro 2 dato da dove ultimo integrate & Iinzegrale di linea del campo E lunge C, (si veda appen- dice A del primo volume). Questo integrale. ovvero il rapporto W /qgtrail lavoro Cell valore della carica. definisce la rensione eletrica ira i due puntiA e B relat: vaal percarso Cy T\(A 9B hungo C= | E-ds 24) eas WaPo Figura 21 Tensione elemica 30” Lavoro eleurco potenzialeeletrostaticn Fea ref eae Figura 24 Fora elettrmotrice (fem) ‘Se si considera un altro percorso C; si trova in generale un lavoro diverso e quin- diun diverso valore della tensione elettrica, pur esseudy i puuii A © 2 et T,(A 9B lungo C,)#7(A #5 tungo C2) Per un percorso chiuso C , composto ad esempio dal percorso C; daa Be dal -cpercarso ~ Cs da B ad A. il lavoro risulta we § Fa in cui abbiamo sfruttato la proprieta dell'integrale di linea di cambiare soltanto di 3] weren di pereorrenza lungo Ja linea ¢ utilizzato i simbolo ¢ per indicare che il percorso & chiuso (ricordiamo che in questo caso I'integrale di linea Sichiama anche eireuitazione). Vediama che in generale il lavoro per un percorso cchiuso é diverso da zero. Inseriamo (2.1) [rae [eae[ ra | pacucn $F snap e Le 25) II avoro per spostare una carica lungo il percorso chiuso Cé dato dal prodotio della ccarica per la citcuitaziune del campo elettrice lungo C . L"integrale a= $ Bas 06) che esprime il rapporto tra lavoro compiutoe carica pero spostamento C si defini sce forza elettromotrice (f.e.m.) relativa al percorso chiuso C . Essa é in generale Giversa da zero e dipende dalle carattenstiche de! campo e dal percursu C aceliv. ‘ma non dalla carica qo; malgrado il nome improprio. si tenga ben presente che * non é una forza "Abbiamo visto in meccanica che esiste una categoria di forse. dette conservati- ve, per le quali il lavoro compiuto nello spostamento di un punto da A a B & funzio~ re caltanto della posizione di partenza e di quella di arrivo e non de! cammino seguitor WC) en WIC = qualungue sia C, purché inizi in A e finisca in B. Ne deliva che il lavoro lungo wn chiuca 3 nulla avwera che la circuitacione di una forsa conser- variva @ nulla ‘Non si verifica in natura che qualsiasi forza elettrica sia conservativa: questo & peri il caso delle forze elettrostatiche, come dimostreremo nel paragrafo 2.2. ¢ il Fisultato si esprime anche dicendo che i! campo elettrastatica é conservativo. Non dipendendo dal percorso effettivamente seguito I'integrale che compare nella (2.3) ud sempre essere eapressy come diff dinate Ff di una Mangione delle coor [Ease ser {Allappsta di questa funzione si da il nome di potenziale elettrostatico del campo E, che risulta pertanto definito dalla “a In realta @ la differenza di potenziale (d.d.p.) trail punto A e il punto B ad essere definita da (2.7) e cid vuol dire che il potenziale in un punto & determinato a meno i una costante additiva. Inserendo (2.7) in (2.3) GeV Vad=— QV : 2.8) il lavoro svolto dalla forza elettrica per portare ge da A a B # dato dal pradotta di oper la d.d p, tra A e B ovvero dal prodotio di qx per l’opposta della d..p. tra il punto di arriva el punta di partenza Ricordiamo che ad ogni forza conservativaé associata una determinata energia Potenziale © che il lavoro della forza conservativa & pari all'opposto della varia zione della corrispondente energia potenziale. Nel caso elettrostatico abbiamo per- ¢ dal confronto con (2.8) seguono Te eguaglianze AU,=qo4V , U,=qoV 29) ‘Una carica go posta in un campo eietrostatico possiece un energia potenziale pro- porzionale al potenziale (e anch’essa definita a meno di una costante additiva) Notiamo esplicitamente 1 uso del simbolo U, per lenergia potenziale elettro- starica al posto del simbolo E,.. introdotto nello studio della meccanica. La scelta 2 ‘motivata dall opportunité di evitare confusione con il simbolo del campo elettrico. Dalle (2.5. 