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Fine corsa
La prima considerazione-constatazione che l'umanit ha gi raggiunto, da oltre 20 anni, la
situazione di "insostenibilit". Il termine usato dal Club di Roma, nel suo update del 2002,
"overshooting". Siamo in overshooting da 25 anni. E' una situazione che non si era mai verificata
nella vicenda, lunga 5 miliardi di anni, della ecosfera.
LImpronta Ecologica
Tutto questo ce lo dice lImpronta Ecologica, un indicatore aggregato e sintetico che misura lo
stato di pressione umana sui sistemi naturali, ovvero misura la pressione che le nostre attivit, il
nostro stile di vita esercitano non solo sullambiente che ci circonda ma sul Pianeta nel suo
insieme. Un indicatore concettualmente semplice in quanto rappresenta tale pressione con un
parametro di facile comprensione qual il consumo di terra e di natura (e che appunto si misura
in ettari). Limpronta ecologica permette di capire perch la crescita economica illimitata non
assolutamente realizzabile e quanto il nostro stile di vita sia insostenibile.
Il presupposto alla base del concetto di Impronta Ecologica il seguente: tutti i materiali e
lenergia che ogni giorno produciamo, consumiamo e smaltiamo, hanno bisogno di particolari
aree produttive che garantiscono lapporto delle risorse e lassorbimento degli scarti (rifiuti).
LImpronta ecologica ci dice quante di queste aree sono disponibili sul nostro pianeta (o nazione,
provincia, comune) (biocapacit) e quante ne utilizza luomo (impronta). LImpronta ecologica
misura (in ettari globali) appunto limpronta (consumo di risorse e scarti da smaltire) che
lasciamo quotidianamente sul pianeta; la Biocapacit rappresenta, invece, la capacit di un
territorio di fornire prodotti utili alluomo ed assorbire i suoi rifiuti (anchessa misurata in ettari
globali). Il confronto fra impronta ecologica e biocapacit fornisce lo stato della situazione di un
Paese e della sua popolazione, la sua sostenibilit (o insostenibilit) ambientale: se limpronta
ecologica maggiore della biocapacit significa che c un deficit ovvero che le risorse naturali
necessarie per sostenere i nostri consumi, il nostro stile di vita, dobbiamo necessariamente
prenderle altrove, sottraendole ad altri Paesi e non rendendole pi disponibili alle popolazioni
che ci vivono.
Limpronta ecologica media degli abitanti del pianeta Terra di 2,23 ettari pro-capite a fronte
di una biocapacit media di 1,78 ettari pro-capite: con un deficit quindi di - 0,45 ettari procapite.
Mondo
Italia
Bologna provincia
Bologna comune
Stati Uniti
Francia
Germania
Bangladesh
India
Afganistan
Namibia
Mozambico
Congo
Impronta Ecologica
2,23
4,2
4,3
4,7
9,6
5,6
4,5
0,5
0,8
0,1
1,1
0,6
0,6
Biocapacit
1,78
1,0
1,7
0,8
4,7
3,0
1,7
0,3
0,4
0,3
4,4
2,1
7,8
Deficit
- 0,45
- 3,1
- 2,6
- 3,9
- 4,8
- 2,6
- 2,8
- 0,2
- 0,4
0,2
3,3
1,4
7,2
Questo significa che se il livello di vita dellitaliano medio venisse esteso a tutti gli abitanti della
Terra occorrerebbe la produttivit di due pianeti Terra e mezzo e questo non possibile!
Attualmente, l'Impronta Ecologica dell'umanit almeno il 30% pi grande della biocapacit del
pianeta. In altre parole c' bisogno di un anno e tre mesi affinch la Terra rigeneri ci che
usiamo in un singolo anno.
A met degli anni 70 abbiamo superato in termini di consumo di natura la capacit di carico
della Terra! Avendo solo una Terra a disposizione la nostra vita su questo pianeta possibile solo
grazie allingiustizia e allo sfruttamento delle risorse degli altri popoli per mantenere il nostro
stile di vita e di consumo.