2.6. 2.7, 2.8) segue che per un qualsiasi percorso chiuso nella regio- ne in cui 2 definito il campo E. essendo la d.d.p. nulla in quanto A = B. valgono le relazioni ta GB-ds=0 , Waa t=0 (2.10) Inun campo elettrostatico ta forza elettromotrice @ sempre eguale a zero e quindi é ‘nulla il lavoro compiuto dalla forza elettrica per ogni spastamenta che riparti la carica nella posizione iniziale 2.2, Calcolo del potenziale elettrostatico Rivediamo brevemente i risultati del paragrafo precedente: il Javoro di una forza elettrica si pud sempre esprimere attraverso I'integrale di linea del campo elettrico lungo il percorso seguito dalla carica e in generate dipende dal percorso, ‘come vedremo nei capitol successtv Se perd il campo é elettrostatico abbiamo affermato che esso & conservativo € pertanto il lavoro risulta indipendente dal percorso: cid porta alla definizione del potenziale e dell energia potenziale. In questo paragrafo dimostriamo che il campo elettrostatico di una qualsiasi distribuzione di carica & conservativo ¢ ricaviamo le espressioni esplicite di V ed Up Calcolo del potenzialeelenrostaico 31 Eucigia poicusiaie cac.> «32 Lavoro élensico potenzialeeletrostatico ie ys mgura 2.6 Differenza di potenziale Variazione dell energia potenziale Iniziamo dal caso pit semplice, che ¢ quello del campo generato da una carica puntifonmc. Lavoro della forza P per gone] campo delta carica puntiforme q.,fisa in 0, dato in base a (2.2)¢ (1.14) da 0 ds _ og di Wa gas oe ane ened te ane 4m 7 percu eae 4mm La quantita dr'=u- ds = ds cos®. proiezione di ds lungo ta direzione u del campo. app goog aseguite dl ds, La funzione integranda risulta cosi dipendere soltanto dalla variabile re si olticne subito, per uno spostainenty dal punto A al punto B, caratterizzatiispettivar mente dalle distanze r,€ re dal punto O. fie q {2 ar g q iH jee = t_-_4_ in , 4nq |, P Amer ART I lavoro corrispondente & 0 oo ag Weg] Bod -o4. 2.12) , Aner, 4 RET Abbiamo cosi verificato che il lavoro non dipende dal percorso seguito. Il risul- tato era scontato perché la forza in questione & cenzrale ¢ il suo modulo dipende solo dalla distanza r. perd il calcolo fornisce le espressioni della differenza di potenziale e della variazione di energia potenziale nel campo di una carica pun- tiforme: hasta confrontare (2.11) com (2.7) € (2.12) com (2.9 4 4 4G ARETa Vi-Ve (2.13) 4 %4 Aner, 4nekTe U,(A)-U,(B)=: (2.14) Ricordando che il potenziale e 'enersia potenziale sono definiti a meno di una cosiante additiva. (2.13) ¢ (2.14) possono essere considerate le variazioni delle fun- Zioni 4a uine—tt tree Sree Vir) +B che danno nspettvamente 11 porenziale in un punto a distanza r dalla canca q € Venergia potenziale della carica q distante r da q Il fatto che la forza tra due cariche decresca con la distanza suggerisce che per cariche molto lontane tra loro la forza sia trascurabile. cio non ci sia pit interazio- ne, Al limite. a distanza infinita. ¢lecito supporre che sia E(oy=0 F (eo UA) Poiché V (e2)=A ed U, (ce) = B possiamo assumere A = B = 0, D’altra parte da (2.7) | B-ds=V(r)-V(=)=Vin) @ in conclusione abbiamo peril potenziale generato da una carica puntiforme q in un punto adistanza r (2.15) Aner e per!'energia potenziale di qynel campo di g Heoyenvernae| Bede cl ! 2.16) 4 4ner cae Osserviamo che il potenziale & costante in tutti i punti della superficie sferica di 1 risultati trovati si estendono senza difficolt, in base al principio di sovrappo- sisionc, al caso di un campo cletrostatico genciato da un nuuerv qualsiasi di cati- che puntiformi fisse q1,2. += Je lavoro per uno spostamento finito dad a B della catica qo? wel’ dssay) Boa nell 'integrale di linea del campo si inserisce la (1.16): Ciascun integrale porta ad un risultato tipo (2.11) e quindi il campo delle n cari- che & conservativo. Da (2.7) e (2.8) che definiscono in ogni caso dd.p. e lavoro abbiamo ein Ragionando come nel caso di una singola carica puntiforme, il potenziale generato dal sistema di cariche nel punto P (x,y. <), distante r, dalla cariea q, a daar, Veeyal= | Beds 19) Questo risuluto indica che 1! porenciale elettrostatico generato da un sistema di cariche puntiformi é uguale alla somma dei potenziali generati singolarmente Gaile cariche. Lette x,.¥,. z,1€ coordinate della carica g,la (2.19) si scrive CCaleolo del potenziae elenrostatico 33 P 4 Figura 2.7 E=E+E+E: Figura 2.9 ~"34"* Lavoro elearico poteazialeeletrositico Potenziale elettrostatico di 1 a unssistema discreto di cariche (2.20) Ame (ait Qi +z-eh]? Infine, nel caso che le cariche siano distribuite in modo continuo. come descritto nel paragrafo 1.5 con densira lineare 20 superficiale ¢ 0 spaziale p. il campo elet- wostatico ® ancora ovviamente conservativo € per il calcolo del potenziale basta sustiuine nciia (2.20) alla souuuaivria Pinicgrate di inca, & superfici 1 [* 1 | Ae Vang=— |= =—— Amel or Amel, [x-xF Yous Potenziale elettrostatico di istribuzion: continue di canca Vande Le (2.20, 2.21, 2.22, 2.23) forniscono le tegole per il calcolo del potenciale ‘generato da um sistema di cariche comunque distribuite, Nell'eseguire le operazio- ni di somma o di integrale Ie coordinate 4, y, z sono fisse mentre sono variabili le coordinate delle cariche sorgenti Lavoro si caicola tramite (2.8): 7 energia potenziaie eiewrostaica di una cativa ‘goposta ne] punto P & data da (2.9): UG y= GVO (2.24) I potenziale elettrostatco, in tutte le situazioni desertte, nsulta una funzione (univoca) del punto, continua e derivabile. che pu essere calcolata una volta che sia definita la distrbuzione delle cariche sorgenti, indipendentemente dalla presen- 7a della catica gy. Come nel caso del campo E si parla di campo vettorale, cosi per il potenziale elenrostatico si pud parlare di campo scalare. A differenza perd del campo elettrico non & il valore del potenziale ad essere significativo, ma le sue variazioni. come dicono (2.7)¢ (2.8). Ll Infine. anche peril potenviale elettrastatico si possono ripetere i comment ftt Att lee nel paragrafo 1.9 a proposito del campo elettrostatico. Da una parte esso € un con- cetto molto utile peri caleota del lavoro, nella cni formula evidenzia il cantributo i Gelle sorgent, ma non ha, almeno nei casi static, un'esistenza indipendente dalle + sorgent. Dall‘altra Ia presenza di un potenziale variable com la posizione in una rea (2.27) che esprime la conservazione delt’energia . E=5,+U, Zmv av: (2.28) durante il moto della particella Venergia totale, somma dell’energia cinetica e dell'energia potenziale, rimane costante. ‘Nella (2.27) & considerato solo i termine elettrostatico; se agiscono anche altre forze conservative. come forza peso e forze elastiche. vanno aggiunti i termini cor- Tispondenti. Durante i] moto di norma i vari termini cambiano e avvengono trasfor- ‘mazioni da una forma di energia all'altra. nerd la samma recta cempre enctante Energia potenzaleeletrostatica 37 Energia potenziale di un sistema diccreta di cariche Conservazione dellen 38 Livro clewico peas eleostaico La (2.27) mostra che scegliendo opportunamente il segno della differenza di potenziale & possibile arrelerare la particella, tracformanda Venergia potenrialain energia cinetica. Una carica positiva accelerata se V,>Vsmentre una carica nega- tivad accelerata se V,< Vp. Quanto