Overshooting contiene anche un altro aspetto: che, a un certo punto, si verifica un picco,
doppiato il quale non si pu pi tornare indietro.
Questo significa andare oltre un limite, anche senza volerlo; in primo luogo perch non lo si
sa.
Siamo esattamente in una situazione in cui tutti questi aspetti sono in funzione. Inoltre si calcola
che ci vorranno oltre dieci anni prima che le conseguenze dell'overshooting diventino
chiaramente visibili. E ci vorranno 20 anni prima che l'overshooting diventi un'idea comunemente
accettata. Bisogner agire in questi limiti di tempo.
Ma gi evidente oggi che l'attuale architettura istituzionale della politica e dell'economia
mondiale non in grado di risolvere il problema del freno.
Quanti conoscono questa situazione? E quanti ne hanno la consapevolezza? Un certo numero di
specialisti e pochi governanti di questo pianeta.
In questo testo il termine sostenibile molto utilizzato e non sempre in una accezione condivisibile da
chi sostiene la necessit di una decrescita conviviale; per questo sempre virgolettato. chiaramente
una scelta dellautore in quanto nellimmaginario collettivo, istituzionale, tecnico, politico, , ancora
ampiamente (e spesso inutilmente) utilizzato (e abusato). Per qualunque osservazione e/o chiarimento
sul tema reputo che il riferimento bibliografico ottimale sia (ad esempio, per citarne uno) Come
sopravvivere allo sviluppo di Serge Latouche (Bollati Boringhieri, 2005).
La citt un sistema aperto molto complesso nel quale gli input sono lenergia, i materiali e
linformazione ---pura o incorporata in altri materiali--- e gli output sono rifiuti, emissioni,
scarichi, calore. sempre stato cos da quando esistono le citt. Quello che fa la differenza con
la situazione passata la drammatica crescita della quantit degli input e, di conseguenza, degli
output: dovuti entrambi al progresso tecnologico e alla disponibilit di energia, non percepita
come una risorsa scarsa.
Leffetto di questo cambiamento, che insieme allaumento della popolazione coinvolge quasi
tutte le citt del pianeta, ha provocato un deterioramento della qualit della vita urbana e
minaccia la salute dellintero pianeta a causa degli effetti delle emissioni di CO2. Minaccia che
proviene soprattutto dalle citt, che consumano l80% dellenergia.
La nostra sfida, ora, quella di saper invertire la tendenza, combinando il miglioramento della
qualit della vita con una significativa riduzione di energia fossile, input e rifiuti. Lobiettivo
finale quella che parecchi chiamano la citt sostenibile.
Una citt pi sostenibile dovrebbe funzionare quanto pi possibile come un sistema ecologico,
dovrebbe essere cio capace di massimizzare lefficienza nellutilizzo di ciascun input (energia,
materiali) attraverso luso e il riciclaggio multiplo/a cascata di ciascuno di essi, reso possibile
dallelevata diversit delle specie (= tecnologie) presenti in esso.
Daltra parte, a differenza dei sistemi ecologici, le citt ambientalmente sostenibili non sono in
equilibrio, sono sistemi in continua evoluzione a causa del continuo progresso tecnologico.
Questo rende pi difficile una loro adeguata gestione, visto che esse sono come sistemi ecologici
nei quali introdotto un continuo flusso di nuove specie, le quali devono entrare a farne parte
senza danneggiarli.
Quindi, che cosa - realisticamente parlando - vuol dire citt pi sostenibile?
Di sicuro, finch saranno necessari energia e materiali, non vorr dire che la citt del tutto
autosufficiente, come accade invece in un sistema ecologico. In una citt pi sostenibile linput
di energia deve essere il pi possibile di energia non fossile, gli input di materiali/oggetti
debbono avere un basso impatto ambientale per tutto il loro ciclo di vita, gli output di rifiuti
devono essere minimizzati anche attraverso un maggior ricorso al riuso e al riciclaggio, lutilizzo
finale di energia deve essere minimizzato riducendo i consumi, razionalizzandone luso nonch
attraverso ladozione di appropriati sistemi e tecnologie.