detto 2 alla base dell’accelerazione di particelle con campi elettrostatici. Se V,= Vpnon c’é alcun effetto complessivo; cid non vuol dire che tra A e B none’ campo, ma semplicemente che nel percorso A B ci sono one in cui leffeto ® accelerantee alte in cui & decelerante. In particolare V;= Ve alla fine di un percorso chiuss l'energiacinectica ? la stessa che al inizi, a velocita pud essere cambiata di direzione, ma non di modulo (si riveda quanto detto alla fine del pat azrafo 2.1). Una situazione particolare, ma che in molti casi é realizzata per la sua sempli- ita, si ha quando ella regione in cui avviene i] mou il campo & uniforme. cio® costante in modulo, direzione e verso; da (2.7) abbiamo 229) da cui deduciamo che V,=-Ez+costante , Vp=-Ezy+costante , cio® che in un campo uniforme, parallelo e concorde all" asse 2, Vi)=—Ez+costante . 2.30 1 potenziale ha lo stesso valore in tnti i pmnti di nn piano ortagonsle alla dire zione del campo ed @ una funzione lineare decrescente della coordinata misurata Tungo la direzione e il verso del campo. Ia did p. tra nn punto Ae on punto B a valle Gistante h @ Eh, se il punto B & a monte @ Eh Il valore della costante & pari al potenriale nell’origine, che & aso fare riferimento allinfinito perché, come diremo in seguito, non é possibile realizzare un campo uniforme all'infinito La conservazione dell’ energis in un campo uniforme si scrive 1 qm Bienes) Se riguardiamo Yesempio 1.10, vediamo ches &ritrovataVespressione Iaricavata per AB; Nel caso del campo di una carica puntiforme (2.27) € @ '16) danno 1 1 09 [1 mimi BL 2 2 4ne ) (232) Abbiamo ricavato (2.31) e (2.32) non solo perché saranno utili in seguito, ma far vedere, nclamibity geweraie Uciia (2.27). wwme ia suunusa della variazione di U, dipenda dal modo con cui distribuita la carica sorgente. /Unita-dimisuraL*elettronvolt = ‘Quando una cariea clementare viene accelerata dalla dip. di 1V essa acquista "energia cinetica eAV = 16-10 +1 =1.6-10 J Questa quantth di energia, che ® adeguata per descrivere le energie dei fenomeni su seala stomica,definisceI'uniti di misura elertronvolt, smbolo eV: JeV=1.6-10" J => 11=625-10" ev 2.33) 1 valore preciso si ha in corrispondenza al valore di ¢ dato nella tabella 1.1, ma differi- ite in (2.22) di cinra ln 1% | multiple i sottomultipli comunemente usati peril volte per I’elettronvolt sono | wV=10*V eV =10% eV =1.6-10% J mV=10!V meV =10° eV =1.6-10" 3 |MV=10V Movr10# Vn 1.6.108 3 ave Vv GeV =108 eV = 16-101 TeV =10" eV =1.6-107) 1 massimo valore di energis attualmente ragaiunto da eletroni accelerati ¢ 50 GeV, | rmentre per 1 proton’ ¢ | Ye V. Queste energie non sono reggiunte con mezzieleurosati- | i @ impossible realizzare dd'p.¢i 50- 10° V 0 di 10" V}, ma con altri sistem’ eletr- |) -136eV4 0-050 = 1360 Questa é la cosiddetta energia di ionizzazione dell'atoma di idragenn Rirartiamn che si chiama ionizzazione il processo di separazione di elettroni da un atomo a seguito del guale si formano uno ione_positivo ("etomo privo di uno o pid elettroni) ed eles | fiber; altr atomi possono catturare questi elettroni diventando ioni negativi (paragrafo 12), Si osservi che l'eneigia di leyaine non 2 Venergia potenziale: cio sarebbe vero se en: trambe le cariche fossero in quiete (E, = 0) ; abbiamo perb notato che questo sistema non 2 cletrican stabil, In offi ta atabitiea so Tacioue di un | forza attrativa si ottiene solo perché Velettrone ruota. Riprenderemo questo problema Gella stabilita dell'toma tra breve parlanro del modello atomica di Behr Sommerfeld. | I | ES Riteniamo necessarie due precisazioni, Negli esempi in cui si descrive il moto i elettroni o di protoni o di ioni ® sempre sottinteso che il moto avviene