La soddisfazione di queste esigenze implica un sostanziale cambiamento di tre sottosistemi:
produzione di beni, edifici, mobilit. Per raggiungere la sostenibilit, i tre sottosistemi che
convivono nella citt devono attuare una trasformazione al loro interno e nella loro mutua
interazione. I tre sottosistemi devono essere integrati in un programma di pianificazione
energetica e ambientale della citt.
Ogni sottosistema della citt deve cambiare, apprendendo come utilizzare meno energia e pi
risorse rinnovabili. Deve imparare come cooperare con gli altri al fine di trasformare i propri
rifiuti in utili input per gli altri sottosistemi attraverso un nuovo network che diffonda energia,
materiali e informazioni, in maniera sempre pi simile al sistema biologico.
Uno degli obiettivi prioritari della citt ambientalmente sostenibile ridurre lemissione di CO2
a una quantit che possa essere sostenuta dal sistema Terra nel lungo periodo.
Una citt pi sostenibile una citt solare. Una citt in cui si materializza quella che stata
definita la triade energetica, costituita da tre linee di azione che devono integrarsi: luso
esteso delle fonti rinnovabili, luso razionale dellenergia e la gestione intelligente della
domanda di energia.
locali considerandoli come atto fondativo di modelli alternativi di sviluppo. Approcci che hanno
di conseguenza modificato profondamente i criteri di valutazione e gli indicatori dello sviluppo
stesso (dal PIL a sistemi di parametri qualitativi: bisogni umani fondamentali, democrazia,
salute, sicurezza, autogoverno, equilibrio ecologico, identit, spazio collettivo, ecc.).
Nel concetto di autosostenibilit la RNM pone in particolare laccento sulla ricerca di regole
insediative (ambientali, urbanistiche, produttive, economiche, ecc.) che risultino di per se
produttive di omeostasi locali e di equilibri di lungo periodo fra insediamento umano e sistemi
ambientali.
Il concetto di sviluppo locale autosostenibile richiede una radicale trasformazione di paradigma
analitico e progettuale.
Lo sviluppo locale assume i connotati politici della ricerca di stili di sviluppo alternativi ai
processi di omologazione e/o di dipendenza indotti dalla globalizzazione, fondativi di un mondo
plurale, degerarchizzato, come soluzione strategica allinsostenibilit (non solo ambientale)
dellattuale modello di sviluppo che destruttura culture, crea polarizzazione sociale ed
economica e povert su scala mondiale. Il rafforzamento delle societ locali, attraverso il
progetto di sviluppo locale autosostenibile pu consentire lattivazione di strategie
lillipuziane, tessendo reti non gerarchiche, un fitto reticolo in grado di contrastare le grandi
reti, fortemente centralizzate, della globalizzazione economica
Il concetto di autosostenibilit si fonda sullassunto che solo una nuova relazione coevolutiva fra
abitanti-produttori e territorio in grado di determinare equilibri durevoli fra insediamento
umano e ambiente, riconnettendo nuovi usi, nuovi saperi, nuove tecnologie alla sapienza
ambientale storica. Pertanto autosostenibilit e autodeterminazione, sviluppo sostenibile e
sviluppo autocentrato, divengono concetti strettamente interdipendenti; il concetto di
autosostenibilit allude alla necessit di un profondo ridimensionamento delleconomico che,
divenuto dominante, ha destabilizzato i processi di autorganizzazione del sottosistema sociale
e della natura; nonch alla necessit di un contemporaneo sviluppo del ruolo delle istituzioni
locali.
necessario un forte processo di decentralizzazione che consenta il rafforzamento di pratiche di
cooperazione e di partecipazione, e sviluppi nuove forme di comunit che garantiscano a loro
volta nuovi processi di accumulazione di capitale sociale. La ricostruzione della comunit
lelemento essenziale dello sviluppo autosostenibile: la comunit che sostiene se stessa fa s
che lambiente naturale possa sostenerla nella sua azione; lazione conservativa (anche di valori
ambientali) che non promani dalla fiducia interna e dalla selfreliance destinata a creare
resistenze e fallimenti.
Il riavvicinamento fra abitanti e produttori fa s che si renda possibile una riappropriazione
diffusa dei saperi ambientali. Daltra parte le tecniche e le procedure per la riconquista del
saper costruire e mantenere il territorio sono un momento importante della ricostruzione della
municipalit; il processo pu innescarsi favorendo lo sviluppo di attivit microsociali,
cooperative, comunitarie, autorganizzate a scala locale, cos come incentivando la costruzione
di reti locali di attori intorno a progetti di trasformazione.
Un modello di sviluppo locale autosostenibile richiede da un lato una riappropriazione di saperi e
sapienza ambientali diffusi da parte della comunit insediata, dallaltro la ridefinizione della
municipalit e degli istituti di governo del territorio nella direzione dellesercizio diretto di
questi saperi; finalizzando a questa riappropriazione lo sviluppo e la qualificazione dei poteri dei
municipi.
La valorizzazione del patrimonio territoriale come base della produzione della ricchezza da
parte degli abitanti-produttori richiede che il municipio svolga il ruolo di promotore dello
sviluppo nei confronti: a) delleconomia (controllo di coerenza dei settori e delle tipologie
produttive da insediare, attivazione di economie ambientali e territoriali, sviluppo di politiche
sullagricoltura e sullambiente assunti come servizio pubblico); b) della produzione e gestione
dellenergia e dellacqua; c) della finanza pubblica finalizzata a progetti di trasformazione
ecologica.
complesse e delicate. Il tutto reso possibile dallabbondanza di petrolio a basso prezzo che
rende semplice avere energia ovunque e spostare enormi quantit di merci da una parte allaltra
del pianeta.
facile scorgere lestrema fragilit di questo assetto, basta chiudere il rubinetto del carburante
e la nostra intera civilt si paralizza. Questa non resilienza.
I progetti di Transizione mirano invece a creare comunit libere dalla dipendenza dal petrolio e
fortemente resilienti attraverso la ripianificazione energetica e la rilocalizzazione delle risorse
di base della comunit (produzione del cibo, dei beni e dei servizi fondamentali).
Lo fa con proposte e progetti incredibilmente pratici, fattivi e basati sul buon senso. Prevedono
processi governati dal basso e la costruzione di una rete sociale e solidale molto forte tra gli
abitanti delle comunit. La dimensione locale non preclude per lesistenza di altri livelli di
relazione, scambio e mercato regionale, nazionale, internazionale e globale.
Le iniziative di transizioni (attualmente in corso in tante citt nel Regno Unito e altrove nel
mondo) rappresentano il modo pi promettente di coinvolgere le persone e le comunit a
intraprendere delle azioni ad ampia portata che sono richieste per mitigare gli effetti del Picco
del Petrolio e dei Cambiamenti Climatici.
Inoltre, questi sforzi di cambiamento sono progettati per tradursi in una vita pi soddisfacente,
socialmente pi collegata e pi equa.
Il modello di transizione un insieme di principi e pratiche del mondo reale che sono state
costruite nel tempo con la sperimentazione e losservazione delle comunit cos da portare
avanti e costruire resilienze locali e ridurre la nostra impronta ecologica e le emissioni di
carbonio.