nel vucto, se cosi non fosse il moto delle partielle sarebbe completamente diverso. a causa degli urti con Je molecole del mezzo. Un’alira ipotesi, implicita nelle formule che usiamo, @ che le velocita siano 4 quclla Jella luce in mudu da power usare ja meccani- a classica, Per gli elettroni assumiamo di poter fare cid fino a energie cinetiche Fy 5 KeV, che eouispondono a velocita inferiori a 0.14 ¢ = 4.2» 10" mvs, pert Protoni la stessa situazione si ha fino ad energie cinetiche E, < 10 MeV (i limiti sono ~ 0.01 mc”), Nuturalmente il passaggio @ graduale. oltre 1 himitt indicati Vapprossimazione classica @ sempre meno precisa fino a diventare completamen- {_ Werraia, La ditferenza ai comportamento tra elettroni e protoni sta nella differen- }_ 2adi massa, per cui molto pid facile accelerare un elettrone che un protone: a panta di aumento di energia cinetica, cioé a parita del valore assoluto delle d.d.p accelerante, l’elettrone ha una variazione di velocita molto superiore e quindi rag- 2 glunge gi8 @ piccole energie cinetiche il regime relativistico. Con i massimi valo- Fi di d.d.p, elettrostatica, che sono dell’ordine di 10 MV. sli elettroni sono relati- ® _vistici i protoni possono ancora essere trattati classicamente Figura 2.21 Mmodello atomico di Bohr-Sommerfeld 1 modello atomico di Bohr venne-proposto nel 1913: accogliendo T'ipotesi nucleare di [Rutherford ¢ applicandola all’atomo di idrogeno, Rohr suppose che Melestrone patesse escrivere ofbitecircolar intomo al protone, ubbidendo alla cosiddetta condizione di quan. tizzazinne del momento angolare: il momento angolare L dell'elerrone rispetto al nucleo deve essere multiplo intero della quantita =/h / 27: la costante h é la costante di Planck, = 6.626. 10% J s == 1.055: 10s Quindi. per un’ orbitacircolare di raggio r, deve essere morenh om La condizione classica di equilibrio® stata scritta nell'esempio 2.5, INLETS La quantizzazione del momento angolare impone che i ragei delle orbite debbano valere Angier 120.529-10"'m 0,529: 10m . r= 2.116-10"m 76) 10" m Inciascuno di questi stati. che si chiamano stati quontici.Venergia totale dell eletwone & data. secondo quanto ricavato nell esempio 2.5. da 1 ome 2 4xer 2 (dea) h ‘Anche (energia e dunque quantizzata: il suo valore minino si ha per n =1 ed & Uy = 13.6 eV: al crescere din I'energia aumemta tendendo a zefo per valoni discret Si parla di Tiveli energetic dell'ctomo di idrogeno: quello cortispondente all'energia U, si ehiama livellofondamentale , gi ali livelieccitat: in condizioni normal Ieletronesitrova nel Sommerfeld estese il modello di Bohr considerando la possibilta per Meletrone di Aeserivere arhiteelitiche con il protone in uno dei fuochi: infatt& questa I orbita pid gene rale per un sistema di due punt leg ds una forza centrale atrativa tipo k/r* con energia totale nesativa. 11 semiasse maggiore a dipende soltanto dal’ energia mentre Veccentricita ‘=\/1= 67a «con semiasse minore, dipende, per une data energia. dal momento ango- tare Con evi percorsalorbita (si veda il capitolo 5 del primo volume). ‘A questa configurazione classiea Sommerfeld impose che sia 11 momento angolare Gell eetronerispeto al protane che la sua proiezione lingo una determinata drezione fos- sero quantizzat oe mulipitnten di. Le consequence di questeipotesi sony Ie sey 2) L‘energia dellclerone dipende dal numero quantico principale n come nel modelo cviginario ds Dobe. ( ‘bn ogni livello energetico Uy|'letzone pub percorere rbiteelitiche. ute con lo cen samiecce magdiaren, ~=e!