Alla base del Modello di transizione c un riconoscimento dei seguenti fattori:
i cambiamenti climatici e il picco del petrolio richiedono un'azione urgente
la vita con meno energia inevitabile ed meglio pianificarla che essere colti di sorpresa
la societ industriale ha perso la resilienza per essere in grado di far fronte alla crisi
energetica
dobbiamo agire insieme e dobbiamo agire ora
per quanto riguarda l'economia mondiale e gli schemi consumistici all'interno di essa - fino a
quando le leggi della fisica si applicano - la crescita infinita all'interno di un sistema finito (come
il pianeta Terra), semplicemente non possibile
abbiamo dimostrato fenomenali livelli di ingegno e di intelligenza mentre abbiamo corso lungo
la curva dellenergia nel corso degli ultimi 150 anni, e non vi alcun motivo per cui non siamo in
grado di utilizzare al meglio queste qualit e altre, per negoziare la nostra discesa dal picco
della montagna dell'energia
se programmiamo e agiamo con sufficiente anticipo, e usiamo la nostra creativit e la
cooperazione per liberare lingegno all'interno delle nostre comunit locali, possiamo allora
costruire un futuro che potrebbe essere molto pi che soddisfacente e arricchente, pi collegato
e pi gentile sulla terra degli stili di vita che abbiamo oggi.
La Transizione un movimento culturale impegnato nel traghettare la nostra societ
industrializzata dallattuale modello economico profondamente basato su una vasta disponibilit
di petrolio a basso costo e sulla logica di consumo delle risorse a un nuovo modello sostenibile
non dipendente dal petrolio e caratterizzato da un alto livello di resilienza.
Nascono cos le Transition Towns, citt e comunit che sulla spinta dei propri cittadini decidono
di prendere la via della transizione. E lelemento di forza di questo progetto che un metodo
che si pu facilmente imparare, riprodurre e rielaborare. Questo lo rende piacevolmente
contagioso, anche grazie alla forza della visione che contiene, unenergia che attiva le persone e
le rende protagoniste consapevoli di qualcosa di semplice e al contempo epico.
Possediamo tutte le tecnologie e le competenze necessarie per costruire in pochi anni un mondo
profondamente diverso da quello attuale, pi bello e pi giusto. La crisi profonda che stiamo
attraversando in realt una grande opportunit che va colta e valorizzata. Il movimento di
Transizione lo strumento per farlo.
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da I guardiani della luce di Ferruccio Jarach, intervista a Maurizio Pallante sul portale
QualEnergia e Verso lautonomia energetica dellAgenzia Fiera delle Utopie Concrete.
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la casa mal costruita. Noi siamo in un sistema che misura il benessere sulla crescita del
consumo di merci, senza andare ad analizzare se queste merci sono effettivamente dei beni o
meno. Allora diciamo che la prima cosa da fare diminuire la produzione e il consumo delle
merci che non sono anche beni.
Se non si affronta questo primo passaggio le fonti rinnovabili danno dei contributi molto modesti
e non ripagano i loro costi; solo dopo averlo affrontato diventano interessanti. Noi abbiamo una
situazione in cui, nel riscaldamento degli edifici, nella produzione termoelettrica, nei trasporti,
si sprecano i due terzi dellenergia. La prima cosa da fare ridurre gli sprechi perch un sistema
che spreca i due terzi dellenergia come un secchio bucato: se ho un secchio bucato la prima
cosa di cui devo preoccuparmi non di cambiare la fonte (il rubinetto) con cui lo riempio ma di
tappare i buchi.
Le decisioni su come vogliamo vivere nel mondo di domani devono risultare da un processo pi
trasparente e democratico possibile sulla base di informazioni adeguate e comprensibili. Questo
vale a maggior ragione se si vuole cercare di realizzare uno scenario come quello dell'autonomia
energetica che presuppone una volont comune, risultato di un processo partecipativo in un
territorio a misura d'uomo.
Lo scenario dell'autonomia energetica vuole fare un passo deciso verso un futuro con una buona
qualit di vita a un alto livello tecnologico, sfruttando le tecnologie pi avanzate a disposizione
per trasformare la radiazione solare o direttamente in impianti fotovoltaici e termosolari o
indirettamente con il vento e la biomassa in calore ed energia elettrica.
La questione irrigua, ovvero come ridurre i consumi dacqua producendo cibo sufficiente per
lumanit in crescita, dunque uno dei punti chiave da risolvere per affrontare la crisi idrica,
reso ancor pi urgente dalla crescente domanda di terra e dacqua per la produzione di
biocombustibili.
Da oltre un decennio risulta sempre pi chiaro che il modello di gestione delle acque delle
nostre citt non sostenibile.
Non sostenibile il modello urbano, basato su prelievo, distribuzione, utilizzo, fognatura,
depuratore, scarico, perch comporta un uso eccessivo di risorse idriche di altissima qualit,
produce inquinamento che pu essere solo parzialmente ridotto ricorrendo alla depurazione e
non si cura di riutilizzare risorse preziose come lazoto e il fosforo contenute nelle acque di
scarico.
Non sostenibile il modello domestico, perch basato su una serie di pratiche come minimo
rozze, se non completamente illogiche: lapprovvigionamento idrico delle nostre case attraverso
ununica fonte lacqua fornita dallacquedotto pubblico - , anche quando sarebbe possibile,
utile e conveniente raccogliere e usare lacqua di pioggia; il consumo indiscriminato dellacqua
potabile, usata in grandi quantit, per esempio, per scaricare il WC; leliminazione di tutti i
nostri scarichi attraverso un unico sistema di scarico siano essi escrementi con una carica
batterica altissima, urine ricche di prezioso azoto o acqua potabile usata per sciacquare la frutta
o per lavare i piatti e i panni.
La sostenibilit delluso dellacqua possibile riducendo notevolmente i consumi domestici e
linquinamento da essi provocato senza rinunciare al livello di comfort cui siamo abituati.
Per farlo per necessario innescare una piccola rivoluzione culturale, tecnica e normativa.
Culturale, perch necessario riesaminare criticamente alcune prassi che consideriamo ovvie
solo perch le applichiamo abitualmente da molti decenni.
Tecnica, perch per rendere sostenibile la gestione dellacqua, necessario introdurre alcune
innovazioni nel modo di costruire e gestire le nostre case e le nostre citt.
Normativa, perch per rinnovare il modello di gestione alla scala domestica e alla scala urbana
necessario attivare politiche adeguate. Tali politiche devono essere rivolte sia agli enti coinvolti
nella gestione delle acque (gli enti di gestione e le Autorit dAmbito che hanno sostituito i
Comuni nella rappresentanza dellinteresse collettivo), sia agli utilizzatori finali: le famiglie e le
imprese, che possono svolgere e devono svolgere un ruolo essenziale.
Nel modello tipico di gestione dellacqua in una citt, lacqua viene prelevata da una fonte, che
pu trovarsi anche molto lontana dalla citt; trasportata attraverso le grandi adduttrici dei
sistemi aquedottistici a serbatoi da cui viene prelevata per gli eventuali trattamenti di
potabilizzazione ed immessa nella rete di distribuzione che la porta nelle nostre case.
Lacqua usata lascia le nostre case dagli scarichi e finisce nella rete fognaria (che in genere
mista e raccoglie anche la pioggia); dalla rete fognaria raggiunge un depuratore (quando piove
solo in parte, perch una parte dei liquami mischiati alla pioggia sfiorano per non sovraccaricare
le fogne e i depuratori).
Nel depuratore lacqua viene depurata e poi scaricata in un recettore (fiume, lago o mare),
mentre i fanghi di depurazione, che contengono sostanza organica e una parte dei nutrienti,
vengono inviati a discarica o, quando possibile, riutilizzati o inviati a compostaggio.