/% 76, 1m ptn cemiaece minore. €qvindi mamente anga- late diversi quest ultimo dato da Lads 101 2mm. Liinteto si chiama numero quantico azimurale: poiché si dimostra che b,/a,= (+1) nn risulta che I orita con /= ne una exrconterenza ¢' Per ciascuna ofbita eartterizzta dal valor 1 sono possibli 21 +1 inlinazion) del piano cei orbits: precisamemve.i'angui ecu ivi essere tale che planwe una daa dinczion deve cos = ma Ot Lt 2 tl Tl L'intero m si chiama numero guantico magnetico. i so heap ata bab Bais 0 stau dinamer;ne! velo fondamentae (n=1,1=0.m=0) ce un solo stato dinamico acces- sibil. 1 modello di Bolu-Suuumerfeld, sviluppato e uteriormenteraffinato trail 1913 e a 1925, spiegd mote carateristiche dei fenomeni atomici allora osservat, soprattto nel compo dell emiscions @ dell nzocbimenss di radlasioni cktuomaetvie Ua pac Ge atom stabil il concerto di energia e momento angolare quantizzan secondo valor discret nei fenomeni atomic: per quest raion’ ta sn importanzastoriea#fondamentle Tuttavia questo modello non era coerente:esso applicava al moto del eletronerispetto 2] protone i risultas ben not in meccaniea classica relativi al moto in un eampo di forze cen- trai newtoniane (Kr). ma introduceva ad hoc le ipotesi di quantizzazione del momento angolare,essenziali per spiegare i dat sperimenali, ma senza gusificazione teorica Tnoite. se aa una parte s strattavano nsulian classi all alias era coset ad ignore rel fenomeno classco dellemissione di radiazioni da pane di una caria in moto con acce- Jerazione contripcia.cmissione che aviebie duvolw poate into repidamente | elentone & perdere la sus energie a cadere sul protone. mentreinvece sperimentalmente € provato ch ii atomi sono stabil Eseminerema questo meceanismo neo sudio delle onde eltrome: snetiche. 1 modello di Bohr-Sommesfelé venne superata nel 1925 com Yavuentn dalla maccanina quantistia. proposta da Heisenberg e Schrbdinger. nel cui ambito sono formulate coerente mente le legei che regolano i fenomeni atomicie che spiegano con estrema precisione le relative osservazion! sperimental 2.4 Il campo come gradiente del potenziale Nei paragrafi precedenti abbiamo dimostrato che se si conosce il campo elettro- statico in ogni punto di una curva che unisce due punti A ¢ B possiamo calcolare la differenza di potenziale trai due punti tramite la (2.7) e che il risultato non dipende Vogliamo ora dimostrare che accanto a questa relazione integrale esiste una rolazione locale che permet dalla conuscenza Ue} poteniule eiewrostatico in ogni Punto di un certa regione di calcolare il campo elettrostatico in ogni punto della stessa regione. ‘Abbiamo gid rilevato ch bile. Per unv spostamento ai nate A(x. y potenziale & una funzione scalare continua e deriva- xu, dv u, + dc u-che umsce due punti di coordi- eBix+dx, + dy, ¢+d:) a variazione del potenziale & aV=V(x4dx.y+ dy. 2+dz)-V(x.y.2)=~E- dr =~E, de-E, a) Eds In accordo con (2.7) € con lespressione del prodotto scalare tramite le component D’alira parte per il teorema del dfferenziale totale ave Mays Maye Ma, ax ay € dal confronto tra le due espressioni di dV ricaviamo che devono sussistere le eeuaglianze av CA 4 ay a (2.35) Abbiamo cosi ritrovato le relazioni che a partire da una funzione scalare definisco- ro le camponenti del vorore gr rede Vappendice C del primo volume): la (2,35) pud ciod essere scritta sinteticamente Ti campo come gradiente del powenziale 45 46. Lavoro-lenrico potenziale elenrostatico Campo E come gradiente ay L’operatore V in coordinate €= era (2.36) il campo elettrostatica > eguale pertanto al gradiente del potenziale elettrostatico cambiato di segno. L’equazione (2.36) & la relazione locale che tramite il calcolo delle derivate parziali del potenziale permette di determinare le componenti del campo elettrico in ogni punto della regione in cui sono definiti campo e potenziale. La rapprecentarione dell’op ‘i gradiente pnd avuenire im movin diverso utilizzando T operatore vertoriale del definito éa a tune veto + tut ay” Formainene ¥ si vompora vue un veitore. che acguista opera su una funzione scalare o viene moltiplicato per un altro vetiore. In particola- re lapplicazione dell uperature dei # una funzione scalare eoue i} potenciale con siste nel riempire il posto vuoto nell operazione di derivata con la funzione stessa, cick av. | av. +a Somnitacti Voperatore del applicato a una funzione scalare acquista il significato di gradiente della funzione. Vedremo pit’ avanti I'applicazione a vettori. Nel seguito useremo il simbolo VV per indicare il gradiente del potenziale. grav (2.38) livello finito come aV=-E-ds=VV-ds . Vi-Ve ovvero Weds (2.39) La (2.39) 2 l'applicazione al potenziale di un teorema generale di calcolo vetto- riale, il teorema del gradiente, secondo cui la variazione di una funzione scalare un qualungue percorso che unisce Ae B La (2.36) suggerisce un metodo altcmativo per il calcolo di E, Tino a questo unto, nota la distribuzione delle cariche elettriche sorgenti. abbiamo utiizzato una delle relazioni (1.17) 0 (1.22) € simili. Poiché il campo elgtrico é un vettore questo ‘metodo comporta in generale il calcolo di un integrale pér ciascuna delle compo- nenti dei campo. i metodo aiternativo consiste nel caicolo dei poteuziaie appican- do una delle (2.20. 2.21. 2.22. 2.23), eseguendo quindi un solo integrale: successi- vamente 8) calcolano le components del campo con (2.33). Di solito le funzioni del tipo L/r sono pit semplici da integrare delle funzioni del tipo.x/ re quindi la seconda strada é sn generale pri semplice. Solo nei casi in cui la distribuzione di carica presenti un elevato grado di simmetria il calcolo diret to di E semplice: con un metodo che vedremo nel capitolo 3 esso # a volte addinit- tora immediato. In ogni caso la conoscenza del potenziale il mezzo pit semplice per calcolare illavoro delle forze elettriche su una carica go che si muove nella ragione in cui esi- ste il campo elettrostatico. Prima di ripetere con la nuova procedura alcuni calcoli di campi, tra cui quelli degli esempi 1.6. 1.7. 1.8. 1.9, ricordiamo la proprieta di invarianza dell'operazio- campo come gradient del potenzisle 47 ne gradiente, legata alla sua natura vettoriale. Modulo, direzione e verso del vettore VV non dipendono dal sistema di coordinate: pertanto, fissati due punti infinita- mente vicini, la sdV=VV is (2.40) ha un significato intrinseco, in quanto operazione tra vetiori. La (2.40) pud essere presa come definizione del gradiente della fimzione cralare V- if gra quel vettore tale che il suo prodotio scalare per il vettore spostamento infinitesimo 43 da la variazione di Vin carrispandenza di quello spostamento D’alira pane nella maggior parte dei calcoli pratici & necessario servirsi di un sistema di coordinate « hisngna determinare le componenti del gradiente nel dato sistema. In altre parole, lespressione esplicita dell operatore del (2.37) ¢ la (2.38), valid in un ie 1odal sisteanva di wourdinate, Se si milizza.un sistema di coordinate polar nelle spazio, che in particolaic adeguale 4} casi di simmetria sferica, gli spostament)infinitesimi che corrispondono alla variazione di tuna coordinata tenendo costanti le altre due sono dr. rd, rsen€id@ came risulta dalla figura 2.22 e pertanto ds=dru,+rdOuy+rsenddou, . ‘e5scinJo Uy, yee versuri variabili, 90° ta loro Inseriamo in (2.40) ed eguagliamo all'espressione generale di dV Eta ggt overeat avy. lav 1 aw Sein ieeeuairecse nog Md soc operat in coordinate poian’e Smet ie eo lee vO 2 ar 06 rsend ao teas ‘Quanto detto vale per qualsiasi campo scalare: nel caso del potenziale