Ora, quali sono le variabili che rendono pi o meno ambientalmente sostenibile questo
modello? Innanzitutto la quantit dacqua (1) che preleviamo, sottraendola alla circolazione
naturale e ad altri possibili usi: meno , meglio . Un secondo aspetto non secondario la
distanza tra il prelievo e la restituzione (2): se prendiamo acqua da un fiume alla sorgente e la
restituiamo alla foce, sar ben peggio che restituirla immediatamente a valle di dove labbiamo
presa, perch pur sempre meglio un fiume con acqua inquinata, che un fiume senzacqua.
Naturalmente importante la qualit con cui restituiamo lacqua (3): potremmo dire che
migliore la qualit degli scarichi, pi sostenibile la citt che li genera, ma in realt le cose
non stanno proprio cos. E sostenibile una citt i cui scarichi sono compatibili con il corpo idrico
che li riceve: se si ha la fortuna di scaricare in un grande fiume che pu ricevere lo scarico,
diluendolo, senza scadere di qualit non avrebbe senso spingere inutilmente il processo
depurativo: quindi una citt fortunata perch ha un recettore con maggiore capacit, pu
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essere pi sostenibile di unaltra meno fortunata anche se depura meno. Infine, evidente che
necessario favorire la reimmissione dei nutrienti (azoto e fosforo) nei cicli biogeochimici naturali
(4), in particolare restituendoli ai campi coltivati da cui vengono asportati attraverso gli
alimenti.
Vi un altro aspetto importante della gestione urbana dellacqua, e riguarda le piogge: la
commistione delle acque di pioggia nelle reti fognarie una delle pi importanti criticit nella
gestione delle reti fognarie. Inoltre, indipendentemente da ci, uno degli impatti ambientali
rilevanti dellurbanizzazione limpermeabilizzazione del suolo, che influenza negativamente la
risposta idrologica dei bacini, riducendo linfiltrazione in falda ed aumentando ed accelerando i
deflussi superficiali. La citt sostenibile , dunque, anche quella che riduce al minimo
limpermeabilizzazione del suolo (5) e ne mitiga gli effetti, laminando le acque superficiali in
occasione delle piogge.
Ecco che, senza volerlo, abbiamo definito cinque criteri di sostenibilit ambientale, per la
gestione delle acque in ambito urbano.
Dunque nel progettare citt sostenibili, per quanto riguarda lacqua, dovremmo puntare a:
1.minimizzare i volumi prelevati;
2.minimizzare la circolazione artificiale dell'acqua, restituendo l'acqua pi vicino possibile al
punto di prelevo;
3.garantire una buona efficacia depurativa (possibilmente contenendo i costi), commisurata a
mantenere in buone condizioni il corpo idrico che riceve gli scarichi;
4.permettere il riuso e la corretta reimmissione dei nutrienti nei cicli biogeochimici naturali;
5.minimizzare la superficie impermeabilizzata e comunque compensarla attraverso opportuni
volumi di laminazione.
produce quantit di energia molto inferiori a quelle che sono state necessarie a produrli. I danni
economici che genera sono direttamente proporzionali ai danni ambientali.
E allora ripetiamo che la via per la corretta gestione dei rifiuti unaltra. Non prevede n
inceneritori e nemmeno, se possibile, discariche. lobiettivo rifiuti zero.
Per farlo non c che da applicare lapproccio comunitario (europeo), da decenni chiaro e mai
messo in discussione, che ha come meta finale proprio lobiettivo rifiuti zero, gi perseguito da
avanzatissime citt del pianeta che vengono additate dai pi come esempio.
Approccio che prevede i seguenti passaggi/fasi:
a) prevenzione
b) preparazione per il riutilizzo
c) riciclaggio
d) recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia
e) smaltimento.
svolgersi in contrasto con l'utilit sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libert,
alla dignit umana.
Sitografia
http://eddyburg.it/ un sito che si occupa di urbanistica, societ, politica non legato ad
alcuna struttura o gruppo o istituzione o fedelt.
http://www.retelilliput.org/ Rete Lilliput per uneconomia di giustizia
http://www.retecosol.org/ Rete di Economia Solidale; un percorso da tracciare verso
uneconomia altra.
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