elettrostatico da (2.36)e (2.41) segue ae rsen@ 36 2.43) per le componenti del campo in coordinate polari Un altro sistema di coordinate. utile nei problemi con simmetria rispetto ad un asse. & costituito dalle coordinare cilindriche r.6,:€si trova facilmente (2.44) (2.45) 046) Coordinate clincher, 8.2) Figura 222 Loperawre V in coordinate polari Loperatore V in coordinate cilindriche Una carice puntiforme g é posta in un punto di coordinate x. yo za. Calcolare il campo Ea partie dal potenziale elewrostatico. Sotuzione M potenziale in un panto P(x. yz) & dato da (2.15), V= 9 4 wey recon r= [(r~ x) + Per applicare (2.35) caleoiamo le derivate parcial del potenzile:rispetoa x si trova vg ar 4g Ane oF are (em) per le altre derivate valgono formule analoghe. Abbiamo quindi 4 amar Ex-vv= [xr-a0) Ut Y= Yl UG che & la (1.14). calcoloé molto pit semplice in coordinate polari. Poiché il potenziale dipende solo da rrenon da Be o(simmetria sferica\. € diversa da 7er0 sola AV Jr =—9/4 ms.r'e. per 142.43), | -We aaar Simmetsa sferica vuol dire che il potenziale assume Jo stesso valore in titi punti di una superficie sferica avente q come centro; peril campo yuo die che i suo modulo ha lo stesso valore su une tle superficie e che Ta sua drezione &radile. Esempio 2.7 Calcolase potenziale ¢ campo eletirostatico nei punti dell’asse del filo ed estendere i risultato ad un filo infinitamente lungo, Soluzione 1 potenziale dovuto alla carica infinitesima Ads in un punto dell'asse & ide ay fini 4NGE58 wie Vos) wy EV dng, ang, -14+\/Pry Se si calcola - dV dy si ontiene Eql=q/4nqyWF+y che é il risultato dell'esempio 1.6. ‘Quando I tende all'infinito. Fy )tende a 2.1 7, ma il palenriale tend alinfini- to. Il risultato non deve preoccupare. perché il filo indefinito non & un sistema fisico seale: innanzituto esso avrebbe una carica infinita.inolie la presenza di cariche all'in nito non ci permette di assumere V (ce) = 0. In effetti. come gia detto. I espressione limi te del campo é valida a distanze y da un filo lungo 2/ quando y-<< 2: da essa calcolia- mo: all infinito. IVF STE Vos Esempio 2.8 Utilizziamo (2.21) con 2 i earl eta Meee [aaa 4m ‘come se Ia carica fosse nel centro av 4 a Ore av Es E, Abbiamo ritrovato la (1.30), | arene dl pendens Esempio 2.9 Soluzione 2m rdrsul quale Ta earion dy fe 2 | Yow-vou= | Boar => qQaRe Taser & eqnidistante da roti ponti del anelio: + bree = 2 reer me Prey Le d.d.p, sono quindi in pratica determinabili, anche se il valore del potenziale tende > y 1d +y°/2P), onteniamo In2t Tae Ine e il termine costante. per quanto grande, nelle differenze scompare Una carica g @ distibuita uniformemente su un sottile anello di raggio R, come nel: esempio 1.7. Calcolare potenziale e campo elettrostaico sull'asse dell'anello, 2a 4 ja 4n@VR4r 4ner j Simon che perx >>. cio8 a grande distanza dall‘anello. i potenziale vale g/4 1&1 Pe il valcolo del eainpo come gradiente del potenziale ricomamo a (2.391 ax ar ane (Ree av Fe Una ritewura deil‘esempio I.7 mostra che per evrtare il calcolo delle due component £, © E, . cio’ di due integral, abbiamo dovuto far ricorso esplicitamente alle condizioni di vas Avcas it fav cre i} apo sia Gireuy jungo T'asse xe risuitaro potenziale da y e< Un isco sottie di raggio R ha una carica g distribuita uniformemente su tutta la sua superficie, come nell'esempio 1.8. Calcolare potenziale ¢ campo elettrostatico sull'asse uel disco ed estendere il risulato se R tende all mtimito, | Posto a= q /x R°.consideriamo un anello, concenttico al disco. di raggio re area dE. ‘Vie +3. costante in quanto un punto su- I eampo come gradiente del potenzisle 49 Figura 2.23 224 ® x a aaa | vk Raideeteed 7 Figura 2.25

Potrebbero piacerti anche